Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto per superare le preselettive del TFA sostegno, Guide, Progetti e Ricerche di Pedagogia

Ho raccolto in un unico file tutti gli argomenti utili per poter superare le preselettive per il TFA sostegno, è un mix di appunti che comprende sia riassunti dal libro dell'edizione simone sia edises più altri argomenti richiesti per la prova.

Tipologia: Guide, Progetti e Ricerche

2019/2020

In vendita dal 12/01/2024

Jumpergx
Jumpergx 🇮🇹

4.3

(24)

8 documenti

1 / 255

Toggle sidebar

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto per superare le preselettive del TFA sostegno e più Guide, Progetti e Ricerche in PDF di Pedagogia solo su Docsity! TFA sostegno 2 - INDICE – Legislazione Scolastica INSEGNAMENTO ......................................................................................................................................... 5 LE RIFORME SCOLASTICHE NELLA STORIA .................................................................................. 10 AUTONOMIA SCOLASTICA ................................................................................................................... 19 ORDINAMENTI DIDATTICI .................................................................................................................... 24 ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO ........................................................................................................ 31 CONTINUITÀ .............................................................................................................................................. 32 GOVERNANCE ........................................................................................................................................... 34 ORGANI COLLEGIALI ............................................................................................................................. 38 DS .................................................................................................................................................................. 43 PERSONALE ATA ............................................................................................................................................ 44 ISCRIZIONI e VACCINAZIONI ............................................................................................................... 46 PATTO DI CORRESPONSABILITÀ & CONTRATTO FORMATIVO ................................................ 47 PTOF ............................................................................................................................................................. 48 PROGRAMMAZIONE & PROGETTAZIONE ....................................................................................... 51 REGOLAMENTO D’ISTITUTO ............................................................................................................... 52 COMPETENZE CHIAVE e DOCUMENTI EUROPEI ........................................................................... 53 IRC ................................................................................................................................................................ 57 VALUTAZIONE DEGLI ALUNNI ............................................................................................................ 58 VALUTAZIONE E AUTOVALUTAZIONE DELLE SCUOLE ............................................................. 64 AUTOVALUTAZIONE delle SCUOLE: il RAV ....................................................................................... 66 VALUTAZIONE ESTERNA: il RVE ......................................................................................................... 69 MIGLIORAMENTO delle SCUOLE: il PDM ........................................................................................... 71 STATO GIURIDICO del DOCENTE......................................................................................................... 73 PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO: PREMESSA ................................................................................... 80 PRINCIPALI SCUOLE DI PENSIERO .................................................................................................... 82 PERCEZIONE, ATTENZIONE, COSCIENZA e MEMORIA ................................................................ 85 RAGIONAMENTO ..................................................................................................................................... 89 LINGUAGGIO ............................................................................................................................................. 90 IL LINGUAGGIO: TEORIE ...................................................................................................................... 92 IL LINGUAGGIO NON VERBALE .......................................................................................................... 94 SVILUPPO PSICODINAMICO, SOCIALE E EMOTIVO ...................................................................... 95 ADOLESCENZA ....................................................................................................................................... 108 EMPATIA ................................................................................................................................................... 111 INTELLIGENZA EMOTIVA ................................................................................................................... 113 CREATIVITÀ ............................................................................................................................................ 117 PEDAGOGIA CREATIVA ....................................................................................................................... 119 PENSIERO LATERALE, DIVERGENTE e CONVERGENTE ............................................................ 121 PEDAGOGIA ............................................................................................................................................. 125 PRINCIPALI TEORIE PEDAGOGICHE ............................................................................................... 127 TEORIE DI APPRENDIMENTO............................................................................................................. 132 ALTRE TEORIE DI APPRENDIMENTO - MOTIVAZIONE ............................................................. 143 ALTRI APPRENDIMENTI ...................................................................................................................... 145 STILI DI APPRENDIMENTO ................................................................................................................. 146 MEDIAZIONE DIDATTICA .................................................................................................................... 148 DIDATTICA PER I BISOGNI DI TUTTI E DI CIASCUNO ................................................................ 150 5 INSEGNAMENTO La nostra Costituzione considera l'ISTRUZIONE come uno dei fini di cui ogni Stato deve farsi carico per procurare maggiore benessere alla collettività e per migliorare ed elevare le condizioni di vita dei cittadini. La scuola può essere considerata come un ponte di passaggio tra la famiglia (primo nucleo nel quale l’individuo si forma) e la società (luogo in cui l’individuo si integra con altre persone e in cui può manifestare la propria personalità). Nella Costituzione sono tre gli articoli più importanti relativi l’istruzione: • art. 9 → “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”. Tale articolo delinea, in questo modo, lo Stato italiano come uno Stato di cultura che ha il compito di promuovere la cultura dei suoi cittadini, fornendo loro quelle condizioni che sono necessarie per favorire lo sviluppo della cultura e dell’istruzione, ovvero i più importanti parametri per la crescita personale e civile dell’individuo. • art. 33 → “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato. La legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamento scolastico equipollente a quello degli alunni di scuole statali. È prescritto un esame di Stato per l'ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi e per l'abilitazione all'esercizio professionale.” • art. 34 → “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie e altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.” Secondo gli art.33 e 34, l’istruzione scolastica è, quindi, disciplinata dai seguenti princìpi: • libertà di insegnamento (art.33, co.1) • disponibilità di scuole statali per tutti i tipi, ordini e gradi di istruzione (art.33, co.2) • libera istituzione di scuole da parte di enti o privati (art.33, co.3) • parificazione delle scuole private a quelle statali (art.33, co. 4) • ammissione, attraverso esami di Stato, ai vari gradi dell'istruzione e dell’abilitazione professionale (art.33, co.5) • libero accesso all'istruzione scolastica, senza alcuna discriminazione (art.34, co.1) • obbligatorietà e gratuità dell'istruzione (art.34, co.2) • riconoscimento del diritto allo studio anche a coloro che sono privi di mezzi, purché capaci e meritevoli, mediante borse di studio, assegni, etc. (art.34, co.3) 6 LIBERTÀ DI INSEGNAMENTO. Il comma 1 dell’art.33 stabilisce che “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento”. I termini “arte” e “scienza” vanno intesi in un’ottica più ampia possibile per poter entrare comprendere la libertà di insegnamento. La “libertà di insegnamento” consiste nella: • libertà di manifestare il proprio pensiero con ogni mezzo possibile di diffusione • libertà di esprimere qualunque tesi o teoria che possa essere accettata • libertà di svolgere il proprio insegnamento secondo il metodo che si ritiene opportuno adottare Quindi, il docente è libero di esercitare le proprie funzioni didattiche senza vincoli politici, religiosi o comunque ideologici (ad eccezione delle scuole private di tendenza, ovvero in quei particolari ambienti scolastici che sono finalizzati al raggiungimento di scopi specifici e che sono portatori di precise fedi religiose [“scuole confessionali”] o di particolari indirizzi culturali). La libertà di insegnamento si manifesta nell’AUTONOMIA DIDATTICA: l’art.1 del T.U. (Testo Unico) stabilisce appunto che “ai docenti è garantita la libertà di insegnamento intesa come autonomia didattica e come libera espressione culturale del docente e che l'esercizio di tale libertà è diretto a promuovere la piena formazione della personalità degli alunni”. La libertà di insegnamento, come tutte le libertà, ha però dei limiti:  non rientrano le convinzioni personali arbitrarie nella libertà di insegnamento;  l’insegnamento deve sempre rispettare il rispetto del buon costume (sono contrari al buon costume quegli atti o fatti che in un dato periodo storico suscitano scandalo o allarme sociale, violando il comune senso del pudore o la coscienza collettiva), dell’ordine pubblico (rispettare l’ordine pubblico significa non introdurre in aula elementi di turbativa sociale o di propaganda sovversiva per le istituzioni dello Stato), della pubblica incolumità (svolgere attività pratiche tecniche o di laboratorio senza le normali cautele, può pregiudicare l'integrità fisica e la salute degli alunni);  il docente deve rispettare le norme costituzionali e le norme della scuola;  il docente deve rispettare la coscienza morale e civile degli alunni. 7 LIBERTÀ DELLA SCUOLA: STATALE E NON STATALE. Da un punto di vista strutturale, la “libertà di insegnamento” è strettamente correlata alla “libertà della scuola”. L’art. 33 afferma che “la Repubblica detta le norme generali sull'istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”: ciò significa che allo Stato spetta il compito di istituire scuole di ogni ordine e grado, predisponendo i mezzi di istruzione e creando le norme generali sull’istruzione stessa. Ciò non significa che l'istruzione sia monopolio dello Stato: infatti, il comma 3 del medesimo articolo afferma che “enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”. In questo modo viene dichiarata apertamente la libertà della scuola: l'esistenza di due tipi di scuole (statali e non statali) indica che entrambe funzionano bene. Ciò deriva, evidentemente, dal principio costituzionale della libertà di insegnamento: infatti, la libertà di manifestazione del pensiero e la libertà di iniziativa economica volta a realizzare la diffusione di questo pensiero, sono i motori che spingono privati ed enti locali a istituire scuole. Tuttavia, queste scuole non statali, per poter ottenere la parità con le scuole statali equiparandone gli studi, devono fare richiesta di parità, in base alla legge dello Stato che ne fissa “i diritti e gli obblighi” (art. 33, co.4); solo in questo modo le scuole non statali possono parificarsi. Dunque, la legge sulla parità scolastica (L. 10 marzo 2000, n.62) riconosce un sistema nazionale d'istruzione a carattere misto costituito da scuole statali e da scuole non statali, gestite da privati o da enti locali, col riconoscimento della parità (SCUOLE PARITARIE). LIBERTÀ DI ISTRUZIONE e DIRITTO ALLO STUDIO. La libertà di insegnamento è fortemente correlata non solo alla “libertà della scuola” ma anche alla “libertà di istruzione”. L’art. 34 recita che “la scuola è aperta a tutti”: ciò significa che lo Stato non ha solo il dovere di istituire scuole di ogni ordine e grado come precedentemente visto, ma conferisce a TUTTI i cittadini (anche inabili e minorati) la possibilità di accedere liberamente al sistema scolastico. In questo modo ogni cittadino assume il DIRITTO ALL’ISTRUZIONE: cioè, ha il potere-dovere di frequentare i gradi dell'istruzione obbligatoria e gratuita. Dal “diritto all'istruzione” deriva il DIRITTO ALLO STUDIO: ovvero, gli studenti privi di mezzi ma capaci e meritevoli, possono accedere ai gradi più alti degli studi. Quindi, è compito dello Stato garantire a tutti l'offerta di istruzione mediante l'elargizione di aiuti finanziari alle famiglie gli studenti bisognosi (borse di studio, assegni, etc.) realizzando così una vera e propria eguaglianza sociale. Chiaramente per garantire questo diritto allo studio, lo Stato interviene sia sulla scuola che sull'università. Per quanto riguarda la scuola gli interventi dello Stato possono essere di vario tipo: • Servizi (trasporto scolastico, servizio mensa, accompagnamento per i disabili). In particolare sono le Regioni e gli enti locali ad assicurare i servizi di trasporto per gli alunni delle scuole primarie e il servizio mensa. • Sostegni economici (borse di studio, libri di testo gratuiti o semigratuiti, borse di studio per merito, buoni scuola regionali). • Agevolazioni varie (per gli studenti del 4° del 5° anno della secondaria di II grado è previsto l'esonero dal pagamento delle tasse scolastiche in base alle fasce ISEE) Tali interventi finanziari vengono messi in atto sia a livello nazionale (MIUR) che territoriale (Regioni ed enti locali). Uno dei più recenti interventi finanziari a sostegno del diritto allo studio è stato attuato con un decreto legislativo della Buona Scuola che ha favorito il potenziamento della Carta dello Studente e la riorganizzazione delle prestazioni per il sostegno allo studio (borse di studio, sussidi didattici per alunni disabili, comodato d'uso dei libri di testo e dei testi digitali, servizi per alunni ospedalizzati o per i quali è richiesta l'istruzione domiciliare). 10 LE RIFORME SCOLASTICHE NELLA STORIA La scuola si è continuamente adattata nel tempo al mutare del mondo e delle esigenze sociali. Infatti, le riforme che si sono succedute dall'Unità d'Italia fino ai giorni nostri sono numerosissime. Tuttavia riportiamo solo quelle più importanti: LEGGE CASATI (1859) → la scuola elementare italiana nasce con la “legge Casati” promulgata nel 1859 nel regno di Sardegna e poi estesa al Regno d’Italia nel 1861. La legge Casati nasceva per far sì che tutti gli italiani avessero le conoscenze elementari del “leggere, scrivere e far di conto” e, infatti, la stessa legge sanciva l’obbligatorietà e la gratuità dell’istruzione elementare inferiore (primo biennio). Casati progettò, così, una scuola elementare divisa in due bienni (2+2), inferiore e superiore: il primo biennio era obbligatorio. Dopo la scuola elementare il sistema dell’istruzione si divideva in due: ginnasio (a pagamento) e le scuole tecniche. I due bienni furono fatti per creare uno stato laico che ambiva a togliere alla Chiesa il suo secolare dominio nel campo dell’educazione: tradizionalmente in tutta Italia l’istruzione era impartita, sia a livello elementare sia a livello superiore, da istituti ecclesiastici (spesso controllati dai Gesuiti). La Legge Casati aveva però dei punti deboli: • l’istruzione elementare era a carico dei Comuni: i Comuni non avevano abbastanza risorse finanziarie per assumere maestri qualificati; di conseguenza si incentivava sempre di più l’istruzione privata da parte delle famiglie più ricche che si affidavano a precettori o a istituti privati; • il 2° biennio era a carico solo dei Comuni con più di 4.000 abitanti: restavano disagiate le zone meno popolate; • l’applicazione di questa legge fu eterogenea in alcuni parti geografiche del nuovo Regno d’Italia: bambini e ragazzi venivano impiegati nel lavoro dei campi in base alle esigenze stagionali, soprattutto nel Mezzogiorno; • la legge non prevedeva sanzioni per i genitori che non mandavano i figli a scuola. La scuola, quindi, non riusciva ancora a diventare né “pubblica” né “obbligatoria”. LEGGE COPPINO (1877) → la battaglia per la piena scolarizzazione fu condotta dalla legge Coppino. La legge Coppino portò la durata delle elementari a 5 anni, estese l’obbligatorietà a 3 anni della scuola elementare inferiore, introducendo anche sanzioni per i genitori che non rispettavano questa riforma. Primo Novecento → si iniziano a vedere i primi effetti positivi del sistema scolastico: riduzione dell’analfabetismo e comparsa, per la prima volta, della disoccupazione intellettuale (eccedenza di persone istruite rispetto alla domanda e alle capacità di assorbimento del sistema lavorativo italiano) LEGGE ORLANDO (1904) → la legge Orlando portò l’obbligatorietà fino a 12 anni d’età dell’alunno e istituì un corso popolare formato dalle classi 5° e 6°, che si innestava subito dopo la scuola elementare, al termine del quale si conseguiva la Licenza elementare. Inoltre, elargì fondi finanziari ai Comuni affinché i Comuni potessero assistere gli alunni più poveri. LEGGE DANEO-CREDARO (1911) → trasformò la scuola elementare in scuola statale: se fino ad allora i Comuni dovevano pagare lo stipendio dei maestri elementari, ciò diventa di competenza dello Stato. In questo modo non solo i maestri delle elementari diventarono impiegati dello Stato ma, al contempo, l’obbligo scolastico veniva rinforzato anche in 11 quelle aree geografiche disagiate in cui gli scarsi fondi finanziari dei Comuni non avevano permesso l’adempimento. La sua applicazione, però, fu problematica anche per il sopraggiungere della 1° Guerra Mondiale. RIFORMA GENTILE (1923) → in pieno regime fascista, nasce la riforma Gentile, quella che Mussolini definì “la più fascista delle riforme”. La riforma Gentile fu un insieme di decreti che portarono a: • obbligo scolastico fino a 14 anni di età • scuola elementare uguale per tutti e frequentata da tutti • la scuola elementare era articolata 3+2 • ripristino dell’insegnamento della religione cattolica nella scuola elementare • valorizzazione del canto, del disegno, della cultura e tradizione popolare (dialetti italiani) • nascita della scuola materna: percorso preparatorio di 3 anni che precede le elementari • nascita della scuola media inferiore: segue alla scuola elementare • nascita della scuola media superiore: segue alla scuola media inferiore (3 anni per il liceo classico; 4 anni per il liceo scientifico; 3-4 anni per l’istituto magistrale, istituti tecnici e conservatori) • solo il liceo classico permetteva l’iscrizione all’Università • introduzione dei corsi di recupero estivi • istituzione di scuole speciali per gli alunni portatori di handicap La scuola media inferiore permetteva di proseguire gli studi grazie alla materia del latino. La “scuola di Avviamento professionale” (sarebbe sempre la scuola media inferiore) escludeva qualsiasi proseguimento degli studi senza lo studio del latino. La scuola media inferiore acquisiva, quindi, un sistema a “doppio canale”: da un lato consentiva al giovane di proseguire gli studi iscrivendosi alle scuole superiori per ottenere un titolo di studio (dopo aver superato un esame di cultura generale), dall’altro consentiva allo studente, al termine dei 3 anni, di immettersi direttamente nel mondo del lavoro senza proseguire gli studi. La struttura del sistema scolastico italiano resterà sostanzialmente questa anche dopo la fine del fascismo. Le vicende della 2° Guerra Mondiale [1940-45] comportarono delle conseguenze nel campo scolastico: edifici distrutti, occupati da sfollati, ridotti a dormitori o a cucine popolari; insegnanti dispersi e disorganizzati; studenti disorientati. La scuola nella Costituzione (1948) → nell’art.34 della Costituzione Italiana viene stabilita l’istruzione pubblica, gratuita e obbligatoria per almeno 8 anni (cioè, fino a 16 anni di età). Tuttavia, restava il sistema scolastico precedente: scuola elementare quinquennale + scuola media triennale (che permetteva di proseguire gli studi grazie alla materia del latino, e che escludeva qualsiasi proseguimento degli studi senza lo studio del latino). La riforma della scuola media del 1962 → la riforma del 1962 comportò alcune novità: • abolizione della scuola di “Avviamento al lavoro” • creazione di un solo tipo di scuola media unificata che permette l’accesso a tutte le scuole superiori • aumento delle classi miste maschili e femminili (fino a quel momento c’erano classi composte da studenti dello stesso sesso) • il latino diventa facoltativo in 3° media (ma resta necessario per l’accesso al liceo) Liberalizzazione degli accessi all’Università & modifica dell’esame di Maturità (1969) → sotto la spinta dei movimenti studenteschi del ‘68, nel 1969 vengono approvate norme che liberalizzano l’accesso all’Università (fino ad allora solo col diploma di liceo classico di poteva accedere all’Università) e modificano l’esame di Maturità strutturandolo con 2 prove scritte (1 di italiano e 1 specifica in base all’indirizzo scolastico) + 1 prova orale (su 2 materie: una a scelta dello studente e una a scelta del gruppo di professori) 12 Anni ’70 → i movimenti studenteschi degli anni Sessanta e Settanta, hanno comportato soprattutto negli anni ’70 importanti cambiamenti: • nasce la scuola a tempo pieno nelle elementari • scomparsa del latino nella scuola media • abolizione degli esami di riparazione nella scuola media • Legge Falcucci 517/1977 (introduce il principio di “integrazione”, l’assegnazione di insegnanti di sostegno alle classi che accolgono i portatori di handicap, interventi individualizzati, nuove norme di valutazione). Programmi della Scuola Media (1979) → nel 1979 nascono i Programmi per la scuola media che verranno abbandonati quando, con la nascita del concetto di “autonomia scolastica”, essi verranno sostituiti dalle Indicazioni Nazionali del primo ciclo dell’istruzione. Essi erano un documento pedagogico molto avanzato per quei tempi. Anni ’80-90 → sono gli anni in cui si verificano mutamenti della scuola elementare con i Programmi del 1985 e gli Orientamenti delle scuole materne del 1991 (che hanno trasformato la “scuola materna” in “scuola dell’infanzia”) RIFORMA BERLINGUER (1996) → con la riforma Berlinguer si assiste a: • innalzamento dell’obbligo scolastico a 10 anni (16 anni di età dell’alunno) • riordino dei cicli (ciclo primario di 6 anni + ciclo secondario di 6 anni). • riforma dell’esame di Maturità: l’esame di Stato comprende 3 prove scritte (italiano + materia caratterizzante l’indirizzo di studio + prova multidisciplinare a quiz) + colloquio orale; il punteggio finale passa dai sessantesimi ai centesimi; viene introdotto il concetto di “credito formativo” La Riforma Berlinguer fu attuata solo nel 2000. LEGGI BASSANINI (1997) → Nella seconda metà degli anni Novanta è stato avviato un processo riformatore di modernizzazione della pubblica amministrazione italiana grazie una serie di provvedimenti, definiti leggi Bassanini. La prima legge Bassanini (legge n.59/1997) innescò il 1° processo autonomistico delle istituzioni scolastiche. Dal 2000 parte ufficialmente l’autonomia scolastica! Vengono abbandonati i vecchi Programmi ministeriali e le scuole ricevono due strumenti per affermare questa loro autonomia: •POF: Piano dell’Offerta Formativa. È la carta di identità culturale e progettuale dell’istituzione scolastica. Va rinnovata ogni anno. •Curricolo didattico: è l’insieme delle scelte didattiche che la scuola realizza per permettere agli alunni di raggiungere i traguardi previsti. Nel curricolo l’insegnante è chiamato a inserire la sua progettazione: -Progettazione dei contenuti (cosa insegnare) -Progettazione delle metodologie (come insegnare) -Progettazione degli strumenti da usare (con cosa insegnare) -Progettazione dell’organizzazione didattica (chi lo insegna, quando e dove) -Progettazione dei criteri di valutazione (singola, della classe e autovalutazione d’istituto) Che significa “definire un curricolo” quindi? Significa che l’insegnante ha il potere di scegliere i propri modelli didattici dai quali far discendere le modalità di programmazione delle attività didattiche da mettere in atto in classe. Il curricolo è un percorso flessibile perché sa adattarsi in base alle esigenze e potenzialità degli alunni: gli insegnanti definiscono gli obiettivi tenendo conto delle esigenze territoriali, degli alunni e delle aspettative delle famiglie, ma sempre in maniera coerente con le finalità stabilite dallo Stato. È su questi obiettivi che gli insegnanti procedono alla definizione dei contenuti del curricolo, definendo l’attività educativa, didattica, le metodologie didattiche, gli strumenti, i criteri di valutazione e l’organizzazione delle attività scolastiche. 15 RIFORMA "LA BUONA SCUOLA" (2015) → il sistema dell'istruzione e formazione necessitava di una revisione completa che è stata attuata dalla cosiddetta legge della "Buona scuola". Con la legge della Buona scuola (L. 107/2015) viene pienamente attuata l'autonomia nelle scuole. La legge della Buona scuola contiene elementi cardine che permettono l'attuazione dell’autonomia scolastica, come, ad esempio: ♦Rafforzamento dell’autonomia: uno dei principi fondamentali della Buona Scuola è il rafforzamento dell’autonomia scolastica, cioè una maggiore libertà nella gestione della didattica, dei progetti formativi, dei fondi a disposizione, nella gestione degli edifici ♦PTOF: (Piano Triennale dell'Offerta Formativa) È il documento informativo più importante, è la carta di identità dell’istituto scolastico. Il PTOF prende il posto del vecchio POF (Piano dell'Offerta Formativa): mentre il POF aveva scadenza annuale, il PTOF ha una scadenza triennale (ogni 3 anni va elaborato). Il PTOF contiene: 1. Progettazione Curricolare 2. Regolamento di Istituto 3. Fabbisogno di infrastrutture e attrezzature materiali 4. Fabbisogno di risorse umane (in base alle esigenze formative della scuola, al monte orario e ai curricoli viene definito autonomamente l'organico e il fabbisogno dei posti e il personale ATA) 5. Programmazione delle attività formative rivolte al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario (ATA) Questo documento deve riflettere il progetto educativo che verrà svolto per l'intero triennio in maniera omogenea e non frammentaria. Tuttavia il piano può essere rivisto annualmente. Il PTOF viene elaborato dal Collegio dei Docenti, in base agli indirizzi di attività e di scelte di gestione e amministrazione del DS (Dirigente Scolastico), che tiene conto delle proposte formulate dai genitori e, nel caso delle scuole secondarie superiori, anche dagli studenti. Infine, viene approvato dal Consiglio d'Istituto ed è pubblicato sul sito della scuola. ♦Organico dell'autonomia: è un insieme di docenti che viene assegnato alle scuole sulla base del fabbisogno risultante dal PTOF. L’organico dell’autonomia è costituito da: o docenti curricolari o docenti di sostegno o docenti di potenziamento L’organico sarà gestito interamente dal DS che potrà proporre le cattedre e i posti usando gli albi territoriali degli USR in base ad una sua valutazione (“chiamata diretta”); quindi, i docenti entrano negli albi ma non possono chiedere una scuola specifica: sarà il DS a proporre un incarico ai docenti scelti nell’albo. Inoltre, il DS può usufruire del proprio organico per gestire le supplenze fino a 10gg e potrà assegnarle anche a docenti con classe di concorso diversa da quella necessaria per la supplenza; la retribuzione resta invariata (es. se una maestra della primaria viene chiamata a fare supplenza in una classe di scuola media dell’istituto comprensivo, non avrà un aumento del salario). I docenti di potenziamento sono docenti in più che vengono utilizzati per potenziare l’offerta formativa realizzando quegli obiettivi che sono prioritari per la scuola:  potenziamento delle competenze linguistiche  potenziamento delle competenze matematiche e scientifiche  potenziamento delle discipline motorie  potenziamento delle competenze della cultura e pratica musicale, dell'arte e della storia dell'arte, del cinema  potenziamento delle attività laboratoriali  potenziamento delle conoscenze in materia economica e giuridica  potenziamento dell'inclusione scolastica e del diritto allo studio degli alunni con BES  sviluppo delle competenze digitali  sviluppo delle competenze di cittadinanza attiva  sviluppo di comportamenti responsabili ispirati al rispetto della legalità, all'ambiente, al patrimonio culturale  incremento alternanza scuola-lavoro 16  definizione del sistema di orientamento  apertura pomeridiana delle scuole e riduzione del n° di alunni per classe  alfabetizzazione e perfezionamento dell'italiano come seconda lingua per studenti stranieri ♦ “superpreside”: la riforma ha conferito al DS numerosi e importanti poteri e responsabilità da poter esercitare in piena autonomia che hanno sollevato numerose critiche (il cosiddetto “preside-sceriffo”). Tra questi poteri rientrano: o Staff: il DS può scegliere i suoi collaboratori fino al 10% di docenti compresi nell’organico dell’autonomia. Precedentemente era il Collegio dei Docenti a scegliere i collaboratori del DS, tra cui l’ex vicepreside (che ora non c’è più). Lo Staff del DS è formato da: - Collaboratori di presidenza e docenti delegati per le funzioni organizzative = sono docenti che vengono scelti dal DS, il quale dà loro alcuni suoi compiti tramite delega. Una volta scelti i suoi collaborati, il DS ne dà semplice comunicazione al Collegio dei Docenti. I collaboratori di presidenza e i docenti delegati dal DS rientrano nel 10% dell’organico dell’autonomia - Funzioni Strumentali = sono 4-6 docenti che il DS non sceglie ma nomina per realizzare il PTOF. Il DS sceglie questi docenti sulla base di una graduatoria che si forma attraverso criteri dettati dal Collegio dei Docenti. Le funzioni strumentali non rientrano nel 10% dell’organico dell’autonomia. Quindi, lo staff è espressione del DS; le funzioni strumentali sono espressione del Collegio dei Docenti. Bisogna chiarire che, essenzialmente, il vero staff del DS sono i suoi collaboratori che lui stesso sceglie, perché appunto è lui stesso che li delega. Le funzioni strumentali invece sono più un punto di riferimento del Collegio dei Docenti da essi eletto, sono un “aiuto” per i colleghi. Tuttavia, nei fatti, il concetto di Staff si estende sia ai collaboratori che alle funzioni strumentali perché nella pratica anche le funzioni strumentali collaborano con il DS. o “Chiamata diretta”: il DS, per quella materia, chiama arbitrariamente i docenti che sono inseriti nell’albo dell’USR senza rispettare la graduatoria: ecco perché la chiamata è “diretta”. Propone le cattedre e i posti in base ad una sua valutazione. I docenti accedono agli albi per concorso pubblico o grazie alle assunzioni straordinarie di settembre 2015. o Gestione delle supplenze: ricopre le supplenze fino a 10gg servendosi dell’organico dell’autonomia di cui dispone. o Bonus premiale: il DS distribuisce un bonus pecuniario per merito al singolo docente sulla base di specifici criteri (rendimento degli alunni, miglioramento complessivo della scuola, miglioramento della qualità dell’insegnamento), motivando la decisione al Consiglio di Istituto. o giudizio finale dell’anno di prova dei neoassunti: al termine dell’anno di prova il DS dovrà decretare il giudizio finale sul docente neoassunto senza più il coinvolgimento del Comitato di Valutazione del servizio. ♦Curriculum dello studente: le scuole secondarie di 2 grado introducono nel PTOF insegnamenti opzionali nell’ultimo triennio: tali insegnamenti permetteranno allo studente di personalizzare il proprio percorso di studio in base alle sue preferenze ed esigenze, in modo da gettare già solide basi per la costruzione della futura carriera lavorativa. Questi insegnamenti fanno parte del percorso di studio dello studente e vengono inseriti nel curriculum dello studente stesso, il quale individua un proprio profilo che viene associato ad una identità digitale che raccoglie tutti i dati utili anche i fini dell'orientamento e dell'accesso al mondo del lavoro. Durante l'esame di Stato, la Commissione tiene conto anche del curriculum dello studente. ♦Rafforzamento dell'alternanza scuola-lavoro: vengono rafforzati i percorsi di alternanza scuola-lavoro negli ultimi tre anni della scuola secondaria di 2 grado: mentre prima l’alternanza scuola-lavoro era prevista solo 17 per gli studenti degli istituti tecnici e professionali, ora, invece, dovranno svolgerla anche gli studenti dei licei. Gli studenti sono obbligati a svolgere1: -200h per i licei -400h per gli istituti tecnici -400h per gli istituti professionali L'alternanza scuola-lavoro viene svolta attraverso attività realizzate sia all'interno che all'esterno della scuola. In questo modo si crea un rapporto di collaborazione tra la scuola, gli studenti e le imprese ospitanti. È il DS ad avere il compito di individuare le imprese con le quali stipulare le convenzioni per l'alternanza scuola-lavoro dal Registro nazionale. ♦PNSD: viene adottato il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD) il quale prevede una serie di disposizioni volte a digitalizzare il mondo della scuola: 1. abilitare la didattica digitale: è necessario che ogni scuola abbia il “diritto a Internet” (fibra per banda ultra-larga alla porta di ogni scuola); 2. ambienti digitalizzati per l’apprendimento: LIM, Tablet, video-proiettori ecc.; 3. amministrazione digitale: registro elettronico; potenziamento dei servizi digitali scuola-famiglia/studente; diminuire i processi che utilizzano solo carta; 4. identità digitale: associare un profilo digitale unico ad ogni persona nella scuola (SPID); associare il profilo digitale di docenti e studenti a servizi e applicazioni digitali del Ministero della Pubblica Istruzione; 5. incentivare l’utilizzo dei Libri Digitali; 6. favorire la formazione/aggiornamento del personale sulle competenze digitali (uso di LIM, Tablet, computer, ecc.). ♦Carta del docente: è un bonus di 500 € annuali di cui i docenti possono usufruire per spese relative la formazione, l’aggiornamento professionale e tutto ciò che è considerato fonte di cultura (acquisto di libri, manuali, biglietti teatrali, biglietti di musei) ♦Comitato di Valutazione dei docenti: Il Comitato di Valutazione dei docenti viene innovato. Infatti, il DS, secondo la legge della Buona Scuola, può attribuire un “bonus premiale” a titolo retributivo per valorizzare il merito dei docenti di ruolo nelle scuole di ogni ordine e grado sulla base dei criteri individuati dal Comitato per la valutazione dei docenti. Il Comitato, infatti, valuta i docenti sulla base dei seguenti criteri: 1. qualità dell'insegnamento e del miglioramento apportato alla scuola, anche in base al successo formativo degli studenti: 2. risultati ottenuti in base al potenziamento delle competenze degli alunni; 3. responsabilità assunte nel coordinamento organizzativo. Il Comitato, infine, esprime il proprio parere sul superamento del periodo di formazione e di prova del personale docente ma è sempre compito del DS dare il giudizio finale. Dopo la nomina in ruolo, infatti, il docente effettua un anno di formazione e prova per confermare il ruolo. In caso di esito sfavorevole, il docente deve ripetere l'anno di formazione e prova, al massimo per una sola volta. ♦Portale unico dei dati aperti della scuola: viene istituito un Portale che contiene: bilanci delle scuole, l'anagrafe dell'edilizia scolastica, i dati dell'anagrafe degli studenti, i piani dell'offerta formativa e i dati del sistema nazionale di valutazione 1 Con la L. 145/2018 ("legge di bilancio 2019”) l'alternanza scuola-lavoro è stata denominata PERCORSI PER LE COMPETENZE TRASVERSALI E PER L'ORIENTAMENTO (PCTO). Attualmente il monte orario per licei, tecnici e professionali è stato ridotto (licei 90h; tecnici 150h; professionali 210h). 20 L’autonomia delle istituzioni scolastiche è introdotta con la prima legge Bassanini (art.21 della L. 59/1997): essa è quella che di fatto mette in atto i principi dell’articolo 5 della Costituzione. È con la prima legge Bassanini, infatti, che si inizia a parlare di autonomia scolastica: è questa legge che conferisce al Governo il potere di riorganizzare il “servizio Istruzione” mediante il potenziamento dell’autonomia, progressivamente attribuita alle scuole. L’intento di questa riforma era quello di creare un sistema organizzativo scolastico non piramidale ma orizzontale, nel quale la scuola non doveva più sottostare passivamente a norme, circolari e regolamenti del Ministero ma diventava un soggetto protagonista in grado di programmare percorsi didattici, elaborare nuovi metodi e adempiere ai compiti di ricerca e sperimentazione. Col D.Lgs. 112/1998 (Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni e agli enti locali) lo Stato ha delegato le Regioni a conferire agli altri Enti locali (Province e Comuni) compiti e funzioni amministrative (alle Province per le scuole secondarie; ai Comuni per la scuola di infanzia e primaria). Per favorire la nascita di una scuola autonoma, il primo passaggio deve essere il dimensionamento. Il D.P.R. 233/1998 (Regolamento recante norme per il dimensionamento ottimale delle istituzioni scolastiche e per la determinazione degli organici funzionali dei singoli istituti) nasce per stabilire i criteri che definiscono il dimensionamento scolastico: è quel procedimento attraverso il quale la Regione, tramite un Piano di dimensionamento, compie operazioni di aggregazione, soppressione e trasformazione di scuole al fine di avere istituzioni scolastiche con una popolazione definita ottimale dal legislatore. Un’ISTITUZIONE SCOLASTICA, quindi, è un’unità autonoma che si definisce istituzione solo quando raggiunge i criteri di dimensionamento che prevedono che la: - popolazione scolastica sia di minimo 600 alunni sul territorio nazionale - popolazione scolastica sia di minimo 400 alunni nei comuni montani e isole Se l’istituzione scolastica raggiunge il criterio minimo richiesto, le viene attribuito un DS e un DGSA. Se l’istituzione scolastica non raggiunge il criterio minimo richiesto, non è prevista l’attribuzione di un DS e a scuola verrà affidata in reggenza ad un DS già responsabile di un istituto adeguatamente dimensionato. Ricordiamo che l’istituzione scolastica non va intesa come singola scuola ma come unità, come insieme delle singole sedi scolastiche aggregate tra loro. Fino al 1998 il capo dell’istituzione scolastica era il direttore scolastico (nella primaria) e il “preside” (nella secondaria di I e II grado). Col D. Lgs. 59/1998 (Dirigenza scolastica) le due figure si sono accorpate in un’unica figura: nasce la figura del Dirigente Scolastico. Mentre il vecchio preside doveva eseguire quanto veniva comandato dal Ministero, il DS ha ricevuto più autonomia e responsabilità, per cui gestisce autonomamente la scuola ma sempre attenendosi agli obiettivi che il Ministero ha rilasciato nelle Indicazioni nazionali e nelle Linee-guida. Per attuare la prima legge Bassanini fu emanato il D.P.R. 275/1999 (Regolamento dell’autonomia delle istituzioni scolastiche) con il quale è stata realizzata concretamente l'autonomia delle istituzioni scolastiche: il DPR 275/1999 indica l’insieme delle norme che regolamentano l’autonomia delle scuole attribuendo ad esse il compito di rispondere alle esigenze del territorio e di favorire al contempo il successo formativo (realizzazione degli obiettivi per quell’alunno in quel contesto territoriale). Ciò significa che conferendo l’autonomia scolastica, lo Stato dà maggiore responsabilità decisionale agli organi periferici ma chiede un miglioramento della qualità dell’istruzione. L’art.1 del D.P.R. 275/1999 stabilisce che le scuole sono espressione di autonomia funzionale: l’autonomia non è concessa alle scuole per fini generali ma per realizzare educazione, formazione e istruzione. L’autonomia delle istituzioni scolastiche, garantendo sempre la libertà di insegnamento e il pluralismo culturale, si concretizza nella realizzazione di interventi di educazione, istruzione e formazione mirati allo sviluppo della persona, adeguati ai diversi contesti territoriali, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche degli studenti, al fine di garantire loro il “successo formativo”, coerentemente con gli obiettivi generali del sistema di istruzione. Quindi, l’autonomia non è da intendersi come un “fine” ma come un “mezzo” per garantire il raggiungimento del successo formativo attraverso percorsi di educazione, istruzione e formazione. 21 Le istituzioni scolastiche hanno, così, facoltà di prendere decisioni autonome riguardanti la didattica, l’organizzazione e la sperimentazione, ricerca e sviluppo, sempre nel rispetto delle norme nazionali e regionali. Nel D.P.R. 275/1999 vengono riconosciuti i NUCLEI FONDANTI dell’AUTONOMIA: ►A. Didattica = secondo l’art.4 del D.P.R. 275/1999 le scuole programmano i loro percorsi didattico- formativi in piena autonomia ma tenendo sempre conto degli obiettivi nazionali che ogni studente deve raggiungere, favorendo l'apprendimento e la crescita educativa di tutti gli alunni, riconoscendo e valorizzando la diversità e promuovendo le potenzialità di ciascuno. Avere autonomia didattica significa che la scuola può regolare i tempi dell'insegnamento, stabilire i metodi e gli strumenti da usare in base al tipo di studi e in base ai ritmi di apprendimento degli alunni. Quindi, una scuola dotata di autonomia didattica può autonomamente:  regolare i tempi dell’insegnamento di ciascuna disciplina ma garantendo in ogni caso il monte ore stabilito a livello nazionale;  adottare forme di flessibilità;  ampliare l'offerta formativa aggiungendo all'insegnamento delle discipline curricolari, nuovi progetti e nuove attività formative;  assicurano iniziative di recupero e sostegno;  assicurano iniziative di orientamento scolastico e professionale;  attivare percorsi didattici individualizzati per alunni stranieri, disabili, ecc.;  definire le modalità e i criteri di valutazione degli alunni (griglie di valutazione) rispettando ugualmente la normativa nazionale. Tutti questi elementi, ovviamente, vengono inseriti durante la stesura del PTOF. In questo modo, con il riconoscimento dell'autonomia scolastica, i precedenti "Programmi nazionali" furono sostituiti, da un lato, con le Indicazioni nazionali pensate per i vari ordini e gradi di scuola con lo scopo di indirizzare le scuole alla progettazione didattico-formativa, e dall'altro, dal curriculum didattico elaborato dalle scuole e inserito nel precedente POF che attualmente è diventato PTOF. PROGRAMMI MINISTERIALI → INDICAZIONI NAZIONALI e CURRICULUM DIDATTICO Per attuare pienamente l'autonomia didattica, la L. 107/2015 ("Buona Scuola") ha istituito l'organico dell'autonomia: il DS, durante la stesura del PTOF, in base al fabbisogno e quindi alle esigenze della scuola, stabilisce il numero dei posti comuni, dei posti per il sostegno e dei posti per il potenziamento dell'offerta formativa. Spetta al DS decidere come utilizzare questi docenti, anche in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati. ►A. Organizzativa = secondo l’art.5 del D.P.R. 275/1999 stabilisce che le scuole hanno una propria autonomia organizzativa, cioè possono stabilire autonomamente le modalità organizzative e di utilizzo dei docenti. Più precisamente possono:  modificare il calendario scolastico2 ma sempre rispettando quanto stabilito dal calendario nazionale (Ministero) e dal calendario regionale (Regione); 2 Il calendario è l’organizzazione temporale dell’anno scolastico. Vi sono 3 tipi di calendario: nazionale, regionale e scolastico. Il calendario nazionale è definito dal Ministero che decide la data di inizio e fine dell’anno scolastico nonché le pause (natalizie e pasquali). Affinché l’anno scolastico sia ritenuto valido, devono essere compiuti minimo 200gg dalle istituzioni scolastiche (ad eccezione di fenomeni naturali e epidemiologie: in questo caso l’anno scolastico è valido anche se non si raggiungono i 200gg). 