Scarica Schema riassuntivo per esame Sociologia Prof. Lombardi + riassunto testo a scelta e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Sociologia solo su Docsity! 1 SOCIOLOGIA La sociologia mira a individuare delle regole sociali che orientano il senso dell’interpretazione di un’informazione. È una scienza empirica (abbastanza recente) non vuole fare teorie ma se ne dota per affrontare e governare la realtà studiandone i fenomeni empirici, così da far emergere dati per l’interpretazione del fenomeno stesso. È una scienza che ha una “variabilità”. Il suo oggetto di studio sono le forme di agire degli individui. C’è una sorta di ripetitività nell’agire umano, l’uomo è un conservatore abitudinario: cerca certezza, stabilità, prevedibilità. L’individuo si trova all’interno di un denso sistema di relazioni. Le culture in passato erano ambiti chiusi. Oggi con la globalizzazione, che è un tessuto di interdipendenze, la rete di relazioni è ancor più fitta. La densità delle relazioni fa sì che azioni di per sé non coordinate abbiano alla fine effetti di massa. È esplosa la varietà nel mondo delle interdipendenze, la mobilità intellettuale, geografica e cognitiva non è ancora domabile. Potremmo guardare al mondo interno come a un “cortile globale” sul quale si sono aperte miliardi di finestre. Alla luce di questo c’è una doppia complessità cognitiva: tutti guardano lo stesso cortile ma dalla propria prospettiva; tutti lo raccontano agli altri che a loro volta lo interpretano dalla loro prospettiva. Nell’enorme esplosione di queste prospettive cognitive, appare necessario negoziare la realtà per decodificarne una versione. Le teorie e gli strumenti interpretativi della realtà vanno collocati all’interno di un determinato spazio-tempo relazionale (hanno valore per quel preciso periodo storico). La sociologia partì da un sogno: elaborare una teoria generale del mutamento, dell’evoluzione del soggetto, che lo prevedesse in maniera lineare. PRIMORDI DELLA SOCIOLOGIA Siamo ancora nell’ambito della filosofia sociale, morale (lo statuto di disciplina scientifica alla sociologia arriva solo con Durkheim. Hobbes e Rousseau rappresentano due tentativi e due prospettive diverse (fatti rispettivamente nel’600 e nel ‘700) di legittimare il ruolo della società. HOBBES 1588 - 1679 TEORIA DEL CONFLITTO Il suo pensiero è rivoluzionario perché ha anticipato la sociologia con una prospettiva meccanicistica-organicistica> struttura della società come un corpo umano (“corpo sociale” cioè un’entità organizzata in termini di organi reciprocamente in relazione per la salvaguardia dell’organismo). Per lui è utile studiare i fenomeni in termini di “moto” che spiega tutti i fenomeni fisici (approccio meccanico-quantistico)> attraverso le sensazioni, emozioni, passioni che richiedono conoscenza, l’uomo entra in relazione con gli altri uomini, crea aggregazioni. Elabora la teoria del conflitto: se non ci fosse la società e lo stato, che contiene gli istinti bestiali, la conflittualità naturale dell’uomo, regolamentando le azioni individuali, l’uomo passerebbe il tempo a farsi la guerra. La società è un male minore. Lo scopo del contratto sociale è quello di portare gli uomini a superare lo stato di natura e a sottomettersi a un potere esterno per ovviare agli inconvenienti che derivano dalla loro naturale tendenza alla guerra e alla cativeria (homo homine lupus). Uomo in stato di natura= conflittualità/grande uguaglianza/uomo pre-politico Tutti sono uguali, tutti entrano in conflitto per le stesse cose. Lo stare insieme è possibile solo attraverso una delega di potere di controllo da parte dell’individuo: solo decidendo di rinunciare a una parte del diritto naturale alla libertà e di affidarlo allo stato è possibile stare insieme “noi stiamo insieme” patto di unione > > “riconosciamo a qualcuno l’autorità esterna di controllarci” patto di soggezione > > nasce lo stato. È così che l’uomo fa nascere la politica (il Governo è la prima forma societaria autorizzata da una maggioranza). 2 IL LINGUAGGIO È un tema attuale se pensiamo alla sicurezza oggi (per garantire la sicurezza siamo disposti a rinunciare a una parte di libertà, ci rendiamo perfettamente tracciabili volontariamente). La grande modernità di Hobbes sta nell’importanza attribuita al linguaggio ai fini della conoscenza. Il linguaggio è una sorta di “accordo nominalistico” tra gli uomini che vale sia per gli oggetti che per i concetti. È un artefatto convenzionale frutto di un contratto tra individui (tutte le teorie sulla comunicazione partono da qui, ad es. l’interazionismo). Le parole sono aggregazioni, convenzioni, solo attraverso il suo sviluppo l’uomo può comunicare. ROUSSEAU 1712- 1778 TEORIA DEL CONSENSO Al contrario di Hobbes lui elabora, influenzato dalla sua epoca storica, una teoria del consenso: per lui la natura umana non è bellicosa; la guerra sorge a causa dell’ineguaglianza che è un prodotto della società (non della natura). Lui parla del “buon selvaggio” che viene corrotto dalla società. Prima l’uomo viveva dell’amore di sé (amore preoccupato della sopravvivenza) che è poi diventato “amor proprio” (inorgoglimento, competitività e egoismo lo hanno corrotto). Le istituzioni hanno operato un “contrabbando del contratto sociale” che nasce per favorire tutti ma finisce per essere a favore di pochi. Mette in discussione il potere del governo non ha sovranità, ma ha semplicemente ottenuto una delega temporanea e parziale dagli individui. SAINT SIMON 1760-1825 Positivismo Educazione e socializzazione Siamo nell’età dei lumi, anni turbolenti di fine ‘700 e inizio ‘800. Lui mette a tema un punto focale: l’educazione, affrontandola da un punto di vista scientifico. Critica il sistema scolastico napoleonico caratterizzato da poco interesse nel progresso: una scuola rigida che più che educare, forma professionalità subalterne, insegna una certa gerarchia astratta dello stato, senza un vero dibattito ma solo attraverso nozioni date per certe. Il sistema educativo deve invece mirare a un approccio positivo-razionale. Promuove questa idea attraverso la rivoluzione industriale come volano per la classe produttiva. Evidenzia attraverso un antropomorfismo i ruoli cruciali delle professioni degli uomini di scienza, degli artigiani e dei pensatori (comincia a fare capolino l’idea del corpo sociale). È anticipatore anche del tema della socializzazione: parla dell’importanza del “capire le regole del gioco, il grande gioco del vivere insieme”. La famiglia è il primo agente di socializzazione primaria (ci fornisce le prime regole), poi la scuola e gli amici. Oggi il più importante agente di socializzazione è rappresentato dai media (legittimano comportamenti). COMTE 1798-1857 positivismo>socialismo >organicismo LEGGE DEI TRE STADI DELLA SOCIETÀ È il primo a usare la parola “sociologia”. Il suo pensiero è figlio del suo tempo e molto influenzato dal motivo dell’evoluzionismo. La sua visione della società è organicistica. La società è il risultato di un percorso evolutivo che si compone di 3 stadi: 1. Stadio teologico rappresenta un’infanzia della società, è un’età in cui si sviluppano le religioni, fase in cui si cerca di spiegare i fenomeni naturali con le divinità. 