Scarica Schemi riassuntivi Botanica e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Botanica Generale solo su Docsity! Emersione dalle acque I cianobatteri, primi organismi fotosintetici, si trovavano nelle acque e così anche le alghe, che si sono sviluppate dai cianobatteri. Tutto l’ossigeno prodotto va a saturare l’ambiente acquoso, ossigeno dalle acque passa nell’ambiente esterno aereo. Le radiazioni solari fanno reagire le molecole di ossigeno tra loro che vengono convertite in ozono generando così lo schermo protettivo che tutt’ora esiste intorno alla terra. (O2O3). Questo ha favorivo le emersioni dalle acque delle specie vegetali, poiché non vi erano più le radiazioni dannose, schermate dall’ozono. Mentre prima la protezione la dava l’acqua, che filtrava questi raggi ultravioletti. Il vantaggio dello stare fuori dalle acque è il fatto che si riesce ad acquisire l’interno spettro solare rispetto a quando sta nell’acqua, perché le molecole d’acqua tendono a riflettere o a rifrangere la luce. Ovviamente maggior quantità di luce vuol dire maggior energia per la fotosintesi. Anche la capacita di captare CO2 è maggiore in assenza di acqua, anch’essa utile per la fotosintesi. Tutto questo porta a una maggior resa fotosintetica, maggior produzione zuccheri, maggiori forme riserva, maggior energia e capacità di creare strutture più complesse e sofisticate. [Piante foto] Con l’emersione dalle acque si ha un’organizzazione del corpo a “cormo”: dal tallo al cormo, si passa da una struttura a tallo (pseudotissutale, dove non si distinguono bene i tessuti con le specifiche funzioni) proprio delle alghe e alcune briofite, ad una a cormo delle alghe brune e pteridofite. Si definisce cormo il corpo delle piante superiori, organizzato nei tre organi fondamentali: zona radicale, fusto e foglie. BRIOFITE Le briofite sono gli organismi che per primi riescono a colonizzare la terra, nel devoniano 475 milioni di anni fa. Organismi pluricellulari con la presenza di tessuti. Derivano dalle alghe verdi, infatti ritroviamo clorofilla a e b in tutte le piante terresti. Presentano sempre una parete. Per rinforzare la parete è sempre presente la cellulosa. Presenza di cuticola sulla parete delle cellule (cere, esteri di acidi grassi), isola le cellule dall’ambiente esterno. Importante perché non siamo più in un ambiente acquoso in cui non ci può essere carenza di acqua, ora ci posso essere dei periodi di siccità e il sole fa evaporare l’acqua più velocemente, perciò è fondamentale trattenere l’acqua all’interno delle cellule per evitare la disidratazione. Le briofite sono piante di piccola taglia. Vivono in ambienti umidi con abbondanza di acqua. (es: muschi nel sottobosco, vicino a un corso d’acqua). I pigmenti antenna associati alla clorofilla sono accessori ma non essenziali, mentre i pigmenti sono necessari nelle alghe per assorbire la luce, di varie lunghezze d’onda. Sostanza di riserva: amido. Le briofite essendo il primo organismo terrestre non presentano dei veri e proprio organi ma hanno tessuti che fanno un po’ tutto, misti. Piante non vascolari Tessuti primordiali: • idroidi equivalente dello xilema, senza lignina, disposti nella sezione centrale del fusticino, • leptoidi, intorno agli idroidi, rappresenta il floema • stereidi corispondono al tessuto meccanico, sclerenchima e collenchima • clorenchima tessuto fotosintatico • semplice rizoide (solo in alcune), che ancora le briofite al substrato e prende i nutrienti. La presenza di protostomi: precursori degli stomi (aperture per la traspirazione O2 e CO2 con regolazione per non sperperare acqua). Antocerote (Anthocerotopsida): Circa 100 specie. Comparse nel devoniano, le più ancestrali. Genere più conosciuto Anthoceros Hanno strutture che vanno verso l’alto allungate. Producono sostanze