22  definire, in maniera flessibile, l'orario del curriculum in non meno di 5 giorni la settimana;  decidere come impiegare i docenti nelle varie classi e sezioni;  stabilire la riduzione del n° di alunni per ogni classe;  decidere l'apertura pomeridiana delle scuole;  decidere sull’utilizzo degli spazi scolastici. ►A. di Ricerca, Sperimentazione e Sviluppo = secondo l’art.6 del D.P.R. 275/1999, le scuole, singolarmente o tra loro, esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo, tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico della realtà in cui sono collocate. Si dà così alle scuole la possibilità di fare ricerca e sperimentazione didattica, ottenendo la possibilità di elaborare progetti attuandoli e modificandoli. In questo modo, la scuola può favorire:  scambi di informazioni esperienze e materiali didattici con altri istituti, con Università e con altri enti pubblici e privati;  formazione e l'aggiornamento culturale e professionale del personale scolastico;  ricerca su nuove metodologie didattiche;  ricerca su nuovi criteri di valutazione;  elaborare progetti formativi. Nell'ambito scolastico, quindi, un processo di ricerca, sperimentazione e sviluppo permette di rispondere adeguatamente ai bisogni educativi degli studenti e alle attese delle famiglie, migliorando il processo di insegnamento e di apprendimento. Quale organo esercita questa autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo? Il Collegio dei Docenti. Prima del D.P.R. 275/1999 la scuola aveva bisogno dell’autorizzazione del Ministero per le sperimentazioni, invece ora solo del Collegio dei Docenti. ►A. Finanziaria e Negoziale = il D.P.R. 275/1999 introduce l’autonomia finanziaria e negoziale. L’autonomia FINANZIARIA consiste nella gestione autonoma dei fondi pervenuti da:  contributi statali  tasse e contributi degli studenti  altre forme di autofinanziamento Le istituzioni scolastiche godono di autonomia contabile, amministrativa e di bilancio e le risorse che vengono assegnate dallo Stato alle scuole sono usate per lo svolgimento delle attività di istruzione, di formazione e di orientamento. La gestione finanziaria e amministrativo-contabile della scuola deve comunque rispettare criteri tipici aziendali di efficacia, efficienza ed economicità e deve ispirarsi ai principi contabili di trasparenza, annualità, integrità, universalità, unicità e veridicità. Le risorse finanziarie che vengono assegnate dallo Stato non sono mai sufficienti. Per tale motivo, il Consiglio d'Istituto può decidere di ricevere forme di autofinanziamento, che generalmente vengono richieste sotto forma di contributi fissi forfettari alle famiglie durante l'atto di iscrizione, che si aggiungono alle tasse scolastiche (le quali sono obbligatorie solo nell'ultimo biennio delle scuole secondarie di 2 grado). Gran parte dei contributi forfettari richiesti all'atto d'iscrizione NON sono obbligatori né la scuola può imporne il pagamento: sono contributi volontari e non possono essere destinati a finanziare il funzionamento della scuola, ma solo attività connesse all'offerta formativa. Tuttavia, vi sono dei contributi obbligatori per le famiglie dal momento che vengono considerati rimborsi spese fatti dalla scuola (es. assicurazione per infortuni e risarcimento danni degli studenti, viaggi d'istruzione, acquisto del libretto delle assenze, acquisto del libretto delle autorizzazioni, etc.). Il calendario regionale è definito dalle Regioni che, in base al proprio contesto territoriale, possono modificare la data di inizio e fine dell’anno scolastico (purché vengano rispettati i 200gg) e altre pause. Es. per esigenze climatiche stagionali (caldo torrido, neve), la Sicilia aprirà più tardi mentre il Trentino più presto. Il calendario scolastico è definito dalla Scuola che può decidere se cominciare SOLO 3gg prima (non 3gg dopo) rispetto alla data di inizio stabilita dalla Regione; può decidere di inserire ulteriori pause (feste del patrono della scuola, feste comunali e tradizionali...). 25 Distinguiamo, quindi, i vari ORDINAMENTI DIDATTICI3 in: INFANZIA: l'ordinamento della scuola dell'infanzia (che prima della riforma Moratti si chiamava "scuola materna") è stato disciplinato dalla riforma Gelmini (D.P.R. 89/2009). La scuola dell'infanzia dura 3 anni e la sua frequenza non è obbligatoria. L'orario della scuola dell'infanzia a tempo pieno prevede 40h settimanali, con possibilità di estensione fino a 50h; se le famiglie richiedono il tempo ridotto, ovvero limitato solo al mattino, prevede 25h settimanali. Chiaramente le scuole organizzano le attività educative inserendo i bambini in sezioni distinte a seconda dell'orario scelto dalle famiglie. Le classi devono essere costituite da un n° di bambini non inferiore 18 e non superiore 26; tuttavia le classi che accolgono alunni con disabilità gravi, generalmente, sono costituite da non più di 20 alunni. Le sezioni primavera sono le sezioni di “asilo nido” che sono state inserite all’interno della scuola dell’infanzia. PRIMARIA: la scuola primaria4 (prima della riforma Moratti era chiamata scuola elementare) è anch'essa, come la scuola dell'infanzia, regolata dalla riforma Gelmini (D.P.R. 89/2009). Come già anticipato, dura 5 anni ed è obbligatoria. Questi 5 anni sono articolati in: • 1° anno (inteso come anno continuum con la scuola dell'infanzia) • 2 bienni (al termine dei quali l'alunno passa alla scuola secondaria I grado) L’orario settimanale può essere di 40h settimanali per il tempo pieno e di 24, 27 o 30h settimanali per il tempo ridotto. Le classi devono essere costituite da un n° di alunni non inferiore a 15 e non superiore a 26, elevabile fino a 27 qualora residuino resti. Le classi che accolgono un alunno con disabilità devono avere un n° di alunni non superiore a 20, limite confermato dal D.Lgs. 66/2017 in materia di inclusione scolastica. Le classi che accolgono alunni con disabilità lievi o intermedie, invece, sono costituite da max 22 alunni. Nelle “scuole e sezioni staccate” di Comuni montani, nelle piccole isole o in quelle aree geografiche in cui è presente una minoranza linguistica, il n° di alunni non deve essere inferiore a 10. CARATTERISTICHE: riguardo l’età di iscrizione, possono iscriversi alla scuola primaria i bambini che compiono 6 anni entro il 31 dicembre dell’anno scolastico di riferimento; su richiesta da parte delle famiglie, possono essere iscritti i bambini che compiono 6 anni entro e non oltre il 30 aprile dell’anno scolastico di riferimento [ANTICIPO DI ISCRIZIONE o “primina”]. 3 N.B. infanzia, primaria e medie sono state unite in un unico istituto, l’ISTITUTO COMPRENSIVO, per favorire il raggiungimento della soglia minima di studenti iscritti, secondo le normative vigenti. 4 “Primaria” perché non è solo la “prima” scuola che il bambino incontra (perché sappiamo che la scuola dell’infanzia non è obbligatoria) ma anche perché la distanza tra la mente che apprende e l’oggetto dell’apprendimento è vicina: il bambino per conoscere la realtà deve toccarla, manipolarla. CONOSCENZA ASTRATTA 26 I bambini “anticipatori” verranno accolti dalle scuole con particolare cura e attenzione per favorire un sereno inserimento. Il tempo pieno, se richiesto dalle famiglie, prevede 2 insegnanti titolari sulla stessa classe. Il tempo ridotto, se richiesto dalle famiglie, prevede un unico maestro: di fatto l’insegnante unico, anche se definito tale, unico non lo è mai; piuttosto risulta essere prevalente su altri insegnanti ma risulta essere sempre affiancato da altri colleghi specializzati (inglese, religione, sostegno). Il passaggio alla scuola sec. I grado, al termine della V classe, non prevede più che gli alunni sostengano un esame. FUNZIONE: promuove, nel rispetto delle diversità individuali, lo sviluppo della personalità, delle conoscenze e abilità di base; favorisce l’apprendimento dei mezzi espressivi, inclusa l’alfabetizzazione non solo della lingua italiana ma anche di una lingua dell’UE (inglese); pone le basi relative il mondo scientifico coi suoi fenomeni, con le sue leggi; educa i giovani cittadini ai principi della convivenza civile. SECONDARIA DI 1 GRADO: la scuola secondaria di I grado5 (prima chiamata scuola media) non è più, anche riferimento all'obbligo scolastico, una “scuola terminale”. È anch'essa, come la scuola dell'infanzia, regolata dalla riforma Gelmini (D.P.R. 89/2009). La durata della secondaria di I grado è triennale ed è obbligatoria per tutti i ragazzi italiani e stranieri che hanno concluso la scuola primaria. L’orario annuale è di 990h complessive, che corrispondono a 29h settimanali. Nel caso in cui dovesse essere richiesto il tempo pieno (evento raro a causa della mancanza di strutture e servizi idonei) il monte ore è di 36h settimanali, elevabili fino a 40. Le classi, generalmente, sono caratterizzate da un n° minimo di 18 alunni un n° massimo di 27. Le classi che accolgono alunni con disabilità gravi sono costituite, generalmente, da non più di 20 alunni. CARATTERISTICHE: in tutte le classi sono previste 3h settimanali di inglese (che con la Buona Scuola è stato potenziato anche usando la metodologia CLIL) e 2h settimanali di una seconda lingua. FUNZIONE: favorisce il consolidamento di conoscenze e competenze (lettura, scrittura, matematica, lingue) e della capacità di apprendere, in modo tale da creare le fondamenta sulle quali costruire il percorso di studio successivo. FINALITÀ: secondo il D. Lgs. 59/2004 la scuola secondaria di I grado, attraverso le discipline di studio, è finalizzata a:  crescita delle capacità autonome di studio  rafforzamento delle attitudini al rafforzamento sociale  organizza e accresce, anche attraverso le tecnologie informatiche, le conoscenze e abilità  sviluppo della personalità  sviluppa progressivamente le competenze e le capacità di scelta riguardo le attitudini e vocazioni degli alunni  introduce lo studio di una seconda lingua dell’UE  aiuta ad orientarsi per la successiva scelta di istruzione e formazione SECONDARIA DI 2 GRADO: con la riforma Gelmini (D.P.R. 89/2010) è avvenuto un importante riordino delle scuole secondarie di II grado. Il volto della scuola secondaria di II grado si presenta così:  6 licei  istituti tecnici [suddivisi in 2 settori (economico e tecnologico) con 11 indirizzi]  istituti professionali [suddivisi in 11 indirizzi] Precedentemente, i piani di studio delle scuole secondarie erano stati ampliati fino a raggiungere dimensioni anomale sia per estensione oraria, sia per il numero di materie previste. 5 “Secondaria” perché la distanza tra la mente che apprende e l’oggetto dell’apprendimento è più lontana e viene colmata dall’uso dei “simboli”: il fanciullo non ha più bisogno di conoscere la realtà attraverso la manipolazione ma si passa da una conoscenza “concreta” a una conoscenza più “astratta”: capisce le cose anche senza toccarle. CONOSCENZA CONCRETA – CONOSCENZA ASTRATTA 27 Con la riforma Gelmini, gli orari delle lezioni sono stati alleggeriti del 10-15% e sono state stabilite un massimo di 30-32h settimanali (35h solo per l'istruzione artistica). Le classi, generalmente, sono caratterizzate da un n° minimo di 27 alunni un n° massimo di 30. Le classi che accolgono alunni con disabilità gravi sono costituite, generalmente, da non più di 20 alunni. Le classi che accolgono alunni con disabilità lievi o intermedie, invece, sono costituite da max 22 alunni. Nelle “scuole e sezioni staccate” di Comuni montani, nelle piccole isole o in quelle aree geografiche in cui è presente una minoranza linguistica, il n° di alunni non deve essere inferiore a 25. La secondaria di II grado termina con un Esame di Stato: l’esame di Stato è quello che rilascia un titolo di studio necessario per accedere al mondo accademico e al mondo del lavoro. Quindi, il diploma viene rilasciato solo se è stato effettuato un esame riconosciuto dallo Stato. Le scuole statali e paritarie, essendo riconosciute dallo Stato, possono rilasciare tali diplomi validi. Le scuole private, invece, non essendo riconosciute dallo Stato, non possono fare gli esami di Stato e quindi i ragazzi che frequentano tali scuole devono andare a farli in una scuola statale/paritaria. FUNZIONE: preparare lo studente agli studi universitari e fornirgli un'adeguata preparazione per il mondo del lavoro. LICEI. L'intero sistema di licei è, nel quadro della normativa, disciplinato dalla riforma Gelmini (DPR 89/2010). Tutti i licei hanno una durata quinquennale e sono caratterizzati da due bienni e un quinto anno che completa il percorso disciplinare: • Primo biennio (il vecchio ginnasio) è finalizzato all'iniziale approfondimento e sviluppo delle conoscenze e delle abilità e ad una prima maturazione delle competenze caratterizzanti lo specifico percorso di studio, nonché all'assolvimento dell'obbligo di istruzione • Secondo biennio è finalizzato all'approfondimento allo sviluppo delle conoscenze e delle abilità e alla maturazione delle competenze caratterizzanti lo specifico percorso di studio • Quinto anno è l'anno in cui si raggiungono completamente gli OSA (obiettivi specifici di apprendimento), si consolida il percorso di orientamento agli studi successivi e al mondo del lavoro. Durante il V anno il percorso di studio viene concluso con un Esame di Stato. Superando l'esame di Stato, allo studente viene rilasciato il titolo di diploma liceale che gli consente: - iscrizione all'università e agli istituti di alta formazione artistica, musicale e coreutica; - iscrizione a percorsi biennali agli istituti tecnici superiori (ITS); - iscrizione a percorsi brevi per conseguire una specializzazione di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS). Per quanto riguarda l'orario, tutti i percorsi liceali hanno un monte ore annuale obbligatorio pari a: - 891h per ciascun anno del primo biennio - 990 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno [1023 ore nel secondo biennio e nell'ultimo anno per il liceo classico] per rafforzare gli insegnamenti della lingua straniera e dell'area matematico-scientifica CARATTERISTICHE: l'orario annuale prevede attività, insegnamenti obbligatori e insegnamenti facoltativi previsti dal PTOF per tutti gli studenti: gli studenti possono scegliere facoltativamente gli insegnamenti, ma sono obbligati a frequentarli una volta prescelti. Le materie facoltative, a loro volta, concorrono alla valutazione complessiva. Riguardo le discipline di insegnamento, con la riforma Gelmini e con le successive Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento per il sistema dei licei del 2010 è previsto che:  nel liceo classico venga rafforzato l’insegnamento della lingua straniera (che è prevista anche nel triennio) con l'insegnamento in lingua straniera di una disciplina non linguistica nel V anno;  nel liceo scientifico è confermato lo studio del latino;  nel liceo delle scienze umane si studiano due lingue straniere; 30 - iscrizione a percorsi biennali agli istituti tecnici superiori (ITS); - iscrizione a percorsi brevi per conseguire una specializzazione di istruzione e formazione tecnica superiore (IFTS). CARATTERISTICHE: Gli I.P. sono caratterizzati da 11 indirizzi. Da un punto di vista didattico, le attività e gli insegnamenti nel biennio sono aggregati in assi culturali che raccolgono insegnamenti che consentono di acquisire le competenze chiavi di cittadinanza. Molta importanza è data anche all'alternanza scuola-lavoro e all'organizzazione didattica per UDA (unità di apprendimento), per favorire il più possibile i passaggi ad altri percorsi di istruzione e formazione. Il decreto attuativo della Buona Scuola permette il passaggio tra i percorsi dell'Istruzione Professionale e i percorsi dell'Istruzione e Formazione Professionale: gli studenti, in base anche ai risultati di apprendimento ottenuti fino a quel momento, hanno la possibilità di cambiare la loro scelta iniziale facendo domanda di passaggio tra un percorso professionale e l'altro. Dopo il completamento degli studi secondari, i diplomati degli istituti professionali hanno altre opportunità, diverse rispetto all’inserimento nel mondo del lavoro o universitario, vale a dire: ➢ iscrizione a percorsi brevi (di 800/1.000 h) per conseguire una “specializzazione tecnica superiore” presso un Istituto di Formazione Tecnica Superiore (IFTS); ➢ iscrizione a percorsi biennali per conseguire un “diploma di tecnico superiore” nelle aree tecnologiche presso gli Istituti Tecnici Superiori (ITS). Riassumendo... N° h settimanali INFANZIA PRIMARIA SEC. 1 GRADO SEC. 2 GRADO TEMPO RIDOTTO 25h - 24h (modello 1) - 27h (modello 2) - 30h (modello 3 con attività opzionali facoltative) 29h 30-32h [35h x lic. artistico] TEMPO PIENO 40h 40h 36h/40h / N° alunni per classe INFANZIA PRIMARIA SEC. 1 GRADO SEC. 2 GRADO TEMPO RIDOTTO min 18 – max 26 min 15 – max 26 min 18 – max 27 min 27 – max 30 TEMPO PIENO max 20 max 20 max 20 max 20 31 ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO L'ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO è un’attività realizzata per la scuola secondaria di II grado che permette, attraverso collaborazioni con le imprese, di far acquisire ai giovani, oltre alle conoscenze di base, competenze spendibili nel mondo del lavoro. L'alternanza scuola-lavoro nasce essenzialmente con la riforma Moratti (L.53/2003) ma per concretizzarla, fu necessario un apposito decreto legislativo (D.Lgs. 77/2005) che stabiliva che la Formazione, caratterizzata dall'alternanza di periodi di studi con periodi di lavoro, dovesse avvenire dai 16 ai 18 anni sotto la responsabilità della scuola e sulla base di convenzioni con imprese, con enti pubblici e privati o con le Camere di commercio. Il rapporto scuola-lavoro costituisce un insieme di opportunità che permettono di integrare lo studio prevalentemente teorico con esperienze pratiche di apprendimento, quali: ♦STAGE = progettati e realizzati soprattutto nell'ambito dell'Istruzione professionale e dell'Istruzione tecnica. ♦TIROCINI = distinguiamo 3 tipi di tirocini: 1. Tirocini orientativi → l'obiettivo principale è quello di supportare il tirocinante nelle proprie scelte professionali; 2. Tirocini formativi → consentono al tirocinante un diretto coinvolgimento nelle attività concrete dell'azienda al fine di acquisire le pratiche lavorative; 3. Tirocini estivi → vengono effettuati durante le vacanze estive e permettono agli studenti di effettuare scelte professionali, orientandosi e acquisendo competenze spendibili nel mondo del lavoro. ♦VISITE AZIENDALI = rappresentano un mezzo efficace per avvicinare gli studenti alle professioni osservate. ♦IMPRESE FORMATIVE SIMULATE = le scuole costituiscono, con il supporto di un'impresa reale e di un tutor aziendale, un'azienda-laboratorio in cui è possibile rappresentare e vivere le funzioni proprie dell'azienda. Le imprese simulate comunicano tra loro rispettando la normativa come le aziende reali. Con la legge 107/2015 ("Buona Scuola") l'alternanza scuola-lavoro è diventata obbligatoria per tutti gli studenti delle scuole secondarie di II grado. La legge 107 prevedeva, in particolare: ▪ almeno 400h per il triennio degli istituti tecnici e degli istituti professionali ▪ almeno 200h per il triennio dei licei Tuttavia, con la legge 145/2018 ("legge di bilancio 2019) l'alternanza scuola-lavoro è stata denominata PERCORSI PER LE COMPETENZE TRASVERSALI E PER L'ORIENTAMENTO (PCTO) e prevede: ▪ minimo 210h nel triennio degli istituti professionali ▪ minimo 150h nel triennio degli istituti tecnici ▪ minimo 90h nel triennio dei licei 32 CONTINUITÀ Il concetto di CONTINUITÀ significa creare le condizioni educative necessarie per favorire lo sviluppo della personalità dell’alunno in modo armonico. La continuità è un concetto piuttosto ampio poiché vi sono diversi tipi di continuità:  Continuità didattica → mira alla conoscenza approfondita dell'alunno affinché il team docente possa programmare le attività didattiche, scegliere i metodi e i materiali e stabilire i tempi più adeguati per favorire il processo di apprendimento a tutti gli alunni del gruppo classe. In questo modo, il percorso formativo viene visto come un processo di sviluppo progressivo che tiene conto delle potenzialità del bambino che apprende.  