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Sintesi del testo "Est\Ovest" di Egidio Ivetic., Schemi e mappe concettuali di Storia Moderna

Il documento riassume brevemente il saggio del Professor Ivetic.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

In vendita dal 05/01/2023

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Scarica Sintesi del testo "Est\Ovest" di Egidio Ivetic. e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Est\Ovest - Ive+c. Prologo. Viviamo un ritorno dramma-co della fra2ura in seno all’Europa fra il suo Est e il suo Ovest. Un decennio fa nessuno avrebbe immaginato che la polarizzazione tra la Russia (l’Asia), l’Unione Europea e gli USA si sarebbe concre-zzata lungo l’an-ca faglia che delimitava le due tradizioni storiche europee: quella la-na occidentale e quella post-bizan-na. Ma come si giunge ai confini fra Est ed Ovest? C’è l’Est, c’è l’Ovest e c’è un’Europa di mezzo in cui ci sono regioni contese tra diversi sta-: si tra2a di una lunga faglia in cui, di volta in volta, i vari Est e i vari Ovest hanno disputato le reciproche aree di per-nenza. Rimangono problema-ci due contes-: 1. Paesi che si trovano a ridosso della Russia (ex repubbliche dell’Unione Sovie-ca) e che si trovano sul confine con l’Unione europea e la NATO; 2. Sta- balcanici, anch’essi incrocia- tra Est ed Ovest. Siamo di fronte ad una svolta, ad un passaggio d’epoca. Che cosa ci insegna la storia? Che i confini non sono così neT, ma possono essere impugna- in un nuovo disegno poli-co del mondo, e gius-ficare nuove guerre. 1. Europa e Oriente d’Europa. Il pensiero del nostro tempo sembra essersi rido2o al riciclo e all’assemblaggio di frammen- di idee e di ideologie passate: l’esito risulta dramma-co. Nell’ul-mo decennio, ad esempio, a connotare la Russia di Vladimir Pu-n è stata la retorica an-occidentalista che ha trascurato le differenza di sostanza, privilegiando gli aspeT simbolici (pretes- più o meno reali per marcare la differenza tra Occidente e non Occidente). La nuova narrazione nazionale russa trova origine nello sforzo per superare il vuoto del anni Novanta, quando la Russia è stata umiliata e svenduta nell’ada2amento al capitalismo: come nel tardo O2ocento, si è torna- a parlare di una missione della Russia. Europa. Le crisi mondiali ed i passaggi d’epoca avvengono in Europa. Cosa sia l’Europa è noto, ma alcuni pun- vanno precisa-: - L’Europa non è qualcosa di uniforme, ma un insieme di regioni geografiche e storiche. Negli ul-mi decenni gli storici si sono accorda- nel parlare di “grandi regioni europee” (Europa centrale, Europa orientale, ecc). Inoltre, parlare di dualismo tra Europa dell’Est ed Europa dell’Ovest è una semplificazione: questo dualismo non è sempre stato il medesimo, è mutato nei diversi periodi storici. - L’idea secolare e scien-fica d’Europa si è consolidata solo nel Se2ecento illuminista. Questa concezione corrisponde alla carta geografica vista in classe sin dalle elementari, nella versione fisica e poli-ca: è un processo che si sviluppa affianco alle scoperte geografiche, alla rivoluzione spaziale di fine Qua2rocento, e che si afferma con la rivoluzione scien-fica del Sei-Se2ecento. Prima di tale svolta, l’Europa era intesa sì come un ente territoriale, ma anche morale (cris-anità). - Per quanto riguarda i confini d’Europa ci troviamo di fronte ad un asse atlan-co, uno orientale ed uno mediterraneo. Lungo ciascuno di essi si è evoluto, nel tempo, il limite dell’Europa come spazio, come percezione del noto\ignoto, come elaborazione culturale. Per lungo tempo il versante atlan-co è stato un limite fisico, una soglia verso dimensioni sconosciute (finis Europae), ma la scoperta dell’America ha innescato una nuova storia: tramite il controllo dell’Atlan-co l’Europa diventa mondiale. Il Mediterraneo è, invece, una categoria regionale\storica a parte, ma è anche una sponda dell’Europa, luogo della sua storia an-ca e medievale, in cui i grandi con-nen- (Asia, Africa, Europa) si sono confronta-. Tu2avia, il Mediterraneo è in problema europeo in quanto controlla l’80% della sua superficie mariTma. Diversamente dall’Atlan-co e dal Mediterraneo, il versante orientale è sempre stato un confine mobile. Al giorno d’oggi, questo confine con-nua a