2. Stadio metafisico, rappresenta le turbolenze adolescenziali della società, in questa fase di astrazione si perde la connotazione 5 dalle interazioni tra gli individui (le interazioni rappresentano le forme elementari a fondamento della società); di individuare le categorie conoscitive proprie della sociologia, e creare così i presupposti per una sociologia generale applicabile in ogni contesto. Ogni società contiene un “vettore organizzatore”. Per comprendere una società bisogna chiedersi “la società in che modo instituisce le differenze?” (colte queste differenze e misurate le variabili, si può arrivare a un “apriori”.) È così che formula i 3 a priori della sociologia, senza la quale una società non potrebbe esistere: 1. l’uomo coglie l’altro sempre in relazione a qualche categoria sociale nel quale lo colloca; 2. ogni elemento non è solo parte della mia società ma anche di altro; 3. la società esiste come un insieme di elementi differenziati ognuno dei quali occupa una posizione particolare che in una situazione sociale perfetta non potrebbe essere diversa da quella che è. Lo SCAMBIO "Filosofia del denaro", 1900 I rapporti, degli uomini si estrinsecano attraverso processi di scambio non necessariamente economici (amore, dialogo). Scambio, relazione, interazione (tra individui diversi) stanno alla base di ogni significato. Così come ogni oggetto acquista significato in relazione ad altri oggetti, così è per le idee che acquistano senso e valore in relazione ad altre idee diverse. È partendo da questa idea che si dipana la sua riflessione sul tema del denaro. Il rapporto di Simmel con il denaro è ambiguo, ne mette in evidenza luci e ombre. Secondo lui il denaro rappresenta la forma più pura di interazione perché si configura come uno scambio simbolico. Il denaro ha liberato l’uomo dalla schiavitù. La libertà individuale aumenta man mano che si passa dalla schiavitù all’obbligo di determinate prestazioni e maggiormente se queste prestazioni sono retribuite poiché l’individuo è libero di svolgere l’attività che più gli aggrada. Simmel dice anche che il denaro può assumere due diverse funzioni: • strumento per raggiungere i propri fini (se è poco i fini sono limitati se è tanto sono molti), • fine di avidità o di avarizia (spendere per acquistare oggetti qualsiasi, sia l’avarizia che la prodigalità sono due atteggiamenti distorti). Dunque seppure il denaro ha affrancato l’uomo dal vincolo di schiavitù consentendogli lo scambio e la libertà individuale, se diventa fine a sé stesso e non mezzo per accedere al sistema di scambio (è questa la sua preoccupazione) fa sì che avvenga una preponderanza dello spirito oggettivo sullo spirito soggettivo (le differenze tra gli individui vanno preservate); Questa idea si lega al tema dell’uomo nella metropoli. "La metropoli e la vita dello spirito", 1903 Simmel è il primo a interessarsi dal punto di vista sociologico dei grandi agglomerati urbani. I rapporti tra gli uomini nella metropoli si fondano su un rapporto sbagliato con il denaro, sono puramente economici e prevalgono sui rapporti affettivi causando un processo di disindividualizzazione: il singolo viene considerato sempre meno come individuo ma diventa parte della massa. Ogni interazione è mediata esclusivamente dal denaro non da legami affettivi; ed è dettata dalla necessità: il moderno cittadino che entra nel mercato ha bisogno di fornitori, operai, collaboratori e con essi ha un 6 rapporto oggettivo, sono prestazioni oggettive fornite da persone sostituibili. È solo con la specializzazione che le capacità individuali emergono e si recupera lo spirito soggettivo. PREMESSE ALL’INDIVIDUALISMO RICKERT Tassonomie e problema metodologico Rickert si riaggancia a Simmel, parla della necessità di una scala di valori universali, tende a voler costruire delle categorie (tassononomia; categorie che accorpano il campione di soggetti analizzati in termini statistici). Lui solleva un problema metodologico, il problema del riduzionismo delle tassonomie: la riduzione della complessità attraverso il processo di categorizzazione e catalogazione provoca una perdita d’informazioni. Catalogare il comportamento è fondamentale ma bisogna pensare al rapporto che intercorre tra la funzionalità del catalogare e la quantità di informazioni perse e riuscire a riunire categorie efficienti. Ovviamente misurare le scienze positive è più semplice che misurare le scienze sociali. RUOLO e STATUS In questo contesto di discussione del metodo sociologico si sviluppano due concetti che mettono d’accordo tutte le sociologie> l’uomo considera l’altro secondo 2 concetti che lo caratterizzano: - il ruolo (posizione dinamica della società) è un concetto che definisce l’insieme dei comportamenti attesi in base al ruolo che si occupa nella società. Comportamenti quasi dati per scontato, legittimati dalla società attraverso norme che servono proprio al rispetto dei ruoli. Questi comportamenti sono attesi anche da chi ha un ruolo complementare (sistemi di ruolo: alunno- insegnante; genitore-figlio)> aspettative di ruolo “comportamenti coerenti con la norma. In uno stesso individuo coesistono una pluralità di ruoli (in ogni situazione usiamo comportamenti standard> maschera sociale “entriamo in un ruolo”). Il problema non si pone fino a che i ruoli non entrano in conflitto tra loro (scontro di ruoli). Oggi viviamo in un sistema sociale con una pluralità di ruoli, oggi si parla di identità patchwork che moltiplica la possibilità di conflitto di ruoli. - lo status (posizione statica della società) Lo status vede la società come una piramide costruita mettendo insieme alcuni parametri e variabili (prestigio, istruzione, cultura, reddito, sanque etc.). Lo status ascritto è quello che ci è assegnato dalla nascita (ereditarietà, antenati); è acquisito quando la condizione si acquisisce e modifica nel corso della vita (mobilità sociale). Sull’argomento Simmel sosteneva che la nostra percezione in termini di ruolo non è completa. La relazione e l’interazione si basano su una conoscenza sempre parziale dell’uomo ed è per questo che non ci si può fermare agli stereotipi di ruolo (un macellaio non è solo un macellaio ma anche qualcos’altro): l’uomo può riservare soprese. PREMESSE ALL’OLISMO STRUTTURALISTICO MARX LEVI STRAUSS DE SAUSSURE I rapporti tra gli uomini sono determinati, necessari, indipendenti dalla volontà, dipendono da un certo grado di sviluppo storico. Questi rapporti determinano la struttura economica, che è la base su cui si imposta la struttura giuridica e politica. L’uomo è sovra determinato (da condizioni materiali), bisognevole e in conflitto (tra classi) Si parla di struttura sociale, di modelli linguistici, di regole. 7 INDIVIDUALISMO E OLISMO A CONFRONTO Dal punto di vista metodologico la domanda a cui i due orientamenti cercano di rispondere è: è nata prima la società o l’individuo? Olismo (Primazia della società) Le sue premesse sono offerte da Marx, Levi Strauss e De Saussure È una sociologia dei sistemi Fondata sulla priorità della società sull’individuo Il tutto trascende le parti C’è una scarsa fiducia nella natura umana Studia la totalità, la struttura sociale, i sistemi, i gruppi, i modelli linguistici, le regole. Intende i fenomeni sociali come prodotti di altri fenomeni sociali antecedenti. Individualismo (Primazia dell’individuo) È una sociologia dell’azione Fondata sulla priorità assegnata all’individuo rispetto alla società La società è lo sfondo su cui agisce l’individuo Il tutto nasce dall’agire interconnesso di tanti Studia i comportamenti individuali interconnessi Intende i fenomeni sociali come il prodotto di azioni individuali DURKHEIM 1858-1917 Secondo lui (al contrario di quello che era il pensiero di Comte) non esiste una società generica, bisogna considerare delle società particolari. I suoi studi sociologici vanno di pari passo con quelli di Simmel. Il suo punto di partenza è lo strutturalismo di cui è considerato il fondatore. A proposito dei “ruoli” secondo lui questi vanno intesi come caratteri sociali 10 suicidano, e aveva notato che in presenza di legami sociali forti (appartenenza a comunità religiose, matrimonio, ecc.) il tasso di suicidio è notevolmente ridotto, se non assente. b) suicidio altruistico, quando la persona è troppo inserita nel tessuto sociale, al punto da suicidarsi per soddisfare l'imperativo sociale (ad esempio una vedova indiana che accetta di esser posta sul rogo che brucerà il corpo del defunto marito, o il comandante di una nave che sta per affondare, il quale decide di non salvarsi e di morire affogando insieme alla nave). c) suicidio anomico, tipico delle società moderne, causato dall’assenza di norme e morali comuni. Sembra collegare il tasso dei suicidi con il ciclo economico: il numero dei suicidi aumenta nei periodi di sovrabbondanza come in quelli di depressione economica. critica a Marx in parallelo con Weber, Durkheim ritiene che a fondamento della società non vi sia l’attività economica, ma quella religiosa (intesa come forza morale). importanza dell’educazione Durkheim ritiene molto importante l’educazione poiché conferisce una morale agli individui, necessaria all’equilibrio della società. “Le forme elementari