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Sintesi Manuale letteratura Latina "G.B Conte, Letteratura latina. Manuale storico dalle origini alla fine dell'impero romano", Sintesi del corso di Letteratura latina

Sintesi manuale Letteratura Latina autori: Agostino, Apuleio, Catullo, Cesare, Cicerone,Ennio, Giovenale, Girolamo, Livio, Livio Andronico,Lucano, Lucilio, Lucrezio, Marziale, Nevio, Orazio, Ovidio, Petronio, Plauto, Plinio il Vecchio, Properzio, Quintiliano, Sallustio, Seneca, Stazio, Svetonio, Tacito, Terenzio, Tibullo , Virgilio.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
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Scarica Sintesi Manuale letteratura Latina "G.B Conte, Letteratura latina. Manuale storico dalle origini alla fine dell'impero romano" e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! LETTERATURA LATINA GIAN BIAGIO CONTE. MANUALE STORICO DALLE ORIGINI ALLA FINE DELL'IMPERO ROMANO IL TEATRO ROMANO ARCAICO LA SCENA nel secolo che intercorre tra 240 a .C e l'età dei Gracchi, la cultura romana conosce una straordinaria foritura di opere sceniche e rappresentazioni teatrali. La diffusione di questa comunicazione artistica è enorme . Fioriscono corporazioni professionali e si sviluppano polemiche letterarie e dichiarazioni di poetica. I principali generi teatrali romani sono prodotti di importazione. Di origine greca sono infatti: – LA PALLIATA: principale genere comico, defnita dal Pallio, il tipico abbigliamento dei greci. Ne sono autori Plauto, Cecilio Stazio e Terenzio – LA COTHURNATA: principale genere tragico, coturni sono gli alti calzari degli attori tragici greci. Entrambi presentano le loro opere come ambientate in Grecia e come derivate da precisi modelli greci. Di origine romana abbiamo: – TOGATA o TRABEATA: la toga si sostituiva al pallio – PRAETEXTA: dall'abbigliamento dei magistrati romani. La sede regolare del teatro latino sarà rappresentata in età repubblicana, dal ricorrere di feste e solennità religiose e dunque abbiamo un parallelo con la tragedia attica, anch'essa legata a festività cicliche e pubbliche. A Roma l feste erano un momento di aggregazione , ma non sembra che il teatro latino abbia al suo interno una forte presenza di tematiche connesse alla sensibilità religiosa o al contesto delle singole celebrazioni festive. La più antica ricorrenza teatrale è quella legata alla celebrazione dei ludi Romani in onore di Giove Ottimo Massimo e fu ai ludi Romani del 240, che Livio Andronico mise in scena una tragedia su modello greco e i Romani di età classica sentivano questa data come il principio del loro teatro nazionale. A organizzare i ludi erano edili o pretori urbani. I committenti delle opere teatrali si identifcavano con le autorità, in un'epoca in cui le cariche pubbliche sono rette da nobiles e dunque la natura della committenza spiega la scelta di determinati argomenti. La commedia latina da noi conosciuta non esercita vere forme di critica sociale e di costume. Il mondo della commedia può essere realistico, ma non ha punti di contatto con la sfera dell'attualità politica. Nel 207 fu fondata la confraternita degli attori e degli autori, il collegium scribarum histrionumque. I magistrati dovevano trattare con gli autori e con il capocomico o dominus gregi che dirigeva la compagnia. Il primo teatro di pietra fu edifcato a Roma nel 55 a.C , mentre prima vi erano solo fgure provvisorie in legno. L'azione si svolgeva sempre in esterni, di fronte a due o tre case collocate su una strada che portava da un lato al centro della città, cioè il foro e l'agorà dei modello greci; e dall'altro verso l'esterno, cioè fuori dallo spazio urbano. Un aspetto importante era l'uso di maschere, le quali erano fsse per determinati tipi di personaggi, ma esse non escludevano del tutto qualche forma di recitazione facciale : Plauto lavora su tipi psicologici stereotipati e generici, per rivolgere la sua attenzione alla comicità delle singole situazioni o all'invettiva verbale; mentre Terenzio cercò di approfondire la psicologia dei suoi personaggi, senza appoggiarsi troppo al repertorio tradizionale delle maschere. Un attore inoltre cambiando maschera e costume poteva recitare anche più di una parte. LE FORME il teatro plautino comprendeva tre distinti modi di esecuzione e formalizzazione metrica: le parti recitate senza accompagnamento musicale; le parti recitative in cui un accompagnamento musicale era presente e le parti cantate composte di una grande varietà di metri. La struttura metrica della palliata offre così una notevole impressione di ricchezza e musicalità. Si cominciano a riscrivere e rimodulare situazioni traducibili, che presentavano di per sé una trasposizione ritmica, ma vi era anche l'impulso di ritagliare spazi e pause adeguate. La struttura della tragedia attica prevedeva un alternarsi di parti dialogate, recitate o recitative e di parti liriche . I cori inoltre prevedevano una stretta fusione fra testo e coreografa. La funzione delle parti corali nel testo, era il commento all'azione. Il vuoto del coro nella tragedia latina è colmato da un'elevatezza di stile e riuscirono a dotare la tragedia di un suo linguaggio identifcabile e viene utilizzato il verso del senario. Equilvalente al trimetro giambico del dramma attico. UN “SOTTOGENERE” TEATRALE : L'ATELLANA I canovacci dell'atellana comportavano maschere fsse e ricorrenti. L'atellana inoltre assimilava in sé aspetti della cultura greca e magnogreca. TERMINOLOGIA ROMANA DEI GENERI TEATRALI → FABULA: può essere riferito a qualsiasi tipo di testo teatrale, è un termine onnicomprensivo → PALLIATA: Commedia di ambiente greche . I personaggi indossavano un abito greco, il pallium. → TOGATA: qualsiasi opera teatrale di ambientazione romana , per lo più una commedia romana, distinta anche da generi comici più popolari, come l'atellana e il mimo. → TABERNARIA: opera comica di ambientazione romana , termine non distinto dalla togata che sembra però avere un connotazione più bassa. Taberna si usa in latino per indicare “casupola; baracca; bottega; osteria ; ostello” → TRABEATA: neologismo che indica un esperimento occasionale . Il termine è rifatto sullo schema della togata e deriva da trabea, abbigliamento tipico dei cavallieri. → CREPIDATA o COTHURNATA: identifcano la tragedia di ambientazione greca. Il coturno era l'alta calzatura tipica degli attori greci tragici. Crepidata deriva da crepida e cioè “sandalo alla greca”- → PRAETEXTA o PRAETEXTATA era la toga indossata dai magistrati romani, contrassegnata da una striscia di porpora. Indica la tragedia di ambientazione romana. LIVIO ANDRONICO VITA le date di nascita e di morte ci sono ignote, si pensa che giunse a Roma da Taranto alla conclusione delle guerre fra Roma e Taranto, dunque attorno al 272 a.C, dunque questo spiegherebbe i prenome romano Livio. Andronico era infatti un greco e assunse il prenome del suo patrono Livio Salinatore, di cui fu il liberto. A Roa si distinse per la sua attività di grammaticus, cioè professore di latino e greco, come autore di testi scenici. Due tappe importanti nella sua carriera letteraria sono il 240 , quando una sua opera fu il primo testo drammatico rappresentato a Roma ; e il 207 , quando compose un partenio , cioè un “canto di fanciulle” in onore di Giunone, destinato all'esecuzione in pubbliche nel corso di cerimonie religiose. Dopo questi due fatti Livio godette di pubblici onori presso il tempio di Minerva sull'Aventino, dove dunque venne collocata la sua statua, che è anche l'ultima notizia che ci è giunta sulla sua vita. → 240 anno della prima rappresentazione → 207 anno del partenio per Giunone OPERE Tutto ciò che ci è giunto consiste in circa una sessantina di frammenti, dovuti a citazioni di autori repubblicani o di grammatici. Ci restano i titoli di 8 tragedie: 1) ACHILLES; 2) AEGISTHUS; 3) AIAX MASTIGOPHORUS; 4) EQUOS TROAINUS; 5) HERMIONA; 6) ANDROMEDA; 7) DANAE; 8) TEREUS , tutte legate al ciclo della guerra di Troia. Compose anche paliate, delle quali ce ne rimangono solo sei frammenti di un solo verso e gli stessi titoli sono di tradizione incerta. L'opera più signifcativa è la VERSIONE IN SATURNI DELL'ODISSEA, il cui titolo doveva suonare ODUSIA: ce ne sono giunti 36 frammenti per una 40ina di versi. FONTI le informazioni circa la Vita di Livio Andronico si basano su Cicerone e Livio. Il brano di Cicerone tuttavia testimonia una controversia temporale sulla biografa: pare che Accio, un poeta tragico e flologo del II sec a.C, guardasse al 209 come anno in cui Andronico giunse a Roma. L'iniziativa di tradurre in lingua latina e in mero italico, cioè il Saturnio, l'Odissea di Omero, ebbe una portata storica enorme. L'operazione di Livio ebbe sia fnalità letterarie sia fnalità culturali. Livio rese disponibile ai Romani un testo fondamentale della cultura greca: l'Odusia ebbe fortuna come testo scolastico, ma il testo non era concepito solo per le scuole. L'importanza di Livio sta nell'avere concepito la traduzione come operazione artistica costruzione di un testo che stia accanto all'originale e sia da un lato fruibile come opera autonoma, dall'altro conservi i contenuti e le qualità artistiche del modello. Non avendo una tradizione epica alle spalle Livio cercò per altre vie di dare solennità e intensità al suo linguaggio letterario. Forme come i genitivi in -as o l'imperativo – insece , sono non solo arcaiche , ma anche arcaizzanti rispetto