mucillaginose, importante per la protezione da disidratazione. Epatiche Circa 7.000 specie. Oltre la produzione di sostanze mucillaginose, le epatiche sono caratterizzate dalla presenza nelle cellile di corpi oleosi (oleocorpi) di forma specifica, avvolti da una membrana e che contengono derivati terpenici unici di questi organismi. Questi li separano dall’acqua, conservando l’umidità necessari alla pianta. Due tipi di struttura: tallosa o fogliose Muschi Brypsida 10.000 specie. Gruppo di briofite più evolute, voluminosi, con più successo evolutivo. Tra le briofite sono quelli che presentano tessuti differenziati. Caratterizzati da fusti poco sviluppati e strutture fogliformi (prime forme di differenziamento). Esempio di evoluzione: Spagnum - presenta una zona corticale di cellule morte, ma non degradate, mantengono la struttura della parete, con elevata funzione assorbente per contrarre la disidratazione. Ciclo vitale: Ciclo digenetico aplo-diploide o meiosi sporica. [Si parte dallo zigote (2n) che accresce per mitosi generando lo sporofito (2n), porta delle strutture atte a generate spore ovvero sporangio. Lo sporofito fa meiosi e generano delle spore (n). Esse si accresceranno per mitosi generando la seconda generazione cioè il gametofito (n), con struttura riproduttiva chiamata gametangio, che generano gameti (n) con mitosi (maschili e femminili) fecondazione e zigote (2n).] Si ha un’alternanza di generazioni eteromorfiche (come in tutte le piante). Eteromorfiche: sporofito e gametofito sono diversi Sporofito: piede (in una vaginula che si trova sul gametofito), seta, capsula (dal basso verso l’alto) Gametofito: rizoidi, cauloide, filloidi (dal basso verso l’alto) La capsula è coperta dalla caliptra. A un certo punto avremo il distacco della caliptra ad opera dell’annulus (cellule ispessite a u) che unisce la caliptra alla capsula, quando diminuisce l’umidita cambia conformazione e la u si allunga e diventa v, determinando la rottura dell’annulus. Grazie a dei denti mobili si ha l’apertura della capsula per rilasciare le spore. Il gametofito ha le foglie e quindi fa fotosintesi. Lo sporofito viene prodotto dopo, sopra e a “spese” del gametofito che fa energia che darà anche allo sporofito. questo dimostra che il gametofito è la generazione dominante. Sporofito crea le spore nella capsula che è quindi lo sporangio, lì per meiosi vengono create le spore. Siamo in presenza di isosporia: tutte le spore sono identiche tra loro, con capacità di generare un gametofito uguale a quello di un‘altra spora. Potenzialmente sono tutte identiche. Il gametofito produce nei gametangi i gameti, e abbiamo gametangi maschili e femminili, quindi gameti diversi. Questo è importante perché afferma, nelle piante superiori, la oogamia: gameti femminili (cellula uovo) grandi immobili e gameti maschili (spermatozidi/anterozoidi) piccoli mobili e flagellati. Quindi diversità di forma, dimensione e mobilità. La cellula uovo rimane nella pianta madre, che proteggerà la piantina finché non avrà la maturità per crescere (come succede per le cellule animali). Questo fenomeno è proprio della embriofita: capacità di produzione e protezione della cellula uovo, e in seguito dell’embrione, nell’archegonio = gametangio femminile (non più oogonio). Non lo abbiamo nelle alghe. Nelle piante superiori si presenta la oogamia molto rara nelle alghe. Diffusissime nelle alghe e rare nelle piante superiori: -Anisogamia: gameti uguali per forma ma non per dimensione, entrambi mobili. -Isogamia: gameti uguali per forma e dimensione, entrambi mobili. Gametangio femminile ovvero archegonio Fatto da una porzione esterna sterile e all’interno la porzione fertile. La cellula uovo è una sola. Ha la forma a fiasco con numerosi peli mucipari che rilasciano muco che facilitano lo scivolamento