Scarica Riassunto Sociologia dei New Media - di R. Stella, C. Riva, M. Scarcelli, M. Drusian e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia Dei Media solo su Docsity! SOCIOLOGIA DEI NEW MEDIA 1) MEDIA VECCHI, NEW MEDIA E CULTURA DIGITALE Le innovazioni tecnologiche che definiscono la novità dei nuovi media non sono così recenti: • 1991 primo sito web ufficiale (CERN Ginevra) • 1969 ARPANET (collega 4 campus statunitensi) • 1986 alla rete ARPANET si connettono anche alcune università italiane grazie all'Ateneo di Pisa ➔ I New Media diventano tali a partire dal momento in cui la loro diffusione raggiunge dimensioni di massa, vale a dire intorno al 2000. Come ricorda Mc Luhan ogni nuovo mezzo di comunicazione tende a riassumere in sé molte delle funzioni assolte dai media precedenti (si integrano e convergono diventando componibili e scomponibili a seconda del bisogno e della capacità d'uso). ➔ La tv ha assorbito radio, teatro, cinema, Internet ha assorbito anche enciclopedia, telefono, televisione, radio, teatro, cinema Tuttavia non si può dire che i nuovi media sostituiscano quelli vecchi, soprattutto se si pensa che la sostituzione comporti la scomparsa degli uni in vantaggio degli altri. Nella continuità vecchi-nuovi media ci sono tre prospettive diverse che si condizionano vicendevolmente: • Supporti (carta invece del file elettronico) → nonostante i supporti consentano una serie di operazioni tecniche non è detto che chi li utilizza sappia utilizzarli allo stesso modo o nel modo più adeguato alle potenzialità dei supporti. Anzi spesso accade che settori di popolazione non siano in grado di utilizzarli al meglio (per ragioni economiche, culturali, sociali...). • Organizzazione del linguaggio e dei contenuti (linearità di lettura o multitaskin) • Accessi e la produzione (abilità di cercare info, chi crea i contenuti). I supporti, l'organizzazione dei linguaggi, accessi e produzione spesso riprendono gli stili e le modalità dei vecchi media: perché ne sono la continuazione e perché si reagisce alle innovazioni con quanto si conosce già I nuovi media determinano una rivoluzione nella nostra quotidianità, nel modo in cui ci mettiamo in contatto con gli altri, questa libertà e è però comunque legata agli spazi, ai linguaggi e agli strumenti concessi dal server. La novità vera dei new media nasce dalla sempre maggior apertura dei vecchi media al coinvolgimento dei pubblici. La novità tecnologica non implica una novità nelle routine creative e rimane una separazione tra partecipazione alla produzione libera e democratica (prosumer = producer + consumer) e produzione di contenuti con competenza ed esperienza → Non bisogna commettere l'errore di pensare che al passaggio dalla carta al digitale vengano a meno le procedure produttive necessarie a produrre un buon prodotto: • Esempio 2: la versione digitale del quotidiano Usa New York Times ha già superato in numero di accessi gli abbonati del giornale cartaceo: ciò perché l’essere in rete allarga ulteriormente le capacità espressive, con testimonianze sonore e video, documenti originali, feedback dei lettori. La dimensione comunicativa classica non può essere superata a vantaggio di un quotidiano del popolo, scritto dai lettori stessi senza professionalità. Si allargano semmai i confini della consultazione che il lettore può fare delle diverse pagine e rubriche del giornale oltre alla possibilità di trasformarsi a sua volta in fonte di notizie o di collaborare ai dibattiti nei blog avviati dalla redazione. • Esempio 2: Un esempio emblematico è Wikipedia, dove il controllo esercitato da un'equipe di esperti ha prodotto voci di alta qualità. Il dilettantismo, in queste materie, è più pericoloso della manipolazione scientifica delle notizie (news management: applicazione di marketing ai media informativi; ha l'obiettivo di condizionare il lavoro del giornalista suggerendo immagini o interpretazioni di fatti in modo che risultino favorevoli all'uno o all'altro attore sociale) perché basato sulla buona fede dei lettori che si fanno giornalisti o prosumer (producer e consumer); Inoltre la possibilità di esprimere qualsiasi idea però senza un moderatore non produce informazione ma confusione CULTURA DI MASSA 1. La nascita della società di massa: la società diventa di massa quando cambiamenti importanti toccano gli strati medio-bassi della popolazione: • Industrializzazione e urbanizzazione = produzione industriale di massa e il consumo di massa di beni e servizi. • Scolarizzazione di massa • Nascita dei partiti politici di massa a tutela dei diritti. • Nascita i mezzi di comunicazione di massa che creano un patrimonio di conoscenze collettive poi denominate cultura di massa. • Nascita di Internet = consente ai larghi strati della popolazione di poter connettersi alla rete e prendere contatto con le istituzioni →sentore di vivere in maggiore libertà e democrazia, ostacoli di lingua, religione, età o ideologia appaiono superati. La rete ha permesso alle persone di sottrarsi, almeno un po', dal processo di massificazione grazie alla nascita di gruppi e comunità legate a specifici interessi. VAN DIJK: con Internet le masse sono segmentate (ma non per questo più piccole perché ora sono su scala globale), sono meno anonime, meno passive (magg. capacità di selezione, risposta, interazione), la massa si identifica meno nella folla (sempre nuove comunità), la massa è sempre meno composta da individui totalmente separati gli uni dagli altri. 