alla lingua in uso ai tempi di Livio. La lingua letteraria si distacca dal linguaggio quotidiano, dunque Andronico si rivolge al formulario della tradizione religiosa, che eleva e dà profondità al linguaggio. Gli scarsi frammenti testimoniano una volontà di aderenza all'originale tradurre signifca conservare ciò che può essere recepito. In alcuni casi si ha anche l'impressione che Livio modifchi Omero per ragioni prettamente artistiche. Egli è un contemporanei dei poeti alessandrini . Tipico della poesia arcaica romana è la ricerca del pathos, della forza espressiva e della tensione drammatica . Questa capacità di drammatizzare il racconto omerico ci fa pensare che Andronico fu anche drammaturgo . La ricerca del patetico è una costante di poetica in quasi tutta la poesia latina arcaica, e si apprezza meglio là dove abbiamo il controcanto di un modello greco: i modelli tragici a cui si indirizzò furono testi attici del V sec. In particolare Sofocle ed Euripide. NEVIO VITA Gneo Nevio , cittadino romano di origine campana, combattè nella prima guerra punica, 264-241 . sembra che fosse un plebeo di nascita e ciò sarebbe una rarità. La sua biografa reca tracce di polemiche anti-nobiliari. Si racconta che in poesia attaccasse la potente famiglia nobiliare dei Metelli, che gli risposero minacciosamente. OPERE Ci sono giunte numerose tragedie e commedie. Delle tragedie di argomento greco ci restano sette titoli e una 50ina di frammenti; del Romulus e del Clastidium abbiamo due frammenti brevissimi. Delle commedie conosciamo 28 titoli e possediamo circa un' 80ina di frammenti. La sua opera principale è il BELLUM POENICUM, in Saturni: è un'opera relativamente breve in omaggio alla poetica ellenistica: ci restano dunque circa una 60ina di versi. L'opera non aveva divisione in libri, ma fu poi ripartita in 7 libri dal grammatico Lampadione. Il poema narrava le storie di Enea che da Troia giunge nel Lazio e si focalizza poi nella parte principale sulla prima Guerra Punica, che Nevio stesso aveva vissuto in prima persona. Il poema fu composto negli anni della guerra annibalica , dunque dopo il 128 e conteneva temi di attualità per il pubblico romano. FONTI notizie su Nevio ci giungono sopratutto da Cicerone e da San Girolamo , inoltre un indizio interessante è suggerito da un'allusione di Plauto, dove nel Miles gloriosus ci parla di un poeta incarcerato e costretto al silenzio. Il campano Nevio rappresenta la fgura del primo letterato latino di nazionalità romana; inoltre è anche , in tutta l'epoca medio- repubblicana, il solo letterato romano che prenda parte autonoma e attiva alle contese politiche. La sua opera, il Bellum Poenicum , è il primo testo latino che abbia un tema romano; Romulus e Clastidium sono i primi titoli a noi noti di praetextae, ovvero tragedie di argomento romano. Il Romulus trattava la drammatica storia della fondazione di Roma; mentre il Clastidium doveva essere una celebrazione della vittoria di Casteggio contro i Galli Insubri, il vincitore Marco Claudio Marcello morì nel 208, ma non sappiamo di preciso quando la tragedia sia stata composta. Il BELLUM POENICUM tratta un argomento storico e affonda nella preistoria di Roma con un ardito salto temporale. In Nevio compare inoltre uno strato “omerico”: la fondazione di Roma si ricollegava alla caduta di Troia e i viaggi per mare di Enea erano paralleli alle peregrinazioni di Odisseo. Per quanto riguarda l'apparato divino, che nell'epica omerica era importantissimo, nel nuovo poema nazionale assume anche una missione storica e sanzionava la fondazione di Roma attraverso grandi confitti. Questa saldatura tra mito e storia nazionale innestava l'ascesa di Roma in una sorta di visuale cosmica. Come struttura portante il poema aveva uno strato storico, ovvero il racconto della guerra contro Cartagine. All'interno non vi era nessun tipo di narrazione continua, ma mito e storia contemporanea si affrontavano a blocchi distinti. Sicuramente Nevio fu un profondo conoscitore di poesia greca e anche la Campania era zona di lingua e cultura ellenica. Il Bellum Poenicum presuppone Omero e anche la tradizione storico- ellenistica del poema celebrativo, in cui si cantava secondo il codice omerico qualche vicenda storica di interesse contemporaneo. 'idea di intrecciare una storia di viaggi e una storia di guerra rispettivamente i viaggi di Enea e la guerra romano-cartaginese, sembra indicare un incrocio tra Iliade e Odissea. Anche lo stile utilizzato rileva un'originale mescolanza di cultura poetica ellenistica e ispirazione nazionale. Una caratteristica di tutta la lingua poetica arcaica è l'importanza delle fgure di suono, ORIGINALITA' DI PLAUTO – LINGUISTICA: Abbiamo un compatto registro di stile che predilige giochi di parole, bisticci, metafore, similitudini,paragoni mitologici, enigmi, doppi sensi, neologismi, allusioni scherzose alle istituzioni e linguaggio militare di Roma. – STRUTTURALE : Plauto non dà mai a un personaggio il nome che l'originale gli attribuiva e introduce diversi nomi di persona non attestati nella scena attica. La trasformazione dei modelli da parte di Plauto dà quasi un'impressione distruttiva. IL LIRISMO COMICO Sarebbe il senso del comico schietto e popolaresco il principio di autenticità che rende Plauto un artista autonomo, ben distinto dai suoi modelli greci. Le analisi comparative dimostrano che Plauto trasforma i suoi modelli secondo tendenze e preferenze che sono in sé coerenti, orientate in un senso preciso: egli tende a trascurare la severa coerenza dell'azione drammatica e lo sottili sfumature nel carattere dei personaggi. I difetti che la critica riconosce a Plauto sono da inquadrare come sacrifci: egli rinuncia ai suoi modelli greci per spostare l'accento su altri interessi. La fgura del SERVO in Plauto ha uno spazio eccezionale, essendo lui a gestire lo sviluppo dell'intreccio, che può commentare, infuenzare e controllare lo sviluppo degli avvenimenti. Il servo è una fgura tipica, non troppo individualizzata sul piano psicologico. Suo è il piano di ingannatore che dovrà dare al giovane padrone la fanciulla desiderata. Inoltre è il personaggio che gioca più di tutti sulle parole, creatore di immagini, metafore, battute, doppi sensi e allusioni, portavoce dell'originalità linguistica plautina. Plauto inoltre utilizza gli intrecci dei suoi modelli come materia, in sé già dotata di signifcato, ma disponibile a signifcati nuovi e imprevedibili: il comico originale di Plauto sta nel contatto fra la materia dell'intreccio, che Plauto riprende dai Greci, e l'aprirsi di occasioni in cui l'azione si fa libero gioo creativo. LE STRUTTURE DEGL INTRECCI E LA RICEZIONE DEL TEATRO PLAUTINO Nella commedia plautina non compare una rifessione critica e di rinnovamento di mentalità come in Terenzio. Lo scioglimento tipic della commedia consiste nel rimettere a posto le cose. Il corpo dell'intreccio tocca problemi quotidiani e reali, come la disponibilità delle donne e l'uso del denaro in famiglia. Greci sono i nomi dei personaggi e dei luoghi. All'interno delle commedie plautine non vi è alcuna pretesa insegnativa e moraleggiante e non vi è l'idea di trasmettere un messaggio morale o culturale. L'azione del personaggio del servo, creativo e anti-realistico, ci appare come un tratto caratterizzante della palliata plautina. Il servo è per di più colui che persegue un risultato legittimo. I personaggi di Plauto sono propensi a giocare con se stessi, a mettere in forse a verisimiglianza della loro costruzione, da proibire al pubblico una stabile identifcazione. Le venti commedie che risalivano alla scelta canonica di Varrone ( l'ultima, la Vidularia, ricomparve sono con la scoperta del Palinsesto Ambrosiano,compiuta dal cardinale Mai, durante l'800) continuarono ad essere ricopiate per tutto il Medioevo. Dal tempo di Petrarca, parte delle commedie Plautine iniziarono a conoscere una diffusione. Dal 1429 rinizia il lavoro flologico sul testo di Plauto e ci si preoccupa di arrivare ad un testo attendibile e corretto. La commedia umanistica vive di adattamenti e libere trasformazioni dei modelli plautini: si sviluppa un teatro in latino e poi nel '500 un teatro italiano che vuole inserirsi nel codice scenico della palliata romana. Tra '500 e '700, la fortuna di Plauto è intrecciata con lo sviluppo del teatro comico europeo. Anche nell'età moderna e contemporanea, le rappresentazioni di Plauto continuano ad essere una viva presenza scenica. Plauto rimase per lungo tempo estraneo alla tradizione dell'insegnamento: lingua, stile , metrica di Plauto risultano diffcili e i temi delle commedie si prestavano male a un insegnamento rivolto a fornire esempi di moralità e serietà. ORATORIA E STORIOGRAFIA IN EPOCA ARCAICA – ORATORIA nel Brutus, Cicerone sottolinea il legame che vi è tra oratoria e vita politica: l'oratoria è frutto intellettuale della classe dirigente. Gli oratori più importanti di età arcaica sono uomini politici di rilievo. Secondo Cicerone, il primo romano la cui eloquenza fosse testimoniata con sicurezza era Marco Cornelio Cetego, che Ennio elogiava negli Annales. Fra i contemporanei di Catone spiccano come oratori Scipione l'Africano Maggiore, Quinto Fabio Massimo Cunctator, Lucio Emilio Paolo. Catone fu il più grande oratore del II sec, il cui maggior avversario politico fu Servio Sulpicio Galba. – L'ANNALISTICA DI FABIO PITTORE Catone spicca sia come oratore, sia come storico: a lui si