Continuità verticale → è finalizzata a favorire un ponte di unione o congiunzione tra i diversi ordini di scuola. L'obiettivo è quello di costruire un percorso unitario che eviti frammentazioni. La continuità verticale si sviluppa soprattutto tra i 3 ordini di scuole: - infanzia - primaria - secondaria di primo grado Fino ad alcuni anni fa, poiché mancava questa continuità tra scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di I grado, tra loro si creavano stati di subordinazione gerarchica. La scuola di “prima” diventò simbolica: la scuola elementare divenne simbolo della “scuola predisciplinare” mentre la scuola media divenne simbolo della “scuola disciplinare”. Ma, in seguito, i Programmi degli anni ‘80-’90 sono stati tutti raccolti per creare un’unica connessione curricolare, organizzativa e pedagogica tra i tre gradi di scuola, ovvero le Indicazioni Nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione del 2012. Continuità non vuol dire prosecuzione meccanica, ma successione non traumatica di esperienze diverse: la scuola che precede non prepara alla successiva; al contrario, è la scuola successiva che si deve congiungere per favorire un progressivo raggiungimento degli obiettivi superiori ma sempre congruenti con l’età dell’allievo. Nel passaggio tra il 1° ciclo e gli istituti superiori, la continuità verticale viene attuata con attività di tipo informativo sui possibili successivi percorsi scolastici: attività di ORIENTAMENTO (esso non è un diritto solo degli studenti ma di ogni cittadino poiché permette al soggetto di mettere a confronto le proprie attitudini e competenze, le proprie esperienze di lavoro con i personali obiettivi di vita). Di conseguenza, la continuità verticale è particolarmente favorita negli ISTITUTI COMPRENSIVI: dall’anno scolastico 2011-2012, la L. 111/2011 ha imposto che le scuole dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria 1 grado devono essere obbligatoriamente aggregate in istituti comprensivi, creando così una scuola “unitaria di base” che prende in carico i bambini dell’età di 3 anni per guidarli fino al termine del 1° ciclo d’istruzione.  Continuità orizzontale → è finalizzata a favorire la comunicazione e lo scambio tra le diverse agenzie educative coinvolte nel processo formativo: scuola, istituzioni, famiglia e territorio (musei, biblioteche, etc.). Per un armonico sviluppo della personalità del bambino occorre infatti che si stabiliscano buoni rapporti tra gli adulti che si occupano di lui, dal momento che il contesto familiare e quello scolastico sono gli ambiti in cui si gettano le basi della sua formazione e hanno un ruolo fondamentale per la sua crescita. Per conoscere adeguatamente l'alunno, il docente deve avere un'idea del tipo di contesto da cui proviene. Per tale motivo, la continuità orizzontale riguarda essenzialmente tre fattori: 1. STILI RELAZIONALI = il modo di relazionarsi tra il bambino e il genitore per capirne il rapporto relazionale; 2. SPAZIO E MATERIALI = è fondamentale che il bambino si senta a suo agio nell'ambiente scolastico; per questo motivo, può essere utile portare con sé un oggetto a cui è particolarmente legato; 3. ROUTINE = è necessario che l'insegnante conosca le abitudini di ciascun bambino (es. modalità in cui mangia o si addormenta). Ovviamente non bisogna adottare le stesse metodologie, ma in 35 Per svolgere le proprie funzioni politico-amministrative, il Ministero dell'Istruzione ha degli "uffici di diretta collaborazione", detti anche "uffici di staff", come: ➢ Segreteria del Ministro ➢ Segreterie del Vice-Ministro e dei Sottosegretari di Stato (che svolgono in particolare compiti e funzioni che vengono loro delegati dal Ministro) ➢ Ufficio di gabinetto ➢ Ufficio legislativo ➢ Ufficio Stampa COMPETENZE DEL MINISTRO: il T.U. stabilisce che il Ministro della Pubblica Istruzione, attraverso i suoi uffici centrali e periferici, provvede ai servizi relativi d'istruzione materna, elementare, media, secondaria superiore. Quindi, il Ministro della Pubblica Istruzione ha il compito non solo di promuovere l'istruzione ma anche di favorire il corretto andamento dell'intero sistema scolastico. Al Ministro spetta, in particolare: ▪ individuazione delle risorse umane, materiali ed economico-finanziarie da ripartire tra gli uffici delle Direzioni Generali; ▪ definizione di obiettivi, priorità, piani, programmi per l'azione amministrativa; ▪ assegnazione delle risorse finanziarie dello stato al personale e alle scuole; ▪ definizione dei criteri per l'organizzazione della rete scolastica; ▪ valutazione del sistema scolastico. I capi dei dipartimenti, i dirigenti degli uffici delle direzioni generali e i dirigenti degli USR si riuniscono in Conferenza per trattare questioni relative il coordinamento delle attività dei rispettivi uffici e per formularla al Ministro. Altri organi collegati all'amministrazione centrale sono:  CSPI: (Consiglio Superiore della Pubblica Amministrazione) è composto da 36 membri e il suo compito è quello di formulare proposte al ministro sulle politiche da perseguire riguardo: - organizzazione generale della scuola - stato giuridico del personale - ordinamenti scolastici - programmi scolastici  INVALSI: è un ente di ricerca che si occupa di: - effettuare verifiche periodiche sulle conoscenze e abilità degli studenti (prove INVALSI) - studiare le cause dell'insuccesso e della dispersione scolastica - promuovere periodiche rilevazioni nazionali presso le scuole  INDIRE: è un ente di ricerca che definisce e attua i piani di miglioramento della qualità dell'offerta formativa adottata dalla scuola e dei risultati degli apprendimenti degli studenti  Osservatorio per l'edilizia scolastica: si occupa di diversi compiti: - criteri di progettazione degli edifici scolastici - criteri sulla sicurezza degli edifici scolastici - costi per l'edilizia scolastica - manutenzione delle scuole A livello periferico, invece, si aggiungono altri organi di amministrazione periferica dello Stato: ❖ USR → Uffici Scolastici Regionali (che dal 1999 sostituiscono i vecchi i Provveditorati). In ciascun capoluogo di regione è presente un USR: in realtà, gli USR sono in tutto 18, poiché mancano quelli della Valle d'Aosta e del Trentino-Alto Adige, i quali hanno un bacino di popolazione studentesca più basso). L'USR può essere in questo modo considerato come un Ministero regionale con poteri autonomi poiché si assicura che: - vengano rispettate le norme Generali sull'istruzione - vengano raggiunti i livelli essenziali delle prestazioni - vigila sulle scuole non statali paritarie e non paritarie 36 - vengano osservati gli standard programmati - vengano attuati gli ordinamenti scolastici - assegna alle scuole le risorse finanziarie - vigila sulle scuole straniere in Italia - assegna alle scuole il personale Gli USR definiscono gli ambiti territoriali e li dividono in sezioni separate per gradi di istruzione, classe di concorso e tipologia di posti. La loro ampiezza è inferiore alla provincia poiché vengono considerate solo: - la popolazione scolastica - la prossimità delle scuole - le caratteristiche del territorio - presenza di scuole negli istituti penitenziari - specificità delle aree interne e montane e delle piccole isole Secondo le indicazioni del ministero, gli ambiti: ✓ comprendono scuole sia del 1° che del 2° ciclo ✓ devono avere una dimensione sub provinciale e non devono comprendere le scuole di province diverse ✓ possono prevedere una popolazione scolastica pari ai 22.000-40.000 alunni; nelle città metropolitane si può arrivare fino a 70.000 Ogni USR è organizzato in USP. ❖ USP → Uffici Scolastici Provinciali che operano a livello provinciale in supporto alle scuole. ❖ AT → Ambiti Territoriali. Gli ambiti territoriali sono articolazioni del territorio regionale. La loro ampiezza è inferiore alla provincia o alla città metropolitana, avendo considerazione oltre che della popolazione scolastica, della prossimità delle scuole e delle caratteristiche del territorio, anche della specificità delle aree interne e montane e delle piccole isole, della presenza di scuole negli istituti penitenziari, nonché di ulteriori situazioni o esperienze territoriali già in essere. ❖ Enti locali→ Province e Comuni. PROVINCE = le province hanno competenze solo sulle scuole secondarie: o istituzione, funzione e soppressione delle scuole o fornitura di edifici, arredi e strumenti o cura della rete dei trasporti scolastici o pianificazione della rete scolastica o servizi per alunni con disabilità COMUNI = i comuni hanno competenze solo delle scuole dell'infanzia e primaria (con delle eccezioni): o fornitura di arredi e attrezzature per le scuole dell'infanzia e del primo ciclo o istituzione, fusione e soppressione di scuole o pianificazione della rete scolastica o servizi per alunni con disabilità o mensa scolastica Quindi, Regioni, Province, Comuni e Città Metropolitane sono i cosiddetti enti territoriali. Chiariamo i compiti che per legge spettano a questi enti e quelle che spettano allo Stato: I. Lo STATO ha la potestà legislativa esclusiva sulle norme generali:  definizione degli ordini e gradi scolastici  durata della scuola dell'obbligo  disciplina degli esami di Stato  disciplina sullo stato giuridico del docente II. Le REGIONI hanno competenza legislativa sul sistema di istruzione e formazione professionale:  garantiscono il raggiungimento dei livelli essenziali di prestazione 37  si assicurano che vengano rispettati nei formati minimi (durata dei corsi, validità nazionale delle certificazioni, criteri nazionali di accreditamento dei soggetti che erogano i corsi) Lo STATO e le REGIONI hanno competenze legislative concorrenti; lo Stato stabilisce i principi generali durata e tipologia dei corsi, esami e certificazioni, valore legale dei titoli, obiettivi di apprendimento e i crediti; mentre le Regioni stabiliscono il calendario scolastico e l’organizzazione sul territorio. 40 La sua convocazione deve avvenire con preavviso (non inferiore a 5 gg rispetto la data di convocazione) e deve essere effettuata con lettera diretta ai singoli membri del Collegio e mediante l’affissione all’albo (l’affissione all’albo costituisce ufficializzazione e regolarizzazione della convocazione). CONSIGLIO di CIRCOLO/ISTITUTO. Il Consiglio di circolo (nella scuola primaria) o il Consiglio di Istituto (nella scuola secondaria) è un organo che è composto da: • DS (che coordina ma non lo presiede) • rappresentanti degli insegnanti del circolo/istituto • rappresentanti dei genitori (che presiedono) • rappresentanti degli studenti (nella secondaria 2° grado) • rappresentanti personale ATA Il Consiglio è composto da 14 membri se la scuola ha meno di 500 alunni. Il Consiglio è composto da 19 membri se la scuola ha più di 500 alunni. Nelle scuole con meno di 500 alunni, il Consiglio di Istituto è composto da 14 membri: Nelle scuole con più di 500 alunni, il Consiglio di Istituto è composto da 19 membri: o DS o 6 docenti o 6 genitori (primaria, secondaria I grado, eccetto quella di II grado) o 3 genitori + 3 studenti (solo secondaria II grado) o 1 ATA o DS o 8 docenti o 8 genitori (primaria, secondaria I grado, eccetto quella di II grado) o 4 genitori + 4 studenti (solo secondaria II grado) o 2 ATA Il Consiglio di Istituto gestisce la scuola sotto l’aspetto organizzativo generale ed economico: quindi, ha poteri in ambito economico-finanziario della scuola. Il Consiglio di Circolo/Istituto esercita poteri di delibera o amministrazione sull’organizzazione e la programmazione della vita e dell’attività della scuola. Il Consiglio di Istituto propone sull’aspetto organizzativo e delibera sull’aspetto didattico: ✓ approva il PTOF = elaborato dal Collegio dei Docenti ✓ approva il bilancio preventivo e il conto consuntivo ✓ delibera l’adozione del Regolamento di Istituto = che disciplina le: -attività della scuola -utilizzo delle attrezzature (biblioteche, attrezzature sportive) -utilizzo delle risorse umane -visite e viaggi di istruzione -formazione delle classi ✓ delibera le modifiche al calendario scolastico ✓ delibera sulle attività extrascolastiche ✓ delibera l’uso dei locali scolastici da parte di soggetti esterni (convenzioni e concessioni d’uso) ✓ delibera l’approvazione degli accordi di rete ✓ delibera sull’acquisto e il rinnovo di attrezzature tecnico-scientifiche e sussidi didattici ✓ elegge al suo interno una Giunta Esecutiva Il Consiglio si riunisce in orario non coincidente con quello delle lezioni e comunque compatibilmente con gli impegni di lavoro dei suoi componenti. Gli atti deliberativi del Consiglio d’Istituto sono atti definitivi impugnabili, non per via gerarchica, ma con ricorso al TAR o con ricorso straordinario al Capo dello Stato. L’organo dura in carica 3 anni scolastici nel corso dei quali i membri che perdono i requisiti di eleggibilità vengono sostituiti dai primi non eletti nelle liste. Il Consiglio di Circolo/Istituto elegge al proprio interno una Giunta Esecutiva affinché esegua ciò che il Consiglio di Istituto ha proposto sul piano organizzativo e economico-finanziario. 41 GIUNTA ESECUTIVA. La Giunta esecutiva è un organo che svolge compiti esecutivi: porta a compimento le delibere del Consiglio di Istituto. Essa è costituita da: • DS (che presiede) • DSGA (che svolge pure le funzioni di segretario della Giunta) • 1 docente • 1 ATA • 2 genitori (secondaria I grado) oppure 1 genitore e 1 rappresentante degli studenti (secondaria II grado) La Giunta esecutiva svolge i seguenti compiti: ✓ Delibera l’accensione di mutui ✓ Delibera sull’accettazione e rinuncia di eredità e donazioni ✓ Delibera l’approvazione del conto consuntivo predisposto dal DSGA ✓ Delibera l’adattamento del calendario scolastico predisposto dal Collegio dei Docenti ✓ Elegge i docenti del Comitato di Valutazione La Giunta resta in carica 3 anni. COMITATO di VALUTAZIONE. Il Comitato di Valutazione è un organo con durata di 3 anni ed è da composto da: • DS (che presiede) • 3 docenti (2 scelti dal Collegio dei Docenti e 1 scelto dal Consiglio di Istituto) • 2 genitori (nella secondaria I grado; scelti dal Consiglio di Istituto) oppure 1 genitore + 1 studente (nella secondaria II grado; scelti dal Consiglio di Istituto) • 1 componente esterno (nominato dall’USR) Il Comitato di Valutazione svolge diversi compiti: ✓ coadiuva il DS nell’assegnazione del “bonus” per il merito ai docenti ✓ esprime il proprio parere sul superamento del periodo di formazione e di prova del personale docente ASSEMBLEA dei GENITORI/STUDENTI. Secondo il T.U. gli studenti della scuola secondaria e i genitori degli alunni iscritti hanno diritto di riunirsi in assemblea nei locali della scuola. Le assemblee dei genitori/studenti è costituita da: • genitori (che presiedono le assemblee di genitori) • studenti (nella secondaria di II grado; che presiedono le assemblee degli studenti) • DS (possono assistere, soprattutto per motivi di sicurezza) • docenti (possono assistere, soprattutto per motivi di sicurezza) Innanzitutto bisogna distinguere le: ▪ assemblee di sezione sono costituite dai genitori degli alunni iscritti alla singola sezione; ▪ assemblee di classe sono costituite dai genitori degli alunni iscritti alla singola classe; ▪ assemblee di istituto sono costituite dai genitori degli alunni iscritti alla scuola; ▪ assemblee studentesche di classe sono proprie della scuola secondaria 2° grado; hanno lo scopo di approfondire problemi relativi la scuola; ▪ assemblee studentesche di istituto sono proprie della scuola secondaria 2° grado; hanno lo scopo di approfondire problemi relativi la scuola. Le assemblee dei genitori possono essere convocate dai rappresentanti dei genitori eletti nei Consigli di Classe, informando però prima il DS e chiedendogli l’uso dei locali scolastici (le assemblee possono svolgersi sia fuori che dentro i locali della scuola, purché ci sia l’autorizzazione del DS). Il DS, sentita la Giunta del Consiglio di Istituto, autorizza la convocazione e i genitori ne danno comunicazione mediante affissione di avviso all’albo. È evidente che queste assemblee siano dovute all’istituzionalizzazione dei rapporti scuola-famiglia; esso ribalta il ruolo tradizionale dei genitori degli alunni: da meri spettatori dell’educazione che partecipano alla vita della scuola in maniera marginale (giustificazioni dell’assenze, colloqui periodici, presa di visione delle 42 pagelle, ecc.) a promotori di un processo formativo più completo e che richiede una maggiore collaborazione. 45 DSGA Il DSGA sovraintende ai servizi amministrativi e ai servizi generali della scuola, coordinandone il personale (art.25, comma 5, D.Lgs. 165/2001). Si tratta di un organo che non si trova in posizione di sotto ordinazione rispetto al nucleo operativo, ma lo supporta attraverso procedure tecniche e di analisi: il DSGA, infatti, ha alle sue dipendenze il personale ATA. I suoi compiti sono indicati nel contratto per il quadriennio 1998- 2001 che ha introdotto tale figura, nel quadro dell'unità di conduzione affidata al Dirigente scolastico, poi confermato dal CCNL 2006-2009. La sua area di competenza si suddivide in: -servizi generali, organizzando il lavoro del personale non docente (collaboratori scolastici, assistenti tecnici); -servizi amministrativo-contabili, erogati dalla segreteria, suddivisi per settori: didattica, contabilità, personale, beni ecc.. Egli sovrintende, con autonomia operativa, ai servizi generali amministrativo-contabili e ne cura l'organizzazione. Il DSGA controlla il personale ATA posto alle sue dirette dipendenze, del quale regola autonomamente l’operato nell'ambito delle disposizioni del Dirigente scolastico. In sintesi, i principali elementi riguardanti il profilo del DSGA sono: -la rilevanza esterna degli atti di certificazione; -la funzione di consegnatario dei beni mobili; -organizzazione autonoma delle attività del personale ATA. All’inizio di ogni anno scolastico, il DSGA deve predisporre il Piano delle attività del personale ATA, al fine di ottimizzare l'organizzazione dei servizi in generale, con particolare riferimento a quelli di segreteria. A tal proposito egli si occupa dell'organizzazione interna dell'Ufficio di segreteria. 46 ISCRIZIONI e VACCINAZIONI Il momento dell'ISCRIZIONE a scuola rappresenta, oltre che la prima fase dell'avvio dell'anno scolastico, un momento essenziale per il rapporto scuola-famiglia: durante questa fase le famiglie ricevono informazioni sulla scuola e sulle sue attività (generalmente rispondono a tale esigenza i cosiddetti “open day”). Affinché il DS possa mostrare il PTOF durante gli incontri ai genitori, è necessario che chieda l'approvazione al Collegio dei Docenti (ricordiamo che il PTOF è visionabile sul sito web della scuola). Generalmente, l'iscrizione alle scuole di ogni grado (fatta eccezione per le scuole dell'infanzia per le quali è prevista la modalità cartacea) avviene esclusivamente on-line: di norma il periodo e la procedura di iscrizione vengono definiti con una circolare ministeriale ogni anno che, in genere, coincide con la metà di gennaio e l'inizio di febbraio dell'anno solare precedente all'anno scolastico di riferimento. Per effettuare l'iscrizione a scuola è necessario il consenso di tutti e due i genitori, anche se separati o divorziati. Le iscrizioni per alunni con disabilità devono sempre essere effettuate on-line ma devono anche essere perfezionate con la presentazione alla scuola prescelta, da parte dei genitori, della certificazione rilasciata dall'ASL del territorio in questione. In base al D.L. 73/2017 i DS sono tenuti, durante l'atto di iscrizione del minore di età compresa tra 0-16 anni, nonché del minore straniero, a richiedere ai genitori/tutori la documentazione comprovante l'effettuazione delle VACCINAZIONI OBBLIGATORIE o anche l'esonero dalle stesse (se è ammesso dalla legge). Il D.L. 73/2017 ha, infatti, reso obbligatorie e gratuite alcune vaccinazioni per i minori da 0 a 16 anni, compresi minori stranieri. Sono esonerati dall'obbligo vaccinale i bambini che hanno contratto naturalmente la malattia: l'avvenuta immunizzazione a seguito di malattia naturale deve essere comprovata attraverso gli esiti dell'analisi sierologica. Sono esonerati anche i minori che presentino patologie tali per le quali è sconsigliata la vaccinazione. In caso di mancata osservazione dell'obbligo vaccinale, i genitori/tutori vengono convocati dall’ASL del territorio per un colloquio, con lo scopo di fornire ulteriori informazioni e sollecitare alla vaccinazione. Se il genitore/tutore persistono a rifiutare di effettuare la vaccinazione obbligatoria, viene applicata loro una sanzione pecuniaria pari a 100-500€. Con il D.L. 73/2017 è stato istituito anche un Anagrafe delle vaccinazioni che contiene dati relativi: - soggetti vaccinati - soggetti da sottoporre a vaccinazioni - soggetti immunizzati - soggetti esonerati Le ASL territoriali sono tenute ad avere tale anagrafe in modo tale da fornire i dati al Ministero della Salute. Il D.L. 73/2017 è intervenuto anche sulla formazione delle classi: il DS deve inserire gli alunni che non possono vaccinarsi per il loro particolare stato clinico (gli esonerati) in classi di soli minori vaccinati o immunizzati. Il DS, Inoltre, entro il 31 ottobre di ogni anno deve comunicare all'ASL le classi in cui sono presenti più di due alunni non vaccinati. Anche il personale della scuola (DS, docenti e personale ATA) devono presentare alla scuola un'autocertificazione che comprovi la loro situazione vaccinale. 