della vita religiosa”, 1912 Durkheim definisce la religione come un sistema solidale di credenze e di pratiche sacre (i riti) le quali uniscono in un'unica comunità morale chiamata Chiesa tutti quelli che vi aderiscono. Le credenze costituiscono realtà collettive; i riti costituiscono modi di agire che sono destinati a suscitare, a mantenere o a riprodurre certi stati mentali di queste collettività. WEBER 1864-1920 INDIVIDUALISMO L’AGIRE La sua è un’impostazione individualista. Lui parla di primazia dell’individuo sulla società >i fenomeni sociali sono la conseguenza di azioni individuali interconnesse (agire interconnesso di tanti > sociologia dell’azione), la società è lo sfondo su cui agisce l’individuo. La sociologia non può che procedere, dunque, dalle azioni dell’individuo e di numerosi individui separati e deve adottare dei metodi strettamente individualisti. La sociologia deve designarsi come una scienza che si propone di intendere, in virtù di un procedimento di interpretazione, l’agire sociale e e spiegarlo causalmente nel suo corso e nei suoi effetti. In “Economia e società”, 1922 (postumo), Weber distinguere tra un Agire in termini generali: - Risposta allo stimolo - Comportamenti automatici (automatismo, abitudini) - stimoli comuni, senso oggettivo e un Agire in termini sociali: - Dotato di senso soggettivo - Si tiene conto degli altri e si fornisce un feedback - Condotta osservabile Tutto l’agire sociale è riconducibile in un modo o nell’altro a 4 categorie /tipologie dell'azione, dell'agire: Ø Agire razionale rispetto allo scopo (prevale nella società capitalistica-industriale); Ø Agire razionale rispetto al valore (valore religioso o etico e determinato da esso); Ø Agire affettivo (determinato da affetti) Ø Agire tradizionale (determinato da un’abitudine acquisita) Dall'alto verso il basso diminuisce la razionalità (diminuisce l’esplicitazione della consapevolezza da parte dell’attore). La tradizione si lega all'automatismo e a un reitarsi non consapevole di 11 percorsi d’azione. Per Weber però la tradizione non può essere chiusa e intesa esclusivamente come abitudine. Sicuramente genera abitudini e automatismi, quindi al più basso livello sulla scala della razionalità, ma ha le radici per La sociologia di Weber in un concetto chiave: cultura. importanza della CULTURA Per Weber la cultura rappresenta una scala di valori e comportamenti storicamente, socialmente e individualmente relativi e condivisi da una certa comunità. Per lui la sociologia è lo studio della cultura condivisa. Il TIPO IDEALE (È un utopia, astrazione) Qualsiasi fenomeno storico sociale è il risultato di una relazione di concause da cui con un’astrazione se ne può ricavare un attore specifico e costruire sulla base di questo un modello “il tipo ideale” e che una volta accettato conduce a conclusioni che garantiscono l’oggettività. “Etica protestante e spirito del capitalismo”, 1905 RAZIONALITÀ e capitalismo Il capitalismo non è da intendere come la volontà di sopraffazione economica ma come organizzazione razionale della vita economica. Si possono intendere 2 tipologie di razionalità applicate all’agire economico: razionalità formale, la quale definisce la misura del calcolo tecnicamente possibile e realmente applicato ad esso; razionalità materiale, fa valere esigenze etiche e politiche, edonistiche e di qualsiasi specie misurando, indipendentemente dagli eventuali sacrifici che ciò può comportare dal punto di vista dell’efficienza dei mezzi. Weber ricerca lo spirito del capitalismo, ossia i presupposti senza il quale il capitalismo non si sarebbe potuto sviluppare: li ritrova nell’etica protestante (puritana) in particolare nella dottrina della predestinazione che comporta la sottomissione alla volontà divina: l’uomo è predestinato al lavoro ma l’unico segno di predestinazione alla salvezza è la capacità di guadagno ai fini del reinvestimento (ai fini di un guadagno sempre rinnovato). Cercando una connessione tra etica protestante e spirito del capitalismo Weber esprime una forte influenza religiosa. forme di POTERE Per Weber esistono esercizi del potere cioè la capacità di portare un individuo a compiere determinati comportamenti. Si tratta di 3 tipologie di potere che possono anche coesistere tra loro. Il progressivo passaggio dal primo al terzo è tipico della società moderna. § Potere legale (il burocrate), quando è diffusa la credenza nella legalità degli ordinamenti e negli individui preposti da essi. È una definizione del potere che Weber elabora all’interno dei suoi studi burocratici. La burocrazia per lui esercita un potere legale, impersonale, razionale sugli individui: ha un potere che è indipendente dall’individuo preso singolarmente, dietro di sé ha la forza della norma, ci impone qualcosa, applicando la norma che sta dietro e che gli conferisce quel potere. Questo potere è tipico delle società moderne, un potere delle norme attualizzato dalla burocrazia. § Potere tradizionale (il signore) legato al tramandarsi dell’idea di sacralità, ereditarietà e legittimità dell’autorità (es. durante l’epoca feudale in cui il potere era ereditario e si tramandava da padre in figlio). § Potere carismatico (il duce) Non ha radici (ad esempio quando si dice "è un leader nato"). Fa esclusivo riferimento al carattere dell’individuo. stratificazione sociale CLASSE e CETO Per Weber la società è complessa ed elabora una teoria della stratificazione pluridimensionale, un sistema dinamico in cui ci si può muovere. Partendo dall’idea che i principi fondamentali di aggregazione degli individui sono l’economia, la cultura e la politica. È una visione molto moderna, che dice che ci si può muovere socialmente in un sistema dinamico, è squisita definizione sociologica e non più economica. § Classe: Similitudini di possesso La classe è esclusivamente di tipo economico, si fonda sul possesso dei beni 12 "possidente" è la qualifica della classe di appartenenza. Evidenzia la dimensione prettamente economica, come composta da individui che condividono una posizione comune in una data situazione di mercato. (che a loro volta si dividono in possidente quando le differenze di possesso determinano in modo primario la situazione e acquisitiva quando sono invece le possibilità di utilizzazione sul mercato dei beni a determinala); § Ceto: Similitudini di stile di vita Le relazioni non sono definite esclusivamente da quello che si possiede ma anche da come si spende quello che si possiede. Il modo in cui si spendono le risorse definisce un’altra classificazione, quella del ceto che definisce una uniformità, una similitudine di stile di vita, e si riferisce all’impiego strategico delle risorse per intessere le relazioni politiche, culturali. è un concetto squisitamente sociologico, è un insieme di persone che hanno un comune stile di vita e condividono il senso di possedere la medesima identità di gruppo.aspetti politici, unendosi in partiti per gestire il loro potere. MANNHEIM 1893-1947 sociologia della conoscenza viene considerato il fondatore della sociologia della conoscenza, un orientamento che analizza l’influenza della società e delle relazioni sociali sui processi di pensiero e sulle idee. (il pensiero è influenzato dal contesto sociale) Mannheim analizza il concetto di ideologia: • Concezione parziale, secondo cui le ideologie sono affermazioni specifiche e ingannevoli su determinati argomenti; • Concezione totale, secondo cui a una determinata posizione sociale di un gruppo di persone corrisponde un modo unitario di interpretare la realtà. Un intero gruppo sociale e i suoi membri leggono la realtà in una identica maniera, in modo unitario. “L’uomo e la società in un età di ricostruzione”, 1935 Durante il nazismo Mannheim si interroga sul pensiero moderno, divenuto razionale poiché basato sulla società capitalistica-industriale. Distingue due tipi di razionalità: • razionalità sostanziale, in cui il soggetto è pienamente cosciente dell’atto che compie in relazione ai mezzi e ai fini che si è imposto; • razionalità funzionale, in cui il soggetto compie azioni per raggiungere una meta che gli sfugge (esempio: soldato che obbedisce a ordini che non comprende). Con l’industrializzazione è la razionalità