deve la creazione della storiografa in lingua latina. In precedenza vi era stata un'annalistica composta in greco da membri dirigenti della classe romana. L'uso del greco fu introdotto da FABIO PITTORE. Si voleva raggiungere un pubblico più ampio. Pittore apparteneva alla gens Fabia, una delle più nobili casate romane. Senatore e magistrato, aveva combattuto fra il 225-222 contro i Galli Insubri. La sua opera storica andava dalla fondazione di Rom alla fne della seconda guerra punica. La sua origine storiografca spiega l'interesse tipico per le grandi famiglie. Deriverà da lui il resoconto di Tito Livio sulla missione a Delf dello stesso Fabio, inviato dal senato nel 216 a.C a consultare l'oracolo. Fabio aveva una passione antiquaria: egli ricercava le origini di alcune istituzioni e cerimonie. Vi era poi interesse per le origini di Roma, per l'età regia e per gli inizi della Repubblica. Inoltre si occupò anche dello scontro tra Roma e Cartagine,assumendo una posizione flo-romana (Polibio ne critica la mancanza di obiettività) – CINCIO ALIMENTO E GLI ALTRI ANNALISTI fu senatore e magistrato e apparteneva ad una famiglia plebea. Combattè nella II Guerra Punica e conobbe personalmente Annibale. Compose , in greco e secondo il metodo annalistico, una storia di Roma a partire dalle sue origini – ALTRI ANNALISTI IN LINGUA GRECA Gaio Acilio e Aulo Postumio Albino. Il primo , senatore, fece da interprete in senato all'ambasceria de tre flosof greci Carneade, Diogene e Critolao. Anche Acilio si interessava delle origini di Roma, con ricchezza di interessi eziologici. Albino nel proemio si scusava di eventuali imperfezioni derivanti dall'uso del greco, una lingua non sua. LETTERATURA E CULTURA NELL'ETA' DELLE CONQUISTE La fne della II Guerra Punica, aveva liberato Roma del suo avversario che avrebbe conteso il dominio de Mediterraneo. Gli anni successivi sono la storia di una continua espansione. La progressiva crescita di Roma portò anche una modifcazione profonda dell'assetto socio-economico e culturale. La classe dirigente si arricchisce in maniera smisurata e anche i ceti intermedi che partecipano al processo di accumulazione usufruiscono delle potenzialità, mentre il ceto di piccoli proprietari agricoli va incontro alla proletarizzazione, a causa dell'abbandoni dei poderi. Le terre si concentrano in poche mani e ciò rende più facile il loro sfruttamento. Gli antichi proprietari proletarizzati e i loro discendenti vanno ad aumentare la plebe urbana. A partire dalla fne della II Guerra Punica, la cultura e la letteratura registrano la comparsa di nuove esigenze e di nuovi confitti. L'interpretazione del modello greco è uno dei fattori scatenanti della corruzione dei costumi. Il processo viene innescato dall'affermazione del dominio romano sulla Grecia durante il II sec, che intensifca i contatti culturali e politici. Per un lungo periodo di tempo la scena culturale e politica sarà dominata da Catone e dalla sua battaglia in favore dell'affermazione del Mos Maiorum. Catone non proponeva ai romani un ripudio della cultura greca, ma una selezione. – IL CIRCOLO DEGLI SCIPIONI intellettuali con un comune programma culturale riuniti attorno a Scipione Emiliano, fu piuttosto un'organizzazione dotata di una comunanza di interessi e di tendenze ellenizzati. Il gruppo scipionico vedeva nell'apertura alla cultura ellenistica un fattore di sprovincializzazione della classe dirigente romana. Panezio elaborò così una teoria giustifcativa dell'imperialismo romano nei confronti degli altri popoli. ENNIO VITA Quinto Ennio nacque neòl 239 a.C a Rudiae, una cittadina della regione chiamata dai romani Calabria (la Puglia del sud di Taranto): era un'area intrisa di cultura greca. Svetonio defnisce Ennio un semigraecus, un italo-greco. Il poeta stesso sottolineava la sua natura trilingue divisa tra Latino (lingua di cui diventerà grande letterato), Greco (lingua della sua formazione culturale), Osco (lingua dell'Italia meridionale non colonizzata dai Greci). Ennio giunse a Roma in età matura ,nel 204 a.C, in piena II Guerra Punica. A condurlo con sé fu Catone che nel 204 era questore in Sicilia e in Africa: durante il viaggio per il ritorno, passando per la Sardegna, incontrò Ennio. A Roma , Ennio svolse l'attività di insegnante, ma poi attorno al 190 si afferma come autore scenico. Tra il 189-87 accompagna il generale romano Marco Fulvio Nobiliore in Grecia, con l'incombenza di illustrare nei suoi versi la campagna militare che culmina con la battaglia di Ambracia: a questa Vittoria Ennio dedica una praetexta. Ennio sarà protetto dalla casata dei Nobiliore e dagli Scipioni. Riceverà anche la cittadinanza romana. Nell'ultima parte della sua vita scrisse gli Annales, un poema epico. Morì nel 169. OPERE delle sue opere abbiamo frammenti di tradizione indiretta. Ci restano una ventina di titoli di coturnate e un ricco numero di citazioni: in tutto circa 200 frammenti. È rimasta traccia di due praetextae, l'AMBRACIA e la SABINAE: una di argomento contemporaneo e l'altra legata alla leggenda della fondazione di Roma. Delle commedie ci rimangono 2 titoli, oltretutto incerti: CAUPUNCULA e PANCRATIASTES. Ma il capolavoro di Ennio sono gli ANNALES, poema epico in esametri che , in 18 libri, narrava la storia di Roma. Ci restano circa 600 versi. Vi sono poi alcune opere minori: – HEDYPHAGETICA è un'opera didascalica sulla gastronomia, ispirato da un poemetto de greco Archestrato di Gela. Probabilmente è la prima poesia latina in esametri. Ne possediamo 11 versi, conservati da Apuleio nella sua Apologia. – SOTA è un testo in versi detti “sotadei”, dal nome del loro inventore, Sotade di Maronea – SATURAE ( 4 o 6 libri) Sono utilizzati metri diversi – SCIPIO è un'opera in onore del vincitore di Zama, è una poesia celebrativa – alcuni testi che si possono raggruppare per il loro sfondo flosofeggiante ° EUHEMERUS: divulgava il pensiero di Evemero da Messina, noto per il fatto che la credenza degli dei derivasse da tradizioni sulle gesta di antichi eroi e benefattori dell'umanità, poi onorati e promossi al rango di dei. ° EPICHARMUS: è scritto in settenari trocaici e si richiamava al poeta Epicarmo, autore comico. ° PROTREPTICUS: opera imprecisabile, il cui titolo fa pensare a una raccolta di insegnamenti morali. → sicura è la composizione diepigrammi in distici elegiaci: ne abbiamo 4, di cui due di autocelebrazione e due in onore di Scipione Africano. FONTI Sulla sua vita e le sue opere abbiamo una mole più grande di notizie, poiché è uno tra i poeti più citati dell'antichità. Ennio nelle sue opere faceva sentire una voce diretta e personale. Su di lui vi è anche una tradizione fgurativa, novità che segna che il clima culturale è mutato rispetto all'età delle guerre puniche. IL TEATRO Ennio fu soprattutto poeta tragico , per la tensione stilistica dei suoi versi e per la tendenza al patetico. Il suo maggior modello è Euripide, tragico ateniese de V sec. , aperto all'introspezione psicologica. Da Euripide , Ennio tradusse molte tragedie soprattutto del ciclo troiano. Da Eschilo derivò le Eumenides e forse gli Hectoris lustra; da Sofocle derivò l'Aiace. Il rapporto con i modelli greci non sembra puramente emulativo: il progetto della traduzione enniana è l'impegno di un teatro vivo e continua una tradizione greca ancora attuale. Dal IV sec. , ogni nuova rappresentazione di un dramma antico non rispettava un testo scritto defnitivo, la tragedia greca veniva rifatta dagli attori o da un autore che si incaricava di modifcarla. Gli originali più famosi e più rappresentati vennero in gran parte riscritti e contaminati con altri brani. La stessa nozione flologica di autentico non esisteva. Anche l'intensifcazione patetica che sembra propria del vertere enniano non va attribuita al passionale gusto latino, ma entra nel testo anniano come tratto di una langue drammatica greca: essa è riconoscibile soprattutto in espressioni ridondanti, nelle quali compare più esternazione stilizzata di sentimenti. La scelta di un'espressione patetica ed enfatica corrisponde anche ad un'esigenza teatrale precisa: produrre interesse nel pubblico, coinvolgerlo emotivamente, suscitare processi psicologici di identifcazione. Ciò è osservato in particolare da Cicerone che nelle Tusculanae cita alcuni grandiosi veri tragici pronunciati da un fantasma, i quali secondo alcuni sono pronunciati da Ennio, mentre secondo altri da Accio e confrontati con l'inizio dell'Hecuba di Euripide. In Ennio dunque poteva comparire ancora il coro, con il quale gli spettatori si identifcavano. Facendo rivolgere l'attore agli spettaori presnti in teatro, Plauto sembra richiamarsi alla poetica teatrale enniana: processo di identifcazione che ha nell'essere anonimo e comune del coro il suo tramite più forte e convincente, dunque gli spettatori vedono a specchio se stessi. GLI ANNALES: STRUTTURA E COMPOSIZIONE sono un importante testo epico dell'età di Augusto e una delle poche opere di età medio-repubblicana. La funzione celebrativa dell'opera è fondamentale. L'età ellenistica aveva visto un grande sviluppo della poesia di “corte”: presso le regge di sovrani ellenistici albergavano poeti che celebravano le gesta dei sovrani. Poesia e panegirico si erano dunque saldati. Ennio, partecipando alla campagna di Nobiliore come poeta “a seguito” , sembrò riproporre a Roma questo modello. Catone protestò, ritenendola un atto di propaganda personale. Si stava stabilendo