2. Il significato della cultura di massa: essa si inserisce nella dicotomia cultura colta e cultura popolare, in quanto vi sono caratteristiche di una e dell'altra. Per questo motivo viene definita terza cultura ALLODOXIA CULTURALE: termine introdotto da P. Bourdieu che indica tutti gli errori di identificazione e di tutte le forme di falso riconoscimento (scambiare l'operetta per la "grande musica"). Non solo si travisano un'espressione culturale per un'altra ma più precisamente non si è in grado di comprendere la differenza ➔ questa incomprensione da farmo al conoscere da parte di chi è inesperto e riconoscere da parte di chi è esperto Berger e Luckmann → definiscono conoscenza normativa ciò che si deve sapere per perseguire degli scopi pratici nella vita quotidiana (saper distinguere l'esperto giusto a cui chiedere ma anche la domanda più opportuna da porre). Seguendo Bennato, la nostra attenzione non deve porsi sui mezzi di per sé e sulla novità tecnica che li connota, ma sulle persone che ne sono fruitrici e destinatarie; stiamo parlando di quantità e qualità delle persone coinvolte, degli stili e dei loro usi del web... ➔ La sociologia si interessa di questo: capire a chi il medium fornisce effettive opportunità di crescita e a chi fornisca risorse fintamente innovative che continuano a collocarlo nei gradini medio-bassi della scala sociale (applicazione del principio dell'allodoxia ai navigatori del web). 3. Distinzione tra apocalittici e integrati: Negli anni 40-50, nelle ricerche e nelle teorie riguardo ai ruoli sociali dei media si vede una spaccatura tra i ricercatori • Integrati: ritengono che i media elettronici hanno contribuito a democratizzare e distribuire i saperi, le pratiche e le conoscenze tradizionali delle élite verso la popolazione generale; per loro la cultura di massa è una risorsa positiva che collabora a ripartire tra molti quello che una volta era solo di pochi. • Apocalittici: credono che i media abbiano rappresentato una diversa forma di oppressione simbolica che toglieva la libertà di scelta e di autonomia alle persone di basso ceto; per loro la cultura di massa offre un senso di "essere all'altezza" dei consumi legittimi ingannando così i consumatori. Lo stesso dibattito si ripropone negli anni '60 con lo sviluppo dei nuovi media. Alcuni studiosi lamentano che l'uso eccessivo dei nuovi media sia in grado di cambiare funzioni e aree del cervello con effetti di lungo termine fino ad oggi incalcolabile. CULTURA DIGITALE: insieme delle trasformazioni che riguardano sia l'agire collettivo (come organizzazioni e istituzioni integrano le nuove tecnologia e si adattano) sia l'agire individuale (capacità pratiche, cambiamenti nelle relazioni tra le persone). I cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie che velocemente hanno una diffusione geografica e sociale, producono anche trasformazioni economiche e politiche importanti. In ambito politico pensiamo alla nascita di un veloce processo di globalizzazione dopo la guerra fredda e il sistema economico occidentale tende a spostare il proprio centro della produzione di beni da materiali a immateriali legati ai servizi. ➔ Tutto ciò ha dato vita, sin dagli anni '70, alla necessità di definire il nuovo assetto come qualcosa di "post-": società post-moderna, postindustriale, post-fordista. Si tratta di una cultura perché è trasmissibile, accumulabile, capace di auto-trasformarsi (per esigenze tecniche o sociali) e possiede connotati collettivi (funziona per il piccolo gruppo come per le grandi comunità). In realtà bisognerebbe parlare di culture al plurale: la cultura digitale di un hacker è diversa da quella di un impiegato, un nativo digitale o un anziano sia per capacità di uso del mezzo sia per ciò che se ne può ricavare in termini di informazioni e relazioni. ➔ Come nella realtà, anche in rete si sono formate e proliferano sottoculture che testimoniano la vitalità del medium (cybergoth, cyberkid, cybernerd). Vengono chiamate tribù di internet. MANUEL CASTELLS: la società delle reti “The Information Age”: economy, society and culture → basi per lo studio dei processi di trasformazione sociale che stanno cambiando il mondo. Descrive lo sviluppo e le conseguenze di tre processi (‘60-’70): • Rivoluzione tecnologica delle ICT • Crisi del capitalismo tradizionale e dello statalismo comunista, • Nascita di nuovi movimenti popolari come il femminismo e l'ambientalismo. I tre processi sono uniti dalla logica di rete → il potere non è più concentrato in mano di pochi (istituzioni o organizzazioni) ma è diffuso in reti globali di informazioni. La combinazione dei tre processi ha generato: 1. Nuova struttura sociale (information society) Network society: società che da un'impostazione verticale delle burocrazie dello Stato si trasforma in un'organizzazione a rete che sa adattarsi più facilmente alle nuove circostanze grazie all'infrastruttura tecnologia su cui è basata. ➔ Le tecnologie informatiche rendono le reti più efficienti nel coordinare le attività simultanee e nel decentrare quelle che non sono in grado di svolgere. ➔ Le reti costituiscono una nuova morfologia sociale costruita intorno a flussi (capitali, informazioni, immagini...) e ad un tempo senza tempo (comunicazione sincrona e asincrona). 