del gamete maschile (gamia) e proteggono la cellula uovo dalla disidratazione. Gametangio maschile ovvero anteridio Ha una forma a coppa. Caratterizzato da una porzione esterna sterile e l’interno fertile. Contiene più gameti maschili. Prime piante vascolari sono isosporee (spore tutte uguali, non c’è differenza tra spore femminile e maschili). In alcune licofite compare l’eterosporia (due tipi di sporangi che producono due tipi di spore: microspore e megaspore) carattere più evoluto. Nelle isosporee la spora germina e si può trovare un gamete femminile o maschile: i microsporangi producono le microspore danno origine, germinando, ai gametofiti maschili; i megasporangi producono le megaspore danno origine, germinando, ai gametofiti femminili. Nelle eterosporee: diversificazione delle spore, fino dalla produzione all’interno degli sporangi sono diversificate, quindi le microspore danno gameti maschili e le macrospore i gameti femminili. I microgametofiti e megagametofiti (originati da microspore e megaspore) sono entrambi molto ridotti in dimensioni rispetto ai gametofiti delle piante isosporee. Nelle piante eterosporee lo sviluppo dei gametofiti è endosporico, avviene all’interno della parete della spora. Spora trattenuta all’interno di un nuovo organo e lo sviluppo del gametofito avviene con sicurezza. (garantita la probabilità di germinazione) FELCI – PTERIDOFITE – CRITTOGAME VASCOLARI Abbiamo un fusto sotterraneo, il rizoma, e all’esterno le rachidi, ovvero fusticini sopra ai quali ci sono le fronde, tutto questo è la generazione sporofitica (2n). Primo sistema vascolare: sistema molto semplice ma con cellule di trasporto e di sostegno Gametofito non è la generazione dominante, ma è lo sporofito. Tre grosse zone: radice, fusto, foglie (stoma e mesofillo fogliare). Stele o cilindro centrale: struttura che consiste di tessuti conduttori insieme al midollo. L’endoderma lo delimita all’esterno. Lignificazione: Anulare (anelli) elicoidale (spirale) scalariforme (a gradini) punteggiato. Trasporto anche orizzontale tra cellule dove non c’è lignina. Eustele: serie di fasci discontinui e immersi nel midollo, che si estende verso la periferia. Protostele: tessuto compatto caratterizzato da xilema al centro e floema intorno, poi corteggia ed epidermide. Non c’è il midollo. Nelle radici c’è una modificazione del protostele, per inserimento della corteccia, la protostele non è più compatta ma forma una stella/croce. Si chiama attinostele. Quindi formata da xilema a cui si inserisce il floema e si ripetono. Con midollo che si estende verso la corteccia, serve a creare una zona interna che è la zona di riserva, cioè il midollo. Sifonostele: con midollo interno poi xilema con all’esterno il floema. Ma la sifonostele può essere ectofloica, cioè con floema all’esterno dello xilema; oppure amfifloica, con floema internamente e esternamente allo xilema. Eustele: serie di fasci discontinui di xilema e floema separati da raggi midollari e immersi nel midollo, che si estende verso la periferia. Il midollo è in contatto con la corteccia. Compare il cambio. Phylum Psilotophyta (Psilotofite) Caratteristica principale dei membri di questo phylum delle crittogame vascolari è l’assenza di vere foglie e radici, fusto e il rizoma sono sempre ramificati. Somigliano a piccole scope verdi. Struttura e forma: sporofiti sono formati da fusticini aerei a ramificazione dicotomica. Enazioni (piccole retroflessioni verdi) sono disposte a spirale lungo i fusti. Ciclo vitale digenetico aplo-diploide Isosporeo Archegonio una sola cellula uovo La prevalenza dell’assetto 2n rispetto e n.
vertici
-
4 +
gametofito
fazione
anteridio
È
do
md «
i
i è
ai
26
gametofito
Figura 21.12. Ciclo vitale di Equiseto (Equisetum) con germogli vegetativi separati da quelli riproduttivi.
