Scarica risposte aperte paniere di discipline demoetnoantropologiche ecampus scienze e tecniche psicologiche prof pesce mario e più Panieri in PDF di Antropologia solo su Docsity! Risposte aperte paniere di DISCIPLINE DEMOETNOANTROPOLOGICHE SCIENZE E TECNICHE PSICOLOGICHE Docente: Pesce Mario Cosa studia l'antropologia l'antropologia, dal greco anthropos ovvero uomo e logos ovvero discorso, dissertazione, studia i fatti umani sotto l'aspetto culturale. Studia l'uomo nella sua quotidianeità, le diverse identità e i tratti culturali degli individui. Agli inizi della discipline, XIX Secolo, gli antropologi erano studiosi che non andavano sul campo a recuperare le notizie e le informazioni ma restavano nel proprio studio, nella loro città e attendevano i report di chi era nelle colonie o viaggiava (chiamati Armachair ovvero antropologi da poltrona). Le informazioni inviate agli antropologi alla fine dell'Ottocento da commercianti, evangelizzatori e soldati avevano il limite di essere privi di oggettività. Non solo, il pregiudizio e l'etnocentrismo, in molti caso vero e proprio razzismo, permeava la società della fine del XIX e degli inizi del XX Secolo. Questo portava a un punto di vista che metteva ala centro la cultura bianca europea dominante, etnocentrica e razzista, ritenendo l'Altro, che sia esso africano, asiatico o ameridiano (abitante delle Americhe) inferiore . Commentare il racconto del cittadino americano medioIl testo fa riferimento alle azioni quotidiane che fa un uomo appena svegliato fino al momento della colazione. Nel testo sono citate le provenienze di oggetti comuni come il letto, la sedia, i vari tessuti e perfino il cucchiaio. Questa precisione vuole sottolineare come le oggetti e usanze di culture e secoli diversi si siano unite, mischiate e trasformate fino ai giorni nostri. Vuole esserci una critica nei confronti del così detto “americano medio” che si crede in parte superiore e in parte coinventore di tutti gli oggetti inventati, come se senza di lui (i suoi predecessori) non ci sarebbe stato tutto quanto. Ecco l’ideologia dell’americano come uomo invincibile ed essenziale. Esporre il pensiero di James Frazer James Frazer è uno dei primi antropologi che si occuparono di elaborare approfondite analisi sugli usi, costumi e pratiche culturali e religioni delle culture delle popolazioni altre. Pensa il suo metodo di disamina antropologica come un tipo di analisi comparata. E’ anche lui figlio dell’evoluzionismo e del periodo vittoriano e coloniale, ritiene i fenomeni religiosi, dei popoli primitivi, retaggio, attestazione e analogia con un tipo di mentalità primitiva nell'ambito della religione e del complesso sistema di operatività nel reale, chiamata magia. Utilizza un ampio corpus di ricerche e sisetmatizza la concezione che la religione e la magia sono antitetiche: la magia compare in un momento precedente all'arrivo dell'uomo al concetto di religione. Commentare il concetto di cultura di Edward Tylor Cultura o civiltà, intesa nel suo ampio senso etnografico, è quell’insieme complesso che include le conoscenze, le credenze, l’arte, la morale, il diritto, il costume e qualunque altra capacità e abitudine acquisita dall’uomo in quanto membro di una società” (La cultura primitiva, 1871). Il suo concetto di cultura si sviluppa nel periodo del colonialismo britannico, in piena epoca vittoriana (XXX), giustificando una superiorità bianca e inglese sulle altre popolazioni del mondo definite “primitive”, Qui il suo concetto di cultura è un tipo di categoria statica, bloccata come fosse una scatola dove si inseriscono vari “oggetti”, non c'è relazione tra culture cosiddette superiori, cultura Occidentale e bianca, e quelle cosiddette inferiori, culture altre e “negre” o “rosse” o “gialle” Esporre il pensiero di Edward Tylor Tylor è un antropologo di piena età vittoriana. Il suo pensiero si fonda sul concetto di superiorità bianca e inglese sulle altre popolazioni del mondo, definite da lui “bloccate”. Nel suo concetto si notano parole e concetti eminentemente occidentali, denotano da parte dello studioso inglese uno sguardo verso se stesso e la sua appartenenza e una giustificazione alla presunta superiorità. E’ uno dei massimi esponenti dell’antropologia che ha come dettami l’evoluzione delle specie di tipo unilineare. Il suo testo più importante è “Primitive culture”. Indicò tre differenti stadi dell'evoluzione sociale che vanno letti come diversi step evolutivi della religione: dal primo stadio, animismo,( una societa' feticista che aveva il culto del feticcio da fetisero oggetto anche antropomorfo carico di magia) si arriva ad un secondo più evoluto, il politeismo e infine al monoteismo, lo step più alto e evoluto del concetto di religione quella cristiana. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. I caratteri fisici e psicologici puramente europei degli Italiani non devono essere alterati in nessun modo, il manifesto viene firmato da Lidio Cipriani capo redattore della rivista la difesa della razza. Esporre i dettami del metodo etnografico I dettami del nuovo metodo etnografico sono descritti da Malinowski nel testo: Argonauti del Pacifico Occidentale, sono: 1.Un campo prolungato nel luogo della ricerca. Questo significa vivere a contatto con gli oggetti studiati e, come sosteneva Malinowski, spostare la propria tenda al centro del villaggio 2.L’osservazione partecipante. Significa far sì che anche il più diffidente dei nativi si fidi di te; significa entrare a far parte del gruppo e osservare partecipando, ovvero stando a contatto e rendendo empatico il proprio rapporto con l'altro, la loro vita quotidiana; significa far parte il più possibile della loro vita cercando di far emergere il punto di vista dell'Altro. 3.La scrittura continua di un diario di campo che possiamo definire una scrittura etnografica. 4.La restituzione alla comunità scientifica di una monografia, vera conclusione scientifica di un lavoro antropologico Parlare del metodo di ricerca di Bronislaw Malinowski Malinowski riveste un ruolo centrale nello sviluppo dell'antropologia moderna in quanto è stato l'iniziatore di un nuovo genere che si imporrà come un modello a cui si rifaranno tutti gli antropologi dopo di lui. rimarra' bloccato in Australia nel 1914 essendo cosi' libero di continuare le sue ricerche, di poter raggiungere le Isole Trobriand, Melanesia, e iniziare quel tipo di metodologia antropologica che rivoluzionerà la disciplina. Essere antropologo per Malinowski significava andare nelle popolazioni che si vogliono studiare, lì impiantare il proprio campo, di rimane a contatto con gli oggetti della ricerca il più possibile, si studiano e si annotano i dettagli della vita sociale, le strutture familiari, i modi di apprendimento, i metodi di costruzioni degli oggetti, e ci si fa raccontare i miti e i riti. In molti testi il metodo rinnovato di Malinowski è anche chiamato come metodo dell'osservazione partecipante. Questo a delineare la centralità, in definitiva, dell'incontro del ricercatore con il suo oggetto di studio. Malinowski è anche il padre della teoria funzionalista. Egli, nei suoi studi, mette in primo piano, come punto di interesse principale, la funzione sociale e culturale che un determinato fenomeno ha all'interno di una società, vista come una totalità come un “tutto coerente”. Delineare il processo teorico della ricerca sul campo Durante la sua permanenza presso le Isole Trobriand Malinowski ha delineato un processo teorico e pratico per la ricerca sula campo.La stesura dei risultati deve essere “imparziale e sincera”. Da qui la ricerca della piena oggettività dell'antropologo e della ricerca della giusta distanza tra ricercatore e oggetto di studio. Ci vuole pazienza e bisogna seguire un certo numero di regole in modo sistematico per poter sviluppare la fiducia nelle persone che si vogliono studiare. Condizioni fondamentali per un lavoro proficuo sul campo è l'assenza di altri uomini bianchi così da non potersi distrarre e vivere nel villaggio e a un certo punto, conoscendo gli eventi principali della comunità, si comincia a prendere parte alle loro attività. Bronislaw Malinowski e l'osservazione partecipante L’osservazione partecipante è un principio che si è soliti attribuire all’antropologo polacco Bronislaw Malinowski, teorizzato e sperimentato inizialmente attorno agli anni 20 del ‘900, e che critica duramente la tradizione antropologica figlia dell’800 e l’approccio antropologico evoluzionista. L’osservazione partecipante è di fondamentale importanza per la ricerca etnografica in quanto permette all’antropologo/etnografo di trascorrere un lungo periodo di tempo a contatto diretto e costante con la comunità studiata e di partecipare quindi alle attività quotidiane del gruppo oggetto di studio direttamente sul campo. L’osservazione partecipante permette in questo modo di conoscere e comprendere direttamente la comunità studiata Attraverso la pratica dell’osservazione partecipante quindi cessa anche la separazione tra osservatore e oggetto osservato, poichè in questo modo i due soggetti interagiscono, instaurano una relazione. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) Lo studio della parentela di Bronislaw Malinowsi Le tavole genealogiche sono forme concrete di una costruzione dell'indagine parentale e delle relazioni familiari. Una genealogia è, in senso stretto, una carta sinottica, riassuntiva ed esplicativa, di un certo insieme di relazioni parentali interconnesse. L'idea di comprendere una cultura attraverso le strutture sociali portano l'antropologo di origine polacca ad avvicinarsi, per alcune direttrici di ricerca, al pensiero di Sigmund Freud. Malinowski non è d'accordo con Freud sull'idea di parricidio originario ma attraverso le sue ricerche, che sviluppa nel testo: Sesso e Repressione Sessuale tra i Selvaggi, arriva alla conclusione che nelle società matrilineari le “pulsioni ostili” sono dirette dal padre allo zio materno e le pulsioni sessuali di tipo incestuoso son oindirizzate verso la sorella. Questo, per Malinowski, rappresenta in modo inequivocabile che il complesso di Edipo non era universale, quindi non una struttura fondante della cultura ma un prodotto della cultura stessa. Parlare del rito del Kula È uno scambio simbolico di doni effettuato nell’arcipelago delle isole Trobriand, a est della Nuova Guinea, e studiato nel 1922 dall’antropologo Bronislaw Malinowski. Si scambiano due tipi di beni: i soulava (collane di conchiglie rosse) e i mwali (bracciali di conchiglie bianche). Le prime circolavano nelle canoe sulle isole solo in senso orario, i mwali in senso antiorario. Questo perché gli oggetti potevano essere scambiati solo con un oggetto dell'altro tipo, soulava per mwali, mwali contro soulava. I bracciali e le collane venivano tenute solo il tempo necessario per poi essere scambiate di nuovo e, in ogni modo, aumentavano il prestigio di chi le possedeva. Lo scambio avveniva attraverso dei cerimoniali, riti, nei quali si raccontavano storie sacre e principalmente il mito di fondazione dell'eroe culturale colui che porta la cultura ad un gruppo Questo tipo di rituale permetteva, però, un altro tipo di scambio, tra i partecipanti, con oggetti di uso comune (gimwali). Il Kula, quindi, aumentava e rinsaldava le relazioni amicali e parentali dei gruppi, influenzava la possibilità di accedere a posizioni di potere, serviva come mezzo per la produzione rituale delle prue dipinte delle piroghe e delle canoe utilizzate nelle traversate e diversi tipi di scambio: bracciali e collane solo tra di loro, gli altri beni solo dopo la ritualità del Kula. Esporre il pensiero di Franz Boas Franz Boas è considerato il caposcuola dell’antropologia americana. Egli aveva origini tedesche, studiò in Germania Impegnato in uno studio sulla comunità eschimese della costa canadese del Pacifico e poi ancora in Messico e a Portorico ha sviluppato un vivo interesse per le popolazioni indigene dell'America in generale e degli Stati Uniti in particolare. Per Boas lo sviluppo delle culture mane è dato dalla capacità umana di scoprire nuove capacità e dalla capacità di inventare nuovi oggetti e, di conseguenza, dallo sviluppo di tratti culturali diversi. Boas pensava al lavoro sul campo come un qualcosa che dovesse prendere in considerazione una sola cultura o aree culturali particolari. Questo metodo, nel pensiero di Franz Boas, è alla base di quello che definiamo come “Particolarismo Storico” che sempre secondo l'antropologo di origine tedesca è alla base del lavoro comparativo dell'antropologia. Le sue ricerche erano ispirate a quelle dei fatti naturali basate su tre punti 1osservazione diretta dei fatti concreti 2 raccolta e analisi dei dati 3 elaborazione di teorie e leggi.Storico Negli Stati Uniti, durante la sua permanenza, prenderà a cuore la sorte dei Nativi Americani kwakiutl difendendo i loro diritti.Per Franz Boas la cultura, che si distacca ovviamente dal concetto di cultura di Tylor, è fondata da diverse modalità comportamentali e mentali in un periodo storico preciso. È proprio per questo che il suo studio sul campo prende in esame: lingua, religione, usi e costumi che rappresentavano il mezzo per capire lo sviluppo culturale di un gruppo umano. Parlare del rito di Potlatch Si tratta di rituali comuni tra la costa della Columbia Britannica e l'isola di Vancouver (Canada) e vengono definiti come rituali di "ostentazione" con la condivisione di diversi oggetti e beni considerati di grande "prestigio" e quindi non di uso comune. Nel villaggio un individuo condivide per mezzo di un dono oggetti e beni. Chi riceve, per non risultare in "debito" ovvero dominato da chi fa il dono deve restituire; Boas nella sua interpretazione fa Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) emergere come il rito sia un momento di condivisione di beni nella comunità, che il Potlatch sia un "investimento" per chi istituisce il primo dono, di distribuzione di beni in misura maggiore dei rivali per superarli in "generosità .la consegna dei doni avviene secondo un cerimoniale ben preciso trasmesso in generazione in generazione .la cerimonia si svolge presso il villaggio della persona di maggior prestigio che invita presso di se anche membri di altri villaggi Che cosa è il particolarismo storico Il particolarismo storico fu concepito dall'antropologo tedesco Franz Boas, deciso oppositore dell'evoluzionismo. Secondo questo autore ogni cultura ha una sua storia unica e una sua ben definita durata; per comprendere a fondo una civiltà è dunque indispensabile ricostruirne l'iter storico e particolare. Al particolarismo è collegata anche la convinzione che non esistano forme più o meno elevate di cultura Franz Boas e il protlatch Tra i 1894 e i 1895 Franz Boas conduce una ricerca sul campo tra Nativi Americani Kwakiutl della costa del Pacifico Settentrionale degli Stati Uniti. Il suo aiutante è un Nativo Americano di nome George Hunt. La monografia che racconta l'etnografia della ricerca, L'organizzazione sociale e le società segrete degli indiani Kwakiutl (1897), analizza e spiega le rappresentazioni simboliche del rito Potlatch. Boas nella sua interpretazione fa emergere come il rito sia un momento di condivisione di beni nella comunità, che il Potlatch sia un "investimento" per chi istituisce il primo dono, di distruzione di beni in misura maggiore dei rivali per superarli in "generosità". Cos'e' il rito Il rito attualizza la realtà perché se gli essere umani vogliono che il mondo continui a esistere e gli uomini a vivere c'è bisogno di un “dispositivo cultuale” (sinonimo di rito) per permetta al mondo e alle donne e agli uomini di continuare la loro esistenza. Il rito puo' essere un rito di passaggio, un rito di sacrificio un rito apotropaico, un rito di divinazione.Il rito, ancora è formato da fasi o passaggi, di solito riprendono numericamente le ore del giorno quindi possono essere dodici o ventiquattro Nel rito riconosciamo sempre uno spazio sacro, delimitato dallo spazio profano, fuori da quello sacro di solito rettangolare con un palo al centro che sta ad identificare un asse tra i mondi. C'è un operatore rituale. Per operatore rituale identifichiamo chi materialmente pratica il rito come officiante Per la buona risucita del rito il dispositivo cultuale (sinonimo di rito) deve essere fatto sempre allo stesso modo, con le stesse parole, gli stessi gesti, le stesse fasi. Se questo non accade il rito può essere nullo o nel peggiore dei casi può avere un effetto contrario da quello richiesto Cosa è il Trickster? Il Trickster, è un figura interessante nelle storie sacre, studiato anche da Sigmund Freud e Karl Gustav Jung. Il Trickster è un “creatore per gioco”, un “briccone”, un “turlupinatore” a volte “turlupinato”, un Truffatore che alcune volte viene truffato, uno che può indicarti la via o fartela perdere, fortemente ambivalente, né buono né cattivo; nella cultura musulmana è rappresentato con quella figura attestata nel Corano chiamata Jinn (oppure D'jin, Jin, Jinh) ovvero un essere tra gli Angeli e gli Uomini, creati “da un fuoco di vento bruciante” (Corano, 15:26). Cosa e' il mito?. Il termine greco mythos significava, per es. in Omero, semplicemente «discorso» o «narrazione» Il mito, o storia sacra per utilizzare una definizione culturalmente corretta, fonda la realtà ovvero il mondo come lo conosciamo è formato in un certo modo perché una divinità, una entità extra-umana,un essere supremo, un signore o una signora degli animali, un dio unico ha creato un tipo di realtà il mito rende accettabile ciò che è necessario accettare (per es. la mortalità, le malattie, il lavoro, la sottomissione gerarchica, ecc.) e assicura stabilità alle istituzioni; provvede, inoltre, a modelli di comportamento Il mito, dunque, non spiega, per un bisogno intellettuale, le cose [...] ma le fonda, conferendo loro valore I miti possono essere di creazione del primo uomo, di fondazione dell'eroe culturale (l'eroe mitico che porta la cultura ad un gruppo. Un esempio può essere il mito di Enea Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) fondatore del Museo delle Tradizioni Popolari di Roma, oggi Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale e fu uno dei primi demologi italiani (da demo tradizione e