Scarica sbobina lezione 8 arte moderna e più Sbobinature in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! STORIA DELL’ARTE MODERNA 29 SETTEMBRE Masaccio (1401-1428) San Paolo dal polittico di Pisa 1426, tempera su tavola Pisa, Museo Nazionale di san Matteo Masaccio nel 1426 viene a Pisa per firmare il contratto per questo polittico che era collocato nella cappella di ser Giuliano nel tramezzo della chiesa del Carmine. Un'altra coincidenza era che la cappella Brancacci era di un ordine importante per la città di Firenze, ovvero i carmelitani, probabilmente anche i carmelitani di Firenze e Pisa si parlano e la presenza a Pisa di Masaccio nella stessa chiesa dello stesso ordine non va letta come una pura casualità. Il san Paolo stava nelle parti laterali, nei contrafforti laterali, stava in una sezione liminare insieme a sant’Andrea, che si trova al Getty di Malibu. Si tratta di figure su fondo oro, perchè ser Giuliano aveva chiesto un polittico su fondo oro, questo è però l’unico retaggio del tardogotico. La stessa forma del polittico è abbastanza pulita, senza ortelli, struttura semplificata. Masaccio riesce a costruire delle figure che si stagliano dal fondo non come la madonna dell’umiltà, dove era difficile distinguere la figura dallo sfondo per l’utilizzo di tessuti preziosi. Qui siamo di fronte a due uomini che occupano uno spazio, una tridimensionalità, che emerge dai panneggi, dalla profondità, ci fa capire quanto Masaccio abbia guardato alla scultura, il rapporto con le opere esposte sulle vie fiorentine è stata la prima scuola di Masaccio. L’altra novità è l’espressività delle figure, sembra che faccia dei veri e propri ritratti, volti aspri senza sorriso, meditabondi, intensi, sono da concepire in tanti ritratti come vere e proprie raffigurazioni di personaggi del tempo come se Masaccio girasse per le strade di Firenze per ritrarre i suoi concittadini o i suoi compagni di bottega rendendo vive queste rappresentazioni, accentuando anche gli elementi del volto con barbe filamentose e capigliature folte ma ritratte dal vero. La stempiatura del San Paolo è un dato interessante, desunto da un'esperienza reale. In queste figure marginali Masaccio utilizza lo stesso criterio di verità, di fisicità. Predella Sotto la vergine raccontava l’adorazione dei magi, abbiamo una crocefissione di san Pietro e una decapitazione del Battista. C’erano altre due parti della predella che rappresentavano san Giuliano, un santo eponimo del committente, e san Nicola. Vediamo san Giuliano che uccide i genitori e poi si pente e san Nicola che getta le palle dorate alle fanciulle che si devono sposare. La predella è uno spazio che deve attirare lo sguardo visto che è piccolina, se nella parte superiore prevale l’icasticità, la predella deve coinvolgere e far sì che chi prega sia invogliato a guardare queste figurine. Masaccio però fa un’operazione diversa e lo vediamo confrontando la sua adorazione dei magi con quella di Gentile da Fabriano. Gentile da Fabriano (1370-1427) Adorazione dei Magi 1423, tempera e oro su tavola Firenze, Galleria degli Uffizi E’ un’opera coeva dipinta negli stessi anni in cui Masaccio dipinge la sua predella. Viene commissionata per la cappella Strozzi per Santa Trinita, da Palla Strozzi, che sceglie Gentile e non bada a spese, la profusione d’oro nelle vesti è cospicua, simulano tessuti preziosi del tempo. Sebbene ci sia un evidente richiamo al tardogotico, Gentile utilizza una soluzione più nuova nell’impostazione del tessuto narrativo, gli archi finiscono senza colonna, non c’è una frammentazione dello spazio, Gentile può utilizzare le tre tavole in maniera unitaria, raccontandoci tutto il viaggio dei magi. Questa unità dello spazio non corrisponde a quella prospettica, non