Phylum Polypodiophyta (Felci)
Prime cellule Giovane parete Parete
Tappeto
della parete dello sporangio dello sporangio
Cellule iniziali *
SOS Cellule Cellule madri — Spore (tetradi
sporigene delle spore dispore)
(a) Sviluppo di un eusporangio
Iniziale cala +
singola Cellula Cellula Cellula Keo, Iniziale
interna esterna apicale della parete
Giovane della capsula
3 cellula Ra
del pe cellula
duncolò del pe:
duncolo
Cellula Parete
î Cellule
interna della capsula Fri
Iniziale
del tappeto
L/ cellule
X del labbro o
Tappeto (tetradi di spore)
Sporangio maturo
peduncolato
(b) Sviluppo di un leptosporangio
Figura 19.31 Sviluppo e struttura dei due
principali tipi di sporangi delle felci. (0) Eu-
sporangio: questo tipo di sporangio si origina
da una serie di cellule iniziali. Ciascuno spo-
rangio sviluppa una parete di spessore varia-
bile da due a più strati di cellule (sebbene a
maturità gli strati interni possano essere
schiacciati) e un gran numero di spore.
(6) Leptosporangio: questo tipo di sporangio
si origina da una singola cellula iniziale, che
produce prima un peduncolo e successiva-
mente una capsula. Ciascun leptosporangio
produce un numero relativamente piccolo di
spore.
Gli sporofilli delle felci hanno megafilli (foglie con più di una nervatura e una traccia fogliare associata una lacuna fogliare) grandi e spesso molto divisi. Riproduzione la maggior parte isosporee. Sporofito prevalente su gametofito. Sporangio peduncolato: leptosporangio Si forma da una singola iniziale mitotica una cellula rimane esterna una interna; quella esterna rimane la cellula vitale, l’interna forma varie divisioni. L’interna ha una capacità sporingena, e crea un tessuto sporigeno, che all’interno ha le cellule con attività sporigena all’esterno un tappeto che protegge. All’esterno abbiamo la capsula con annulus e cellule a u. Eusporangio: più di una cellula iniziale. Struttura non peduncolata ma struttura legata alla foglia. (N prevalente) protallo cellula uovo e cellula spermatica sporofito (radice, rachide e fronda) 2n sotto le foglioline: soro, cioè un insieme di leptosporangi spore n protallo Aplomeristele (prostele) fascio perifloematico. Fasci anche discontinui ma non c’è il midollo. Zona corticale (riserva) poi fasci con xilema e floema e endoderma che chiude in fascio. AZOLLA Felce eterosporea con micro e megasporangi, acquatica, radici in acqua. La felce galleggia. Rappresenta il primo esempio di simbiosi che utilizza l’anabena simbionte di azolla, cioè è il risultato di simbiosi tra anabena e azolla. La fogliolina ha una parte verde acceso, e una parte verde chiaro. Essa è formata da epidermide, mesofillo fogliare e cavità fogliare che si forma per ripiegamento dell’epidermide inferiore, che contiene cianobatteri, che danno le sostanze mucillaginose, e batteri. Con presenza di o2 e ammonio che va a finire nell’ambiente. Le foglie più in alto hanno meno attività nitrogena e più ossigeno; foglie mediane con massima attività nitrogena e meno ossigeno; inferiormente minima attività nitrogena, la cavità si rompe; nelle basali l’ammonio viene rilasciato e concima. La felce infatti è considerata un buon concime. Ci sono anche delle estroflessioni o peli fogliferi provenienti dall’epidermide e si estendono verso la cavità. Essi permettono di prendere il calcio, ossigeno e azoto. Questa pianta è utilizzata come biomassa (azoto, fosforo, potassio), utile a innescare un utilizzo sostenibile. Formazione di un megagametofito estremamente ridotto, vi è il gametangio che si chiama archegonio, nel quale si forma la cellula uovo che è il gamete femminile. Negli sporangi maschili per meiosi si formano, da tante cellule madri, le microspore che, a loro volta, formano il microgametofito. All’interno dell’ovulo, che è protetto dai tegumenti, si permette alla megaspora di germinare e di formare il gamete femminile, all’interno dell’ovulo, che fecondato forma lo zigote o embrione, che arrivato ad un