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Riassunto manuale storia romana Geraci-Marcone, Schemi e mappe concettuali di Storia Romana

Riassunti del manuale di storia romana di Geraci-Marcone

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2015/2016

Caricato il 06/07/2016

MarcoColle
MarcoColle 🇮🇹

4.7

(25)

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Scarica Riassunto manuale storia romana Geraci-Marcone e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Romana solo su Docsity! GLI ETRUSCHI – Origine ed espansione degli etruschi Gli etruschi sono la più importante popolazione dell'Italia pre-romana. Erano noti ai greci con il nome di Tirreni. Le origini di questo popolo sono misteriose. L'origine della civiltà etrusca sembra riconducibile ad uno sviluppo autonomo delle popolazioni che abitavano tra i corsi dell'arno e del tevere. Nella fase di massima espansione gli etruschi controllavano gran parte dell'Italia centro-occidentale e competevano con i greci ed i cartaginesi per il controllo delle principali rotte commerciali. Questo popolo non diede mai vita ad uno stato unitario. Gli etruschi si organizzarono in città-stato indipendenti, governate da sovrani( detti Lucumoni) sostituiti poi da magistrati eletti periodicamente. L'unica forma di aggregazione delle comunità etrusche è la lega delle 12 città principali, un unione che aveva però scopi prevalentemente religiosi. La società etrusca si distinse per un carattere prettamente aristocratico. Il governo delle città era nelle mani di un gruppo ristretto di proprietari terrieri e ricchi commercianti. Il declino della civiltà etrusca fu deciso da due eventi: la presa della città di Veio da parte dei Romani nel 396 a.c e la perdita dei possedimenti in val Padana ad opera dei celti. Nel corso del terzo secolo a.c l'Etruria passò definitivamente in mano romana. – Religione e cultura I riti religiosi nel mondo etrusco erano importantissimi ed ebbero uno sviluppo eccezionale. Le divinità del pantheon etrusco erano simili alle divinità greche. La divinità suprema degli etruschi era Tinia. Tinia era subordinata solo al fato. Tutte le altre divinità erano ordinate secondo gerarchie e divise in collegi. Nella religione etrusca ha molta importanza la concezione dell'aldilà. Il defunto continua la propria vita anche nella tomba che viene concepita come un prolungamento della dimore del vivo. Gli etruschi inoltre interpretavano i segni della volontà divina esaminando le viscere degli animali. ROMA – I sette re di Roma Il periodo monarchico a Roma dura dal 754 al 509 a.c, anno dell'instaurazione della repubblica. Durante questo periodo a Roma hanno regnato sette re: Romolo ( il fondatore della città), Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marcio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il superbo. A Romolo viene attribuita la creazione delle prime istituzioni politiche. Il regno di Tarquinio Prisco segna una seconda fase della monarchia romana, nella quale gioca un ruolo importante la componente etrusca. A Prisco sono attribuite importanti opere pubbliche mentre a Servio Tullio si fa risalire la costruzione delle prime mura e l'istituzione dei comizi centuriati. Tarquinio il Superbo assunse invece i caratteri tipici del tiranno odiato dal popolo. Per la ricostruzione della storia di Roma arcaica oltre alle fonti annalistiche, sono importanti le informazioni dateci dagli 'antiquari'. Gli antiquari erano quelli studiosi che a partire dal secondo secolo a.c si dedicarono a dotte ricerche sul passato romano. – La fondazione di Roma I dati più problematici della tradizione riguardano la fondazione di Roma. È difficile immaginare che Roma sia sorta dall'oggi al domani per una scelta individuale. Alcuni villaggi situati sul colle Palatino possono essere considerati il nucleo originario di Roma. Roma sorgeva a ridosso del Tevere tra due aree diverse tra loro: l'area etrusca e l'area latina. Nel periodo in cui si colloca la fondazione di Roma la differenza etnica, culturale e linguistica tra i due popoli era già nettamente definita. Sembra inoltre improbabile che Roma abbia preso nome dal suo fondatore Romolo, è molto più probabile che sia il contrario. Probabilmente il nome Roma deriva da ruma(collina) o da Rumon(Tevere). – Il pomerio e i riti di fondazione Nella fondazione di una città era fondamentale dal punto di vista religioso il pomerio. Il pomerio era la linea sacra che delimitava il perimetro della città in corrispondenza delle mura. Le mura rispondevano ad esigenze di difesa. L'area del pomerio era limitata da cippi sacri infissi nel terreno. – Lo stato romano arcaico Alla base dell'organizzazione sociale dei latini ci fu una struttura in famiglia alla cui testa stava il pater. Il pater aveva potere assoluto su tutti i componenti della famiglia, compresi i clienti e gli schiavi. Tutte le famiglie che riconoscevano di avere un antenato in comune costituivano le gens, un gruppo organizzato politicamente e religiosamente. La gens ha un ruolo fondamentale nella vita politica. La popolazione dello stato romano arcaico era divisa in gruppo religiosi e militari detti curie. Le curie comprendevano tutti gli abitanti del territorio ad eccezione degli schiavi. L'origine delle curie risulta molto incerta. Risulta molto incerta anche la creazione delle tribù che fu attribuita a Romolo. Inizialmente le tribù erano tre: Tities, Ramnes e Luceres. Successivamente lo stato romano si organizzò secondo criteri più precisi: ogni tribù fu divisa in dieci curie e da ogni tribù furono scelti cento senatori. Ogni tribù era inoltre obbligata a fornire un contingente di cavalleria e di fanteria. La legione era composta da tremila fanti e trecento cavalieri. – La monarchia romana La monarchia romana era elettiva. Il re veniva eletto da un'assemblea delle famiglie più importanti. Oltre esistevano anche un un sacerdote (rex sacrorum) e un magistrato (interrex) che subentrava al re in caso di indisponibilità. Il re era anche il supremo capo religioso e nelle celebrazioni di culto veniva affiancato dal collegio dei sacerdoti. I sacerdoti più importanti erano i pontefici. – Patrizi e plebei Sulle origine della divisone sociale che è alla base di Roma arcaica e che rimarrà viva per quasi tutta la storia della repubblica regna la massima incertezza. Per la tradizione i patrizi erano i discendenti dei primi senatori. Ci sono molte ipotesi sulla distinzione tra patrizi e plebei. Una mette in primo piano il fattore economico: i patrizi sarebbero stati i grandi proprietari terrieri mentre i plebei corrispondevano alle classi degli artigiani. Nessuna di queste teorie appare però pienamente soddisfacente. – L'influenza etrusca Roma conobbe uno sviluppo notevole nel sesto secolo a.c, periodo in cui si trovava sotto il controllo etrusco. Il predominio etrusco sulla città ha lasciato segni importanti anche nella tradizione letteraria. Probabilmente il re di Roma Tarquinio Prisco fu di origine etrusca. Secondo i latini gli etruschi avevano cominciato a manifestare un interesse ad assicurarsi il controllo delle vie d'accesso alla campagna e si assicurarono il controllo di Roma. – Servio Tullio e Tarquinio il superbo La figura di Servio Tullio è circondata, nella tradizione latina, da elementi eroici. Quando Tarquinio fu assassinato dai figli di Anco Marcio, Servio assunse i poteri regi. L'aspetto notevole di questa cosa è che in questa fase il principio della monarchia elettiva entra in del sesto secolo, presenta una pianta di un edificio templare e non di una residenza reale. In questo periodo la regia sarebbe divenuta la sede del rex sacrorum, il sacerdote che aveva ereditato alcune competenze religiose del monarca. – I supremi magistrati della repubblicana La tradizione storiografica antica sostiene che i poteri del re siano passati in blocco nelle mani di due consoli. I consoli erano eletti dai comizi centuriati ed a loro spettava il compito di comandare l'esercito e di far rispettare l'ordine all'interno della città. Inoltre avevano l'esercizio della giurisdizione civile e criminale, il potere di convocare il senato e le assemblee popolari, la cura del censimento. Il consolato aveva inoltre una funzione eponima. I poteri religiosi, dopo la fine della monarchia, furono invece affidati ad un rex sacrorum. Questo sacerdote non poteva ricoprire cariche di natura