funzionale a diffondersi maggiormente, il singolo non si autorealizza. Per arrivare ad una maggiore consapevolezza dei fattori sociali che li condizionano gli uomini devono imparare a dominarli con la cultura, l’educazione e l’istruzione. GLI ELITISTI L’elitismo è una teoria politica basata sul principio minoritario secondo il quale il potere è sempre in mano a una minoranza. MOSCA 1858-1941 riconoscimenti Insieme a Pareto, Michels e Weber, Mosca è classificato tra i più importanti esponenti della corrente di pensiero elitistica. Più precisamente, è il fondatore della "Teoria delle classi politiche" e forse il maggiore "contributo italiano alla storia del pensiero politico". élite politiche in “Sulla teoria dei governi e sul governo parlamentare”, 1884 Mosca, nella sua analisi sul potere politico, critica la tripartizione aristotelica delle forme di governo (monarchia, oligarchia, democrazia). Egli sostiene che esiste una sola forma di governo e di classe politica, cioè, l'oligarchia. Mosca fa tale affermazione perché sostiene che in ogni società vi sono due classi di persone: i governanti (che sono le élite che hanno il potere politico) ed i 15 agiata improduttiva sia destinata a scomparire. la cultura tecnologica prevale su quella umanistica Alla contrapposizione tra classe agiata e classe industriale si lega in Veblen la contrapposizione tra cultura umanistica e cultura tecnologica. La prima è un prodotto dell'ozio della classe agiata e diffonde una visione del mondo magica, anche quando è insegnata nelle Università. La vera cultura è quella tecnologica, finalizzata all'efficienza del sistema produttivo. MEAD 1863-1931 Interazionismo simbolico Con Mead siamo nel campo del pragmatismo, della psicologia sociale e dell’interazionismo simbolico, di cui è considerato precursore. L’interazionismo simbolico è una corrente di pensiero che si configura in Nord America come una vera e propria scuola di pensiero. Secondo Mead i presupposti necessari per l’esistenza di una società sono l’l’interazione, la comunicazione e il linguaggio condiviso degli individui. L’individuo viene quasi assorbito dalla società e il suo comportamento può essere compreso pienamente solo in riferimento al comportamento del gruppo sociale di cui fa parte. La personalità dell’individuo emerge, infatti, da un processo sociale, da un interagire pratico degli uomini (per capire coloro che agiscono, dobbiamo basarci su ciò che effettivamente fanno e usano nel gruppo sociale). La coscienza del sé e la comunicazione sono possibili solo all’interno della società, perché la coscienza non è separata da azione e interazione ma anzi ne è il risultato. Gesti significativi Le interazioni tra gli individui non nascono da una serie di risposte agli stimoli nude e crude, ma piuttosto dalla capacità degli individui di interpretare simbolicamente gli stimoli stessi. Si parla di gesti significativi in riferimento alla capacità di ciascun partecipante al processo di comunicazione di usare e comprendere simboli, di assumere ruolo e punto di vista dell’interlocutore. In altre parole gli individui interpretano reciprocamente gli atteggiamenti degli altri e agiscono sulla base del significato fornito da tali interpretazioni. Io, me, l’altro generalizzato Dal reiterarsi di questo atteggiamento di assunzione del punto di vista altrui, nasce l’altro generalizzato (l’interiorizzazione dell’atteggiamento degli altri); che si distingue dal me (l’interiorizzazione di come gli altri ci vedono) e dall’io (le pulsioni dinamiche e soggettive dell’individuo stesso). COOLEY 1864-1929 “L’organizzazione sociale”, 1909 Non c’è io senza società. Io e società nascono insieme, la concezione di un ego separato e indipendente è illusoria. Interazionismo simbolico Alla stessa maniera di Mead, Cooley ritiene che l’io si sviluppa con la comunicazione senza la quale resta solo un animale e non sviluppa lo spirito umano, e giunge a vedersi come pensa che gli altri lo vedano. (l’io è allo specchio; ha una funzione attiva, nella quale si confronta con se stesso). Immaginiamo sempre come appariamo agli altri, e questo è causa di orgoglio o mortificazione. Gli individui agiscono nei confronti delle cose in base ai significati. Il significato è la guida dell’azione e deriva dall’interazione sociale ed è elaborato e trasformato dall’interpretazione. Gli scambi interindividuali hanno un carattere simbolico: relazione tra Reazione/interazione> non simbolica (azione); simbolica (intenzione). gruppo primario e istituzione Ogni individuo fa parte di un gruppo primario (che può essere la famiglia, il gruppo di gioco dei bambini, il vicinato) nel quale gli elementi che ne fanno parte sono caratterizzati da un’intima associazione e cooperazione, le individualità vengono fuse in un insieme comune. È un “noi” e non un “io”, 16 implica simpatia e identificazione reciproca. Al gruppo primario si contrappone l’istituzione, ovvero una parte rigida della struttura sociale (è la cornice dell’azione ed è il risultato dell’agire). All’istituzione si partecipa solo svolgendo specifiche funzioni rigorosamente previste. L’INTERAZIONISMO SIMBOLICO DOPO MEAD BLUMER 1900-1987 le 3 premesse dell’interazionismo simbolico Blumer si ricollega a Mead e riprende il suo concetto di interazionismo simbolico, che si basa sull’analisi di tre premesse: • gli esseri umani agiscono nei confronti delle cose sulla base dei significati che tali cose hanno per loro, dati dall’esperienza; • I significati di tali cose derivano dall’interazione sociale con i simili; • Questi significati sono elaborati in un processo interpretativo messo in atto dalla persona per affrontare le cose in cui si imbatte. concetti ripresi da Mead Ø Il sé, l’uomo si vede agire, si giudica, ha idee proprie. È visto come un continuo dialogo con se stesso, da cui esce trasformato in un processo attivo (inoltre io=spontaneità, me=derivazione sociale). Ø L’atto, l’uomo agisce perché ha una meta da raggiungere, costruendo da sé la sua azione. Ø Gli oggetti, sono costrutti umani a cui l’individuo fa riferimento. Ø L’azione congiunta (o atto sociale per Mead), è il confluire di linee di comportamento di diversi soggetti che fanno la stessa azione, dando vita ad un’unità più ampia rispetto all’interazione, ed indica un processo di collaborazione di più parti che creano più attività che poi si intrecciano. La società è formata dalle molteplici varietà di queste azioni congiunte. critiche non sembra interessarsi del condizionamento storico sociale. L’interazionismo dovrebbe tenere conto dei contesti storicamente specifici. LO STRUTTURAL-FUNZIONALISMO PARSONS 1902-1979 lo struttural- FUNZIONALISMO L'approccio di Parsons è definito struttural-funzionalismo poiché si propone di individuare la struttura di fondo della società e di comprenderla mostrando le funzioni assolte dalle sue parti. Si riallaccia al funzionalismo di Durkheim, il quale riconduce ogni fenomeno alla funzione che esso ha all'interno dell'insieme di cui è parte, la società. punto di congiunzione tra individuo e società (Weber e Durkheim) Ciò che Parsons si propone di fare è di integrare i due approcci opposti di Weber e Durkheim; il primo infatti pone l'accento sul ruolo dell'individuo, il secondo sul ruolo della società offrendo una teoria sistematica onnicomprensiva. Il concetto di INTEGRAZIONE SOCIALE è il tema fondamentale di Parsons. Lo scopo della sua sociologia è quello di individuare i requisiti minimi dell’integrazione in una società composta da gruppi etnici diversi. L’azione sociale in “La struttura dell'azione sociale”, 1937 Parsons afferma che l’azione (o atto) è l’unità elementare di cui si occupa la sociologia, e individua gli elementi necessari per la sua presenza: • L’attore, colui che compie l’atto; • Il fine, verso cui è orientato l’atto; • Una situazione di partenza condizioni ambientali sulle quali l’attore non ha possibilità di controllo, e i mezzi che invece l’attore controlla e utilizza; • Un orientamento normativo dell’azione, cioè norme sociali e morali espressione dei valori di fondo di una cultura sociale, che sono ciò che congiunge azione individuale e società, perché l’azione si muove 17 sempre nella direzione di conformarsi alla