logia discorso, dissertazione, quindi studio delle tradizioni popolari poi anche comunemente chiamato Folklore). Nato in Alessandria d'Egitto da genitori italiani ha viaggiato per ricerca e studio in Turkestan, nelle Isole Trobriand (Papua Nuova Guinea), in Lapponia e in Eritrea. In questi paesi raccolse molto materiale etnografico. Diversi oggetti della cultura materiali dei posti visitati che diventeranno il patrimonio dell'attuale Museo Etnografico Pigorini di Roma, uno dei più importanti e completi musei di antropologia del mondo, del Museo di Antropologia e Etnologia di Firenze e del Museo Archeologia e Etnologia di Modena. Nel 1911 organizza, per il cinquantenario dell'Unità d'Italia, si ricordi che la dichiarazione dell'Unità d'Italia è del 1861 e non alla presa di Roma del 1870, una esposizione universale dove a fianco ai padiglioni delle nazioni che aderirono: Stati Uniti, Serbia, Belgio, Francia, Germania, Inghilterra, Russia, Ungheria, Spagna e Giappone, fu organizzata la mostra di Etnografia Italiana. Gli oggetti portati per la mostra, per lo più abiti tradizionali che lo stesso Loria dirà essere pieni Di toppe, con buchi e rattoppi, saranno sostituiti da copie fedeli all'originale che rappresentano “l'Identità Italiana”. La mostra viveva sull'ambivalenza di sue concetti: quello della “finzione” e quello della “autenticità”. La “politica della raccolta” e la ricostruzione degli abiti tradizionali permisero a Lamberto Loria di mettere in scena una mostra che dimostrava come la costruzione dell'identità era possibile attraverso una riproduzione, in questo caso degli abiti, e gli stessi costuMi tradizionali divennero, così, un qualcosa di “veramente autentico”. La crisi della presenza e la natura opprimente nel pensiero di De Martino Una delle categorie antropologiche inventate da De Martino, e fondante anche della psichiatria transculturale e etnopsichiatria in Italia, è la “perdita della presenza”. Per l'antropologo napoletano l'impossibilità di vivere e agire il mondo fenomenico con le proprie categorie storiche, ma anche con la presenza dell'uomo come protagonista storico e, anche, la sua incapacità di trovare attraverso le proprie conoscenze sia relazionali che psichiche che sociali, per sociali intendiamo lo Stato, una soluzione a quella che De Martino chiama “natura opprimente”,l'uomo entra in crisi. Una crisi profonda, che lo porta ad autoescludersi, a perdersi, a non trovare la via per uscire da questa crisi Parlare del pensiero di Ernesto De Martino Antrropologo del dopoguerra italiano nasce a Napoli Allievo del filosofo Benedetto Croce porta grazia alla sua formazione di tipo filosofico, in seguito, ad interessarsi di etnologia e antropologia. Lo studio delle culture, e più precisamente delle culture del Sud Italia. De Martino si indirizza e cerca di dar voce al mondo cosiddetto “subalterno” . Mette in discussione l'idealismo di Benedetto Croce che rappresenta per lui un modo per relegare il mondo del Sud Italia, e principalmente quello contadino, ad un livello storico e sociale meno sviluppato della società italiana dell'epoca. Ernesto De Martino riconosce che la società contadina del Sud Italia vive una doppia rappresentazione: vi sono parti moderne e parti rimaste collegate al passato. Proprio perché tali rappresentazioni convivono sarebbe utile, questo il pensiero di De Martino, studiarle per poterle analizzare e provare ad indirizzarle verso un momento di coesione e, ancora, per liberarle dalla subarlternità della borghesia Parlare del pensiero di Claude Lévi-Strauss antropologo di origine francese, è stato il più importante e massimo teorico della teoria strutturalista applicata all'antropologia. Claude Lévi- Strauss ipotizza che le culture umane sono formate da strutture comuni, come se fossero dei tasselli che si uniscono e si conformano in modo differente o simile tra di loro mantenendo, però una conformazione (struttura) comune. La sua teoria, ancora, si forma di categorie binarie, che al posto dello zero e dell'uno, il sistema binario matematico/informatico classico, così da permettergli di controllare, ordinare e categorizzare le forme culturali umane. L'idea è quella di utilizzare categorie contrastive/oppositive per rappresentare i tratti culturali degli individui. Egli distingue le società fredde, ossia società statiche che restano bloccate nello scorrere degli eventi strorici e sociali, dalle società calde, ossia società dinamiche e che accettano il cambiamento dei loro membri. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) Parlare della parentela e del'atomo di parentela nel pensiero di Lévi-Straus Lévi-Strauss ha cercato di comprendere le “corde sottese” della cultura umana e ha analizzato, in profondità, i sistemi parentali. Nel saggio del 1945, L’atomo di parentela, Lévi-Strauss chiama l'unione di quattro individui, una donna e suo figlio (nel caso dello schema standard maschio), il marito e il fratello della donna (esempio già analizzato da Malinowski nei suoi studi nelle isole Trobriand) atomo di parentela proprio per la loro unione complementare e indivisibile. L’antropologo di origine francese lo considera assolutamente primario e elemento fondamentale delle relazioni esogamiche e parentali, claniche e relazionali. La figura principale è il fratello della madre (lo zio materno), da qui la definizione società o clan Matrilineare, proprio perché la linea di discendenza deriva dalla figura materna, e significa che il gruppo sociale della donna/madre è controllore della stessa donna e della prole. Lo zio materno è la figura principale anche ad indicare le linee parentali sono le alleanze tra i gruppi, sviluppate appunto dai matrimoni, e l'atomo di parentela è il riflesso di una società di tipo esogamico che applica questo principio alle famiglie, alle parentele, ai gruppi clanici. Parlare della famiglia e delle strutture parentali Per Lévi-Strauss il matrimonio e la consequenziale relazione parentale rappresenta una modalità operativa dei gruppi umani di creare relazioni. Da qui l'analisi profonda di due categorie basilare per la continuazione dei gruppi: l'incesto e l'esogamia. Le società decidono in quali tipologia di ambito sociale si possa cercare il partner, ritenendo alcuni ambiti tabù e altri leciti. A partire da queste regole le comunità decidono come comportarsi culturalmente La famiglia è una delle strutture fondamentali della società che si sviluppa attraverso una complessa rete di relazioni. I tipi fondamentali di relazione sono: - La discendenza, che indica le relazioni di filiazione. - La collateralità, che indica i rapporti fra individui che (senza discendere l’uno dall’altro) hanno un antenato comune. - L’affinità indica i legami parentali acquisti (tipicamente attraverso il matrimonio). Nel saggio sulla famiglia di Claude Lévi- Strauss l’antropologo francese sostiene che la famiglia Occidentale non è né la più complessa né la più comune. La famiglia può essere: Monogamica, ovvero formata da un uomo e una donna; Poligamica, ovvero quando un dei due partner ha altri e diversi partener dell’altro sesso. Si parla di Poligenia ovvero una famiglia formata da un uomo che ha più mogli e di Poliandria quando una donna ha più mariti. Le famiglie, poi, possono essere Unilaterali o Bilaterali. Per Bilaterali intendiamo quel tipo di famiglia, specialmente di tipo Occidentale, dove sono parenti sia gli ascendenti del lato materno che quelli del lato paterno. Per Unilaterale intendiamo quel tipo di famiglia, per lo più nelle società Altre, Africa, Asia e America, dove sono parte della parentela solo un lato della famiglia, ovvero quello materno o quello paterno. Marvin Harris e il materialismo culturale Marvin Harris (1927-2001) è uno dei maggiori esponenti della corrente chiamata: Materialismo Culturale. L'evoluzionismo di Harris si connota di una particolare attenzione per le l'influenza che ha l'ambiente sui fatti sociali. Per Harris il Materialismo Culturale serve a dare delle risposte o spiegazioni causali delle differenze e delle uguaglianze esistenti nei sistemi culturali, di pensiero e di comportamento, dei vari gruppi umani. l'antropologo americano insiste sul fatto che bisogna guardare i fatti sociali e quindi i fatti umani da un punto di vista proprio del ricercatore, etico, e da un punto di vista che prenda in esame la rappresentazione del mondo del soggetto studiato, emico. Parlare del fenomeno transessuale Il termine “transessualità” indica la condizione chi, pur essendo nato/a con un sesso anatomicamente certo, si considera appartenente all’altro sesso e aspira ad assumerne le caratteristiche fisiche tramite terapie ormonali e interventi chirurgici. L’identità di genere non va confusa con l’orientamento sessuale: la prima infatti si riferisce esclusivamente alla percezione di sé che ha la persona, mentre il secondo si riferisce all’attrazione verso uno, l’altro o entrambi i sessi. Il termine transgender include invece tutte quelle persone che hanno un’identità di genere diversa rispetto al proprio sesso biologico e in generale chi non riesce a identificarsi nel classico binarismo “maschile” e “femminile”. Il