Scarica Schemi riassuntivi 1-20 e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Neuropsicologia solo su Docsity! 2.SNP → nervi: fasci di fibre nervose strettamente avvolte da tessuto connettivo → portano i segnali dal SNC ai distretti periferici e/o da questi ultimi al SNC o ai Gangli → piccole masse costituite dall’aggregazione dei corpi cellulari dei neuroni. 1.SNC → cervello, formato da due emisferi uniti fra loro ed in continuità diretta con il midollo spinale: struttura cilindrica che scorre all'interno della colonna vertebrale. Entrambi sono circondati da una serie di membrane protettive (le meningi). A proteggerli è anche il liquido cerebrospinale prodotto dal cervello, che scorre all'interno dello spazio delimitato da due delle meningi (la pia madre e l'aracnoide). Da entrambi si dipartono nervi diretti verso altre parti del corpo. - Emissione dell’output motorio (efferenza motoria) → trasmissione dei segnali dai centri di integrazione attraverso il sistema nervoso periferico alle cellule effettrici. Sistema nervoso → Unità morfo-funzionale altamente specializzata nell'elaborazione di segnali bioelettrici. È alla base delle funzioni psichiche e intellettive. Insieme degli organi e delle strutture che permettono di trasmettere segnali tra le diverse parti del corpo e di coordinare le sue azioni e le sue funzioni volontarie e involontarie, sia fisiche che psicologiche. 1.Corpo cellulare (soma): a sua volta formato da pirenoforo (sede del nucleo) e dagli organelli (deputati alla principali fuznioni cellulari) Parte più importante perché contiene tutti gli elementi necessari alla cellula (come il nucleo che contiene il DNA, il reticolo endoplasmatico e i ribosomi per la sintesi delle proteine rd i mitocondri per la produzione di energia. Dal corpo cellulare nascono i dendriti e l’assone. 2.Dendriti → ramificazioni che ricevono i segnali da altri neuroni e li conducono al corpo cellulare; la superficie è ruvida (spine dendritiche), ce ne sono generalmente molti per ogni cellula, hanno i ribosomi, non sono mielinizati, si ramificano vicino al corpo cellulare. 3.Assoni → Lunga fibra nervosa che trasmette i messaggi, attraverso gli impulsi chimici ed elettrici Portano le informazioni via dal corpo cellulare, hanno superficie liscia, generalmente ce n'è uno solo per cellula, non hanno ribosomi, possono essere mielinizzati, si ramificano lontano dal corpo cellulare. • Interneuroni → Integano i dati forniti dai neuroni sensoriali e li trasmettono ai neuroni motori. Sono suddivisi a loro volta in interneuroni di ritrasmissione o di proiezione che posseggono assoni lunghi e trasmettono informazioni a distanze considerevoli, da una regione cerebrale all’altra. Gli interneuroni locali hanno invece assoni brevi ed elaborano informazioni all’interno di circuiti locali. Funzioni: 3 interconnesse - Ricezione dell’input sensoriale (afferenza sensoriale) → grazie alla ricezione di segnali provenienti dall’ambiente che vengono trasmessi dai recettori ai centri di integrazione. Verranno poi trasmessi ai sistemi di integrazione. - Integrazione: all’interno del cervello e del midollo spinale (SNC) → interpretazione dei segnali sensoriali successiva formulazione e integrazione di risposte adeguate ritrasmesse al sistema nervoso periferico attraverso le efferenze motorie. Il segnale proveniente dopo l’integrazione attraverso le efferenze motorie emette un segnale motorio. Neuroni • Unipolari: presentano un solo assone e il pirenoforo ha valore di sito recettore • Pseudounipolari → cellule che si sviluppano, inizialmente, come cellule bipolari, ma i due processi vanno in seguito incontro a fusione, formando un unico processo che emerge dal corpo cellulare e si suddivide quindi in due processi: uno decorre verso la periferia diretto alla cute e ai muscoli, mentre l’altro entra nel midollo spinale. •Bipolari: hanno un dendrite, che porta informazioni provenienti dalla periferia al corpo, ed un assone, che invia informazioni al sistema nervoso centrale. Molti neuroni bipolari sono di natura sensitiva come le cellule bipoli della retina e quelle dell’epitelio olfattivo. • Multipolari → mostrano un assone e molteplici dendriti In base alla funzione: • Sensitivi o afferenti → portano dalla periferia del corpo al sistema nervoso centrale le informazioni necessarie sia per la percezione che per la coordinazione motoria. • Motoneuroni → portano ordini, dal cervello o dal midollo spinale, ai muscoli o all’apparato ghiandolare. Fenomeni - Convergenza → un elevato numero di segnali vengono trasmessi allo stesso neurone. (cellule corticali piramidali). • Interneuroni → integrano i dati forniti dai neuroni sensoriali e li trasmettono ai neuroni motori. Sono suddivisi a loro volta in interneuroni di ritrasmissione o di proiezione. - Divergenza → la diffusione di segnali provenienti da un singolo neurone ha molteplici bersagli (es: ciò che avviene nelle diramazioni dei neuroni che comunicano tramine amine biogene). Cellule Gliali: servono da elementi di sostegno dando forma e consistenza al tessuto nervoso. Possono anche separare e talvolta isolare particolari gruppi di neuroni. • Microglia: è rara o assente nel normale tessuto nervoso centrale, ma è comune nei siti di infiammazione e lesioni. Funzione principale: rimozione delle cellule morte e di altri detriti tramite fagocitosi. Ricoperti da Nel SNP Nel SNC • Astrociti: cellule altamente ramificate che sono in contatto sia con i neuroni sia con i vasi sanguigni e contribuiscono a mantenere l'omeostasi del liquido extracellulare captando ioni potassio e neurotrasmettitori. Nel tessuto patologico troviamo la Glia reattiva o astroglia. Astrociti reattivi proliferano dopo una morte neuronale prendendone il posto dopo la loro rimozione. Con la proliferazione dei fibroblasti nel tessuto perivasculare e nella pia madre c’è la formazione delle così dette cicatrici del cervello. • Cellule ependimali: creano uno strato selettivamente permeabile che separa i vari compartimenti liquidi del SNC. Cellule di Schwann: oligodendrociti che ricoprono le fibre nervose periferiche Nei nervi periferici una cellula di Schwann avvolge di mielina un solo assone Cellule satelliti Fibroso: nella sostanza bianca Protoplasmatico: nella sostanza grigia 2 sottoclassi Oligodendrociti: può rivestire con la mielina diversi assoni vicini. Sostengono gli assoni e li isolano formando la mielina sostanza composta da multipli strati concentrici di membrane fosfolipidiche. Si forma quando queste cellule gliali avvolgono un assone: il citoplasma della cellula gliale viene spremuto fuori in modo che ogni avvolgimento aggiunge due strati di membrana alla guaina. Tra due porzioni di assone rivestite da mielina, una piccola regione di membrana rimane a diretto contatto del liquido extracellulare. Questi intervalli, detti nodi di Ranvier, hanno un ruolo importante nella trasmissione dei segnali elettrici lungo l'assone. - S - - vallato . ~ funzio & por wembrano por azione Regioni specializzate di contatto tra neuroni in cui avviene la comunicazione tra: 1. Conduzione assonale 2. Trasmissione sinaptica • Due neuroni • Un neurone e una cellula effetrice Elettriche → Il segnale nervoso passa direttamente dal neurone presinaptico alla cellula successiva, detta postsinaptica Consentono il diretto trasferimento della corrente ionica da una cellula alla successiva. Avvengono in siti specializzati chiamati giunzioni comunicanti Dopo la depolarizzazione del neurone presinaptico si troveranno delle cariche positive all’interno della membrana post-sinaptica che depolarizzeranno la cellula post-sinaptica. Se la depolarizzazione supera la soglia (-50 mV) si aprono I canali Na+ voltaggio dipendenti facendo insorge il potenziale d’azione. La maggior parte delle sinapsi però fa passare la corrente in entrambe le direzioni: la corrente nella cellula post-sinaptica è sovrapponibile a pre-sinaptica. Questo comporta: 1. Estrema rapidità della trasmissione 2. Poca precisione 3. Soglia di attivazione molto alta La trasmissione elettrica è graduata e ha luogo anche quando le correnti della cellula presinaptica sono sotto la soglia necessaria per generare un potenziale d’azione. (Trasmissione elettrotonica) La trasmissione effettuata da sinapsi elettriche è molto rapida (es. Muscolo cardiaco, nucleo reticolare del talamo). • In alcune strutture connettono un numero molto alto di cellule: -> soglia molto alta → se viene superata tutto il gruppo di neuroni accoppiati tenderà a scaricare in maniera sincrona. • Partecipano alla regolazione metabolica e di sviluppo cellulare: → passaggio di molecole (per es. cAMP) attraverso i pori canale di grosso calibro delle giunzioni comunicanti. Chimiche → Il passaggio dell’info consiste nell’utilizzo di molecole: neurotrasmettitori 3 parti: -membrana presinaptica: membrana terminale del’assone presinaptico -fessura sinaptica: spazio che separa i due neuroni (c.a 16-30 nm) -membrana postsinaptica: membrana cellulare dell’assone postsinaptico Meccanismo di azione nella membrana presinaptica: -arrivo del potenziale d’azione -si aprono i canali voltaggio dipendenti per il Ca2+(c.a 40mV) che causano -fusione delle membrane vescicolari contenenti i neurotrasmettitori nella fessura sinaptica -esocitosi delle vescicole contenti i neurotrasmettitori nella fessura sinaptica -i neurotramsettitori diffondono fino a incontrare i recettori posti sulla membrana oistsinaptica -il neurotrasmettitore provoca, nella membrana postsinaptica, variazioni dell conduttanza di più ioni. La trasmissione sinaptica chimica comporta due diversi processi: -trasmissione: provvede alla liberazione di una sostanza chimica capace di trasmettere il messaggio -ricettivo: il neurotrasmettitore si lega a molecole di recettori situati sulla membrana della cellula postsinaptica. Sinapsi La caratteristica che differenzia le cellule nervose dalle altre cellule è la capacità di stabilire rapidamente mutue comunicazioni che si effettuano con grande precisione. Grazie a: Una vasta gamma di sostanze chimiche può fungere da neurotrasmettitore, ma l’azione che essi esercitano sull’elemento postsinaptico non dipende tanto dalla loro struttura chimica quanto dalle proprietà dei recettori che li riconoscono e con i quali essi si legano. Il tipo di recettore che determina se una sinapsi colinergica sarà eccitatoria o inibitoria e se un certo canale ionico sarà attivato direttamente dal neurotrasmettitore o indirettamente per il tramite di un secondo messaggero. I neurotrasmettitori si legano a recettori postsinaptici Perchè una sostanza possa essere definita "neurotrasmettitore" deve: a) deve essere sintetizzata nel neurone b) deve essere presente nelle terminazioni presinaptiche c) deve essere liberata in quantità sufficiente per esercitare un'azione su un neurone postsinaptico d) se introdotto dall'esterno, riproduce esattamente l'azione del neurotrasmettitore liberato per via endogena. 