2. Nuova economia (economia informazionale globale) L'economia, il capitalismo, il lavoro ma anche lo stato, la cultura, le città sono sempre più informazionali ➔ attributo di una specifica forma di organizzazione sociale in cui lo sviluppo, l'elaborazione e la trasmissione delle info diventano fonti basilari di produttività e potere grazie alle nuove tecnologie. 3. Nuova cultura (quella della virtualità in rete) E' la socialità stessa ad essere in rete→ le tecnologie sono parte integrante della vita umana. lo sviluppo culturale ed educativo influenza quello economico che a sua volta sviluppa quello sociale che stimola quello culturale ➔ la direzione di questo ciclo di sviluppo è decisa dalle dinamiche conflittuali della società non dalla tecnologia. Le nuove tecnologie permettono di essere autonomi dai centri di potere tradizionali e in grado di ridisegnare i rapporti di forza, tuttavia il potere principale resta quello della comunicazione. ➔ Mass selfcommunication: comunicazione di massa individuale che si contrappone ai grandi network della comunicazione globale commerciale permettendo l'intervento di movimenti sociali nella comunicazione. JAN VAN DIJK: le leggi della network society 1991 Conia il termine di network society → forma di società che organizza sempre più le sue relazioni a partire da reti di media destinate gradualmente a integrare le reti sociali della comunicazione faccia a faccia. Le reti sociali e mediali danno forma alle strutture della società ma non ne sono la sostanza (come invece esagera Castells). “The Network Society” → 7 leggi del web: 1. NETWORK ARTICULATION: una struttura di relazioni si fa avanti a scapito dell'indipendenza delle unità collegate; la struttura a rete pervade l'intera società a tutti i livelli. Ci sono due corollari a questa legge: • le strutture a rete non sono necessità naturali ma si trovano in rapporto dialettico con gli altri elementi sociali; così c'è spazio per l'azione (agency) e la coscienza, cioè è possibile scegliere • gli effetti delle strutture a rete sulla società non sono unidirezionale ma hanno struttura duale. Tutte le applicazioni dei new media ad economia, politica... sono caratterizzate dalla combinazione di: ◦ estensione di scala: si esplica in processi di nazionalizzazione e internazionalizzazione ◦ riduzione di scala: in ambienti di vita e lavoro sempre più piccoli ➔ Le reti ci connettono e disconnettono perciò troviamo chi partecipa e decide ma anche chi è marginalizzato o escluso. 2. NETWORK EXTERNALITY: le reti producono effetti sulle persone e sulle cose che sono esterne alla rete cioè: • impulso di connessione (ma ci sono anche competenze digitali ineguali) • spinta alla standardizzazione (tecnologie e protocolli utilizzano processi identici per dominare la rete). 3. NETWORK EXTENSION: in un breve periodo, una rete diventa talmente estesa che intermediari o mediatori diventano necessari per organizzare contenuti e contatti (non si può navigare senza motori di ricerca, non si può gestire le relazioni senza i social). 4. THE LAW OF SMALL WORLDS: La principale conseguenza di aumento connessioni e contagio è che la network society è instabile (se da una parte le reti conducono ad una società meglio organizzata dall'altro amplificano le tensioni). 5. THE LAW OF LIMITS TO ATTENTION ON THE WEB: rinforza la diffusione delle innumerevoli subculture (infinite piccole fonti mediali) nate con i fenomeni di concentrazione e frammentazione. 6. THE POWER LAW: le fonti che risultano già in testa alla lista dei risultati sul motore di ricerca diventeranno ancora più popolari (Googlearchy) → i ricchi diventeranno sempre più ricchi 7. TREND AMPLIFIERS: in nuovi media intensificano le tendenze già presenti e rinforzano le relazioni sociali esistenti nella società odierna (i nuovi media non cambieranno le basi delle società già sviluppate). ➔ Network individualization: gli ambienti di vita e di lavoro diventano progressivamente più piccoli mentre allo stesso tempo la varietà della divisione di lavoro, comunicazioni interpersonali e mass media si amplifica HENRY JENKINS: cultura convergente Bisogna cominciare gli studi dai fan: i pionieri delle nuove tecnologie → si appropriano dei contenuti e li fanno vivere in altre forme di produzione culturale. ➔ Fandom = equilibrio tra fascinazione (necessità di coinvolgimento) e frustrazione (necessità di riscrizione). Oggi è mutata la visibilità della fan culture, perché le reti amplificano i loro prodotti dal basso. Le opere dei fan non devono essere percepite come derivate dai materiali del media mainstream ma devono