politica. Vennero inoltre creati dei nuovi sacerdozi con un grande peso politico come gli auguri ed i pontefici. I poteri di cui godevano i consoli erano tuttavia sottoposti ad alcuni limiti. La durata della loro carica era di un anno ed i consoli avevano eguali poteri. Un magistrato poteva quindi opporsi all'azione del collega qualora la giudicasse dannosa per la repubblica. Ogni cittadino inoltre poteva appellarsi al giudizio dell'assemblea popolare contro le condanne capitali inflitte dal console (provocatio ad populum). – Le altre magistrature Le crescenti esigenze delle stato indussero alla creazione di altre magistrature che sollevassero i consoli da alcune delle loro competenze. Anche queste cariche furono caratterizzate dai principi dell'annualità e della collegialità. Al periodo regio o al primo anno della repubblica risalgono i questori. I questori, in origine, erano due ed assistevano i consoli nella fera delle attività finanziarie. Esistevano inoltre i questori parricidii, incaricati di istruire i processi per i delitti di sangue tra parenti. Il reato di alto tradimento era invece di competenza dei duoviri perdiellionis. Nel 433 a.c il compito di tenere il censimento fu affidato a due nuovi magistrati, i censori. Ai censori fu affidata anche la redazione delle liste dei membri del senato. I censori possedevano inoltre la cura morum, una supervisione sulla condotta morale dei cittadini. La cura morum conferiva ai censori ampi poteri di intervento su molti aspetti della vita pubblica e privata. I censori venivano eletti ogni cinque anni e la loro carica durava diciotto mesi. – La dittatura In caso di necessità i supremi poteri della repubblica potevano essere affidati a un dittatore. Il dittatore era nominato a propria discrezione da un console, un pretore o da un interrex su istruzione del senato. Il dittatore non era affiancato da altri colleghi con uguali poteri ma assistito da un comandante della cavalleria, da lui scelto ed a lui subordinato. Contro il volere del dittatore non valeva l'appello del popolo o l'opposizione del veto da parte dei tribuni della plebe. Dati i poteri straordinari di questa magistratura la sua durata veniva limitata ad un massimo di sei mesi. Il dittatore era inoltre uno strumento con il quale il patriziato poteva tenere sotto controllo le aspirazioni della plebe. – I sacerdozi e la sfera religiosa A Roma non si può tracciare una distinzione netta tra cariche politiche e cariche religiose. La medesima persona poteva rivestire una magistratura ed un sacerdozio. Costituiscono un'eccezione il rex sacrorum e i flamini, i quali rappresentavano la personificazione terrena del dio. Al flaminato era connessa una serie di tabù religiosi che limitarono il diritto dei flamini a rivestire cariche politiche o ad allontanarsi da Roma. I tre più importanti collegi religiosi (pontefici, auguri e duoviri sacrisi faciundis) avevano poteri che comprendevano anche la sfera politica. Il collegio dei pontefici costituiva la massima autorità religiosa dello stato ed aveva il controllo sulla tradizione e l'interpretazione delle norme giuridiche. Ai pontefici spettava inoltre la nomina dei tre flamini maggiori. Il collegio degli auguri aveva invece la funzione di assistere i magistrati nel loro compito di trarre gli auspici e di interpretare la volontà degli dei, affinché un atto pubblico potesse essere considerato valido. Ciò avveniva attraverso l'osservazione del volo degli uccelli ed attraverso l'osservazione di altri fenomeni naturali. I duoviri sacris faciundis erano incaricati di custodire i libri sibillini, un'antichissima raccolta di oracoli in greco. Accanto ai tre collegi sacerdotali si possono ricordare gli aruspici, incaricati di chiarire la volontà divina, ed i feziali che avevano una rilevante funzione in politica estera. I feziali potevano infatti dichiarare guerra assicurando a Roma il favore degli dei nel conflitto. – Il senato Il vecchio consiglio regio, formato dai capi delle famiglie nobili, sopravvisse alla caduta della monarchia e divenne il perno della nuova repubblica a guida patrizia. Nel corso dell'età repubblicana la composizione del consiglio era inizialmente decisa dai consoli, successivamente dai censori. Il principale strumento istituzionale in possesso del senato per influire sulla vita della repubblica era costituito dalla auctoritas patrum, un diritto di sanzione. La carica di senatore era vitalizia ed essi avevano dunque la possibilità di dispiegare la loro politica con continuità di azione. – La cittadinanza e le assemblee popolari Il terzo pilastro sul quale si resse l'edificio istituzionale di Roma è costituito dalle assemblee popolari. Non tutta la popolazione poteva far parte di queste assemblee. Erano riservate ai maschi adulti liberi ed in possesso del diritto di cittadinanza. Si diventava cittadini romani essenzialmente per diritto di nascita. Sulla questione dei diritti civici Roma accolse anche elementi facenti parte del diritto latino o di altre comunità dell'Italia centrale. Nei primi anni della repubblica gli schiavi liberati, i liberti, ricevettero la pienezza dei diritti civici. I comizi curiati, durante l'età repubblicana, persero progressivamente di significato. La loro funzione più importante, quella di conferire i poteri ai nuovi magistrati, si ridusse ad una formalità. Nella prima età repubblicana l'assemblea più importante di Roma è costituita dai comizi centuriati, fondati su una ripartizione della cittadinanza in classi di censo e all'interno di queste in centurie. Il meccanismo dei comizi centuriati prevede che le risoluzioni siano prese a maggioranza di unità di voto costituite dalle centurie, assicurando un grande vantaggio all'elemento più facoltoso e più anziano. Se le diciotto centurie dei cavalieri e le ottanta centurie della prima classe avessero votato in modo compatto avrebbero potuto ottenere la maggioranza dei voti. La funzione più importante dell'assemblea centuriata era quella elettorale, spettava a questa assemblea l'elezione dei consoli e degli altri magistrati superiori. Successivamente furono creati anche i comizi tributi e venne affidata loro l'elezione dei questori. In questa assemblea il popolo votava per tribù. Anche se il meccanismo di voto dell'assemblea tributa potrebbe sembrare più democratico anche in questa assemblea si crearono forme di diseguaglianza. Anche l'assemblea tributa aveva funzione elettorale poiché sceglieva i magistrati minori. Aveva inoltre anche una funzione legislativa. I poteri delle assemblee popolari a Roma avevano alcuni limiti. Non potevano autoconvocarsi né assumere alcuna iniziativa autonoma. Spettava ai magistrati indire l'assemblea , stabilire l'ordine del giorno e far votare le proposte di leggi. – Il conflitto tra patrizi e plebei Il periodo che va dalla nascita della repubblica al 287 a.c è dominato da contrasti civili che opposero due parti della popolazione, il patriziato e la plebe. La caduta dei Tarquini ed i mutamenti del quadro politico nel quinto secolo ebbero pesanti ripercussioni sulla situazione economica di Roma. Inoltre la sconfitta nella battaglia navale di Cuma contro gli etruschi indebolì ancora di più Roma. La vendita del sale raccolto nelle saline di Ostia inasprì inoltre i contrasti con i sabini. Lo stato quasi permanente di guerra tra Roma ed i suoi vicini provò continue razzie e devastazioni dei campi. Sopraggiunsero inoltre crescenti difficoltà interne a causa di diverse annate di cattivo raccolto. La popolazione indebolita dalla fame fu colpita da epidemie. Gli effetti dei cattivi raccolti e delle malattie colpirono prevalentemente i piccoli agricoltori che per sopravvivere furono costretti ad indebitarsi nei confronti dei grandi proprietari terrieri. Molto frequentemente per ripagare i loro debiti i piccoli agricoltori dovevano lavorare come schiavi per il creditore (istituto del nexum). Gli strati più ricchi della plebe erano meno interessati alla crisi economia. Erano più interessati ad ottenere una parificazione dei diritti politici nei confronti del patriziato. Essi chiedevano inoltre un codice scritto di leggi. I problemi politici ed economici non furono gli unici fattori che portarono allo scontro tra i due ordini. Un altro fattore fu la progressiva presa di coscienza della propria importanza da parte della plebe. A Roma l'esercizio dei diritti civici da parte del