Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto metodologia della ricerca psicosociale, Sintesi del corso di Metodologia Della Ricerca Psicologica

Questo riassunto contiene anche appunti presi a lezione e slide

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

In vendita dal 13/01/2022

Chicca_04
Chicca_04 🇮🇹

4.5

(41)

34 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto metodologia della ricerca psicosociale e più Sintesi del corso in PDF di Metodologia Della Ricerca Psicologica solo su Docsity! RIASSUNTO METODOLOGIA DELLA RICERCA PSICOSOCIALE INTRODUZIONE Il termine metodo (dal greco méthodos) vuol dire strada con la quale ed indica il procedimento che utilizziamo per raggiungere un dato fine, un obiettivo che può essere la conoscenza o la risoluzione dei problemi. Nel concetto di metodo vi è un'accezione di arte, intesa come la capacità di saper scegliere il metodo più appropriato nelle diverse condizioni di ricerca. Questo perché il metodo non è sempre fisso e stabile, ma è il ricercatore a scegliere la strada da percorrere. Il termine tecnica (dal greco tékhné) e fa riferimento all'insieme di strumenti di cui si serve il ricercatore per raggiungere l'obiettivo di conoscenza. Sono quindi tutte le procedure operative che una disciplina scientifica utilizza per l'acquisizione e il controllo dei risultati di ricerca. Il termine metodologia (dal greco methodos e lògos) indica lo studio del metodo, la sua logica e il suo percorso. Si riferisce quindi alle regole, ai principi metodici, alle condizioni formali che stanno alla base della ricerca scientifica e che consente ordinare, accrescere e sistemare le nostre conoscenze. La metodologia si occupa dello studio di diversi fattori eterogenei tra loro: si occupa degli aspetti pratici della ricerca e della riflessione filosofica, ovvero l'epistemologia. Essa è lo studio della natura e dei limiti della conoscenza scientifica. La ricerca e l'epistemologia si trovano ai due poli della metodologia che cerca di metterli in comunicazione ed in equilibrio. LA RELATIVITÀ DEL PERCORSO CONOSCITIVO - Capitolo 1 1. SULLE DISCIPLINE Ogni singola disciplina si occupa di un oggetto di studio (fenomeni che caratterizzano un certo ambito della realtà) e lo fa con un certo stile (metodi di indagine e forme di pensiero che sintetizzano le conoscenze acquisite). Si parte quindi da idee di base (assiomi) circa i propri oggetti, si sceglie il modo di confrontarsi con essi (metodo) formulando obiettivi più o meno generali che definiscono il senso del proprio operare. Le verità sono spesso tante e non si può sostenere che una sia più reale di un'altra in quanto vi sono rappresentazioni differenti dello stesso oggetto che sono messe in luce da modi diversi di confrontarsi con l'oggetto stesso (es. psicologia sociale dei gruppi e psicologia di comunità studiano entrambe la società e le relazioni all'interno di quest'ultima, ma lo fanno utilizzando metodi differenti che possono portare anche a risultati differenti). Proprio per questo motivo la conoscenza non è assoluta, ma strettamente connessa ai metodi e agli strumenti che l'hanno prodotta e anche al modo in cui è stata codificata. Bisogna tenere in considerazione anche la precarietà della conoscenza scientifica che infatti è costantemente oggetto di revisione da parte della comunità scientifica. Per questo motivo sia il ricercatore che chi fruisce delle conoscenze deve avere un pensiero flessibile. Ogni disciplina ha una propria identità ed una propria dignità e dal momento che esse di differenziano per l'oggetto di studio e per lo stile essi devono essere esplicitati al fine di comprendere non solo cosa, ma anche come qualcosa viene studiato per produrre conoscenze realmente scientifiche. 2. SULLA CONOSCENZA La conoscenza può essere considerata come l'insieme del sapere, il proprio bagaglio culturale, l'apprendimento, l'entrare in relazione con qualcuno o con qualcosa o l'esperienza poiché non si conosce solo tramite lo studio, ma anche tramite l'esperienza. Inoltre la conoscenza è infinita e non può essere considerata come un fatto semplice, unico con dei confini netti. 2.1 CHE COS'E LA CONOSCENZA Il concetto di conoscenza è ricco di significati e sfumature, potremmo dire che tutta l'attività dell'uomo sia fondata sulla conoscenza. Essa può essere considerata come un rapporto tra soggetto e oggetto, tra pensiero e mondo e avviene tramite: — Corpo per ciò che riguarda la materialità degli oggetti, la nostra esperienza... — Mente per ciò che riguarda il piano cognitivo ed il piano emotivo. La comprensione del mondo è sempre stato uno dei bisogni primari dell'uomo e ciò era fondamentale per poter sopravvivere, potersi adattare, difendere... La scienza è solo una dei tanti modi di conoscere, ma esistono anche altre opzioni tra cui il mito, la religione, il sogno, il senso comune, il misticismo, la suggestione, la fede nell'autorità, l'esperienza corporea. Essi sono tutti modi irriducibili, cioè non riconducibili ad altri, di generare conoscenza. Il tipo, la forma e l'essenza del sapere che si costruisce tramite i vari modi di conoscere possono essere radicalmente differenti; proprio per questo motivo è molto difficile se non impossibile passare da una forma di conoscenza all'altra. È diverso il linguaggio, gli oggetti di studio, il soggetto conoscente.. Inoltre alcuni fenomeni sono conoscibili solo attraverso specifiche esperienze e a seconda dell'approccio utilizzato si possono riscontrare alcune caratteristiche e non altre per cui il tentativo di tradurre dal linguaggio appropriato ad uno differente potrebbe impoverire totalmente una conoscenza, stravolgerla o addirittura distruggerla. Una delle capacità più straordinarie dell'uomo è proprio il poter conoscere una stessa cosa in forme differenti, ma solo a patto che si conservino intatti tutti gli aspetti che ne derivano e che l'uomo non si illuda di poter sintetizzare esaustivamente tutte le diverse forme di conoscenza in una. Solitamente questo è un errore che viene fatto da chi ritiene che il pensiero razionale sia all'apice della comprensione umana delle cose. 2.2 LA CONOSCENZA SCIENTIFICA La scienza è una forma di conoscenza, cioè un modo per osservare e descrivere le cose del mondo per poi comunicarle. Il termine scienza, più nello specifico, indica un insieme di conoscenze logicamente ordinate. La scienza è un modo di acquisire conoscenza in base a osservazioni obiettive, ovvero osservazioni tali per cui persone con una percezione normale, nello stesso luogo e tempo, giungono al medesimo risultato. Una delle sue principali caratteristiche è l'obiettività, la conoscenza deve essere scevra, cioè libera, dalla soggettività del ricercatore; ma un'altra caratteristica importante è la ripetibilità, ovvero vi deve essere la possibilità di esplicitare con chiarezza e senza equivoci le regole attraverso cui gli elementi della scienza vengono osservati, studiati, comunicati (avviene tramite il report di ricerca), cosicché il materiale è utilizzabile e comprensibile per chiunque. 3. UN PO' DI STORIA Chiaramente la scienza non è sempre stata uguale, proprio per questo quando si parla di scienza si preferisce parlare di ideali di scienza. | primi segnali che portano alla nascita della scienza si ritrovano nella rivoluzione scientifica che inizia nel 1543 con la pubblicazione dell'opera di Copernico “De Rivolutionibus orbium celestium”, al 1687 quando fu pubblicata l'opera di Newton “Naturalis principia mathematica”. In questo modo nasce quindi una nuova scienza caratterizzata da due elementi: 1. L'empiricità: indicava che non è possibile fare conoscenza al di fuori dell'esperienza dei fatti concreti del mondo naturale. Il fatto è ob-iectum, cioè l'oggetto di studio deve essere al di fuori del ricercatore; proprio per questo nasce una contrapposizione tra soggetto conoscete ed oggetto conosciuto. Viene inoltre escluso tutto ciò che ha un carattere essenziale per questo motivo l'uomo o la mente non possono essere studiati. 