norma. “Il sistema sociale”, 1951 Come già detto, il problema dell’integrazione sociale è centrale per Parsons. L’azione sociale può essere studiata attraverso diversi punti di vista: • in relazione alla personalità di chi la compie (compito della psicologia); • dal punto di vista culturale (compito dell’antropologia); • analizzando le relazioni tra i soggetti agenti (compito della sociologia). In tutti e tre i casi si può parlare di sistema: l’individuo infatti ha aspettative nei confronti degli altri individui (sistema della personalità), aspettative di ideologie (sistema delle cultura) e considera una rete di rapporti tra soggetti agenti (sistema della società). I tre sistemi sono congruenti tra loro, non potrebbe esistere l’uno senza l’altro. L’ego (l’individuo singolo) di una società si pone sempre delle aspettative riguardo al comportamento dell’altro (alter), e per quest’ultimo è lo stesso. Come per Mead (riprende il concetto di altro generalizzato) il comportamento dell’ego tenderà a conformarsi alle aspettative dell’alter e viceversa: è questa reciprocità delle aspettative di ruolo che costituisce l’istituzione, ossia la struttura sociale che comprende un ordine più elevato del ruolo. I sistemi però non sono tutti uguali, e si differenziano tramite le alternative di ruolo che si presentano al singolo agente. Parsons le definisce anche come variabili strutturali, e ne differenzia 5 tipologie: 1. Affettività/neutralità affettiva. La differenza tra sistemi d’azione nei quali vi è una gratificazione affettiva (madre/figlio) o dove le relazioni si basano sul distacco affettivo (funzionario/cliente). 2. Interessi collettivi/interessi privati. Il diverso orientamento nell’agire degli individui; il medico è orientato verso interessi collettivi, l’imprenditore verso interessi privati (il proprio utile). 3. Particolarismo/universalismo. È la differenza tra il comportamento di un genitore e quello di un giudice. Il primo è ispirato a criteri particolaristici, che magari avvantaggiano il figlio ma non un altro individuo. Il secondo è ispirato a criteri universalistici, le regole che applica valgono per tutti indifferentemente. 4. Ascrizione/acquisizione. È l’importanza che una società attribuisce a chi ha tratti derivatigli dalla nascita quali colore della pelle o famiglia di provenienza (ascrittivi), oppure per ciò che quell’individuo è stato capace di realizzare nel corso della sua esistenza (tratti acquisitivi). 5. Diffusione/specificità. Nel primo caso l’azione è orientata a tener conto di tutti gli aspetti della personalità di chi mi sta davanti, nel secondo l’azione si basa sul ruolo: quando interagisco con un amico tengo conto dell'insieme della sua personalità; quando un commesso interagisce con un cliente tiene conto solo dell'aspetto "cliente" di quell'uomo. schema AGIL Nelle opere successive al “Sistema sociale” però Parsons mette da parte il suo sistema di variabili strutturali ed elabora un nuovo paradigma detto schema AGIL che indica con un acronimo 4 classi di problemi funzionali che una società è chiamata a risolvere: a. Adattamento; indaga il sottosistema economico (banche industrie etc). e ai mezzi con cui vengono garantite le risorse alla società. b. Goal; indaga il sottosistema politico (partiti, burocrazia etc). che deve attivarsi per organizzare le risorse ai fini della definizione e del raggiungimento di obiettivi prioritari. 20 II. Seconde società, quando prevale una personalità autodiretta, in cui gli individui si adattano a situazioni nuove (individualismo, libera concorrenza etc.); III. Terze società, in cui prevale la personalità eterodiretta, in cui le mete che l’uomo vuole raggiungere sono indicate dagli altri. MILLS 1916-1962 visione della società La nostra società è piena di contraddizioni, l'uomo si crede libero mentre sta diventando sempre più uomo-massa, strumentalizzato dall'alto attraverso la burocrazia, l'informazione, l'industrialismo, l'urbanesimo. classe media sfruttata in “Colletti bianchi”, 1951 Sostiene che le varie burocrazie esercitano una tale sopraffazione sugli individui della classe media (impiegati, professionisti, insegnanti) da privarli del loro pensiero indipendente e ridurli a delle specie di robot che siano allo stesso tempo sfruttati ma contenti di ciò. “L’élite del potere”, 1956 Riguardo al concetto di potere Mills sembra rifarsi all’idea elitista della minoranza organizzata che domina le masse, ma mentre gli elitisti ritenevano che questo processo fosse inevitabile il sociologo statunitense lo considera come un fatto storico che deve essere superato per arrivare alla democrazia. L’élite americana è fatta da politici, industriali e militari che collaborano tra loro. L’americano medio è manipolato dal potere, non ha più influenza né opinioni personali. “L’immaginazione sociologica”, 1959 Riguardo agli studi sociologici, critica sia la “grande teorizzazione” che l’empirismo astratto. La prima è troppo generica e non si attiene ai contesti storici, il secondo isola gruppi e argomenti dalla società in una prospettiva di analisi limitata e astorica. Una sociologia capace di collegare le esperienze individuali e le relazioni sociali deve tenere conto di tre componenti: 1. La storia, come una società nasce e si evolve in un contesto storico; 2. La biografia, il carattere della "natura umana" in una determinata società (ossia quale tipo di persona vive in una particolare società); 3. La struttura sociale, come operano i vari ordini istituzionali in una società (quali sono dominanti, che rapporti hanno tra loro etc.). critiche Mills ha trascurato il problema della struttura capitalistica, preferendo fare riferimento ad un concetto più amorfo, quello dell’élite. GOULDNER 1920-1981 la crisi della sociologia occidentale Gouldner sostiene che l’attuale crisi della sociologia occidentale sia dovuta all’inconsapevolezza delle sue origini storico-sociali. Si accetta inconsapevolmente la cultura dominante, spesso scambiata per realtà oggettiva. L’uomo deve essere consapevole che la società si basa sulla violenza e sulla manipolazione ideologica. La nuova realtà sociale, politica, economica ha bisogno dunque di nuove visioni e nuove teorie. sociologia della sociologia Gouldner ha la visione della sociologia come dialettica, ogni teoria contiene aspetti positivi e negativi, e si articola in 4 fasi: 1) Il positivismo sociologico che nasce con la Restaurazione francese, una società in cui vale il tornaconto individuale cerca di opporsi alla società ricondotta agli egoismi individuali. I temi del consenso e dell’integrazione non possono essere compresi da chi è in conflitto, e così la sociologia resta ai margini. 2) Il marxismo è la seconda fase, esso cercare di rendere sociale lo scopo di vita dell’individuo, rendendolo però sacrificato e sottomesso con l’illusione futura di una sua realizzazione morale. Ci sono dunque delle contraddizioni sociali. 3) La sociologia classica, che vede il pericolo nei conflitti di classe che 21 disgregano la società e dunque l’integrazione sociale. 