uno stretto vincolo tra letteratura e potere. Ennio vedeva la sua poesia come celebrazione di gesta eroiche : si rifaceva da un lato ad Omero, dall'altro alla recente tradizione epica- ellenistica, di argomento storico e di contenuto celebrativo. Gli Annales risultano essere un'opera diversa dai poemi celebrativi alessandrini, per ampiezza e respiro. Il piano si sviluppò in 18 libri di molte migliaia di esametri. Sicuramente il precedente più vicino è il Bellum Poenicum neviano, che però non componeva una narrazione continua. Ennio decise invece di narrare senza stacchi e in ordine cronologico, anche se certi periodi vengono trattati in modo riassuntivo. Particolarmente sacrifcata risulta essere la I Guerra Punica. Un'altra importante innovazione, fu l'articolazione dell'opera in libri. La poesia epica alessandrina era strutturata in libri e Omero stesso, a partire dal III sec. , circolava diviso in libri. → I – III libro: dopo un ampio proemio si narrava la venuta di Enea in Italia, la fondazione di Roma, le avventure di Romolo e Remo e il periodo dei re. → IV – VI libro : guerre con i popoli italici e la grande guerra contro Pirro → VII – X libro: le guerre puniche , di cui la prima (celebrata da Nevio nel Bellum Poenicum) veniva trattata di scorcio; la seconda veniva trattata con grande risalto. → X – XII libro : la campagna in Grecia → XIII – XVI libro: guerre in Siria e nel libro XV il trionfo di Fulvio Nobiliore sugli Etoli → XVI – XVIII libro: le campagne militari più recenti. Il titolo dell'opera fa riferimento agli Annales Maximi, le pubbliche registrazioni di eventi condotte anno per anno. Anche l'opera di Ennio era condotta in ordine cronologico progressivo “dalle origini ai giorni nostri”. Ennio però è molto selettivo e si occupa soprattutto di avvenimenti bellici, molto poco di vita politica interna. Gli Annales utilizzano soprattutto fonti storiografche. Tra le fonti poetiche vi è Omero. È presente anche Nevio , ma oggetto di critica distanziante. Le idee di poetica di Ennio sono enunciate in modo programmatico nei proemi. ENNIO E LE MUSE: LA POETICA sembra che inizialmente Ennio avesse pianifcato una narrazione in 15 libri e in tal caso l'opera avrebbe avuto un'effcace conclusione con il trionfo di Fulvio Nobiliore e con la consacrazione da parte di Nobiliore stesso, di un tempio per le Muse, le divinià greche del canto e della poesia. Al trionfo di Nobiliore si richiama la tragedia pretesta Ambracia. Probabilmente per aggiornare la sua opera su altre vittorie romane, Ennio aggiunse altri tre libri. La sua opera rimane comunque contrassegnata da due grandi proemi, nel I e nel VII libro: il poeta qui prende la parola e svela l'ispirazione e le ragioni del suo fare poesia. Nel primo primo il poeta raccontava di un suo sogno, il motivo deriva dai proemi alla Teogonia di Esiodo e agli Aitia di Callimaco: era consuetudine che il poeta derivasse il suo canto da un incontro con le Muse, dispensatrici di doni poetici. Tuttavia nel sogno di Ennio appariva l'ombra di Omero, il quale faceva ad Ennio delle rivelazioni e gli garantiva di essersi reincarnato , secondo la dottrina pitagorica delle metempsicosi, cioè la reincarnazione ciclica e continua delle anime, proprio in Ennio stesso. È simbolo della volontà con cui i poeti romani si appropriano dei modelli greci. Nel proemio del VII libro Ennio parla delle Muse che con lui prendevano piena cittadinanza a Roma. Ennio affermava che queste erano le Muse dei grandi poeti greci e non più le Camene dell'arcaico Andronico e polemizzava anche con Nevio che aveva poetato in saturni, cioè il verso del passato precivilizzato, adattato alle divinità campestri e agli ancestrali profeti. Ennio è invece raffgurato come dicti studiosus , cioè il primo poeta flologo, cioè il primo che può stare alla pari con la raffnata cultura alessandrina e con la poesia contemporanea di lingua greca. Inoltre Ennio fu il primo ad adottare l'esametro dattilico, il verso regolare della poesia greca. SPERIMENTALISMO ENNIANO Ennio accolse nel suo testo epico numerosi grecismi, ma anche desinenze greche. Inventò un occasionale genitivo in -OEO per riproporre il genitivo omerico in -OIO. Abbreviò poi in -DO l'accusativo di -DOMUS, ancora ricalcando Omero, che ha una forma -DO per -DOMA “casa”. Scrisse esametri tutti in dattili e tutti in spondei e inserì pause sintattiche in qualsiasi punto del verso, anche dove un personaggio prendeva la parola. Ideò versi allitteranti tutti nello stesso fonema; escogitò parola come -TARATANTARA per riprodurre il suono di un tromba militare. Questo stile allitterate era tipico dei carmina più antichi: Ennio lo importò dall'esametro, sottoponendo un verso greco agli effetti di uno stile romano. La ripresa dell'esametro greco fece così storia. Ennio inoltre lavorò ad adattare la lingua latina all'esametro e l'esametro alla lingua latina. L'aspetto più arcaico dello stile enniano sta nell'incontro tra esametro e stile allitterante, dove l'allitterazione dava una sorta di regolarità, di armatura ritmica. Applicato all'esametro, lo stile allitterante suonava monotono e cadenzato. I poeti successivi ne faranno dunque un uso più selettivo e misurato, cercando di motivare le fgure di suono a fni espressivi. ENNIO E L'ETA' DELLE CONQUISTE Gli Annales vogliono fssare non solo racconti di gesta, ma anche valori, esempi di comportamento, modelli culturali. La visione del mondo che Ennio comunica nel suo poema è il trionfo dell'ideologia aristocratica. Gli Annales celebravano la storia di Roma come somma di imprese eroiche, dettate dalla virtus degli individui eccellenti, i grandi nobili e magistrati che hanno guidato eserciti alla vittoria. Riemergono ritratti di grandi condottieri e uomini di stato. Vi è la ricerca di una concezione colta e umanistica della virtus: Ennio non solo elogia le virtù guerriere, ma anche le virtù di pace: saggezza, moderazione, saper pensare e saper parlare. Secondo Ennio è la poesia che deve portare incivilimento. Ennio restò per molti secoli il poeta nazionale romano, anche se data l'età in cui visse Ennio, gli Annales non potevano contenere una sintesi compiuta dell'imperialismo romano. Nella prima metà del II sec., Roma passò da potenza provinciale a forza egemone del Mediterraneo. Sicuramente l'opera di Ennio recava testimonianza di un mutamento, ma non di un consolidato bilancio, che verrà tracciato più tardi da Polibio. TERENZIO VITA Originario di Cartagine, sarebbe nato nel 185/84 , ma alcuni spostano la data di nascita a 10 anni prima. Sarebbe giunto a Roma come schiavo del senatore Terenzio Lucano. Le fonti antiche sottolineano i suo stretti rapporti con Scipione Emiliano e Lelio, nobili che sicuramente furono sui protettori. Terenzio sarebbe morto nel 159, nel corso di un viaggio in Grecia e prima della III Guerra Punica. OPERE si tratta di commedie integralmente rimandate a noi : ANDRIA rappresentata nel 166; HECYRA rappresentata nel 165; ADELPHOE del 160 e del 161; HEAUTONTIMORUMENOS del 163; EUNUCHUS del 161; PHORMIO del 161. i modelli greci utilizzati da Terenzio appartengono tutti alla commedia nuova attica e sono dichiarati nei prologhi: MENANDRO ; DIFILO; APOLLODORO DI CARISTO. FONTI il rifermento principale è la Vita Terenti contenuta ne De Viris Illustribus di Svetonio, composto attorno al 100 d.C come demarcazione cronologica si usa assumere l'anno di morte di Silla , nel 78 a.C e di Cesare nel 44 a.C . la dittatura di Silla e il principato di Cesare segnano due momenti chiave nella crisi delle istituzioni repubblicane. Cicerone, fgura dominante in questo periodo, inizia la sua attività sotto Silla e la protrae sino a pochi mesi dopo la morte di Cesare. Tra il 78 e il 44 a.C si abbraccia la poesia neoterica, la quale giunge a piena maturazione con Catullo, Partenio e i poeti novi , per poi perdere vitalità durante le guerre civili. In questo periodo vi sono dibattiti teorici, politici e ideologici, ma anche l foritura dell'oratoria giudiziaria e politica, l'impulso flosofco romano, la crescita dell'antiquaria, della biografa, della linguistica e di forme di divulgazione culturale. In ombra rimase in questo periodo lo sviluppo del teatro. Quanto alla storiografa , si guarda a Sallustio, il quale punta la sua rifessione storica sulla lotta politica introdotta da Mario e Silla e culminata nell'uccisione di Cesare. Le rifessioni flosofche si nutrono del pensiero classico greco , ma puntano anche a una rilevanza diretta nella sfera politico-sociale. Nella lunga fase di lotta per il potere aperta dalla scomparsa di Silla , entrambi i maggiori protagonisti, sia Cesare che Pompeo, si segnalano per spregiudicatezza e cinico tatticismo. I partiti si aggregano intorno a grandi capi politico-militari senza connotarsi per comuni atmosfere ideali. In questo periodo vi è un'intensa circolazione di idee e ideali di matrice flosofca , ma anche la forte autonomia che gli intellettuali cominciano a pretendere. La poesia di Catullo e di Lucrezio è autonoma dai modelli greci. È una poesia nutrita di cultura greca, ma che si dichiara nuova , frutto di libera emulazione, a contatto con le esigenze della vita contemporanea moderna. Essi non hanno e non esibiscono veri patroni. LA POESIA NEOTERICA E CATULLO – POETAE NOVI: è la sprezzante defnizione usata da Cicerone per indicare le tendenze innovatrici, il moderno gusto poetico di una corrente che si sviluppa e si afferma nel I sec. a.C . si