Scarica schemi riassuntivi Kierkegaard e più Sintesi del corso in PDF di Filosofia solo su Docsity! KIERKEGAARD – CONTENUTI FONDAMENTALI LA POSSIBILITÀ Il primo aspetto fondamentale dell’opera di Kierkegaard è il tentativo di conoscere l’universo e comprendere l’intera esistenza umana tramite la categoria della possibilità. Secondo il filosofo, quindi, l’esistenza non è un’entità necessaria e garantita, ma un insieme di possibilità che pongono l’uomo di fronte a una scelta e che implicano una componente ineliminabile di rischio. Ogni possibilità, infatti, oltre che “possibilità-del-sì” è anche “possibilità-che-non”. Qualunque possibilità, quindi implica la minaccia del nulla. Kierkegaard vive sotto il segno di questa minaccia. Egli stesso, infatti, come si può constatare dai tratti salienti della sua vita, incarna la figura del “discepolo dell’angoscia”, che sente gravare su di sé le possibilità annientatrici che ogni alternativa esistenziale prospetta. PUNTI CARATTERISTICI DELLA SUA FILOSOFIA: - Il “punto zero”: è l’indecisione permanente, l’equilibrio instabile tra le opposte alternative ha ogni possibilità. È questa la “scheggia nelle carni” di cui parla Kierkegaard: l’impossibilità di riconoscersi e attuarsi in una possibilità unica. Questo induce il filosofo a riconoscere che la propria personalità consiste in una condizione di indecisione e instabilità. - Seconda caratteristica è costituita dallo sforzo costante di chiarire le possibilità fondamentali che si offrono all’uomo, ovvero quei momenti della vita che rappresentano le alternative fondamentali dell’esistenza, tra le quali l’individuo è tenuto a scegliere. La sua attività è, dunque, quella di un contemplativo. - Il terzo elemento portante del pensiero di Kierkegaard è il tema della fede, in particolare del cristianesimo, cioè l’unica religione in cui il filosofo intravede un’ancora di salvezza. Solo il cristianesimo può offrire all’uomo una via per sottrarlo dall’angoscia e il dolore che ne costituiscono l’esistenza. ANTI-HEGELISMO Parte integrante della difesa dell’esistenza condotta da Kierkegaard è il suo “anti-hegelismo”. Kierkegaard: - Presenta l’istanza del singolo, cioè dell’esistente come tale, e contesta ad Hegel l’aver trasformato il genere dell’uomo in un animale; infatti, negli animali il genere è superiore al singolo mentre, per Kierkegaard, il singolo è superiore al genere - Si scaglia contro le filosofie oggettive perché crede che la verità sia tale solo quando è una verità per me. La verità, dunque, non è l’oggetto del pensiero ma il processo con cui l’uomo se ne appropria. Alla riflessione oggettiva condotta da Hegel, Kierkegaard ne contrappone una soggettiva che è appassionata e paradossale proprio perché il singolo è direttamente coinvolto - Si pone contro il panteismo idealistico, cioè contro l’identificazione di uomo e Dio, affermando l’infinita differenza qualitativa tra il finito e l’infinito ERRORE LOGICO DELL’IDEALISMO HEGELIANO L'idealismo hegeliano abolisce l'individuo poiché lo priva della capacità di pensare, sostenendo che è il pensiero a pensare sé stesso attraverso l'individuo. Kierkegaard, pur ammettendo che il pensiero sia separato dall’esistenza concreta e che siano possibili vari gradi di astrazione, precisa che tale astrazione non può essere totale dato che viene meno il soggetto che pensa. Ciò è proprio quello che accade con Hegel in cui manca il soggetto concreto e ineludibile del pensiero. L’ERRORE ETICO DELL’IDEALISMO DI HEGEL L’annientamento hegeliano dell’individuo non si configura solo come errore logico ma anche come posizione anti-cristiana e anti-umana. Nell’individualità, infatti, si concretizza un’esperienza esistenziale e religiosa irripetibile: le questioni umane rimandano alla scelta e all’azione di ogni singolo soggetto. LA STORIA La rivalutazione della scelta individuale fatta dal filosofo non nega i condizionamenti storici, economici e politici che la influenzano ma afferma che il soggetto si inserisce in essi senza garanzie. La storia, quindi, non è il mezzo attraverso cui si attua l’assoluto, ma è il farsi, incerto e privo di garanzie, dell’individuo. LA DIALETTICA QUALITATIVA DELL’AUT AUT La dialettica di Kierkegaard è qualitativa perché non si sviluppa da un pensiero ma dalla tragica concretezza della vita. Essa, inoltre, non si compie con la sintesi hegeliana dell’et-et, ma nell’imposizione aut-aut perché per il filosofo la scelta implica l’esclusione di qualcosa. GLI STADI DELL’ESISTENZA: ESTETICO, ETICO E RELIGIOSO Aut-aut è una raccolta di scritti che presentano l’alternativa tra i primi 2 fondamentali stadi dell’esistenza: la vita estetica e la vita morale (etica). Tra essi vi è un “salto” e la scelta di uno dei due implica l’esclusione dell’altro. Stadio estetico: è la forma di vita di chi esiste nell’attimo, fuggevolissimo e irripetibile. L’esteta è colui: - Che vive nutrendosi di immaginazione e riflessione - Che costruisce per sé stesso un mondo luminoso da cui bandisce tutto ciò che è banale, insignificante e meschino, vivendo in uno stato di permanente ebbrezza intellettuale - Non tollera la ripetizione, cerca sempre cose nuove La vita estetica, però, conduce alla noia e alla disperazione. L’esteta, infatti, è disperato e tale disperazione è data dall’ansia per la possibilità di un’alternativa esistenziale differente. Nella sua analisi del Don Giovanni di Mozart, Kierkegaard spiega che il numero alto delle conquiste del protagonista si spiega con la sua insoddisfazione per ogni relazione. Ciò dipende dall’incapacità di trovare in una donna quell’infinità di piacere e realizzazione che sta cercando. Stadio etico: si passa allo stadio etico attraverso la scelta della disperazione La vita etica: - implica stabilità e continuità - è la riaffermazione di sé, del dovere e della fedeltà a sé stessi, ovvero il dominio della libertà. - nella vita etica l’uomo singolo si sottopone a una forma, rinunciando a essere un’eccezione Il simbolo della vita etica è la figura del marito perché il matrimonio è la massima espressione dell’eticità. Nella concezione etica del matrimonio può raggiungere la felicità ogni coppia di sposi. La persona etica, inoltre, vive del proprio lavoro, che costituisce la sua vocazione poiché lo svolge con piacere. L’uomo sceglie in tal senso la libertà cioè sceglie sé stesso. In virtù della scelta, però, non può rinunciare a niente della propria storia, neanche agli aspetti di essa più dolorosi e crudeli; e nel riconoscersi in questi aspetti, egli si pente. Il pentimento, ossia riconoscimento della propria consapevolezza, costituisce l'ultima parola della vita etica. Stadio religioso: è quello della fede, intesa come dimensione in cui l’individuo, andando aldilà della limitatezza della vita etica, si apre totalmente a Dio, riuscendo a vincere la disperazione. L’abisso che separa lo stadio etico da quello religioso è rappresentato dalla figura di Abramo, il quale riceve da Dio l’ordine uccidere il figlio Isacco, infrangendo così la legge per cui ha vissuto.