spostarsi verso oriente. di 1 15 - Nell’età moderna e contemporanea, la storia d’Europa coincide con la storia dei suoi rappor- con il mondo e con i contes- circostan-. Ma c’è una coincidenza geografica tra l’Europa di Carlo Magno e l’Europa della Comunità Economica (CEE)? Le terre sono perlopiù le stesse, in due momen- distan- ma fonda-vi della storia. Inoltre, il nucleo degli sta- fondatori della CEE è stato il contesto da cui si è sviluppata l’Unione Europea, il massimo traguardo storico d’integrazione poli-ca nel con-nente. - Le diversità fra la tradizione ca2olica la-na e quella ortodossa bizan-na non sono state un problema fino agli ul-mi due secoli quanto, durante l’età delle nazioni e delle ideologie, le sfumature sono diventate solchi. Per concludere, l’Europa vorrebbe essere un paese, ma non è altro che un con-nente segnato da sta-, regioni, fra2ure storiche, aspeT che sono tuT imprescindibili del suo essere. Oriente d’Europa. La parte orientale d’Europa (mobile, necessaria per la definizione di europeità) ha le sue connotazioni. Innanzitu2o, c’è un’Europa orientale da intendersi in senso geografico: corrisponde alla metà orientale del con-nente ad est della linea Odessa-Danzica; oltre questa linea c’è una pianura sterminata. In quanto a superficie, Ovest ed Est europei si equivalgono. C’è poi l’Europa orientale degli sta- in cui è viva la tradizione cris-ana ortodossa, di derivazione bizan-na. Duramente perseguita dai regimi comunis-, è rinata negli ul-mi decessi evocando tradizioni e valori che vogliono dis-nguersi dall’Occidente (Russia, Bielorussia, Ucraina, Moldavia, Romania, Serbia, Macedonia, Grecia, ecc.). Infine, c’è l’Europa orientale che non può e non riesce a cancellare la storia legata ai regimi comunis-. E poi ci sono i Balcani, il cui confine mediterraneo si salda con quello dell’Europa orientale. I cinque secoli di dominazione o2omana vi hanno lasciato segni indelebili (moschee, cultura gastronomica, ecc.). I Balcani, per complessità, an-cipano il Medio Oriente e, per alcuni aspeT, vi si specchiano. Ad esclusione della Dalmazia, la maggior parte dei paesi è: - A maggioranza cris-ana ortodossa di tradizione bizan-na (Serbia, Montenegro, Bulgaria, Grecia); - Musulmana sunnita (Turchia, Albania, Kosovo); - Espressione della combinazione tra le due par- (Bosnia ed Erzegovina). L’Europa vuole superare i confini, ma l’appiaTmento della narrazione europea sulla storia contemporanea non aiuta: contribuisce all’oblio rispe2o ad una storia più profonda, piena di confliT e divisioni. Bas- pensare alla Polonia, stato confine, la quale divenne centro di inedite dinamiche di potere ed espansione. Accerchiata da Prussia, Austria e Russia ha vissuto tre par-zioni ed è scomparsa come stato. Da allora (1957), il nuovo confine d’Europa è diventato quello della Russia. Infine, la retorica europeista non chiarisce il rapporto con la storia della Russia: si tra2a di un vicino ingombrante o una perte d’Europa? L’Unione Sovie-ca subentrò alla Russia imperiale, ma il suo ruolo di completamento rispe2o all’ Europa non fu più lo stesso (divenne l’’altro per antonomasia). La seconda guerra mondiale ha sovver-to tu2o: l’Unione sovie-ca, vincitrice sul nazismo, è penetrata fin nel centro della vecchia Europa (Berlino, Praga, Vienna). Fu la fine dell’Europa che si era imposta su scala globo con il suo imperialismo nel corso dell’O2ocento (>1923). Il con-nente ha cominciato a ricucirsi dopo il 1989\1991 mediante il passaggio dalla Comunità economica europea all’Unione europea. Questo processo di aggregazione, affiancato dall’espansione della NATO verso Est, che permise l’unificazione di contes- affa2o differen- (esclusi i tre sta- bal-ci e quelli sovie-ci). Fino al 2008 si parlava di stre2a collaborazione con la Russia, anche perchè l’Unione europea dipende dalle risorse energe-che russe. Poi, di fronte all’eventualità di un allargamento ulteriore della NATO, nell’estate del medesimo anno ci fu l’intervento militare russo in quel paese ed iniziò una progressiva contrapposizione tra Russia ed Occidente. Nel nulla è riemerso il confine tra Occidente ed Eurasia. L’Eurasia. Il ritorno della retorica da Guerra fredda, nel 2022, ha fa2o sparire l’idea unitaria d’Europa, ma ci si dimen-ca che la