parla del loro rifuto della tradizione nazionale, personifcata da Ennio, per seguire un ideale poetico d'avanguardia , cioè cantores Euphorionis , dal nome del poeta Euforione di Calcide, celebre per la ricercata densità e la preziosa erudizione dei suoi versi, assunto a emblema della poetica alessandrina. Il processo di rinnovamento dei poetae novi è un aspetto del fenomeno di ellenizzazione dei costumi, di trasformazione dei modi di vita conseguente alle conquiste del II sec. a.C, è un enorme processo di civilizzazione. Una manifestazione dell'attenzione rivolta alla cultura greca per soddisfare le esigenze di un gusto più raffnato. La nascita della cerchia intellettuale facente capo a Q.Lutazio Catulo, di questa poesia nugatoria , è un preludio alla rivoluzione neoterica, poiché è frutto dell'otium, dello spazio sottratto agli impegni civili e dedicato alla lettura e alla conversazione dotta. La rivendicazione delle esigenze individuali accanto agli obblighi sociali si manifesta anche nell'interesse per i sentimenti privati e inoltre la ricerca di elaborazione formale. Vi è dunque un crescente disinteresse per la vita attiva spesa al servizio dello stato, per il ruolo di civis romano e dell'affermarsi dell'otium , del tempo dedicato ai piaceri. La rivoluzione mostra una crisi dei valori del mos maiorum. Tutto ciò si rifette nel diffondersi dell'epicureismo, cioè una flosofa che predica la rinuncia ai negotia , per una vita appartata e tranquilla. Il fne , per gli epicurei, è atarassia, il piacere senza turbamenti e vedono l'amore come una fonte di angoscia e di dolore; mentre per i neoteroi l'amore è sentimento centrale della vita e diviene dunque il tema privilegiato della loro poesia . Questi poeti sono accumunati da una ragione di amicizia e vicinanza ( molti provengono dalla Gallia Cisalpina). Come Callimaco aveva polemizzato contro gli epigoni dell'epos omerico e aveva propugnato un nuovo stile poetico, ispirato alla brevitas e all'ars, così Catullo e i neoteroi irridono gli imitatori di Ennio e prediligono il labor limae, attuando raffnate strategie compositive. I POETI PRENEOTERICI Q. Lutazio Catulo nasce nel 150 a.C da una nobile famiglia e fu console collega di Mario nel 102; cadde vittima della persecuzione mariana e si suicidò nell'87 a.C . fu autore di opere di carattere storiografco e autobiografco, ma anche oratore elengante e raffnato. Fu soprattutto poeta e introdusse nella poesia latina epigrammi di stampo greco, adattandoli dai modelli ellenistici. Attorno a lui si raduna un gruppo di letterati da un gusto per una poesia leggera e di intrattenimento, anche se non si trattava di un vero e proprio circolo. Sicuramente ne fecero parte poeti come Valerio Edituo e Porcio Licino. Di Valerio Edituo abbiamo due epigrammi d'amore e uno di Porcio Licino. Lo stesso gusto per una poesia leggera, anche dal punto di vista linguistico e metrico, di vede in un poeta vissuto durante il I sec. a.C , LEVIO. Egli scrisse un'opera in sei o più libri, la Erotopaegnia, cioè “scherzi d'amore”. Qui il lusus è evidente nella ricerca di nuove e audaci forme espressive, nell'uso di metri diversi e di composti bizzari. Abbiamo inoltre due contemporanei di Levio: MAZIO, il quale scrisse una traduzione in esametri dell'Iliade e si cimentò nell'uso dei Mimiambi , cioè mimi composti in metri giambici , in coliambi . Questi ultimi erano però destinati alla sola lettura e non alla rappresentazione. Altro autore è SUEIO, il quale scrisse un Moretum , cioè “la focaccia” I POETI NEOTERICI Una fgura di spicco è Valerio Catone, originario della Gallia Cisalpina e nato agli inizi del I sec. a.C . a Roma egli rinnova la tradizione dei critici-flologi alessandrini, ma compose anche opere poetiche, come Lydia. Importante fu anche M.Fulvio Bibaculo, originario di Cremona. Menzioniamo inoltre P. Terenzio Varrone Atacino, il quale continuò la poesia di stampo enniano, componendo il poema storico Bellum Sequanicum, sulla campagna di Cesare contro Ariovisto, nel 58 a.C .compose poi un'opera detta Leucadia, dal nome della donna amata, che i poeti elegiaci indicheranno fra gli incunaboli della poesia erotica latina. Di lui si ricorda soprattutto il poema epico Argonautae, libera traduzione in esametri latini di Apollonio Rodio. Altri importanti poeti della cerchia neoterica sono : – CINNA era originario della Gallia Cisalpina e partecipò con Catullo alla spedizione in Bitinia del 57 a.C. La sua adesione ai principi del nuovo gusto, dottrina e meticoloso labor limae, traspare anche nell'epigramma di dedica che accompagna il poema di Arato portato in dono a un amico della Bitinia e ispira la sua nota opera Zmyrna. La brevitas dello stile e la densità di dottrina dovevano fare del componimento un modello esemplare della poetica callimachea . – CALVO nasce a Roma ed è noto per orazioni contro il cesariano Vatinio. CATULLO VITA Gaio Valerio Catullo nasce a Verona, nella Gallia Cisalpina, ma la data della sua nascita non è certa: Girolamo e Svetonio la fssano nell'87 a.C e nel 57 a.C la morte. A Roma conobbe e frequentò personaggi di spicco dell'ambiente letterario e politico ed ebbe una relazione amorosa con Clodia, sorella mediana del tribuno P.Clodio Pulcro e moglie di Q. Cecilio Metello. Nel 57 andò in Bitinia come membro del governatore Gaio Memmio e in occasione di questo viaggio visitò la tomba del fratello, morto e sepolto nella Troade. OPERE abbiamo 116 Carmi raccolti in un liber che si suole suddividere in tre sezioni, su base metrica . Il primo gruppo è costituito da componimenti brevi e di carattere leggero, noti anche come nugae, cioè bagatelle/passatempi, di metro vario e soprattutto in endecasillabi faleci, ma anche trimetri giambici, scazonti, saffche. Il secondo gruppo abbraccia un numero di carmi limitato, ma di maggiore estensione e di impegno stilistico, sono i carmina docta. La terza sezione comprende carmi soprattutto brevi in distici elegiaci, gli epigrammi. Alcuni attribuiscono al poeta la responsabilità dell'ordinamento della raccolta, mentre altri lo credono opera altrui e dopo la morte del poeta. Bisogna supporre che il libellus dedicato da Catullo a Cornelio Nepote non corrispondesse al liber rimastoci, ma ne costituisse solo una parte. FONTI sulle relazioni della famiglia del poeta con Cesare ce ne parla Svetonio nella biografa di Giulio Cesare, nel De civitate Ceasarum. Apuleio ci parla del fatto che Lesbia era uno pseudonimo per Clodia e Cicerone nella Pro Caelio, orazione in difesa di M.Cecilio Rufo, traccia un fosco ritratto di Lesbia. I CARMI BREVI vi è una vera e propria rivoluzione neoterica, che ha un risvolto letterario, ma anche etico: gli antichi valori morali e politici della civitas si sgretolano e l'otium diviene un'alternativa alla vita collettiva , uno spazio in cui dedicarsi alla cultura, alla poesia, all'amicizia e all'amore. Il genere letterario si rivolge alla lirica e alla poesia individuale, adatta ad esprimere le piccole vicende della vita personale. Abbiamo una parte della produzione poetica di Catullo che si suole indicare “carmi brevi”, cioè insieme di polimetri ed epigrammi. Dalle opre di Catullo risulta un'impressione di immediatezza, di vita rifessa. La poesia catulliana appare in una ricercata veste di semplicità e spontaneità, poiché anche i poemi che sembrano più occasionali, hanno i loro precedenti letterari. Il destinatario di ogni carme è rappresentante di una cerchia raffnata e colta. CARME DEI BACI: è un gioco di antitesi e richiami simmetrici. L'analisi rivela l'attenta costruzione di un'espressione spontanea e nulla appare lasciato a una disposizione casuale degli effetti. È una poesia intessuta di dottrina. Lo sfondo di Catullo è costituito dall'ambiente letterario e mondano , di cui fa parte la cerchia degli amici neoterici: lepos, venustas, urbanitas sono i principi che fondano questo codice etico ed estetico. Vi ritroviamo la fgura di Lesbia, la quale incarna la potenza dell'eros. Il suo pseudonimo rievoca Saffo, la poetessa di Lesbo- l'eros diviene centrale e assume valore primario, in grado di risarcire la fugacità della vita umana. Il poeta di appella a due valori cardini dell'ideologia e dell'ordinamento sociale romano: la Fides la quale garantisce il patto stipulato poiché vincola a livello morale, e la Pietas, cioè la virtù propria di cu assolve i suoi doveri nei confronti degli altri; cio è manifestato soprattutto nel comportamento adulterino di Lesbia, che viene dunque a meno nel foedus. I CARMINA DOCTA è una nuova poetica ispirata alla brillantezza di spirito e alla raffnatezza formale. Questa poetica rivela la sua ascendenza alessandrina e callimachea. Si sviluppa l'epilio, cioè il poemetto breve che favorisce il lavoro di rifnitura stilistica. Spesso in questi poemi il mito si fa proiezione e simboli delle aspirazioni del poeta. Si può considerare epillio anche il carme 63, ispirato alle vicende del giovane frigio Attis che si mutila della sua virilità per farsi sacerdote di Cibele, la grande madre degli dei e poi lamenta il folle gesto. Questo epillio è però scritto in galliambi, un metro alessandrino usato per esprimere le frenesia orgiastica de culto di Cibele. Epitalami, cioè canti nuziali sono invece i carmi 61 e 62 : il primo è composto per il matrimonio di L.Manlio Torquato con Vinia Aurunculeia. L'altro epitalamo, che tratta il tema della verginità e del matrimonio, non è composto per una reale occasione di