1. molecole a basso peso molecolare: sintetizzati a partire da precursori grazie alla presenza di enzimi che si trovano nel citosol 1. Neurotrasmettitri eccitatori: Inducono l’innesco di potenziali d’azione 2. Neurotrasmettitri inibitori: Riducono la capacità della cellula di innescare potenziali d’azione 1. Proteine che attraversano le membrane a tutto spessore. La zona che entra in contatto con l’ambiente esterno che circonda la cellula ha la funzione di riconoscere e di legare il neurotrasmettitore liberato dalla terminazione presinaptica. 2 grandi classi: 2 tipi 2 caratteristiche biochimiche 2. Esercitano una funzione effettrice sulla cellula bersaglio modulando l’apertura o la chiusura dei canali ionici. 2. peptidi costituiti da catene amminoacidiche Recettori: riconoscono i neurotrasmettitori ed attivano i rispettivi effettori 2 famiglie 1. Recettori che modificano direttamente le condizioni di accesso ai canali: Recettore nicotinico per l’Ach, per il GABA, per la Glicina, per il Glutammato {AMPA NMDA}, * fenomeno rapido (msec) Recettori che agiscono direttamente sull’accesso dei canali ionici sono detti Recettori Ionotropici: * Sono costituiti da un’unica macromolecola * Riconoscono direttamente il neurotrasmettitore * Modificano la conformazione che apre il canale * Attività rapida coinvolta nelle manifestazioni del comportamento 2. Recettori che controllano indirettamente l’accesso ai canali e sono accoppiati con G- protein: Recettori alfa e beta adrenergici, per la Dopamina e Serotonina, muscarinici per l’Ach, per neuropeptidi e per la Dopamina, * fenomeno lento (da msec a minuti) Recettori che agiscono indirettamente sull’accesso dei canali ionici sono detti Recettori Metabotropici: * Hanno una unità recettiva che riconosce in neurotrasmettitore * Tale unità è lontana dai canali ionici * Attivazione di meccanismi a cascata con conseguente apertura dei canali * Attività più lenta che modula le manifestazioni del Comportamento o processi coinvolti nell’apprendimento Questa regolazione indiretta da parte dei recettori metabotropici avviene solitamente attraverso la proteina G; questi recettori includono i recettori alfa e beta per la noradrenalina, i recettori per la dopamina e la serotonina, i recettori muscarinici per l’aceticolina, ed i recettori metabotropici per il glutammato (MGLUR, ne sono stati identificati 7 tipi). S Metodi di indagine nella neuropsicologia → 2 • Studio casi singoli o piccoli gruppi di pazienti → metodo più antico come indagine scientifica sulla relazione tra mente e cervello. • Studio grandi gruppi di pazienti. La neuropsicologia si è avvalsa anche del modello animale La moderna sperimentazione animale: • Necessita di norme per il mantenimento ed il benessere degli animali; • Ovunque possibile bisogna ridurre ed ottimizzare l’uso degli animali nella ricerca. Modelli delle neuroscienze cognitive • Approccio delle alterazioni cerebrali: nesso causale: perturbazione allo stadio neurale → variazione prestazione a un compito o rispetto al livello cognitivo prima della lesione, o rispetto a un gruppo di controllo. Si osserva cosa accade nel caso in cui si ha una lesione. • Approccio del neuromonitoraggio (o neuroimaging): modulazione della cognizione= si mette il soggetto in una certa modalità cognitiva e si guarda come al variare del processo cognitivo varia la misura neurale oggetto dello studio → siamo noi a manipolare il processo cognitivo. Caso più tipico (dove la variabile indipendente è la cognizione): il sogg sottoposto a una specifica manipolazione cognitiva: al soggetto si chiede di ricordare delle cose, quindi egli è intento a svolgere un compito, e quello che si fa è misurare come varia l’attività cerebrale tra la condizione in cui il soggetto sta memorizzando e quella in cui non lo sta facendo. La variabile dipendente di tutte le tecniche di neuroimaging è la misura della prestazione. Tecniche di imaging funzionale: • EEG o Elettroencefalografia → registrazione attività elettrica dell’encefalo. Acquisizione dati su attività spontanea del cervello, non legata a eventi specifici. Casco con elettrodi che registrano l’andamento dell’attività elettrica cerebrale superficiale-Registrazione del campo elettrico di intere popolazioni neuronali - Risoluzione temporale elevata, risoluzione spaziale bassa • ERP o Potenziali Evento-correlati → rappresentano modificazioni del segnale EEG (variazioni del potenziale elettrico) che fanno seguito ad uno stimolo (ad es, visivo, somestesico o uditivo). ERP è una risposta cerebrale misurabile che si forma direttamente come risultato di un pensiero o di una percezione. - L’EEG studia l’attività spontanea, gli ERP dipendono da specifici stimoli o stati d’animo. • PET o tomografia a emissione di positroni → tecnica utilizzata per la produzione di bioimmagini. Fornisce info di tipo fisiologico. Si ottengono mappe dei processi funzionali all'interno del corpo. Somministrazione endovenosa di radiofarmaci, caratterizzati dall’emissione di particelle chiamate positroni. Lo scopo è quello di indagare le caratteristiche funzionali degli organi e degli apparati nei quali il radiofarmaco si localizza. • SPECT o Tomografia a Emissione di Singolo Fotone (SPECT) è una tecnica simile alla PET che adopera una radiazione ionizzante, i raggi gamma. È in grado di ricostruire la distribuzione tridimensionale della radioattività all’interno di organi e/o tessuti del corpo umano. La radioattività è dovuta a sostanze in grado di emettere fotoni, somministrate al paziente. Iniezione o inalazione di marcanti con radioisotopi. Emettono fotoni rilevati da una camera che ruota intorno alla testa del paziente • fMRI o Risonanza Magnetica Funzionale → permette di vedere il cervello in attività sfruttando le variazioni di ossigenazione del flusso sanguigno (effetto BOLD – Blood Oxygen Level Dependent) dove il sangue fa da mezzo di contrasto. Tecnica di imaging biomedico non invasiva che fornisce una mappa delle aree cerebrali funzionalmente eloquenti, coinvolte nello svolgimento di un determinato compito cognitivo, (parlare, leggere, muovere una parte del corpo ecc.) Le aree cerebrali che vengono reclutate durante lo svolgimento di un compito sono anche quelle in cui viene consumato più ossigeno. Di conseguenza, varia il rapporto tra Ossiemoglobina (OssiHb) e Deossiemoglobina (DeossiHb) presenti nelle aree reclutate dall’attivazione. Tale variazione viene rivelata dal segnale di risonanza magnetica e tradotta in immagini. Deossiemoglobina: Paramagnetica > presenta momento magnetico diverso da 0 si orienta rispetto al campo magnetico. La presenza di deossiemoglobina crea una distorsione del campo magnetico applicato. - Ossiemoglobina: Diamagnetica > presenta momento magnetico pari a 0 non si orienta rispetto al campo magnetico. • MEG o Magnetoencefalografia → misurazione dei campi magnetici prodotti dall'attività elettromagnetica dell'encefalo. Usata per valutare le fluttuazioni del campo magnetico che l'organismo produce; studia la funzionalità cerebrale tramite la misura di tale campo magnetico generato dall'attività elettrica cerebrale. Si ha una struttura simile agli ERP, ma si misura attraverso il campo magnetico, che è ortogonale al passaggio di cariche elettriche che generano una corrente e che quindi è anch’esso indicativo dell’attività neurale. -Tecniche molecolari (es:southern blot, northern e western) identificare presenza di geni attivi o proteine in un composto od in situ. Southern, Northern and Western Blot: utilizzate per analizzare le molecole cellulari (DNA, RNA e proteine), come funzionano: • trasferiscono le molecole cellulari su un carrier (membrana) dopo l'elettroforesi su gel • trasferiscono le molecole dal gel alla membrana assorbente le molecole cellulari trasferite possono essere poi rilevate. -Tecniche elettrofisiologiche riescono ad esaminare i canali ionici presenti sulle cellule nervose o a registrare gli impulsi di singole cellule. Patch clamp ("blocco di area") usata per misurare le correnti che attraversano singoli canali ionici presenti nella membrana cellulare. È stata introdotta nel 1976 da due studiosi tedeschi, Erwin Neher e Bert Sakmann. Consiste nel bloccare la differenza di potenziale elettrico in una piccola area della membrana cellulare o dell'intera cellula. Può essere utilizzata per indagare le varie tipologie trasmissive tra le cellule. Tecniche di imaging anatomico: • MRI o Risonanza Magnetica per Immagini → produce immagini ad alta definizione dell'interno del corpo umano, in particolare dei tessuti molli. Metodica innocua poiché utilizza campi magnetici senza radiazioni ionizzanti e si basa sul principio di Risonanza Magnetica Nucleare (RMN) = sfrutta le proprietà fisiche dell’atomo di idrogeno sottoposto a campi magnetici ed impulsi a radio- frequenza. • DTI o risonanza magnetica con tensore di diffusione → tecnica di risonanza dove, il tensore di diffusione, permette di ottenere immagini basandosi sull’analisi del movimento delle molecole d’acqua presenti nei tessuti cerebrali. La sostanza grigia, costituita da corpi cellulari, si vede pochissimo (dal corpo cellulare l’acqua esce più o meno uniformemente). La sostanza bianca si vede bene: L’acqua si muove preferenzialmente in una direzione nella mielina (idrofoba) che funge da isolante. Questa tecnica vine usata per misurare l’integrità della materia bianca e per individuare i fasci nervosi e la loro direzione. Tecniche che permettono di rilevare e riprodurre graficamente, in termini anatomici e funzionali, l’attività cerebrale. Tecniche di studio 6 Cellule epiteliali e quelle del sistema nervoso hanno stessa origine: questo spiega le similitudini nella struttura cellulare nonostante sviluppino funzionalità differenti. Morte cellulare programmata è un evento regressivo presente nello sviluppo fino alla formazione di sinapsi stabili. Si avvale di fattori trofici diffusivi e rilasciati dal bersaglio, chi li prende sopravvive, chi no