singolo è connesso alle sue capacità di difendere lo stato con le armi. Questa circostanza è dimostrata dall'ordinamento centuriato. Le centurie non erano infatti soltanto unità di voto ma rimasero anche unità di reclutamento dell'esercito. La presa di coscienza della plebe era il risultato di un mutamento nella struttura dell'esercito, Nel quinto secolo si afferma un nuovo modello tattico, secondo il quale fanti con armatura pesante combattono in una formazione chiusa, la falange. L'ordinamento oplitico-falangita eclissa il modello di combattimento aristocratico, fondato su una cavalleria di nobili. La legione era reclutata su base censitaria. La plebe era decisiva sul campo di battaglia ed incominciò a pensare che uomini decisivi in guerra non potessero essere comprimari nella vita politica e sociale dello stato. – La prima secessione ed il tribunato della plebe Il conflitto tra i due ordini si apre nel 494 a.c. La plebe, esasperata dalla crisi economica, ricorse ad una sorta di sciopero generale, lasciando la città priva della sua forza lavoro. La plebe si ritirò sull' Aventino e questa forma di protesta prese il nome di secessione. In occasione della prima secessione la plebe si diede propri organismo: un'assemblea generale, nota con il nome di concilia plebis tributa. In meccanismo di voto in questa assemblea assegnava un vantaggio ai proprietari terrieri. L'assemblea poteva emanare provvedimenti che prendevano il nome di plebiscita che però non avevano valore per lo stato. Vennero scelti come rappresentati delle decisioni della plebe i tribuni della plebe. Ai propri tribuni la plebe diede diversi poteri: il diritto di soccorrere un cittadino contro l'azione di un magistrato, il diritto di veto contro le decisioni dei magistrati e l'inviolabilità personale. Vennero creati anche altri rappresentanti della plebe come gli edili plebei che si occupavano dell'organizzazione dei giochi, della sorveglianza sui mercati, del controllo delle strade e degli edifici pubblici. La prima secessione portò il riconoscimento da parte dello stato dell'assemblea e dei rappresentanti della plebe. – Il decemvirato e le leggi delle dodici tavole La plebe incominciò a domandare con più frequenza un codici di leggi scritto. Nel 451a.c si giunse ad un compromesso: venne nominata una commissione composta da dieci uomini, scelti tra il patriziato ed incaricati di scrivere un codice giuridico. Il nuovo collegio assunse il controllo completo dello stato. Durante il primo anno di attività il collegio scrisse diverse norme che vennero pubblicate in dieci tavole esposte nel foro. Nel 450 a.c venne eletta una seconda commissione nella quale sarebbe stata rappresentata anche la plebe. In quell'anno i decemviri completarono la loro opera aggiungendo altre due tavole di leggi. Il primo codice legislativo di Roma divenne famose con il nome di leggi delle dodici tavole. Tra le decisioni prese nel 450 a.c vi era anche quella che impediva il matrimonio tra patrizi e plebei. La commissione, guidata dal suo membro più potente, Appio Claudio, cercò di aumentare i latini. Nel 486 a.c Roma completò il suo sistema di alleanze con gli Ernici. – I conflitti con Sabini, Equi e Volsci La minaccia tra Roma e la lega latina si rivelò indispensabile per fronteggiare i sabini, gli equi ed i volsci. Queste popolazioni avevano le loro sedi sugli appennini e non erano in grado di assicurare la sopravvivenza di una popolazione in forte crescita demografica. Decisero quindi di migrare verso zone più fertili. Le fonti riportano per il quarto secolo molti combattimenti tra Roma e queste popolazioni. Roma ottenne molte vittorie ma non ottenne mai una vittoria definitiva. I volsci riuscirono ad occupare tutta la pianura Pontina e alcune città latine. Gli Equi conquistarono la regione dei monti Prenestini ed alcune città latine. Roma ed i suoi alleati riuscirono a fermare gli Equi ai colli Albani. I sabini minacciavano direttamente Roma con improvvisi attacchi. – Il conflitto con Veio Roma si ritrovò da sola a fronteggiare un avversario con il quale confinava a settentrione, la città etrusca di Veio. Il contrasto tra Roma e Veio attraversò tutto il quinto secolo a.c, per concludersi nel secolo seguente. Questo conflitto sfociò in tre guerre. Nella prima (483-474 a.c.) i veiani ottennero alcune vittorie ed occuparono la città di Fidene. Il tentativo di reagire di Roma si risolse in una tragedia. Nella seconda guerra (437-426 a.c) i romani riuscirono a vendicare la sconfitta. Fidene venne conquistata e poi distrutta dai romani. Nella terza guerra (405-396 a.c) le operazioni si spostarono a Veio. La città venne assediata per dieci anni dai romani. Il conquistatore di Veio fu Marco Furio Camillo. Alla fine del conflitto la città venne presa e distrutta. La presa di Veio segnò una svolta importante per Roa: il lungo assedio aveva tenuto i soldati romani per molti anni lontano dai campi. Si rese quindi necessaria l'introduzione di una paga per i soldati. Per far fronte alle ingenti spesi militari venne introdotta una tassa straordinario che gravò su tutta la popolazione. La conquista di Veio fruttò un ampio e fertile territorio. – L'invasione gallica I risultati raggiunti da Roma con il successo di Veio furono messi in pericolo dall'invasione gallica della città. Diverse tribù galliche nel corso degli anni si erano insediate nell'Italia settentrionale. L'ultima in ordine di tempo fu quella dei Senoni. Nel 390 a.c i senoni invasero l'Italia centrale ed attaccarono Roma. Il loro primo obbiettivo fu la città etrusca di Chiusi, successivamente si diressero a Roma. L'esercito romano, dopo il primo contatto con i galli, si disperse e la città rimase senza difese. Roma fu presa e saccheggiata ( sacco di Roma). Pochi mesi dopo i galli, paghi del bottino ottenuto, si ritirano. – La ripresa Il disastro gallico fu un evento traumatico ma non ebbe gravi conseguenze. A dimostrarlo è la rapidità con la quale Roma si riprese. A partire dal 390 a.c Roma animò la sua politica estera. Il territorio di Veio fu organizzato in quattro nuove tribù intorno al 387 a.c. Negli stessi anni furono costruite le mura serviane. La città muraria doveva proteggere la città da nuove incursioni galliche. L'atteggiamento di Roma è però portato ad un'azione offensiva, che trova il suo esecutore in Camillo. I galli e gli equi furono annientati. La lotta contro i volsci invece fu più lunga e difficile poiché i volsci si erano alleati con gli Ernici, vecchi alleati di Roma. Nel 381 a.c la città di Tusculo venne introdotta nei territori di Roma. Nel 358 a.c i volsci e gli ernici furono costretti a cedere molti territori a Roma. Nel 354 si arresero anche le due più importanti città latine, Tivoli e Preneste. – Il primo confronto con i sanniti La posizione di potere raggiunta da Roma nel Lazio trova espressione nel trattato raggiunto con i Sanniti nel 354 a.c I sanniti occupavano un'area più vista di quella occupata in queli anni da Roma. Il territorio dei sanniti era però molto povero ed incapace di sostenere una forte crescita demografica. L'unico rimedio alle carestie era quello di migrare verso zone più fertili. Il sannio era privo di strutture urbane ed era organizzato in pagi, entro i quali si trovavano uno o più villaggi, e che erano governati da un magistrato eletttivo. Più pagi formavano una tribù. Le quattro tribù dei carricini, dei pentri, dei Caudini e degli irpini formavano la lega sannitica, che possedeva una sorta di assemblea federale e poteva nominare un comandante supremo in caso di guerra. Nel corso del quinto secolo alcune popolazioni attaccarono le coste della Campania. Alcune di esse si riunirono nella lega campana, che aveva il suo centro principale nella città di Capua. La tensione tra i sanniti ed i campani crebbe di continuo e sfociò in guerra nel 343 a.c. La lega campana chiese l'aiuto di Roma e Roma entrò in guerra poiché poteva impadronirsi della regione più ricca e fertile d'Italia. La prima guerra sannitica (343-341) si risolse con un successo dei romani ed un trattato di pace nel 341 a.c. – La grande guerra latina L'accordo del 341 a.c portò un ribaltamento di alleanze, costringendo Roma a fronteggiare i suoi vecchi alleati latini e campani. La volontà dei latini era quella di staccarsi da Roma mentre i volsci volevano prendersi una rivincita su Roma. Il conflitto (341-338 a.c) noto come la