essere considerate come a loro volta aperte all'appropriazione e all'elaborazione da parte dei media. ➔ L'azienda produttrice di Guerre stellari ha da un lato incoraggiato la produzione di materiali nel rispetto del copyright e dall'altro bloccato ciò che sfuggiva al suo controllo o ledeva il diritto d'autore Egli riflette quindi sulla relazione tra convergenza mediatica e cultura partecipativa. • Convergenza mediatica: il flusso di contenuti su più piattaforme, la cooperazione tra più settori dell'industria dei media e il migrare del pubblico alla ricerca continua di nuove esperienze di intrattenimento. • Cultura partecipativa: emergere di nuovi ruoli per produttori e consumatori che interagiscono tra di loro e creano nuovi prodotti culturali; spesso è pervasa da contrasti tra i due attori. Dall'unione di questi due concetti emerge quello di cultura convergente → è una dinamica sia discendente, guidata dalle corporation, sia ascendente, guidata dai consumatori, non è un fatto tecnologico ma antropologico: riguarda i rapporti con media e cultura popolare e può avere conseguenze su come viviamo BERRY WELLMANN: internet, vita quotidiana e individualismo reticolare Egli è uno dei primi sociologi interessati a Internet e al rapporto fra questo e la vita quotidiana. “The Internet in the everyday life” → tratta dell’utilizzo del web da parte degli utenti per ciò che riguarda le relazioni interpersonali, i mutamenti delle dinamiche di interazione umana, le connessioni tra Internet e il capitale sociale. L'ambiente quotidiano è caratterizzato da: • Scambio immediato di grosse quantità di dati • Connessione potenzialmente continua • Interazione più ricca e maggiore personalizzazione dei contenuti • Comunicazione non più legata al luogo • Connettività sempre più globalizzata Uno dei contributi di W. è l'analisi delle reti sociali all'interno di Internet. ➔ Rete sociale: insieme di nodi socialmente rilevanti e che sono connessi tra loro da uno o più rapporti. Problema: definire quali nodi includere nello studio → l’ attenzione viene data alle relazioni dei singoli nodi piuttosto che ai loro attributi in quanto le reti non sono gruppi esclusivi ma si intersecano tra di loro, dunque diversi nodi hanno diversi pesi nelle relazioni che tessono Per superare la dicotomia tra reale e virtuale bisogna prestare molta attenzione alle relazioni che si constituiscono negli ambienti digitali senza però contrapporle con quelle che si formano negli incontri faccia a faccia. ➔ I rapporti sociali nascono anche con il contributo del web ma le reti sopravvivono solo finche gli utenti le popolano mantenendo la relazione con gli altri utenti. Partendo da questi presupporti Wellmann sviluppa il concetto di networked individualism o di individualized networking: in Internet gli individui possono fare parte di differenti network scegliendo autonomamente a quali di queste reti appartenere in base ai loro interessi → il network si sostituisce al gruppo, passaggio che dà all'individuo maggiore potere, slegandolo dalle limitazioni dello spazio fisico e del proprio status. ➔ W. concepisce gli attori sociali come aggregazioni fluide di ego-centered networks rispetto ai quali si strutturano legami più o meno forti con gli altri attori. SONIA LIVINGSTONE: internet studies e giovani Agli inizi della sua carriera la sua attenzione era rivolta gli Audience Studies: modello che stabilisce definitivamente il ruolo attivo degli spettatori nella decodifica dei messaggi mediali → si evidenzia la necessità di uno studio interdisciplinare per capire quali elementi distinguono effettivamente i nuovi media: • Sono il prodotto della continua ibridazione tra tecnologie esistenti e innovazioni • Sono formati e danno forma alla società in modo ricombinatorio • Sono connessioni ampie e multiple fatte di nodi (simile a Castells) • Sono ubiqui (riguardano tutti i contesti delle ICT) • Sono interattivi (gli utenti possono creare, cercare, interagire in modi impensabili per i media tradizionali) Livingstone fa una riflessione sul digital divide e sulla digital literacy (alfabetizzazione digitale). I giovani sono all'avanguardia nell'adozione delle nuove tecnologie, nel senso che le usano quotidianamente non per lavoro ma per interazioni alla pari. ➔ L. è contro le considerazioni di una internet generation fatta di giovani naturalmente esperti (nativi digitali): usare internet richiede pratica, esperienza, saperi particolari che non possono essere dati per scontati. NICHOLAS CARR e GEERT LOVINK: net criticism Anni 2000, Carr → le tecnologie dell'info sono destinate a perdere sempre più importanza strategica per le aziende data la loro diffusione e quindi la loro normalità che le accomuna tutti. ➔ “Is Google making us stupid?”: critica cognitiva alla rete = internet è deleterio per i nostri processi mentali che riguardano la concentrazione e la riflessione. Lovink ➔ “Zero comments”: critica alle logiche delle grandi corporation che sfruttano la credenza degli utenti sulla gratuità dei contenuti per impossessarsi dei loro dati (bisogna usare i media in senso tattico per sfuggire alle