fenomeno delle persone transgender rientra nella Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) problematica del genere. Per natura si pensava solo a due generi definiti. La realtà psicologica e sociale ha presentato anche altre ipotesi. Dagli anni settanta tutto ciò che si presentava in maniera definita con carattere di assolutezza è stato posto sotto il processo di decostruzione per comprendere come si erano costituite le differenze di genere intese come maniera assoluta. L’analisi ha condotto alla convinzione che il genere è una costruzione culturale. Il transgender rientra in questa decostruzione. I trans non appartengono ad un genere definito, maschio o femmina, quindi la loro presenza è un elemento di disturbo nel gruppo sociale: la discriminazione è totale. L’individuo trans è portatore di uno stigma sociale che la società gli attribuisce in relazione alle categorizzazioni che gli vengono assegnate dai membri della società che si definiscono normali. Il processo di marginalizzazione determinato dal non essere riconosciuti se non in termini negativi diviene più preoccupante a causa dell’assenza, nel paese di approdo, di legami di gruppo. Il loro essere ai margini della società già nel paese di origine porta una discriminazione, nel paese di approdo, dal gruppo di appartenenza. Così l’individuo trans si trova in completa solitudine. Escluso dal gruppo di appartenenza ed escluso da quello di approdo si ritrova in una situazione di doppia esclusione. Decostruire l'identità sessuale e di genere L’identità di genere non va confusa con l’orientamento sessuale: la prima infatti si riferisce esclusivamente alla percezione di sé che ha la persona, mentre il secondo si riferisce all’attrazione verso uno, l’altro o entrambi i sessi. Il termine transgender include invece tutte quelle persone che hanno un’identità di genere diversa rispetto al proprio sesso biologico e in generale chi non riesce a identificarsi nel classico binarismo “maschile” e “femminile”. Il fenomeno delle persone transgender rientra nella problematica del genere. Per natura si pensava solo a due generi definiti. La realtà psicologica e sociale ha presentato anche altre ipotesi. Dagli anni settanta tutto ciò che si presentava in maniera definita con carattere di assolutezza è stato posto sotto il processo di decostruzione per comprendere come si erano costituite le differenze di genere intese come maniera assoluta. L’analisi ha condotto alla convinzione che il genere è una costruzione culturale. Il transgender rientra in questa decostruzione. I trans non appartengono ad un genere definito, maschio o femmina, quindi la loro presenza è un elemento di disturbo nel gruppo sociale: la discriminazione è totale. Arjun Appadurai antropologo post-coloniale Arjun Appadurai nasce a Bombay il 4 febbraio del 1949. È un antropologo di origine indiana (India), di religione musulmana, ha studiato in Inghilterra e attualmente vive e insegna all'Università di New York. È uno dei massimi esponenti, degli studi Post-Coloniali. Lui, e molti altri, sono nati nel momento del passaggio dal giogo coloniale all'indipendenza, 1947 per l'India, anno simbolo della decolonizzazione, e 1974 per il Bangladesh. Per questo il loro punto di vista, sempre attento a dar voce a chi di solito non può parlare perché escluso o nel dare una possibilità economica alle più escluse dell'India: le donne vedove rappresenta la vera innovazione dell'antropologia che studia il mondo globale nella contemporaneità. Gli scambi e gli intrecci culturali portano a ciò che Appadurai chiama “deterritorializzazione”. La deterritorializzazione ovvero l’abbandono del territorio, la migrazione e la diaspora, porta le persone che viaggiano a ricostruire e rinegoziare l'identità che si trasforma in nuove identità. Si più avere anche una trasformazione delle diverse identità dovute a flussi “virtuali, come ad esempio la perdita delle proprie tradizioni dovute ai mass media. Commentare i panorami culturali di Arjun Appadurai L’antropologo indiano sistematizza cinque Panorami Culturali: 1.Panorama etnico: o etnorama, è dato dal movimento delle persone sia volontario che obbligato; 2.Panorama tecnologico: tecnorama, la configurazione globale della tecnologia; 3.Panorama finanziario: finanziorama, riguarda l’economia, ovvero i flussi di denaro e compravendita; 4.Panorama mediatico: mediorama, costruito dai mass media classici è la loro accessibilità; 5.Panorama ideologico: ideotama, è il panorama dove politica, ideologia e potere si uniscono; elementi di cultura locale diventano forme fonda,e tali di questo cambiamento. Cosa sono le caste? Il concetto della casta è un aspetto fondamentale dell'India. Dumont, etnologo Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) biografia di una persona raccogliendo storie di vita, il suo vissuto e narrazioni; -Seguire il conflitto, È un tipo di modalità che si utilizza principalmente perché sono di tipo medico o questioni giuridiche. Cosa è la repatriation? La questione, di rilevanza internazionale, della destituzione di resti umani e delle culture che ne fanno richiesta è entrata prepotentemente nel dibattito scientifico italiano dopo l’istanza di riconsegna avanzata dal governo australiano di alcuni resti umani conservati in un museo di Firenze. il primo punto, che emerge dal discorso fatto da G fisici, e che i resti scheletrici sono parte integrante di una “testimonianza culturale“ che ormai, patrimonio del Comune. Il problema, delle indicazioni del documento, è l’intenzione degli antropologi fisici, di portare allora appello su un campo interdisciplinare coinvolgendo anche antropologi culturali e particolari coloro che si occupano delle collezioni etnografiche italiane nei musei. L’idea che vorrebbero far passare è che se si inizia restituire i resti alle culture altre che ne fanno richiesta si effettuerà una svuotamento dei musei etnografici e antropologici con grave danno per le generazioni future. Ma questa richiesta non ho ancora avuto risposta dalla comunità scientifica. D’altra parte alcuni antropologi sono dell’avviso che tali resti umani, come degli oggetti rituali, di proprietà delle culture che ne fanno richiesta e che ne possono fare l’uso che ritengono più adatto. La questione della restituzione prevede alcuni aspetti che devono essere collegati ad un rapporto di pacificazione con le popolazioni che ritengano di essere state depredate dal “colonialismo bianco“. La proposta di pacificazione potrebbe passare per una restituzione simbolica della collezione. Restrizione simbolica che contempla una modalità che vede coinvolte le comunità che richiedono la riconsegna dei resti scheletrici, le istituzioni museali ed estate poi vengono fatte richieste. Patrimonio comune significa rendere accessibile condiviso un “tessuto“ che permette l’interazione sociale, che si attiva nelle nuove generazioni con la conoscenza dei tratti culturali altri presenti nelle collezioni museali di etnografici. Antropologia e servizio sociale Si sono individuati quattro aspetti che possono essere ricondotti al servizio sociale. Il primo parte dal concetto di conoscenza, in quanto permette l’acquisizione di saperi che possono rendere migliore il lavoro dell’assistente sociale. Il secondo parte dalle considerazioni fatte da Tullio Tentori nell’articolo apparso sulla Rivista del servizio sociale nel 1962; Tentori continua sostenendo che l’aiuto dell’antropologia al servizio sociale comprende anche il superamento di stereotipi culturali, la comprensione dei valori. Il terzo aspetto riguarda, da parte degli assistenti sociali, il cosiddetto aumento delle competenze culturali. Il termine è stato proposto da diversi autori per sottolineare la necessità di accrescere le conoscenze antropologiche relative alle diverse rappresentazioni della persona, del legame sociale e della morte relativa alle società altre. L’ultimo aspetto è l’intervento dell’antropologia, di cui si può parlare quando le conoscenze di questa disciplina vengono utilizzate per “un problema” o rispondere ai bisogni di una comunità. A questo fine si può elaborare e pianificare una strategia d’intervento che s’ispira a un modello concettuale antropologico, a una conoscenza etnografica di una comunità, a un’identificazione degli obiettivi e ad una pianificazione del processo di intervento. Etica nella ricerca sociale L'antropologia, o meglio lo studio dell'uomo e dell'emersione dei fatti sociali e dei simboli che l'uomo assegna agli eventi, dipende da una etica che le fornisce l'apparato epistemologico che gli permette di attivarsi. Attivazione o comprensione che dipende da un'etica consapevole. I sistemi simbolici si muovono in apparati strutturali, una tra tutte le forme religiose, che storicizzate vengono interpretate dagli essere umani attraverso i simboli e i riti. Cambiando il sistema simbolico si cambi l'idea di uomo, anthropos, e l'interpretazione del suo vivere ed agire si instaura in una diversa tipologia di etica. Etica che vede l'uomo, tout court, al centro della vita come protagonista attento al proprio vissuto ma, anche, attento ai cambiamenti che avvengono in un’ottica multiculturale e comunicativa. Multiculturale nel senso di comprensione dei cambiamenti globali futuri di eventi storici; comunicativa nel senso di capacità di relazione tra gli individui e tra individui e gruppi. Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) Commentare le tre fasi del termine Diaspora La diaspora si riferisce a una popolazione che condivide il proprio patrimonio culturale e i propri tratti culturali in modo comune con altri suoi membri in diverse parti del mondo. La prima fase dell’uso classico del termine principalmente limitato allo studio dell’esperienza ebraica. Escludendo alcuni riferimenti casuali precedenti, il significato classico stato sistematicamente esteso. Retrospettivamente e senza consenso completo, i palestinesi sono stati successivamente aggiunti a questo gruppo. Nella seconda fase, dagli anni 80 in poi, William Safran, sosteneva che la diaspora si potesse spiegare come una “struttura metaforica“, che disegna un qualcosa di metaforico che si rivolge a diversi simboli, riti, visioni del mondo. Un altro punto sollevato il termine ora disegnato per la vasta gamma di popoli diversi che hanno applicato il termine a se stessi. Nella terza fase, mentre gli anni 90, è stata contrassegnata da una marcata critica sociale ai teorici della seconda fase. I teorici della terza fase sono stati influenzati dalle tinture post moderne cercando di deostruire di scomporre i due principali elementi costruttivi, la patria e la comunità etnica religiosa. Alla fine del secolo scorso è iniziata l’attuale fase di consolidamento, le critiche sociali sono state viste come un modo per mettere in pericolo e di svuotare la nozione di di aspra e di limitare il suo potere analitico e descrittivo. La fase di consolidamento è contrassegnato da una riaffermazione dell’idea di diaspora, che include i suoi elementi fondamentali, le caratteristiche comuni e tipi ideali. La diaspora di William Safran William Safran ha fatto fare un grande passo avanti nel studio e nel concetto di Diaspora teorizzando un elenco delle principali caratteristiche delle diaspore. Il concetto di diaspora può essere applicato quando i membri di una "comunità di minoranze espatriate" condividono diverse delle seguenti caratteristiche: - loro o i loro antenati sono stati dispersi da un "centro" originale a due o più regioni straniere; - mantengono una memoria, una visione o un mito collettivo sulla loro originale patria compresa la sua posizione, storia e risultati; - credono di non essere - e forse non potranno mai essere - pienamente accettati nelle loro società ospitanti e quindi rimangono parzialmente separati; - la loro casa ancestrale è idealizzata e si ritiene che, quando le condizioni saranno favorevoli o loro o i loro discendenti (le generazioni successive alla migrazione o alla diaspora ndr) dovrebbero tornare; - credono che tutti i membri della diaspora dovrebbero impegnarsi al mantenimento o al ripristino della patria originale e della sua sicurezza e prosperità; - continuano in vari modi a relazionarsi con quella patria e la loro coscienza etno-sociale e la solidarietà è un modo importante e ben definito dall'esistenza di tale relazione. La diaspora di Robin Cohen Robin Cohen ho delineato cinque tipi di diaspora moderna: - Vittime di Diaspora: Ebrei, africani, armeni. Molto si è discusso sull’includere anche irlandesi e palestinesi. Molti gruppi di rifugiati contemporanei sono vittime della diaspora, ma deve passare del tempo per vedere se tornano nelle loro terre d’origine o si assimilano nelle terre ospitanti, si creolizzano o si mobilitano come diasporici. - Diaspora Lavorativa: Indiani con contratto di lavoro. C’è un dibattito anche su: cinese e giapponese; Turchi, italiani, nordafricani. Molti altri potrebbero essere inclusi. Un'altra espressione sinonimo è "diaspora proletaria". - Diaspora dovuta all’imperialismo o alla conquista coloniale: russi, potenze coloniali diverse dalla Gran Bretagna. Altre espressioni sinonimi sono "colono" o diaspore "coloniali". - Diaspora per Commercio: Libanese, cinese e si discute anche di: veneziani, indiani uomini d'affari e professionisti, cinesi, giapponesi. La diaspora: analizzare il termine e descrivere le diversi teorie /La diaspora secondo Steven Vertovec Steven Vertovec teorizza il significato di “diaspora” Questi significati si riferiscono a quella che potremmo definire "diaspora" come forma sociale, "diaspora" come tipo di coscienza e "diaspora" come modalità di produzione cultura . • "Diaspora" come forma sociale a diaspora" era ovviamente, allo stesso tempo, un concetto che deriva quasi esclusivamente alle esperienze della diaspora ebraica, invocando il loro traumatico esilio da una patria storica e nella dispersione in molte terre • "Diaspora" come tipo di coscienza Un altro approccio relativamente recente alla "diaspora" Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) pone maggiormente l'accento descrivendo una varietà di esperienze, un tipo di stato d’animo, potremmo dire, e un senso di identità. La “diaspora come tipo di coscienza “ è un particolare tipo di consapevolezza che si genera tra comunità transnazionali contemporanee La sua particolarità è diversamente descritta e contrassegnata da una natura doppia o paradossale La nozione di “doppia coscienza" di Du Bois - riguardo alla consapevolezza degli individui diasporici del decentrato e dell’ attaccamento, di essere contemporaneamente ‘home away from home’ or ‘here and there“ ,’una casa lontano da casa" o “qua e là", oppure Britannico e qualcos'altro • "Diaspora" come modalità di produzione culturale Questo insieme finale di significati, che vari scrittori hanno attribuito alla nozione di "diaspora" vengono generalmente trasmessi nelle discussioni sulla globalizzazione. In questo modo la "diaspora" viene descritta come qualcosa che coinvolge la produzione e la ri-produzione dei fenomeni transnazionali sociali e culturali Frantz Fanon Nasce nel 1925 nel capitale della Martinica (Colonia francese nel Mar dei Caraibi, considerata oltre mare fino all’inizio del 1600). La lingua ufficiale è il francese misto creolo, una lingua mischia tra francese e dialetti africani. Fanon sarà disincentivato a parlare di creolo durante i suoi anni di studio poiché considerata lingua del popolo, ma lui anche in importanti testi parla una lingua locale (Il negro e L’altro, Pelle nera Maschere bianche). Studio nella capitale, Fort de France, fino allo scoppio della seconda guerra mondiale e comincio a comprendere come si trasforma e si dilaga il razzismo. Cerca di fuggire per arruolarsi con le forze francesi ma dovrà aspettare per poter partecipare alla guerra sotto la bandiera francese. Tornato dalla battaglia si iscrisse alla scuola superiore per conseguire il diploma e continuare gli studi universitari. Vai in Francia dove iniziò i suoi studi prima in odontoiatria poi, in medicina. Si laurea nel 51, seguendo con molto interesse la scienza psichiatrica; torna nella Martinica dove inizia a fare il medico. Comprende che te che i mali dei suoi compatrioti, e neri come lui, non sono malattie di tipo biologico ma di ordine psicologico e sociale. Torna così in Francia e si specializza in psichiatria. Durante il periodo di studi pubblica diversi articoli scientifici (importante La sindrome Nord Africana) Dove esprime un’accusa profonda di razzismo nelle istituzioni manicomiali francesi e che sintomi psicologiche acute e psichiatriche delle persone provenienti dal Nord Africa sono delle vere e proprie malattie sociali e Sindromi psicosomatiche, e quindi non dovuti a malfunzionamenti del cervello, ma istituzionalizzate e profondamente iscritti nelle forme più profonde di razzismo e oppressione coloniale. Morirà all’età di 36 anni nel 1961, per un male incurabile. Franz Fanon e Lacan L’autore che predilige è Jack Lacan che lui definisce come un “logico della follia“. Due questioni importanti sono centrali nell’idea di Lacan, le relazioni con di comprensione che eredita da Jaspers e l’intenzionalità. L’intenzionalità è la capacità umana di sviluppare delle manifestazioni, la relazione o le relazioni di comprensione sono criteri per comprendere la patologia dell’individuo. I conflitti portano attenzione sociale della personalità. Possiamo indicare tre caratteri fondamentali: un significato una mente comprensibile delle potenzialità dialettiche di sviluppo e sia della guarigione una forma di catarsi, la partecipazione dell’individuo a quello che possiamo chiamare al tipo di partecipazione sociale. La follia non è nient’altro che una forma di disordine di quella persona nel mondo e quindi ci sono due modalità per uscire da questa rottura tra l’interno all’esterno: ho una forma di violenza verso l’esterno oppure lui stesso a colpirsi per effetto del contraccolpo sociale La critica post-coloniale di Frantz Fanon Fanon avanzò una critica profonda e radicale a quello che è il concetto di Etnopsichiatria all'epoca in cui era psichiatra a Blida, in Algeria. Lo psichiatra Porot in esame è quella che la malattia mentale degli uomini musulmani dando indicazione profondi su quello che è una