muore. Fecondazione Gemete maschile Gemete femminile Zigote Ovociti femminili: c.a 24H dopo ovulazione cellula uovo > capacitazione: gli spermatozoi stanno nelle vie genitali femminili er alcune ore. Successivamente: cavità fra cellule interne che però rimangono in contatto con quelle esterne. Poi Ingresso spermatozoo nella cellula uovo A livello della membrana > reazione corticale 1. impedisce l’ingresso di altri spermatozoi 2. stimola il completamento della meiosi Inizia lo sviluppo dividendosi ripetutamente: segmentazione Origina massa di cellule: Morula (blastomeri) La cellula fertilizzata si divide fino a 32 celle Da 3 a 5 cellule placenta, il resto serviranno per formare il bambino. All’interno si crea una cavità ripiena di liquido nella quale sporge una piccola massa di cellule: nodo embrionale. → si forma un disco: blastodisco formato da due foglietti di cellule sovrapposti: • epiblasto: rivolto verso la cavità amniotica • ipoblasto: rivolto verso il blastocele. • Ectoderma (epiblasto) • Mesoderma (il nuovo foglietto) • Endoderma (ipoblasto) Specifiche aree dell’epiblasto si spostano verso la parte centrale del blastodisco formando la linea primitiva a livello della quale un terzo strato di cellule si interpongono tra epiblasto e ipoblasto. Gastrula Blastula 3 foglietti - epidermide e annessi cutanei (capelli, unghie, ghiandole sudoripare e sebacee) - porzioni di organi di senso - sistema nervoso - muscolatura - apparato urogenitale - vasi sanguigni e sangue - ossa - apparato respiratorio - digerente e ghiandole ad esso annesse (fegato, pancreas) - apparato urinario 7 Induzione neurale o neurulazione Notocorda Ossa SNC Induce formazione sistema nervoso differenziando tramite fattori chemio reattivi le cellule dell’estroversa in cellule cutanee e neuroblasti cellule del foglietto più esterno ectoderma in tessuto nervoso. 1° Placca neurale forma una invaginazione che scende sotto la superfice dell’embrione con la formazione di Si uniscono e si fondono Creste neurali Tubo neurale Appena si chiude la cavità si riempie di liquido cerebrospinale le cellule cominciano a dividersi a grande velocità. Comincia il processo proliferativo: rapido moltiplicarsi delle cellule per mitosi (250.000 unità al minuto). La cessazione del processo mitotico innesca la successiva migrazione. Un movimento ameboide, su un substrato (glia), verso la destinazione definitiva alla velocità 1/10 mm al giorno. Durante la migrazione le cellule iniziano il processo di differenziazione conferendo l’indirizzo definitivo. L’identità cellulare dipende da 3 ordini di fattori: La fase della differenziazione avviene appena raggiunta la destinazione finale. In questa fase crescono l’assone e le arborizzazioni dendritiche. • accoppiamento numerico di un bersaglio con la sua popolazione di connessioni • Eliminazione di alcune connessioni e stabilizzazione di altre Scopo funzionale caudalmente diverrà sistema nervoso periferico, medialmente midollo spinale mentre rostralmente (estremità cefalica) genererà 3 vescicole encefaliche: • Diffusibili del territorio: Cellule simpatico- adrenergiche tramite fattori di neurosviluppo (FGF, NGF) si formano i neuroni simpatici • Intrinseci: non basta trovarsi nel posto giusto ma occorre starci al momento giusto • Diffusibili del bersaglio: Neurone adrenergico, Neurone colinergico Nascita: cervello 1/3di quello adulto. Sviluppo per tutto 1° anno, Aree associative prefrontali: pieno sviluppo 20-25 aa Alla nascita: fibre nervose non rivestite di mielina (sostanza isolante) neonato non in grado di controllare i propri movimento ma reagisce ai rumori e segue con gli occhi gli oggetti in movimento. • 6 mesi: prime scissure (!Scissura di Silvio!). Anche principali differenze anatomiche interemisferiche. • 8 mesi: Scissura di Rolando, fondamentale per percezione e movimento, nonché per l’elaborazione di idee. • 9 mesi: encefalo può dirsi completo dal punto di vista anatomico superficiale. • 1 anno c.a: cervello aumenta di volume e le fibre nervose si rivestono di mielina. Maturano le fibre per mantenere eretta la testa, il tronco e gli arti inferiori, il neonato è pronto per camminare. • 5 anni c.a: maturano i centri del linguaggio, il bambino parla ed è in grado di leggere e scrivere. I due emisferi del cervello sono associati fra loro da un numero crescente di fibre. • 15-16 anni c.a: cervello ha raggiunto una capacità più o meno simile a quella di un adulto. Ma i gruppi cellulari che formano la materia grigia andranno avanti a svilupparsi fino a oltre 20 anni. Tale area matura molto più lentamente rispetto alle altre ed è la sede del funzionamento esecutivo. Tra i 3 e i 6 mesi vita intrauterina → massima densità cerebrale, periodo in cui la proliferazione neurale prenatale raggiunge l’apice. Ultimi mesi gestazione: cellule cerebrali non più necessarie: eliminate Seconda grande fase di sinaptogenesi =formazione di nuove connessioni sinaptiche tra i neuroni tra 6 e i 12 anni → nuove vie per impulsi nervosi. Aumento connessioni sinaptiche aumenta volume della sostanza grigia, che è massimo in media all’età di 12 anni. Secondo importante sfoltimento connessioni sinaptiche (pruning:), che si verifica nella preadolescenza e si protrae fin oltre i 20 anni. non altera numero cellule neuronali, ma altera numero connessioni tra queste cellule che avviene tramite sinapsi Parallelamente: aumento mielinizzazione (=>sostanza bianca) migliorando efficienza nella conduttività neurale. Diminuzione connessioni sinaptiche, ma aumento velocità Sopravvivono connessioni sinaptiche maggiormente utilizzate, quelle scarsamente implicate: pruning Prime aree cerebrali a completare la maturazione: posteriori perché mediano in modo più diretto (ad esempio, la corteccia visiva primaria), l’esperienza diretta con l’ambiente circostante. Livello più microbiologico, per definire crescita di una fibra nervosa: filopodio (conformazione filamentosa che la fibra in evoluzione assume). Supporto a crescita assone associato a presenza F Actina, molecola che si organizza diversamente risentendo del tipo di stimolo che riceve. In particolare: • se target viene raggiunto → polimerizzazione molecola actina: rafforza il supporto alla crescita dell’assone. in modo corretto la ACTINA tende a polimerizzare e a supportare la crescita dell’assone; • se target non raggiunto → molecola actina incontro a depolimerizzazione, perdendo nel potere di supportare strutturalmente la crescita della fibra nervosa. - I - I / Apprendimento nervoso: Orientamento: capacità cognitiva di base. Sviluppo: legato a capacità spaziale che nel suo sviluppo assume la forma: Fasi sviluppo • Amnesia Infantile: riguardante i ricordi dei primi 3 anni di vita. Presente sia in adulti che in bambini e causata dall’immaturità dei lobi frontali, che completano il loro sviluppo solo a 20-25 anni. I bambini possono ricordare molti stimoli se dotati di indizi e cues. Span di memoria: numero elementi in una serie che una persona può ricordare dopo averle sentite. Per un adulto: 7 più o meno 2 elementi ricordati. • 2 anni: 2 numeri • 7 anni: 5 numeri • 7-13 anni: aumento medio 1,5 numeri per anno Capacità memoria influenzata da velocità di apprendimento (fattore individuale) e reiterazione (tecnica di apprendimento). Il fatto che la capacità di memoria dei bambini sia nettamente inferiore rispetto a quella degli adulti li espone a un certo grado di vulnerabilità ambientale. Particolarmente visibile nei contesti peritali e di audizione in ambito civile e/o penale. I bambini più piccoli, infatti, respingono false testimonianze su fatti meno facilmente rispetto ai grandi. Fattori di influenza sulla resistenza a domande condizionanti: • Età: in età scolare i bambini sono più suggestionabili; • Differenze individuali: capacità verbali e autocontrollo più sviluppati sono fattori protettivi. • Basso concetto di sé, carente sostegno dai genitori, attaccamento insicuro sono fattori di rischio. • Tecniche di colloquio: i bambini ricordano dettagliatamente se l’intervistatore assume un tono neutrale e usa limitatamente domande fuorvianti. La motivazione e l’abilità dell’intervistatore modulano l’affidabilità delle testimonianze. Prima infanzia centrato sulla formazione di due elementi fondamentali: Tappe fondamentali sviluppo pensiero: • La formazione dei concetti appare nei neonati ad appena 3 mesi • 3 mesi: categorizzazioni percettive, oggetti classificati in base qualità percettive simili (colore, forma, grandezza) • 7-9 mesi: categorizzazioni concettuali concettuali e maggiore varietà proprietà percettive. Può riconoscere elementi più prototipici della categoria a cui appartengono e altri meno. • Ampliamento delle categorie concettuali nel secondo anno. Difficoltà nella organizzazione delle categorie: mutua esclusione delle categorie – problema duplice o multipla inclusione di un concetto. Per superarle: Uso numerosi elementi cognitivi: • Delineare la strategia appropriata • Verbalizzarne i procedimenti • Guidare il bambino nel perseguire la strategia • Sostenere la pratica e fornire feedback • Incoraggiare e mostrare l’efficacia della strategia Teoria della mente: Consapevolezza dei propri processi mentali e di quelli degli altri • 2-3 anni: comprensione stati mentali degli altri relativamente a percezioni (vedo quello che mi sta di fronte), desideri (se voglio qualcosa, voglio ottenerlo), emozioni (positive vs negative). Attività mentale slegata dal comportamento. • 4-5 anni:mente può rappresentare oggetti in modo dettagliato o impreciso. Comprensione che le persone possono avere convinzioni non vere (false credenze). Stabilità: organizzazione cellule e strutture cerebrali risponde a programma genetico che specifica l’ordine con cui le strutture si costituiscono e in parte il ritmo a cui questo avviene. Plasticità: qualità adattiva/capacità del cervello di adattarsi e modificare le sue caratteristiche strutturali e funzioni alle necessità del momento Unicità: l’espressione genica differisce anche in due cloni • generazione di sinapsi (sinaptogenesi): cominciano a formarsi dal 6° mese di gravidanza e raggiungono una densità massima nei primi 15 mesi dopo la nascita • selezione di legami nervosi: si estende per oltre 10 anni (il cervello continua a specializzarsi sino alla pubertà) Caratteristiche sviluppo cerebrale • Implicita, quando avviene in assenza di movimenti oculari • Esplicita, quando il bambino inizia ad usare i movimenti del capo e