Scarica riassunto prosa greca, inizi, Erodoto, Tucidide e più Sintesi del corso in PDF di Greco solo su Docsity! LETTERATURA GRECA La prosa La nascita della prosa La prosa nacque in Asia Minore, nelle città greche della costa ionica, per cui anche la lingua era il dialetto ionico, dal VI secolo a.C. Da una parte si sviluppa la prosa favolistica, mentre dall’altra vi è la prosa “scientifica” (storiografica e filosofica). La favola La prosa nasce nel VI secolo a.C. con la favola (αἶνος). La favola è un genere popolare antico e assai diffuso, tramandata oralmente e che ha acquistato dignità letteraria in età arcaica. La prima favola compare in Opere e giorni di Esiodo, ed è la favola dello sparviero e dell’usignolo. Lo scrittore più conosciuto è Esopo, a cui sono attribuite tre raccolte di favole per un totale di circa 500 favole. Esopo avrebbe dovuto scrivere in dialetto ionico, la lingua della prosa, invece le sue poesia sono nel greco della κοινή διάλεκτος, a causa delle redazioni ellenistiche (III sec. a.C.) La favola è la narrazione di una storia con protagonisti animali, ognuno dei quali designa un vizio o una virtù umana. La favola è formata da: -προμύθιον, ossia una presentazione. -μῦθος o διήγησις, la narrazione breve e semplice. - ἐπιμύθιον, ossia la conclusione, che contiene la γνώμη (“morale”). Gli inizi della storiografia I primi storici erano noti col nome di λογογράφοι (o λογοποιοί), ossia “scrittori di discorsi”, e a questi si contrapponevano i ἐποποιοί, gli “scrittori di racconti poetici”. La differenza non è solo l’uso o meno di metrica, ma anche il modo in cui si raggiunge la verità: i poeti erano ispirati dall’alto oppure trasmettevano i valori di generazione in generazione; il logografo cerca la verità individualmente e si assume la responsabilità di ciò che scrive. I primi logografi hanno scritto riguardo κτίσεις (“fondazioni di città”), usanze di popoli, resoconti di viaggio, geografia, storie di stirpi illustri, brevi racconti. Tra i primi logografi abbiamo Cadmo di Mileto, Carone di Lampasco, Dionigi di Mileto. Il più importante logografo di questo periodo è stato però Ecateo di Mileto, di cui ci sono giunti circa 300 frammenti, autore di: -Περιήγεσις τῆς γῆς (“Descrizione della terra”), che conteneva notizie storiche, geografiche, etnografiche e sulle curiosità di Europa e Asia. - Γενεηλογίαι (“Genalogie”), sullo schema del catalogo esiodeo, era una raccolta di racconti mitici che Ecateo criticava e ridicolizzava, mettendo in discussione la loro veridicità. Gli inizi della filosofia Aristotele nella Metafisica afferma che l’inizio della filosofia coincide con il momento in cui l’uomo abbandona le spiegazioni religiose e inizia a studiare la natura a partire dai suoi principi. Filosofia e religione si sono comunque sviluppate di pari passo e la scienza non è stata mai del tutto laica. I primi filosofi sono nativi della Magna Grecia e dell’Asia Minore, poiché erano zone caratterizzate da continui scambi culturali, specialmente con l’Oriente. I filosofi da Talete a Democrito vengono definiti convenzionalmente in presocratici, e hanno come oggetto di studio l’ἀρχή, un “principio” che dà origine a tutto e a cui tutto ritorna dopo la morte, trasformandosi continuamente. Questi filosofi raggruppano il loro pensiero in un’unica opera, a cui la tradizione dà il titolo di Περὶ φύσεως (“Sulla natura”). I primi filosofi sono appartenenti alla: - “scuola” di Mileto, di cui fanno parte Talete, matematico, astronomo, geometra e uno dei Sette Sapienti, che vede l’ἀρχή nel principio materiale dell’acqua (o umidità), senza di cui non esiste la vita e da cui tutto ha origine, poiché condensandosi forma la terra, mentre rarefacendosi dà vita ad aria e