2. Il rigore del suo metodo: la nuova scienza si basa su regole e procedure precise di indagine: - Osservazione empirica; - Formulazione di ipotesi esplicative; - Verifica delle ipotesi. La rivoluzione scientifica viene ricordata anche per il determinismo universale in quanto questo ideale di scienza faceva riferimento ad un approccio deterministico: vi è una relazione stabile e coerente nel tempo tra cause ed effetti. Si pensava che il mondo e l'universo fossero regolati da una serie di leggi designate quasi da una mano divina e proprio per queste esse erano immutabili ed eterne. Il compito del ricercatore consisteva perciò nel portare alla luce queste regole. Questa visione rimane tale per 3 secoli e raggiunge l'apice con lo sviluppo del positivismo (seconda metà 1800/inizio 1900). Con il positivismo l'ideale di scienza era una forma di sapere inequivoco, mentre lo scienziato è protetto dalle sicure mura dell'oggettività, del rigore e della razionalità. Il positivismo venne poi messo in crisi proprio dal progresso della conoscenza scientifica, un esempio sono le teorie della relatività che rivoluzionano il concetto di spazio e di tempo. Anche il principio di indeterminazione di Heisemberg cambiò la direzione della conoscenza scientifica e diventerà fondamentale per la ricerca psicologica. Se prima la ricerca partiva dall'osservazione, adesso la ricerca utilizza un approccio logico-deduttivo, ovvero qualsiasi fonte e in ogni momento; tra esse troviamo: > Interessi personali del ricercatore: un problema che incuriosisce il ricercatore e che rientra nel suo ambito di interesse. > Osservazione dei fatti: negli studi di Piaget sullo sviluppo cognitivo dei bambini, egli osservava i propri figli; l'osservazione dei fatti paradossali come nello studio di Darley e Latené del 1968 sull'omicidio di Kitty Genovese, dove circa 40 testimoni assistettero all'aggressione ma non intervenirono; o l'osservazione dei fatti contraddittori come lo studio di sulla relazione tra motivazione e prestazione: al crescere della motivazione aumentava anche la prestazione, ma raggiunto un certo livello la motivazione causava la diminuzione della qualità della prestazione. >» Serendipità, ovvero scoprire qualcosa di inatteso ed importante che non ha nulla a che vedere con quello che si sta studiando, è il caso di Pavlov che studiando le secrezioni gastriche di un cane si imbatté nell'arco riflesso osservando che i cani salivavano anche in assenza di cibo se compariva uno stimolo che era stato precedentemente associato alla nutrizione. La serendipità è costituita dal caso, dall'osservazione attenta dei fatti e dalla sagacia. > Tentativi di risolvere problemi pratici, concreti come l'aiutare un giovane a smettere di drogarsi > Teorie e risultati delle ricerche: il problema può partire da una teoria già esistente che rappresenta quindi il punto di partenza, ad esempio gli studi di Harlow sul macacus rhesus sono nati da teorie già esistenti come la psicoanalisi e la teoria dell'attaccamento. > La competizione, include la progressione di carriera del ricercatore. Un problema di ricerca deve avere 2 qualità: - Deve poter essere risolto tramite mezzi scientifici per cui il problema non deve essere troppo vago, ma deve essere ben definito e ben operazionalizzato; non deve essere troppo ampio e l'informazione deve essere rilevabile (può non esserlo a causa di risorse economiche insufficienti o a causa dell'inaccessibilità dei soggetti da studiare. - Deve giungere alla formulazione di una risposta che contribuisca in modo significativo al progresso delle conoscenze. Bisogna quindi comprendere qual è lo stato dell'arte, ovvero dove è arrivata la ricerca. In questa prima fase, inoltre si distinguono diverse sotto-fasi che portano alla formazione delle ipotesi teoriche: = Ostacolo alla comprensione: vi è la necessità di condurre una ricerca; = Teoria, modello teorico: fa riferimento a teorie già esistenti; = Osservazione di riconoscimento: si osserva il fenomeno = Analisi della letteratura; = Scelta dei soggetti. PIANO DI RICERCATOREPRODUZIONE DELLE OSSERVAZIONI è la fase in cui il ricercatore programma e decide il modo in cui una ricerca deve essere condotta e sceglie i soggetti da studiare. A sua volta questa seconda fase si divide in diverse sotto- fasi: = Scelta del metodo di acquisizione (scelta tra metodo sperimentale e quasi sperimentale); = Verifica pertinenza e validità tecniche (quanto mi posso fidare?); » Preparazione dei sistemi di osservazione e misurazione; =» Preparazione dei controlli; = Grado di generalizzazione richiesta (quanto i dati possono essere generalizzati? Fa riferimento alla validità esterna); = Operazionalizzazione dei concetti (l'ipotesi teorica si deve trasformare in ipotesi empirica, si passa quindi dal costrutto alle variabili direttamente osservate). 5 L'enunciato del problema e il piano di ricerca formano il sotto-ciclo preparatorio. III. PRODUZIONE DELLE OSSERVAZIONI prevede la rilevazione dei dati tramite questionari o altri strumenti conformi alla ricerca. Questa fase produce osservazioni tramite la sperimentazione e le procedure di rilevazione (es. apparecchio, test, interviste, osservazioni...) IV. ANALISI ED INTERPRETAZIONE DEI DATI è la fase più importante perché si analizzano i dati inserendoli in database ed utilizzando appositi softwere (es. SPSS, JAST...). Quindi le osservazioni sono tradotte in dati analizzandole, ovvero sapendo leggere cosa ho trovato. L'interpretazione dei dati ci consente di capire se ciò che ci aspettiamo è confermato oppure no. Se il risultato differisce dalle nostre aspettative ci si pongono nuove domande. Successivamente si ha una verifica delle ipotesi ideate precedentemente e ciò avviene tramite strumenti statistici. V. RIFORMULAZIONE DEL MODELLO O DELLA TEORIA avviene grazie l'incorporazione delle regolarità e delle leggi. L'aggiustamento o il rigetto porta poi a nuove domande, nuove ipotesi e se queste portano ad un risultato diverso la teoria deve essere riformulata. VI. PUBBLICAZIONE, ovvero la condivisione con la comunità scientifica delle scoperte e delle nuove conoscenze acquisite. Questa ultima fase non è però obbligatoria, è più una prassi. Il processo di pubblicazione avviene dopo la stesura di un report di ricerca. Affinché ciò avvenga la ricerca deve ottenere l'approvazione della comunità scientifica che solitamente fa delle correzioni: © Si parla di maggior revision quando vengono fatte molte correzioni, anche alla struttura della ricerca; © Si parla di minor revision quando invece le correzioni riguardano soprattutto la forma dell'articolo. 3. LE IPOTESI Sulla base dello stato dell'arte vengono elaborate le ipotesi. Un'ipotesi è una congettura temporaneamente vera (provvisoria) che il ricercatore intende poi verificare (tramite test empirici) sulla relazione esistente tra le variabili. Perciò essa porta verso la fase sperimentale della ricerca. Inoltre l'ipotesi permette di dubitare della verità delle teorie e ciò comporta la necessità di mettere alla prova quanto è dato per vero nelle formulazioni più astratte. Solitamente sono enunciate nella forma del connettivo logico “se.... allora...”. Un'ipotesi è scientifica quando può essere sottoposta a verifica empirica, ovvero quando è possibile individuare una situazione di prova che ne dimostri la falsificabilità o che la dichiari momentaneamente vera. Affinché ciò avvenga l'ipotesi deve essere ben operazionalizzata. 3.1 QUANTE (E QUALI) IPOTESI? Alcuni studiosi individuano una sorta di gerarchia tra le tipologie di ipotesi e distinguono: — Ipotesi di alto livello (detta anche ipotesi generale o ipotesi teorica) è un'ipotesi formulata a livello puramente astratto e proprio per questo motivo non è direttamente verificabile. Sono quindi idee generali su come dovrebbero funzionare le cose; non si riferiscono a delle variabili, ma esplicitano la relazione tra i concetti (es. se le persone subiscono una frustrazione allora diventano aggressive). — Ipotesi di basso livello (detta anche ipotesi empirica o ipotesi di ricerca) è un'ipotesi più circoscritta e aderente alle finalità della ricerca. Non si limita a immaginare relazioni tra i fenomeni, ma si riferisce a variabili osservabili e ipotizza delle relazioni specifiche tra queste, spesso indica anche la direzionalità del legame (es. se un telefono pubblico non restituisce la moneta all'utente allora quest'ultimo metterà in atto dei comportamenti distruttivi nei confronti del telefono stesso). Esse presentano alcune caratteristiche fondamentali: >» Definizione operazionale: implica che l'ipotesi descriva il comportamento di variabili operazionalizzate e che la relazioni tra le variabili sia a sua volta operazionale, cioè rilevabile tramite un processo di analisi empirica. Queste ipotesi garantiscono la loro comprensibilità all'interno della comunità scientifica e la ripetibilità nell'osservazione. > Rigore metodologico: indica l'esistenza di una forte coerenza tra il quadro concettuale teorico all'interno del quale si sta operando e le ipotesi stesse. Fecondità teorica: si riferisce alla possibilità di nuovi sviluppi e di dialogo con teorie alternative. > Verificabilità: è la caratteristica più importante e si riferisce alla necessità di decidere se un'ipotesi possa essere ritenuta vera oppure debba essere respinta dopo essere stata sottoposta alla prova dei fatti. — Ipotesi statistiche sono da intendersi come vere e proprie ipotesi di lavoro e determinano se i fatti osservati confermano o respingono l'ipotesi di ricerca. Si utilizzano due tipi di ipotesi statistica che sono mutuamente escludentesi: 1. Ipotesi nulla (hs) postula che la relazione osservata sia accidentale; vi è un'assenza di relazione tra le variabili (es. La frustrazione non ha effetto sull'aggressività). 