momento della maturazione, farà sigillare l’ovulo diventando seme. Lo sviluppo dell’embrione avviene all’interno del megagametofito. L’ovulo immaturo è un megasporangio, all’inizio è formato da: Coni ovulari o strobili che fanno alloggiare i pinoli e permettono la propagazione della specie. Polline: si sviluppa dalle 4 microspore originate dalle cellule madri delle microspore per meiosi. Il granulo pollinico è costituito da 2 cellule protalliali,1 cellula generativa e 1 cellula del tubetto (tetracellulare); è il gametofito maschile. Presenza di sporopollenina nella parete del polline, parte esterna sexina, interna nexina. Seme costituito da: Generazione sporofitica diploide (tegumenti e resti della nocella) Embrione Gametofito, aploide, con funzione di riserva Ovulo: Megasporangio (nocella pluricellulare) con 1 singola cellula madre della megaspora che subisce la meiosi dando 4 megaspore: solo 1 è funzionale. Dalla megaspora si sviluppa il megagametofito. Formazione archegoni 2/3 nel gametofito femminile. Spesso tegumento. megasporofito=cellula madre della megaspora cellula spermatogena=gametangio maschile Riproduzione: Ciascuno microsporofita del microsporangio subisce meiosi producendo quattro microspore aploidi. Ognuna di queste si svilupperà in un granulo pollinico; ciascun granulo consiste di quattro cellule e due espansioni alari. L'espansione alari somigliano a piccole molecole d’acqua con ali e forniscono al polline una galleggiabilità che gli permette di essere trasportato anche a grandi distanze dal vento. Le megaspore sono prodotte all’interno di megasporangi localizzati all’interno di ovuli alla base di squame ovulari dei coni. I coni ovulati (strobili femminili) sono molto più grandi dei coni microsporangiati. Quando maturano, essi hanno squame legnose e brattee sterili inserite tra di loro disposte a spirale sull’asse del cono. I coni sono portati integumento stratificato. L’intergumento presenta un canale o poro chiamato micropilo che è direzionato verso l’asse centrale del cono. Uno degli strati dell’integumento diventa il rivestimento del seme. Il singolo megasporofito all’interno del megasporangio di ciascun ovulo subisce meiosi producendo una fila di quattro megaspore relativamente grandi. Tre megaspore degenerano. Nell’arco di un mese la restante si sviluppa in un gametofito femminile che in ultima analisi può consistere di diverse migliaia di cellule. La nocella è usata come fonte di cibo per il gametofito in crescita. Quando lo sviluppo del gametofito è prossima al completamento, si differenziano da due a sei archegoni verso il micropilo. Ciascun archegonio contiene una singola grande cellula uovo. Durante la primavera, le squame di coni femminili immaturi si divaricano permettendo ai granuli pollinici trasportati dal vento di arrivare in prossimità di esse. Qui i granuli pollinici vengono inglobati in gocce appiccicose di fluido (gocce polliniche) che fluiscono dal micropilo. Quando il fluido evapora il polline è attratto dal micropilo nella parte apicale della nocella. Dopo l’impollinazione le squame concrescono proteggendo l’ovulo in via di sviluppo. Le meiosi e lo sviluppo della megaspora si verifica all’incirca un mese dopo l’impollinazione. Dopo che viene prodotta una megaspora funzionale, il gametofito femminile i suoi archegoni maturano all’incirca in un anno.Nel frattempo il granulo pollinico (gametofito maschile immaturo) produce un tubetto pollinico che cresce lentamente e digerisce il suo passaggio attraverso la nocella fino all’area in cui si sviluppano gli archegoni. Mentre il tubetto pollinico è in via di sviluppo entrano due delle quattro cellule originali nel granulo lo pollinico. Una di queste, la cellula generativa, si divide e forma due ulteriori cellule, la cellula sterile e la cellula spermatogena. La cellula spermatogena si divide ancora e produce due gameti maschili o nuclei spermatici. I nuclei spermatici non hanno flagelli (diversamente dagli spermatozoidi) e sono confinanti nel tubetto pollinico nel periodo immediatamente precedente alla fecondazione. I granuli pollinici germinati, con i loro tubetti pollinici e i due nuclei spermatici, formano il gametofito maschile maturo. Notare che non si formano anteridi. A 15 mesi dall’impollinazione, la punta del tubetto pollinico arriva in prossimità di un archegonio, si fonde con esso e vi scarica il suo contenuto. Un nucleo spermatico si unisce con la cellula uovo e forma lo zigote. L’altro nucleo spermatico e le cellule restanti del granulo pollinico degenerano. I nuclei spermatici di altri granuli pollinici presenti possono fondersi con cellule uovo di altri archegoni e ciascun zigote inizia svilupparsi in un embrione che ti viene nutrito dal gametofito femminile. Questo fenomeno è noto come poliembrionia. Normalmente, comunque uno solo degli embrioni completa lo sviluppo. Mentre questo sviluppo è in atto, uno degli strati degli integumenti indurisce e diventa il tegumento seminale. Un sottile strato membranoso della squama ovulari diventa l’“ala” di ciascun seme permettendo la dispersione. I semi di questi coni riescono a germinare dopo che essi sono stati staccati dal fusto. Conipherophyta Le più numerose. 5 principali famiglie: Pinacee (pini abeti), Cupressacee (sequoia) Taxace, Taxodiacee, Araucanacee. Abies, Pinus, Larix, Juniperus, Cupressus, Sequoia, Araucaria. Come si identificano le conifere: • Le foglie delle conifere si possono dividere in aghiformi e squamiformi • Talvolta gli alberi con foglie squamiformi hanno foglie giovanili somiglianti ad aghi che persistono sull’albero adulto. • Le foglie aghiformi si dividono in 4 gruppi: 1. I Pinus hanno lunghi aghi in gruppi di due, tre o cinque (brachiblasti) 2. Picea ha aghi appuntiti ed inseriti sui rilievi della corteccia 3. Larix ha aghi decidui 4. Gli altri hanno aghi piatti Chiave di identificazione dei coni I coni offrono un sistema di identificazione alternativo. I coni variano di misura e forma, da rotondi e compatti a lunghi e stretti, possono essere eretti sull’albero o essere rivolti verso il basso. Si dividono in 5 gruppi: 1. Coni eretti e cilindrici (Cedrus atlantica; Abies procera) 2. Coni arrotondati e pendenti. Alcuni di questi coni hanno squame a forma di diamante, richiedono due anni per maturare. (Sequoiadendron giganteum ha squame a forma di diamante; Pinus pinaster) 3. Coni lunghi e pendenti. Questi coni pendono per tutto l’inverno, disperdendo i semi solo ai primi tepori primaverili, quindi cadono. Alcuni maturano in due anni. (Picea abies; Picea smithiana) 4. Coni con poche squame. Questo gruppo è formato da coni piccoli, piuttosto insignificanti, di forma variabile e con un piccolo numero di squame. (Thuja plicata; Tsuga heterophylla) 5. Coni arrotondati sui rametti. Questi coni arrotondati ed ovali non si capovolgono a maturazione per liberare i semi. (Cryptomeria japonica; Cupressus macrocarpa) Araucaria araucaria il cono è a forma di ananas è unico nel suo genere ed ha semi tozzi e commestibili FUSTO All’apice della divisione cellulare in cui è presente il meristema apicale, che permette alle cellule meristematiche di prodursi e differenziarsi nell’ epidermide, fondamentale e vascolare. Zona di divisione cellulare formata da meristemi primari: protoderma, meristema fondamentale, procambio (che da floema e xilema) [crescita il altezza] Zona di allungamento e differenziamento presenta i tessuti primari: epidermide, tessuto fondamentale e tessuto vascolare, disposizione eustele. Inoltre, midollo e corteccia organi di riserva del tessuto fondamentale. Eustele Corpo primario di un fusto fatto di: -Epidermide -Fascio vascolare -Collenchima -Parenchima -Fondamentale: Midollo, Parenchima interfascicolare riserva -Corteccia Fascio vascolare fatto di: -Floema primario -Fibre del fascio -Floema funzionale -Cambio vascolare (intrafascicolare) con attività dipleurica, perché