fuoco; Anassimadro, che vede l’ἀρχή nell’ἄπειρον (“infinito”, “indefinito”), ossia una sostanza perfetta, omogenea, uniforme ed infinita, da cui si formano tutti gli enti e a cui ritornano dopo la morte, per poi trasformarsi nuovamente; Anassimene, che individua l’ἀρχή nell’aria, che è un principio materiale come l’acqua di Talete, ma possiede caratteristiche indefinite come l’ἄπειρον di Anassimandro e dalla cui condensazione nascono acqua e terra e dalla cui rarefazione nasce il fuoco. -scuola pitagorica, fondata da Pitagora di Samo. Era una vera e propria setta, caratterizzata da segretezza, vita in comune, riti religiosi, obbedienza e digiuni. Non conosciamo precisamente il pensiero di Pitagora, poiché la dottrina pitagorica fu messa per iscritto solo successivamente e la tradizione orale ha unito il pensiero di Pitagora a quello dei suoi alunni e seguaci. L’ἀρχή per i pitagorici è nel numero, inteso come principio divino, principio materiale e strumento per misurare i rapporti tra le cose. Vi erano anche simbologie religiose ricollegate al numero, come nel caso della τετρακτύς, una serie di punti che formano un triangolo equilatero con base 4 punti, che ne contiene in totale 10, ossia la sacra decade. I pitagorici hanno anche elaborato una nuova cosmologia, che aveva alla base l’idea di un universo sferico perfetto, con al centro un ἑστία, ossia un globo di fuoco attorno a cui ruotano i corpi celesti. Un'altra dottrina pitagorica, tratta dall’orfismo, è quella della metempsicosi, ossia della reincarnazione dell’anima in un nuovo corpo dopo la morte, migliore o peggiore in base al comportamento in vita. Erodoto Vita Erodoto è nato ad Alicarnasso, un’antica colonia dorica, poi ionica, dell’Asia Minore, tra il 490-480 a.C. ed è morto dopo il 430 a.C., poiché fa riferimento nelle Storie ad eventi di quel periodo. La zona in cui visse era un luogo di incontro tra culture diverse; la sua stessa famiglia era l’unione di greci e barbari. Con la famiglia si trasferì a Samo, poiché non era in buoni rapporti con il tiranno della città, Ligdami. Successivamente viaggiò molto in Grecia, in Egitto, Fenicia e Arabia. Ad Atene passò molti anni: fu amico del poeta tragico Sofocle e di Pericle e partecipò inoltre alla spedizione con cui fu fondata la colonia di Turii in Calabria, tra il 444-443 a.C., che riconobbe come sua patria d’adozione (del prologo delle Storie infatti sono state tramandate due versioni: Erodoto “di Alicarnasso” o “di Turii”). Le Ἱστορίαι Le Storie di Erodoto sono la prima opera storiografica. In età alessandrina furono divise in 9 libri: la prima parte (libri I-V) è dedicata ai popoli barbari e vi è un approccio più etnografico, la seconda parte (libri VI-IX) è dedicata alla trattazione delle guerre persiane e vi è un approccio più propriamente storiografico. Questa dicotomia ha portato a far pensare alla fusione di due progetti nati separatamente, ma ad invece confermare l’ipotesi unitaria vi è il fatto che la prima parte sia contaminata di elementi o excursus sulle popolazioni greche e viceversa. Ad oggi si ritiene che l’opera sia nata e sia stata scritta in modo unitario, poiché narra di due argomenti diversi, Greci e barbari, che poi vengono uniti. A questi dubbi si aggiunge l’ipotesi dell’incompiutezza, in quanto vi sono dei riferimenti a cose che sarebbero state trattate successivamente ma che non si ritrovano, oppure delle contraddizioni. L’opera è in dialetto ionico (la lingua dei logografi) con molti elementi attici. Il suo stile è definito “omerico” per diversi motivi: per l’utilizzo di intrecci non lineari ed imprevedibili, che tenevano alta l’attenzione del lettore; per l’uso del discorso diretto; per la semplicità della sintassi, con