2. Ipotesi alternativa (h:) presuppone che la relazione tra le variabili sia veritiera e specifica la direzione di tale relazione (es. la frustrazione ha effetti sull'aggressività: all'aumentare del livello di frustrazione aumenta anche il livello di aggressività). 3.2 LE IPOTES AD HOC Generalmente la confutazione di un'ipotesi corrisponde alla messa in crisi della teoria stessa. Non sempre però un scienziato è disposto ad abbandonare le proprie teorie alla prima mancata conferma delle ipotesi formulate in quanto la falsificazione può essere dovuta all'intervento di fattori fortuiti. A questo punto entrano in scena le ipotesi ad hoc, ovvero un tentativo di salvaguardare la teoria apportando delle modifiche parziali al fine di aumentare la valenza euristica. Ciò avviene confrontando tra di loro teorie diverse per poi optare per quella che spiega un numero maggiore di fenomeni. Dobbiamo però distinguere tra due tipi di ipotesi ad hoc: — Ipotesi ammissibili sono quelle ipotesi che ampliano i contenuti di una teorizzazione sviluppandone il contenuto informativo e gli aspetti poco analizzati fino a quel momento; — Ipotesi inammissibili sono una sorta di difesa a oltranza di un approccio teorico applicando così delle modifiche che vanno a snaturare la compattezza degli assunti di partenza. Esse sono dannose al progresso scientifico perché salvano la teoria dalla falsificazione e impediscono quindi lo sviluppo di teorie migliori che la sostituirebbero. Vi sono anche altri modi per provare a confermare una teoria che vede una prima falsificazione delle sue ipotesi: — La restrizione del campo di applicabilità della teoria riducendo così la generabilità dei risultati; — La negazione delle accezioni mosse alla teoria. v LA VALIDITÀ DELLA RICERCA E LE MODALITÀ DI CONTROLLO - Capitolo 3 1. LA NECESSITA DI GIUNGERE A INFERENZE VALIDE L'obiettivo di ogni indagine è quello di giungere a conclusioni valide. Il compito del ricercatore è quello di mettere in atto strategie di controllo sui vari fattori di disturbo (variabili che possono intervenire con quelle prese in esame) in modo che solo la variabile indipendente possa influenzare quella dipendente. La validità di ricerca e le modalità di controllo devono essere considerate come due facce della stessa moneta; sono due aspetti che camminano insieme. La ricerca va considerata come uno strumento di precisione che misura in maniera precisa la realtà. 2. LA VALIDITÀ NELLA RICERCA EMPIRICA La validità è una delle qualità che va attribuita alla ricerca: una ricerca è valida quando i risultati si avvicinano con precisione alla realtà. Il concetto di validità non è un concetto dicotomico (presente/non presente), ma va immaginato come un concetto rispetto al quale possiamo identificare la sua intensità. Affinché la ricerca abbia un elevato livello di validità occorre che abbia un altrettanto elevato livello di controllo. Per livello di controllo si intende un insieme di procedure e tecniche che il ricercatore mette in atto per far si che le sue ricerche siano più valide. È l'obiettivo di ogni ricerca giungere a risultati sufficientemente validi, consapevoli del fatto che è impossibile tenere sotto controllo tutti i fattori di disturbo. nella popolazione ad intervalli regolari (es. la percentuale di omicidi aumenta d'estate e diminuisce d'autunno). Queste variazioni possono essere di due tipi. a fempo fisso, ovvero possono essere previste (es. il traffico è maggiore all'ora di pranzo) oppure possono essere a fempo variabile, le variazioni non possono essere previste (es. non si può anticipare il verificarsi di un ciclone ma si conoscono i suoi effetti devastanti sul territorio e sulle persone coinvolte). =. Variazioni cicliche dipendono dall'organismo dei soggetti. Le principali variazioni che riguardano gli essere umani dipendono dal ritmo cardiaco, dalla temperatura, dai ritmi circadiani... (es. esperimenti condotti su persone nei periodi di veglia non sono generalizzabili a quelli del sonno). =. Variazioni personologiche si riferiscono al cambiamento nel corso del tempo delle caratteristiche degli individui. Hanno a che fare con la personalità dell'individuo; infatti nonostante la personalità presenti dei tratti stabili e duraturi nel tempo, vi sono dei cambiamenti che possono accadere durante lo sviluppo dell'individuo (es. la propria autostima varia nell'arco della propria vita ed è influenzata da cambiamenti ambientali, dalle relazioni con gli altri...). *. MINACCE LEGATE ALLE CARATTERISTICHE DELLA VALUTAZIONE = Reattività della valutazione Quando i soggetti sono consapevoli che le loro prestazioni stanno per essere valutate, le misure utilizzate vengono dette invadenti. Questo tipo di rilevazione minaccia la validità esterna poiché questa consapevolezza potrebbe alterare la prestazione. Nel caso in cui la consapevolezza della valutazione porta un individuo a modificare le proprie risposte viene utilizzata una misura reattiva. Anche in questo caso i risultati sono difficilmente generalizzabili a contesti differenti rispetto a quelli della ricerca. = Sensibilizzazione al test si divide a sua volta in: © Sensibilizzazione pre-test che può sensibilizzare i soggetti, facendo si che l'intervento abbia effetti diversi da quelli che avrebbe avuto in assenza di pre-test. È importante che il ricercatore si chieda se gli individui non-pretestati risponderebbero allo stesso modo rispetto a chi è stato sottoposto al pre-test. Anche in assenza di pre-test la mera valutazione può influire sui risultati. © Sensibilizzazione post-test La valutazione diviene fondamentale per evidenziare gli effetti dl trattamento. In questo caso la minaccia alla validità esterna è data dal fatto che i dati potrebbero non essere generalizzabili se, al di fuori del setting sperimentale, non vi siano elementi che rendono evidenti gli effetti del trattamento. = Momento della misurazione e gli effetti del trattamento | risultati di una ricerca dipendono anche dal momento i cui avviene la valutazione. Se la ricerca avviene mentre i temi della ricerca vengono discussi da tutti i media, difficilmente tali risultati sono estendibili a periodi diversi. *. MINACCE LEGATE ALLA SITUAZIONE DI RACCOLTA DEI DATI Un'ulteriore minaccia alla validità esterna è data dall'arteficiosità del luogo in cui viene effettuata l'indagine, dalla stranezza delle richieste che lo sperimentatore pone ai soggetti e dal rapporto che si instaura tra sperimentatore e soggetti. 3. VALIDITA DI COSTRUTTO Il termine costrutto indica i temi di cui si occupa lo studio della psicologia, indica appunto un costrutto teorico (es. intelligenza, comportamento prosociale, ansia...). Questi costrutti prendono il nome di variabili latenti che non si possono misurare poiché collocate sul piano dell'astrazione, non si possono vedere direttamente. La validità di costrutto si ha quindi quando c'è stata una buona e corretta operazionalizzazione che ci consente quindi di passare dal piano teorico al piano empirico/applicativo trasformando le variabili latenti in variabili osservabili/manifeste. o MINACCE ALLA VALIDITÀ DI COSTRUTTO L'operazionaizzazione non ben svolta causa una traduzione delle variabili latenti in variabili osservabili non corretta e ciò mina la validità di costrutto della ricerca che perciò darà risultati non attendibili. La soluzione è definire in modo chiaro e univoco il costrutto teorico in modo da individuare gli aspetti più salienti e costruire gli indicatori più adatti. In questo modo si può poi operazionalizzare le variabili latenti con attenzione e precisione. 4. VALIDITA STATISTICA è collegata alla validità interna perché fa riferimento al nesso causale tra le variabili. La validità statistica consente di escludere che la relazione funzionale osservata tra due variabili sia dovuta al caso. Per fare ciò fa riferimento alla statistica inferenziale, ovvero ragiona in termini di probabilità. o MINACCE ALLA VALIDITÀ STATISTICA =» Bassa potenza statistica, fa riferimento alla numerosità campionaria. Si ha una bassa potenza statistica quando il campione è di dimensioni ridotte e i gruppi messi a confronto mostrano un'elevata variabilità al loro interno. La so/uzione si ha aumentando il numero dei soggetti o delle osservazioni. Più aumenta il numero di osservazioni più mi avvicino ad un'osservazione realistica della realtà (i risultati sono più generalizzabili). = Violazione degli assunti: Ogni volta che il ricercatore decide di procedere seguendo una tecnica di analisi dei dai ci sono degli assunti di base da rispettare. Chiaramente alcuni sono più importanti di altri, ma la violazione di tali assunti comporta una minore attendibilità dei dati, infatti un dato può essere dovuto al caso. = Variabilità d'errore, quando il margine di errore diviene troppo ampio rappresenta una minaccia alla validità statistica. La souzione prevede che il ricercatore programmi la ricerca in modo da aumentare il più possibile i controlli e ridurre il più possibile la variabilità d'errore. In questo modo, dal punto di vista statistico, la ricerca risulta altamente valida. 