quelli degli occhi per orientarsi • Fase 1, alla nascita: la capacità di orientarsi è già presente, ma non riesce ad agire in modo coordinato con la vista e il movimento oculare; • Fase 2, 0-2 mesi: fase di attenzione obbligatoria, il bambino riceve tutti gli stimoli provenienti dall’ambiente senza riuscire ad agganciarsi e sganciarsi da essi. Attenzione: capacità cognitiva di ordine superiore, determina la capacità selezione degli stimoli presenti nell’ambiente Sviluppo: Prime settimane di vita: capacità selezionare stimoli agisce come meccanismo di preferenza: comincia l’aggancio e lo sgancio dagli stimoli • 4 mesi: si aggiunge abilità di mantenere per un tempo sempre più prolungato l’attenzione verso un dato stimolo selezionato. Seconda infanzia: Il controllo cognitivo governa l’attenzione attraverso l’aumento di: • Pianificazione ricerca stimoli • Esplorazione visiva (più dettagliata) • Attenzione selettiva: selezione delle info rilevanti per poter raggiungere scopi o avere comportamenti coerenti e finalizzati. • Attenzione sostenuta (vigilanza): capacità di predisporre e mantenere lo stato di attenzione allo scopo di processare segnali in arrivo di significativa priorità. Strettamente connessa all’allerta. • Attenzione divisa: capacità di concentrarsi su più di un’attività nello stesso momento Fanciullezza e adolescenza: aumento allocazione delle risorse e monitoraggio del conflitto derivante da stimoli irrilevanti. Funzioni cognitive Memoria: sistema per il mantenimento temporaneo e per la manipolazione info. I bambini ricordano meno cose degli adulti anche perché sono molto meno esperti nella maggior parte dei campi. Expertise: costruzione di una conoscenza estesa e approfondita rispetto a un certo dominio. Strategia: chunking (dividere il dominio in sotto-fasi o sotto-categorie in modo da spezzettarlo e accumulare le conoscenze una per volta). Implica la conoscenza organizzata intorno ad idee e concetti importanti e costruita attraverso nodi e interrelazioni. Fasi dello sviluppo della memoria: • 2 mesi: bambini trattengono info percettivo-motorie • 2-6 mesi fino a 12-24 mesi: ricordi basati su memoria implicita (capacità, routines) •capacità di memoria esplicita (consapevole) non prima dei 12 mesi e aumenta durante il secondo anno di vita 1. Concetto: rappresentazione di stimoli ambientali in base ad un certo criterio. La formazione dei concetti è utile a classificare, semplificare e riassumere le informazioni (ad esempio: cane); 2. Categoria: permette di creare un insieme di concetti che sono tra loro accomunati dalla condivisione di alcune proprietà fondamentali (ad esempio, carlino, barboncino, pastore tedesco) 1. Family resemblance: procede in base alla distanza dal prototipo 2. Organizzazione gerarchica in livelli: a. Di base: notevolmente simili (coltello) b. Superordinato: posata c. Subordinato: coltello da pesce 1. Utilizzo di regole: è possibile fornire molteplici spiegazioni del medesimo stimolo – superare l’inflessibilità delle categorie e delle rappresentazioni (4 anni, concetto di prospettiva) 2. Utilizzo di analogie: valutare la corrispondenza di alcuni aspetti in oggetti tra loro diversi. Presente già da 1-2 anni. 3. Utilizzo di strategie: i bambini sperimentano vari approcci e strategie per testarne la validità, soprattutto in età scolare. Pensiero Seconda infanzia: sviluppo del pensiero critico. • Cosa avviene? Come? Perchè? • Ragionamento per ipotesi e prove • Non esiste una sola buona risposta (pensiero produttivo e pensiero laterale) • Esame di punti di vista alternativi Caratteristiche del pensiero critico: • Aumento velocità, capacità, automaticità • Maggiore abilità di combinare le conoscenze • Diverse strategie a disposizione e funzioni cognitive iper-articolate (pianificazione, controllo cognitivo, monitoraggio) Il pensiero critico aumenta con l’età ma può essere distorto dalle proprie considerazioni personali. Tappe sviluppo • 5-6 anni: la metamemoria inizia a svilupparsi ma è limitata e viene sopravvalutata • 7-8 anni: apprezzano l’importanza degli aiuti in compiti rievocativi • 11-12: la stima della propria prestazione in compiti di memoria migliora • Adolescenza: aumentata capacità di monitoraggio e di gestione delle risorse cognitive – Si slatentizzano le differenze individuali La corretta stima delle proprie capacità cognitive sostiene fortemente il successo scolastico. Inclusione concetto in categoria Massime espressioni del pensiero critico sono: • Decision Making: massimo nell’adolescenza (Keating, 2004). Legato a formazione opinioni, esame di diversi punti di vista, immaginazione delle conseguenze. Dipendente dallo stato emotivo e dalla capacità di esaminare l’esperienza passata- • Metacognizione: capacità di pensare, riflettere e valutare le proprie capacità di pensiero. Applicabile a tutte le funzioni cognitive (ad esempio, metamemoria). Afasia = deficit profondo delle capacità di comprendere, elaborare e produrre messaggi linguistici, disturbi cognitivi più evidenti ed invalidanti Perdita o alterazione della funzione del linguaggio causata da un danno cerebrale. Disturbi acquisiti del linguaggio, causati dal danno di determinate strutture dedicate degli emisferi cerebrali. Causa più comune: malattia vascolare (infarti o ematomi nel territorio dell’arteria cerebrale media); raramente causate da traumi, infiammazioni, tumori, malattie degenerative (es. mal. di Alzheimer). In base ad alterazioni quantitative della espressione orale 2 gruppi: Prospettiva neurolinguistica che distingue le diverse competenze linguistiche in base al livello di elaborazione. Inquadramento diagnostico e criteri generali nella classificazione e nell’inquadramento clinico: Corretta diagnosi: distinguere tra afasia e disartria. (Disartria: difficoltà nella sola articolazione delle parole) Alcuni parametri: • Capacità di comprensione delle parole; • Grado di fluidità del linguaggio; • Facoltà di nominare/identificare gli oggetti; • Competenza di ripetere alcune parole; • Capacità di riconoscimento di vocaboli sillabati lentamente; • Abilità e modalità di scrittura; • Ricerca di eventuali neologismi • Capacità di ripetere/imitare suoni. Tipo di afasia → diagnosi differenziale prevede: Disturbi linguaggio orale • Forme degenerative l’afasia si associa a demenza. Osservazione clinica: analisi delle diverse prestazioni linguistiche nelle modalità orale e scritta, entrambe sempre coinvolte nel disturbo • Forme da lesione a focolaio si osservano soprattutto deficit neurologici focali (emiplegia destra, più raramente emianestesia o emianopsia omonima); 1. Afasia non fluente • Riduzione del flusso verbale, eloquio spontaneo è scarso (<30-40 parole al minuto), parole prodotte con fatica, in assenza di struttura prosodica; frasi brevi e con struttura sintattica semplificata; spesso vi è deficit dell’articolazione o inerzia verbale. • Al massimo grado, totale soppressione del linguaggio (detta anche anartria). • Nei casi meno gravi: emissione parola lenta, faticosa, stentata: parole male articolate (disartria), separate da pause lunghe e frequenti; frasi brevi e semplici. • In alcuni casi il linguaggio può essere ridotto a pochi fonemi privi di significato o a poche frasi automatizzate, che vengono usate a sproposito ad ogni occasione (stereotipie verbali). • Nei casi più lievi l’afasia assume i caratteri dell’agrammatismo: linguaggio costituito solo da sostantivi e verbi (spesso all’infinito), connessi in brevi frasi di “stile telegrafico”. Con questo linguaggio ridotto all’essenziale, il malato riesce tuttavia a comunicare il proprio pensiero, a differenza di quanto avviene con le stereotipie verbali. 2. Afasia fluente • flusso verbale quantitativamente normale o anche aumentato (fino alla logorrea). • articolazione corretta, la”melodia” è normale (ascoltando da lontano senza percepire le parole,si ha l’impressione di un linguaggio normale). Quello che è alterato è il significato delle parole e delle frasi: il malato parla molto ma in modo incomprensibile. • linguaggio costituito da parole sbagliate, simili a quelle giuste come suono(parafasie), da parole inventate prive di senso(neologismi), da perifrasi usate al posto di singole parole (circumlocuzioni). • Spesso ripete più volte una parola o una frase (perseverazione). • Nei casi più gravi, linguaggio del tutto incomprensibile e impressione di ascoltare un gergo o una lingua sconosciuta (jargonafasia). • il malato ignora di parlare male (nosoagnosia) e si arrabbia perché non viene capito. • Competenze fonologiche: studio dei suoni della lingua → deficit: presenza di parafasie fonemiche (sostituzioni, omissioni, aggiunte e trasposizioni) anche multiple che talvolta rendono le parole bersaglio irriconoscibili (neologismi fonetici). Pz tenta di correggere errori fonemici prodotti mediante correzioni spontanee talvolta in catena (conduites d’approche). Il termine parafasia formale si riferisce agli errori fonemici che sostituiscono parole comunque esistenti per esempio “cavolo” per “tavolo”. • Competenze semantico-lessicali: conoscenza delle parole e del loro significato → deficit: difficoltà a recuperare le parole (anomia, nel caso di un semplice ritardo nell’evocazione di una parola bersaglio: latenza anomica) le parole non rievocate possono talvolta essere sostituite da circonlocuzioni. Manifestarsi con errore nella scelta delle parole: • Sostituzioni con termini di significato affine (parafasie semantiche) • Sostituzioni con parole senza relazione di significato (parafasie verbali) • Competenze sintattico- grammaticali: regole del sistema linguistico. → deficit: difficoltà nel corretto uso: • dell’ordinamento delle parole • nella formulazione della frase • selezione delle parole e dei suoni che hanno funzioni grammaticali 1. Afasie fluenti → • Afasia anomica (amnesia nominum o afasia amnesica): incapacità di nominare intenzionalmente un oggetto. Preserva linguaggio pressoché fluente e spontaneo, come comprensione orale e scritta, inalterata. L'anomia si presenta improvvisamente, all'interno di un discorso fluente e chiaro; probabilmente lesione simile a quella nell'afasia transcorticale di tipo sensoriale, ma di lieve entità. • Afasia sensoriale o di Wernicke: Danno a livello della regione di Wernicke possibili disturbi prod e comprensione linguaggio; pz elabora codice linguistico particolare, artificioso e ricco di neologismi, talvolta incomprensibili. Non è consapevole del suo disturbo. • Afasia di conduzione o di ripetizione: malgrado il soggetto afasico si sforzi di ripetere le parole per imitazione, questi presenta una grave difficoltà nella ripetizione dei vocaboli. La comprensione non risulta compromessa. • Afasia transcorticale sensoriale: ripetizione parole compromessa solo in parte. Tendono ad essere logorroici, parlando in modo fluido, ma privo di senso compiuto. 