4) Lo struttural-funzionalismo parsonsiano, si arriva al punto di istituzionalizzare la sociologia come disciplina accademica, producendo l’idea che il pensiero sociologico possa essere codificato e continuo nel tempo. In realtà però sorgono di volta in volta nuove teorie, ora con l’emergere dei conflitti razziali e con le ribellioni studentesche. Gouldner ritiene che la sociologia si debba allontanare dalla produzione di una verità oggettiva e deve essere invece compresa la natura soggettiva degli orientamenti sociologici e come essi siano legati al contesto di ciascuna epoca. LA SCUOLA DI FRANCOFORTE Contesto: anni ’30-’40, fase di delusioni storiche dal punto di vista marxista, con movimenti rivoluzionari e totalitarismi in fase ascendente. I principali oggetti di studio sono: il lato oscuro della modernità (cosa si nasconde dietro al velo di benessere, del positivismo, dell’ideologia democratica) e le “patologie sociali” (fascismo e capitalismo avanzato, consumismo). MARCUSE 1898-1979 influenze di Hegel e Marx in “RAGIONE E RIVOLUZIONE”, 1941 La “teoria critica” della scuola di Francoforte parte dal concetto di ragione di Hegel, secondo il quale l’individuo tramite la ragione analizza i problemi per risolverli. In tal senso l’unico modo per risolvere il problema delle disuguaglianze sociali è la rivoluzione (intesa alla maniera di Marx come sintesi sociale). La struttura di classe della società non è utile né funzionale al problema della diseguaglianza sociale (l’esistenza stessa delle disuguaglianze sociali e del proletariato dimostra come la società capitalistica sia irrazionale dunque ragionando in termini razionali non ha senso di esistere: deve essere eliminata, poiché irrazionale > la ragione porta dunque alla rivoluzione. la REPRESSIONE in “Eros e civiltà”, 1955 influenzato da Freud, riprende il concetto di repressione, per la quale come un bambino l’individuo (e la società) sono orientati verso determinati scopi/piaceri e la repressione di questi istinti genera delle patologie. La società opera 2 forme di repressione in stretta relazione: • Repressione fondamentale, necessaria per la sopravvivenza in una società in caso di penuria di risorse. • Repressione addizionale, indotta dal potere economico e politico al fine di autoperpetuarsi (rendersi eterno nel tempo). La scarsità è risolta da tecnologie di produzione ma la povertà è mantenuta dalla “razionalità del potere. Per Marcuse le forme di potere sono in realtà irrazionali però riescono a mantenersi anche attraverso l’organizzazione della libertà entro forme prestabilite (come il tempo libero e l’attività sessuale) per impedire una reale possibilità di opposizione radicale. “L’uomo a una dimensione”, 1964 È questo un Marcuse più pessimista rispetto ad Eros e Civiltà, più disponibile ad arrendersi ad un ordine sociale che appare totalitario che ha inglobato anche la classe operaia. In questo modello la vita dell'individuo si riduce al bisogno di produrre e consumare, senza possibilità di resistenza. Marcuse denuncia il carattere fondamentalmente repressivo dalla società industriale avanzata che appiattisce in realtà l'uomo alla dimensione di consumatore la cui libertà è solo la possibilità di scegliere tra molti prodotti diversi. Tutto ciò che si pone di alternativo al reale (come l’arte, la filosofia etc.) è scartato e catalogato come utopia. critica a Weber Weber ha fatto coincidere la ragione con la razionalità tecnologica, ma in realtà essa è irrazionale. HORKHEIMER e ADORNO 1895-1973 1903-1969 22 “Dialettica dell’ILLUMINISMO”, 1947 Nella situazione attuale, il potere economico e il potere politico condizionano qualsiasi momento della vita dell’individuo nel lavoro così come nel tempo libero. Nella società industriale avanzata c’è l’impossibilità di prendere coscienza dell’irrazionalità del sistema costituito poiché il potere permea qualsiasi momento della vita dell’individuo. La totale riduzione dell’individuo entro uno schema sociale prestabilito al fine del mantenimento del potere rende la libertà individuale una finzione, poiché essendo manipolati gli individui si annullano riducendosi a cose e non vengono più considerati come persone. L’illuminismo ha fallito: L’illuminismo considera la conoscenza come il dominio degli uomini sulle cose e sugli uomini ma avendo liberato la società dalla tradizione e avendo posto le basi per l’organizzazione socio-economica, ha chiuso l’uomo nel sistema capitalistico trasformandosi dunque in irrazionalità poiché trasforma gli uomini in strumenti di profitto. L’industria culturale organizza il tempo libero (svago, attività, gusti) integrando gli individui nella cultura dominante, espressione ideologica del potere, manipolando le coscienze per mantenere l’ordine costituito attraverso l’induzione ai consumi. Ogni forma possibile di ribellione viene così eliminata dalla società. critiche alla scuola di Francoforte troppo pessimismo, e lasciano il problema di fondo (ossia come superare la società costituita) irrisolto. L’ORIENTAMENTO DELLA FENOMENOLOGIA SOCIALE la FENOMENOLOGIA L’orientamento fenomenologico si inserisce nell’ambito dell’interazionismo e si sviluppa a partire dai primi anni ’50 e i suoi massimi esponenti sono Husserl, che ne è considerato il fondatore, e Schutz, oltre che Berger e Luckman. Scopo della fenomenologia sociale è comprendere finalità e significati dell’agire sociale nella quotidianità rilevandone e facendo emergere progettualità e intenzionalità. SCHUTZ 1899-1959 L’AZIONE SOCIALE Secondo la sua “Fenomenologia sociale” il mondo è fatto di azioni e interazioni; è intersoggettivo e sociale. Scopo della sua sociologia è comprendere il significato delle azioni, e capire se il significato dell’azione è lo stesso sia per chi agisce sia per l’osservatore. Si riaggancia innanzitutto a 2 concetti elaborati da Husserl e alla sua distinzione tra: • ritenzione quando l’individuo attribuisce significato alla sua azione ancor prima di compierla (e in tal senso è concetto strettamente legato all’intenzionalità); • riproduzione quando l’individuo attribuisce un significato all’azione dopo averla svolta riportandola alla mente e reinterpretandola. Sulla falsa riga di Mead, Schutz dice che l’azione sociale ha origine dall’alter ego (il tuo agire dà senso al mio e viceversa) ma la completa comprensione dell’altro è impossibile perché implicherebbe di aver vissuto le stesse esperienze e quindi l’identificazione dell’altro con il proprio io. Ma il senso è intrinsecamente soggettivo e comprensibile solo parzialmente, in base alla comprensione del progetto e della possibilità di ridurre l’esperienza altrui alla propria. Per arrivare alla conoscenza dell’altro bisogna interiorizzarsi in esso, tramite due diversi sensi: • Senso soggettivo(unico) ossia la capacità di rivivere i vissuti altrui. • Senso oggettivo (unità di senso a posteriori), non tenendo conto del processo che ha portato l’altro ad agire in quel modo). 25 lo stato nascente lo Stato nascente consiste in quel momento in cui si superano collettivamente le barriere costruite dal sistema istituzionale . In esso si costituisce una solidarietà alternativa, ma lo Stato nascente non si fonda su di essa. Si hanno infatti due diversi fenomeni possibili: § fenomeni collettivi di aggregato: le persone si comportano alla stessa maniera ma non vi è fusione di coscienze (esempi: moda, emigrazioni). § fenomeni collettivi di gruppo: vi è un’entità collettiva che tende a rompere le barriere istituzionali costituite per creare nuove formazioni sociali destinate a istituzionalizzarsi (esempi: innamoramento, formazioni di sette, rivoluzione). critiche non chiarisce le condizioni storico sociali in cui nascono i fenomeni. Non si può mettere sullo stesso piano panico, emigrazione, innamoramento etc. TOURAINE 1925-…. critica al funzionalismo Touraine critica il modello funzionalista per diversi motivi poiché esso fa riferimento ai valori di coesione sociale anziché ai rapporti di dominio e di classe, e questi valori di coesione il più delle volte non sono coerenti tra loro ma anzi sono contraddittori. Inoltre il funzionalismo considera la società dal punto di vista delle istituzioni e tutto ciò che non si conforma ad esse è considerato una deviazione: le istituzioni non sono mai messe in discussione. sociologia dell’azione Touraine compie una critica al sistema e mette in stato di accusa la società per il suo potere di manipolazione (sociologia critica dei controlli). Il rimedio è la sociologia dell’azione che vede la società sempre come un sistema ma anche come un insieme di azioni individuali in rapporto tra loro in continua tensione con le strutture consolidate. LA SOCIOLOGIA NEOLIBERALE DI DAHRENDORF DAHRENDORF 1929-2009 la tendenza al conflitto Egli sostiene che la tendenza al conflitto è insita nel sistema, nel quale coesistono gruppi con e senza potere, che perseguono interessi diversi. Molto forte in Dahrendorf è il concetto di "potere", che determina la struttura sociale anche in maniera coercitiva. le norme Le "norme", altro concetto chiave, sono stabilite e mantenute dal potere, e servono a tutelare degli interessi. Sono quindi funzionali agli interessi del potere e non frutto del consenso sociale. Una prova di ciò è nel fatto che a tutela delle norme sono previste delle sanzioni. Le norme creano anche discriminazione verso chi non vi si conforma. concetto di autorità Un altro concetto importante è quello di "autorità", in rapporto a quello di potere: l'autorità è l'esercizio del potere, ma con legittimità ed entro certi limiti. Per capire meglio si può far un esempio: un'università ha l'autorità sufficiente per chiedere la retta annuale ai propri iscritti, ma non, ad esempio, per estorcere prestazioni personali di altro tipo. Un ladro, invece, ha il potere di estorcere denaro, ma non l'autorità. il conflitto Dahrendorf sostiene che la divisione in classi è determinata dal possesso o meno di autorità: il conflitto (di classe) coinvolge solo due parti, e l'autorità è ciò che le separa. Per quanto riguarda la mobilitazione e la protesta sociale, Dahrendorf, afferma che sono necessari quattro tipi di requisiti perché questa abbia luogo: 1. tecnici (un fondatore, un'ideologia o uno statuto); 2. politici (uno stato liberale, a differenza di uno autoritario, favorisce la protesta); 3. sociali (la concentrazione geografica dei membri del gruppo, la facilità di comunicazione ed il reclutamento simile); 4. psicologici (gli interessi da difendere devono apparire reali). 