corporation). ➔ “Ossessioni collettive”: approfondisce l'uso irrazionale del web e il concetto di saturazione delle informazioni → gli utenti non sono interessati a conservare offline la mole di dati della rete perché sono troppo indaffarati a gestire le loro identità nel flusso di info in tempo reale (psicopatologia dell'information overload). Si sfugge alle corporation con i software free e opensource e la costituzione di organized network (gruppi con scopo comune) 3) FORME E LINGUAGGI DEI NUOVI MEDIA Digitalizzazione: codifica delle informazioni in formato digitale, cioè in un linguaggio numerico binario. La digitalizzazione è stata possibile anche grazie alla miniaturizzazione → riduzione dimensioni calcolatori e compressione dei dati in modo da occupare meno memoria, eliminando parti di informazioni ritenuti ridondanti da parte di un algoritmo (porzioni di info non percettibili all'uomo). ➔ Un altra caratteristica è l'aumento delle prestazioni che viene solitamente espresso dalla Legge di Moore: le prestazione dei processori e i numeri dei transistor raddoppiano ogni 18 mesi → questo significa computer sempre più potenti e sempre più piccoli. La digitalizzazione, compressione, miniaturizzazione e aumento delle prestazioni hanno portato alla convergenza multimediale: fusione di contenuti, supporti e distribuzioni. ➔ L'idea di convergenza tra i media è stata utilizzata da Ithiel De Sola Pool negli anni '80 che sostiene che fino al 19° secolo i media erano divisibili in 3 categorie: • Vettori: cioè reti per il trasporto delle informazioni (telegrafo) • Editoria: che riguardava la produzione dei contenuti • Broadcasting: emissione del segnale verso un pubblico indistinto (reti radiotelevisive) Dal 20° secolo il sistema tripartito è quasi impossibile da utilizzare perché molti nuovi media si posizionano a cavallo tra due aree ➔ Per tutto questo serve il codice sorgente. Open source → si basa in modo antitetico sulla volontà di sfruttare commercialmente le potenzialità di un software condiviso che viene migliorato dalla comunità di esperti e che grazie alla sua gratuità farebbe diventare concorrenziale un dispositivo rispetto a quello con software proprietario. 4) MEDIA DIGITALI TRA IDENTITÀ, INTERAZIONI E GESTIONE DEL SELF 1962, Rogers porta in primo piano la natura comunicativa del processo di diffusione di un'innovazione. ➔ Questo ha 5 momenti: 1. Awarness: il soggetto è esposto all'innovazione senza avere info specifiche 2. Interest: le prime info arrivano al soggetto che ne cerca di nuove 3. Evaluation: si immaginano future situazioni in cui viene usata l'innovazione 4. Trial (sperimentazione) 5. Adoption → suddivisione degli adopters in: • innovators (caratterizzati da alto livello istruzione) • early adopters (elevata reputazione nella comunità) • early majority (forte interazione con pari) • late majority (basso capitale economico) • laggards (isolati e sospettosi). L'identità è al centro del rapporto me-società. Ognuno riflette sulla propria identità con maggiore o minore consapevolezza ma le riflessioni riguardano due aspetti dell'identità: quella personale e quella sociale. • Identità personale: riguarda il desiderio di considerarsi un'individualità diversa da tutte le altre. • Identità sociale: identità della persona inserita un contesto socio-culturale, con rispettivi ruoli e relazioni. Le piattaforme sociali e i nuovi media offrono a ciascuno nuovi modi di rappresentarsi, costruendo lapropria faccia e curando la presentazione del sé calibrandola iin relazione ai pubblici di riferimento. PRIME ANALISI DEI MEDIA DIGITALI: si è generalmente preso in considerazione la netta divisione da mondo online e quello offline. In passato le analisi si sono soffermate sulla creazione di un secondo se: una rappresentazione molto differente dai ruoli che quotidianamente vengono occupati NEI NUOVI APPROCCI che si sono occupati di identità e nuovi media si è mostrato come la vita virtuale in internet non sia mai decontestualizzata e lo spazio digitale è materialmente reale, socialmente regolato e discorsivamente costruito. Gli spazi fisici e quelli digitali vanno pertanto a fondersi in un continuum che perde l'accezione reale/virtuale, sopratutto nei social network dove l'anonimato va a sfumare verso un riconoscimento diffuso Attraverso i continui feedback l'identità è messa alla prova al fine di operare continui aggiustamenti che puntano nella direzione dell'accettazione sociale (desiderabilità sociale). La facciata che si mostra è il risultato della negoziazione dell'online con l'offline → continua riflessione su come ci potrebbero vedere gli altri e come vorremmo ci vedessero. I nuovi media, sopratutto i social, fungono da ribalta dove poter metter in scena la propria performance quotidiana. Questa performance ha una caratteristica particolare nei nuovi media perché viene raccolta in una duratura memoria, non solo delle persone ma anche quella materializzata dal web che registra cosa facciamo e diciamo. Ci sono due grandi visioni riguardo la socialità con i media digitali che riprendono la polarizzazione tra apocalittici e