nozze. Abbiamo poi il carme 66 che è un omaggio al poeta alessandrino Callimaco, che è la traduzione della Chioma di Berenice. STILE abbiamo diversi infussi: la letteratura alessandrina , ma anche la lirica greca arcaica come l'attività di Archiloco e Saffo. La lingua catulliana risulta una combinazione di linguaggio letterario e sermo familiares. Vi compaiono anche diversi volgarismi, da intendersi come snobistico compiacimento di un elite colta. Spesso vi sono diminutivi. La critica ha reagito distinguendo icarmina brevi , come dotati di espressività dove è dominante la componente affettiva e autobiografca e carmina maggiori dove è invece evidente la dottrina e l'elaborazione stilistica. I carmina docta sono tassellati di uno stile più ricercato e stilemi poetici alta, provenienti da Ennio. FORTUNA Catullo esercitò un grande infusso sui poeti augustei e anche sulla poesia imperiale . Fu invece poco noto nel Medioevo e remerse solo nel XIII sec. LUCREZIO VITA la notizia biografca più ampia compare nella traduzione del Chronicon di Eusebio , fatta da S.Girolamo e dunque possiamo affermare con certezza che il poeta nacque negli anni 90 e morì verso la metà degli anni '50, circa nel 55. abbiamo alcune notizie nella Vita Borgiana dell'umanista Gerolamo Borgia, dove egli sostiene che il poeta visse in stretta intimità con Cicerone , Attico, M.Bruto e Cassio, cioè con le personalità di maggiori rilievo nella prima metà del I sec. a.C. Cicerone fa un unico riferimento a Lucrezio in una lettera del 54 al fratello Quinto. OPERE scrisse il DE RERUM NATURA, un poema in esametri dedicato all'aristocratico Memmio, da identifcare con Gaio Memmio che fu amico e patrono di Catullo e Cinna. Il testo del poema è conservato integralmente da due codici del IX sec. : OBLONGUS ( O ) e QUADRATUS ( Q ) . LUCREZIO E L'EPICUREISMO ROMANO l'Epicureismo era visto come dissolutore della morale tradizionale , poiché predicando il piacere come sommo bene e suggerendo la ricerca della tranquillità, tende a distogliere i cittadini dall'impegno politico in difesa delle istituzioni. Inoltre questa flosofa presentava non minori pericoli sulle divinità: negando il loro intervento negli affari umani, tendeva a creare impicci a una classe dirigente che usava la religione uffciale come strumento di potere. Nonostante ciò, nel I sec. L'epicureismo era riuscito a effettuare una discreta diffusione negli strati elevati della società romana. Calpurnio Pisone Cesonino, personaggio di rango consolare, si presentava come protettore degli epicurei. Per quanto riguarda la diffusione dell'epicureismo nelle classi inferiori, ce ne parla Cicerone nelle Tusculanae disputationes, dove afferma che le divulgazioni dell'epicureismo in cattiva prosa latina, dovute ad Amafnio e a Cazio, circolavano presso la plebe, ed era proprio lo stesso Epicuro a raccomandare la chiarezza e semplicità espositiva e inoltre l'universalità del messaggio epicureo che intendeva rivolgersi a ogni rango sociale, incluse le donne. Epicuro aveva condannato la poesia, soprattutto quella omerica, per la sua stretta connessione con il mito e poiché allontanava i lettori da una comprensione razionale della realtà. Lucrezio afferma invece che il suo proposito è “cospargere col miele delle Muse” una dottrina apparentemente amara. Lucrezio trova un modello anche in Empedocle, poeta -flosofo del V sec. a.C , dal quale venne affascinato dal suo atteggiamento profetico di rivelatore della realtà. IL POEMA DIDASCALICO Il titolo DE RERUM NATURA, traduce il perduto PERI' PHY'SEOS di Epicuro, dal quale erano state tratta una Piccla Epitome e una Grande Epitome, le stesse linee guida seguite da Lucrezio. CONTENUTO: il De Rerum Natura è articolato in tre gruppi di due libri (diadi). Nel I libri sono esposti i principi della fsica epicurea: gli atomi, muovendosi nel vuoto , si aggregano in modi diversi e danno origine a diverse realtà esistenti, successivamente interviene la disgregazione. Alla fne del libro Lucrezio passa in rassegna , criticandole, le dottrine degli altri naturalisti, Eraclito, Empedocle, Anassagora. Nel II libro è illustrata la teoria del clinamen: nel moto degli atomi interviene un'inclinazione minima che permette una varietà di aggregazioni. I libri III e IV costituiscono una seconda coppia, che espone l'antropologia epicurea. Il libro III spiega come il corpo e l'anima siano entrambi costituiti da atomi aggregati, ma di forma diversa; l'anima può dunque sottrarsi al processo di disgregazione che investe tutte le realtà consistenti di atomi. Il libro IV esamina il procedimento della conoscenza, trattando la teoria dei simulacra, cioè una specie di sottili membrane, composte di atomi, che si staccano dai corpi di cui mantengono la forma e arrivano fno agli organi di senso. I simulacra vaganti servono anche a spiegare le immagini che vediamo nei sogni. La terza coppia di libri ha per oggetto la cosmologia: il libro V dimostra la mortalità del nostro mondo, analizzandone il processo di formazione , viene dunque trattato il problema del moto degli astri e delle sue cause . Una famosa sezione tratta della origine ferina dell'umanità . Il libro VI spiega i vari fenomeni fsici, estromettendone la volontà divina. Sulla narrazione dei vari eventi catastrofci , si inserisce anche quella della peste di Atene del 430, che chiude l'opera in modo brusco. L'opera non ricevette probabilmente l'ultima revisione da parte dell'autore. Nel libro V Lucrezio annuncia la descrizione delle sedi beate degli dei, ma poi non mantiene fede alla promessa e molti pensano a una fne serena , ribaltata poi dalla peste di Atene . Prima del De Rerum Natura, la letteratura latina non aveva prodotto opere di poesia didascalica impegnata; mentre a differenza la cultura ellenistica aveva prodotto grazie ad Esioso, Empedocle e Parmenide. La tradizione latina non offriva però esempi di poesia didascalica, ma a differenza dei modelli ellenistici, Lucrezio si differenzia poiché ambisce e a descrivere ogni aspetto importante della vita e di convincere il lettore della validità della dottrina epicurea. Con il lettore-discepolo, Lucrezio instaura un vero e proprio rapporto e lo esorta e anche minaccia affnchè segua con diligenza il percorso educativo proposto. La poesia didascalica ellenistica invece si limita solo a descrivere fenomeni, mentre quella di Lucrezio ne indaga le cause e propone una verità, una ratio sulla quale si deve esprimere un giudizio.. l'ethos del genere didattico ellenistico era di tipo encomiastico, poiché rendeva lode alle cose e suggeriva che l'oggetto della descrizione era di per sé meraviglioso. Lucrezio alla “retorica del mirabile” , sostituisce la “retorica del necessario” e dunque necesse est sarà una delle formule ricorrenti. SUBLIME LUCREZIANO: il sublime diviene non solo una forma stilistica che rispecchia una forma di interpretazione del mondo, ma anche una forma di percezione delle cose, per il lettore che assiste allo spettacolo dell'universo e delle sue leggi. Attraverso la rappresentazione del sublime il poeta esprime un'esortazione al lettore: che scelga per sé un modello di vita alta e forte. Dunque il De Rerum Natura si confgura come protreptikos logos, cioè un insegnamento che contiene un drammatico consiglio : il lettore deve divenire specchio della sublimità universale , cioè si deve emozionare e trovare la forza dell'accettazione e dell'adeguamento. La nuova forma che il genere didascalico assume in Lucrezio, trova il suo corrispettivo nella creazione di un destinatario che sappia adeguarsi alla forza sublime di un'esperienza sconvolgente. Quello che nel genere didascalico è cornice, cioè il rapporto maestro- allievo, diviene nel De Rerum Natura un centro di tensione e un tema problematico. Tra i procedimenti dimostrativi, Lucrezio non trascura il sillogismo, cioè lo strumento principe dell'argomentazione flosofca, che grazie al poeta, dimostra per assurdo la falsità di tesi o possibili obiezioni avversarie. Anche l'analogia diviene importante , grazie al quale si cerca di ricondurre al noto, al visibile, ciò che è troppo lontano o piccolo per essere osservato direttamente. Il libro che più di tutti testimonia la perizia argomentativa di Lucrezio, è il III, dedicato alla confutazione del timore della paura. La sua struttura appare semplice, poiché all'introduzione, che si apre con un inno ad Epicuro, segue la parte centrale della trattazione , suddivisa in due sezioni: prima si dimostra che l'anima è materiale, cioè composta da atomi e vuoto, poi ci si chiede che se l'anima è materiale, deve essere anche mortale, soggetta al ciclo di nascita e morte di tutti i corpi. Nel libro V è chiaro il contatto con la letteratura diatribica. La diatriba si era sviluppata in Grecia in età Ellenistica e Bione di Boristene, un flosofo che esponeva al popolo argomenti di carattere flosofco- morale, era stato il maggior esponente. Egli aveva contribuito a sviluppare uno schema di presentazione semi-drammatica del contenuto, con frequenti spunti satirici vivaci e il concorso di più personaggi fttizi. STUDIO DELLA NATURA E SERENITA' DELL'UOMO Lucrezio si rivolge poi al lettore , invitandolo a non considerare empia la dottrina che si accinge a trattare e a rifettere su quanto crudele e empia sia la religio tradizionale. La religione è in grado di opprimere sotto il suo peso la vita degli uomini, turbare ogni loro gioia con la paura; ma se gli uomini sapessero