dalla cellula del cambio si ha una prima divisione, dove le due cellule figlie una è xilema e una meristematica. Nella seconda divisione si producono due figlie: una meristematica e una floema. Questo permette di mantenere la continuità tra produzione di xilema e floema. -Xilema primario metaxilema -Protoxilema -Midollo Apice (crescita in altezza) con meristema, procambio e protoderma. Sotto abbiamo l’eustele, zona differenziata. Tessuto parenchimatico con midollo, raggio midollare tra i fasci, corteccia, fasci vascolari con xilema, cambio e floema Ancora più in basso (crescita in larghezza). Sdifferenziamento: il cambio del fascio vascolare che diventa continuo, costituendo un anello meristematico (struttura secondaria). Cambio interfascicolare e fascicolare. Quindi questo cambio cribro-vascolare mantiene la funzione dipleurica e crea continuità generando floema e xilema in un corpo continuo. Rimangono le cellule più vecchie. Presenza di midollo, residui di xilema primario, xilema secondario, cambio cribro-vascolare (o cribro- legnoso), floema secondario, residui floema primario, corteccia ed epidermide. Raggi midollari: parte parenchimatica, cellule vive, che mantengono la funzione parenchimatica, ovvero arricchiscono il midollo e impediscono l’interruzione della crescita dell’albero. Continua la crescita della pianta in larghezza La zona dello xilema sarà importante, mentre ci sarà poco floema per una ragione istologica. Lo Xilema fatto da trachee e tracheidi difficile da sfaldare, data la presenza di lignina, e deve essere anche funzionale perché deve portare nutrimento a piante anche altissime. Il floema più vecchio riesce ad essere demolito. Crescendo l’epidermide si lacera Si ha, quindi, la necessità di proteggere la pianta dal disseccamento e da agenti patogeni. Si forma un altro cambio sotto l’epidermide, sopra la corteccia. Sempre con attività dipleurica. Si costituisce il cambio sughero-fellodermico (fellogeno) costituiscono il periderma: zona esterna in cui c’è l’attività del cambio sughero-fellodermico che forma sughero (tessuto tegumentale specializzato) all’esterno e felloderma all’interno. Caratteri distintivi di questo raggruppamento sono: -I fiori con sporofilli specializzati (stami e carpelli). -Produzione di semi in una struttura (frutto) con funzioni protettive e di facilitazione della diffusione. -Legno con trachee. -Doppia fecondazione e estrema riduzione dei gametofiti: quelli maschili, contenuti nel granulo pollinico, a maturità sono costituiti da 3 cellule; i femminili, contenuti nell’ovulo, a maturità sono costituiti da 8 nuclei e 7 cellule. -Successione di sepali, petali, stami e pistilli. I sepali, di colore verde e simili a foglioline, sono situati alla base del fiore. Hanno la funzione di proteggere il bocciolo e di sostenere parzialmente il fiore al momento della sua apertura. Nel loro insieme i sepali formano il cosiddetto calice. I petali sono foglioline modificate spesso vivacemente colorate per attirare l'attenzione degli insetti o di altri animali responsabili dell'impollinazione zoofila. Il loro insieme costituisce la corolla. Il calice e la corolla formano il perianzio, che ha la funzione di proteggere gli stami e i pistilli: le parti più interne del fiore a cui è affidata la riproduzione. Quando il fiore può essere diviso in due metà simmetriche da infiniti piani che passano per il centro ha una simmetria raggiata ed è detto attinomorfo. Il fiore zigomorfo invece ha simmetria bilaterale e può essere diviso in due metà simmetriche solo da un unico piano. Molti fiori si dicono perfetti perché provvisti sia di stami (organi maschili) che di pistilli (organi femminili); altri invece sono imperfetti perché portano solo stami o solo pistilli. Se i fiori imperfetti maschili e quelli femminili sono localizzati su piante diverse si dice che la specie è dioica (per esempio il salice o il pioppo); mentre è monoica la specie che porta