grande guerra latina fu durissimo ma alla fine i romani riuscirono a vincere. La lega latina venne sciolta, alcune città vennero incorporate nello stato romano mentre altre rimasero indipendenti. Si formarono nuove colonie latine, volute da Roma. I cittadini di queste colonie erano sia latini sia romani. I cittadini delle colonie perdevano la loro cittadinanza per prendere quella delle colonie. I latini furono costretti a fornire truppe a Roma in caso di necessità ed ottennero il diritto di voto nelle assemblee popolari delle colonie. Alcune città furono private dei privilegi e divennero semplici alleate di Roma. Alla conclusione della guerra Roma aveva legato a sé un territorio molto vasto. – La seconda guerra sannitica La fondazione di colonie latine a Cales provocò una nuova crisi tra romani e sanniti. La causa della seconda guerra sannitica è da ricercare nelle divisioni interne di Napoli. I romani riuscirono rapidamente a sconfiggere la guarnigione sannitica a Napoli ed a conquistare la città ma il tentativo di penetrare nel Sannio si rivelò un fallimento. L'esercito romano fu sconfitto alle Forche Caudine e costretto alla resa. Per qualche anno vi fu un'interruzione delle operazioni militari. I romani approfittarono di questo intervallo per rafforzare le proprie posizioni in Campania. Le ostilità si riaccesero nel 316 a.c. Le prime operazioni furono favorevoli ai sanniti, successivamente però Roma riusci a recuperare il terreno perduto e nel 312 a.c assediò il Sannio. Per sconfiggere i sanniti Roma cambiò la struttura del suo esercito. Lo schieramento a falange era poco ideale per combattere su territori accidentati. La legioni fu suddivisa in 30 reparti, detti manipoli. Ogni manipolo comprendeva circa 120 uomini. I primi ad affrontare il nemico erano i principes, poi gli hastati ed infine i triarii. Roma riuscì così a sconfiggere i sanniti. Nel 304 a.c fu stipulata una nuova pace. – La terza guerra sannitica La sconfitta del 304 a.c era stata grave ma non aveva indebolito di molto i sanniti. Lo scontro con Roma si riaprì nel 298 a.c, quando i sanniti attaccarono i lucani. I romani accorsero in aiuto dei lucani. I sanniti riuscirono a mettere in piedi una coalizione antiromana che comprendeva anche gli etruschi ed i galli. Lo scontro decisivo avvenne nel 295 a.c a Sentino. Gli eserciti romani riuscirono a sconfiggere sanniti e galli. I sanniti nel 290 a.c chiesero la pace. Roma decise di avanzare anche verso nord. Roma sconfisse galli ed etruschi e conquistò territori in Etruria ed in Umbria. Nella marcia verso l'Adriatico i romani sconfissero i sabini e i petruzzi. Nell'Adriatico settentrionale fu fondata la colonia latina di Rimini. Roma in circa 30 anni dalla battaglia di Sentino era riuscita a conquistare molti nuovi territori. – La guerra contro Taranto e Pirro Nel 282 a.c la città greca di Turi, minacciata dai lucani, chiese aiuto a Roma. I tarantini, di fronte all'occupazione romana di Turi, attaccarono i romani. Taranto chiese inoltre l'aiuto di Pirro, re dell'Epiro. Pirro, con un'abile mossa politica, diede alla sua spedizione i caratteri di una crociata in difesa dei greci d'occidente. Pirro inoltre era imparentato con Alessandro il grande e voleva riprendere i suoi progetti di espansione in occidente. Nel 280 a.c Pirro sbarcò in Italia con un grosso esercito. A questo esercito si unirono anche le truppe di Taranto e di altre città italiche. Per far fronte al vasto esercito di Pirro, Roma si vide costretta ad arruolare per la prima anche i nullatenenti. Nonostante la superiorità numerica i romani vennero sconfitti ad Eraclea. Pirro non seppe però cogliere i frutti del suo successo: il suo tentativo di suscitare una ribellione in Italia centrale fallì. Inoltre l'esercito di Pirro non era in grado di assediare Roma, protetta dalle sue mura. Pirro chiese così la pace che venne però rifiutata. Pirro, in risposta al rifiuto di Roma, rinforzò il suo esercito con dei mercenari e sconfisse nuovamente i romani nel 279 a.c. Pirro aveva vinto due grandi battaglie ma non riusciva a vincere la guerra. Roma, protetta dalle sue mura e forte dell'aiuto fornito dai suoi alleati, sembrava poter resistere all'infinito. Pirro allora volse il suo sguardo alla Sicilia ed in particolare a Siracusa, poiché era convinto che il possesso dell'isola lo avrebbe aiutato a concludere la guerra contro i romani. In Sicilia Pirro ottenne molte vittorie e cercò di invadere l'Africa ma il progetto fallì. Intanto in Italia, per Pirro, la situazione stava precipitando. Roma riconquistò molti territori. Pirro tornò così in Italia. Lo scontro decisivo fu combattuto nel 275 a.c a Benevento. Pirro fu definitivamente sconfitto. – La prima guerra punica Nel 264 a.c Roma controllava tutta l'Italia fino allo stretto di Messina. In quest'area strategica e fondamentale per l'economia gli interessi di Roma entrarono in contrasto con gli interessi di Cartagine. Lo scontro fu favorito dalla questione dei Mamertini, mercenari italici che si erano impadroniti di Siracusa. I Mamertini, per rispondere alla controffensiva di Siracusa, chiesero aiuto ai romani. Roma decise di inviare un esercito in aiuto dei Mamertini. Anche se Roma non aveva dichiarato guerra a Cartagine, questa decisione aprì la lunga prima guerra punica (264-241 a.c.). I primi anni di guerra furono decisivi: i romani riuscirono a respingere da Messina cartaginesi e siracusani. Successivamente i siracusani di schierarono dalla parte di Roma. Grazie alla sua superiorità navale, Cartagine conservava il controllo di molte località costiere della Sicilia. A Roma si decise per la prima volta di costruire una flotta. Nel 260 a.c la nuova flotta ottenne una grande vittoria a Milazzo. Roma decise allora di invadere l'Africa e sconfiggere Cartagine. Le prime operazioni furono favorevoli al console Marco Attilio Regolo che non seppe però sfruttare i successi. Nel 255 a.c Regolo venne sconfitto e nel 249 a.c Roma era ormai priva di forze navali. Qualche anno dopo Roma ricostruì una nuova flotta che sconfisse i cartaginesi alle isole Egadi (241 a.c.). Cartagine domandò la pace. – La prima provincia romana A seguito della prima guerra punica, Roma era venuto in possesso della Sicilia. In Sicilia venne imposto il pagamento di un tributo annuale, consistente in una parte del raccolto di cereali. L'amministrazione della giustizia, il mantenimento dell'ordine e la difesa del territorio furono affidati ad un magistrato romano inviato annualmente sull'isola. A partire dal 227 a.c vennero eletti due nuovi pretori, uno fu inviato in Sicilia, l'altro in Sardegna. La Sicilia divenne la prima provincia romana. Il termine provincia assunse progressivamente il significato di territorio soggetto all'autorità di un magistrato romano. l'ascesa degli equites (cavalieri). I cavalieri erano esclusi dalle cariche pubbliche ma volevano entrare a far parte del tribunale permanente che giudicava i crimini e le estorsioni commessi dai magistrati. La società romana cambiò profondamente, passò da società agricola a società commerciale. Lo sviluppo dei commerci aveva modificato l'agricoltura italica. L'importazione di grandi quantità di grano dalla Sicilia ed il ricorso alla mano d'opera servile costituirono una forza concorrenza per i piccoli proprietari terrieri. I piccoli proprietari spesso dovevano vendere le loro proprietà. Molti di loro si recarono a Roma in cerca di un'occupazione. La popolazione di Roma crebbe di dimensioni. Intanto in Sicilia ed in altre parti d'Italia ci furono numerosi rivolte guidate da schiavi. – Optimates e populares Nella nobiltà romana cominciarono a delinearsi due fazioni: gli optimates ed i populares. Gli optimates erano sostenitrici dell'autorità e delle prerogative del senato. I populares si consideravano invece sostenitori dei diritti del popolo e volevano riforme in cmapo politico e sociale. – Tiberio Gracco Tiberio Gracco fu tribuno della plebe nel 133 a.c e volle fare una nuova riforma agraria. Il progetto di Gracco fissava un limite all'occupazione di agro pubblico. Un colleggio di triumviri eletti dal popolo e composto da Gracco, Caio ed Appio Claudio avrebbe avuto il compito di ripartire i lotti e recuperare i terreni in eccesso. Lo scopo principale della legge era quello di ricostruire un ceto di piccoli e medi proprietari terrieri anche per garantire una base stabile per il reclutamento