47 PATTO DI CORRESPONSABILITÀ & CONTRATTO FORMATIVO Il patto educativo di corresponsabilità è un documento obbligatorio per la scuola secondaria di primo e secondo grado, con il DPR 235/2007 che ha modificato il precedente DPR 249/1998, contenente lo statuto degli studenti e delle studentesse della scuola secondaria. Il patto di corresponsabilità, quindi, è un documento che viene sottoscritto dalla scuola e dalla famiglia, durante l'atto di iscrizione, contenente un insieme di diritti e doveri che scuola e famiglia si impegnano a rispettare. Tale documento, non solo richiede che questi due attori educativi condividano diritti e doveri, ma richiede anche che si crei un'alleanza finalizzata a formare ed educare l'alunno. Nel momento in cui il patto viene sottoscritto, la scuola e la famiglia condividono il modello educativo fondato sulla: • Costituzione • ordinamento giuridico vigente • Regolamento d'istituto Il rispetto delle regole da parte del discente può avvenire solo attraverso una consolidata collaborazione tra famiglia e istituzione scolastica, a ciascuna delle quali è richiesto di riconoscere il ruolo reciproco dell'altra. DIRITTI DEGLI STUDENTI: ✓ riservatezza ✓ partecipazione attiva alla vita scolastica ✓ valutazione trasparente e tempestiva ✓ esprimere la propria opinione DOVERI DEGLI STUDENTI: ✓ frequenza dei corsi e impegno allo studio ✓ corretti comportamenti interpersonali con DS, docenti, personale scolastico e compagni ✓ cura dell’ambiente scolastico ✓ utilizzo adatto di mezzi e strumenti didattici che fanno parte del patrimonio della scuola DOVERI DELLA SCUOLA: ✓ creare ambienti positivi che favoriscano la crescita educativa, formativa e personale dell’alunno ✓ attivare corsi di recupero per situazioni di svantaggio o ritardo ✓ ampliamento offerta formativa Nei casi in cui gli studenti non dovessero adempiere ai loro doveri, verrebbe loro attribuita una sanzione disciplinare contro la quale la famiglia può fare ricorso ad un apposito organo di garanzia interno. PATTO EDUCATIVO vs REGOLAMENTO DI ISTITUTO: Erroneamente il patto educativo di corresponsabilità viene associato al regolamento d'istituto ma i due documenti sono sostanzialmente differenti: mentre il patto educativo è un documento bilaterale e vincolante nel momento in cui viene sottoscritto da scuola e famiglia, il regolamento d'istituto è un atto unilaterale che specifica agli alunni i comportamenti permessi o vietati durante la vita scolastica. PATTO EDUCATIVO vs CONTRATTO FORMATIVO: il patto educativo di corresponsabilità non va confuso neanche con il contratto formativo dal momento che mentre il patto di corresponsabilità è un documento sottoscritto da scuola e famiglia, il contratto formativo è un documento con il quale docenti e alunni che assumono il reciproco impegno nel raggiungere finalità e obiettivi del percorso formativo 1 Nel D.P.R. 89/2009 (regolamento recante lo statuto delle studentesse e degli student della scuola secondaria) è ammesso ricorso contro le sanzioni disciplinari irrogate dalla scuola ad un apposite organo di garanzia interno. L’organo di garanzia interno è composta da: -DS -1 docente -2 genitori (per la secondaria di 1 grado), oppure 1 genitore + 1 studente (per la secondaria di 2 grado) 50 • Promozione di iniziative per le pari opportunità volti a promuovere: o prevenzione della violenza di genere o tutte le discriminazioni o la parità tra i sessi CURRICOLO: nel PTOF è obbligatorio che le scuole inseriscano e definiscano il curriculo per i propri alunni. Il curricolo è il percorso didattico-educativo, il “piano di studio” che la scuola progetta per far conseguire gradualmente agli alunni gli obiettivi di apprendimento e competenze specifiche delle varie discipline. Il curriculum è elaborato dal Collegio dei Docenti. L'elaborazione del curriculo deve essere attuata rispettando: - finalità - obiettivi - traguardi per lo sviluppo delle competenze definiti dalle Indicazioni nazionali che costituiscono il quadro di riferimento per la progettazione curricolare. Dunque il curriculo si articola in: ▪ campi di esperienza (nella scuola dell'infanzia) ▪ discipline (nella scuola primaria e secondaria I e II grado) ▪ obiettivi di apprendimento (conoscenze e abilità indispensabili per il raggiungimento delle competenze) ▪ traguardi per lo sviluppo delle competenze (ciò a cui tende l'azione educativa) Il curricolo può essere costruito, a discrezione della scuola, sia in:  Verticale per vedere come si articola il percorso per raggiungere le mete che la scuola propone agli alunni  Orizzontale per evitare la frammentazione dei saperi Quindi il curricolo è il piano di studi della singola scuola che può contenere sia discipline fondamentali obbligatorie che discipline alternative integrative, in modo tale da creare un'offerta formativa diversificata tra le varie scuole del territorio. Infatti, in ogni curricolo c'è una: ✓ QUOTA OBBLIGATORIA = quantità di ore riservate alle attività e discipline obbligatorie stabilite a livello nazionale e quindi uguale per tutti ✓ QUOTA RISERVATA = quantità di ore riservate alle attività integrative scelte liberamente dalle scuole e volte ad ampliare l'offerta formativa 51 PROGRAMMAZIONE & PROGETTAZIONE Programmazione e progettazione sono fortemente correlate tra loro. La PROGETTAZIONE SCOLASTICA comprende l'insieme di tutte quelle strategie formative che la scuola mette in atto per elaborare una programmazione volta a raggiungere determinati obiettivi educativo- didattici. ❖ Macroprogettazione = è il primo livello di progettazione nel quale rientra la programmazione triennale del PTOF. Essa partendo dall'analisi dei bisogni, definisce gli obiettivi e le strategie per raggiungerli (tempi, metodiche, ecc.) tenendo conto ovviamente delle risorse disponibili (docenti, spazi, attrezzature, risorse economiche). ❖ Microprogettazione = è il secondo livello di progettazione nel quale rientrano la: - programmazione annuale - singola lezione Una volta definito il curriculo, si avvia l'ATTIVITÀ DI PROGRAMMAZIONE della scuola che è costituita da 3 momenti fondamentali:  Programmazione d'istituto: elaborata dal Consiglio di Istituto, individua le finalità educative generali dopo aver acquisito tutte le informazioni provenienti dal territorio su cui si insedia la scuola e le risorse interne a disposizione della stessa. Per esempio, la scuola è dotata di:  n° di alunni per classe  spazi (presenza di laboratori, aule speciali, aule per proiezione grandi gruppi, ecc.)  personale docente (disponibilità di insegnanti per attività integrative, ecc.)  materiali (biblioteca, audiovisivi, materiale di laboratorio, ecc.)  rendimento scolastico complessivo e nelle singole materie  provenienza socio culturale degli alunni, motivazioni, interessi, partecipazione, ecc.  Programmazione educativa: elaborata dal Collegio dei Docenti, che progetta i percorsi formativi caratterizzati da obiettivi che riguardano lo sviluppo della personalità:  area sociale (relazioni interpersonali)  area cognitiva (sapere e saper fare)  area motoria (educazione all'uso corretto del proprio corpo nello spazio)  area affettiva (saper essere)  Programmazione didattica: elaborata dal Consiglio di Intersezione, di Interclasse o di Classe, che delinea il percorso formativo della classe. Però, è necessario che ciascun Consiglio di Classe adatti l'attività programmatoria alle esigenze degli allievi tenendo conto delle caratteristiche, risorse, bisogni diversi di ogni classe. Per farlo, la prima cosa da fare è verificare capacità e abilità per poter poi individuare interventi didattici mirati. All'inizio dell'anno scolastico, inoltre, deve essere elaborato dal Collegio dei Docenti anche il PIANO DELLE ATTIVITÀ DEI DOCENTI: esso contiene gli impegni lavorativi che dovranno essere svolti dai docenti e attività aggiuntive presenti nel PTOF. Es. settembre (test di ingresso, progetto accoglienza); ottobre (CLIL, elezioni rappresentanti di classe); novembre (scrutini, colloqui, recupero alunni con insufficienza); dicembre (viaggio d'istruzione). 52 REGOLAMENTO D’ISTITUTO Il REGOLAMENTO D’ISTITUTO è il documento approvato dal Consiglio d’Istituto che disciplina le attività quotidiane della scuola. Il documento è composto da più parti in base alle diverse componenti della scuola. Il Regolamento comprende le norme riguardanti:  modalità di comunicazione coi docenti (di mattina o pomeriggio; prefissati o per appuntamento)  disposizioni sull’uso di dispositivi multimediali e/o smartphone  regolamentazione di ritardi, uscite, assenze e giustificazioni  uso di spazi comuni, dei laboratori e della biblioteca  conservazione delle strutture  comportamento degli alunni  viaggi di istruzione  assicurazione  mensa 55 •Competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria La competenza matematica è la capacità di sviluppare e applicare il pensiero e la comprensione matematica per risolvere una serie di problemi in situazioni quotidiane. Partendo da una solida padronanza della competenza aritmetico-matematica, l’accento è posto sugli aspetti del processo e dell’attività oltre che sulla conoscenza. La competenza matematica comporta, a differenti livelli, la capacità di usare modelli matematici di pensiero e di presentazione (formule, modelli, costrutti, grafici, diagrammi) e la disponibilità a farlo. La competenza in scienze si riferisce alla capacità di spiegare il mondo che ci circonda usando l’insieme delle conoscenze e delle metodologie, comprese l’osservazione e la sperimentazione, per identificare le problematiche e trarre conclusioni che siano basate su fatti empirici, e alla disponibilità a farlo. Le competenze in tecnologie e ingegneria sono applicazioni di tali conoscenze e metodologie per dare risposta ai desideri o ai bisogni avvertiti dagli esseri umani. La competenza in scienze, tecnologie e ingegneria implica la comprensione dei cambiamenti determinati dall’attività umana e della responsabilità individuale del cittadino. •Competenza digitale La competenza digitale presuppone l’interesse per le tecnologie digitali e il loro utilizzo con dimestichezza e spirito critico e responsabile per apprendere, lavorare e partecipare alla società. Essa comprende l’alfabetizzazione informatica e digitale, la comunicazione e la collaborazione, l’alfabetizzazione mediatica, la creazione di contenuti digitali (inclusa la programmazione), la sicurezza (compreso l’essere a proprio agio nel mondo digitale e possedere competenze relative alla cybersicurezza), le questioni legate alla proprietà intellettuale, la risoluzione di problemi e il pensiero critico. •Competenza personale, sociale e capacità di imparare ad imparare La competenza personale, sociale e la capacità di imparare a imparare consiste nella capacità di riflettere su sé stessi, di gestire efficacemente il tempo e le informazioni, di lavorare con gli altri in maniera costruttiva, di mantenersi resilienti e di gestire il proprio apprendimento e la propria carriera. Comprende la capacità di far fronte all’incertezza e alla complessità, di imparare a imparare, di favorire il proprio benessere fisico ed emotivo, di mantenere la salute fisica e mentale, nonché di essere in grado di condurre una vita attenta alla salute e orientata al futuro, di empatizzare e di gestire il conflitto in un contesto favorevole e inclusivo. •Competenza in materia di cittadinanza La competenza in materia di cittadinanza si riferisce alla capacità di agire da cittadini responsabili e di partecipare pienamente alla vita civica e sociale, in base alla comprensione delle strutture e dei concetti sociali, economici, giuridici e politici oltre che dell’evoluzione a livello globale e della sostenibilità. •Competenza imprenditoriale La competenza imprenditoriale si riferisce alla capacità di agire sulla base di idee e opportunità e di trasformarle in valori per gli altri. Si fonda sulla creatività, sul pensiero critico e sulla risoluzione di problemi, sull’iniziativa e sulla perseveranza, nonché sulla capacità di lavorare in modalità collaborativa al fine di programmare e gestire progetti che hanno un valore culturale, sociale o finanziario. •Competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali La competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali implica la comprensione e il rispetto di come le idee e i significati vengono espressi creativamente e comunicati in diverse culture e tramite tutta una serie di arti e altre forme culturali. Presuppone l’impegno di capire, sviluppare ed esprimere le proprie idee e il senso della propria funzione o del proprio ruolo nella società in una serie di modi e contesti. Quindi, la nuova Raccomandazione definisce la "competenza" come l'insieme di conoscenze, abilità e atteggiamenti:  Conoscenza: è il sapere; è l'insieme delle idee e teorie che forniscono le basi per comprendere un certo argomento.  Abilità: è il saper fare; è la capacità di applicare le conoscenze per poter ottenere dei risultati.  Atteggiamenti: è il saper agire; è la vitalità che si ha per agire o reagire alle situazioni. 56 L'insieme di questi 3 saperi costituisce la Competenza (è il saper essere; è il saper far fronte a tutte le situazioni). Un altro documento europeo che completa la Raccomandazione sulle competenze chiave del 2018 è la Raccomandazione sulla promozione di valori comuni europei del 2018. L'UE si fonda su valori comuni che stanno permettendo all'Europa di vivere il più lungo periodo di pace della sua storia. Tali valori sono:  libertà  democrazia  uguaglianza  rispetto della dignità umana  rispetto dei diritti umani (compresi quelli delle persone appartenenti a minoranze) L'UE ha condotto delle indagini nei Paesi membri che hanno evidenziato un livello piuttosto basso di conoscenza dell'UE e delle sue origini; ciò favorisce, di conseguenza, la nascita di fenomeni pericolosi per la Comunità Europea e i suoi cittadini:  xenofobia  nazionalismo  discriminazione  fake news e disinformazione  radicalizzazione estremismo violento Dunque, è necessario per l'UE promuovere l'identità europea grazie all'istruzione e alla cultura, nonché attraverso i valori comuni che favoriscono la coesione sociale e l'integrazione. 57 IRC Al momento dell'iscrizione, i genitori degli alunni possono avvalersi dell'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA (IRC) che è disciplinato da un accordo tra lo Stato Italiano e la Santa Sede del 1985. Per chi non si avvale dell'IRC sono previste delle attività alternative, tra cui:  attività didattiche  attività di studio individuale con assistenza del personale docente  libera attività di studio individuale senza assistenza del personale docente solo nell'istruzione secondaria di II grado  non frequenza della scuola nelle ore di insegnamento della religione cattolica Nella scuola primaria sono previste 2h a settimana di religione. Nelle due scuole secondarie è prevista 1h a settimana di religione. Il voto dell’IRC non fa media: infatti nelle pagelle viene inserito con una scheda valutativa a parte che viene espresso in giudizi e non in voto decimale. 60 VALUTAZIONE 1° CICLO DI ISTRUZIONE. La valutazione degli alunni nel 1° ciclo di istruzione è disciplinata attualmente dal D.Lgs. 62/2017. La valutazione degli alunni compete ai docenti contitolari della classe, ovvero al Consiglio di Classe: pertanto, la valutazione è collegiale (è necessaria la presenza di tutti i componenti, lo scrutinio è palese e non ci si può astenere); partecipano alla valutazione anche gli insegnanti di sostegno, in quanto contitolari della classe. Durante gli scrutini viene effettuata la valutazione intermedia o anche finale: gli scrutini vengono presieduti dal DS (o da un suo delegato) e devono essere sempre verbalizzati ai fini di autotutela della scuola (devono essere verbalizzati gli esiti numerici e gli esiti favorevoli o contrari alle ammissioni). La valutazione viene effettuata attraverso l'attribuzione di un voto in decimi per le varie discipline, ad eccezione della condotta. Il D.Lgs. 62/2017 disciplina anche la valutazione della condotta: collegialmente i docenti, esprimono non più un voto in decimi per la valutazione del comportamento, ma nella scheda di valutazione riportano un giudizio sintetico, tenendo conto ovviamente delle competenze di cittadinanza che sono state ottenute dall'alunno. Nella secondaria I grado, il D.Lgs. 62/2017 prevede che, ai fini della validità dell'anno scolastico, è necessaria la frequenza minima di almeno ¾ del monte ore annuale: se le assenze superano questo limite, lo studente è escluso dallo scrutinio finale con conseguente non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato. Il Collegio dei Docenti, in casi eccezionali (assenze continuative e documentate) può porre una deroga al limite dei ¾ di presenza minima necessaria. L'ammissione alla classe successiva viene così regolata:  nella primaria, gli alunni sono ammessi alla classe successiva anche in presenza di livelli di apprendimento parzialmente raggiunti o in via di prima acquisizione. La non ammissione alla classe successiva è possibile solo in casi eccezionali e deve essere deliberata all'unanimità e con specifica motivazione dei docenti contitolari  nella secondaria di I grado, gli alunni sono ammessi alla classe successiva o all'esame di Stato anche in caso di attribuzione di voti inferiori a 6/10: in caso di parziale o totale acquisizione dei livelli di apprendimento, il Consiglio di Classe può deliberare la non ammissione alla classe successiva o all'esame di Stato, all'unanimità e con adeguata motivazione Il D.Lgs. 62/2017 introduce come novità, per tutto il primo ciclo d'istruzione, l'attivazione di specifiche strategie per colmare le lacune nei livelli di apprendimento: in questo modo diventa difficile una "bocciatura", se non in casi eccezionali. Il D.Lgs. 62/2017 ha disciplinato anche l'esame di Stato e i suoi requisiti:  Votazione non inferiore e 6 in ogni disciplina e in condotta  Frequenza di almeno ¾ del monte orario, salvo deroga  Partecipazione alle prove INVALSI  Il voto di ammissione all'esame di Stato espresso dal Consiglio di Classe in decimi  Sono previste 3 prove scritte (italiano, matematica e lingua straniera) + 1 colloquio orale (per valutare le conoscenze, la capacità di argomentazione, di pensiero critico e il livello di padronanza delle competenze di cittadinanza e delle competenze nelle lingue straniere)  La Commissione d'esame ha il DS come presidente. La Commissione decide i contenuti d'esame, i criteri per la correzione e la valutazione  Il voto finale dell'esame deriva dalla media aritmetica tra il voto di ammissione + media dei voti delle prove e del colloquio (prima il voto finale derivava dalla media tra il voto di ammissione + voto delle singole prove d'esame): la media viene arrotondata all'unità superiore per frazioni pari o superiore a 0,5  L'esame viene superato se la votazione complessiva è di almeno 6/10.  La votazione di 10/10 può essere accompagnata dalla lode se l’alunno ha conseguito il massimo punteggio nelle prove e se deliberata all'unanimità dalla Commissione  Il voto finale dell'esame di Stato viene pubblicato nell'albo della scuola sede della commissione d'esame ed è consultabile anche sul sito web della scuola 61 Infine, il D.Lgs. 62/2017 disciplina anche la certificazione delle competenze: si tratta di un documento per livelli (avanzato, intermedio, base e iniziale) privo di voti che certifica le competenze chiave europee e le competenze di cittadinanza italiana acquisite dall'alunno. La certificazione delle competenze viene rilasciata al termine della scuola primaria e della secondaria I grado: la certificazione delle competenze si affianca alla pagella ma non la sostituisce. Riassumendo… D. Lgs. 122/2009 D. Lgs. 62/2017 Voto in condotta in decimi Voto in condotta in giudizio Requisito di ammissione: tutti 6 (condotta compresa) Requisito di ammissione: ammissione possibile anche con qualche mediocrità (5) Prove INVALSI (italiano e matematica) e fanno media sull’esame di Stato Prove INVALSI (italiano, matematica e inglese) non fanno più media ma diventano requisito di accesso all’esame di Stato 4 prove in tutto (italiano, matematica, inglese e francese) 3 prove in tutto (italiano, matematica e inglese) 2 prove di lingue all’esame di Stato (inglese+francese) 1 prova bilingue (una sola prova con una domanda di inglese e una domanda di francese) Commissione d’esame: formata da un membro esterno + docenti interni Commissione d’esame: formata dal DS della scuola in questione come Presidente + docenti interni Attribuzione della lode // 62 VALUTAZIONE 2° CICLO DI ISTRUZIONE. La valutazione degli alunni nel 2° ciclo di istruzione è disciplinata attualmente anch’essa dal D.Lgs. 62/2017. La valutazione degli alunni compete ai docenti contitolari della classe, ovvero al Consiglio di Classe: pertanto, la valutazione è collegiale (è necessaria la presenza di tutti i componenti, lo scrutinio è palese e non ci si può astenere); partecipano alla valutazione anche gli insegnanti di sostegno, in quanto contitolari della classe. Durante gli scrutini viene effettuata la valutazione in itinere o anche finale: gli scrutini vengono presieduti dal DS (o da un suo delegato) e devono essere sempre verbalizzati ai fini di autotutela della scuola (devono essere verbalizzati gli esiti numerici e gli esiti favorevoli o contrari alle ammissioni). La valutazione viene effettuata attraverso l'attribuzione di un voto in decimi per le varie discipline, compresa la condotta, a differenza del 1° ciclo. Il D.Lgs. 62/2017 disciplina anche la valutazione della condotta: collegialmente i docenti, esprimono un voto in decimi per la valutazione del comportamento, riportato in lettere, tenendo conto ovviamente dell’acquisizione della coscienza civile basata sulla consapevolezza che la libertà di pensiero si esprime attraverso l’adempimento dei propri doveri, nella conoscenza e nell’esercizio dei propri diritti, nel rispetto dei diritti altrui e delle regole che disciplinano la convivenza civile in generale e la vita scolastica in particolare. Un voto inferiore ai 6/10, durante lo scrutinio finale, comporta la non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato: generalmente 6 in condotta viene attribuito allo studente al quale è stata applicata una sanzione disciplinare. La valutazione del comportamento va anch’essa verbalizzata sia in sede di scrutinio intermedio che finale. Il voto della condotta concorre a determinare i crediti scolastici. Nella secondaria II grado, il D.Lgs. 62/2017 prevede che, ai fini della validità dell'anno scolastico, è necessaria la frequenza minima di almeno ¾ del monte ore annuale: se le assenze superano questo limite, lo studente è escluso dallo scrutinio finale con conseguente non ammissione alla classe successiva o all’esame di Stato. Il Collegio dei Docenti, in casi eccezionali (assenze continuative e documentate) può porre una deroga al limite dei ¾ di presenza minima necessaria. L'ammissione alla classe successiva viene così regolata: gli alunni sono ammessi alla classe successiva o all'esame di Stato se gli alunni conseguono un voto non inferiore a 6/10 in ciascuna disciplina e 6/10 in condotta. In sede di scrutinio finale, il Consiglio di Classe sospende il giudizio per gli alunni che non hanno conseguito la sufficienza tutte le discipline: di conseguenza, tali alunni riportano un debito formativo che può essere colmato attraverso corsi di recupero (detti anche “IDEI”, ovvero “interventi didattico-educativi integrativi”) che erano già stati introdotti da decreti precedenti. Il D.Lgs. 62/2017 ha disciplinato anche l'esame di Stato: I requisiti per essere ammessi all’esame di Stato sono:  Votazione non inferiore e 6 in ogni disciplina e in condotta  Frequenza di almeno ¾ del monte orario, salvo deroga  Partecipazione alle prove INVALSI  Sono previste 2 prove scritte a carattere nazionale (italiano e materia dell’indirizzo scolastico. Nella prova di italiano, con D.M. 1095/2019 è stato stabilito che almeno una delle tracce della tipologia B deve riguardare l’ambito storico) + 1 colloquio orale (per valutare la capacità di usare e collegare gli argomenti in maniera critica e personale; per valutare una breve relazione sull’esperienza di “alternanza scuola-lavoro”; per valutare le conoscenze e competenze nell’ambito di “Cittadinanza e Costituzione”)  La Commissione d'esame è presieduta, una ogni due classi, da un Presidente esterno e da 3 membri esterni che la compongono, e per ciascuna delle due classi è composta da 3 membri interni  Il voto finale dell'esame è espresso in centesimi, risultato dalla somma dei punteggi delle varie prove e dei punti acquisiti per il credito scolastico (per un 40 punti max)  L'esame viene superato se la votazione complessiva è di almeno 60/100.  