Scarica riassunto white cube vs period rooms e più Sintesi del corso in PDF di Museologia solo su Docsity! Riassunto: White cube vs period Rooms Un sorprendente prodromo del dispositivo Museo grafico del white cube viene presentato a Genova nel 1950 con l’inaugurazione del Museo di Palazzo Bianco riaperto da Caterina Marcenaro e Franco Albini. Negli ultimi anni le sale storiche fanno il loro ritorno nei musei come testimoniano le recenti riaperture e nuove installazioni con period rooms: cubo bianco e cadre de vie, due visioni opposte di interpretare le opere e gli spazi. Gli allestimenti, anche quelli dei musei, hanno un tempo: alcuni invecchiano in fretta, altri sono attuali. A volte basta un cartellino sovradimensionato o un segnale di via di fuga posto nell’angolo sbagliato che l’equilibrio della sala si interrompe e il ritmo degli spazi si rompe. Nel caso di Genova, nel 1954, Kidder Smith scrisse che gli italiani hanno le più belle opere d’arte e i peggiori musei del mondo. Questa affermazione fu smentita dal rigo seguente, in cui vi è scritto che a fare l’eccezione è il PALAZZO BIANCO a Genova. UN CUBO BIANCO NELLA DIMORA ARISTOCRATICA BRIGNOLE - SALE In altre occasioni, è capitato che gli storici hanno impiegato tempo a codificare i fenomeni culturali. Ciò è capitato per la definizione di WHITE CUBE, il quale dà anche il nome ai nuovi musei e gallerie. Un archetipo del cubo è quello presentato a Genova nel 1950 con l’inaugurazione del Museo di Palazzo Bianco. Accadde che lo storico dell’arte e l’architetto rinuncino al tentativo di ricostruire la casa museo Brignole Sale poiché entrambi convinti in una nuova bellezza possibile. A partire dal dopoguerra il museo gioca un ruolo cruciale: deve garantire che l’opera d’arte si inscriva nella cultura del presente. A Palazzo Bianco la fiducia nelle opere parlanti era cosi assoluta che nessun cartello veniva ad inquinare i muri del museo. IL RITORNO DELLE SALE STORICHE Le period rooms avevano interpretato il bisogno di trovare un modello espositivo in grado di trovare una storia. Storie che vengono messe in scena nei musei della provincia, la cui genesi era legata al formarsi di un’identità nazionale. Esempi italiani sono quello del Bargello e di Castelvecchio. Oggi tornano dopo un periodo di purgatorio, ritornano gli interni d’epoca. Sia esposizioni sia musei tornano ad ambientare l’opera o ad inserirla all’interno di un racconto nella messa in scena di un’esperienza. Alcuni grandi musei (Louvre, Fine Arts Museum) ripropongono le period rooms permettendo ai visitatori un’immersione a tutto tondo nell’atmosfera di un tempo e di una cultura passata o lontana. Al Palazzo Rosso, a Genova, già sede di Museologia d’avanguardia, si affacciano nuove sale allestite secondo il cliché della period rooms. Nelle nuove sale dell’800 al Palazzo Rosso, in 5 ambienti tornano la moquette e le tappezzerie eliminate ai piani precedenti. In queste nuove period rooms si trovano gli arredi degli ultimi Brignole Sale De Ferrari provenienti dalla stessa dimora genovese e dalla loro residenza parigina. RILEGGERE I MUSEI DEI MAESTRI In quest’ultimo decennio è in atto anche un altro fenomeno interessante: l’avvio di un processo di rilettura degli allestimenti storici per un’altra genealogia del white cube: un’analisi del metodo che ha guidato sperimentazioni espositive pionieristiche come momento di riflessione sulle nuove politiche museali delle singole istituzioni che le ospitano. Ne sono esempi la STANZA DEL PRESENTE (alla Kunsthalle di Erfurt) e, nell’olandese Van Abbemuseum, l’allestimento del noto GABINETTO ASTRATTO di Lissitzy. La pratica dei due archetipi del Whittier cube è stata riletta metodologicamente in funzione del futuro delle due istituzioni museali. L’obiettivo dell’allora direttore Esche era quello di ragionare sui momenti storici che hanno prodotto questi allestimenti presi a modelli per invitare a prendere una posizione sull’attualità di questi dispositivi: il REENACTMENT come veicolo di consapevolezza storica. Qualcosa di analogo è stato fatto in Italia con la mostra DALLE BOMBE AL MUSEO: 1942 - 1959. La rinascita dell’arte moderna ha raccontato la storia della ricostruzione della Galleria d’Arte Moderna a Torino come esempio della rinascita del nostro paese. Le sperimentazioni qui accennate hanno in comune la messa a fuoco di quel modus operandi che Tafuri riconosceva in Scarpa (artista aperto a tutte le suggestioni dell’arte antica, moderna e contemporanea tanto da fare della capacità di ascolto un metodo di comportamento). Il carteggio tra Albini e Marcenaro ha rimesso al centro del progetto il dialogo tra le discipline. Ognuno di questi allestimenti storici è nato dall’intenso scambio dialettico tra diverse professionalità. RINNOVARE I MUSEI DEI MAESTRI Il fatto che parte dei dispositivi genovesi di Albini stiano scomparendo è molto eloquente. Non sono sopravvissute alla fine della stagione del miracolo italiano. In altre città gli allestimenti storici si studiano e si restaurano. In occasione della riapertura di Castelvecchio dopo il restauro, Marisa Dalai Emiliani ha notato come a 50 anni dalla conclusione dei lavori di Scarpa non si smette di stupire per l’unicità del museo. I caratteri irripetibili di Scarpa hanno contribuito alla conservazione e all’allestimento di Castelvecchio, trattato come un’opera d’arte. Ogni museo ed ogni allestimento fanno caso a sé: ne sono esempi quelli di Albini e Marcenaro a Genova.