26 Il conflitto sarà caratterizzato dal livello di violenza (il "tipo di armi", anche in senso metaforico, usato) e intensità, intesa come livello di dispendio di energie nella lotta. Il conflitto avviene tra chi dà e chi riceve ordini. ETNOMETODOLOGIA GARFINKEL 1917-2011 etnometodologia Garfinkel nei suoi scritti fa spesso riferimento alla sociologia fenomenologica di Schutz, oltre ad evidenziare punti di contatto con le ricerche sulla dinamica delle interazioni personali (Parsons). L’etnometodologia è l’insieme dei metodi che i membri di un gruppo usano per comprendere la loro stessa attività, così come l’etnobotanica è lo studio dei metodi di cui un gruppo etnico si serve per comprendere la botamica. Lo scopo della disciplina creata da Garfinkel è quello di spiegare il senso di quei meccanismi che inducono l'individuo a considerare alcuni eventi come fatti o dati, sui quali in un secondo tempo si costruiscono i significati. critiche anche l’etnometodologia si è fermata all’interazione dei rapporti senza cogliere i problemi di condizionamento storico sociale. DRAMMATURGIA GOFFMAN 1922-1982 “La vita quotidiana come rappresentazione”, 1959 Sebbene Goffman sia spesso classificato come un interazionista simbolico, egli tentò di correggere i difetti di questo indirizzo di pensiero. La vita sociale può essere vista come una rappresentazione teatrale. Il nostro agire è condizionato da come si vuole apparire davanti agli altri. Per Goffman la società non è una creatura omogenea: noi dobbiamo recitare in modo diverso a seconda dei diversi teatri. Il contesto che dobbiamo giudicare non è un’ampia società, ma un contesto specifico che varia in determinate circostanze. “Le istituzioni totali”, 1961 differenzia le istituzioni “totali” dalle altre, poiché a suo parere privano gli individui di ogni personalità ed identità personale (esempi sono i carceri, le caserme, i conventi e gli ospedali psichiatrici). Sono diverse dalle altre istituzioni perché regolano tutta la vita del singolo e non solo una parte. critiche come può l’istituzione sociale annientare una rappresentazione che è un’entità inconsistente? TEORIA CRITICA ED ERMENEUTICA HABERMAS 1929-…. “La pretesa universalità dell’ermeneutica”, 1973 Habermas incentra i suoi studi sociologici sul valore del linguaggio e della comunicazione. La sua premessa è che l’uomo ha capacità di linguaggio e agisce simbolicamente, che il pensiero umano si sviluppa attraverso linguaggio che quindi è strumento per la riflessione a l’autocritica. l’importanza della comunicazione in “Teorie dell’agire comunicativo”, 1981 Sostiene l’importanza dell’linguaggio e avanza a partire da questa idea una teoria dell’agire comunicativo. I concetti chiave sono: • l’ermeneutica (il costruire interpretando) che riprende la fenomenologia sociale e l’entometodologia; • la razionalità comunicativa, che critica il sapere tradizionale, ritenuto fallibile. L’uomo tramite la sua capacità di linguaggio può agire: a) Isolatamente, quando non c’è uso comunicativo del sapere, il sapere è esclusivamente in relazione con le cose. b) Cooperativamente, quando c’è un uso comunicativo del sapere in relazione agli altri. 27 La comunicazione cooperativa è un fenomeno linguistico e sociale che garantisce all’individuo di raggiungere maggiore libertà e consapevolezza e che proietta la medesima libertà e consapevolezza sulla società. Garantisce l’evoluzione dell’uno e dell’altra. Per Habermas, l’agire è l’interazione dei soggetti che cercano comprensione reciproca e intesa comunicativa per coordinare di comune accordo l’interpretazione delle situazioni in cui vengono a trovarsi nonché i propri piani di azione. L’agire comunicativo può essere di 3 tipi: I. Agire teologico, in relazione ai mezzi, è strategico; II. Agire normativo, rispetto ai valori; III. Agire drammaturgico, in rapporto all’esperienza. L’INDIVIDUALISMO METODOLOGICO BOUDON 1934-2013 individualismo metodologico in “L’ineguaglianza delle opportunità”, 1975 L’individualismo metodologico è una corrente di pensiero (Weber ne è l’ispiratore) secondo la quale ogni azione sociale è riconducibile ad un’azione individuale. I fenomeni della società e le istituzioni vanno pertanto analizzati come insieme di azioni individuali. Secondo Boudon l’azione individuale è consapevole, razionale e intenzionale, si compie perché “ci sono buone ragioni”, considerarla irrazionale è totalmente sbagliato. Ciò permette di distinguere tra: - struttura dell’interazione> costituita dagli attori, dalle situazioni, il fine e le risorse; - struttura sociale> che rappresenta le buone ragioni il fenomeno sociale (M = M’mS) Secondo l’individualismo metodologico di Boudon un fenomeno sociale (denominato M) dipende da: • fenomeni macro sociali (M’), indipendenti dalle scelte personali • fenomeni micro sociali (m), che sono intenzionali al fine di raggiungere i propri interessi e sono dettati dall’agire interconnesso degli individui e dalla loro interdipendenza; • situazioni (S), che variano a seconda del contesto. LA SOCIOBIOLOGIA WILSON 1929-…. lo sociobiologia è lo studio delle basi biologiche del comportamento sociale in tutte le specie di organismi che conducono all’evoluzione per selezione naturale. Affronta il tema dell’altruismo, dell’aggressività, dei rapporti genitori/figli e della lotta alla sopravvivenza. critiche non coglie la specificità storica. La sociologia non può essere totalmente compresa se non si legge in base ai condizionamenti storico sociali che subisce. L’ORIENTAMENTO SISTEMATICO DI LUHMANN LUHMANN 1927-1998 mondo e ambiente Nella sua teoria sociologica assumono rilevanza fondamentale i concetti di mondo, ambiente e sistema (sociale). Ø mondo: infinita molteplicità e complessità del reale; Ø ambiente: delimitazione delle possibilità concretizzate in una situazione; Ø sistema: effettiva realizzazione di possibilità offerte dall’ambiente. L’ordine sociale è possibile mediante il senso e la riduzione di complessità. La società è sempre più complessa nel corso dello sviluppo umano, ma è fatta da 30 dati sensibili dei dipendenti che stanno per assumere, riducendo così il rischio di “sbagliate” assunzioni. Ora a questi speciali database si affiancano anche i dati che, volontariamente o meno, lasciamo su internet. SORVEGLIANZA DOMESTICA Ci sono testimonianze di diversi progetti portati avanti negli ultimi anni per tentativi di fornire la tv di telecamere o sensori in grado di guardare il pubblico mentre guarda la tv. Oppure si può parlare della costituzione di ambienti intelligenti o di architetture sensibili che predispongono l’ambiente familiare al monitoraggio e controllo remoto, o alla sorveglianza usata in ambito medico-ambulatoriale per assistere gli anziani. PERSONALIZZAZIONE ONLINE È un concetto che si riferisce alle tecniche di customization attive su internet. Internet si alimenta essenzialmente di azioni e retroazioni tra gli utenti, tra gli utenti e gli oggetti web o tra gli stessi oggetti. L’obiettivo di molte imprese operanti nel mercato della rete è trarre profitto dalla produzione degli spazi in cui tali interazioni