2. Afasie non fluenti → * Afasia dinamica: capacità comprensione intatte, malgrado le competenze di eloquio vengano drasticamente ridotte. * Afasia transcorticale motoria: faticano a disquisire spontaneamente; tuttavia, in grado di ripetere i vocaboli e di nominare gli oggetti - previa indicazione od aiuto - e di leggere a voce alta. Mantenute integre anche capacità di comprendere il linguaggio scritto ed orale. Possibile correlazione tra afasia transcorticale motoria e balbuzie. * Afasia transcorticale mista (sindrome di isolamento dell'area del linguaggio): sia da marcata alterazione dell'espressione linguistica, sia da spiccata compromissione della comprensione del linguaggio. Tuttavia, non ostacola la capacità di ripetere o di imitare le parole: non è in grado di parlare e di esprimersi, ma è del tutto consapevole della malattia. * Afasia del Broca (o afasia motoria): la scrittura, la lettura e linguaggio spontaneo risultano gravemente compromessi ed alterati. La parlata è telegrafica ed il paziente mostra gravi problemi nell'anagrammare le parole; le poche frasi sono spesso prive di senso compiuto e mancanti di articoli, preposizioni ed avverbi. Comprensione delle parole e dei concetti rimane inalterata;, i pazienti mantengono completamente intatte le capacità intellettive e sono consapevoli del loro disturbo. * Afasie Globali: eloquio non fluente, sopprimere letteralmente le parole. Anche comprensione linguaggio risulta pesantemente compromessa. Grave alterazione del linguaggio, poiché viene intaccata produzione parola, elaborazione e comprensione stessa. Coinvolto l'emisfero cerebrale sinistro, area in cui si collocano sia la corteccia perisilviana, sia le strutture limitrofe nel cervello: per questi motivi, la forma globale di afasia è la più grave, in genere dovuta ad una lesione grave dell'arteria cerebrale media. Altri test diagnostici: • Test di fluenza: valuta capacità di ricerca rapida dei vocaboli. • Test sul linguaggio: valutazione produzione di parole, denominazione, e comprensione. • Valutazione del quoziente corticale, strumento classificatorio per valutare sia tipologia di afasia, sia grado di severità. • Test di Benton: comprende prove di linguaggio spontaneo, ripetizione di cifre, comprensione, associazione di vocaboli e scrittura. • Test di Aachen: prove di valutazione del linguaggio spontaneo, di ripetizione dei vocaboli, di denominazione di oggetti o colori, di ripetizione di parole e valutazioni di scrittura nonché di linguaggio scritto. • Test di Token: test dei gettoni, dà un'idea della capacità di comprensione del linguaggio orale. Non fornisce info sulla forma di afasia fluente e non fluente, ma solamente sul grado di alterazione del linguaggio. Segni associati comuni: ↑ & Alessie o dislessie: difficoltà di leggere in sogg che hanno acquisito questa abilità prima di un danno cerebrale. Deficit selettivi e si accompagnano ad altri deficit cognitivi. Si presentano in corso di afasie. Classificazione classica tiene conto dei deficit ad essa associati: Agrafie o disgrafie: disturbi acquisiti della scrittura normalmente presenti in pazienti afasici, ma anche in pazienti non afasici. Necessità di una catalogazione della tipologia di errori osservabili. Per diagnosi si utilizzano prova di scrittura di singoli stimoli, sia di parole che di non parole Errori nella scrittura si possono sovrapporre a quelli identificati per la lettura: In scrittura non si possono osservare errori visivi, ma sono possibili altri tre tipi di errori: Le prove per la diagnosi delle abilità di scrittura consistono in prove di scrittura di produzione di parole grafiche. Classificazione classica deficit ad essa associati: Moderna classificazione analisi dettagliata sia quantitativa che qualitativa degli errori commessi nella scrittura e nella produzione di simboli, dividendo le agrafie in: 1. Disturbi della lettura con sindrome afasica 2. Disturbi della lettura associati a disturbi di scrittura 3. Disturbi selettivi della lettura, alessia pura 4. Alessia da eminegligenza associata con deficit dell’esplorazione visiva • Dislessie centrali: deficit elaborazione linguistica dello stimolo, dove la prestazione di lettura è influenzata dalle variabili linguistiche, come stato lessicale, frequenza, classe grammaticale e regolarità. Troviamo: • Dislessia superficiale: difficoltà nel leggere parole irregolari • Dislessia fonologica: errori morfologici e derivazionali • Dislessia profonda: errori semantici nella lettura di parole • Dislessia diretta o iperlessia: errore della comprensione della lettura • Dislessie periferiche: producono errori legati alla conformazione fisica della parola, ma non alle caratteristiche linguistiche dello stimolo. Troviamo: • Dislessia da eminegligenza spaziale • Errori visivi secondo una caratteristica disposizione spaziale • Dislessia attenzionale: errore nella lettura delle parole in mezzo ad una frase, ma non se presentate da singolarmente • Dislessia lettera per lettera: lettura lenta, monotona e faticosa a) Agrafia afasica b) Agrafia visuo-spaziale c) Agrafia motoria d) Agrafia associata ad alessia Disturbi linguaggio scritto -Errori visivi: • somiglianza visiva tra stimolo e risposta del paziente • sostituzione, omissione, aggiunta o inversione di una sola lettera (cane-cave, palla-pala) • può coinvolgere più lettere (mandarino-canarino) -Errori morfologici o derivazionali: • morfologici: colpiscono specificatamente quella parte della parola che indica il genere, il numero o il tempo (andare-andato, cane-cani) • derivazionali: colpiscono quella parte della parola che dà indicazioni circa la funzione grammaticale o il preciso referente semantico (amare-amore, cane-canile) • In entrambi i casi la radice della parola è conservata -Errori semantici: • Risposte che hanno relazione semantica con stimolo • In generale non vi è alcuna somiglianza visiva tra stimolo e risposta (bere-mangiare, via- strada) • errori superordinari (pesca-frutta), coordinati (cane-gatto), subordinati (rosa-spina) o associazioni contestuali (carte- gioco) -Sostituzioni di parole-funtore: • congiunzioni, gli avverbi e i pronomi (quindi-poi, qui-dove) • scarso contenuto semantico ed esprimono solo una relazione grammaticale -Regolazioni: • riguarda le parole irregolari (in italiano poche, molto di più inglese), la risposta non contiene errori formali di lettura ma non rispetta le normali consuetudini della lingua • In italiano soprattutto collocazione accento (càndido- candìdo) -Lessicalizzazioni: • Errore di lettura di sequenze di lettere che non hanno significato cioè di non-parole • può riguardare neologismi poco frequenti come per es nomi di farmaci o cognomi di persone mai sentiti prima • Con le non parole si possono fare errori visivi analoghi a quelli visti nelle parole e le lessicalizzazioni cioè la produzione di parole al posto delle non parole (marotta-marmotta, scivales-scivolo) • Errori grafemici costituiti dalla omissione, inversione, delezione o sostituzione di uno o più grafemi • Errori di formazione delle lettere: produzione di lettere alterate o simboli non leggibili • Errori allografici: confondere fra loro versioni diverse dello stesso grafema • Errori morfologici e derivazionali • Errori semantici • Sostituzione di parole-funtore • Regolazioni e lessicazioni • Agrafie periferiche: alterazioni della risposta scritta, ma eseguono bene i compiti di spelling o di composizione di lettere mobili. Troviamo: • Disgrafie dovute ad errori grafemici • Disgrafie dovute ad errori allografici • Digrafie dovute ad errori nella formazione delle parole • Disgrafia da eminegligenza con errori che riguardano o solo l’inizio delle parole (eminegligenza sinistra) o la fine delle parole (eminegligenza destra) • Agrafie centrali: compiono stesso numero e tipo di errori indipendentemente dalla modalità di produzione della risposta (produzione scritta o spelling). Troviamo: • Disgrafia fonologica: errori morfologici e derivazionali • Disgrafia profonda: errori semantici in prove di scrittura • Disgrafia lessicale o superficiale: errori di regolarizzazione • Disgrafia da deficit del buffer grafemico: errori grafemici con tutti i tipi di stimoli (dettato o produzione libera) Classificazione errori di lettura: Moderna classificazione diagnostica della dislessia tiene conto dell’analisi quantitativa e qualitativa degli errori commessi nella lettura ad alta voce, dividendo le dislessie in: Le prove di lettura raramente hanno valore psicometrico (non vengono somministrate per verificare se le abilità di lettura siano normali). I soggetti normali con una sufficiente scolarità siano in gradi di leggere ogni stimolo facendo pochi errori. Errori nella lettura ad alta voce in un qualunque esame di linguaggio sono sufficiente per diagnosticare dislessia acquisita Diagnosi neurolinguistica: produzione di errori di uno stesso soggetto su parole diverse. Nell’esame della lettura ad alta voce sono importanti: Esame lettura ad alata completato con altri compiti per verificare le abilità di elaborazione delle sequenze di grafemi in maniera indipendente da difetti della produzione orale spesso associati alle dislessie. • Riconoscimento di grafemi • Riconoscimento di caratteri diversi con stesso valore fonologico • Riconoscimento di fonemi di non parole Per verificare il riconoscimento delle parole indipendentemente dalla loro comprensione e dalla lettura ad alta voce si adottano dei test di decisione lessicale (decidere se è una parola o una non parola). La comprensione della lettura senza la richiesta di produzione orale si può avere attraverso l’uso di test di decisione semantica (lettura lista parole e dire se queste corrispondono o meno ad un essere vivente.) Altro test: diverse immagini con la parola scritta in cui il soggetto indica quale immagine corrisponde alla parola. • l’effetto della lunghezza dello stimolo • l’effetto delle variabili linguistiche • stato lessicale (parola/non parola) • frequenza d’uso • classe grammaticale (sostantivi/ aggettivi/verbi) • concretezza/ astrattezza e regolarità (accentazione) · Movimento: insieme strutture nervose e muscolari che permette ad un essere vivente di muoversi. 