concezione razzistica che è ancora presente negli anni 30 e 40 del scorso secolo. Sostiene che la questione della malattia mentale musulmana è sviluppata da un concetto di immaturità dell’individuo formate da un tipo di primitivismo psichiatrico che è una condizione Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) gesuiti hanno sulla formazione degli uomini e delle donne è sviluppata da persone diverse missioni. L'arrivo di padre Manuel de Nobrega diede avvio alla formazione di scuole elementari, secondarie e diversi seminari. Sarà il marchese di Pombal che determinerà la cacciata dell’ordine dal Brasile e svilupperà una forma di interesse statale sull’educazione dei cittadini della colonia. Naturalmente e ci sarà l’Elite e cittadini normali quali indios e schiavi. Tale diverse bolle e encicliche papali gli indios erano considerati come bambini ovvero essere il cristianesimo; le missioni infatti erano luoghi dove gli indios potevano vivere quindi si decise di costruire missioni lontane dalla città. La moneta sociale data dall’istruzione era però ad appannaggio dei soli coloni bianchi e non alfabetismo era una condizione molto diffusa. Erano principalmente le donne e i mulatti ad essere esclusi. Nel 1759 i gesuiti vengono cacciati da tutte le colonie portoghesi. L’educazione passa allo Stato. Il portoghese viene inserito come lingua ufficiale dell’educazione. I vari passaggi da corona unita fra Spagna e Portogallo, poi solo portoghese per poi, passare a un tipo di impero e alla fine la liberazione del Brasile 1889 con l’istallazione della Repubblica, rappresenta un modo adeguato per rappresentare i problemi dell’educazione dei cittadini brasiliani nel tempo. La pedagogia degli oppressi La pedagogia degli oppressi, il testo fra i più importanti di Paolo Freire è un’opera piuttosto eterogenea e complessa ed esce nel 1970. Quello che l’autore vuole sviluppare nel suo metodo pedagogico è la “coscientizzazione” dell’individuo che ha come scopo finale la presa di coscienza per coinvolgere il soggetto in un’azione che lo trasformerà. È una pedagogia politica perché il soggetto è portato a sviluppare una coscienza non soltanto sociale ma anche sulla questione della Polis. Quello che si vuole sviluppare nel soggetto è una forma di curiosità, che significa fare domande e soprattutto continuare a rimanere curioso per tutta la durata della sua vita. Freire considera la curiosità come un momento altamente pedagogico e un sentimento che permette a quella persona di sviluppare emozioni che lo porteranno a razionalizzare quella che è la sua presa di coscienza. L’educazione è così concepita come una forma di umanizzazione e soprattutto una forma dialogica ovvero improntata sul dialogo. I punti fondamentali dell’educazione dialogica sono appunto la curiosità, il confronto fra quello che è il mondo reale e il mondo delle letture delle idee delle persone, lo sviluppo di un criterio di verità improntato alla solidarietà. La solidarietà permette l’inclusione sempre dell’altro Analizzare la pedagogia degli oppressi in relazione alla vita di Paulo Freire la pedagogia degli oppressi e anche a pedagogia che esprime un mezzo di rifiuto di quella che è la forma pedagogica brasiliana del libro che Paulo Freire chiama educazione bancaria. Lui utilizza la metafora della banca per indicare come la pedagogia brasiliana sia in realtà una forma di burocrazia di operazioni di deposito di informazioni, dove l’allievo non fa altro che avere un tipo di educazione è strutturato in senso gerarchico e unidirezionale. Non c’è confronto in questo tipo di pedagogia, non c’è dialogo e si reificano i meccanismi della società. A questo punto la riforma pedagogica con il metodo Freire permette una presa di coscienza dell’individuo adulto “produttore di cultura“. Un altro punto fondamentale è la convinzione che i saperi tradizionali chiamati anche superstizione, sono partito cattivo e il bagaglio culturale di una persona e sono soprattutto è fonte di dialogo tra maestri. L’educazione è qualcosa che deve essere fatta con le persone e non sulle persone. In definitiva il pedagogista brasiliano mette in discussione quello che è l’autoritarismo e la educazione tradizionale, inserisce la possibilità di insegnare alle persone a fare domande, modalità per rendere dinamica la relazione tra docente e discendente. Per Freire, infine la sua pedagogia è un atto politico. I beni immateriali in Italia il concetto dell’esistenza di beni culturali immateriali si è consolidato all’interno delle discipline demoetnoantropologiche (DEA), attraverso una specifica metodologia di ricerca e di documentazione applicata a saperi e a pratiche trasmessi essenzialmente per via orale e gestualees feste, tradizioni canti popolari. Una gran parte dei beni DEA è infatti caratterizzata da immaterialità (canti, letteratura orale, riti, feste, saperi, ecc.), che è possibile cogliere soltanto in esecuzione, attraverso l’osservazione, il rilevamento e la documentazione audio-visiva in cui se ne Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) fissa la memoria. Ma anche nei beni DEA materiali la componente immateriale è presente come elemento costitutivo, senza il quale non sarebbe possibile conseguire una reale conoscenza degli oggetti (si pensi a un ex voto, ad esempio). La specificità di questo settore disciplinare risiede proprio nella interconnessione strutturale fra materialità e immaterialità Proprio in virtù di tale specificità è stato sviluppato, dalle discipline DEA, un preciso approccio ai beni culturali immateriali che si è andato perfezionando nel tempo e che ha prodotto, fra l’altro, le prime schede di catalogo FK-Folklore (Musica-Narrativa-Cerimonie, 1978) e l’attuale scheda BDI-Beni demoetnoantropologici immateriali (2002). Quando si parla di patrimonio culturale immateriale è anche necessario distinguere fra beni culturali, ai sensi dell’art. 10 del Codice dei beni culturali e del paesaggio, e attività culturali; queste ultime possono anche essere immateriali, ma non sono beni culturali. Mentre i beni culturali immateriali, pur non essendo nominalmente inclusi nel Codice, non essendo “cose”, sono comunque sottintesi nel testo di legge per quella adiacenza ai beni materiali di cui si è detto. Parlare dell'Etnia, dell'Etnicizzazione ed dell'Etnico facendo anche degli esempi Etnia/etnicità: Per i greci: polis = città-stato. Dotata di precise leggi e costumi vs ethnos = popolo dalle istituzioni indistinte, organizzazione sociale a-politica, inferiore o comunque difettosa (ethné = barbari, incivili, tutte le società altre): distinzione fortemente etnocentrica [Rivera 2003, 130]. Etnia è quindi un raggruppamento di popolazione cui manca qualcosa di decisivo in rapporto alla società cui appartiene l'osservatore, cioè colui che ha il potere di nominare e definire gli altri. Il termine etnia è ripreso nell'800 da Gobineau in modo ambiguo: è sinonimo di razza, e designa anche il processo di mescolanza delle razze che segna il declino dell'umanità. Si diffonde poi nell'età in cui si affermano le nazioni: l'etnia rappresenta una sorta di "nazione per difetto", cui manca la compiutezza delle istituzioni politiche (il termine nazione è riservato agli stati civilizzati dell'occidente). Diventa poi centrale nel XXI sec, con la perdita di sovranità degli stati nazionali. Etnia è un concetto intrinsecamente relazionale, che presuppone il riferimento a una realtà (cui appartiene l'osservatore) ritenuta normale, generale, universale, cui si contrappongono le altre culture particolari: gli etnici sono gli altri, che si discostano dalle norme della società dominante (particolari, periferici, arcaici). Etnicizzazione: tendenza a interpretare in chiave etnica tensioni, conflitti e in generale eventi che sono spiegabili su altre basi (sociali, economiche, politiche). Etnico: Il termine "etnico" nel linguaggio comune si riverisce a una pluralità di referenti. Può indicare infatti: gruppi di popolazione immigrata e minoranze che si distinguono per diversità di costumi, lingua, culture e modi di vita; culture che un tempo erano dette esotiche; espressioni e pratiche culturali (cucina, musica) legate a culture esotiche e minoritarie o tradizionali (in accezione neutra o positiva); un riferimento al tribale, alla preminenza dei legami di sangue o a qualche forma di differenza fondamentale e irriducibile (una "essenza culturale"). Il termine può anche essere usato per menzionare la diversità in modo politicamente più corretto e meno valutativo di razza o tribù, o come eufemismo che allude alle razze senza nominarle (un espediente cui può ricorrere il discorso neorazzista). Parlare dell'Acculturazione e dell'Assimilazione facendo anche degli esempi Acculturazione: termine usato dagli antropologi per indicare una situazione di contatto tra culture diverse dotate di diverso potere, con i cambiamenti che ne derivano e che consistono generalmente nel fatto che la cultura meno potente è socializzata ai tratti culturali di quella dominante, pur mantenendo aspetti della propria. Si tratta sostanzialmente di "un prestito massiccio di tratti culturali che avviene nel