5. VALIDITA ECOLOGICA Inizialmente le validità individuate erano solo 4, ma successivamente alcuni ricercatori si sono interrogati sulla possibilità di estendere i dati di una ricerca svolta in un contesto con alta arteficiosità a contesti naturali. Da questo interrogativo fu introdotta a posteriori la validità ecologica. Essa riguarda la corrispondenza tra le condizioni della ricerca e la relatà alla quale estendere i risultati ottenuti, inoltre può associata alla validità esterna poiché quest'ultima dà la possibilità di generalizzare e la validità ecologica fa riferimento a questa possibilità. o MINACCE ALLA VALIDITÀ ECOLOGICA Primo tra tutti Brunswik sosteneva che tutti gli artefatti del laboratorio costituiscono delle minacce alla validità ecologica poiché contribuiscono a rendere poco naturale il comportamento del soggetto e i risultati che ne derivano hanno uno scarso potere conoscitivo sul comportamento naturale. la maggior parte delle ricerche garantisce una buona validità interna ed esterna, ma proprio l'attenzione alla validità esterna ed interna costituisce una minaccia alla validità ecologica poiché non permette di estendere direttamente i risultati ottenuti alla vita quotidiana. Per Lewin e Bronfenbrenner invece, è da considerare una minaccia tutto ciò che impedisce al ricercatore di conoscere il modo in cui il soggetto vive la situazione di indagine. Ciò che importa non è artificialità della situazione quando piuttosto che il ricercatore ne sia consapevole e abbia incluso tale variabile nel disegno di ricerca. Il ricercatore può scegliere i metodi più utili in base ai soggetti da studiare. Tipo di validità Validità interna (eliminare gli errori e i disturbi) Validità estema (problema della generalizzazione) Domande A I risultati rispecchiano realmente il fenomeno studiato, oppure dipendono da «artefatti», da varinbili intervenute a mascherare o alterare il fenomeno analizzato? Le deduzioni tratte dai dati possono essere ge- neralizzate al di là del contesto e degli individui su cui sono state condotte le osservazioni? I da- ti hanno una sufficiente garanzia di ripetibilità o sono circoscritti al campione e al contesto inda- gati? Validità di costrutto (dalla teoria ni dati e dai dati alla teoria) Le operazioni di manipolazione e osservazione dei fenomeni si riferiscono effettivamente ai co- strutti teorici cui la ricerca fa riferimento? Validità statistica (valutazione quantitativa dei dati) Esiste realmente una relazione tra le variabili oggetto di studio? Questi risultati sono stabili o dipendono da fluttuazioni casunli dei dati? Validità ecologica (quanto dista la ricerca dalla «realtà»?) I risultati della ricerca mostrano ciò che succe- de nella realtà'o sono invece il frutto degli «ar- tefatti» creati al fine di rendere il fenomeno og- getro di studio indagnbile in situazione egotrol: lata? 9. IL CONTROLLO | controllo rappresenta l'altra faccia della medaglia della validità; è il mezzo attraverso cui il ricercatore tenta di neutralizzare le possibili minacce alla validità della ricerca. L'obiettivo del controllo è quello di annullare la possibile influenza di variabili parassite in modo che l'effetto della variabile indipendente possa essere isolato o comunque non sia mascherato dall'effetto di altre variabili. MINACCIA ALLA VALIDITÀ INTERNA: UN ESEMPIO DI ERRORE SPERIMENTALE Un ricercatore vuole studiare la relazione tra il metodo di insegnamento e apprendimento della statistica in studenti del primo anno di psicologia. Il ricercatore ha pensato di esaminare due diversi corsi di statistica: > CORSOA: didattica tradizionale e le lezioni sono svolte il tardo pomeriggio; > CORSO B: didattica innovativa e le lezioni sono svolte a metà mattinata. L'efficacia del metodo verrà studiata tramite un test di profitto. RISULTATI: Il corso B sembra avere inciso positivamente sull'apprendimento della statistica. In questa è ricerca vi è però un errore in quanto l'orario potrebbe aver fatto la differenza, ma è stato confuso con la variabile indipendente ovvero il metodo di insegnamento. Per rimediare all'errore occorre controllare la variabile che potrebbe mascherare l'effetto della variabile indipendente, tenendo la fissa. Solo così si può essere certi che il comportamento osservato sia determinato unicamente dalla variabile indipendente quindi occorre che entrambi i corsi frequentino le lezioni nella stessa fascia oraria. ALTRO ESEMPIO DI ERRORE SPERIMENTALE Un ricercatore vuole verificare l'ipotesi che il sovraffollamento determina i comportamenti aggressivi nei ratti. Vengono studiati due gruppi da 30 ratti: > GRUPPO 1 è posto in condizione di sovraffollamento (30 ratti in una gabbia che può contenerne 10); > GRUPPO2 non è posto in una condizione di sovraffollamento. Per una disattenzione i ratti del gruppo uno non hanno ricevuto cibo a sufficienza negli ultimi giorni (variabile parassita). Se il ricercatore avesse attuato una randomizzazione (assegnazione casuale dei soggetti alle condizioni sperimentali che ci permette la formazione di gruppi omogenei) il peso della variabile parassita sarebbe stata annullata. MINACCE ALLA VALIDITÀ ESTERNA Spesso i problemi delle ricerche possono indipendente è costretta ad assumere (l'articolazione in livelli più semplice prevede la presenza o l'assenza di trattamento o due distinte modalità di trattamento es. incontri quotidiani in un gruppo e settimanali nell'altro). Il trattamento indicato con il simbolo X,e si differenziano i vari livelli con X1, X2... avendo cura di specificarne i valori; la sua assenza invece non viene indicata. — Il concetto di manipolazione è strettamente connesso a quello di trattamento, e si riferisce ai diversi livelli di trattamento in condizioni differenti. Inoltre è importante il concetto di osservazione, indicato con O, che consiste nela rilevazione (con qualsiasi strumento) dei valori della variabile dipendente a seguito o meno di una manipolazione della variabile indipendente. Infine nei disegni di ricerca possiamo distinguere: — Il gruppo sperimentale (Gs), ovvero il gruppo che viene sottoposto ad un determinato trattamento necessario per l'individuazione di un possibile nesso causale tra la variabile dipendente e quella indipendente; — Il gruppo di controllo (Gc) rappresenta il termine di paragone per il gruppo sperimentale. È fondamentale che tra i due gruppi vi sia uguaglianza prima del trattamento, in questo modo ogni differenza nei comportamenti dopo il trattamento sarà riconducibile a quest'ultimo. 2.2 LE MANIPOLAZIONI DELLA VARIABILE INDIPENDENTE Sulla base del tipo di variabile indipendente che viene usata (whitin participants o between participants) possiamo distinguere due tipi di disegni fattoriali: I. Disegno entro i soggetti quando tutti i soggetti vengono sottoposti a tutte le diverse condizioni sperimentali (VI--> whitin participants). Esso ha il vantaggio di non doversi porre il problema dell'omogeneità del gruppo in quanto vi è un solo gruppo, però ha un limite in quanto ponendo gli stessi soggetti a condizioni differenti le esperienze precedenti possono influenzarli e condizionarli nelle esperienze successive. Un modo per risolvere tale problema sarebbe creare più gruppi che vengono sottoposti in ordine differente ai vari trattamenti. II. Disegno tra i soggetti quando i differenti gruppi sono sottoposti a condizioni sperimentali diverse; vi è un gruppo per ogni livello di ogni variabile indipendente (VI + between participants). Esso ha il vantaggio di permettere al ricercatore di fare più osservazioni contemporaneamente per poi confrontare i dati raccolti però ha lo svantaggio di dover pensare all'omogeneità del gruppo che dipende dalla randomizzazione, ma essendo gruppi formati da pochi soggetti non sempre il caso è sufficiente alla formazione di gruppi omogenei. 2.3 DISEGNI A SINGOLO FATTORE | più semplici disegni sperimentali sono realizzati manipolando un solo fattore per volta. Tali disegni sono: *. DISEGNO DI RICERCA “ONE SHOT” è il disegno di ricerca più semplice; esso però non viene considerato un vero e proprio esperimento, piuttosto è considerato un disegno pre-sperimentale. TRATTAMENTO POST-TEST € GGs Xx Ol Il disegno coinvolge un unico gruppo di partecipanti (Gs) a cui viene somministrato un trattamento sperimentale (X) e successivamente viene rilevato il valore della variabile osservata (tramite l'osservazione O1) al post-test. Il limite di questo disegno di ricerca è la mancanza del pre-test e di un gruppo di controllo; pertanto i risultati vengono confrontati con i dati presenti negli archivi. Questo disegno di ricerca viene solitamente utilizzato quando accade qualcosa di imprevedibile che non è sotto il controllo dello sperimentatore (es. si utilizza per studiare gli effetti di avvenimenti catastrofici — alluvioni, terremoti, pandemie...