hanno luogo e suscettibili di essere trasformati in valore per il mercato. Un’attenta sorveglianza di tali spazi può dare luogo a politiche di differenziazione del mercato. Avviene così la trasformazione dei media da strumenti di comunicazione di massa a dispositivi di segmentazione, personalizzazione e individualizzazione. Il risultato è un potenziamento delle capacità detenute da pochi grandi imprese nell’indirizzare le esperienze di milioni di utenti con e nel web. È possibile classificare alcuni modelli di sorveglianza sottostanti alla personalizzazione web collocabili lungo un continuum in base al grado di autonomia dell’utente di partecipare al processo di personalizzazione, ai cui estremi abbiamo: - il modello orientato alla persona (ne è un esempio la situazione in cui si invita l’utente a rivelare i propri dati personali e le preferenze per poter accedere a determinati contenuti o servizi e scegliere una serie di parametri per personalizzare la fruizione. - Il modello orientato al sistema (in cui il coinvolgimento della persona si sostanzia in richieste esplicite di retroazioni per migliorare la performance della personalizzazione, ma più spesso questo avviene attraverso l’uso di tecnologie di identificazione e investigazione come i cookie che consentono al sito web di fornire all’utente servizi e contenuti personalizzati in base alle scelte e preferenze da questo espresse in passato. Le tecniche tipiche di modelli ibridi diffusamente usati dai siti web è la tecnica del group filtering (es. Amazon) usando il quale il sito è capace di fornire materiale rilevante all’utente combinando le sue preferenze con quelle di utenti con preferenze simili. L’asimmetria informativa in questo caso risiede nel fatto che l’utente non conosce o ha poche possibilità di modificare le regole che adattano dinamicamente l’interfaccia del sito. La personalizzazione di massa più che uno strumento di empowerment che favorisce la “democrazia del consumo” fa sì che il consumatore sia deprivato di alcune opzioni di scelta perché orientato dalle agenzie economiche verso altre opzioni. Il risultato è un apparente assenza di domanda verso opzioni che invece potrebbero essere richieste se fosse garantita una completa conoscenza di ciò che il mercato può offrire. Gli individui sono portati a scegliere tra alternative che limitano i loro orizzonti. SICUREZZA E SORVEGLIANZA NELLE POLITICHE EUROPEE I governi di tutto il mondo si trovano a fronteggiare le nuove minacce di terrorismo. Siamo in una società del rischio, di invasione dei nostri spazi territoriali, di attentati terroristici, di riduzione delle nostre libertà individuali. Le nuove minacce provengono dal moltiplicarsi dei conflitti etnici e religiosi e hanno imposto il tema della sicurezza nell’agenda politica internazionale. La difficoltà di realizzare una politica comune di sicurezza europea è legata alla natura stessa dell’unione che non essendo federale ma di stati sovrani con una forte identità fatica a raggiungere un equilibrio condiviso. L’Unione Europea ha avviato consistenti finanziamenti per programmi di ricerca, progetti, studi settore, destinati soprattutto allo sviluppo di tecnologie avanzate per il controllo degli spazi territoriali e il monitoraggio dei flussi migratori. Nel 2003 la Commissione europea formò un “Group of Personalities for Security reserch (GoP) un organismo di 27 personalità scelte tra membri del Parlamento europeo e 31 rappresentanti delle organizzazioni internazionali, di istituti di ricerca e dell’impresa, incaricato di identificare possibili meccanismi di collaborazione e coordinamento e sviluppare una strategia a lungo termine sul tema della sicurezza. Le indicazioni del GoP diedero l’avvio a dei finanziamenti di 39 progetti su temi quali la difesa da attacchi biochimici, le tecnologie per la sorveglianza e il monitoraggio di infrastrutture e spazi pubblici, la sicurezza delle frontiere, degli aeroporti, stazioni e mezzi di trasporto pubblico. Lo sviluppo della tecnologia è un prerequisito essenziale per fronteggiare le minacce. In nome della necessità di maggiore sicurezza nazionale si sta dando il via libera all’accumulo di dati personali. Il rilevamento e archiviazione di impronte digitali di tutti i cittadini liberi, carta d’identità, passaporti elettronici diventa tecnologia di sorveglianza che trova una accettazione sociale in un generale clima di insicurezza e di paura. Iperprotezione (socialmente accettata). Il noto sistema di satelliti GPS non è altro che uno strumento di tracciamento della mobilità dei cittadini. A tal punto che il suo controllo politico è diventato motivo di disputa tra UE e USA. Sono infatti gli Usa ad averlo inventato negli anni ’60 per usi prettamente militari e ad avere il controllo di quei satelliti e il potere di annullare a loro discrezione l’efficacia dei segnali per uso pubblico in specifiche regioni del globo. Guardando alle scelte dell’UE in ambito di sicurezza si nota quanto la tecnologia realizzata per tutelare dalla minaccia esterna abbia in effetti portato a una militarizzazione della sicurezza. Al punto che i concetti di sicurezza e difesa si accavallano. Oggi con l’apertura sempre maggiore delle frontiere c’è l’interconnessione tra aspetti interni e esterni della sicurezza. Le nuove minacce non sono più di natura puramente militare, colpiscono civili e sono combattute con una combinazione di strumenti non unicamente militari. Il bisogno di sicurezza è diventato uno slogan sia per le campagne elettorali che per le campagne marketing: la sicurezza è un tema vincente. MILANO E LA VIDEOSORVEGLIANZA Innumerevoli sono i racconti del mondo scriveva Roland Barthes. Se è vero che l’11 settembre 2001 ha segnato una svolta narrativa imponendoci un nuovo paradigma narrativo generalizzato: sorveglianza+ controllo= sicurezza. (in base al quale la sicurezza è ottenibile solo attraverso la sorveglianza e il controllo) riscontrabile sia su scala internazionale che in contesti più circoscritti. Sicurezza e video sorveglianza si confondono e diventano quasi sinonimi. Ogni innovazione nell’ambito dei mezzi di sorveglianza elettronica è considerata un ulteriore passo avanti nella lotta alla devianza. Sembra delinearsi chiaramente il pericolo di una deriva tecnocratica in cui le tecnologie di controllo sono aprioristicamente considerate la soluzione ai problemi delle città. Manca un approccio critico in una situazione in cui l’efficacia della videosorveglianza è data per scontata. Interessante il caso della videosorveglianza pubblica (cioè quella utilizzata all’interno di aree metropolitane, contesti urbani fruibili liberamente da cittadini, turisti, passanti) anticrimine nella città di Milano, un modello perfetto di città contemporanea ipercontrollata, che risponde a specifiche politiche di sicurezza urbana attraverso la diffusione capillare degli occhi elettronici per diminuire la percezione del rischio. Gli occhi elettronici sono considerati dei mezzi socio-tecnici ovvero delle tecnologie in grado di esercitare un impatto di tipo sociale. Il capoluogo lombardo è una delle prime città italiane nella quale sono state utilizzate le telecamere con fini di deterrenza, incremento della percezione di sicurezza dei cittadini, miglioramento della vivibilità dei parchi e per ottimizzare gli interventi delle forze di polizia. Il numero di telecamere è in continuo aumento. Ci sono però pochi dati di tipo qualitativo che hanno messo in luce alcune criticità: - il rischio di discriminazione razziale e invasione della privacy laddove siano le minoranze etniche quelle sottoposte a un monitoraggio costante e invasivo indipendentemente dalle azioni commesse, etichettandole aprioristicamente. Si è perciò riscontrato il rischio di discriminazione sociale e di invasione della privacy. A Milano attraverso la cosiddetta mappa del rischio e del disagio è possibile collocare geograficamente in specifiche aree della città le azioni devianti e la criminalità.. Non ci sono dei dati inerenti all’efficacia della videosorveglianza. Ciò che per ora manca è un’analisi costi-benefici: non si comprendono appieno le ricadute sociali dei mezzi utilizzati i vantaggi e i potenziali margini di miglioramento.