che dopo la morte non c'è più nulla, se diventassero sensibili alle minacce delle pene eterne proferite dagli indovini , smetterebbero di essere succubi della superstizione religiosa e dei timori che essa comporta. Il messaggio di Lucrezio racchiude dunque una potenziale rivoluzionaria , poiché mette in discussione i fondamenti culturali , sociali e politici dello stato romano, che della religio aveva fatto un essenziale elemento di coesione. Lucrezio resta fedele ad Epicuro in materia di religione . Il flosofo greco era stato il primo uomo che ha liberato gli uomini da sofferenze morali: tranne il II e IV libro, tutti i libri dell'opera si aprono con una appassionata celebrazione dei meriti di Epicuro. Questi credeva che gli dei fossero fgure dotate di vita eterna, perfette e felici nella pace degli intermundia, incuranti delle vicenda della terra e dell'uomo. Era esclusa l'ipotesi che l'uomo fosse soggetto agli dei in un rapporto di dipendenza. Anche Lucrezio recupera questo senso della religiosità , intesa come capacità di vivere serenamente e contemplare ogni cosa con mente sgombra da pregiudizi. Il V libro tratta della nascita del timore religioso. Si cerca di delineare l'origine storica di un fenomeno. IL CORSO DELLA STORIA Lucrezio dedica un'ampia parte dell'opera alla storia del mondo , del quale era stata chiarita la natura mortale, originato da una casuale aggregazione di atomi e destinato alla distruzione. Tutta la seconda metà del libro V tratta l'origine della vita sulla terra e della storia dell'uomo. Il tutto è basato sulla dottrina di Epicuro, che ha insegnato “cosa può nascere, cosa non può, e infne in base a quale principio ogni cosa ha un potere delimitato ed un termine profondamente infsso”. Fra le tappe del progresso umano che Lucrezio tratta in seguito, quelle positive sono alternate ad altre di segno negativo come l'inizio e il progresso dell'attività bellica o il sorgere del timore religioso. Il poeta si contrappone volutamente alle visioni teologiche del progresso umano, diffuse nella cultura del tempo: la natura segue le sue leggi, nessun Dio le piega al bisogno dell'uomo. Quella di Lucrezio non è una visione pessimistica, poiché a questi problemi l'epicureismo è in grado di fornire una risposta: Epicuro aveva prescritto di evitare i desideri non naturali e non necessari , e di badare solo al soddisfacimento di quelli naturali e necessari. Nel II libro, i saggi che vivono mettendo in pratica i precetti di Epicuro sono paragonati a coloro che , al sicuro sulla terraferma, osservano distaccati il mare in tempesta. L'INTERPRETAZIONE DELL'OPERA alla base di alcuni quadri fortemente espressivi del poema è radicata l'inclinazione a registrare un registro stilistico elevato ed Nel 49, allo scoppio della guerra civile, Cicerone aderì alla causa di Pompeo. Dopo la vittoria di Cesare, Cicerone ne ottenne il perdono e un primo periodo ricercò una collaborazione e accettò di perorare le cause di alcuni pompeiani “pentiti”. Le orazioni “cesariane”, la PRO MARCELLO, la PRO LIGARIO, la PRO REGE DEIOTARO, si collocano tra il 46 e il 45: le orazioni abbondano di elogi a Cesare . LA LOTTA CONTRO ANTONIO dopo l'uccisione di Cesare , Cicerone tornò ad essere un uomo politico di primo piano. Ma Antonio mirava ad assumere il ruolo , mentre sulla scena politica romana si affacciava anche Ottaviano, erede di Cesare, con un esercito ai propri comandi. La manovra politica di Cicerone, mirava a staccare Ottaviano da Antonio e dichiarare guerra ad Antonio e per indurre il senato a ciò , Cicerone pronunciò contro Antonio , a partire dal 44, le orazioni Filippiche, forse erano 18. per la veemenza dell'attacco e i toni di indegnata denuncia, si distingue soprattutto la II Filippica , un'orazione che spira d'odio, dove Antonio viene presentato come un tiranno, ladro del denaro pubblico e ubriacone. La manovra politica di Cicerone era destinata a fallire. Ottaviano strinse un accordo con il Antonio e un capo cesariano , Lepido. . I tre divennero capi di Roma e Antonio pretese ed ottenne la testa di Cicerone, il cui nome venne inserito nelle liste di proscrizione. Venne raggiunto a Formia dai sicari nel 43. SIGNIFICATO DEL PROGETTO POLITICO DI CICERONE Cicerone si accostò alla nobilitas nel contesto di avvicinamento fra senato ed equites. Il tentativo di collaborazione con i triumviri fu una risposta al bisogno di un governo autorevole; così come il ravvicinamento a Cesare. Il tentativo di concordia con i ceti abbienti fu un tentativo di superare la lotta tra fazioni e di gruppi che dominavano la scena politica . Ma da un lato a Cicerone mancarono le condizioni per crearsi il seguito militare o clientelare necessario; dall'altro egli sottolineò il peso che gli eserciti personali avrebbero avuto nella soluzione delle crisi e si fece troppe illusioni sui boni. L'EGEMONIA DELLA PAROLA : LE OPERE RETORICHE quasi tutte le opere retoriche di Cicerone sono state scritte dal 55 ed esse nascono dal bisogno di una risposta politica e culturale alla crisi. ELOQUENZA E FILOSOFIA in gioventù Cicerone aveva iniziato senza portarlo a termine un trattatello di retorica , il DE INVENTIONE , dove INVENTIO indica il reperimento de materiali da parte dell'oratore, per il quale aveva attinto alla Rhetorica ad Herennium. Nel proemio il giovane avvocato si pronuncia in favore di una sintesi di eloquenza e sapientia, cioè cultura flosofca, che era ritenuta necessaria alla formazione dell'oratore. DE ORATORE venne composto nel 55, mentre Roma era sconvolta dalle bande di Clodio e Milone. In forma di dialogo , è ambientato nel 91 , durante l'adolescenza di Cicerone e vi prendono parte alcuni insigni oratori dell'epoca, fra cui Marco Antonio e Lucio Licinio Crasso. Nel I libro Crasso sostiene per l'oratore , la necessità di una vasta formazione culturale. Antonio contrappone invece l'ideale di un oratore più istintivo e autodidatta, la cui arte si fondi sulla fducia nelle proprie doti naturali , sulla pratica del foro e sulla dimestichezza con l'esempio degli oratori precedenti. Nel libro II si passa alla trattazione di questione più analitiche . Comare anche Cesare Strabone che fa una digressione sulle arguzie e sui moti di spirito. Nel III libro Crasso discute circa la elocutio e la pronuntiatio, cioè l'actio dell'oratore. → la scelta dell'anno 91 per il dialogo ha un signifcato preciso poiché è l'anno della morte di Crasso e precede di poco la guerra sociale e i confitti civili tra Mario e Silla. La crisi dello stato incombe spesso nel dialogo e stride con l'ambiente sereno e raffnato in cui essi si riuniscono per conversare, la villa tuscolana di Crasso. Cicerone inoltre si è sforzato di rendere di ricreare l'atmosfera degli ultimi giorni di pace della repubblica. Il modello a cui si ispira è il dialogo platonico. Per l'oratore si richiede inoltre una vasta formazione culturale; è la tesi di Crasso, che lega la formazione culturale dell'oratore alla sua affdabilità etico-politica. La formazione dell'oratore viene quindi a coincidere con quella dell'uomo politico della classe dirigente , cioè un uomo di cultura non specialistica , a di vasta cultura generale, capace di padroneggiare l'arte della parola e di persuadere i propri ascoltatori. Nel De Oratore Cicerone ha esposto lo statuto ambiguo di un ars oscillante tra sapientia etico-politica e la tecnica del dominio. L'ORATOR: nel 46 Cicerone riprese le tematiche del De Oratore in un trattato di nome Orator, aggiungendo una sezione sui caratteri della prosa ritmica. Disegnando il ritratto sull'orator ideale , Cicerone sottolinea i tre fni ai quali la sua arte deve indirizzarsi: – PROBARE : Prospettare la tesi con argomenti validi – DELECTARE: produrre con le parole una piacevole impressione estetica – FLECTERE : muovere le emozioni attraverso il pathos. Ai tre fni corrispondono i tre registri stilistici : umile, medio , elevato o patetico ( opportuno alla peroratio fnale). STORIA DELL'ELOQUENZA E POLEMICHE DI STILE gli avversari di Cicerone privilegiavano uno stile semplice, asciutto e scarno, di cui individuavano i modelli negli oratori attici e soprattutto in Lisia BRUTUS: Cicerone assume il ruolo di principale interlocutore, gli altri due sono Attico e Bruto, disegna una storia dell'eloquenza greca e romana, dimostrando doti di storico della cultura e di letterato. Il Brutus ha carattere autoapologetico e si comprende così come la storia dell'eloquenza culmini in una rievocazione delle tappe della carriera oratoria dello stesso Cicerone . Cicerone guarda all'oratoria del passato come una rottura dagli schemi tradizionali, che rispecchia una pratica di fondo dello stesso Cicerone: le varie esigenze, le diverse situazioni, richiedono il ricorso all'alternanza di registri diversi e il successo dell'oratore davanti all'uditorio è fondamentale per valutare la sua riuscita stilistica. La grande oratoria senza schemi ha il suo modello nell'attico Demostene. DE OPTIMO GENERE ORATORUM: è un'opera di argomento storico. Essa doveva costituire l'introduzione alla versione latina di due celebrii orazioni contrapposte , SULLA CORONA di Demostene e CONTRO CTESIFONTE di Eschine, pronunciate nel corso di uno stesso processo tenuto ad Atene nel 330. nell'opera si sostiene l'eccellenza dei due oratori, in particolare di Demostene, in cui si riconosce il perfetto modello dell'eloquenza attica, il quale non ha il carattere freddo e intellettualistico dei