- sugli individui. Chiaramente i fenomeni di tale portata determinano conseguenze come depressione, ansia, smarrimento..). *. DISEGNO DI RICERCA PRIMA-DOPO Introduce rispetto al disegno one-shot un controllo aggiuntivo che consiste in una rilevazione precedente al trattamento (pre- test). Ciò è di fondamentale importanza per effettuare un confronto tra la situazione precedente e quella successiva al trattamento. PRE-TEST TRATTAMENTO POST-TEST ©) Gs Ol Xx 02 EFFETTO CAUSALE (01 - 02) Mettere a confronto O1- O2 significa mettere in evidenza la relazione di un effetto causale tra la variabile indipendente e la variabile dipendente; ciò significa che l'intervento del ricercatore ha determinato delle variazioni sulla variabile dipendente a seguito della manipolazione della variabile indipendente. Un'inferenza di questo tipo però è difficilmente accettata a causa dello scarso livello di controllo. Questo disegno di ricerca presenta un limite: la mancanza di un gruppo di controllo che ci permetta di sapere se la differenza tra O1- O2 è stata indotta dal trattamento o se quel cambiamento si può presentare in maniera spontanea. Uno dei possibili fattori che sono responsabili di effetti di disturbo può essere rappresentato dal_tempo che intercorre tra la prima e la seconda osservazione (ovvero dai fattori storico maturazionali). Proprio per questo motivo anche questo disegno di ricerca è considerato un disegno di ricerca pre-sperimentale. DISEGO CON GRUPPI DI CONTROLLO AD UNA SOLA CONDIZIONE POST-TEST (DISEGNO “SOLO DOPO” A 2 o PIÙ GRUPPI) è uno dei disegni di ricerca più semplici e più utilizzati e si avvale della classica distinzione tra gruppo sperimentale e gruppo di controllo. TRATTAMENTO POST-TEST (1) Gi Gs Xx Oi (1) G2 Ge 02 EFFETTO CAUSALE (01 - 02) Un gruppo riceve il trattamento sperimentale (gruppo sperimentale), mentre l'altro non riceve alcun trattamento (gruppo di controllo). Si mette a confronto O1 — O2 per capire sei il trattamento ha avuto un effetto, ovvero se la variabile indipendente ha avuto effetto sulla variabile dipendente. È chiaro che l'osservazione dei due gruppi deve avvenire nello stesso momento e nelle stesse modalità il modo da escludere l'intervento di fattori contestuali legati al momento o all'ambiente di rilevazione. Questo disegno di ricerca ha un limite cioè la mancanza del pre-test che non dà modo di testare l'omogeneità dei gruppi. La sua validità è subordinata alla capacità di creare due gruppi equivalenti mediante il processo di randomizzazione. La mancata equivalenza potrebbe condurre a una differente interpretazione dei risultati. DISEGNO A GRUPPI DI CONTROLLO NEL PRE-TEST E NEL POST-TEST (DISEGNO “PRIMA-DOPO” A 2 O PIU GRUPPI) è relativamente diffuso nelle ricerche psicosociali poiché garantisce un buon livello di controllo senza risultare eccessivamente complesso. Anche in questo disegno sono impiegati un gruppo sperimentale e un gruppo di controllo (ottenuti sempre tramite randomizzazione) e in entrambi i gruppi vi è la presenza del pre-test e del post-test. PRE-TEST TRATTAMENTO POST-TEST (1) Gi Gs Ol Xx 02 1) G2 Ge 03 04 A Mediante questo disegno è possibile evidenziare la differenza tra i gruppi a seguito del trattamento sperimentale (02- 04) e al contempo entro i gruppi tramite il confronto (01- 02 — 03 - 04) . La mancata equivalenza dei due gruppi è subito riscontrabile grazie al confronto tra le osservazioni del pre-test (O1 - 03). In caso di mancata equivalenza le rilevazioni condotte consentono di tenere conto di queste differenze in fase di analisi dei dati operando le opportune correzioni. Se non vi sono differenze tra (01 - O3) abbiamo verificato l'assunto di equivalenza. Inoltre vi è un confronto tra pre e post test nel gruppo di controllo (03 - 04) che non dovrebbe registrare cambiamenti in quanto vi è mancanza di trattamento (assunto di mancanza). L'utilizzo del disegno a gruppi di controllo nel pre-test e nel post-test ha dei vantaggi tra cui la possibilità di monitorare i fattori storici maturazionali spesso sottovalutati nei disegni sperimentali. Infatti il confronto tra O3 - 04 consente di osservare la naturale evoluzione del fenomeno: una mancata differenza tra queste due osservazioni indica che il fenomeno ha una sua stabilità temporale. AI contrario, l'esistenza di una differenza testimonia un'evoluzione temporale che potrebbe creare pericolose e incontrollate interazioni con il trattamento; ciò potrebbe compromettere la validità dei risultati ottenuti. Un altro vantaggio è la possibilità di analizzare la mortalità sperimentale: se essa è dovuta a fattori causali si distribuisce equamente sui due gruppi; se ciò non avviene significa che il trattamento causa la fuga dei partecipanti e rende i gruppi differenti al post-test per ragioni diverse dall'effetto diretto del trattamento sulla variabile dipendente. Lo svantaggio consiste nella possibile inferenza delle procedure di misurazione che possono modificare gli effetti del trattamento. Infatti noi non sappiamo se gli effetti che abbiamo messo in luce sarebbero comparsi anche in assenza del pre-test o se sarebbero stati diversi da quelli osservati. È possibile ovviare almeno in parte questo problema allontanando nel tempo il momento del pre-test dal trattamento. DISEGNO DI RICERCA IDEALE O DI SOLOMON è spesso definito ideale poiché in grado di tenere sotto controllo buona parte dei fattori che possono disturbare la rilevazione. Può essere considerato la combinazione dei disegni di ricerca precedenti e presenta vantaggi dati dalla presenza e dalla contemporanea assenza del pre-test in un unico disegno di ricerca. Esso presenta 4 gruppi creati attraverso la randomizzazione, ma di questi solo 2 ricevono il trattamento (G1 e G3), Mentre gli altri due fungono da gruppi di controllo. Inoltre solo due sono osservati in modo preventivo mediante un pre-test (G1 e G2) mentre tutti e quattro sono osservati al termine della somministrazione. PRE-TEST TRATTAMENTO POST-TEST (©) Gi Gs Ol Xx 02 (©) G2 Ge 03 04 (€) G3 Gs Xx Os (©) Ga Ge O6 Il disegno di Solomon nasce proprio per controllare il peso di effetti indesiderati. Esso riesce a risolvere il problema degli effetti di memorizzazione e apprendimento mettendo insieme sia la presenza che l'assenza del pre-test in modo da poter fare dei confronti incrociati e poter vedere se il pre-test ha avuto un'influenza negativa che distorce i risultati ottenuti nel post-test. Infatti confrontando 04 e O6 il ricercatore è in grado di capire sei i risultati siano stati determinati dal pre-test o meno. Il pre-test può influenzare alcune volte anche il trattamento e per capire se ciò avvienes i confrontano le osservazioni effettuate dopo il trattamento sia nel gruppo sperimentale che nel gruppo di controllo esposti al pre-test e si confrontano le osservazioni effettuate dopo il trattamento in assenza di pre-test. Questo permette di vedere se ci sono differenze o meno, se tali differenze sono presenti vuol dire che il pre-test ha determinato le variazioni. Quello che distingue il disegno ideale di Solomon da quello a gruppi di controllo nel pre-test e nel post-test è la possibilità di scartare l'eventualità che il pretesto abbia influenzato il gruppo sperimentale in modo diverso da quanto avviene nel gruppo di controllo. questo perché il disegno di Solomon permette di capire se le variazioni siano dovute al fatto che i soggetti sottoposti prima al pre-test e poi al trattamento abbiano © Viè il rischio che il pretesto interagisca col trattamento. Una variante di questa ricerca è stata proposta da Ercolani et al. PRE- TRATTA |POST- PRE-TEST|TRATTA |POST- TEST MENTO |TEST MENTO |TEST Gi (Gs) Ol xXx 02 03 x 04 Gospensione del trattamento) Essi idearono un disegno di ricerca quasi sperimentale prima dopo in cui vi è un osservazione prima del trattamento, poi il gruppo viene sottoposto al trattamento e vengono fatte altre due osservazioni per comprendere le variazioni dovute al trattamento. A questo punto il trattamento viene sospeso e viene fatta un'ulteriore osservazione. È opportuno ricordare che quando si a che fare con capacità, abilità apprese accumulabili e non eliminabili (saper leggere o scrivere) questo tipo di disegno non è adeguato. DISEGNO QUASI-SPERIMENTALE A GRUPPO DI CONTROLLO NON- EQUIVALENTE è il più classico e diffuso tra i gruppi di ricerca quasi-sperimentali e corrisponde all'altrettanto comune disegno a gruppi di controllo nel pre-test e nel post- test, ma in questo manca l'assegnazione causale dei soggetti ai gruppi. Per controllare se i due gruppi sono omogenei basta mettere a confronto le osservazioni pre-test (01e 02) e se non dovessero risultare tali, si può valutare l'entità di discrepanza e tenerne conto durante l'analisi dei dati. PRE-TEST TRATTAMENTO POST-TEST Gi (Gs) Ol Xx 03 G2(Gc) 02 04 E un ottimo strumento di ricerca per condurre indagini sui gruppi naturali mantenendo un buon grado di controllo sugli effetti presenti sul piano di analisi. Oltre al controllo dell'omogeneità dei gruppi esso permette