2 tipi: Riflesso nervoso: risposta involontaria, fissa e automatica, con la quale l‘organismo reagisce a un determinato stimolo. Attraverso serie di collegamenti nervosi tra la struttura recettrice dello stimolo e la struttura effettrice della risposta. → «arco riflesso». Riflessi più semplici: centri nel midollo spinale, quelli più complessi e specializzati: anche centri nervosi superiori. Comandi per azionare muscoli partono da corteccia motoria, attraversano cervello e giungono a midollo spinale dal quale, seguendo nervi specifici della zona interessata al movimento, giungono ai muscoli. Nella corteccia motoria, analogamente a quanto avviene in quella sensitiva, vi è rappresentazione del corpo per cui ad ogni singolo punto di essa è deputato il controllo di una ben definita area del corpo. Del sistema motorio fa anche parte cervelletto, nella parte posteroinferiore della scatola cranica. Si collega con corteccia motoria e nuclei della base affinché i movimenti siano continui e non a scosse coordinando l'azione dei diversi muscoli. Responsabile controllo tono muscolare involontario. Ruolo nel controllo movimento evidente in serie di patologie, come sindrome X fragile e le atassie. Il cervelletto è, una struttura pari: 2 emisferi che sono collegati a livello di una struttura impari chiamata verme del cervelletto. Questi 2 emisferi hanno al loro interno dei nuclei (raggruppamenti neuronali) con un’organizzazione citologica-istologica completamente diversa da quella della corteccia cerebellare. L’elaborazione che avviene a livello delle fibre dei neuroni della corteccia cerebellare viene convogliata verso i nuclei del cervelletto, che diramano al di fuori di questo i segnali elaborati all’interno. Il cervelletto contiene, approssimativamente, tanti neuroni quanti ne contengono gli emisferi cerebrali. Cervelletto coordina l'azione agonista, antagonista o di tenuta dei muscoli ed è quindi responsabile della regolazione delle escursioni/ampiezza dei movimenti e della loro fluidità. Non è responsabile della coordinazione vera e propria dei movimenti che è invece una funzione cosciente o sub cosciente della corteccia e/o dei nuclei della base dell'encefalo, i quali programmano le sequenze spazio-temporali di un movimento complesso (ad esempio in una sequenza formata da passi, salti, calci e slanci delle braccia di un balletto). Nuclei della base responsabili della programmazione motoria. Implicati in patologie come la Corea di Huntington, disinibizione del movimento, movimenti involontari, e morbo di Parkinson, difficoltà nell’iniziazione movimento (per deplezione di dopamina, in quanto degenera la substantia nigra pars compacta). Essi sono: 1. nucleo caudato, costituito da testa, corpo e coda del caudato; 2. Putamen; 3. globo pallido, diviso in un segmento interno ed esterno. Al cervelletto giungono segnali anche: * dai muscoli sul loro stato di allungamento e di forza (sensibilità propriocettiva incosciente) e dalle articolazioni e tendini (sensibilità propriocettiva cosciente); * una copia del programma motorio elaborato dalla corteccia e dai nuclei della base; * dall'apparato di equilibrio sito nell'orecchio interno circa la posizione della testa riguardo alla verticale gravitazionale e alla sua variazione di velocità (che noi percepiamo come del corpo intero); * dagli occhi per fornire anche un quadro visivo dei rapporti del corpo rispetto all'ambiente spaziale circostante (orientamento). Con i primi due collegamenti il cervelletto compara lo stato effettivo della periferia (cosa stanno facendo i muscoli e le articolazioni) con quello che dovrebbero fare (programma motorio) per aggiustare l'intenzione motoria con l'effettiva prestazione motoria inviando dei segnali correttivi alla corteccia. Gli altri due collegamenti servono al cervelletto per coordinare l'attività dei muscoli antigravitazionali (gambe e schiena soprattutto) per il mantenimento dell'equilibrio. Il midollo spinale ha il compito di ricevere e trasmettere al cervello gli stimoli sensoriali, ricevere dal cervello gli impulsi motori e trasmetterli ai muscoli. È una stazione di passaggio, senonché è la sede di origine dei movimenti riflessi. A livello di ciascuna vertebra, o meglio dello spazio tra una vertebra e la sottostante, fuoriescono una coppia di nervi, uno da un lato e uno dall'altro, detti nervi spinali, sono appunto 33 paia, entro ciascuno troveremo sia fibre motorie che sensitive. Ciascuna fibra è isolata dalle altre perché avvolta da una guaina mielinica, cioè costituita da mielina, una sostanza grassa color biancastro, la cui funzione è appunto la stessa della guaina che riveste i fili elettrici. La sensibilità proveniente dalla periferia e i comandi per i muscoli viaggiano sotto forma di impulsi elettrici attraverso i nervi. I nervi sono costituiti da miliardi di fibre nervose che costituiscono i singoli canali di trasmissione Ciascun canale sensitivo porta informazioni di una singola cellula dell'organo di senso da cui proviene e ciascuna fibra nervosa motoria innerva un piccolo gruppo di cellule muscolari. Se dovessimo iniettare un piccolo impulso elettrico in un nervo sensitivo del braccio avvertiremmo delle sensazioni nel braccio come se qualcosa ci toccasse o ci producesse dolore. Info che ci giungono dalla sensibilità dei muscoli e tendini, delle articolazioni, della pelle (se abbiamo dei contatti con un attrezzo, il suolo, o un avversario) e dal ”senso dell’equilibrio” (vestibolari) mentre compiamo un gesto volontario → segnali che guidano finemente controllo nervoso per esecuzione corretta movimento secondo un schema mentale, che mano a mano viene costruito e immagazzinato nella memoria procedurale. → enestesi o cinestesia = “senso del movimento”. Insieme sensazioni che provengono dal: La persona si mette in contatto con la realtà (compreso il proprio corpo) mediante gli organi di senso (sensori) e i nervi che portano tale sensibilità. Questi, unitamente ai centri nervosi superiori (corteccia cerebrale) che ricevono le informazioni: “canali percettivi” (o anche analizzatori). Controllo del movimento 1. Decisione di compiere un movimento: • Influenzata da aspetti motivazionali (psicologici) e ideazionali (schema del movimento presente nella memoria procedurale); • Prevalentemente a carico di strutture corticali frontali. 2. Coordinazione dei parametri spazio-temporali dell’atto motorio volontario: • Ampiezza, velocità, intensità, durata, traiettoria; • Garantita da: nuclei della base (movimenti lenti, tonici), talamo e cervelletto (movimenti più rapidi). 3. Esecuzione: trasferimento impulso motoneurone superiore (area 4) al motoneurone α, o motoneurone inferiore (lamina IX corna anteriori sostanza grigia midollare o ai nuclei motori dei nervi cranici nel tronco encefalico) Movimento volontario: piano che porti all’azione e alla scelta dei muscoli adatti: «piano motorio»: «progettazione» Fasi progettazione: Movimento involontario: spesso compiamo automatismi. (Es guidare). Partono dal nucleo di cellule nervose site in zone centrali e profonde del cervello (nuclei della base), discendono lungo il midollo spinale e giungono ai muscoli attraverso i nervi motori. Riflessi somatici esterocettivi: • indotti dalla stimolazione della cute o delle mucose. • I più comuni riflessi cutanei: r. nervoso addominale, il r. plantare. • I riflessi provocati dalla stimolazione di recettori della cute o delle mucose significato protettivo e di difesa, tendono ad allontanare la parte dallo stimolo nocivo. Riflessi somatici propriocettivi o profondi: provocati da stimoli che agiscono sui propriocettori muscolotendinei, su recettori localizzati all'interno dei muscoli scheletrici, nelle capsule articolari e nei legamenti. Grande importanza per mantenimento tono muscolare e postura, per deambulazione. Riflessi somatici: Riflessi viscerali responsabili di diverse attività vegetative quali vasomotilità, sudorazione, modificazioni della pupilla alla luce e accomodazione, variazioni attività cardiaca, controllo sfinteri vescicale e rettale. • Tatto (mani, piedi, e tutte le parti del corpo che hanno un contatto fisico con oggetti o suolo); • Articolazioni, tendini e muscoli; • Vestibolo-labirinto (senso dell’equilibrio) dell’orecchio interno. visivo, olfattivo, gustativo, tattile, vestibolare, muscolo- articolare, dolorifico, piacere-benessere, organico-viscerale. ci giungono percezioni della posizione degli arti e della colonna vertebrale e anche della forza muscolare che applichiamo a queste parti del corpo. Nelle articolazioni, nei legamenti e nei tendini (questi ultimi si interpongono come misuratori di tensione tra l’organo motore generatore di forza che è il muscolo e l’osso che è la leva). · - ↑ Disturbi spazio corporeo ed extra corporeo Autotopoagnosia: disturbo controllo spazio corporeo specifico della capacità di idenzificazione e localizzazione parti corpo (auto = se stesso, topo = luogo, agnosia = mancato riconoscimento). Hanno presente propri confini corporei (no asimmetrie). Non presentano disturbi comportamental. Disturbi possono svelarsi quando vine chiesto di toccarsi una specifica parte corpo ed è molto titubante ed incerto. Sia per parti dx che sx Non esiste lateralizzazione Verificare che disturbo sia a carico di difficoltà a localizzare e non problema comprensione. Familiari primi ad accorgersene Valutazione localizzazione parti corporee: attraverso prove formalizzate. Impo fare diagnosi differenziale con altri disturbi (afasici o aprassici). Batteria di test(Semenza e Goodglass nel 1985) test verbali e non verbali. Difficoltà indicazione parti corpo su una figura. Impo testare localizzazione dita per diagnosi agnosia digitale Errori tipici: Quando si riferisce su altra persona o su figura → somatotopoagnosia: riferimento a lesioni lobo parietale sx (spesso associata ad afasia ed aprassia ideomotoria). Diagnosi molto difficile Rappresentazione corporea: schema complesso: schema corporeo → 3 tipi principali di rappresentazioni: Si possono associare altri disturbi neurologici: • Emianestesia, perdità della sensibilità dell’emisoma controlaterale alla sede della lesione. • Fenomeni allucinatori come la percezione di movimento dell’arto plegico o la presenza di arti sovrannumerari. Altri disturbi localizzazione corporea: • Agnosia digitale: autotopoagnosia