dell'esercito. La riforma agraria venne approvata ma l'opposizione conservatrice non si placò. Gracco, nel timore di perdere l'inviolabilità personale, si candidò nuovamente al tribunato della plebe. Nel corso dei comizi elettorali un gruppo di avversari politici lo uccise. - Caio Gracco La morte di Tiberio Gracco non pose fine all'attività della commissione triumvirale. Gli alleati italici e latini erano scontenti perchè le loro aristocrazie si trovavano a dover restituire molti terreni. Nel 123 a.c fu eletto tribuno della plebe Caio Gracco. Egli riprese ed ampliò l'opera riformatrice del fratello. La legge agraria fu perfezionata e furono aumentati i poteri della commissione triumvirale. Caio inoltre propose la fondazione di nuove colonie romane in Italie nel territorio di Cartagine. Una legge frumentaria assicurò a ogni cittaidno di Roma una quota di grano a prezzo agevolato. Furono costriuiti dei grandi granai pubblici. Inoltre Caio volle limitare il potere del senato in questo campo riservando il controllo dei tribunali permanenti ai cavalieri. Caio propose inoltre di concedere ai latini al cittadinanza romana e la cittadinanza latina agli italici ma questo provvedimento non fu approvato. Per contrastare l'operato di Caio, il senato si servì di un altro tribuno della plebe: Marco Livio Druso. Caio si candidò nuovamente al tribunato nel 121 a.c ma non venne rieletto. Caio si uccise poco tempo dopo poiché la situazione politica era profondamente mutata. Gli ottimati ridussero gli effetti delle riforme dei gracchi. I lotti attribuiti furono dichiarati inalienabili e tornarono nelle mani dei più ricchi. Successivamente la riforma agraria fu abolita. – Giugurta e Caio Mario Dopo la terza guerra punica le questioni africane erano state risolte con la creazione della provincia romana d'Africa. Inoltre Roma aveva deciso di mantenere dei buoni rapporti con le città libere. Nel 118 a.c il re numida morì ed il regno fu conteso dai suoi tre eredi. Giugurta volle appropriarsi dei territori degli altri eredi e fece uccidere i rivali ed alcuni romani ed italici. Roma si vide costretta a scendere in guerra nel 111 a.c. Le azioni militari furono condotte blandamente fino al 109 a.c, quando Metello sconfisse Giugurta. Metello tuttavia non riuscì a far finire definitivamente la guerra. Nel 107 a.c fu eletto console Caio Mario e gli venne affidato il comando della guerra contro Giugurta. Caio Mario era un homo novus e rappresentava un nuovo tipo di politico, uscito dagli ambiente dei ricchi possidenti equestri. Mario, bisognoso di nuove truppe, aprì all'arruolamento dei nullatenenti. Con il suo nuovo esercito Mario tornò in Africa e riuscì a sconfiggere definitivamente Giugurta. Mario fu rieletto console anche per il 104 a.c. – Cimbri e Teutoni Due popolazioni germaniche, i cimbri ed i teutoni avevano iniziato a migrare verso sud, spinti da problemi di sovrappopolamento. Si scontrarono con i romani nei pressi delle Alpi ed i romani subirono una clamorosa sconfitta. Nel 110 a.c cimbri e teutoni comparvero in Gallia. I romani cercarono di respingerli ma furono ripetutamente sconfitti. Mario venne rieletto console dal 104 al 100 a.c e gli fu affidato il comando della guerra. Mario riorganizzò l'esercito. Ogni legione era formata da dieci coorti di circa seicento uomini. Il nuovo esercito riuscì a sconfiggere i germani. – Saturnino e Glaucia Mario si era appoggiato a Saturnino che era stato eletto tribuno della plebe nel 103 a.c Saturnino promosse una legge che puniva il reato di lesione dell'autorità del popolo romano, compiuto dai magistrati. Nel 100 a.c Mario fu eletto al sesto consolato e Saturnino venne rieletto tribuno della plebe. Saturnino presentò una nuova riforma agraria. Durante le votazioni scoppiarono tumulti e Saturnino e Glaucia furono uccisi. Mario decise di allontanarsi da Roma – Pirati e schiavi Dopo essersi installata in Anatolia, Roma venne a contatto con la pirateria. La pirateria minacciava l'Egeo. I pirati erano visti come un pericolo per i commerci romani nei mari greci e Roma decise di intervenire nel 102 a.c. I pirati furono sconfitti e fu creata la provincia di Cilicia. Vennero inoltre introdotte delle misure anti-piratiche. In Sicilia intanto ci furono numerose rivolte di schiavi. La più importante fu quella guidata da Salvio che assunse il nome di trifone ed il titolo di re. – Marco Livio Druso Dopo il 100 a.c ci furono numerose tensioni politiche e sociali. Continuava il conflitto tra senatori e cavalieri per impadronirsi dei tribunali permanenti. Inoltre nel 95 a.c fu instituita una commissione con il compito di espellere da Roma ogni cittadino italico e latino iscritto nelle liste di censo. Nel 91 a.c fu eletto tribuno della plebe Marco Livio Druso. Da un lato fece delle leggi a favore del popolo, dall'altro restituì ai senatori i tribunali permanenti. Propose inoltre l'ammissione dei cavalieri in senato. Le sue proposte di legge trovarono una forte opposizione e furono dichiarate nulle. – La guerra sociale Nel secondo secolo a.c la differenza di stato giuridico tra romani ed italici non aveva suscitato contestazioni. Successivamente però la condizione di cittadino romano era divenuta sempre più vantaggiosa e ciò aumentava le rivendicazioni degli italici, consci di aver aiutato Roma nelle sue imprese militari. Dalle distribuzioni agrarie gli italici erano esclusi ed i loro terreni spesso erano dati ai cittadini romani. Gli italici inoltre non avevano potere nelle decisioni politiche, economiche e militari. Gli alleati inoltre dovevano inviare reclute all'esercito romano e ricevevano la parte meno importante del bottino di guerra. Gli alleati italici decisero di difendere le proprie rivendicazioni con le armi. La loro rivolta verrà definita guerra sociale. La rivolta partì da Ascoli e successivamente si estese in molti territori. La guerra fu lunga e sanguinosa. Gli italici si erano dati istituzioni comuni e avevano fondato una capitale. Molti italici volevano la cittadinanza romana, altri invece volevano vendicarsi di Roma. Durante la guerra sociale Roma riportò molte sconfitto e si voleva cercare una soluzione politica del conflitto. Venne concessa la cittadinanza romana agli italici che combattevano a fianco di Roma ed alle popolazioni che avevano deposto le armi. Con la lex Plautia inoltre la cittadinanza veniva estesa a tutti coloro che si fossero registrati al pretore di Roma. Tali misure circoscrissero la rivolta. In ambito militare i successi più importanti furono ottenuti da Cneo Pompeo Strabone e da Silla, che venne eletto console nell'88 a.c. Con la concessione della cittadinanza a tutta l'Italia fino alla transpadana si creava un processo di unificazione dell'Italia. – Mitridate Eupatore Mentre era in corso la guerra sociale, in oriente si era creata una situazione allarmante. I parti erano riusciti ad occupare la Mesopotamia e Babilonia. Mitridate Eupatore, divenuto re del Ponto, era riuscito ad occupare numerosi territori. Nel 92 a.c toccò a Silla intervenire in Oriente. Poco dopo però Mitridate riprese la sua politica espansionistica e mosse guerra ai romani. Fece molta propaganda nel mondo greco e riuscì ad allearsi con alcune città greche. Mitridate travolse l'esercito romano e diventò padrone dell'Asia. La guerra era diventata una grande sollevazione del mondo greco contro il mondo romano. Nel 88 a.c Mitridate invase la Grecia. A Roma il comando della guerra fu affidato a Silla. – Silla marcia su Roma Mentre Silla si preparava a combattere contro Mitridate, a Roma, il tribuno della plebe Publio Sulpicio Rufo voleva privarlo del comando della guerra. Intanto Roma doveva affrontare il problema dell'inserimento degli italici nelle tribù romane. Il loro numero era tale che se fossero stati ammessi in tutte le trentacinque tribù avrebbero avuto la maggioranza in ogni tribù. Sulpicio Rufo propose di inserire gli italici in tutte le tribù e di trasferire il comando della guerra contro Mitridate a Mario. Quando seppe della sostituzione Silla marciò su Roma con i suoi soldati e si impadronì della città. Prima di recarsi in oriente Silla fece approvare alcune leggi: ogni legge doveva essere approvata prima dal senato e poi sottoposta al voto popolare ed i comizi centuriati dovevano divenire la sola assemblea legislativa di Roma. – La guerra mitridatica Silla sbarcò nell'Epiro nell'87 a.c ed