Russia, per l’Asia centrale, è l’Europa > si è europeizzata ed ha portato l’Europa fino alla fron-era con la Persia e con la Cina. Il 20° secolo è ricordato, nell’area tra l’Occidente e la Russia, anche per lo spostamento dei confini, per gli esodi, le migrazioni forzate, per le tragedie individuali e colleTve. di 2 15 L’Europa centrale. Se2embre del 1683: arrivo della cavalleria condo2a dal re di Polonia so2o le mura di Vienna con conseguente sventro dell’assedio o2omano > primo grande successo europeo dopo la ba2aglia di Lepanto. Da allora (fino al 1914) si può dire che gli Asburgo abbiano perseguito una poli-ca di espansione verso il Sud-Est (Austria Felix era diventata una potenza indirizzata verso l’Oriente). Con l’emergere della Prussia nel 1700, l’Austria trovò una rivale nello scacchiere tedesco; Vienna e Berlino si contesero il primato nella Confederazione germanica sorta nel 1815. La guerra del 1866 portò alla ro2ura tra le due rivali: - L’Austria divenne Austria-Ungheria; - La Germania sorse a Versailles dalla vi2oria sulla Francia; - Nel 1881 tra i due sta- si giunge ad una stre2a alleanza, la Mi2eleuropa > due imperi in con-nua crescita economica fino al 1914. Ma questa Europa centrale du Occidente? Non proprio. La Germania Guglielmina dichiarava di comba2ere l’Occidente. Nonostante il fallimento del 1918, la Germania nazista (comprensiva d’Austria) volle creare il terzo Reich: i nemici erano sia l’Occidente (Gran Bretagna e Sta- Uni-) sia l’Unione Sovie-ca. Una grande Europa centrale -tedesca e nazista- avrebbe dovuto so2ome2ere tu2a l’Europa fino agli Urali: Mazower parla di “con-nente oscuro”, poiché l’ideologia che postulava l’an-democrazia, la sopraffazione, il razzismo e lo sterminio dell’altro scaturiva dal cuore stesso dell’Europa. Il 1945 segnò la fine della guerra e la vi2oria sul nazifascismo, la vi2oria dell’Occidente e dell’Unione sovie-ca sul centro malato d’Europa > quest’ul-ma venne tagliata da un rigido confine. Questa Zentraleuropa è un’altra declinazione dell’Occidente. L’u-lizzo del termine Est per riferirsi alla Polonia, alla Repubblica Ceca, ecc. diventa improprio, quasi offensivo, tra gli anni Novanta e il Duemila. C’è semplicemente un’Europa centrale oltre i confini di Germania e Austria: si tra2a di un’area specifica nell’Unione europea e nella NATO. L’Europa centrale di oggi è un’area di passaggio tra UE e non UE, dove sin dagli anni Novanta hanno operato fondazioni di matrice statunitense con finalità poli-che. L’avanzata dell’Occidente ha incontrato un’altro paradigma ai confini dell’Europa centrale. 3. La seconda e la terza Roma. Chi giunge a Mosca, Belgrado e Atene viene colto da un senso di smarrimento di fronte alle scri2e in alfabeto cirillico o greco: sono segnali ovvi che marcano una differente tradizione. In Turchia, nei Balcani e in Russia si è occidentali rispe2o all’India e Cina ma, pur acquisendo tu2o dell’Occidente, permane la consapevolezza che si può essere Occidente solo come periferia o colonia, in una posizione subordinata e al costo di rinunciare alla propria storia. L’Europa ha avuto un a2eggiamento ambiguo, spesso padronale verso la sua parte orientale. L’Europa occidentale (compresa quella centrale) non ha capito mai del tu2o l’Oriente che la delimita e che la fa essere ciò che è. Bisanzio. Bisanzio cos-tuisce il mondo romano che con-nua a sussistere dopo il 476 (Odoacre depose l’ul-mo imperatore di Roma, dando inizio al Medioevo): si tra2a di un mondo romano orientale che ha conquistato culturalmente gli slavi e le pianure sarcas-che (riuni- so2o tribù dei Rus). I bizan-ni erano romani cris-ani di lingua greca: - Civiltà che coniuga la romanità nello stato e nel diri2o; - La cris-anità nella religione e nei valori; - La grecità nella lingua e nella con-nuità con il mondo che chiamiamo classico. Col tempo, per la loro irraggiungibile eccellenza, hanno finito per alimentare l’avversione di chi non poteva essere come loro. La chiesa di Costan-nopoli fu so2oposta al potere poli-co > differenza con l’Europa la-na, in cui l’autorità imperiale era altro rispe2o all’autorità papale. Non si tra2a di una chiesa orientale: l’ortodossia è la variante orientale di un cris-anesimo a sua volta declinato anche nella versione la-na e