contesto di relazioni intersocietarie fondate sulla subordinazione" Assimilazione: Tipo di mutamento culturale che si verifica nel contatto tra culture dotate di diverso potere, dove la cultura dominante si impone nella sua interezza (e non solo su alcuni tratti, per quanto massicciamente, come nel caso dell'acculturazione), mirando a cancellare gli elementi di diversità culturale (acculturazione, diffusione). Parlare del pregiudizio facendo degli esempi Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) Pregiudizio: atteggiamento verso un gruppo diverso dal proprio o un membro di altro gruppo basato su assunzioni non fondate nella conoscenza e nella relazione, spesso con base irrazionale. Può causare conflitto, evitamento e ostacolare la comunicazione. Può produrre discriminazione Razza, Razzializzazione e Razzialismo Razza: raggruppamento umano le cui caratteristiche fisiche risultano visibili a occhio nudo. E’ un concetto la cui scientificità è stat messa in discussione dai moderni studi sul menoma, che riconoscono il patrimonio genetico umano come meticcio. Razzializzazione: rappresentazione delle differenze tra gruppi umani come derivanti da fattori biologici. Biologizzazione delle interazioni sociali. Razzialismo: razzismo-ideologia, che non coincide necessariamente col razzismo come comportamento di disprezzo, esclusione, espulsione. Più recente del razzismo, ha la sua collocazione in Europa tra la metà del XVIII sec e la metà del XX sec. Si basa sostanzialmente su 5 proposizioni fondamentali [Todorov 1989; trad. it. 1991, 108 ss.]. 1. L'esistenza delle razze, come raggruppamenti umani che condividono caratteristiche fisiche comuni e il timore per gli incroci tra le razze (mixofobia). 2. La relazione causale tra le differenze fisiche e quelle culturali. 3. L'azione del gruppo sull'individuo: il comportamento dell'individuo dipende in grandissima parte dal gruppo razzial-culturale (o etnico) di cui fa parte. 4. Una gerarchia unica dei valori, sulla base della quale ordinare le culture come superiori o inferiori. 5. Una politica basata su questo insieme di conoscenze (pseudoscientifiche) ---> passaggio al razzismo Razzismo e razzializzazione categorizzazione e discriminazione degli individui sulla base dei loro tratti fisici (colore della pelle, forma del naso, degli occhi etc.) nella sua prima fase (razzismo scientifico), poi slittato sul piano simbolico della differenza culturale, intesa come inferiore. Razzializzazione: rappresentazione delle differenze tra gruppi umani come derivanti da fattori biologici. Biologizzazione delle interazioni sociali. Parlare delle razze. Esistono? E se sì o no argomentare la risposta Le razze non esistono. Non sono stati trovati mutamenti del DNA riguardo ai diversi soggetti presi in esame. Si può parlare di etinie ma non di razze. Parlare della Cinesica e della Prossemica facendo anche degli esempi La cinesica (dal greco kìnesis, movimento): studio dei movimenti dei corpi nello spazio. Come disciplina è stata introdotta da Birdwisthell, che ha sottolineato la relazione tra comportamento cinesico e appartenenza culturale. Comprende la mimica facciale, il contatto oculare, la gestualità, la postura. Prossemica: lo studio del comportamento spaziale e del significato comunicativo dell'organizzazione degli oggetti e della distanza dei soggetti nello spazio Pensare all'utilizzo delle categorie di Fanon oggi L’analisi delle categorie psichiatriche di volta in volta coniate per classificare, diagnosticare e definire l’Altro culturale non ha però solo un interesse storico: occorre esplorarne la genealogia e gli effetti di lunga durata (il paradigma primitivistico, ad esempio) anche per comprendere le radici dei contemporanei conflitti epistemologici e le controversie che percorrono l’etnopsichiatria contemporanea. Nell’aprire questo nuovo orizzonte, epistemologicamente più accurato e politicamente più sensibile, l’opera di Frantz Fanon rappresenta un passaggio decisivo: con lui, e nelle opere che di là a poco saranno pubblicate in diversi paesi, si possono riconoscere (accanto alla critica della psichiatria coloniale) le origini di una etnopsichiatria autenticamente autoriflessiva (rivolta cioè a considerare non solo i modelli di malattia e di cura in altre società, o l’influenza della cultura sul comportamento, ma le categorie della psichiatria occidentale, l’ideologia che nutre i suoi modelli e le sue pratiche). Una psichiatria in grado di liberare l’uomo, capace di farlo sentire a proprio agio nel suo ambiente di vita, come scriveva Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) complesso d’inferiorità e della dipendenza anche emozionale dell’oppresso dall’oppressore, del malato dallo psichiatra. La follia e il magrebino: analisi post-coloniale di Frantz Fanon L’analisi che fa Franz Fanon a riguardo è un critica. Per il magrebino, il malato mentale è alienato, non è responsabile dei suoi disturbi (a differenza degli occidentali). Il malato è una vittima innocente del o dei geni che lo possiedono. La "malattia-genio" incide solo sull'apparenza, non sull'Io sottostante. Se sopraggiunge la guarigione, il soggetto può riprendere il suo posto nella società senza dover temere alcuna diffidenza né alcuna ambivalenza da parte del gruppo. Assistiamo nel Magreb a credenze che permettono la messa in funzione di un' "assistenza psichiatrica" seppur rudimentale. Non è la follia a suscitare rispetto, è l'uomo colpito dalla follia, dai geni: è l'uomo in quanto tale. Fallimento della terapia occidentale sui pazienti arabi: il caso del test TAT Un altro aspetto importante di quella che è la questione dialogica nel lavoro di Fanon è quella in relazione a un tipo di test per immagini, il TAT, che sulle donne musulmane, a Blida per la precisione, non dava gli stessi risultati che dava con le donne occidentali. Quello che emerge nel lavoro intellettuale sul tipo di test psichiatrico è che il solo utilizzo del lavoro quantitativo psichiatrico non ha valore se non supportato da questioni antropologiche e fenomenologiche. Il metodo del test non funziona con i pazienti musulmani e principalmente con le donne musulmane perché la vita immaginaria non può essere isolata da quella reale. Quindi nel dialogo tra psichiatra e paziente le figure che vengono mostrate nel test devono essere coerenti con la vita sociale e quotidiana delle donne. L’accusa che si fa alle donne musulmane di non avere fantasia e assolutamente falsa nella misura in cui esse non possono immaginare i tratti culturali che loro non conoscono. Se il test è tarato per donne occidentali le immagini che vengono visualizzate sono riconosciute culturalmente dalle donne occidentali ma non dalle donne musulmane che sotto l’aspetto religioso hanno anche le questioni e le esigenze molto precise della prospettiva di significato date dal Corano. Ancora la vita immaginaria non può essere isolata da quella reale, dal mondo concreto. Il mondo oggettivo può nutrire contestualmente e permettere di legittimare e fondare l’immaginario. In questo senso l’immaginazione e l’immaginario sono possibili solo nella misura in cui il reale ci appartiene e quindi nelle figure che non appartengono al nostro mondo culturale queste rimangono aliene e non possono essere rappresentate nella narrazione, nel dialogo. A questo punto Fanon sottolinea che il modo culturalmente competente di lavorare con le persone di altre culture deve essere sviluppato attraverso una conoscenza di quella cultura e di conseguenza con parole, simbolo e significati propri a quella cultura e immediatamente riconoscibile. Commentare la sindrome Nord-Africana nella critica di Fanon Fanon scrive un saggio "La sindrome nordafricana", intitolato così per la vicenda di un paziente che lamenta dolori al ventre ma per il quale gli esami non rivelano nulla, quindi la clinica, che anche quando non comprende o non riesce ad ascoltare la sofferenza dell'altro non arretra nè si mette in discussione riaffermando la violenza elementare della diagnosi e del potere di classificare, diagnostica al paziente la "sindrome nordafricana" (immigrati considerati fannulloni, pigri, infantili, sempre in cerca di un posto letto gratuito). Fanon in questo lavoro ci offre un analisi del mancato incontro fra il medico francese e l' immigrato algerino: vago nel suo discorso, i sintomi riferiti dal paziente si sottraggono ad ogni localizzazione generando nel medico una sorta di diffidenza. L'analisi di Fanon individua ciò che si incontra ancora oggi nella clinica della migrazione: da un lato il dubbio che gli operatori esprimono nei confronti degli immigrati, da cui si sentono spesso ingannati, manipolati, dall'altro l'incertezza e la paura sperimentate da questi rifugiati di cui può essere detto e fatto tutto. Sono persone che sperimentano "una morte al di qua della morte, una morte nella vita". Parlare della critica di Fanon al Prof. Porot e a tutta l'etnopsichiatria dell'epoca Fanon avanzò una critica profonda e radicale a quello che è il concetto di Etnopsichiatria all'epoca in cui era psichiatra a Blida, in Algeria. Lo psichiatra Porot in esame è quella che la malattia