fiori maschili e femminili sulla stessa pianta (per esempio la quercia). I fiori possono essere singoli o riuniti in infiorescenze che possono essere definite o indefinite. Gli adattamenti per il trasporto di polline da una pianta all'altra favoriscono l'impollinazione incrociata, che si basa su diverse strategie: -separazione di fiori staminiferi e fiori pistilliferi su piante diverse (piante dioiche: alloro) -produzione sulla stessa pianta di fiori unisessuali (es. generi Quercus, Betula, Alnus) a maturazione differenziata. (calice) I fiori possono essere definiti completi se hanno calice, corolla, stami e pistillo, o incompleti se manca di corolla o altri elementi del fiore. Ovario può essere semplice o composto, il primo con unico ovulo, il secondo con diverse cavità in cui ci sono ovuli. Può variare la posizione dell’ovario: Ovario infero: l’ovario è incluso nel ricettacolo e altri elementi. Epigini gli elementi fogliari attaccati alla sommità dell’ovario. Ovario supero: prodotto alla sommità del ricettacolo con altri elementi (ipogeni) del fiore attaccati sulla base. Ovario in posizione intermedia: elementi fogliari perigini che sono attaccati a formare una corolla a tubo con petali fusi tra loro; il tubo fiorale stesso non è fuso con l’ovario. Esempi: Magnolide Le ancestrali di tutte le angiosperme. Si dividono nelle classi: • Eudicotiledoni: con tutte le famiglie rosacee, lamiacee, asteracee, • Monocotiledoni: unica famiglia commerinitacee. Si dividono in due classi a seconda che dall’embrione si sviluppino uno o due cotiledoni: le prime foglioline della pianta. Caratteristiche manifeste: MONOCOTILEDONI EUDICOTILEDONI Fiore 3 o multipli di 3 elementi. 4 o 5 o multipli di 4 o 5 elementi. Fusto Tanti fasci diffusi nella sezione (atactostele). Fasci chiusi no cambio, starsi nella struttura. Non avrà mai un fusto con struttura secondaria. Eustele. Foglie Hanno una serie di nervature parallele alla nervatura principale, non formano mai ramificazioni. Nervature principali, secondari, terziari. Con ramificazioni. Atactostele Eustele Gametogenesi maschile = serie di eventi che portano alla formazione del gametofito maschile (granulo pollinico bi- o trinucleato) entro il quale, in seguito ad una prima mitosi, si formano due nuclei: il nucleo vegetativo ed un secondo nucleo il quale, a sua volta, si divide per mitosi dando luogo a due nuclei generativi o spermatici, uno dei quali è il gamete maschile vero e proprio destinato ad unirsi con la cellula uovo. Quando si verifica l’unione del gamete maschile con il gamete femminile si ha la fecondazione o gamia. Nei vegetali superiori si verifica anche una seconda fecondazione che è data dall’unione del secondo nucleo generativo (n) portato dal gametofito maschile con il nucleo secondario dell’endosperma (2n) presente nel gametofito femminile. Si parla perciò di “doppia fecondazione”. A seconda che il gamete femminile e il gamete maschile che si uniscono nella fecondazione siano prodotti dallo stesso individuo oppure da individui diversi, si parla di autofecondazione o autogamia e di allofecondazione o fecondazione incrociata o allogamia. Il tipo di gamia è condizionato dal sistema riproduttivo di una specie e condiziona a sua volta la struttura genetica delle sue popolazioni. Doppia fecondazione nelle angiosperme: 1. Un tubetto pollinico si sviluppa, attraversa lo stilo il micropilo e arriva nell’ovulo. 2. Due nuclei spermatici vengono rilasciati nel gametofito femminile (sacco embrionale). 3. Uno feconda la cellula uovo, quindi lo zigote dal quale si svilupperà l’embrione. 4. L’altro si unisce con la cellula centrale e formerà l’endosperma. 5. L’ovulo si sviluppa in seme. 6. L’ovario si trasforma in frutto. Ricapitolando e approfondendo l’impollinazione produce
PisTILO STAMI E ANTERE (emme)
(parte femminile) (parte maschile)
attira
ha alla base
Î
Li si coprono di PD
scende viene traspéftato
Î sugli altri fiori dagli
NELL'OVARIO