ca2olica, con Roma e il suo pontefice quale altra autorità. Nel 1054 avvenne la scissione ufficiale tra le due chiese che, dal 5°-6° secolo, avevano camminato lungo strade diverse. di 5 15 Il Commonwealth bizan-no, che rappresenta la matrice dell’Europa orientale, è legato alla storia dell’Europa proprio per il fa2o di essere stato il suo Oriente, qualcosa di diverso, ma non infedele, non del tu2o altro (come, ad esempio, il mondo musulmano). L’impero bizan-no, dopo il 1261, non si riprese più; sopravvisse altri sei decenni, più come un simbolo che come stato. Ad esempio, nel 1204 fu ripris-nato il regno di Bulgaria, che venne riconosciuto dal papa; nel 1217 nacque il regno di Serbia (il re venne incoronato dal papa di Roma e, alcuni anni dopo, il fratello del re impose la confessione bizan-na): in ques- due aT si coglie la posizione mediana della Serbia. Non sembra Europa l’impero o2omano che domina i Balcani > grande balcanica Karl Kaser ha coniato l’espressione “Eurasia Minor” per le terre o2omane, riferendosi a quel punto di giuntura tra con-nente, an-che tradizioni e popoli. Avendo segnato per sempre i Balcani e avendo condizionato l’Europa, la storia dell’impero o2omano è anche storia europea: quest’ul-mo, con la sua triplice sfacce2atura (europea, asia-ca e nordafricana) è anch’esso eredi di Bisanzio e, so2o cer- aspeT, dell’impero romano. Le Russie. A Nord del Mar Nero, a par-re dall’870, si afferma la Russia di Kiev. L’influenza di Costan-nopoli fu notevole: ad esempio, Santa Sofia di Kiev fu ere2a da maestri greci nel 1037. Oltre due secoli di storia, segan- da divisioni interne allo stato, sono fini- a causa della conquista da parte dei tartari nel 1240 > devastazione di Kiev. Le terre russe, frammentate tra vari principa-, divennero parte del canato dell’Orda d’oro. Grazie a quest’ul-mo e alla via della seta, il Mar Nero era un terminale dei prodoT orientali esclusivi (superavano di gran lunga, in qualità, i manufaT europei). Da qui l’Europa era davvero lontana. La parte orientale e se2entrionale di quello che fu lo stato di Kiev visse per due secoli il periodo degli appannaggi, in cui i principi russi furono suddi- vassalli dei grandi khan tartari (principi che si scontrarono ripetutamente con gli svedesi e l’ordine teutonico). Finché non fu sopraffa2a da Mosca, Novgrod fu il centro culturale di questa Russia: - La regione di Kiev fu conquistata dai polacchi e dai lituani; - Il granducato di Lituania riuscì ad accorpare i territori corrisponden- a Bielorussia e UcrainaM - Il regno di Polonia acquisì il regno di Rutenia. Nel 1386 ci fu il matrimonio tra Edvige, erede al trono di Polonia, e Jogaila (>Ladislao Jagellone), granduca di Lituania: momento fondamentale nella storia dei due paesi in quando Ladislao riuscì a sconfiggere l’ordine teutonico rendendo la Polonia e la Lituania un’unica potenza con sbocco verso il mare Atlan-co. L’influenza della Polonia ha segnato per sempre il passato delle regioni occidentali di Ucraina, Bielorussia e Lituania. Inoltre, il fiume Dnepr divenne un confine d’Europa. Fra le terre russe, nel corso del Trecento, crebbe l’importanza di Mosca quale nuovo centro poli-co. Con Ivan III il Grande la Moscovia divenne pienamente indipendente dall’Orda d’oro. La costruzione del Cremlino (opera di architeT italiani) suggellava una nuova Russia, indipendente sul piano poli-co e confessionale. Ivan IV il Terribile diede forma alla Moscovia so2ome2endo i tartari: a lui si deve la proclamazione del regno di Russia nel 1547. Per lungo tempo i sovrani russi si confrontarono e scontrarono con il regno di Svezia e di Polonia: solo l’ascesa, nel 1613, di Romanov portò la stabilità in Russia. Alla personalità -tanica di Pietro il Grande si deve la trasformazione del regno di Russia in uno stato dichiaratamente europeo: l’impero di Russia > introdoT, inizialmente nella nobiltà, dei costumi europei. Occidentalizzare. L’affermazione di due diversi modelli poli-ci (monarchico assolu-sta francese e monarchico parlamentare inglese) ha connotato la storia dell’Europa occidentale dal Seicento in poi: - Fino al 1789 fu l’assolu-smo impersonato dalla Francia di Luigi XIV ad essere il più ammirato; - Nel corso dell’O2ocento, furono la monarchia parlamentare e il liberalismo