gli interessa di uniformare le figure, non si pone troppi problemi di proporzioni, gli interessa rappresentare la ricchezza, sfoggio di bellezza, in un contesto piuttosto esotico, più che un corteggio sembra una parata di caccia del tardo Trecento, momento di svago più ambito dalla ricca borghesia. Gentile asseconda le richieste dell’illustre cliente creando uno spazio empirico senza prospettiva puntando sull’eleganza e ricchezza. Il racconto inizia in alto dove i magi vedono la stella cometa e iniziano a seguirla e poi l’aspetto della parata di cavalli ornati che erano accompagnati da animali esotici. C’è un mondo ancora tardogotico che infonde di sé questa bellissima rappresentazione. Con Masaccio sembra che si siano invertite le funzioni, la pala d’altare di Gentile attrae con una narrazione accattivante, Masaccio invece elimina tutto, rende intensa l’attenzione sul momento, l’adorazione dei magi, non importa di rappresentare ricchi paramenti e vesti, a Masaccio interessa il momento della visitazione, il protrarsi dei re ad un altro re, e per questo pulisce tutto in uno spazio dedicato all’opposto. La pala che deve suscitare preghiera diventa una sorta di grande predella in Gentile mentre la predella che deve attrarre l’attenzione dei fedeli prevale l’intensità del racconto non dell’elemento decorativo e accessorio. Predella Masaccio La sacra famiglia sta in una capanna, luogo privo di qualsiasi utilità domestica, c’è la sella del bue e asinello che serviva per viaggiare. C’è però una notazione importante, la sedia su cui siede la vergine che ha una veste semplice, dove sono decorati alcuni bordi, questa sedia è una citazione dall’antico, studio dell’antico, si chiama sella curialis, che è il seggio del sacerdote romano, notazione colta della tradizione. Tutto il resto è brullo, il paesaggio è assolutamente privo di ortelli, ci sono solo montagne un po’ desertiche. Prevale la concretezza fisica delle figure, l’abbiamo vista già nelle figure del san Paolo e del Sant’Andrea. Qui emerge ancora di più, perché qui non c’è il fondo oro, siamo in uno spazio aperto, dove la luce inonda le figure che creano dunque delle ombre, la presenza delle ombre, ci dà un ulteriore senso di fisicità. I cavalli di Masaccio erano studiati dal vero e rappresentati in posizioni diverse. Masaccio elimina, ripulisce tutto quello che c’era di decorativo per consentirci di soffermarci sul momento dell’adorazione, invertendo la tradizione della predella, creando una predella che è al contempo una pala d’altare per l’assoluta forza del racconto. Altro dettaglio che mostra la modernità di Masaccio: nella tradizione medievale quando si inserisce un personaggio moderno insieme a un santo, il committente è piccino. Per Masaccio tutti vivono nello spazio, vivi e moderni, quelli realmente presenti nella storia e quelli che assistono, quindi i due personaggi di Masaccio perfettamente inseriti ma connotati come moderni dai loro abiti, hanno le stesse dimensioni degli altri personaggi, non interrompono la vicenda, hanno uno status. Cappella Brancacci Luogo dove c’è un incontro tra tradizione e innovazione, tra un pittore ancora legato allo stile tardo gotico come Masolino e un pittore moderno come Masaccio, è palese, una scena di Masolino si confronta con una di Masaccio, a dialogare. Roberto Longhi non pensa al loro rapporto come Boskovits, ci vede un antagonismo, Masolino più anziano che affonda la sua pittura nel secolo precedente, Masaccio più giovane con una visione più naturalista. Ci vede una gara, un cercare di imporre il proprio linguaggio all’altro. Evidentemente Masolino non sentiva la sua pittura arretrata rispetto a quella di Masaccio ne lui voleva imporre i suoi dettami sul più esperto e famoso collega.