di controllare gli effetti storico-maturazionali mettendo a confronto le osservazioni del gruppo del controllo (02 - 04), per cui se le due osservazioni non variano e rimangono stabili vuol dire che la variabile non muta spontaneamente senza il trattamento. Quindi per comprendere se è i trattamento a causare una variazione occorre confrontare le due osservazioni post-test nei due gruppi differenti (03 — 04). Il disegno quasi-spreimentale a gruppo di controllo non-equivalente può essere strutturato anche in modo più complesso e articolato: TEMPO1 |TRATTA TEMPO 2 |TRATTA |TEMPO3 MENTO MENTO Gi o | Xx O: 0: Ga 04 Os x 06 G3 O7 Os O9 Aumentando i momenti di rilevazione e aumentando il numero dei gruppi possiamo incrementare la validità interna. DISEGNO A PIANI SIMULATI “PRIMA-DOPO” Il disegno a campioni differenti nel pre-test e nel post-test prevede un confronto tra due campioni diversi estratti dalla stessa popolazione, in cui il gruppo di controllo viene osservato prima del trattamento e il campione del gruppo sperimentale viene osservato dopo il trattamento(O1- 02). Scostamenti dalle attese vengono interpretati come determinate dal trattamento. PRE-TEST TRATTAMENTO |POST-TEST G1 (Gs) XxX O2 | G:(69) Oi | x | | Tuttavia vi è qualche dubbio sull'effettiva origine delle differenze osservate. Così, per poter dichiarare con certezza che eventuali differenze dipendano dal trattamento e non da un'evoluzione spontanea della variabile, Campbell e Stanley ebbero l'idea di includere un terzo gruppo estratto sempre casualmente dalla stessa popolazione di riferimento. TEMPO 1 TEMPO 2 |TRATTAMENTO| TEMPO3 (1) G1 (Ge) Ol Xx (1) G2 (Ge) 02 Xx @) G3 (Ga) x 0 Da qui nasce il disegno a piani simulati prima-dopo che prevede un confronto tra due diverse misurazioni in due gruppi di controllo diversi senza il trattamento (01- 02). Se in questo confronto (O1 - 02) i risultati sono diversi vuol dire che vi è stata un'evoluzione spontanea; mentre se i risultati sono uguali vuol dire che non sono intervenuti fattori maturazionali. Inoltre se nel confronto che riguarda le misurazioni di un gruppo di controllo prima del trattamento e le misurazioni del gruppo sperimentale dopo il trattamento (02 - 03) i risultati sono diversi, tale cambiamento è probabile che sia dovuto al trattamento. Un_vantaggio importante di questo disegno vi è la possibilità di tenere sotto controllo l'eventuale problema derivante dalla possibile influenza pre-test (es. i soggetti intuiscono l'obiettivo della ricerca oppure si presenta un effetto di memorizzazione...) sul trattamento e sul post-test; mentre il suo_svantaggio consiste nell'impossibilità di escludere che gli eventi accaduti abbiano modificato, da soli o insieme al trattamento, il valore della variabile osservata nel post-test dal ricercatore. L'utilizzo di questi disegni è nella maggior parte dei casi rivolto situazioni di ricerca sul campo in cui ricercatore è costretto a generalizzare il trattamento sperimentale a tutti i partecipanti o quando egli indaga l'effetto di trattamenti che vengono introdotti da agenti esterni alla ricerca (es. partiti politici, amministrazioni locali, agenzie di pubblicità...). Tuttavia, qualora sia possibile applicarla, esiste un'alternativa più robusta il disegno appena descritto ovvero il piano campioni differenti nel pre-test e nel post-test con o senza trattamento. PRE-TEST TRATTAMENTO POST-TEST (©) Gi (Gc) Ol Xx (1) G2 (Gs) Xx 02 (1) G3 (Gc) 03 (1) Ga (Gs) 04 Questo disegno è utilizzato nel caso in cui non tutta la popolazione sia sottoposta al trattamento e prevede due gruppi di controllo e due gruppi sperimentali: le misurazioni nei gruppi di controllo vengono svolte prima del trattamento (01 - 03) mentre quelli del gruppo sperimentale dopo il trattamento (02 - 04); inoltre il trattamento viene somministrato solo ad un gruppo di controllo (G1) e ad un gruppo sperimentale (G2). In questo modo oltre a tenere sotto controllo i fattori maturazionali come in precedenza; è possibile controllare anche l'effetto dei fattori storici in quanto non è possibile escludere un interazione tra trattamento e fattori storici. In questo modo vi è quindi un incremento netto della validità interna rispetto ai disegni precedenti. DISEGNO QUASI-SPERIMENTALE A SERIE TEMPORALI INTERROTTE è un disegno utile quando è ricercatore lavora con un gruppo di partecipanti con caratteristiche specifiche e speciali (es. team di tecnici, pazienti in piscoterapia...); questo rende però difficile la scelta di un altro gruppo con il quale effettuare il confronto. Se ad esempio il ricercatore vuole studiare quanto può essere efficace un determinato trattamento (psicoterapeutico) per la modifica di una variabile (ansia) e sta lavorando su un gruppo di pazienti clinici è difficile sezionare un altro gruppo di pazienti poiché sono talmente tante le caratteristiche specifiche e speciali di ogni singolo soggetto che fa parte di quel gruppo che è meglio lavorare su un unico gruppo. È bene non ragionare in termini di confronto tra gruppi quando si ha a che fare con “gruppi di soggetti particolari”. Ciò che invece aiuta è aumentare i tempi di osservazione. Si attuano più osservazioni prima del trattamento per controllare la stabilità nel tempo di una variabile (O1- O2- 03- 04- 05) e poi si attuano più osservazioni dopo il trattamento (O6 - O7 - O8 — O9) per verificare se esso ha causato un cambiamento e quanto quest'ultimo sia efficace e duraturo (ad es. l'ansia potrebbe avere un evoluzione spontanea ancora prima di iniziare il trattamento per cui il ricercatore si aspetta che rimanga stabile, cioè alto il livello di ansia, prima del trattamento, ma si aspetta anche un abbassamento del livello dell'ansia tra le osservazioni Os e Os in quanto vi è di mezzo il trattamento). T1-T2-T3-T4.T5 T6-T7-T8-T9 | Gì (Gs) 01-02-03-04-Os x | 06-07.08.0s | Dalla sesta osservazione in poi le osservazioni dovrebbero essere uguali; ciò indica che esse sono in grado di mantenersi nel tempo. Molto spesso a causa di un trattamento terapeutico c'è un miglioramento iniziale, ma con il trascorrere del tempo è possibile vi sia una ricaduta; motivo per il quale questo disegno è utile in ambito clinico non solo per vedere l'efficacia del trattamento terapeutico e la durata di quest'ultimo in termini di follow-up. VANTAGGIO: Rispetto ai piani quasi-sperimentali prima-dopo, questo disegno introduce un'importante innovazione data dal numero di osservazioni ripetute che permette di controllare gli eventi esterni (fattori storici o maturazionali) che possono influire sui risultati dell'indagine. LIMITE: Questo disegno resta però vulnerabile all'effetto di fattori storici se l'evento inatteso si verifica in concomitanza con l'introduzione del trattamento (tra le osservazioni 05 e 06). Per risolvere tale inconveniente occorre che non trascorra un tempo particolarmente lungo tra l'ultima osservazione prima del trattamento e la prima osservazione dopo il trattamento (05 e 06). Inoltre la presenza di una sequenza ripetuta di rilevazioni tende a modificare l'intera situazione sperimentale, dato che le misurazioni ripetute tendono a influenzare l'oggetto stesso rilevato. Per questo motivo questo genere di indagine viene svolta solitamente con metodologie osservazionali poiché l'applicazione ripetuta degli stessi strumenti psicometrici comporta problemi dovuti all'assuefazione e alla regressione statistica dei punteggi; problemi non risolvibili che causano la perdita di validità. Un'altra minaccia alla validità interna di questo disegno è il pericolo della mortalità sperimentale. Scegliere soggetti particolarmente motivati o dai soggetti una motivazione per continuare a partecipare all'esperimento rischia di sovrapporre all'effetto del trattamento sperimentare l'azione della motivazione; per questo motivo l'unica soluzione possibile è quella di aumentare la numerosità campionaria iniziale. Il disegno di ricerca a serie temporali interrotte presenta anche un inconveniente intrinseco, ovvero non è possibile, nella fase di trattamento, separare le influenze specifiche della manipolazione dalle influenze dovute a fattori diversi, soprattutto fattori storici. Per isolare gli effetti specifici del trattamento Dobbiamo creare due serie temporali parallele in cui le osservazioni vengono condotte contemporaneamente. In questo modo le divergenze tra le due serie sono attribuibili all'opera del ricercatore perché i fattori storici e maturazionali agiscono su entrambe le serie. PRE-TEST TRATTAMENTO | POST-TEST | può essere costituito da un individuo, un gruppo o un'organizzazione) che è venuto all'attenzione del ricercatore. L'intero procedimento mira a emettere una diagnosi e a proporre un trattamento terapeutico. Pertanto ha un duplice obiettivo: uno conoscitivo (obiettivo condiviso anche con altre metodologie) e uno trasformativo (che contraddistingue lo studio del caso singolo). Lo scopo del metodo clinico è quindi quello di arricchire la conoscenza di una circostanza specifica e non quello di giungere a conclusioni generali, infatti i risultati ottenuti non possono essere generalizzati. Lo studio del singolo caso si articola in 5 fasi: 1. La prima fase prevede un'indagine anamnestica della storia del soggetto che si sta studiando che permette di ottenere una descrizione, il più dettagliata possibile, dello stato attuale del problema e delle circostanze passate che hanno condotto a questa situazione. 