integrati che contestualizzano in modo differente il rapporto online-offline: • Integrati: i digital media rappresentano un mondo sociale sganciato dalla realtà quotidiana ➔ Raine e Wellman: coloro che utilizzano Internet tendono ad avere reti sociali più ampie e differenziate. La rete è un fattore di potenziamento delle connessioni • Apocalittici: i nuovi media possono avere un effetto dirompente sulla socialità e sulle sue forme ➔ Sherry Turkle : con la metafora “Insieme ma soli” descrive come le persone tendono ad escludersi dall'interazione in compresenza e a ripiegare in quella mediata. LETTURE TEORICHE DELLE INTERAZIONI SOCIALI NEI MEDIA DIGITALI ➔ Teoria sociologica classica Ferdinand Tonnies (1921) distingue tra: • Comunità: rapporto reciproco sentito dai partecipanti, fondato su di una convivenza durevole, intima ed esclusiva regolata da norme formali ma condivise in cui il gruppo precede l'individuo • Società: rapporto con maggiore equilibrio tra autonomia individuale e norme sociali e un senso di identificazione con la collettività meno forte (interazioni più fredde e maggior facilità di senso di solitudine). Con i social media c'è una nuova forma di socialità. ➔ Networked Individualism Berry Wellmann (2002): l'elemento fondante della connessione sociale non è più il gruppo ma l'individuo e la sua rete di contatti. ➔ Al centro c'è l'individuo che può costruirsi la propria comunità personale per ricevere sostegno, informazione, identità e senso di appartenenza → le connessioni avvengono con molti gruppi tra loro eterogenei ma ciascuno è coeso al suo interno: le relazioni possono essere costruite ed abbandonate rapidamente. La socialità non è più determinata dagli spazi fisici ma da valori condivisi e perseguimento di scopi comuni. ➔ Virtual Togetherness Maria Bakardjieva (2003): la socialità online può assumere altre forme oltre a quella comunitaria; B. distingue diverse tipologie di relazione sociale digitale: • Infosumer: chi usa i media solo per cercare informazioni (luker, non partecipano alla vita sociale) • Instrumental relations: maggiore interesse a interagire con i membri della comunità; risolto il problema informativo non interagiscono più → gli altri fungono da fonte di informazione • chi fa raccolta di info + confronto con gli altri • Chatter: usa internet per la condivisione emozioni ed esperienze personali con gli altri utenti e non per la mera informazione • Communitarian: uso della rete come fonte di sostegno sociale, relazioni trattate come quelle faccia a faccia ➔ Networked Publics Danah Boyd (2008): nella rete c'è una crescente disponibilità di UGC che assumono 4 specifiche caratteristiche: persistenza, replicabilità, scalabilità (visibilità potenziale molto alta), ricercabilità (sist. di ricerca info). I pubblici connessi sono meno vincolanti e offrono la possibilità di ottenere dagli altri un riconoscimento e di identificarsi con una causa comune. Sono molto fluidi e transitori (es. pubblico che si forma su Twitter attorno ad un hashtag; svanito il motivo poi svanisce il pubblico). Le audience sono invisibili (se scrivo un post sul blog non so chi lo leggerà) → la mancanza di confini spaziali, sociali e temporali rende complicato mantenere distinti i contesti sociali, per questo pubblico e privato non sono più così distinti. BLOG (Web-log cioè diario di rete) Sono una delle massime espressioni del web sociale. Ne esistono di diversi tipi: • Log-style: sorta di breve diario che trova spazio nella rete e in cui viene raccontata la propria vita quotidiana • Filter-style: blog che si concentra sul mondo esterno fornendo link ai lettori per approfondire • Notebook-style: mix tra i precedenti (es. blog culinario) SNS - Social network site: servizi web che hanno una natura e una nomenclatura che possono variare da sito a sito e offrono agli utenti di: creare un profilo, creare una lista di altri utenti con cui condividere, guardare cosa fanno gli altri (2000: anno di espansione del SN). Offcomm nel 2008 ha distinto i tipi di utilizzatori e non utilizzatori: • Non utilizzatori: preoccupati della sicurezza, inesperti tecnici, chi rifiuta ideologicamente l'uso • Utilizzatori: ✔ Alpha socialisers: usano SNS per conoscere persone nuove e divertirsi ✔ Attention seekers: cercano attenzioni (like...) ✔ Followers: monitorano attività dei pari ✔ Faithfuls: contattare vecchi amici ✔ Functionals: scopi precisi (es. seguire squadra di calcio) SOCIAL MEDIA E GESTIONE DEL SELF. Un comportamento presente all'interno dei social media è quello di un continuo impegno nella costruzione della propria facciata e dell'uso della rete come palcoscenico. Goffman e il concetto di “perdita della facciata” → i social media danno a ogni utente la possibilità di decidere cosa mostrare (o non mostrare) e acquisiscono reputazione in base a cosa pubblicano. ➔ Quindi anche privacy e reputazione personale passano attraverso i social media. In alcune piattaforme la reputazione è gestita perfino da specifici algoritmi (es. eBay, TripAdvisor). Barnes (2006) → paradosso della privacy: gli adolescenti all'interno dei media sociali tendono a dare maggiore informazioni su di sé per aumentare l'intimità dei rapporti sociali, ma al contempo vorrebbero avere un controllo maggiore sui dati che inseriscono in queste piattaforme. ➔ Sonia Livingstone → la privacy diventa, soprattutto per i giovani, un processo continuo in cui scegliere cosa nascondere e cosa rivelare. 