di stampo britannico a diffondersi nel con-nente. di 6 15 Questo processo, con tempi e tappe specifici, ha raggiunto e coinvolto l’Europa centrale e l’Oriente europeo > possiamo parlare di occidentalizzazione. Pietro il Grande, ammiratore del progresso tecnologico e della dimensione urbana dei Paesi Bassi e dell’Inghilterra, fondò San Pietroburgo nel 1703, consolidando successivamente l’espansione in Siberia e raggiungendo il con-nente americano (Alaska); inoltre, Pietro spezzò la pretesa svedese di dominare il Bal-co orientale. Per la prima volta, nel 1453, si era manifestata una potenza ortodossa, la Russia. A guerra conclusa, nel 1721, Pietro proclamò l’impero > il suo -tolo era imperator, non zar. Caterina la Grande (principessa tedesca) con-nuò sulla strada indicata da Pietro. Durante il suo regno, la nobiltà russa si allineò con il modello francese e rafforzò il feudalesimo. La partecipazione della Russia nella guerra dei Se2e anni (1756-1763) e la sua flo2a nel Mediterraneo nel 1770 impressionarono l’Europa facendole percepire come la Russia si fosse occidentalizzata e, di conseguenza, l’Europa allargata > l’Europa è Russia e la Russia è Europa: il conce2o si era completato. La poli-ca imperiale russa è stata fondamentale per la nascita degli sta- balcanici, Serbia e Grecia, e ha condizionato i principa- romeni di Valacchia e Moldavia. A metà dell’O2ocento, la Russia di Nicolò I represse la rivoluzione nazionale ungherese e riportò ordine nell’impero d’Austria: nel 1853 scoppiò, per un pretesto banale, la guerra di Crimea. La Russai perse la guerra e vi scaturì una stagione di riforme; d’altra parte, si affermarono due corren- culturali: - Gli occidentalismi, sostenitori di Pietro il Grande e delle sue indicazioni; - Gli slavofili, individui che consideravano la cultura russa profondamente slava e sostenitori di un percorso individuale della Russia. La Russia di metà O2ocento era riuscita a trovare un equilibrio tra sé stessa e l’Europa a cui guardava da un secolo e mezzo. Tu2avia, le sconfi2e subite nel corso degli anni dai russi furono dramma-che e causarono un dras-co raffreddamento verso l’Europa, la quale era capace di far guerra pur di contenere le ambizioni russe: nell’arco di un secolo, tra le élite, si era passa- dalla totale fascinazione verso l’Occidente ad una distaccata acce2azione, fino al rifiuto. Nel 1860, Danilevskij avviò una corrente di pensiero poli-co secondo cui la Russia era sufficiente a sé stessa: essa doveva portare avan- la propria civiltà solo in parte europea (di conseguenza, quella di Pietro il Grande risulta per lui una forzatura, un’imposizioni di costumi e valori europei) > in linea con questo pensiero troviamo Dostoevskij. La rivoluzione sovie-ca, un tempo mi-zzata in senso ideologico, è oggi vista come un tenta-vo di cambiare la modernità. L’Unione Sovie-ca fu un paese fru2o dell’ideologia e della convinzione di essere all’avanguardia rispe2o ad ogni modello storico, un paese più progredito anche rispe2o all’Occidente capitalista. A suo modo, l’Unione Sovie-ca ha occidentalizzato la parte asia-ca del paese come l’impero russo non aveva mai fa2o: isolamento internazionale e socialismo non impedirono l’introduzione di pra-che che incarnavano la modernità (industrializzazione in zone remote, scolarizzazione obbligatoria, ecc.). L’età di Vladimir Pu-n, iniziata nel 1999, ha riportato in auge l’idea della specificità russa > si tra2a di uno spazio geopoli-co euroasia-co, parte integrante del sistema occidentale in quanto fornisce materie prime e fon- energe-che. Pre l’impero o2omano si era occidentalizzato: la Turchia, avviò un processo denominato tanzimat, che consiste nell’aggiornamento dell’impero in chiave moderna mediante l’acquisizione di pra-che di -po occidentale, prima a livello amministra-vo e, successivamente, anche a livello poli-co. La Turchia in Europa è stata acce2ata come Europa, da parte dell’Europa, mediante un lungo percorso: prima fu riconosciuta la Grecia, poi i paesi riconosciu- indipenden- dal congresso di Berlino del 1878. Le guerre balcaniche del 1912-1913 misero dine al plurisecolare dominio o2omano > deo2omanizzazione radicale e dramma-ca. In seguito, la Turchia venne rido2o ad un membro di terra, finché Kemal vinse le