assediò Atene, che venne conquistata e saccheggiata. Silla riportò altre vittorie ance in Beozia. Era la fine del predominio delle armate di Mitridate in Grecia. A Roma intanto un console dell' 87 a.c, Lucio Cornelio Cinna, propose di iscrivere gli italici in tutte le trentacinque tribù. Fu cacciato da Roma e si rifugiò in Campania dove fu raggiunto da Mario. Ci fu una nuova marcia su Roma. Silla venne dichiarato nemico pubblico e Mario e Cinna furono eletti consoli nell'86 a.c. Cinna venne eletto console per due anni consecutivi e riuscì a far ammettere gli italici in tutte le tribù. Cinna venne ucciso dai suoi soldati nell'84 a.c. Intanto in Grecia si trovarono due armate romane, una capeggiata da Silla e l'altra inviata da Cinna. Le due armate non si scontrarono mai ed agirono parallelamente. La situazione di Mitradate era sempre più precaria. Nel 85 a.c fu stipulata una pace a Dardano. Mitridate conservava il suo regno ma doveva rinunciare al resto dell'Asia. Inoltre doveva versare un'indennità di guerra. Dopo aver restaurato l'ordine in Asia ed in Grecia, Silla potè finalmente tornare a Roma. – Silla dittatore per la riforma dello stato Tornato a Roma, Silla impiegò due anni per sconfiggere i suoi avversari. Alla fine riuscì a vincere ed a impadronirsi di Roma, grazie anche all'appoggio di Marco Licinio Crasso. Silla emanò una lista di nemici pubblici. Gli obbiettivi principali erano i senatori ed i cavalieri più in vista. Questo contribuì a cambiare la composizione dell'aristocrazia romana. Nell'82 a.c un interrex propose di nominare Silla dittatore con l'incarico di organizzare lo stato. Tale dittatura era a tempo illimitato ed era compatibile con il consolato. Silla fece alcune riforme. poi sulla terraferma. Successivamente Cesare rivolse la sua attenzione sul fronte del Reno, dove sconfisse alcune tribù germaniche. Nel 52 a.c ci fu una grave crisi in Gallia. Ci fu una grande sollevazione, guidata da Vercingetorige, re degli Averni. La sollevazione si estese rapidamente ma dopo un lungo e sanguinoso scontro i ribelli furono sconfitti. – Crasso e i parti Crasso, giunto in Siria nel 54 a.c, aveva cercato di inserirsi nella contesa dinastica in atto nel regno dei parti. L'anno successivo Crasso si mise in marcia verso la Mesopotamia ma venuti in contatto con i parti, i romani furono sconfitti. Questa fu una delle più gravi sconfitte subite da Roma. Crasso fu preso ed ucciso. – Guerra civile tra Cesare e Pompeo Nel 54-53 a.c vennero meno i vincoli politici e familiari che univano Cesare e Pompeo: morirono Giulia e Crasso. Intanto la violenza ed il caos politico dilagavano a Roma. Nel 53 a.c non furono eletti i consoli e fu proposto (senza successo) di eleggere Pompeo dittatore. Nel 53 a.c l'anarchia giunse al colmo. Pompeo fu eletto console unico e fece votare leggi repressive in materia di violenza e di broglio elettorale. Intanto i nemici di Cesare avevano alzato e volevano rimuoverlo dalla sua carica. Cesare, come proconsole, era stato via da Roma per parecchi anni ed il suo mandato sarebbe scaduto nel 49 a.c. Cesare doveva rivestire di nuovo il consolato. Il privilegio di presentare la sua candidatura restando assente da Roma gli era stato concesso ad personam. Nel 50 a.c per mettere fine alle contese, un tribuno della plebe, propose di abolire i comandi straordinari di Cesare e Pompeo. Il senato votò a favore di questa legge. Nel 49 a.c gli avversari politici di Cesare ottennero che solo Cesare avrebbe dovuto rinunciare ai suoi poteri. Il senato votò il senatus consultus ultimum, affidando a Pompeo il compito di proteggere lo stato. Appresa questa decisione, Cesare varcò in armi il fiume Rubicone e diede inizio alla guerra civile. Pompeo decise di trasferirsi in oriente. Cesare percorse tutta l'Italia ma non riuscì a fermare il piano di Pompeo. Cesare cominciò a combattere contro le truppe di Pompeo in Spagna e nel 48 a.c fu eletto console. Pompeo intanto aveva trasferito la sua base a Tessalonica. Cesare cercò di conquistare la città ma fu sconfitto. Cesare allora avanzò verso al Tessaglia, inseguito da Pompeo. Lo scontro decisivo avvenne a Farsalo, in Tessaglia e terminò con la sconfitta di Pompeo. Pompeo si rifugiò in Egitto ma poco tempo dopo venne ucciso. Nel 47 a.c Cesare tornò a Roma e poi partì per l'Africa dove si erano riorganizzati i pompeiani. Cesare sconfisse definitivamente i pompeiani nel 46 a.c. Cesare, ormai padrone della situazione, poteva tornare a Roma a completare la sua riorganizzazione politica. – Cesare dittatore perpetuo Nel 46 a.c venne conferita a Cesare la dittatura e nel 44 a.c divenne dittatore a vita. Cesare godeva di poteri straordinari. Gli venne concessa la facoltà di sedere tra i tribuni della plebe, poi assegnata la potestà tributizia, che gli conferiva l'inviolabilità personale ed il diritto di veto. Gli fu inoltre attribuito il potere di firmare trattare di pace o dichiarare guerra senza consultare il senato ed il popolo. Gli venne concesso inoltre il titolo di imperator. Cesare fece numerose riforme. Concesse il perdono agli esiliati politici, estese il diritto di cittadinanza agli abitanti della transpadana ed aumentò il numero dei senatori e dei pretori. I tribunali permanenti furono di nuovo ripartiti tra senatori e cavalieri e fu approvato un programma di colonizzazione e distribuzione di terre. Inoltre vennero fatti lavori di ristrutturazione urbanistica. – Le idi di marzo L'eccessiva concentrazione di poteri ed i numerosi onori di Cesare finirono per creare allarme anche trai suoi alleati. Nel 44 a.c Cesare aveva elaborato una grande campagna militare contro i parti. Fu allora ordita una congiura guidata dal figlio adottivo Bruto. Alle idi di marzo (15 marzo) del 44 a.c, Cesare fu ucciso dai cospiratori. – L'eredità di Cesare Dopo aver ucciso Cesare, i congiurati non avevano eliminato i suoi principali alleati: Marco Emilio Lepido e Marco Antonio. Questi cominciarono a riorganizzarsi. Antonio riuscì ad imporre una politica di compromesso: da un lato l'amnistia per i congiurati, dall'altro la convalida degli atti di Cesare. Fu stabilito inoltre che dopo al consolato, ad Antonio sarebbe toccata la Macedonia e fu abolita la dittatura. Antonio diventò l'interprete della politica di Cesare ed il suo erede politico. Cesare aveva nominato erede effettivo dei suoi beni Caio Ottavio, suo pronipote. Ottavio raggiunse Roma per reclamare l'eredità. Ottavio propose come punti cardine della sua politica la celebrazione di Cesare e la vendetta della sua uccisione. Ottenne così l'appoggio dei cesariani e dei veterani. Antonio intanto al posto della Macedonia, si era fatto dare la Gallia Cisalpina e la Gallia Comata. Il governatore della Cisalpina si rifiutò però di cedergliela e si rinchiuse a Modena. Iniziò così la guerra di Modena. Antonio fu dichiarato nemico pubblico dal senato e venne sconfitto. – Il secondo triumvirato Ottavio intanto marciò su Roma e fu eletto console nel 43 a.c. Ottavio istituì un tribunale speciale per perseguire gli assassini di Cesare. In Gallia, intanto Antonio, si ricongiunse con Lepido. Nel 43 a.c Lepido, Antonio ed Ottaviano stipularono un accordo. In base a questo accordo veniva istituito un triumvirato che diveniva una magistratura ordinaria per la durata di cinque anni. Ad Ottaviano toccò la parte peggiore dei territori: la Sicilia e la Sardegna, che erano minacciate da Sesto Pompeo. Vennero resuscitate le liste di proscrizione, con i nomi degli assassini di Cesare e dei nemici dei triumviri. Molti senatori e cavalieri furono uccisi. La vittima più nota fu Cicerone. I triumviri decisero di rivolgere le armi contro l'oriente, dove si erano rifugiati i cesaricidi Bruto e Cassio. Antonioe Ottaviano partirono alla volta della Grecia. Lo scontro decisivo avvenne a Filippi nel 42 a.c. I cesaricidi furono sconfitti. Dallo scontro con gli uccisori di Cesare ne uscì rafforzato il prestigio militare di Antonio, che poteva trattare con gli altri triumviri da una posizione di forza. Antonio si riservò il controllo dell'oriente, a Lepido fu dato il controllo dell'Africa e ad Ottavio furono date le Spagne. Ottaviano inoltre doveva assegnare terre ai veterani, un compito assai difficile poiché non era rimasto più agro pubblico da assegnare. Ottaviano dovette espropriare terre ai piccoli proprietari terrieri e questo fece nascere una rivolta. Ottaviano si avvicinò