5) I NUOVI MEDIA TRA DISUGUAGLIANZE E COMPETENZE Teorizzazioni riguardo le possibilità date dai nuovi media: • Cyber-utopisti → Technologies of freedom: prospettavano grandi potenzialità di sviluppo sia individuale che sociale grazie alle nuove forme di distribuzione e accessibilità del sapere. Nei primi tempi anche gli organismi internazionali e sovranazionali vedevano lo sviluppo delle tecnologie come una strada da perseguire per colmare il divario tra le aree più industrializzate e quelle meno industrializzate del mondo. • Cyber-scettici: le nuove tecnologie creano disuguaglianze tra chi ha accesso ad esso e chi invece rimane tagliato fuori (mancanza reti/infrastrutture, disponibilità di spesa familiare...). In aggiunta, come ricorda Castells, l'accesso da solo non risolve il problema, ma la società è sempre più organizzata intorno ad Internet (problema dell'effettiva disponibilità di connessione in molte parti del mondo). I dati sul digital divide permettono di ragionare sulle dimensioni dell'esclusione dalle reti digitali di intere aree geografiche. I parametri tradizionalmente usati per ricostruire la geografia di Internet sono: • dimensione di Internet: numero tot. assoluto di utenti di un determinato paese • penetrazione (o distribuzione) di Internet: tasso di accesso ad Internet all'interno di un dato paese (%utenti della rete/ tot.popolazione) → dato che meglio rappresenta lo squilibrio reale Castells ha provato a ricostruire i principali fattori da cui dipende il gap a livello internazionale: 1. divario fra le infrastrutture della telecomunicazione 2. dipendenza dei service provider della rete dalle dorsali Internet statunitensi e europee 3. irregolare distribuzione dei domini di internet 4. strategie che vengono attuate per affrontare il digital divide (mancanza di interventi) Laura Sartori invece propone di misurare il divario globale in base allo studio dei tassi nazionali di accesso alla rete, in relazione con altri indicatori di tipo economico, culturale e istituzionale: 1. Accesso alla rete e PIL pro capite: c'è un livello minimo di reddito oltre il quale cresce la percentuale di utenti ma c'è anche un tetto oltre il quale questa relazione si indebolisce 2. Accesso alla rete e indice di sviluppo umano (HDI): HDI misura lo sviluppo umani considerando i tassi di istruzione e alfabetizzazione della popolazione → al crescere dello sviluppo umano corrispondono più alte percentuali di accesso alla rete 3. Accesso alla rete e livelli di scolarizzazione: la capacità base fondamentale è saper leggere 4. Spesa nel settore ricerca e sviluppo 5. Offerta di nuove tecnologie Elementi come censura, povertà e svantaggi infrastrutturali rendono più complesso il divario digitale; ecco che la distribuzione geografica non descrive più in modo completo il fenomeno. 1. Le prime distinzioni nel dibattito sul divario digitale riguardavano gli information haves (chi ha la possibilità di poter accedere alle informazioni) e gli information have-nots. Il più grande bacino di information have-nots si trova nei Paesi in via di sviluppo ma anche le persone che fanno parte dei paesi più industrializzati rimangono esclusi dalla rete e questo dipende da fattori come l'età, il reddito, l'istruzione. 2. Si parla oramai di second level digital divide nel quale non si deve solo prendere in considerazione il mero accesso alla rete, ma anche il livello di competenza di utilizzo. Sia l’esclusione che l’incompetenza d’uso sono svantaggiosi per un utilizzo massivo della rete I dati disponibili portano a considerare e declinare il concetto di digital divide al plurale (i divari digitali) e quindi in senso multidimensionale a seconda delle diverse variabili in gioco: LA PARTECIPAZIONE POLITICA IN RETE Grazie alle caratteristiche della rete, gli elettori diventano attivi, critici e alla ricerca di un modo per farsi sentire e protestare (controllo del potere dal basso). ➔ Si dice che i giovani sono disinteressati ma in realtà loro ricercano attività politiche non convenzionali per dimostrare il loro impegno, non sempre disponibili (flashmob, sit-in, petizioni online...); la loro partecipazione quindi non si esaurisce in un'opzione di exit (allontanamento) ma di voice (provare a cambiare le cose). Si è notato che ad un più intenso uso dei nuovi media corrisponde una maggiore propensione al coinvolgimento civico. Gli studi riguardo gli effetti di internet sulla partecipazione politica si possono dividere in 3 approcci: 1. Effetto casuale positivo: secondo questo approccio la rete avrebbe degli effetti favorevoli sul comportamento politico, permettendo la partecipazione nelle scelte politiche. 