2. Successivamente si formulano delle ipotesi sui fattori che regolano la situazione attuale basandosi sulle informazioni ottenute durante la prima fase. 3. Dopo si cerca un riscontro alle ipotesi utilizzando dei test (soggettivi, oggettivi o di personalità), dei colloqui e le osservazioni. Se le ipotesi non trovano conferma occorre correggerla; mentre se l'ipotesi risulta confermata si passa alla fase successiva. 4. La quarta fase sancisce l'inizio del lavoro prettamente terapeutico che permette di svolgere l'obiettivo trasformativo superando le problematiche iniziali. 5. Infine si possono constatare gli effetti del trattamento tramite i cambiamenti ottenuti e, nel caso non sopraggiungesse alcun cambiamento, si deve tornare alla terza fase 0, se necessario, alla seconda. VANTAGGI: Lo studio dei casi presenta diversi vantaggi tra cui il fatto che è una fonte di idee e ipotesi da verificare estremamente feconda; consente di effettuare delle descrizioni in profondità; consente di analizzare il flusso delle interazioni umane e perciò consente di descrivere gli individui nella loro piena complessità. Esso inoltre è il primo metodo usato quando si vuole indagare un area nuova. LIMITI: | suoi vantaggi sono anche motivo di notevoli limitazioni in quanto lo studio del singolo caso risulta inefficace quando si intende esaminare un campo ben strutturato ed i dati raccolti attraverso tale procedimento sono spesso incompleti o difficili da confrontare tra uno studio e l'altro e proprio per questo i risultati ottenuti non sono generalizzabili. 2. METODI DESCRITTIVI Dopo i metodi storici ci sono i metodi descrittivi che forniscono immagini precise di un particolare fenomeno e permettono di identificarne le componenti essenziali ed eventualmente permette anche di descrivere la relazione che tra esse intercorre. Tra i metodi descrittivi distinguiamo: o LA RICERCA OSSERVAZIONALE Quando si parla di osservazione si intende che il ricercatore si limita ad osservare gli avvenimenti senza poter manipolarli. In questo modo egli raccoglie le informazioni nel modo più accurato, efficace e completo. Il ricercatore deve quindi registrare il comportamento senza tentare di influenzarlo. Il compito del ricercatore non è mai di osservare genericamente ciò che fa la gente, ma è quello di analizzare, sulla base di obiettivi ben precisi, uno specifico tipo di comportamento. L'osservazione a poche regole rigide ed inderogabili; le più importanti sono che il ricercatore deve registrare in modo accurato tutti i comportamenti che gli appaiono interessanti nel momento in cui si verificano ed inoltre egli deve utilizzare una varietà di misure per accertarsi che le osservazioni siano rappresentative e non dipendono da una misura soltanto. Nel corso degli anni sono state lavorate diverse tipologie di ricerca osservazionale che si distinguono per: = La strutturazione ambientale, infatti vi sono due tipi di osservazione: > Osservazione naturale prevede un'osservazione del fenomeno nell'ambiente naturale in cui avviene; > Osservazione artificiale prevede la riproduzione in laboratorio della o situazione che voglio studiare e lì la osservo. È una metodologia particolarmente utile quando un evento si presenta raramente in modo spontaneo. = Ilvincolo imposto dal ricercatore all'ambiente in cui si realizza l'osservazione, per cui distinguiamo: >» Osservazione strutturata prevede che l'attenzione del ricercatore si soffermi solo su alcuni aspetti specifici del fenomeno; > Osservazione non strutturata prevede che il ricercatore non si focalizzi su un comportamento specifico, ma osservi in modo generale tutte le caratteristiche del fenomeno. = La partecipazione dello sperimentatore alla scena monitorata, e distinguiamo: > Osservazione naturalistica (o etologica) è un'osservazione non intrusiva e consiste nel ricercatore che studia il comportamento di un soggetto senza che questo sia disturbato in aleun modo dal processo osservazionale. In genere questo è il metodo privilegiato per studiare il comportamento di alcune specie animali nel loro habitat naturale. > Osservazione partecipante chi osserva entra nella scena da analizzare per cui ciò che caratterizza l'osservazione partecipante è lo sforzo di vedere un'attività comportamentale dal punto di vista di uno che sta dentro un particolare contesto. L'osservatore Si può mescolare i soggetti con fare discreto senza dare nell'occhio Oppure può entrare a far parte del contesto in modo più attivo ed esercitando un ruolo più centrale. Egli deve farsi accettare dal gruppo, ma ciò può avvenire solo dopo una fase preliminare di integrazione all'interno del gruppo stesso. Un_problema dell'osservazione partecipante è che far parte di un gruppo comporta problemi di obiettività; occorre pertanto che ricercatore tragga un bilancio fra i vantaggi connessi al prendere il punto di vista dei membri del gruppo e mantenere la propria obiettività scientifica. Inoltre tale osservazione può essere reattiva: può mettere a disagio i soggetti e quindi indurli a tenere un comportamento diverso da quello che avrebbero assunto se non fossero stati osservati. LA RIERCA CORRELAZIONALE è caratterizzata da una maggiore sistematicità e permette di studiare le relazioni che intercorrono tra le variabili di interesse anche se se non possono essere manipolate dal ricercatore. Rispetto al metodo osservazionale quello correlazionale può essere considerato un perfezionamento in quanto non si accontenta di descrivere una serie di comportamenti o eventi, ma permette di determinare se gli eventi indagati sono associati e permette di esprimere quantitativamente l'entità di questa relazione mediante stime statistiche della covarianza. Inoltre l'approccio correlazionale consente di fare delle previsioni: se tra due variabili si individua un'alta associazione, non solo il ricercatore può descrivere la relazione che lega le due variabili, ma può anche predire il valore di una di esse quando conosce il valore dell'altra. Tuttavia si rilevano 2 importanti /imiti, ovvero: l'analisi dei dati non consente di affermare la direzione della relazione individuata; e il possibile intervento di una terza variabile. Ad ogni modo, laddove non abbiamo alternativa è comunque utilissima. Gli STUDI GENETICI, nell'ambito della psicologia, mostrano come una determinata caratteristica varia nel tempo. Essi indagano quindi lo sviluppo del comportamento analizzando i cambiamenti che hanno luogo nel corso del tempo ed utilizzano due tipi di approccio: = Approccio longitudinale fa riferimento al metodo di studio che si utilizza per studiare un dato fenomeno seguendo il cambiamento di una data caratteristica nel tempo (es. si prendono in considerazione sempre gli stessi bambini e si studia come cambia il loro vocabolario a 18 mesi, a 24 mesi, a 30 mesi...). Il ricercatore sceglie quindi un gruppo di soggetti e rileva a intervalli fissi i cambiamenti di qualche caratteristica (es. livello di pregiudizio o intolleranza di una società; livello di autonomia dai genitori da parte di un gruppo di adolescenti, ...). Esso però presenta rischi connessi alla mortalità sperimentale. = Approccio trasversale lo studio non si focalizza sempre sugli stessi soggetti nel tempo ma utilizzo soggetti diversi in momenti diversi (es. si prendono 3 gruppi di bambini, un gruppo contiene bambini a 18 mesi, uno a 24 e uno a 30 mesi e si studia il loro vocabolario). Esso assume in maniera aprioristica che i diversi gruppi testati rappresentino momenti distinti di evoluzione di un fenomeno lungo uno stesso continuum. LIMITI: Per quanto riguarda l'approccio longitudinale, il fatto di lavorare sullo stesso gruppo di soggetti determina il rischio di mortalità sperimentale; cosa che invece non vi è seguendo un approccio sperimentale. Un altro limite che riguarda l'approccio longitudinale, ma non l'approccio trasversale, sono i fattori storico maturazionali. Infine un altro limite dell'approccio longitudinale è che è molto_più faticoso rispetto a quello trasversale che è più semplice, rapido e conveniente. L'unico serio problema dell'approccio trasversale è ovviamente la diversità dei gruppi (disomogeneità dei gruppi). In in realtà non si può stabilire se un metodo sia più utile dell'altro; è il ricercatore che decide quale metodo utilizzare in base al tipo di ricerca che deve affrontare; tenendo sempre in considerazione i limiti e i vantaggi di quegli approcci. RELAZIONI TRA LE VARIABILI La relazione tra le