sue ba2aglie e fondò uno stato nuovo, una repubblica. Occidentalizzare tu2o diventa un passaggio necessario: l’alfabeto, il diri2o, le is-tuzioni, i costumi, il laicismo > nel 1930 tu2e quelle terre che furono o2omane (<bizan-ne) si erano del tu2o europeizzate. InfaT la Turchia, stato membro della NATO, appar-ene allo schieramento occidentale; ogni volta che si è rischiato un allontanamento il ceto dei militari, profondamente laico, è intervenuto con un colpo di stato. Così è stato fino al 2016, quando l’ul-mo colpo di stato venne sventato da Erdogan. di 7 15 Ci2à e territorio sono complementari, interdipenden-. La diversità tra le comunità è superata dalle reciproche convenienze, da un pragma-smo che porta a negoziare spazi e ruoli > la ci2à era un organismo necessario per commerci, scambi e servizi, ma non era assolutamente indispensabile nell’Europa di mezzo, ancor meno nell’Europa orientale o Russia. L’O2ocento, con la sua modernità e la trasformazione in senso nazionale, ha sovver-to la vita civile delle ci2à centroeuropee. Fu un’età di contras- crescen-. Quasi tu2e le ci2à, lungo il crinale Est\Ovest, appaiono sradicate rispe2o alla loro storia. Questa è la prima e più importanze connotazione dell’Europa di mezzo. Prendiamo quindi i casi di tre ci2à fortemente volute dai loro fondatori, tre des-ni al confine tra Est ed Ovest, che ebbero esi- diversi. Kaliningrad. Konisberg è una ci2à che c’è e non c’è: c'è nella storia culturale d’Europa, ma non c’è nella realtà perchè, dal 1946, è diventata Kaliningrad. Questa ci2à, negli anni sovie-ci, fu un centro industriale e un polo per gli idrocarburi; ha una preponderante fisionomia industriale e proletaria negli estesi sobborghi. Tu2o ciò che precede la data del 1946 è una storia tracciata di ne2o: pure nelle enciclopedie Kaliningrad è indicata come un lemma a parte rispe2o a Konigsberg (medesima ci2à, ma precedente). Konigsber fu fondata nel 1255: era inserita nella terra dei prussi ed era un punto di convergenza tra le vie terrestri e i ve2ori del Bal-co. Nel 1466, con la pace di Thorn voluta dalla Polonia, la Prussia fu spezzata in due par-: Konisberg, nella parte orientale, divenne la residenza del gran maestro voluto dall’ordine teutonico > la parte orientale divenne un ducato secolarizzato e Konisberg ne divenne il capoluogo. Il duca Alberto di Brandeburgo vi fondò l’università nel 1544. I legami formali con la Polonia cessarono nel 1660 > a Konisberg Federico I si fece incoronare re e proclamò il regno di Prussia nel 1701. La ci2à crebbe nel corso dell’O2ocento come luogo di transito per i cereali della Russia. Essendo capoluogo della Prussia orientale, Konisberg venne bersagliata per mesi dall’ar-glieria sovie-ca e fu distru2a per oltre l’80%. Non fu la prima volta dei russi a Konisberg. Nel 1945, a Potsdam si decise di dividere la Prussia in due par-: - La sezione meridionale fu a2ribuita alla Polonia; - La sezione se2entrionale all’Unione Sovie-ca. Riba2ezzata Kaliningrad la ci2à fu ripopolata con gente venuta da tu2a l’Unione Sovie-ca. È una delle ci2à di fron-era viTme dell’essere fron-era nazionale e la guerra del 2022 ha reso più difficile la situazione della ci2à. Odessa. Odessa fu l’emporio sul Mar Nero: in essa si saldavano un immaginario passato e la modernità di una Russia che tendeva a espandersi verso il Mediterraneo. Nel suo sito c’era una fortezza o2omana che venne conquistata prima dai cosacchi e, nel 1789, dai russi > luogo vantaggioso per alles-re un porto. Nel 1795 si menziona Odessa per la prima volta, una ci2adina di oltre duemila abitan-; dopo nemmeno vent’anni gli abitan- erano 35mila. Odessa è in tu2o europea. Nel 1854 fu bombardata dalla flo2a franco-britannica (guerra di Crimea). Nel 1865 ebbe un’università e, l’anno successivo, fu collegata alla rete ferroviaria. Durante l’O2ocento visse una costante crescita demografica ed economica. Tra il 1918 e il 1920 Odessa visse il periodo più turbolento. Prima so2o i bolscevichi, poi bombardata dalla flo2a francese e occupata da un corpo di spedizione misto; in seguito tornò nelle mani dei bolscevichi per passare successivamente so2o i sovie-ci > nel 1944 fu liberata dall’Armata rossa. di 10 15 La regione fu abbandonata dai tedeschi. Oggi Odessa ha quasi un