limitata a dita • Sindrome di Gerstmann: sindrome caratterizzata da: • agnosia digitale; • disorientamento destra sinistra: sia sul proprio corpo che su quello dell’esaminatore; • Agrafia; • Acalculia; • lesione ipotizzata: giro angolare sinistro. Prove verbali: -Indicazione parti corpo denominate da esaminatore -Indicazione parti corpo su figura schematica -Indicazione parti corpo su figura scomposta Prove non verbali: -Indicazione parti corpo indicate dall’esaminatore -Indicazione su di sé del corpo su figura indicate da esaminatore • di localizzazione, si tocca una parte del corpo diversa * di contiguità * funzionali * Conoscenze spaziali: estensione corpo, localizzazione parti corporee. * Conoscenze strutturali: come è fatto il corpo e le sue parti. * Conoscenze semantiche: conoscenze enciclopediche relative al copro e alle sue parti. * Rappresentazione semantica, conoscenze generali che riguardano corpo e sue parti. * Rappresentazione posturale on-line, informa zioni in continuo aggiornamento sul corpo nello spazio. * Rappresentazione strutturale, descrizione visuo-spaziale del proprio corpo. Neglect, negligenza spaziale unilaterale (NSU) o eminegligenza spaziale unilaterale: disturbo cognizione spaziale nel quale, a seguito di lesione cerebrale, difficoltà ad esplorare spazio controlaterale a lesione e non consapevole stimoli presenti in quella porzione di spazio esterno o corporeo e dei relativi disordini funzionali. Può manifestarsi Somatoparafrenia: disturbo del pensiero. Idee deliranti su metà corporea ignorata. Reazioni emotive rabbia che possono sfociare in atti di violenza per altra metà corpo. Eminegligenza motoria: trascurare uso spontaneo arti di sx pur senza deficit motori. Manifestare reale paralisi di metà corpo. Alterati con manifestazioni comportamentali correlate ad alterazioni spazio corporeo = eminegligenza corporea (dopo lesioni em dx) o personale emisomatoagnosia: emi = metà, somato = corpo, agnosia = mancato riconoscimento. estraneità emisoma (non riconosce arti a sx del corpo, riconosce come estranee da sé). Se si tocca il paziente a sx cercherà lo stimolo a destra (Allochiria). Transitorie e corrette con ragionamento. Spaventano quando presenti. O Possono manifestare Anosognosia: tendenza non solo ad ignorare la parte del corpo colpita ma anche la malattia stessa. Ci può essere negazione verbale (anosognosia) della malattia. Ci può essere mancanza preoccupazione per il deficit. (anosodiafori) Altri casi isono in grado di riconoscere malattia distacco emotivo indiferenza definita anosodiaforia. Manifestazione clinica: Non dipende da deficit sensoriali (emianopsia, emianestesia) o di moto (emiplegia, emiparalisi) Molto più frequente, grave e persistente a seguito danno em dx. 2 sintomi fondamentali: -ridotta capacità risp stimoli presentati emissario controlaterale lesione, in assenza deficit aree sensoriali primarie -marcata riduzione capacità di esplorare attivamente e i spazio controlaterale alla lesione. Prove più strutturate: batteria” ecologica” creata da Zoccolotti, Antonucci e Judica (1992) composta dai seguenti test: • Radersi la barba (per le donne truccarsi) • Inforcare gli occhiali • Pettinarsi Per ciascuna prova viene dato un punteggio che valuta la qualità dell’azione. Test del pettine (Beschin, Robertson, 1997): far finta di radersi o pettinarsi. 30 sec, si conta num rasoiate. (Qualitativo e quantitativo) a) Eminegligenza spaziale b) Alcuni comportamenti che fanno presumere la presenza della patologia c) Presenza di lesioni cerebrali in sedi tipiche della patologia stessa Basi neurali sottostanti il neglect dello spazio corporeo sembrano essere sovrapponibili a quelli del neglect extracorporeo, tuttavia recenti scoperte (Committeri eta al. 2007) hanno sottolineato la specificità di un circuito che riguarda la consapevolezza corporea, in particolare un’area: • Porzione del lobulo parietale inferiore di destra. • Il quadro di eminegligenza corporea anche a carico di lesioni sottocorticali di destra (Talamo). Questo a conferma che esistono due circuiti separati ma estremamente vicini che si occupano del controllo dello spazio corporeo ed extracorporeo. disturbo non facilmente rilevabile. Si fa riferimento all’osservazione clinica e rilievo anamnestico. Lesioni cerebrali em dx, raramente con una lesione a sx che essendo caratterizzato da problemi a carico del linguaggio è comunque difficilmente inquadrabile. Si può riscontrare soprattutto nelle prime fasi lesione cerebrale acuta (ictus). (Raro dopo 2 sett) Può essere progressiva in casi di tumori a carico delle regioni cerebrali em dx. Bisogna valutare se ci sono condizioni di: • Esitazione e poi blocco mano dx a metà del corpo • Esitazione e con lentezza trova mano sinistra Prima prova: far toccare parti emisoma di sx. Tocchi con il braccio dx con mano sx → 2 comportamenti: Inoltre battere mani, in questo potrebbe muovere solo arto dx Recupero spontaneo (giorni o poche settimane. 50% entro 8 sett, raro per diversi mesi). Anche se regredisce tende a restare lentezza nella ricerca delle figure nei due emisferi. Ipotesi: nei meccanismi alla base del recupero spontaneo dell’eminattenzione svolgono un ruolo le strutture sottocorticali em cerebrale sede di lesione o em ere rare controlsaterale alla lesione. Molto variegato per numero, tipo e gravità delle diverse manifestazioni cliniche. Può coinvolgere svariate modalità sensoriali e aspetti spazio personale, extrapersonale (vicino e lontano) e rappresentazionale. Diverse forme non mutualmente esclusive: può avere una o più forme di neglect e può esibire diverse manifestazioni comportamentali del neglect in momenti diversi. Conseguenze comportamentali del neglet: Possono presentare manifestazioni cliniche molto diverse tra di loro, con deficit selettivi in compiti diversi o a livelli diversi. Dissociazioni più rilevanti: • difficoltà attraversare strada, trasferimenti carrozzina, maneggiare denaro, telefonare, guardare TV, mangiare; • difficoltà leggere orologio; • incapacità vestirsi, radersi, truccarsi metà sx • omissione cibo lato sx piatto; • omissione parte sx parole o frasi quando si legge • spostamento sull’estrema destra della pagina • rischio incidenti nel camminare/spostarsi con carrozzina per collisioni • difficoltà nell’orientarsi • frequenti lamentele di aver perso oggetti personali localizzati sulla sinistra; • tra sistemi di riferimento; di tipo egocentrico o allocentrico. • tra settori dello spazio; fa riferimento al corpo e eminegligenza che riguarda il proprio corpo o quello degli altri o sua rappresentazione. • tra meccanismi causali; fa riferimento ad eminegligenza percettiva o pre- motoria. • tra modalità sensoriali; può riguardare vista, udito, olfatto o somatosensorialità. • tra compiti; compiti di cancellazione che escludono compiti lettura, cancellazione, bisezione, compiti identificazione figure chimeriche,i compiti di tracciarne contorno; dissociazione tocca esplicito/implicito e percettivo/ immaginativo. • tra materiali: neglet del viso e il neglet associato a dislessia. - I Fondamentale per diagnosi: a) esaminare il tipo di neglect e la sua gravità; b) monitorare eventuali cambiamenti del disturbo; c) stabilire l’impatto del disturbo nelle attività di vita quotidiana e i relativi bisogni assistenziali del paziente; d) impostare un trattamento riabilitativo adeguato del disturbo e valutarne gli effetti. I compiti neuropsicologici impiegati ai fini diagnostici, prognostici e riabiltativi sono: 1. Compiti per valutare il neglect per lo spazio vicino: • compiti con componente visuo-motoria; • compiti percettivi; • compiti per valutare il neglect di tipo rappresentazionale; • compiti per valutare il neglect corporeo personale; • compiti con componente visuo-motoria: tipicamente coinvolgono la modalità visiva (ma non solo) e implicano una risposta motoria (di solito uso della mano ipsilaterale). 1 Test di barrage Compiti che richiedono l’esplorazione visuo-motoria. • Al paziente è richiesto di barrare con una matita, usando la mano ipsilaterale, tutti gli stimolipresentati su un foglio posto di fronte a lui. È libero di muovere testa ed occhi. • Consentono di distinguere i pazienti con emianopsia (perdita della metà del campo visivo) dai pazienti con neglect (i pazienti emianoptici superano il loro deficit visivo con movimenti compensatori degli occhi e del capo). 2 Disegno su copia Il disegno su copia consente di evidenziare la tendenza del paziente ad omettere o ad alterare (es., spostandole sulla destra o semplificandole) alcune o tutte le parti di sinistra del modello da copiare. 3 Bisezione di linee • Nel compito di bisezione di linee (es., Wilson, 1987) il paziente deve usare l’arto controlaterale alla lesione cerebrale per segnare la metà di alcuni segmenti orizzontali di diversa lunghezza presentati su un foglio A4 posto di fronte a lui. • I pazienti con neglect sinistro tendono a spostare il punto di mezzo soggettivo a destra del punto oggettivo (errore ipsilesionale). Compiti per valutare il neglect per lo spazio vicino. • Compiti percettivi: coinvolgono solo la modalità visiva e non implicano una risposta motoria. • descrizione di immagini • lettura di parole, non parole, frasi, brani • giudizio di uguaglianza o riconoscimento di figure chimeriche • conteggio di target • Landmark Task (Milner e al., 1993) con risposta verbale Compiti per valutare il neglect di tipo rappresentazionale • Disegno su comando verbale e spontaneo • Descrizione verbale di immagini mentali • Localizzazione di citta’/stati su una mappa Tipi di errore che si possono osservare in questi compiti: la parte sinistra dell’oggetto rappresentato graficamente o immaginato è: • completamente omessa; • povera di dettagli; • grossolanamente distorta; • dislocata sulla destra. Compiti per valutare il neglect corporeo personale Il neglect si può presentare in presenza di disturbi dello spazio corporeo che viene valutato con l’osservazione dei gesti quotidiani o con scale standardizzate che riproducono o mimano gesti quali radersi la barba (mettersi la cipria o truccarsi), pettinarsi o vestirsi. Al paziente può venir chiesto anche di toccarsi con la mano destra parti del corpo a sinistra. Visione Vista: organizzata in Il sistema visivo non registra semplicemente i segnali luminosi presenti nell’ambiente, ma li elabora dando vita ad una percezione organizzata attraverso meccanismi con forte componente cognitiva, che permettono