mentale degli Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) uomini musulmani dando indicazione profondi su quello che è una concezione razzistica che è ancora presente negli anni 30 e 40 del scorso secolo. Sostiene che la questione della malattia mentale musulmana è sviluppata da un concetto di immaturità dell’individuo formate da un tipo di primitivismo psichiatrico che è una condizione sociale giunta perché l’individuo non riesce ad evolversi. La critica che Fanon fa a questo punto di vista è prima di tutto sulla radice scientifica di tale pensiero e sulla concezione di pigrizia mentale che riporta il pensiero psichiatrico scientifico a forma di razzismo biologico in angue all’inizio del secolo. Un altro aspetto importante di quella è la questione dialogica nel lavoro di Fanon è quella in relazione a un tipo di test per immagini sulle donne musulmane, non dava gli stessi risultati che dava con le donne occidentali. Quello che emerge nel lavoro intellettuale sul tipo di test psichiatrico e che il sorriso del lavoro quantitativo psichiatrico non ha valore se non supportato da questioni antropologiche e fenomenologiche. Il metodo del test non funziona con pazienti musulmani e donne musulmane. Quindi nel dialogo tra psichiatra e paziente le figure che vengono mostrate nel testo devono essere coerenti con la vita sociale e quotidiana delle donne. Se il test è tarato per danni accidentali le immagini che venga visualizzati e sono riconosciute culturalmente dalle donne occidentali che sotto. L’aspetto religioso hanno anche le questioni di esigenze molto precise. Ancora la vita immaginaria non può essere isolata da quella reale, del mondo concreto. L’immaginazione l’immaginario sono possibile solo nella misura in cui il reale ci appartiene quindi nelle figure che non appartengono al nostro mondo culturale queste rimangono aliene e non possono essere presentate nella narrazione La critica alla pedagogia degli oppressi di Freire il pensiero di Freire raccolse molte valutazioni positive ma anche elle critiche soprattutto da parte di E.W Vasiloff e C. Scurati. Queste hanno fatto sì che in Italia ci fosse un atteggiamento ostile o di dimenticanza nei confronti del pedagogista. Per Vasiloff, Freire sembrerebbe traslasciare altre questioni pedagogiche in favore della sola alfabetizzazione. Per Scurati, invece, Freire appare quasi banale nelle sue critiche rivolte alla scuola e ai metodi didattici La libertà e la democrazia nel pensiero di Freire Nella realtà il Sudamerica vive una condizione di povertà e subalternità politica a regimi militari o a democrazie di cartone che non permettono quello che possiamo definire il centro dell’umanità: ovvero la dignità umana. Nella realtà il Sudamerica vive una condizione di povertà e subalternità politica a regimi militari o a democrazie di cartone che non permettono quello che possiamo definire il centro dell’umanità: ovvero la dignità umana. La democrazia è fondamentale per la trasformazione di un sistema sociale ed economico e per l’eliminazione della povertà, dell’ingiustizia, per accedere ai servizi essenziali sanitari e previdenziali, e soprattutto per l’istruzione delle persone. La coscientizzazione nel pensiero di Freire La coscientizzazione è un termine utilizzato soventemente da Freire e che richiama una presa di coscienza permanente e critica sulla realtà. Partire dalla propria esperienza soggettiva, oggettivarla tramite uno studio teorico implica assumerne un distacco critico che consente di avere una coscienza più matura sulla realtà stessa Freire sostiene che la “coscientizzazione” degli oppressi e quindi la loro formazione come soggetti, protagonisti consapevoli di un movimento politico e democratico, porta l’educazione personale ad una forma superiore di coscienza democratica e a far morire quella persona come persona e a farla rinascere come uomo libero. Educazione come pratica di libertà Sia per Freire che per i teologi della liberazione la cittadinanza, forma essenziale di libertà, parte dall’alfabetizzazione e quindi da un’educazione diffusa che diventa una pratica di libertà, ovvero la pedagogia degli oppressi, che significa una pedagogia della liberazione. Quindi possiamo parlare di una educazione per la libertà. Educazione per la libertà che significa prima di tutto educazione critica, radicale, trasformatrice. Il pensiero di Freire nel Brasile dei movimenti democratici la pedagogia di Freire è un’aperta Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
[email protected]) denuncia contro qualsiasi forma di discriminazione. Al riguardo, scrive: «Rifiuto qualsiasi forma di discriminazione. Una pratica caratterizzata dal pregiudizio di razza, di classe, di genere offende la sostanza stessa dell’essere umano e nega radicalmente la democrazia» (Freire, 2004, p. 31). La realtà che più direttamente lo interpella, e che attira la sua denuncia, è naturalmente la condizione di discriminazione presente nel suo paese, il Brasile. Non senza ironia, egli si scaglia contro chi, a tutte le latitudini, dà vita a forme di apartheid, ad esempio contro «chi discrimina i neri», contro chi «brucia le chiese dei neri perché, di sicuro, questi ultimi non hanno l’anima. Perché i neri non pregano. Perché con la loro negritudine sporcano il candido biancore delle preghiere», contro «l’arroganza con cui i bianchi delle società dove ciò avviene, si presentano poi al mondo come maestri di democrazia». In questa prospettiva, Freire critica rigorosamente anche la dolorosa eredità lasciata dal sistema educativo e scolastico coloniale, di cui ha avuto diretta conoscenza specialmente durante la sua decennale permanenza in Guinea Bissau Per i teologi della liberazione il motore di cambiamento della vita sociale culturale ed economica del paese è l’uomo solidale e creativo, per questo c’è bisogno di un’educazione diffusa perché ognuno possa sviluppare la creatività a vantaggio di se stesso e di tutto il Brasile, tutto questo non sarà permesso dal golpe militare del 1964 che porterà anche Paulo Freire a fuggire prima in Ecuador e poi in Cile. Comparare i diversi movimenti di alfabetizzazione/ i movimenti di alfabetizzazione in brasile Lo sviluppo del pensiero pedagogico di Paul Freire è stato influenzato da diverse questioni storiche, sociali, culturali e biografiche. Una parte fondamentale del pensiero di Freire e il suo profondo rapporto con il cristianesimo; l’essere umano non può essere neutrale e la sua neutralità significa già prendere una posizione, questa neutralità viene messa in discussione da Freire e da quella che viene chiamata la teologia della liberazione. Proprio ne La pedagogo degli oppressi, l’autore ha un fondamentale rapporto con il cristianesimo e quindi con l’amore universale e questioni che accomuna l’individui. L’appartenenza di fatto ha un pensiero critico che hanno come esempio principale è quella della the scolarizzazione o autogestione, e propongono quindi forme di educazione sperimentale, completamente diverso orientamento dogmatico della pedagogia brasiliana degli anni 40’-60’. L’opera a metà luce degli anni 70 nel momento di cambiamento del pensiero mondiale dovuto a diversi fattori culturali, sociali ed economici. In tutta l’America latina si sviluppò un tipo di pensiero chiamato teologia della liberazione, pensiero che viene osteggiata dalla Santa sede e principalmente da Papa Giovanni Paolo II che nega la possibilità di accumulare Cristo come rivoluzionario e al cardinale Joseph Ratzinger che ritiene incompatibile la teoria marxista e la teologia della liberazione come dottrina sociale della Chiesa. Nella realtà il Sudamerica vive una condizione di povertà e subalternità politica a regimi militari o a democrazie di cartone che non permettono quello chepossiamo definire il centro dell’unità. La rivendicazione della democrazie fondamentale per trasformare il sistema. Riflettere sul concetto di migrazione alla luce dei brevi articoli della lezione 48 Reports of the Immigration Commission, Usa, 1911, parlano di migranti italiani e della protesta contro l’ingresso negli Stati Uniti di persone i cui costumi e stili di vita abbassano gli standard di vita americani e il cui carattere, che appartiene a un ordine di intelligenza inferiore, rende impossibile conservare gli ideali più alti della moralità e civiltà americana. Richard Nixon, Presidente (repubblicano) degli Stati Uniti dal 1969 al 1974, non si trovava un italiano onesto. Li descrive nell’odore diverso, nell’aspetto diverso, nel modo di agire diverso. Il report dell'ispettorato per l'immigrazione al congresso degli Stati Uniti nel 1919 sostiene che gli italiani puzzano, rubano, vivono in almeno 10 in ogni casa e sono dediti al furto e all'elemosina Commentare i nuovi dannati della terra secondo Beneduce Beneduce conclude il suo saggio riportando nel presente le analisi di Fanon che, sostiene, prefigurano ampiamente le contraddizioni del presente. Le figure degli attuali territori postcoloniali (rifugiati, clandestini, richiedenti asilo, Document shared on www.docsity.com Downloaded by: catia-mancuso (
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