milione di abitan-: è un grande centro industriale e cultura dell’Ucraina. Ci2à di fron-era essa ha avuto sempre modo di ada2arsi a questa condizione. Sarajevo. Sarajevo è una ci2à turca conficcata in mezzo ai Balcani. Nacque verso il 1460, a pochi anni dall’arrivo dei turchi > nacque come Bosna Saraj. Da kasaba (casba, ci2adina) si trasformò nella maggiore ci2à dell’eyalet di Bosnia. Dopo oltre due secoli di serenità e prosperità Sarajevo fu presa e incendiata nel 1697 dalle truppe austriache. Il Se2ecento trascorse senza confliT, ma non fu esente da ripetute epidemie di peste. Visse tranquillamente anche l’O2ocento, tranne per l’occupazione austriaca del 1878: ci vollero due mesi di tra2a-ve prima che la ci2à cedesse, a fronte di una serie di garanzie. La poli-ca di Vienna fu quella di promuovere l’iden-tà bosniaca, ma Sarajevo rimase o2omana nella sua natura. Fu una ci2à fortunata rispe2o ad altre ci2à dell’Europa di mezzo: gli even- l’hanno traghe2ata senza traumi dall’impero o2omano all’Austria-Ungheria rispe2osa delle religioni, poi alla Jugoslavia rispe2osa delle iden-tà nazionali. 6. L’impossibile Jugoslavia. La vicenda della Jugoslavia è paradigma-ca di come possa vivere e morire uno stato collocato al confine tra mondi. I lasci- delle diverse storie e delle diverse civiltà (bizan-na, o2omana, asburgica, ungherese, veneziana) con-nuano a sen-rsi e a rifle2ersi nelle relazioni tra i piccoli sta- postjugoslavi. Numerose sono le fagli culturali, religiose e confessionali. La storia stessa della Jugoslavia fu un con-nuo tenta-vo di superare i confini e le divisioni della storia. Agnello nero, falco grigio. La Jugoslavia nacque il primo dicembre del 1918 a Belgrado come regno dei serbi, croa- e sloveni; solo nel 1929 le fu a2ribuito il nome di Jugoslavia. La Jugoslavia morì tre volte: - Nel 1941; - Nel 1992; - Nel 2003. Sin dalla sua fondazione la Jugoslavia fu uno stato composito in senso nazionale. Nel 1918 fu il paese di tre popoli: croa-, serbi e sloveni. Nel 1970 le iden-tà divennero sei: sloveni, croa-, serbi, montenegrini, macedoni, musulmani, bosgnacchi; in più c’erano altre minoranze. Possiamo allora dire che la Jugoslavia ha mol-plicato in sé le proprie iden-tà > fu un insieme di periferie geografiche e l’incrocio di periferie già imperiali. Fu in nome dell’idea jugoslava (non della Serbia) che Gavrilo Princip, mitrante della Giovane Bosnia. Sparò e uccise Francesco Ferdinando nel giugno del 1914. In questo modo si ebbe il pretesto per una terza guerra balcanica che diventò presto una guerra mondiale. Princip mor’ nel 1918: non visse abbastanza a lungo per vedere come la Grande guerra punisse e distruggesse l’Austria- Ungheria e la Germania imperiale. Il percorso verso la realizzazione della Jugoslavia fu molto incerto: a differenza dell’unificazione italiana e tedesca, la Jugoslavia non sarebbe nata se non ci fossero state la Grande guerra e la complessiva ridefinizione dell’Europa. In ogni caso, la Jugoslavia non avrebbe potuto essere uno stato nazione. La prima Jugoslavia nacque dalla congiunzione di Oriente e Occidente. Vi entrarono il regno di Serbia, del Montenegro e le province slave dell’Austria-Ungheria; nel nuovo regno confluirono undici diverse amministrazioni provinciali e tredici sistemi giuridici, nascendo con due lingue e due alfabe- ufficiali. Fu un paese estremamente rurale con un asse2o infrastru2urale tra i peggiori d’Europa. Per quanto negli anni Ven- crebbero le ci2à più importan-, le campagne e le montagne erano lontane da qualsiasi modernizzazione. La vicenda della vecchia Jugoslavia fu un susseguirsi di tenta-vi per rendere possibile la convivenza tra i tre popoli cos-tuen-: tra ques- ci fu la creazione, da parte dei musulmani bosniaci, di un par-to (“l’Organizzazione musulmana jugoslava”) che riconoscesse loro il culto e il diri2o coranico in maniera civile. La di2atura del 6 gennaio 1929 impose uno jugoslavismo di regime, un’unica iden-tà jugoslava. Il 6 aprile del 1941 sulla Jugoslavia si ge2arono le armate di Germania, Italia, Ungheria e Bulgaria. La disfa2a militare jugoslava fu totale > rimasero le nazioni: i croa- ebbero lo stato indipendente di Croazia, ecc. di 11 15 Lo stato indipendente croato, negli anni successi, massacrò migliaia di