variabili più semplice la relazione diretta che si ha quando due variabili sono legate da un nesso causale diretto per cui il variare della variabile causa causa il variare della variabile effetto. Gli elementi essenziali di questo tipo di relazione sono: — Assimmetria: il nesso si muove solo in una direzione; — Immediatezza del nesso. Relazione diretta x= assunzione di cibo —__ y= senso di sazietà Un altro tipo di relazione tra variabili è la relazione causale reciproca in cui viene meno la simmetria del rapporto. E come se avessimo un_effetto retroattivo, come se ci fosse un circolo tra le variabili: la variabile x causa un mutamento alla variabile y e viceversa. R. causale reciproca x= prezzo di un prodotto ° y= domanda Un ulteriore tipo di relazione è la relazione spuria in cui entra in gioco una terza variabile, detta variabile di controllo che agisce casualmente sia sulla variabile x che sulla variabile y. Non c'è una relazione tra x e y, o meglio questa relazione è data dalla terza variabile (2). Relazione spuria x= misura delle scarpe -—/ = --- -— y= ampiezza del vocabolario di un bambino del bambino z= età COME SI SCRIVE UN RAPPORTO DI RICERCA - Capitolo 10 Una volta portata a termine una nuova indagine, il ricercatore generalmente procede alla sua pubblicazione affinché i risultati ottenuti possano essere divulgati all'interno della comunità scientifica. Solitamente la comunicazione scientifica avviene tramite la pubblicazione d'archivio, cioè un articolo pubblicato su una rivista specialistica. Tuttavia vi sono anche altri metodi come la presentazione del lavoro durante i convegni professionali, o per contatto telefonico o per e-mail tra colleghi. In questo ultimo modo si formano le "università invisibili", cioè gruppi non ufficiali di ricercatori con interessi scientifici comuni. Qualunque sia la modalità di pubblicazione il ricercatore deve fare prima delle scelte: — Inizialmente deve decidere se pubblicare o meno la ricerca. — Poi deve decidere cosa pubblicare: quando lo studio è particolarmente ampio si decide cosa pubblicare in modo da renderlo il più chiaro possibile oppure si decide di suddividerlo in più parti. — Inoltre deve decidere dove pubblicare (su una rivista, presentarlo ad un convegno, inserirlo come capitolo di un libro...). — Successivamente deve decidere quando pubblicare: se si tratta di uno studio longitudinale il ricercatore può decidere di iniziare a pubblicarlo ai primi risultati rilevanti, oppure quando i risultati sono più robusti. — Infine deve decidere chi pubblicare: il nome degli autori può essere inserito in ordine alfabetico oppure in base alla rilevanza del contributo di ciascuno di loro. 1. PREPARARE UN RAPPORTO DI RICERCA Il modo in cui l'indagine è presentata fa parte della sua validità: una buona ricerca scritta male corre il rischio di non essere mai accettata per la pubblicazione e quindi rischia di non essere condivisa dalla comunità stessa. Prima di scorgere l'articolo è importante informarsi sulle norme per i collaboratori della rivista sulla quale si vuole scrivere per poi accertarsi di rispettarle. Inoltre è importante che l'autore non si limiti a descrivere ciò che ha fatto, ma deve rendere evidente in che modo la sua ricerca contribuisca all'avanzamento delle conoscenze all'avanzamento delle conoscenze sul fenomeno investigato. E di centrale importanza che, nel redigere il suo rapporto, l'autore non presenti tutti i risultati ottenuti e tutti i dettagli, ma esclusivamente la loro selezione e questo perché l'eccesso di informazione annacqua l'informazione realmente rilevante. Infine il ricercatore deve essere onesto nel presentare gli esiti delle proprie indagini (la comunità scientifica punisce anche con l'espulsione chi falsifica i risultati della propria ricerca). 1.1 LE PARTI CHE COMPONGONO UN RAPPORTO DI RICERCA Generalmente un resoconto di ricerca si compone di diverse sezioni (l'introduzione, il metodo, i risultati e la discussione sono le più importanti): o TITOLO Solitamente il ricercatore cerca di inserire nel titolo, con il minor numero possibile di parole, i concetti più rilevanti del proprio studio e il tipo di popolazione presa in esame. A volte è possibile includere sotto forma di sottotitoli le particolari procedure metodologiche (es. ricerca longitudinale, studio osservazionale, indagine pilota...). © AUTORI E ISTITUTO DI APPARTENENZA Solitamente i nomi dei ricercatori che hanno svolto la ricerca sono scritti in ordine di importanza facendo riferimento al contributo fornito. A a volte però i nomi degli autori sono scritti in ordine alfabetico e ciò succede soprattutto quando gli autori hanno contribuito in parti uguali al lavoro. Se il lavoro è svolto da 2 a 5 autori vano indicati tutti, mentre se il lavoro è svolto da 6 o più autori si cita solo il primo e, nella lista finale dei riferimenti verranno indicati tutti i cognomi e le iniziali dei primi sei autori. o RIASSUNTO Lo scopo del riassunto è descrivere in modo sintetico ma chiaro tutta la ricerca. Occorre quindi descrivere gli scopi della ricerca, la popolazione indagata, le procedure di selezione dei partecipanti e se è stato usato un disegno di ricerca, il modo in cui i soggetti sono stati assegnati alle condizioni sperimentali, i risultati più importanti e le conclusioni. Esso è fondamentale perché inserito nei repertori bibliografici e proprio per questo viene spesso redatto come ultimo. o INTRODUZIONE L'autore rende conto della prima fase dell'indagine, cioè l'enunciato del problema. Lo scopo dell'introduzione è comunicare la necessità di compiere lo studio, i punti principali che esso intende chiarire e la sua unicità se questo studio è messo a confronto con ricerche precedenti. Nell'introduzione sono perciò presenti le descrizioni delle fonti bibliografiche riguardante il proprio oggetto di indagine e l'elaborazione delle ipotesi. È necessario evitare sia introduzioni troppo vaghe e generiche che introduzioni specialistiche.. o. METODO L'autore descrive in modo accurato il piano della ricerca con le specifiche procedure che sono state impiegate per attuare l'operazionalizzazione delle variabili. Egli inoltre spiega chi sono i partecipanti alla ricerca, quali controlli procedurali sono stati messi in atto, quali sono le tecniche di rilevazione dei dati e le procedure spiegate. Lo scopo della sezione metodo è quella di permettere al lettore di replicare la ricerca fornendo tutti i dettagli essenziali e di far sì che il lettore possa valutare la validità delle conclusioni in rapporto al metodo utilizzato. © RISULTATI Questa sezione è dedicata all'analisi dei dati. Di solito i risultati vengono illustrati sotto forma di grafici e/o tabelle. Tutti i grafici e le tabelle devono avere un titolo e un numero al quale occorre fare riferimento nel testo. o DISCUSSIONE L'autore rende conto dell'interpretazione dei risultati e dell'eventuale riformulazione del modello teorico di partenza. La discussione prevede quindi un dibattito sulla corroborazione delle teorie correnti o la proposta di modifiche al modello che si traducono in nuove ipotesi. © RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI Quest'ultima sezione contiene l'elenco di tutte le opere citate nel testo. È importante che l'elenco delle fonti bibliografiche contenga tutti i lavori citati nel manoscritto; non può contenere lavori non citati. 2.1 LA CITAZIONE ALL'INTERNO DEL TESTO All'interno di un testo scientifico le citazioni possono svolgere 3 funzioni differenti: — Possono servire per analizzare o interpretare uno scritto altrui; — Possono essere impiegate a sostegno della propria interpretazione; — Possono mostrare che le proprie idee si basano su quelle di altri autori. Possiamo distinguere due tipi di citazioni: * CITAZIONE INDIRETTA si ha quando si riposta il pensiero di un altro autore parafrasandolo. È opportuno segnalare il cognome dell'autore a cui si fa riferimento e l'anno di pubblicazione. * CITAZIONE DIRETTA si ha quando si riportano, in modo letterale, le parole di un autore. La citazione va posta tra virgolette o devono essere evidenziate utilizzando un carattere più piccolo o ancora devono essere evidenziate tramite un rientro del corpo del testo. Se vi è qualche aggiunta alla citazione deve essere inserita tra le parentesi quadre mentre si vi è un'omissione va indicata utilizzando i tre puntini di sospensione. Se la citazione è più lunga di 40 parole va posta separatamene rispetto al resto del testo, in carattere più piccolo. 2.2 | LIBRI Quando si scrive un libro il titolo è molto importante. Innanzitutto va indicato il cognome dell'autore seguito da una virgola e l'iniziale puntata del suo nome; poi va inserita la data di edizione tra parentesi. Segue così il titolo posto in corsivo con la prima lettera maiuscola e seguito da un punto. Infine vanno indicati il luogo di edizione (città dove la casa editrice ha la sede legale) seguito dai due punti e la casa editrice.