La votazione di 100/100 può essere accompagnata dalla lode se l’alunno ha conseguito il massimo punteggio nelle prove e se deliberata all'unanimità dalla Commissione 65 2. INDIRE [“Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educativa”] è un ente di ricerca che mette a disposizione gli strumenti per favorire il miglioramento e l’innovazione (PDM). L’INDIRE si occupa di: ✓ definire e attuare piani di miglioramento della qualità dell’offerta formativa e dei risultati di apprendimento degli studenti sulla base delle prove INVALSI ✓ migliorare la formazione del personale docente ✓ migliorare la formazione del personale non docente (ATA) e del DS ✓ favorire un aggiornamento continuo alle scuole, ai docenti, al DS e personale ATA ✓ favorire l’utilizzo di nuove tecnologie per l’innovazione didattica ✓ monitoraggio dei processi di innovazione didattica della scuola 3. Contingente Ispettivo. Ispettori che valutano l’istituzione scolastica e il DS. L’ispettore è la figura più alta del DS. INVALSI, INDIRE e contingente ispettivo, per svolgere l’autovalutazione e la valutazione, si servono del NIV (“Nucleo Interno di Valutazione”) e del NEV (“Nucleo Esterno di Valutazione”). Le scuole dell’autonomia, per verificare se le loro azioni risultano efficaci ed efficienti, sono tenute a sottoporsi ad un PROCESSO DI VALUTAZIONE DELLE SCUOLE, regolato dal D.Lgs. 80/2013, che è composto da 3 fasi: FASE 1 Autovalutazione Prevede l’analisi e la verifica del servizio scolastico. La scuola deve elaborare un Rapporto di Autovalutazione (RAV) in formato elettronico, secondo un quadro di riferimento predisposto dall’INVALSI. Nel RAV, alla fine, formula una sorta di piano di miglioramento che si intende attuare. Il processo di autovalutazione interna è affidata al DS. FASE 2 Valutazione esterna Prevede l’individuazione delle situazioni da sottoporre a verifica (ovvero quali e quanti scuole sono in difficoltà) sulla base degli indicatori di efficacia ed efficienza definiti dall’INVALSI e le conseguenti visite dei nuclei di valutazione (che visitano le scuole in questione) che, in base alle analisi effettuate, ridefiniscono il piano di miglioramento FASE 3 Azioni di miglioramento Prevede l’attuazione degli interventi migliorativi contenuti nel Piano di Miglioramento (PDM), anche con il supporto dell’INDIRE FASE 4 Rendicontazione sociale Si procede alla pubblicazione e diffusione dei risultati raggiunti (sul sito “Scuola in Chiaro”) per dimostrare agli stakeholders che la scuola in questione è efficace ed efficiente 66 AUTOVALUTAZIONE delle SCUOLE: il RAV Il 1° passo del processo di valutazione delle scuole è l’autovalutazione che si effettua attraverso la compilazione del RAPPORTO DI AUTOVALUTAZIONE (RAV): esso ha lo scopo di fornire una descrizione della scuola e del suo funzionamento ed è il punto di partenza per individuare gli obiettivi generali (cioè, le cosiddette “priorità”, che non sono altro che i punti critici della scuola) su cui fondare il Piano di Miglioramento (PDM) nella fase successiva. Chi fa l’autovalutazione delle scuole? Il RAV è elaborato dal DS e dal NIV (Nucleo Interno di Valutazione) durante l’arco dell’anno scolastico in questione e deve essere compilato da tutte le scuole, sia statali che paritarie. Il NIV è costituito da: - un gruppo di docenti interni alla scuola, nominati dal DS Il RAV è strutturato su una versione semplificata del modello CIPP [“Contesto, Ingresso, Processo, Prodotto”] che prevede 3 sezioni (Contesto – Esiti – Processi). Il RAV, infatti, si compone di 3 sezioni, che a loro volta sono articolate nelle loro rispettive aree (che sono articolate, a loro volta, in sotto-aree dette indicatori). Per ciascuna area, il DS e il NIV attribuiscono un voto autovalutativo. Le 3 sezioni con le rispettive aree sono: I. Contesto e risorse → non è un campo valutativo ma è solo una registrazione di un dato di fatto: la scuola non può autovalutarsi su questo punto ma può solo registrare il contesto territoriale geografico e socio- economico in cui opera, i suoi punti di forza e i punti di debolezza. Quindi, viene evidenziato: ✓ Popolazione scolastica = viene considerata la quantità degli alunni e la loro provenienza socio- economica e culturale ✓ Territorio e capitale sociale = le caratteristiche geografiche, economiche e sociali del territorio e le risorse presenti sul territorio (quantità e qualità del capitale sociale) ✓ Risorse professionali = il personale a disposizione ✓ Risorse economiche = risorse economiche di cui la scuola può usufruire ✓ Risorse materiali = strutture e infrastrutture scolastiche di cui la scuola dispone II. Esiti degli studenti → a differenza del precedente, questo è un campo valutativo in cui sono analizzati: ✓ Risultati scolastici = intesi come successo formativo, tenendo in considerazione bocciature, lodi, trasferimenti, abbandoni scolastici, debiti formativi, ecc. ✓ Risultati nelle prove standardizzate = risultati avuti nelle prove INVALSI: in queste prove si valuta la capacità della scuola di assicurare a tutti gli studenti l’acquisizione dei livelli essenziali di competenza in italiano, matematica e inglese ✓ Risultati nel raggiungimento delle Competenze chiave europee e di cittadinanza = in cui si valuta la formazione umana: la capacità della scuola di assicurare quelle competenze fondamentali per l’esercizio della piena cittadinanza italiana e come membro della Comunità europea attraverso la proposta di specifici progetti ✓ Risultati a distanza = considera i risultati conseguiti negli anni successivi alla conclusione dalla scuola (rendimento universitario; inserimento nel mondo del lavoro, etc.) III. Processi messi in atto dalla scuola → anche questo è un campo valutativo in cui si valuta ciò che si è fatto; si analizzano non solo le pratiche educative e didattiche attuate ma anche le pratiche gestionali e organizzative nella scuola. Sono pratiche educative e didattiche attuate le seguenti: ✓ Efficacia del curricolo = capacità della scuola di proporre un curricolo adeguato alle esigenze del contesto territoriale e sociale 67 ✓ Progettazione didattica = capacità della scuola di progettare attività didattiche coerenti con il curricolo ✓ Strumenti di valutazione = capacità della scuola di valutare gli studenti con criteri e strumenti adeguati ✓ Ambienti e tempi di apprendimento = capacità della scuola di offrire un buon ambiente (classi, laboratori, etc.) e di saper curare gli aspetti organizzativi (tempi, spazi, ecc.) ✓ Inclusione e differenziazione = riguardo l’area dell’inclusione si intende la capacità della scuola di porre particolare attenzione all’inclusione degli studenti con Bisogni Educativi Speciali; quanti BES ci sono; capacità di valorizzare le differenze culturali. Riguardo la differenziazione si valuterà il saper adeguare l’insegnamento ai bisogni di ciascun allievo (intesi tutti gli alunni, anche i normodotati) attraverso percorsi diversificati [didattica individualizzata]: tener conto dei vari tipi di intelligenza7 degli alunni di quella classe e adattare ad essi la giusta didattica ✓ Continuità e Orientamento = attività che assicurano la continuità tra i percorsi di studio e che favoriscono l’orientamento personale, scolastico e professionale degli studenti (quanti e quali contatti la scuola ha preso con altri ordini scolastici per favorire la continuità; progetti per favorire l’orientamento scolastico/professionale) Sono pratiche gestionali e organizzative le seguenti: ✓ Orientamento strategico = capacità della scuola di individuare le priorità da raggiungere e di perseguirle, utilizzando risorse economiche necessarie per svolgere azioni ritenute prioritarie ✓ Organizzazione della scuola = come si comporta il DS, da quanto tempo è lì, quanto lavora bene il suo Staff (collaboratori e funzioni strumentali); come è stato organizzato il calendario scolastico ✓ Sviluppo e valorizzazione delle risorse umane = capacità della scuola di promuovere percorsi di formazione e aggiornamento che valorizzano il personale ✓ Integrazione e Rapporti con le famiglie = capacità della scuola di coinvolgere le famiglie nella definizione dell’offerta formativa Alla fine del RAV, quindi, il DS e il NIV avranno attribuito un voto per gli ESITI e per le due aree dei PROCESSI, ad eccezione del CONTESTO. Per questo motivo si passa alla fase conclusiva del RAV, l’individuazione delle priorità: per elaborare il piano di miglioramento (PDM) vengono individuati: ✓ Priorità = sono gli elementi negativi, i punti critici della scuola che sono emersi dal RAV. Essi rappresentano gli obiettivi generali degli interventi di miglioramento che la scuola dichiara di realizzare nel breve-medio periodo. Sono la “mission” della scuola. Bisogna, però, sceglierne solo 3. (es. se dal RAV emerge che vi sono 10 priorità, bisogna sceglierne solo 3). ✓ Traguardi = sono i risultati ATTESI nel lungo periodo: non sono i risultati “ottenuti” ma quelli che ci si “aspetta” vengano raggiunti attraverso quelle “priorità” che sono state definite prima. 70 3. analisi e osservazione degli spazi della scuola (vengono osservate non solo le strutture di cui la scuola dispone ma anche il loro utilizzo. Es. aule, laboratori, palestra, biblioteca, cortile, aula magna, teatro, etc.) 4. incontro conclusivo con il DS, con lo staff del DS e col NIV e breve comunicazione sugli esiti della visita 3) Formulazione del giudizio: in base ai dati osservati, il NEV formula un giudizio per ciascun ambito di valutazione, che consiste nell'attribuzione del voto/livello che descrive meglio la situazione della scuola, scegliendo un valore che varia da 1 ("situazione molto critica") a 7 ("situazione eccellente"). Dopo la visita, il NEV elabora un RAPPORTO DI VALUTAZIONE ESTERNA (RVE): esso contiene i giudizi su ciascuna area che è stata valutata con un giudizio espressamente motivato. Una volta elaborato il RVE, il NEV lo invia alla scuola che dovrà tenerne conto per compilare il PDM. 71 MIGLIORAMENTO delle SCUOLE: il PDM Una volta chiuso e pubblicato il RAV, la fase successiva prevede la formulazione e l’attuazione del PIANO DI MIGLIORAMENTO (PDM): è un piano di interventi (molto concreti e precisi) per raggiungere i traguardi sulla base delle priorità individuate e indicate nel RAV. Il PDM, quindi, si pone tra la priorità e il traguardo. PRIORITÀ – PDM – TRAGUARDI Come il RAV, anche il PDM è elaborato dal DS e dal NIV (Nucleo Interno di Valutazione). L’INDIRE fornisce un modello di PDM che interviene sulle:  pratiche educative e didattiche  pratiche gestionali ed organizzative Strutturalmente, il PDM è suddiviso in 4 sezioni articolate ciascuna in diversi passi: I. Scelta degli obiettivi di processo (opzionale) → la scuola definisce gli obiettivi che intende perseguire per raggiungere i traguardi connessi alle priorità. Nella parte finale del RAV tali obiettivi potrebbero non essere stati definiti con accuratezza e quindi vengono inseriti in questa sezione. Durante questa fase ci si chiede: La scelta degli obiettivi è corretta? Sono questi gli obiettivi più utili per migliorare la scuola? La scuola è in grado di attuare questi obiettivi? La scuola sceglie gli obiettivi di processo più importanti e necessari in 3 passi: ➢ Passo 1 – Verificare la congruenza tra obiettivi di processo e priorità/traguardi ➢ Passo 2 – Elaborare una sala di rilevanza degli obiettivi di processo ➢ Passo 3 – Ridefinire l’elenco degli obiettivi di processo, i risultati attesi e le modalità di misurazione dei risultati II. Decisione sulle azioni da mettere in atto per raggiungere gli obiettivi prefissati (opzionale) → la scuola decide quali azioni attuare per raggiungere ciascun obiettivo di processo che si è prefissata in 2 passi: ➢ Passo 1 – Ipotizzare le azioni da compiere considerandone i possibili effetti negativi e positivi nel medio e lungo termine ➢ Passo 2 – Rapportare gli effetti delle azioni ad un quadro di riferimento innovativo III. Pianificazione degli obiettivi di processo (obbligatoria) → la scola pianifica le azioni per ciascun obiettivo di processo in 3 passi: ➢ Passo 1 – Definire l’impegno delle risorse umane e le risorse strumentali ➢ Passo 2 – Definire i tempi di attuazione delle attività ➢ Passo 3 – Programmare il monitoraggio periodico dello stato di avanzamento del raggiungimento dell’obiettivo di processo IV. Valutazione, condivisione e diffusione dei risultati del PDM svolto dal NIV (obbligatoria) →deve essere coinvolta tutta la comunità scolastica che deve essere resa partecipe degli obiettivi e dei traguardi. ➢ Passo 1 – Valutare i risultati raggiunti ➢ Passo 2 – Descrivere i processi di condivisione del PDM all’interno della scuola ➢ Passo 3 – Descrivere le modalità di diffusione dei risultati del PDM sia all’interno che all’esterno dell’istituzione scolastica ➢ Passo 4 – Descrivere le modalità di lavoro nel NIV Le sezioni 1 e 2 sono opzionali: in queste due sezioni la scuola è chiamata a riflettere sulla scelta degli obiettivi e sulle azioni di miglioramento da attuare per raggiungere quegli obiettivi; sono due sezioni opzionali perché questi compiti potrebbero essere già stati svolti durante la compilazione della sezione 5 del RAV. Le sezioni 3 e 4 sono obbligatorie: sono obbligatorie perché costituiscono il cuore della progettazione del PDM e del monitoraggio del suo andamento. 72 Il PDM, ad ogni modo, per essere efficace e, quindi, attuabile, prevede innanzitutto che si parta da un punto di partenza, cioè dal RAV: più precisamente si parte dalla situazione esistente (emersa dal RAV) per poi capire la situazione desiderata e solo a questo punto si può sviluppare un piano di miglioramento “sostenibile”, cioè che la situazione desiderata possa essere concretizzata nella realtà della scuola in questione. Più precisamente il PDM ha le seguenti caratteristiche: 1. PRIORITÀ STRATEGICA = (es. innalzare gli esisti nelle prove standardizzate) 2. OBIETTIVI di MIGLIORAMENTO = (es. innalzare gli esisti nelle prove di matematica) bisogna evitare di indicare troppi obiettivi e concentrarsi su pochi obiettivi fattibili 3. TRAGUARDI = (es. aumentare del 3% gli esiti in matematica) 4. AZIONI = azioni che la scuola intende compiere per il raggiungimento degli obiettivi e devono produrre anche traguardi a lungo termine 5. RISORSE MATERIALI e UMANE = risorse materiali e umane, interne ed esterne, a disposizione della scuola 6. TEMPISTICA = ovvero la tempistica che ci vuole per attuare le azioni. Deve essere attuato un vero e proprio “cronogramma”, aggiornabile e modificabile in qualsiasi momento 7. MONITORAGGIO = la scuola, attraverso il NIV, deve costantemente verificare l’avanzamento dell’attività e dei risultati raggiunti, in modo tale da apportare tempestivamente gli opportuni aggiustamenti. Il PDM va integrato col PTOF: PDM e PTOF vengono elaborati in un arco temporale che copre 3 anni scolastici (triennale); dopo 3 anni va rielaborato. Il PDM ed è sempre modificabile in qualsiasi momento dal NIV, il quale lo monitora verificando quali aree sono state essenzialmente migliorate alla fine. 75 2. Scuola secondaria di primo e secondo grado = è previsto un corso di laurea, integrato da 24 CFU da acquisire in discipline antropo-psico-pedagogiche e in metodologie e tecnologie didattiche, e il superamento di un concorso. Esclusivamente per i docenti della scuola secondaria (posto comune e sostegno) è previsto il FIT (Formazione Iniziale e Tirocinio): esso è un percorso di formazione iniziale, tirocinio e inserimento nella funzione docente che dura 1 solo anno. Lo scopo del periodo di prova è quello di verificare la padronanza delle competenze culturali e professionali dei neoassunti: il docente viene confermato in servizio e immesso in ruolo solo con esito positivo del superamento del periodo di formazione e prova. Durante questo periodo deve prestare servizio per almeno 180 giorni, di cui almeno 120 giorni in attività didattiche. Il DS affida ogni neoassunto ad un altro docente che svolgerà le funzioni di "tutor" durante l'attività di formazione: avrà compiti di supervisione e tutoraggio. Il tutor lavora nello stesso plesso del docente e non può avere più di 3 docenti affidatigli. Al termine del periodo di prova, il tutor esprime il suo parere sul docente al DS. Dopodiché, il DS, sentito il parere del Comitato di Valutazione, esprime la valutazione, positiva o negativa, sul periodo di formazione e prova: ▪ Valutazione positiva → il DS conferma il ruolo ▪ Valutazione negativa → il docente è sottoposto ad un secondo periodo di formazione e di prova CONFERIMENTO DEGLI INCARICHI: con la Buona Scuola, attraverso la “chiamata diretta” era compito del DS individuare i docenti da assumere che sono stati assegnati all'ambito territoriale, anche tenendo conto delle candidature presentate da altri docenti. L'incarico (per il posto comune) ha durata triennale e può essere rinnovato dopo ogni ciclo triennale. Per poter conferire un incarico, il DS deve tenere conto del curriculum, delle esperienze e delle competenze professionali, anche attraverso lo svolgimento di colloqui. Al DS è vietato conferire incarichi a docenti che sono legati a lui da rapporti di parentela: se dovesse esserci un rapporto di parentela entro il secondo grado con il docente, il DS è tenuto a dichiarare la presenza di cause di incompatibilità. In caso di inerzia del DS nell'individuazione dei docenti, sarà l'USR a provvedere ad assegnarli d'ufficio alla scuola. Ora invece, col ministro Azzolina, si viene chiamati da graduatorie provinciali scolastiche (GPS) per l’incarico annuale, mentre si viene chiamati da graduatoria di istituto (GI) per supplenze brevi. CONTRATTO DI LAVORO: prima di stipulare un contratto di lavoro che preveda lo svolgimento di attività professionali a stretto contatto con i minori, il DS ho un qualsiasi datore di lavoro è tenuto obbligatoriamente a richiedere un certificato antipedofilia: esso è un certificato penale per accertarsi che il soggetto che sta per essere assunto non sia stato in precedenza condannato per reati contro minori. Nel caso in cui il datore di lavoro non dovesse presentare tale certificazione, può essere sanzionato con una multa pari a 10.000 - 15.000 €. Il rapporto di lavoro del docente viene regolato da un contratto, stipulato in forma scritta, a tempo pieno o parziale, nel quale sono indicati:  tipo di rapporto di lavoro  data di inizio  data di cessazione del rapporto di lavoro per il personale a tempo determinato (a meno che non si risolva automaticamente il rapporto, senza preavviso, in caso di rientro anticipato del titolare)  retribuzione iniziale  compiti e mansioni corrispondenti alla qualifica di assunzione  durata del periodo di prova per il personale a tempo indeterminato  condizioni risolutive del rapporto di lavoro 76 Il DS provvede alla stipula mediante la sottoscrizione del contratto di assunzione del personale di ruolo e non di ruolo. Quindi, il DS diventa da quel momento il datore di lavoro del docente fino alla risoluzione del rapporto di lavoro. MOBILITÀ: la mobilità consiste nel "trasferimento" che il docente può richiedere. Distinguiamo 3 tipi di mobilità: I. m. territoriale → trasferimenti sia provinciali che interprovinciali. Si tratta di movimenti con i quali viene modificata la scuola in cui si è titolari ma rimane invariata la classe di concorso in cui il docente è titolare. In altre parole, muta la sede. II. m. professionale → passaggi di cattedra e passaggi di ruolo sia provinciali che interprovinciali. Passaggio di cattedra: si modifica la classe di concorso di cui è titolare rimanendo, però, nello stesso grado di istruzione. Passaggio di ruolo: si modifica il grado d'istruzione di cui si è titolare. In altre parole, muta la mansione. III. m. intercompartimentale → passaggio di personale tra amministrazioni appartenenti a comparti diversi. Quindi, permette la mobilità solo tra due diversi blocchi di amministrazione non sottoposte al regime di limitazione. Tuttavia, il Ministero dell'Istruzione, appartenente al comparto scuola, non è assoggettato al regime di limitazione delle assunzioni, per cui non è ammessa alla mobilità intercompartimentale (ad esempio verso il Ministero della Giustizia). Ad ogni modo, per i docenti di ruolo sono presenti dei VINCOLI TEMPORALI da rispettare:  triennale: interessa esclusivamente i docenti titolari sul posto comune che hanno fatto richiesta volontaria di mobilità. Questi docenti dovranno rimanere della scuola assegnata per 3 anni senza poter partecipare alla mobilità nei successivi tre anni.  quinquennale: interessa esclusivamente i docenti titolari sul sostegno che sono tenuti a rimanere sul sostegno per 5 anni a partire dall'anno scolastico in cui sono stati immessi in ruolo o in cui hanno ottenuto il trasferimento da posto comune a sostegno DIRITTI SINDACALI: il docente ha il diritto di partecipare, durante l'orario lavorativo e senza perdere la retribuzione, alle assemblee sindacali, concordate con il DS: in ogni anno scolastico, per ciascun docente, il numero totale è di 10 ore in totale (2h per ogni assemblea) e non più di 2h al mese. DIRITTO DI SCIOPERO: il docente ha il diritto di sciopero, fatta eccezione per servizi pubblici essenziali che devono essere sempre assicurati (refezione scolastica, scrutini e esami soprattutto finali, pagamento degli stipendi, vigilanza sul funzionamento e apparecchiature, ecc.). Non sono possibili scioperi a tempo indeterminato: non possono avere una durata superiore a - 8 giorni per ciascun anno scolastico nelle scuole materne ed elementari - 12 giorni per ciascun anno scolastico nelle secondarie - 2 giorni consecutivi in ogni caso FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO IN SERVIZIO: nell'ottica del programma "lifelong learning", anche per i docenti è previsto l'obbligo della formazione continua in servizio. La formazione in servizio consiste nel dovere dell'insegnante di migliorare la propria professionalità. L'aggiornamento quindi, diventa un diritto-dovere del docente, del DS e del personale ATA. Questo tipo di formazione è obbligatoria e permanente e si svolge fuori dall'orario di insegnamento. Ogni scuola deve dotarsi di un Piano di aggiornamento e formazione: i docenti possono usufruire di 5 gg per anno scolastico per partecipare a corsi di aggiornamento riconosciuti dall'amministrazione. Inoltre, la legge 107 ha previsto l'istituzione della Carta del Docente (o "carta elettronica per l'aggiornamento e la formazione del docente"): è una carta del valore di €500 all'anno che può essere usata per acquistare libri, anche digitali, supporti informatici e corsi di aggiornamento. 