a Sesto Pompeo. Antonio, preoccupato, lasciò l'oriente per tornare in Italia. A brindisi, Ottaviano ed Antonio stipularono un'intesa. Ad Antonio fu assegnato l'oriente, ad Ottaviano l'occidente. La situazione diventò di nuovo complicato per le rivendicazioni di Sesto Pompeo, a cui successivamente furono assegnate la Sicilia e la Sardegna. L'equilibrio però durò poco perchè Sesto Pompeo ricominciò le sue azioni di scorreria. Ci fu una lotta per il possesso della Sicilia tra Ottaviano e Pompeo. Ottaviano fu costretto a richiedere l'aiuto di Antonio ed il triumvirato fu rinnovato per altri cinque anni. Intanto Agrippa, console del 37 a.c sconfisse Pompeo, che si rifugiò ad oriente, dove venne ucciso. – Antonio in oriente Dopo la battaglia di Filippi, Antonio aveva concentrato le sue attenzioni sull''oriente. Le sue prime necessità furono finanziarie. Successivamente si procurò l'alleanza di re e principi orientali. Il regno più potente era l'Egitto, guidato da Cleopatra VII. Antonio fu ospite in Egitto e si unì con Cleopatra. Intanto nel 39 a.c un generale di Antonio riuscì a sconfiggere i parti. Nel 37 a.c Antonio cercò di dare un nuovo assetto politico all'oriente, attraverso la creazione di principati a lui fedeli. L'anno successiva Antonio diede inizio alla sua impresa partica che si rivelò però un parziale fallimento. Nel 35 a.c ci fu la rottura definitiva tra Antonio ed Ottaviano. – Lo scontro di Azio Nel 32 a.c il triumvirato si avviava alla sua scadenza. I consoli di quell'anno chiesero la ratifica delle decisioni prese da Antonio in oriente ma Ottaviano ne impedì l'approvazione in senato. Ottaviano inoltre ottenne che il triumviro fosse privato di tutti i suoi poteri. Ottaviano dichiarò guerra ad Antonio e Cleopatra, in una sorta di guerra tra occidente ed oriente. Lo scontro decisivo avvenne ad Azio, nel 31 a.c. Antonio e Cleopatra furono sconfitti e scapparono in Egitto. Ottaviano penetrò in Egitto e dichiarò l'Egitto provincia romana. Antonio e Cleopatra si suicidarono. – Il principato di Augusto Nel 31 a.c Ottaviano si trovò ad essere padrone assoluto della stato romano. In quell'anno si fa iniziare il principato, un regime istituzionale incentrato sulla figura di un reggitore unico del potere, il princeps. La soluzione adottata da Ottaviano segna una cesura fondamentale nella storia romana. A partire da Augusto la storia di Roma divenne sempre più storia dell'impero. Il processo di riconoscimento giuridico della nuova forma istituzionale iniziò nel 27 a.c. Ottaviano entrò nel suo settimo consolato insieme all'amico Agrippa. Ottaviano rinunciò ai suoi poteri straordinari, tenendo solo il proconsolato sulle province non pacificate. Ottaviano fu proclamato Augusto dal senato. L'autorità di Ottaviano era superiore a quella di chiunque altro. Il principe si poneva come punto di riferimento e di equilibrio tra le componenti della nuova realtà. – La crisi del 23 a.c Tra il 27 e il 25 a.c Augusto si recò in Gallia ed in Spagna per provvedere alla pacificazione delle terre assegnategli dal senato. Negli anni successivi Augusto alterna periodi di residenza a Roma a periodi di residenza nelle province. Nel 23 a.c si verificò una grave crisi Augusto si era ammalato ed il problema riguardava la successione del principe. Il regime presupponeva che alla testa dello stato ci fosse una sola persona, un monarca. Augusto pensò al genero Marcello ma Marcello morì e la figlia venne data in sposa ad Agrippa, che diveniva il successore di Augusto. Augusto intanto rinunciò al consolato ed ottenne un imperium proconsulare che gli consentiva di agire in tutte le province (imperium maius). L'imperium non consentiva ad Augsto però di agire nella vita politica a Roma, per questo ricevette il potere di tribuno della plebe. Augusto poteva convocare i comizi, porre il veto. e godeva dell'inviolabilità personale. Il senato aggiunse anche il diritto di convocare il senato. Augusto poteva inoltre scegliere e raccomandare i membri del senato. Nel 22 a.c Augusto, in seguito ad una carestia, assunse l'incarico di provvedere all'approvvigionamento di Roma. Successivamente esercitò anche i poteri di censore. Intanto anche Agrippa ottenne un imperium proconsulare. Agrippa ottenne anche la potestà tributizia, la sua posizione era sempre più vicina a quella del principe. – Equites e senatori Il senato, durante gli ultimi anni della repubblica, aveva visto una profonda trasformazione nella sua composizione. Augusto ripristinò il prestigio del senato favorendo l'accesso della nobiltà provinciale. Procedette inoltre alla revisione delle liste dei senatori e riportò il numero dei senatori a 600. Augusto rese la dignità senatoria una prerogativa ereditaria. Augusto realizzò una distinzione tra ordo equester e senatus, creando un vero e proprio ordo senatorius. I senatori detenevano le più importanti magistrature a Roma. – Roma e le province L'azione di Augusto si può valutare sul piano monumentale e su quello della realizzazione dei servizi. Egli concentrò la sua attività edilizia nel foro romano. Fece costruire un tempio per Cesare ed una basilica . Costruì inoltre il nuovo forum, il forum augusti. Trasformò l'aspetto del Campo Marzio edificando il pantheon. Durante il principato di Augusto, – Vespasiano Vespasiano regnò dal 69 al 79 d.c. Il principato di Vespasiano rappresenta il consolidamento dell'impero come istituzione. L'autorità del nuovo principe fu decretata dal senato ed approvata dai comizi. Nel decreto del senato si elencano i poteri del principe come il diritto di concludere trattati, il diritto di convocare il senato ed avanzare o respingere proposte. Vespasiano dovette affrontare una grave crisi economica e si rivelò un ottimo amministratore, riuscendo a risanare il bilancio dello stato. Per risolvere il problema del reclutamento estese la cittadinanza ai provinciali e reclutò legionari delle province. Vespasiano inoltre fece ammettere molti esponenti delle elites provinciali in senato. Sotto il regno di Vespasiano terminò anche la sollevazione in Giudea. Il figlio Tito, nel 70 d.c, si impadronì di Gerusalemme. Vespasiano ristabilì inoltre l'ordine nelle zone di confine sul Danubio ed in Britannia. In oriente abbandonò la politica dei regni cuscinetto, creando nuove province. – Tito Il regno di Tito durò dal 79 al 81 d.c. Per la successione Vespasiano seguì il sisstema avviato da Augusto: Tito ricoprì diverse magistrature e ricevette un imperium proconsolare e la potestà tribunizia. Il breve regno di Tito viene ricordato per delle grandi calamità naturali come l'eruzione del Vesuvio. La popolarità di Tito era legata ad una politica di mugnificenz. – Domiziano Il regno di Domiziano durò dal 81 al 96 d.c. Domiziano è ricordato per lo stile di governo autocratico, inviso al senato. Domiziano si preoccupò dell'amministrazione delle province e di promuovere i compiti del ceto equestre. La sua politica fu efficace per l'impero. Domiziano rinunciò alle conquisti militari per consolidare la frontiera sul Reno, sul Danubio ed in Britannia. Nei territori conquistati Diomiziano fece costruire accampamenti fortificati collegati tra loro da una rete di strade e con i forti presidiati da soldati sul limes (il confine dell'impero). Si inaugurò così un sistema di difesa dei confini che verrà poi impiegato in tutto l'impero. Nel 85 d.c Domiziano dovette affrontare la rivolta della Dacia che si risolse con la firma di un trattato con il quale la Dacia accettava di dipendere dall'impero romano. Ci fu anche una rivolta in Germania, guidata da Saturnino, che Domiziano riuscì a sedare. Lo stile autocratico costò caro a Domiziano, che si era proclamato censore a vita. Domiziano cadde vittima di una congiura nel 96 d.c. Il senato dopo la sua morte proclamò la dannatio memoriae. – Il sorgere del cristianesimo Il cristianesimo venne formandosi come religione strutturata ne I e nel II secolo. Le prime comunità cristiane sorsero in seguito alla predicazione di Gesù. Il cristianesimo, inizialmente, nacque come movimento religioso all'interno del giudaismo. Il piccolo gruppo dei seguaci di Gesù si dedico alla predicazione della sua parola. Nel I secolo d.c la figura di spicco del cristianesimo è Paolo di Tarso. Nel II secolo d.c le comunità cristiane si organizzarono in comunità guidate da un espiscopus. Augusto aveva garantito a tutte le comunità ebraiche di praticare