serbi, ebrei e rom (campi di sterminio). L’orrore non fece che alimentare l’odio tra serbi e croa-, un odio i cui segni sono ancora vivi. InfaT, l’idea di affiancare la lo2a di liberazione nazionale ad una rivoluzione comunista divenne il veicolo per ritrovare il senso della convivenza tra serbi e croa-: l’obieTvo era quello di fondare una nuova Jugoslavia proie2ata verso il futuro, federale e a2enta alle specificità nazionali. La svolta si ebbe con il crollo insperato dell’Italia fascista (8 se2embre 1943). L’anno successivo si formò l’esercito jugoslavo che raggiungere l’Istria e Trieste. Jugoslavia per la seconda volta. Quanto inerte fu la prima Jugoslavia tanto la seconda divenne qualcosa di eccezionale. Belgrado aveva tentato di creare una confederazione con la Bulgaria e l’Albania, ma successivmanhto (1948) il blocco sovie-co venne abbandonato. Tito ebbe comunque la soddisfazione di avere uno stato di 255.804 chilometri quadra- e la sua ambizione e quella dei suoi collaboratori fu costante. Dopo il 1948 la Jugoslavia visse grazie agli aiu- degli Sta- Uni- e, a2orno agli anni Cinquanta, si giunse ad un concreto avvicinamento alla NATO. Nel 1956 Tito firmò il documento d’inten- per creare un movimento internazionale non allineato, contrapposto alla poli-ca dei blocchi sovie-co e statunitense. All’apice della decolonizzazione, nel 1961 si tenne a Belgrado la prima assemblea dei paesi non allinea-. La Jugoslavia fu l’unico paese europeo in grado di proporre amicizia a paesi da poco indipenden-: fu l’inizio dell’apogeo Jugoslavo. Questo paese, che nella prima metà del 1900 era tra i più poveri del con-nente, ora perseguiva una poli-ca globale incredibilmente sproporzionata rispe2o alle proprie capacità economiche; per superare il dualismo Est\Ovest ins- nel proprio essere, la seconda Jugoslavia seppe combinare l’ideologia comunista e una proiezione internazionale. Tra il 1950-1970 la Jugoslavia di Tito andò incontro ad una vera e propria rivoluzione industriale e sociale > modello dell’autoges-one. Le rivendicazioni nazionali croate del 1971 bloccarono questo processo di graduale apertura alla democrazia e all’economia di mercato. Il 1980 rimane uno spar-acque imprescindibile. Con la morte di Tito riemersero i piani nazionali di ogni repubblica federale. Inoltre, l’ingresso nella Comunità economica europea, la CEE, della Grecia, della Spagna e del Portogallo aprì nuovi orizzon- e riferimen- per la Slovenia: la CEE divenne il contesto ideale in cui sperare un’integrazione anche per la Croazia. Il divario Est\Ovest insito nella Jugoslavia emerse in ogni discorso poli-co, sia sul piano nazionale che su quello federale. Le cause della fine della seconda Jugoslavia sono state spiegate come fossero una ques-one balcanica, un mondo a sé, non europeo. La Jugoslavia di Tito non fu certo europeista, ma si tra2ava comunque di un piccolo paese importante. Il limes tra l’Europa centrale e i Balcani, definito nel 1718, ritornò prepotente nell’estate del 1991 > inizio delle guerre Jugoslave, terminare dieci anni dopo. La guerra in Bosnia è stata l’ul-mo mostruoso capitolo di una deo2omanizzazione iniziata in Ungheria nella seconda metà del 1600: ques- territori avrebbero dovuto acce2are e fare proprie queste civiltà. Ma quale cultura europea sarebbe stata in grado di fare qualcosa del genere? Balcani occidentali. Il 27 e 28 giungo del 1991 prese avvio la guerra in Slovenia. Fu poi la volta della Croazia. Quest’ul-me o2ennero il riconoscimento internazionale nel gennaio dell’anno successivo, spostando la crisi più a sud. Nell’aprile del 1992 scoppiò la guerra civile in Bosnia ed Erzegovina tra i locali serbi, musulmani e croa-. L’accordo internazionale di Dayton (Ohio), dell’o2obre del 1995, mise fine al confli2o e impose una soluzione statale alla Bosnia ed Erzegovina, composta da due en-tà: - Serba; - Federale musulmana\bosgnacca e croata. In seguito la crisi si estese al Kosovo finché, nel 1991, non si giunse al bombardamento di Belgrado. La Jugoslavia, come federazione serbo-montenegrina, resiste2e fino al 2003. Tre anni dopo, la Serbia e il Montenegro si sono separa-. Nel 2007 il Kosovo ha proclamato la sua indipendenza, anche se non è pienamente riconosciuto sul piano internazionale. di 12 15