77 BONUS DOCENTI: la buona scuola ha stabilito che il DS, in quanto datore di lavoro, dopo un'attività di valutazione sul personale docente, può assegnare ai docenti in questione un bonus. Il bonus premiale è una forma di retribuzione accessoria mirata a valorizzare il merito dei docenti di ruolo delle scuole di ogni ordine e grado, da attingere dall'apposito fondo di istituto (€24.000 vengono stanziati per ogni scuola e dal quale il DS può attingere annualmente). Quindi, il "Comitato per la Valutazione dei docenti" valuta che vengano soddisfatti tutti i criteri per l'attribuzione del bonus docente e in caso di valutazione positiva, con motivata valutazione, il DS individuerà discrezionalmente i docenti cui attribuire il premio. CESSAZIONE DELL'IMPIEGO: il rapporto di impiego cessa a seguito di: ✓ Collocamento a riposo per limiti di età: il servizio è da considerare compiuto nel momento in cui si raggiunge l'anzianità minima o massima. A questo si aggiunge il servizio militare; il periodo degli studi universitari per il personale direttivo e docente di scuola secondaria che sia stato riscattato; i servizi non di ruolo se sono stati coperti dai contributi; ecc. ✓ Risoluzione consensuale: avviene con la presentazione delle dimissioni, che decorrono dal 1° settembre successivo a quello in cui sono state presentate ✓ Decadenza: avviene nei seguenti casi: assenze ingiustificate dal servizio per un periodo non inferiore a 15gg; conseguimento dell'impiego mediante documenti falsi di invalidità; perdita della cittadinanza italiana; accettazione di incarichi all'estero senza autorizzazione ✓ Dispensa dal servizio: si è dispensati dal servizio per inidoneità fisica, incapacità persistente e insufficiente rendimento Tuttavia, il personale che ha cessato il servizio per collocamento a riposo, risoluzione consensuale o per decadenza, può essere riammesso in servizio: il personale riammesso in servizio assume nel ruolo la stessa posizione giuridica ed economica che vi occupava prima della cessazione del rapporto di servizio. SUPPLENZE: nel caso in cui non sia possibile assegnare alle cattedre personale di ruolo, le scuole provvedono a individuare i docenti ricorrendo alle supplenze. Distinguiamo:  supplenze fino al 30 giugno: ovvero fino al termine delle attività didattiche. Sono utilizzate per la copertura delle cattedre e dei posti NON vacanti, cioè coperti da titolari in servizio altrove (es. assegnazione provvisoria, utilizzazione o in aspettativa per esonero sindacale, per coniuge all'estero, dottorato di ricerca, ecc.). Con il contratto fino al termine di l'attività didattiche, si riceve entro i 6 mesi successivi alla cessazione del contratto, una buonuscita (definita trattamento di fine rapporto TFR).  supplenze annuali: coprono il periodo che va dal 1° settembre al 31 agosto. Sono utilizzate per la copertura delle cattedre e dei posti vacanti, cioè privi di titolare, che rimangono, ad esempio, dai trasferimenti. Con una supplenza annuale, se si firma un nuovo contratto dal successivo 1° settembre, il TFR verrà accantonato e liquidato a fine carriera.  supplenze brevi: vengono conferite per far fronte alla sostituzione del titolare assente (es. per malattia, maternità, ecc.), oppure per posti che si sono resi disponibili dopo il 31 dicembre (es. per sostituzione del titolare assente per aspettativa, dottorato di ricerca, decesso, ecc.). Per attribuire supplenze annuali e supplenze fino al 30 giugno, l'USP utilizza le GaE (Graduatorie ad Esaurimento): la GaE è un elenco provinciale di docenti abilitati che si sono formati nel corso degli anni, ed è valida fino al suo definitivo esaurimento. Se scorrendo la GaE la cattedra continua ad essere scoperta, si può ricorrere alla GI (Graduatoria d'Istituto): qui la competenza passa ai DS, i quali dovranno utilizzare la GI a partire dalla 1° fascia. La GI ha una validità triennale ed è costituita da tre fasce:  1° fascia → comprende i docenti iscritti nelle GaE  2° fascia → comprende i docenti in possesso di abilitazione ma non iscritti nelle GaE 80 PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO: PREMESSA Il SISTEMA CEREBRALE, il cui sviluppo è premessa per la formazione del pensiero, si sviluppa e consolida progressivamente e gradualmente. I processi di sviluppo dell'encefalo sono determinati non solo da fattori genetici ma anche, e soprattutto, dall'interazione con l'ambiente in cui i geni possono trovare “libera espressione”. Le carenze ambientali, infatti, possono determinare deficit nello sviluppo. Già durante la gravidanza, il cervello del bambino è in interazione con l'ambiente esterno mediante il corpo della madre, interazione che prosegue anche dopo la nascita fino alla maturità. Durante lo sviluppo umano, a partire da una singola cellula, il cervello cresce molto rapidamente. Questa maturazione è favorita dalla migrazione dei neuroni alla superficie della corteccia già durante il periodo fetale: infatti, la migrazione neuronale può essere influenzata da diversi fattori con conseguenti deficit cognitivi (es. quando la madre assume in gravidanza sostanze tossiche per il feto, come l'alcool) durante il periodo fetale. Il numero dei neuroni alla nascita è già quasi completo: i dendriti neuronali e le connessioni sinaptiche si moltiplicano, mentre la rete neurale diventa sempre più complessa. Alcune di queste connessioni sinaptiche verranno rinforzate, altre verranno eliminate, a seconda delle stimolazioni ricevute dall'ambiente: le connessioni sinaptiche che non hanno ricevuto un'adeguata stimolazione muoiono per selezione selettiva, in questo modo la struttura neurale si semplifica molto e tende a “specializzarsi” (es. il bambino riesce a imparare più facilmente lingue diverse, mentre per l'adulto è molto più difficile). Ciò succede perché le connessioni che non vengono attivate in determinati periodi, finiscono per essere eliminate: al di fuori di queste finestre temporali (non prima e non oltre), definite “periodi critici”, sarà molto difficile poter recuperare funzioni che avrebbero potuto svilupparsi all'interno di questi specifici periodi. STRUTTURA DEL CERVELLO: il cervello è l'organo fondamentale delle attività cognitive. Esso è composto da un numero smisurato di neuroni (circa 100 miliardi nell'uomo). Ciascun neurone comunica con altri neuroni attraverso connessioni continuamente attive, dette sinapsi. Il sistema nervoso centrale (SNC), strutturalmente, è composto da:  Encefalo → L’encefalo si divide, a sua volta, in molteplici strutture, corticali e sottocorticali. La corteccia cerebrale, composta da 2 emisferi cerebrali, è suddivisa in 4 lobi: 1. frontale → In questo lobo sono localizzate le funzioni di elaborazione delle azioni e controllo dei movimenti. Inoltre, i centri del linguaggio sono generalmente localizzati nel lobo frontale e temporale. 2. parietale → in questo lobo sono localizzate le sensazioni somatiche, immagine corporea e la localizzazione spaziale 3. occipitale → in questo lobo sono localizzate le percezioni visive 4. temporale → in questo lobo sono localizzate le funzioni uditive, l'apprendimento, la memoria, il linguaggio e le emozioni. Inoltre, i centri del linguaggio sono generalmente localizzati nel lobo frontale e temporale.  Midollo spinale → è una colonna di un fitto fascio di neuroni che mette in comunicazione l’encefalo con il resto dell’organismo: attraverso i nervi spinali (che originano dal midollo), il midollo spinale non solo porta informazioni dall’encefalo alla periferia del corpo ma porta anche le informazioni dalla periferia del corpo all’encefalo. Il midollo spinale scorre all’interno della colonna vertebrale. Il sistema nervoso periferico (SNP), strutturalmente, è composto da: 81  Nervi cranici → che originano dall’encefalo.  Nervi spinali → che emergono dal midollo spinale. Il SNC può essere definito “plastico”: i circuiti nervosi sono in grado di mutare le caratteristiche strutturali e funzionali in base alle stimolazioni sensoriali dell'ambiente esterno e adattarsi ad esse. La corteccia cerebrale risulta essere piuttosto plastica soprattutto nella prima fase della vita neonatale, anche se, per altri versi, si estende per tutto il ciclo di vita. • PRIMA INFANZIA = la prima infanzia è un periodo in cui il SNC è particolarmente sensibile alle influenze del mondo esterno, per cui può essere considerato come un “periodo critico”. Durante questo “periodo critico” viene favorita la capacità di apprendimento infantile: una mancata stimolazione nella prima infanzia produrrebbe danni nello sviluppo, spesso irreversibili. • ADULTITÀ = esistono, seppur in misura ridotta, zone di plasticità anche nel cervello adulto. Questo fenomeno è probabilmente alla base della capacità di apprendimento continuo che dura per tutta l'esistenza dell'essere umano. Pertanto, è importante evitare che i circuiti neuronali vengano tenuti inattivi per lungo tempo per non perdere l'efficienza e la funzionalità sinaptica. Per evitare questa perdita è possibile svolgere esercizi cerebrali preventivi, sia per migliorare le nostre performance sia per garantire la stabilità delle funzioni nel tempo. 82 PRINCIPALI SCUOLE DI PENSIERO Nella tabella sottostante sono state raggruppate le principali correnti del pensiero psico-pedagocio in ordine cronologico. Tutte hanno contribuito, seppure da punti di vista diversi, a comprendere la natura dell’uomo. n. Scuola di pensiero Caratteristiche 1. Associazionismo (inizio ‘700) L’associazionismo è stato profondamente influenzato dall’Empirismo (Locke e Hume), la corrente filosofica nata nel ‘600, secondo la quale tutta la conoscenza di cui è capace l’essere umano deriva unicamente dai sensi e dall’esperienza. Ma se, come dicevano gli empiristi, tutta la conoscenza deriva dai sensi, come si spiegano le funzioni mentali superiori? Per l’associazionismo le idee di livello superiore derivano semplicemente dall’associazione di idee semplici. Esponenti principali sono: - Ebbinghaus (padre dell’associazionismo) - Müller - Mill - Thorndike (è stato influenzato sia dal pensiero associazionista che dal pensiero comportamentista) 2. Funzionalismo (fine ‘800) Il funzionalismo interpreta i fenomeni psichici (o processi mentali) come funzioni mediante le quali l’organismo si adatta all’ambiente fisico e sociale. Esponenti principali sono: - James (padre del funzionalismo) - Durkheim (padre della sociologia) - Comte (padre del positivismo/sociologia positivista) - Dewey (padre dell’attivismo pedagogico) = lavoro; educazione democratica - Cleparède = educazione funzionale - Hall - Cattell 3. Strutturalismo (1879) Lo strutturalismo considera la mente come una struttura ordinata composta da tanti elementi semplici di base: ogni elemento si distingue da tutti gli altri dell’insieme. Esponenti principali sono: - Wundt (padre dello strutturalismo) 4. Riflessologia (1910-1913) La riflessologia è una scuola di pensiero nata in Russia che afferma che i processi psichici, sia elementari che complessi, sono dovuti ai riflessi. L’arco riflesso (stimolo, centro nervoso, risposta riflessa) consiste nel fatto che stimolando determinati recettori sensoriali si provocano delle risposte automatiche (senza intervento della volontà). Esponenti principali sono: - Bechterev (padre della riflessologia) - Pavlov 5. Comportamentismo (Behaviorismo) (1913) Secondo il comportamentismo, mentre la mente è una specie di scatola nera inconoscibile, il comportamento è il risultato di uno stimolo ambientale. [S – R] Quindi, l’apprendimento viene visto come un processo passivo. Esponenti principali sono: - Watson (padre del comportamentismo) - Pavlov = teoria del condizionamento classico - Thorndike = teoria del condizionamento strumentale - Skinner = teoria del condizionamento operante - Tolman = apprendimento per mappe mentali; apprendimento latente 85 PERCEZIONE, ATTENZIONE, COSCIENZA e MEMORIA I fenomeni di “plasticità” cerebrale, precedentemente citati, si verificano durante processi di percezione, attenzione, coscienza e memoria: PERCEZIONE: è il processo cognitivo che consente all'individuo di ricavare informazioni dal mondo esterno attraverso l'integrazione di sensazioni raccolte mediante gli organi di senso e le esperienze pregresse. PERCEZIONE = SENSAZIONI + ESPERIENZE PREGRESSE Ciò significa che la capacità di percepire viene influenzata da una serie di fattori (es. bagaglio di esperienza, stato d'animo in quel preciso momento, la presenza di altre persone, ecc.). Pertanto, è impossibile che vi sia una piena congruenza tra la realtà fisica e quella percepita: esiste, infatti, uno scarto dovuto all'intervento di variabili soggettive (attenzione, intelligenza, affettività, elaborazione sensoriale, ecc.) di cui non siamo consapevoli. Molte scuole di pensiero hanno cercato di dare una definizione alla percezione: • Von Helmholtz → ideò la teoria empiristica, secondo la quale la percezione del mondo, e di conseguenza degli oggetti, avviene attraverso l’esperienza e l’apprendimento, derivanti dal contatto con il mondo esterno. Le informazioni sensoriali semplici, trasmesse al cervello dal mondo esterno, dopo essere state integrate, costituiscono l’insieme di conoscenze acquisite. Si ottiene, così un processo che prende il nome di inferenza inconscia, ovvero la deduzione di significati di elementi appresi dal mondo esterno. PERCEZIONE = ESPERIENZA + APPRENDIMENTO • Max Wertheimer → fu fondatore della teoria della Gestalt (o “teoria della forma”). Wertheimer sostenne che la percezione non dipende dai singoli elementi (ovvero gli stimoli), ma dalla strutturazione di questi elementi in un insieme organizzato, una “Gestalt” (tradotta con “forma”, “struttura”). Ciò è possibile perché, grazie al principio di autodistribuzione automatica, vengono organizzati in maniera automatica in un’unica struttura, la percezione. Tale fenomeno consente di percepire gli oggetti nella loro totalità, nella loro globalità: i singoli frammenti vengono strutturati in un insieme in cui essi diventano una figura totale che unica che si differenzia dal resto (dallo sfondo). Ciò significa che del mondo l'uomo tende a percepire con immediatezza le figure/forme nel suo insieme piuttosto che i singoli elementi sommati che le compongono. PERCEZIONE = SINGOLI FRAMMENTI + PRINCIPIO DI AUTODISTRIBUZOINE AUTOMATICA • Bruner → fondò il movimento del New Look secondo cui la percezione nasce dall’incontro tra gli stimoli esterni e le aspettative (ovvero i valori e gli interessi) del soggetto. In altre parole, la valenza affettiva che la persona ha per un determinato oggetto influenza fortemente i tempi di riconoscimento, ovvero di percezione. il soggetto elabora lo stimolo in base al suo vissuto e al suo stato emotivo (es. di fronte ad uno stimolo doloroso, il soggetto può attuare un meccanismo difensivo al fine di evitare il riconoscimento di esso). PERCEZIONE = STIMOLI ESTERNI + ASPETTATIVE • Cognitivisti → Secondo i cognitivisti, la percezione è un processo in cui l'individuo acquisisce le informazioni dall'esterno, le elabora e le consolida in una struttura. Quindi, a differenza dei comportamentisti per i quali ogni esperienza, anche percettiva, è effetto di semplici associazioni S-R [stimolo-risposta], per i cognitivisti avvengono delle operazioni che producono quel tipo di risposta (cioè, trasformano input sensoriali in organizzazioni complesse, valutando i tempi che intercorrono tra un input e un output, ovvero tra lo stimolo e la reazione del soggetto). PERCEZIONE = INPUT + ELABORAZIONE + OUTPUT 86 ATTENZIONE: è la capacità cognitiva di mettere a fuoco specifici contenuti e di inibire, invece, informazioni ritenute irrilevanti. Può essere considerata come una potentissima attività di filtro poiché filtra le informazioni in entrata (input) e, per impedire l'accumulazione di dati inutili, seleziona gli input in base a interessi e aspettative. Ma con il tempo, gli studi di psicologia cognitiva si sono spostati gradualmente dallo studio dell'attenzione intesa come capacità di selezionare una singola informazione (attenzione selettiva) allo studio dell'attenzione distribuita su più compiti nello stesso momento (attenzione divisa). L'attenzione è stata definita da: • Broadbent → ha dedicato i suoi studi ai processi di selezione che la mente opera sulle informazioni in entrata. Egli suppose che l'attenzione umana operasse in base ad un sistema di filtraggio. Il filtro agirebbe in relazione: -alle finalità -ai compiti -alle aspettative del soggetto In questo modo gli stimoli rilevanti vengono selezionati mentre quelli rilevanti vengono scremati. ATTENZIONE = SISTEMA DI FILTRAGGIO • Hirst & Kalmar → secondo questi due studiosi, gli individui possono prestare attenzione simultaneamente a due compiti di natura diversa (ascoltare la tv mentre si digita un sms): durante l'osservazione è stato rilevato che i soggetti compivano un minor numero di errori nelle esecuzioni di compiti diversi e un numero maggiore di errori nei compiti che erano simili (ascoltare la tv e parlare al cellulare). In questa situazione si parla di interferenza strutturale: l'esecuzione di un compito interferisce sull'esecuzione dell'altro compito se entrambi condividono lo stesso tipo di elaborazione cognitiva. È in questo caso che interviene l'attenzione selettiva: l'attenzione si sposta ora su un compito ora su un altro. Ciò significa che l'attenzione può essere distribuita più facilmente, e con minor numero di errori, se i compiti riguardano abilità diverse o se vengono utilizzate le risorse cognitive diverse. Quindi: o il compito che riceve una quantità di risorse cognitive sufficiente per una prestazione ottimale, o che comunque viene privilegiato (es. guidare l'automobile), è definito compito primario o il compito che riceve la quota residua di risorse cognitive, e che perciò non sarà eseguito allo stesso livello di prestazione, viene definito compito secondario (es. ascoltare la radio e guidare contemporaneamente) ATTENZIONE = ATTENZIONE SELETTIVA su 2 COMPITI di NATURA DIVERSA • Cherry → dedicò i suoi studi all’attenzione selettiva, in particolare all’attenzione selettiva uditiva. Egli elaborò la teoria del cosiddetto “effetto cocktail party”: in un contesto caotico, in cui vi sono molti stimoli ambientali (es. molteplici conversazioni e numerose fonti sonore), riusciamo ad ascoltare e comprendere le parole del nostro interlocutore, grazie all’attenzione selettiva. In questo modo il nostro cervello riesce ad azzerare il rumore circostante e concentra l’attenzione su una cosa in particolare. • Shallice → non considera più l'attenzione come un sistema di filtraggio bensì come un sistema di controllo delle operazioni cognitive. Secondo Shallice l'attenzione interviene nella selezione tra un processo cognitivo e l'altro qualora questi siano in conflitto tra loro (selezione competitiva). Un'operazione cognitiva può imporsi in modo automatico sull'altra in base al valore maggiore di attenzione che essa ha in un determinato momento rispetto ad altre operazioni; si tratta di una scelta effettuata automaticamente dal cosiddetto "sistema attenzionale supervisore" (SAS). ATTENZIONE = SISTEMA di CONTROLLO COSCIENZA: è la consapevolezza che il soggetto ha di sé stesso e del mondo esterno con cui è in rapporto. 87 Nei primi anni del 900, non potendo contare sui moderni sistemi di monitoraggio dell'attività cerebrale, gli scienziati utilizzavano il metodo dell'introspezione: chiedevano ai soggetti di interrogarsi e di guardare dentro sé stessi mentre percepivano un oggetto o richiamavano alla mente una "traccia" mnestica. I soggetti dovevano essere in grado di valutare quali caratteristiche dell'oggetto o della traccia risultavano essere più rilevanti per il ricordo e per valutare quali operazioni venivano compiute per recuperarlo. Secondo i comportamentisti, però, il metodo introspettivo non permetteva di acquisire dati oggettivi e verificabili; pertanto tale metodo era da considerarsi "non scientifico", perché poco attendibile. Vari studiosi hanno cercato di definire la coscienza, in particolare: • Freud → secondo la prospettiva psicoanalitica di Freud, la psiche è costituita da tre elementi: 1. Conscio = è una funzione simile alla percezione, poiché la coscienza è impegnata non solo nel percepire informazioni sensibili al mondo esterno ma anche nel recepire gli stati interiori dell'individuo, che si manifestano come piacere o dispiacere rispetto alle pulsioni. Oltre la facoltà di percepire, per Freud la coscienza è coinvolta in un conflitto continuo con l'inconscio. 