il proprio culto. Altre volte le comunità ebraiche furono viste come elemento estraneo. A partire da Nerone diventa evidente il contrasto tra autorità imperiale e religione cristiana. La religione cristiana veniva giudicata come pericolosa per l'impero. Nerone incolpò i cristiani dell'incendio di Roma del 64 d.c ed iniziò una serie di persecuzioni, che furono fatte anche Diomiziano. Nel corso del II secolo il cristianesimo mise salde radici in tutto l'impero e le denunce contro di esso continuarono. – Nerva Il II secondo secolo è considerato l'età più prospera dell'impero romano che godè di un notevole sviluppo economico e culturale. Il breve principato di Nerva durò solo due anni, dal 96 al 98 d.c. Nerva ripristinò le prerogative del senato ed ottenne la fedeltà delle truppe delle province. Abolì le misure più impopolari di Domiziano, come la lesa maestà. Nerva fece una politica finanziaria e sociale a favore di Roma e dell'Italia. Fece una legge agraria per assegnare terreni ai nullatenenti ed ideò il programma delle istituzioni alimentari. Questo sistema consisteva in prestito concessi dallo stato agli agricoltori. Nerva riorganizzò inoltre il sistema di approvvigionamento idrico di Roma. Nel 97 d.c ci fu una crisi economica e politico- militare. La politica sociale accentuò le difficoltà economiche. Sul versante politico i pretoriani chiesero la punizione per gli assassini di Domiziano. Nerva acconsentì ma in quel modo punì chi lo aveva mandato al potere. L'unico modo per impedire una nuova disgregazione dell'impero era quello di designare un successore. Nerva adottò Traiano, governatore della Germania superiore. Quando Nerva morì, nel 98 d.c, Traiano divenne imperatore. – Traiano Il regno di Traiano durò dal 98 al 117 d.c. Completò il lavoro di consolidamento del confine renano ed unì nella sua persona l'esperienza militare ed il senso di appartenenza al senato. Queste due prerogative lo resero agli occhi dell'opinione pubblica l'optimum princeps. Tra i suoi programmi Traiano ha dato un posto di rilievo all'espansione territoriale. La Dacia fu ridotta a provincia e nel territorio di nuova colonizzazione vi fu una forte immigrazione da tutto l'impero. Il bottino della conquista della Dacia servì a finanziare le imprese militari e le spese per le opere pubbliche. L'imperatore mostrò interesse anche per l'oriente ed organizzò una grande campagna contro i parti durante la quale occupò l'Armenia, l'Assiria e la Mesopotamia. – Adriano Il regno di Adriano durò dal 117 al 138 d.c. La famiglia di Adriano si era affermata nell'aristocrazia italica ed Adriano aveva percorso la carriera senatoriale a Roma. Adriano decise di abbandonare la politica di controllo diretto delle province orientali e mise fine alle guerre di espansione. Adriano si preoccupò di alleviare il malessere economici cancellando i debiti contratti. Adriano fu un amministratore attento e un riformatore della disciplina militare. Favorì inoltre il reclutamento dei provinciali nell'esercito. Adriano fu un uomo di cultura e favorì l'arte e la letteratura. Fu un grande costruttore di palazzi e fondatore di nuove città. Adriano passò gran parte del suo regno viaggiando per le province e visitò la Britannia, dove iniziò la costruzione del vallo. Adriano si adoperò per un'efficiente amministrazione della giustizia e divise l'Italia in quattro distretti giudiziari. Adriano riorganizzò inoltre la carriera del ceto equestre. Come successore scelse Arrio Antonino. – Antonino Pio Il regno di Antonino Pio durò dal 138 al 161 d.c e fu all'insegna della continuità di quello di Adriano. Si tratta di un periodo privo di grandi avvenimenti. Il principe ebbe buoni rapporti con il senato e fu un coscienzioso amministratore. Durante il suo regno non furono recate minacce alla sicurezza dell'impero. – Lo statuto delle città-stato Durante il regno di Antonino Pio l'impero raggiunse l'apice del suo sviluppo. La città rappresentava il segno distintivo della civiltà. Nell'impero romano c'era una grande varietà di città ed una grande diversità di statuti. 1) Le città peregrine, ovvero quelle preesistenti alla conquista. All'interno di questo gruppo si distinguono in base al loro status giuridico: Le città stipendiare (che pagano un tributo a Roma), le città libere ( con diritti simili a quelli di Roma) e le città libere federate ( le città che hanno concluso un trattato di uguaglianza con Roma). 2) i municipi. I municipi sono città ai cui abitanti è stato dato il diritto latino o romano. 3) le colonie. Si tratta di città di nuova fondazione. La colonia adotta il diritto romano ed è organizzata ad immagine di Roma. Le città costituivano inoltre il punto di riferimento per le attività economiche e per la vita culturale. – Marco Aurelio Il regno di Marco Aurelio durò dal 161 al 180 d.c. Egli divise il potere con i fratello Lucio Vero. Questo è il primo caso di doppio principato nella storia dell'impero romano. SI ha una condivisione collegiale del potere ed i due imperatori sono posti su un piano di eguaglianza. Durante il regno di Marco si riaprì la questione partica. La vittoria si ebbe nel 166 d.c ma la guerra partica portò una grave crisi a Roma. I soldati tornati dall'oriente portarono con loro la peste. Marco Aurelio e Lucio Vero furono impegnati anche nella difesa danubiana e riuscirono a respingere i barbari nel 175 d.c. Marco Aurelio, seguace della dottrina stoica, è passato alla storia come l'imperatore filosofo. Durante il suo principato ci fu una violenta persecuzione contro i cristiani a Lione – Commodo Commodo regnò dal 180 al 192 d.c. Commodo diventò imperatore a soli diciannove anni e si dimostrò l'antitesi del padre Marco Aurelio. Commodo concluse una pace con le popolazione che premevano sul fronte danubiano. Il suo dispotismo e le sue stravaganze determinarono la rottura con il senato. Dal 182 al 185 d.c il governo fu nelle mani del prefetto del pretorio Tigidio Perenne. Quando Perenne venne ucciso il suo ruolo fu preso da un libero, Cleandro. Una grave carestia nel 190 d.c fece cadere il potere di Cleandro. Commodo non dimostrò cura per le province e le legioni, il consenso interno era fondato sulla plebe e sui pretoriani. Sotto il principato di Commodo molte divinità straniere entrarono nel pantheon romano. – La crisi del III secolo Durante i regni di Marco Aurelio e Commodo si erano manifestati alcuni fattori di crisi. In campo politico il senato si trovò esautorato a vantaggio dei militari ed in campo fiscale la svalutazione della moneta impoverì i ceti medi ed impoverì le città. Tali elementi di crisi condussero lo stato romano ad una situazione difficile. Un altro elemento di crisi è costituito dalla grave situazione economica, dovuta alla necessità di finanziare un esercito sempre più esigente. Il bisogno di reperire risorse per le legioni portò all'inflazione. Cambia anche il rapporto tra senato ed imperatore: l'imperatore riconosce al senato solo la funzione di organismo soggetto alla propria autorità assoluta che dipende dall'esercito. – Il cristianesimo La crisi morale dell'impero favorisce il manifestarsi di nuove tendenze religiose. Il III secolo è l'epoca decisiva per il costruirsi delle strutture primitive della chiesa cristiana. Mentre la religione cristiana conquistava sempre più consensi si fece più evidente l'avversione da parte dell'autorità politica. Verso il 250 d.c ci fu la prima grande persecuzione sistematica dei cristiani. – La dinastia dei severi Dopo l'uccisione di Commodo ci fu un periodo di regni effimeri ed una lotta per il potere. Settimio Severo ottenne la vittoria sugli avversari nel 197 d.c e si impossessò del potere. Diede vita ad una dinastia che guidò l'impero fino al 235 d.c. I suoi successori furono Caracalla, Elagabalo ed Alessandro Severo. Durante la dinastia dei severi si ha una monarchia militare e l'autorità dell'imperatore si basa sugli eserciti. Settimio Severo volse subito la sua attenzione ad oriente e sconfisse i parti nel 198 d.c. Negli anni successivi Severo rimase a Roma ad amministrare l'impero. Nel 208 d.c decise una spedizione in Britannia e nel 211 d.c morì. A Severo successe il figlio Caracalla, famoso per aver concesso la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero. Alla base della promulgazione della constitutio antoniniana (o editto di Caracalla) ci furono anche ragioni di carattere fiscale