di interpretare l’immagine e le associano un significato. Meccanismo visione → 3 parti: • apparato ottico per focalizzare immagini su retina (componente nervosa); • fotorecettori; • reti nervose. Occhio: forma e proietta immagini su superficie sensibile • organo sensoriale sistema visivo; • trasduce stimoli luminosi in segnali elettrici utilizzati da SNC per trasmettere info all’encefalo; • è sensibile alla luce: radiazioni elettromagnetiche comprese tra i 400 e i 700nm, nello spettro del visibile. Anatomia dell’occhio: • Membrana esterna: sclera (posteriore, fibrosa) cornea (anteriore, trasparente) • Membrana intermedia uvea: Ossigeno e nutrimento: coroide (posteriore, pigmentata, evita il riverbero) corpo ciliare e iride (anteriori, accomodazione) • Membrana interna retina: Macula densa con fovea, fotorecettori. Disco ottico Cervello: • Interazione fra due occhi. • Elaborazione ed organizzazione info visiva. • Presenza cellule semplici, selettive per orientamento dello stimolo; cellule complesse, che rispondono a direzione movimento stimolo; cellule ipercomplesse, che selezionano anche dimensioni stimolo. Retina: raccoglie immagini, elaborazione e trasmette info a centri superiori (corpo genicolato laterale, corteccia cerebrale visiva) • superficie sensibile occhio costituita da fotorecettori (i bastoncelli ed i coni) compito: trasformare in impulsi elettrici info ricevute da reazioni fotochimiche attivate da radiazione luminosa e di inviare questi segnali ai neuroni retinici - le cellule orizzontali, bipolari, amacrine e ganglionari - che sono variamente connessi fra di loro ed effettuano una prima elaborazione del segnale visivo. • assoni cellule gangliari si riuniscono in modo da formare nervo ottico: cavo che conduce info visiva fuori da retina fino a centri superiori, dapprima al corpo genicolato laterale e da qui alle aree corticali. • Fotorecettore = neuroni specializzati che si trovano su retina. La luce che arriva sul fondo dell'occhio viene "tradotta" in segnali bioelettrici che giungono a cervello attraverso nervo ottico. Nella struttura dei fotorecettori si possono identificare 3 parti: Separazione vie magnocellulari e parvocellulari in V1 permette di identificare 2 flussi elaborazione visiva nella corteccia: Decussazione: incrocio fibre nervose costituenti nervi ottici (2° paio di nervi cranici). Avviene nel chiasma ottico. Nervo ottico: continuazione assoni cellule gangliari retina. Non appena il nervo ottico lascia retina si dirige in direzione del chiasma ottico nell'emisfero controlaterale rispetto all'occhio d'origine. Chiasma ottico: parte inferiore cervello immediatamente sotto ipotalamo, formato da unione fibre nervose di entrambi nervi ottici. Oggetto nell’emicampo sx proietta a porzione nasale di retina sx ed a quella temporale di retina dx. Porzione nasale sx incrocia nella parte dx chiasma = tutto quello che è presente nell’emicampo sx “viene visto” dall’emisfero dx e viceversa. Fibre che decussano si associano a quelle della metà laterale nervo ottico del lato opposto, che non decussano e formano i tratti ottici, che fuoriescono posteriormente al chiasma. *Ciascun tratto ottico, dopo aver attraversato talamo e corpo genicolato laterale, diviene la radiazione ottica che si porta a corteccia visiva, situata nel lobo cerebrale occipitale e deputata a centro visivo: interpretazione segnali elettrici prodotti da stimolazione luminosa retina. 2.Via ventrale, o «del cosa», implicata nel riconoscimenti oggetti. Cellule parvocellulari retina proiettano a strati parvocellulari del genicolato e di qui alla corteccia striata, quindi alla corteccia 18 o V2, all’area del colore' (V4), a corteccia inferotemporale. Sistema parvocellulare suddiviso in 2 sottosistemi, uno più specializzato nella visione forme (interblob) e uno in quella dei colori (blob). 1.Via dorsale, o «del dove», implicata nell’analisi movimento; neuroni strati magnocellulari del genicolato proiettano a corteccia striata e di qui, attraverso l'area 18, a cosiddetta 'area del movimento' (MT, Medial temporal). Quest'ultima è coinvolta nell'analisi movimento e profondità, e proietta ad aree corteccia parietale specializzate nell'analisi visivo-spaziale info. Il campo visivo si divide in: * Emicampo sinistro * Emicampo destro * Campo binoculare 1) segmento esterno: caratterizzato da strutture membranose (chiamate "dischi"), su cui sono posizionati i pigmenti che reagiscono allo stimolo dei fotoni (luce che arriva in "pacchetti" detti quanti); 2) segmento interno: caratterizzato dalla presenza degli organelli interni come mitocondri, apparati di Golgi, ecc., indispensabili per il metabolismo cellulare e il nucleo; 3) terminazione sinaptica: permette la trasmissione dei segnali dal fotorecettore alle cellule bipolari mediante sinapsi. • Bastoncelli: sono più sensibili al movimento, sono impiegati per la visione al buio (scotopica) e si concentrano nella zona periferica della retina. • Coni: si concentrano nella zona centrale della retina (la fovea) e sono deputati alla visione dei colori (fotopica) e alla visione distinta; ne esistono almeno tre tipi diversi, rispettivamente per il rosso, il verde e il blu (se ne contano circa 6 milioni per occhio). Fondo occhio ricoperto da fotorecettori, tranne che in un punto, un'area di 1,5 millimetri di diametro, dove convergono i nervi e i vasi sanguigni della retina, pertanto questo punto non è sensibile alla luce, è una zona senza informazioni. Tuttavia, il cervello riesce a ricostruire l'immagine mancante attraverso un processo chiamato "filling in" (riempimento). Percezione: simulazione ricostruttiva, generata da cervello, interazioni tra noi e l’ambiente materiale che ci circonda e in base alle nostre conoscenze e alle nostre esperienze precedenti: ciò che è percepito è diverso dall'oggetto esterno che rappresenta. 1) se g m en to es te rn o: ca ra tt er iz za to da st ru tt ur e m e m br an os e (c hi a m at e "d is ch i") , su cu i so no po si zi on at i i pi g m en ti ch e re ag is co no all o st im ol o de i fo to ni (l uc e ch e ar ri va in "p ac ch et ti" de tti qu an ti) ; 2) se g m en to in te rn o: ca ra tt er iz za to da lla pr es en za de gli or ga ne lli in te rn i co m e mi to co nd ri, ap pa ra ti di G ol gi, ec c., in di sp en sa bi li pe r il m et ab oli s m o ce llu la re e il nu cl eo ; 3) te rm in az io ne si na pt ic a: pe rm et te la tr as mi ss io ne de i se gn ali da l fo to re ce tt or e all e ce llu le bi po la ri m ed ia nt e si na ps i. Tipi: 90% assoni tratto ottico finisce con innervare il (NGL) del talamo dorsale. → neuroni proiettano a corteccia visiva primaria (V1) e poi a cortecce visive secondarie (V2, V3,V4,V5) = radiazione ottica. Assoni tratto ottico che non innervano cortecce vanno: -all’ ipotalamo: sincronizzazione sonno-veglia -a pretesto: controllo diametro pupilla e movimenti oculari -collicolo superiore: controllo movimenti occhi e testa. Come nella retina, vie magnocellulari e parvocellulari rimangono separate anche nella corteccia. Molti neuroni della via magnocellulare rispondono con brevi latenze, in maniera transitoria, e sono insensibili al colore: (si pensa che essi siano specializzati in visione oggetti in movimento e non di quelli immobili.) 1.mappatura campo visivo fornita da retina viene distorta. (limitata zona centrale campo visivo ingigantita a livello corticale;) 2. singolo stimolo luminoso attiva corteccia striata con picco nella corrispondente posizione retinotopica nella mappa; 3. mappa retinotopica letta correttamente. cervello deve interpretare attività nervosa distribuita per consentire visione. Nucleo genicolato laterale * i due NGL (destro e sinistro) localizzati su talamo dorsale: principale bersaglio tratto ottico; * 6 strati cellule. Questi strati si “piegano” attorno al tratto ottico è alla base del termine genicolato. NGL dx riceve info su campo visivo sx e viceversa, a questo livello input visivo due occhi mantenuto separato. NGL rappresenta primo centro dove quello che vediamo viene influenzato cognitivamente ed emotivamente. * Magnocellulari: primi 2, presentano grandi neuroni – campi ricettivi cento- periferia, ampi. * Parvocellulare: ultimi 4, presentano neuroni più piccoli e campi ricettivi altrettanto piccoli. -Aree visive extrastriate – V2 = corteccia visiva secondaria: corteccia pre-striata, seconda area più estesa di corteccia visiva, prima regione all'interno di area associativa visiva. Riceve forti connessioni da area V1 e invia forti connessioni a V3, V4 e V5. Invia forti connessioni retroattive a V1. Alcuni studi anatomici affermano che terzo strato area V2 implicato durante processi info visuale. -Aree visive extrastriate – V3 = corteccia visiva terziaria complessa: Connessioni più deboli con area visiva primaria, e connessioni più forti con corteccia temporale inferiore. Contiene, come V1, una rappresentazione campo visivo. Corteccia visiva primaria (V1): «striata»: Corrisponde all’area di Brodmann 17. Maggior parte assoni che provengono da NGL fa sinapsi a livello dello strato IV di corteccia striata. Cellule corteccia visiva organizzate in sistemi funzionali verticali, neuroni: proprietà di risposta analoghe (colonne di orientamento, blob, colonne di dominanza oculare) e orizzontali, attraverso ciascuno strato-sistema verticale (neuroni proprietà di risposta analoghe). Da corteccia striata output attraversa i vari strati per andare nella materia bianca. Mappa retinotopica: proiezione ordinata e puntuale info visive ricevute da retina. 3 caratteristiche mappa retinotopica: C or te cc ia vi si va pr im ar ia (V 1) : «s tri at a» : C or ri sp on de all ’a re a di Br od m an n 17 . M ag gi or pa rt e as so ni ch e pr ov en go no da N G L fa si na ps i a liv ell o de llo st ra to IV di co rt ec ci a st ri at a. C ell ul e co rt ec ci a vi si va or ga ni zz at e in si st e mi fu nz io na li ve rti ca li, ne ur on i: pr op ri et à di ri sp os ta an al og he (c ol on ne di or ie nt a m en to , bl ob , co lo nn e di do mi na nz a oc ul ar e) e or iz zo nt ali , at tr av er so ci as cu no st ra to -s is te m a ve rti ca le (n eu ro ni pr op ri et à di ri sp os ta an al og he ). D a co rt ec ci a st ri at a ou tp ut at tr av er sa i va ri st ra ti pe r an da re ne lla m at er ia bi an ca . M ap pa re ti no to pi ca : pr oi ez io ne or di na ta e pu nt ua le in fo vi si ve ric ev ut e da re ti na . 3 ca ra tt er is tic he m ap pa re ti no to pi ca : C ↑