2. Preconscio = il preconscio è una dimensione della psiche nella quale sono collocate le “tracce mnestiche”, ovvero eventi archiviati non particolarmente destabilizzanti per l'equilibrio psichico. Pertanto hanno più facile accesso alla coscienza. 3. Inconscio = l'inconscio è una dimensione della psiche che tende a nascondere al conscio tutto ciò che è doloroso e sgradevole. I materiali rimossi, infatti, non vengono cancellati definitivamente. Essi possono riaffiorare in qualsiasi momento, se riattivati ad esempio da un evento, da un ricordo o un sogno. MEMORIA: è una struttura psichica che conserva e organizza le informazioni. Si tratta, più precisamente, di un archivio che immagazzina al suo interno dati, definiti "tracce". Per spiegare il funzionamento della memoria sono stati proposti nel tempo diversi modelli: • Modello associativo → è il modello più antico: sostiene che la capacità di ricordare viene favorita dalle relazioni associative: le tracce, cioè, si ricordano meglio se possono essere associate tra loro per somiglianza o per contrasto. Tuttavia, solo gli studi sperimentali di Hermann Ebbinghaus sulla memoria alla fine dell’Ottocento conferirono a questo modello un primo assetto scientifico. Egli propose di studiare la memoria come capacità pura, cioè non influenzata dalle conoscenze pregresse. Egli introdusse alcune novità tecniche, tra cui l'uso di sillabe senza senso (la cosiddetta "presentazione seriale") per verificare la capacità del soggetto di tenerle in mente e di riprodurle. Usando gruppi di lettere senza senso, lo studioso voleva valutare la capacità di ricordare informazioni neutre, ovvero dati che non avessero alcun valore per il soggetto. In questo modo non sarebbero intervenuti fattori (esperienze, ricordi, emozioni) che avrebbero potuto facilitarne il compito. Questa tecnica mostrò che l'esercizio favoriva l'apprendimento: egli imparava le triplette di sillabe senza significato (es. ZUC, DAX, ecc.) verificando quotidianamente se riusciva a ricordarle. Dopo la prima lettura non riusciva a ricordarne più di 7 ma scoprì che con la ripetizione non solo riusciva ad apprendere più velocemente, ma evitava anche il fenomeno della dimenticanza. Inoltre, lo studioso notò pure che il ricordo veniva facilitato se le sillabe venivano associate tra loro (es. stesse lettere o stessi suoni). Una volta che le sillabe venivano riprodotte correttamente, emergeva un fenomeno definito risparmio: esso consisteva in una riduzione del tempo e del numero di tentativi. Ciò significa che apprendere di nuovo un compito, che si era già imparato in passato, costa meno fatica piuttosto che studiarne uno ex novo. • Modello "pluri-componenti" → i sostenitori di questo modello affermano che la memoria non contiene singole componenti di una traccia, ma ne conserva anche le differenti componenti (es. temporale, spaziale, di frequenza, etc.). Alcuni esperimenti hanno dimostrato, ad esempio, che le informazioni a cui sono associate delle immagini sono più facilmente ricordate rispetto ad altre. Questo fenomeno viene spiegato col fatto che esistono due sistemi di codifica: il sistema verbale e il sistema per immagini. Se associamo il nome di una persona con l'immagine del suo viso, quindi, abbiamo più possibilità di ricordarla. 90 LINGUAGGIO Il LINGUAGGIO è la capacità di associare suoni e significati attraverso regole grammaticali. Imparare a parlare è una delle imprese più complesse compiute dall'uomo. Esistono diverse discipline che si occupano dei suoni del linguaggio e sono: ✓ Fonetica = è lo studio dei suoni intesi come eventi acustici (foni) ✓ Fonologia = è lo studio di come viene organizzato il sistema dei suoni che hanno una funzione distintiva (fonemi) FISIOLOGIA SISTEMA UDITIVO  FISIOLOGIA SISTEMA FONATORIO  Un suono è una variazione della pressione atmosferica che si propaga in forma di onde nell'aria e viene registrato dal nostro apparato uditivo attraverso il timpano. I movimenti di questa membrana sono trasmessi dagli ossicini dell'orecchio medio all'orecchio interno, dove sono trasformati in impulsi nervosi, che raggiungono le aree uditive della corteccia cerebrale. Ogni suono è caratterizzato da:  frequenza = misurata in Hertz e determina l'altezza  intensità = misurata in Decibel e determina l’intensità La produzione dei suoni del linguaggio è regolata da oltre 100 muscoli, attraverso i quali gli esseri umani sono in grado di esercitare un controllo sulla vocalizzazione e sui suoni che emettono. Il processo di produzione dei suoni del linguaggio (fonazione) può essere schematizzata in 3 passaggi: 1. quando pronunciamo una parola, produciamo un flusso d'aria che fuoriesce dai polmoni e raggiunge la trachea 2. una volta attraversata la trachea, il flusso d’aria subisce una prima modificazione all'altezza della laringe, dove si trovano le corde vocali 3. subisce poi altre modificazioni nel tratto vocale, a opera della lingua, della mascella e delle labbra Ad ogni modo, non tutti i bambini attraversano le stesse fasi dello sviluppo linguistico. Tuttavia, è possibile determinare alcune età approssimative in cui vengono raggiunti gli STADI DELLO SVILUPPO LINGUISTICO: Nascita I bambini per comunicare i loro bisogni usano pianti e espressioni facciali Fine 1° mese Appaiono forme di vocalizzazione caratterizzate da suoni vocalici 3-4 mesi Appaiono forme di vocalizzazione caratterizzate da suoni consonantici 6 mesi Comincia la fase della lallazione: il bambino produce una vasta gamma di suoni privi di significato, che spesso generano catene formate dalla ripetizione di una stessa struttura consonantico-vocalica (es. ma-ma, pa-pa, etc.) 10-20 mesi Il bambino dice le prime parole singole, che vengono definite olofrasi, cioè parole uniche che vengono usate per comunicare un intero messaggio (es. La parola "mamma" detta dal bambino può significare per lui "è con la mamma", "dov'è la mamma?", "è della mamma", ecc.). L'acquisizione di nuove parole avviene inizialmente con un ritmo piuttosto lento fino ai 18 mesi, quando invece accelera bruscamente. 18-20 mesi Si ha il fenomeno noto come esplosione del vocabolario: il bambino impara con sorprendente rapidità moltissime parole nuove 91 18-24 mesi Il bambino inizia a produrre frasi composte da più parole. Il linguaggio di questa fase è chiamato linguaggio telegrafico poiché mancano elementi che hanno una funzione sintattica ausiliare (es. proposizioni, articoli, verbi ausiliari). Le prime frasi non vengono formate attraverso l'accostamento di due parole olofrastiche, ma manifesta una struttura grammaticale basata su due differenti categorie di parole:  p. di 1° classe: la prima classe, chiamata classe "perno" (o anche "cardine"), comprende un numero ristretto di elementi: verbi, aggettivi, pronomi dimostrativi (es. "guarda", "bello", "mio", "quello", ecc.)  p. 2° classe: la prima classe, chiamata classe "aperta", comprende soprattutto sostantivi che si riferiscono a oggetti concreti o a persone (es. "palla", "mamma", "bambino", ecc.) Per formare frasi il bambino inserisce, generalmente, un elemento della 1° classe seguito da un elemento della 2° classe (es. "guarda palla"); più raramente, inserisce due elementi della 2° classe (es. "borsa mamma"); mentre non capita mai che vengono accostate due parole della 1° classe 2-3 anni Durante questa fase si assiste allo sviluppo della complessità grammaticale. Il bambino inizia, a poco a poco, a costruire frasi più lunghi e più complesse grammaticalmente; compaiono articoli, congiunzioni, preposizioni e quelle desinenze che servono per la formazione del plurale. In questa fase, i bambini generalmente compiono errori detti ipercorrettismi (es. "il più peggio", "scoprita", ecc.) 5 anni Il bambino ha ormai acquisito le strutture fondamentali della sua lingua madre e ha raggiunto una competenza linguistica che gli permette di parlare abbastanza bene, nonostante vi siano ancora alcune sottigliezze che andranno acquisite e consolidate con il tempo. 92 IL LINGUAGGIO: TEORIE Le principali TEORIE sullo SVILUPPO del LINGUAGGIO sono le seguenti: ✓ Teoria di SKINNER. Secondo lo psicologo statunitense Skinner, un soggetto impara a parlare interagendo con l'ambiente, quindi tramite rinforzi e punizioni. In particolare egli ritiene che i bambini imparino a parlare correttamente perché vengono rinforzati sull'utilizzo del linguaggio grammaticale: dunque, il linguaggio viene appreso grazie ad un condizionamento operato dall'adulto, che modella il linguaggio del bambino rafforzandolo selettivamente sugli elementi della lallazione e facendo sì che tali suoni vengano ripetuti. La teoria di Skinner è stata ampiamente criticata poiché Skinner in questo modo considera il bambino come un soggetto passivo, capace solo di rispondere ai rinforzi esterni. ✓ Teoria di CHOMSKY. Secondo lo statunitense Chomsky, il linguaggio è un'abilità innata: il bambino è predisposto a sviluppare il linguaggio fin dalla nascita. Lo studioso americano distingue: ▪ Competence → capacità di generare e comprendere infinite frasi di una lingua; ▪ Performance → capacità di concretizzare la competence, quindi le reali manifestazioni linguistiche del soggetto. Tra i due concetti esiste una forte interrelazione, in quanto la “competence” determina la “performance”, che comunque è influenzata anche da fattori extralinguistici (es. limiti della memoria, problemi di attenzione, ecc.) COMPETENCE  PERFORMANCE  FATTORI EXTRALINGUISTICI ✓ Teoria di PIAGET. Secondo Piaget, lo sviluppo del linguaggio si evolve dall'interno verso l'esterno: cioè, dai fattori genetici innati alla costruzione della funzione linguistica (attraverso la maturazione degli organi che favoriscono svolgimento del linguaggio, attraverso esperienze di vita è l'educazione scolastica). Lo sviluppo del linguaggio secondo Piaget segue la seguente transizione: 1. Linguaggio autistico → (2 anni) viene utilizzato soprattutto per soddisfare i bisogni essenziali propri; 2. Linguaggio egocentrico → (2-7 anni. Stadio pre-operatorio) il linguaggio autistico diventa prevalentemente egocentrico, ovvero incentrato sul proprio punto di vista; 3. Linguaggio sociale → (+7 anni) il linguaggio egocentrico scompare e, progressivamente, si evolve e diventa sociale, quindi comunicativo, contribuendo alla socializzazione. ✓ Teoria di VYGOTSKIJ. Secondo Vygotskij, al contrario di Piaget, lo sviluppo del linguaggio si evolve dall'esterno verso l'interno: egli sostiene che il linguaggio del bambino sia già in origine di tipo sociale perché viene assorbito inconsciamente in famiglia e nell'ambiente circostante, dopodiché il soggetto lo interiorizza. Secondo Vygotskij vi sono 3 forme di linguaggio che presentano tutte strutture diverse tra loro, a seconda della diversa situazione comunicativa in cui vengono utilizzate: ▪ Linguaggio parlato → il ricevente è una persona diversa dall'emittente ma è fisicamente presente durante la comunicazione (che racchiude sia la comunicazione verbale che quella non verbale e ciò permette al ricevente di comprendere facilmente il senso). ▪ Linguaggio scritto → il ricevente è una persona diversa dall'emittente ed è per di più assente durante la comunicazione, per cui l'uso del linguaggio deve essere preciso e formale, con una sintassi maggiore e complessa per favorire la piena comprensione. ▪ Linguaggio interiore → l'emittente e il ricevente sono la stessa; di conseguenza la comprensione avviene senza equivoci. Le caratteristiche strutturali del linguaggio interiore sono: - abbreviazione (riduzione al minimo del numero di parole) - frammentarietà (assenza di filo logico) - condensazione (fusione di più parole in una) - aggregazione (sintattica ridotta al minimo) 95 SVILUPPO PSICODINAMICO, SOCIALE E EMOTIVO Le teorie di alcuni psicologi, psichiatri ed etologi hanno apportato un notevole contributo alla psicologia dello sviluppo, centrando il lavoro di ricerca non tanto sui comportamenti cognitivi quanto sugli aspetti psicodinamici, sociali ed emotivi. Tra questi psicologi rientrano i seguenti che suddividiamo così: ►LA PSICANALISI INFANTILE FREUDIANA FREUD. Sigmund Freud fu uno psicoanalista austriaco, fondatore della psicoanalisi. Le sue teorie psicanalitiche si fondano su alcune topiche: esse sono i “luoghi psichici” teorizzati da Freud per spiegare i meccanismi della psiche. Secondo la 1° topica teorizzata dal “padre della psicoanalisi,” la nostra mente è governata da 3 forze: 1) CONSCIO = è la superficie della psiche dove risiedono tutti gli elementi di cui siamo consapevoli: è la consapevolezza della realtà. 2) PRECONSCIO = è una zona di confine, perché è formata da elementi che sono essenzialmente inconsci (quindi, non ne siamo consapevoli), ma che possono facilmente essere riportati alla luce dal Conscio. Il Conscio, infatti, fa da censore perché fa emergere solo quei contenuti che non turbano la coscienza. 3) INCONSCIO = è la superficie della psiche più nascosta, perché è formata da elementi nascosti e repressi. Questi elementi sono inconsci perché alla base c’è una forza, detta “rimozione”: essa è un meccanismo di difesa che l’individuo attua per nascondere, a sé stessi o agli altri, pensieri ed esperienze troppo dolorosi o che creano disagio. Quindi, le pulsioni e istinti restano attivi e cercano di accedere al Conscio ma vengono ostacolati dalla “rimozione” che li censura. Questa “rimozione” può essere aggirata solo tramite pratiche psichiatriche (es. ipnosi; associazioni libere: il paziente è invitato a rilassarsi e abbandonarsi ai propri pensieri). I contenuti inconsci possono riemergere solo nei sogni, attraverso i lapsus o con sintomi patologici di natura psichica. Pertanto, quando riemergono quei traumi e situazioni passate confinati nell’inconscio, possono provocare disturbi mentali. Nella 2° topica, Freud riteneva che durante i primi anni di vita dovessero essere gettate le basi per la costruzione della personalità del soggetto. Secondo Freud la personalità è composta da 3 fattori, separati ma interagenti tra loro, che costituiscono la psiche: I. IO: è la parte cosciente della personalità dell'individuo. La sua funzione è quella di mediare tra gli altri due fattori opposti: Es e Super-Io. Nella prima topica, per alcuni aspetti, l’Io coincide con il conscio. II. SUPER-IO: è costituito da un insieme di modelli comportamentali caratterizzati da permessi e proibizioni: è l’insieme delle regole etiche e morali; è una linea di demarcazione tra giusto e sbagliato. Può essere considerato come una sorta di “censore” che giudica le azioni e i desideri dell'individuo. Nella prima topica, per alcuni aspetti, il Super-io coincide con il preconscio. III. ES: è l'inconscio; è la parte in cui si trovano gli eventi psichici rimossi, le pulsioni represse, gli istinti, ecc. È il posto in cui sono contenute tutte le cose che vengono nascoste. Nella prima topica, per alcuni aspetti, l’Es coincide con l’inconscio. L’Es è la parte innata della personalità; è dall’Es che si originano l’Io e il Super-Io. Per ogni essere umano, in principio era l’Es: il neonato è governato, infatti, dall’energia psichica e dalle pulsioni dell’Es. 96 Freud spiegò che tutti questi meccanismi costituiscono la struttura della psiche, dove la psiche può essere paragonata ad un iceberg: l’inconscio (Es) è la parte completamente sommersa e non visibile, nonché quella più estesa rispetto alle altre; il preconscio (Super-Io) vede una zona emersa e una zona sommersa; il conscio (Io) è la punta dell’iceberg, ovvero la zona emersa e visibile dell’iceberg. L’equilibrio tra questi 3 meccanismi forma la personalità; la mancanza di equilibrio provoca la nevrosi e la nostra mente entra in conflitto. La soluzione a tutto questo? La psicoanalisi. La capacità di saper fronteggiare i conflitti della vita e di saper mantenere questo “equilibrio psichico” dipende dal saper scaricare o meno l'energia pulsionale che caratterizza specifiche fasi dello sviluppo psicosessuale in cui l’individuo si trova: il piacere viene raggiunto attraverso una scarica pulsionale. Quindi, è chiaro, che Freud concepiva la sessualità come sviluppo. In particolare, la libido presenta diverse fasi evolutive che si localizzano in precise zone erogene. Vi sono 5 fasi: 1) fase orale → (0-18 mesi) è rappresentata dall'attività della suzione, fonte di piacere e nutrimento, e dall'introiezione, ovvero dall'introduzione orale dell'oggetto. 2) fase anale → (18 mesi - 3 anni) è quella in cui l'ano (cioè, la capacità che il bambino ha di ritenere ed espellere le feci) rappresenta il luogo più importante dei desideri e degli appagamenti sessuali. 3) fase fallica → (3-5 anni) è quella in cui sia il maschio che la femmina conoscono il fallo che crea un’opposizione tra i due sessi. Durante questa fase, infatti, sorge il cosiddetto complesso di Edipo8, inteso come insieme di sentimenti amorosi e ostili che il bambino sperimenta nei confronti dei genitori: da una parte sorge un'inconscia competizione tra il bambino e il genitore dello stesso sesso (che spinge il bambino ad un desiderio di morte del genitore dello stesso sesso), mentre dall'altra sorge il desiderio sessuale nei confronti del genitore di sesso opposto. 4) fase di latenza → (6-12 anni) in questa fase si conclude il periodo fallico. Dai 6 anni fino alla pubertà, la sessualità è sopita oppure viene spostata su attività varie (gioco, socializzazione, studio, scuola). 5) fase genitale → (12-15 anni) è caratterizzata dalle trasformazioni del corpo del bambino, a livello genitale. ERIK ERIKSON. Fu uno psicologo statunitense che estese la concezione freudiana elaborando una sequenza di stadi di sviluppo: alla dimensione psicosessuale di Freud viene aggiunta la dimensione psicosociale di Erikson che non interessa più solo il periodo evolutivo come con Freud, ma che va dalla prima infanzia all'età matura. Erikson divide il ciclo di vita dell'uomo in 8 età. Tra un ciclo e l'altro l'individuo deve affrontare costantemente delle specifiche "crisi psicosociali". Gli 8 stadi dello sviluppo psicosociale di Erikson sono: Età Qualità dell’Io che devono svilupparsi Compiti e attività relativi alle fasi 8 Non bisogna confondere il complesso di Edipo con il “complesso di Elettra”: esso è un concetto elaborato da Jung, allievo di Freud. Il complesso di Elettra è la versione femminile del complesso di Edipo: è il desiderio libidico della bambina di possedere il padre e di competere con la propria madre per il possesso del genitore. Questo complesso di Elettra si trova in forte contrapposizione con Freud: per Freud i bambini di sesso maschile sono gli unici a sperimentare amore per il genitore di sesso opposto e contemporaneo odio nei confronti dell’altro. 97 0-1 1. Fiducia di base o sfiducia La fiducia di base viene acquisita grazie alle continue esperienze positive (carezze, suono della voce, ecc.) che vengono fornite dalla figura materna. La fiducia di base è un elemento chiave per l’inizio di un attaccamento sicuro. Invece, le esperienze negative (assenza della madre, ecc.) contribuiscono a favorire l'acquisizione della sfiducia di base. Quindi, un bambino che ha avuto esperienze positive ha una fiducia di base che gli permette di poter affrontare le esperienze negative (es. saper stare senza la madre, senza danneggiare la fiducia che ripone in lei). 2-3 2. Autonomia e controllo o vergogna e dubbio Le nuove abilità fisiche lo rendono più autonomo. Viene educato al controllo degli sfinteri: impara ad autocontrollarsi ma, se non ci riesce, può sviluppare un senso di vergogna. 4-5 3. Iniziativa o senso di colpa È la fase propriamente “psicosociale”. Durante questo periodo l’attività principale del bambino è il gioco con il quale impara a conoscere la realtà. Prende l’iniziativa per raggiungere un suo fine (es. organizzare un gioco). Per raggiungere il suo fine sente che può utilizzare qualsiasi mezzo: quindi, diventa più determinato e aggressivo. Il Complesso di Edipo nei confronti del genitore dello stesso sesso può far nascere in lui un senso di colpa. 6-12 4. Industriosità o inferiorità Apprende tutte le abilità di base (es. abilità scolastiche, sportive, artistiche, ecc.). In questa fase acquisisce la sicurezza e la padronanza delle proprie capacità. Se si verificano problemi in questa fase, ciò potrebbe generare un senso di inferiorità nei confronti degli altri 13-20 5. Identità o confusione di ruoli L'adolescente non solo subisce cambiamenti di natura fisica e sessuale, ma anche di natura psicologica: questa è l'età in cui si sviluppa stabilmente la identità in contrapposizione alla confusione del ruolo da assumere: se da una parte inizia a essere consapevole dei tratti della propria personalità, delle proprie attitudini, desideri, aspirazioni e potenzialità, d'altro canto subisce delle vere e proprie crisi di identità poiché non riesce a superare la confusione che è generata dal passaggio dall'età infantile a quella adulta. L’adolescente entra, infatti, in confusione perché è in lotta con sé stesso: da una parte è spinto ad affacciarsi al mondo sconosciuto dell'adulto, dall'altra è insicuro perché non riesce ad abbandonare le sicurezze del mondo infantile. Se non trova il senso, smarrisce il percorso della sua identità e, di conseguenza, tende a aderire a degli schemi di riferimento che non sono i suoi: ossessione delle mode, adesione a forme ideologiche contrastanti, idealizzazione di sentimenti affettivi e amorosi che vengono vissuti spesso in modo conflittuale e drammatico. 20-35 6. Intimità o isolamento Questa è la fase dell'amore. Mentre nell'infanzia e nell'adolescenza l'amore viene vissuto come una sorta di bisogno, in questa fase viene vissuto in maniera più matura. L'amore e le amicizie diventano occasioni per poter legare sé stessi ad altre persone. Il rischio sta nel fallimento di questo forte investimento emotivo nella ricerca dell'altro: quindi la crisi che si può vivere in questa fase è l'intimità in contrasto con l'isolamento.