2. Effetto casuale negativo: Internet ha effetti sfavorevoli sulla partecipazione, in quanto il tempo dedicato alle attività online riducono lo svolgimento e la partecipazione ad attività sociali e politiche offline 3. Autoselezione: i cittadini già politicamente attivi si auto-selezionano nell'usare Internet, che ha effetto sulla forma della politica ma non sul livello di partecipazione, dato da altri fattori come reddito, cultura e professione. GLI STRUMENTI DELLA DEMOCRAZIA ONLINE. E-democracy → termine che indica l'insieme di opportunità di partecipazione dei cittadini ai processi decisionali per effetto di Internet. Essa comprende ambiti e dimensioni differenti: l'inclusione sociale (riduzione digital divide), accesso all'info (trasparenza), accesso alla sfera pubblica (partecipazione cittadini), dimensione elettorale (es. voto elettronico a distanza), iniziativa diretta (chiunque può fare petizioni...), partecipazione ai processi decisionali. ➔ Questi si cominciano ad attuare nella realtà ma sono per lo più ancora teorici. E-governement → processo di informatizzazione dell'amministrazione pubblica, che porta a livelli diversi di edemocracy: • amministrativa (burocrazia e procedure amm. online) • consultiva (spazio di opinione ai cittadini per le decisioni politiche, tempo limitato) • partecipativa (cittadini allo stesso livello dello stato per le decisioni) • deliberativa (piena partecipazione dei cittadini). E-vote: voto elettorale, non esemplificativo di una dinamica partecipativa ma costituisce semmai una facilitazione all'esercizio del diritto di voto. ➔ Voto online: meno formale, esprime il diritto di partecipazione; è da inquadrare tra le soluzioni di e- governament, più che di edemocracy in senso stretto. LO SPAZIO DEI MOVIMENTI. I movimenti sociali sono reti informali che collegano una pluralità di individui, più o meno strutturati da un punto di vista organizzativo. I movimenti sono più orientati al soddisfacimento di bisogni di tipo espressivo come l'autorealizzazione nella sfera privata, l'espansione della libertà di opinione, l'interesse per la salvaguardia della natura ecc. I modi d'azione sono di tipo espressivo-simbolico e fanno parte di un processo soprattutto identitario (contestazione dei valori, norme, rapporti sociali esistenti e la loro sostituzione). I nuovi media trasformano le basi organizzative dei movimenti sociali e permettono di coinvolgere i sostenitori in attività brevi, specifiche e mirate → I media digitali non sono sostitutivi delle forme di attivismo tradizionale ma sono efficaci nel far viaggiare rapidamente le info utili per la mobilitazione stessa. La diffusione dell'info è centrale anche per azioni di: Consumerismo critico: orientamento attivo del consumatore a scegliere prodotti e produttori in base a una varietà di considerazioni etiche e politiche (è uno dei modi per cambiare quelle pratiche ritenute inaccettabili). ➔ Proteste di questo tipo vedono azioni di boicottaggio e naming-shaming (nominare e svergognare) oppure di buycotting per premiare certi prodotti per del valori (fair trade). Consumerismo discorsivo: forme digitali della guerriglia semiologica, si basano sulla contestazione delle immagini, dei loghi, degli slogan pubblicitari delle imprese multinazionali ➔ Cultural jamming (sabotaggi culturali): decostruzione del msg prodotto dai media e la sua collocazione in un contesto semantico diverso dal consueto → delegittimazione della fonte e perdita della sua capacità persuasiva COMUNICAZIONE POLITICA ONLINE. Le fasi della comunicazione politica: 1. Campagne elettorali che si svolgono tra la metà dell'Ottocento e del 900 definite pre-moderne.Si sviluppano a livello locale, militanti e volontari, comunicazione interpersonale faccia a faccia, attività in compresenza (comizi, manifestazioni...) L'uso degli strumenti di informazione è limitato e legato quasi esclusivamente alla stampa di partito. 2. Campagne moderne, tra gli anni 70 e fine 80 i leader iniziano ad affidarsi a consulenti per la comunicazione e la televisione si afferma come principale fonte. Da militante e volontario a spettatore passivo della comunicazione politica. 3. Anni 90 → c'è un cambiamento nel sistema dei media e degli intermediari politici che porta alla costruzione di campagne comunicative basate sul coinvolgimento dei pubblici (no campagne comunicative standardizzate ma campagne integrate) La politica ricorre a strumenti e metodi con i quali costruire relazioni basate sulla reputazione, conquistando gli elettori di opinione, non tradendo la fedeltà degli elettori di appartenenza. Le campagne elettorali hanno il doppio obiettivo di mobilitare i propri sostenitori e persuadere gli indecisi, si misurano sulla capacità di produrre azioni comunicative, affrontando la sfida dei blog e dei social media e della loro energia vitale; devono imparare ad usare linguaggi e forme espressive tipici delle nuove tecnologie. A risultare efficaci nelle campagne elettorali sono soprattutto i contatti personali, e non mediati . Oltre ad aumentare la qualità delle fonti e delle informazioni disponibili, la rete consente quel tipo di interazione passaparola che suggerisce ai candidati di adeguare i propri modelli comunicativi a queste nuove potenzialità.