tradizionali attici. TOPICA: pubblicata nel 44 , è l'ultima delle sue opere di teoria retorica ed è ispirata all'opera omonima di Aristotele, la quale tratta dei topoi, cioè luoghi comuni ai quali può far ricorso l'oratore alla ricerca degli argomenti da sviluppare nel discorso. I topoi non sono utilizzabili sono nell'oratoria. UN PROGETTO DI STATO IL DE RE PUBLICA: il modello del dialogo platonico ritorna qui e Cicerone vi lavora dal 54 al 51. non cercò di costruire uno stato ideale , come aveva fatto Platone nella Repubblica, ma proiettò tutto nel passato , per identifcare la migliore forma di stato nella costituzione romana del tempo degli Scipioni. Il dialogo si svolge nel 129, nella villa suburbana di Scipione Emiliano, che con l'amico e collaboratore Lelio è uno dei principali interlocutori. Il dialogo ci è arrivato in condizioni frammentarie e una parte venne trovata da Angelo Mai in un palinsesto vaticano; mentre altre sezioni si sono trasmesse grazie alle citazioni di scrittori antichi come Agostino , mentre ci è giunta la sezione fnale dell'opera , il cosiddetto Somnium Scipionis . Nel I libro Scipione parte dalla dottrina aristotelica delle tre forme di governo, cioè monarchia, aristocrazia e democrazia e dalla loro degenerazione nelle forme estreme , cioè tirannide, oligarchia e oclocrazia. Riprendendo la tesi dello storico greco Polibio, Scipione mostra come lo stato romano de maiores si salvasse dalla necessaria degenerazione per il fatto di aver saputo contemperare le tre forme fondamentali; l'elemento monarchico si rispecchia nel consolato, l'elemento aristocratico nell'istituzione del senato , l'elemento democratico nell'istituzione dei comizi. Il libro II si occupa dello svolgimento della costituzione romana . Il libro III tratta della della iustitia, dedicato alla confutazione della critica che l'accademico Carneade aveva svolto dell'imperialismo romano: la critica si incentrava soprattutto sul contesto di guerra giusta , ricorrendo al quale i romani avevano esteso il proprio dominio e infuenza. Il IV libro si occupa dell'educazione dei cittadini e dei principi . Nei libri IV e V si introduce la fgura del retor et gubernator rei publicae o princeps. Nel VI libro il dialogo si conclude con la rievocazione da parte di Scipione Emiliano del segno in cui era apparso l'avo Scipione Africano per mostrargli la piccolezza e l'insignifcanza di tutte le cose umane, anche della gloria terrena e per rivelargli la beatitudine che attende le anime dei grandi uomini di stato. TEORIA DEL REGIME MISTO: la teoria risale al peripatetico Dicearco e ad Aristotele. All'elemento democratico Scipione guarda con empatia . L'elogio del regime misto si risolve in un'esaltazione della repubblica aristocratica dell'età scipionica. Cicerone sembra pensare a un elite di personaggi eminenti che si ponga alla guida del senato e dei boni e si raffgura il ruolo del princeps sul modello di Scipione Emiliano; Cicerone pensa dunque alla coagulazione del consenso politico intorno a leader prestigiosi. Dunque l'autorità del princeps è necessaria per salvare la res publica. Il princeps dovrà armare il proprio animo contro passioni egoistiche, contro il desiderio di potere e di ricchezza. Cicerone disegna l'immagine di un dominatore-asceta, ma questo ideale è di diffcile realizzabilità. IL DE LEGIBUS: si ispira a Platone, alle Leggi. Venne iniziato nel 52 e non pubblicato in vita. Ne abbiamo i primi tre libri e i frammenti dei libri IV e V. l'azione è nel presente e gli interlocutori sono Cicerone, il fratello Quinto e l'amico Attico. L'ambientazione è nella villa di Cicerone ad Arpino e nei boschi e campagne circostanti,raffgurati secondo il modulo del locus amoenus. Quinto appare un ottimate estremista, Cicerone come un conservatore moderato, Attico come un epicureo che si vergogna delle proprie opzioni flosofche. Nel I libro viene esposta la tesi stoica secondo la quale la legge non è sorta per convenzione, ma si basa sulla ragione innata in tutti gli uomini ed è perciò data da Dio. Nel II libro l'esposizione delle leggi si basa sulla tradizion legislativa romana e non su una utopistica come in Platone. Nel III libro Cicerone presenta il testo delle leggi sui magistrati e le loro competenze. UNA MORALE PER LA SOCIETA' ROMANA Cicerone iniziò a scrivere riguardo la flosofa solo nel 46, con l'operetta sui PARADOSSI DEGLI STOICI, dedicata a Marco Bruto. Nel 45 muore la fglia Tullia e Cicerone scrisse in quell'occasione una Consolatio per noi perduta. Inoltre la dittatura di Cesare lo aveva privato di qualsiasi possibilità di intervento negli affari pubblici e dunque , divenuto quasi indifferente alle vicende politiche, vive in solitudine e si addentra nella composizione di opere flosofche. HORTENSIUS: è andato perduto ed era un'esortazione alla flosofa , sul modello del Protrettico di Aristotele ACCADEMIA: Trattavano di problemi gnoseologici ed ebbero una doppia redazione; la prima erano i cosiddetti Accademia priora in due libri, la seconda gli Accademia posteriora, in 4 libri. DE FINIBUS BONORUM ET MALORUM: è dedicato a Bruto ed è considerato un capolavoro flosofco. Tratta questioni etiche, cioè il problema del sommo bene e del sommo male, affrontato in 5 libri e comprendente 3 dialoghi: nel I è esposta la teoria degli epicurei, cui segue a confutazione di Cicerone; nel II si mette a confronto la teoria stoica con le teorie accademica e peripatetica; nel III è esposta la teoria eclettica di Antioco di Ascalona, maestro ci Cicerone e di Varrone, la più vicina al pensiero dell'autore. TUSCULANEA DISPUTATIONES: è dedicata a Bruto e ambientata nella villa di Cicerone a Tuscolo e tratta i questioni etiche. L'opera è in 5 libri ed è condotta in forma di dialogo tra Cicerone e un anonimo interlocutore e pare quasi un monologo interiore . Nei singoli libri sono trattati temi di morte, dolore , tristezza , turbamenti dell'animo e della virtù come garanzia della felicità. Inoltre Cicerone cerca una risposta anche ai suoi personali interrogativi, ai suoi dubbi e dunque vi è una profonda partecipazione dell'autore agli argomenti trattati, che conferisce allo stile solennità DE NATURA DEORUM; DE DIVINATIONE ; DE FATO : trattano argomenti religiosi e teologici. La prima è dedicata a Bruto. CATO MAIOR E LAELIUS: il CATO MAIOR DE SENECTUTE e il LAELIUS DE AMICITIA sono due brevi dialoghi in cui i precetti flosofci trovano incarnazione in due fgure della tradizione romana. Perdute sono opere come il DE GLORIA; DE VIRTUTIBUS e DE AUGURIIS. Dal 44 , Cicerone inizia la stesura de DE OFFICIIS, un testamento flosofco. Cicerone intende offrire un punto di riferimento alla classe dirigente romana , nella prospettiva di ristabilirne l'egemonia sulla società. La rapidità della composizione delle sue opere flosofche , sta ad indicare che si tratta soprattutto di compilazioni da fonti greche. TEORIE DELLA CONOSCENZA Cicerone aderì al probabilismo degli Accademici, una sorta di scetticismo pragmatico che , senza negare l'esistenza di una verità oltre i fenomeni, si preoccupa di garantire la possibilità di una conoscenza probabile , utile ad orientare l'azione ad essa fnalizzata. Nel libro II degli Accademia, Lucullo rimprovera a Cicerone di distruggere la stessa possibilità della conoscenza rifutandosi di ammettere l'esistenza di criteri sicuri delle nostre percezioni. Cicerone e le sue fonti accademiche hanno ben compreso di guardarsi da errori opposti, di evitare sia il dogmatismo radicale, sia il radicale scetticismo. Saggio è il metodo che si sforza di defnire le condizioni reali dell'esperienza umana e di avvicinarsi al vero attraverso le apparenze e la probabilità. SISTEMI ETICI A CONFRONTO: L'ECLETTISMO FILOSOFICO DI CICERONE in un passo delle Tusculanae Cicerone defnisce il metodo che egli segue nel trattare dei problemi di maggiore importanza: egli si sforza di esporre le diverse opinioni possibili e di mettere a confronto per vedere se alcune siano più coerenti e probabili di altre. All'ideologia dell'humanitas Cicerone dette un notevole contributo, invitando ad un atteggiamento di aperta tolleranza. L'eclettismo ciceroniano mostra una chiusura radicale verso l'epicureismo, alla cui esposizione e confutazione sono dedicati i primi libri del dialogo DE FINIBUS BONORUM ET MALORUM. I motivi dell'avversione ciceroniana verso l'epicureismo sono in primo luogo la flosofa epicurea che conduce al disinteresse per la politica , mentre dovere dei boni è l'attiva partecipazione alla vita pubblica. L'epicureismo inoltre esclude la funzione provvidenziale della divinità e indebolisce i legami con la religione tradizionale, che per Cicerone è la base dell'etica. DIALOGHI DI ARGOMENTO RELIGIOSO E TEOLOGICO: nel DE NATURA DEORUM viene esposta e confutata la tesi epicurea dell'indifferenza degli dei rispetto alle cose umane. Viene poi presa in esame la tesi stoica del panteismo provvidenziale, poi Cicerone sembra schierarsi a favore dello scetticismo accademico. Il DE DIVINATIONE è un dialogo in due libri fra Cicerone e il fratello Quinto, dove l'autore si mostra esitante fra la denuncia della falsità della religione tradizionale e la necessità del suo mantenimento al fne di conservare il dominio sui ceti sociali inferiori , strumentalizzabili per la loro credulità. DE FINIBUS: dopo che sono state confutate le tesi epicuree, Catone il Giovane si assume nel III libro la difesa dello stoicismo tradizionale, nei confronti del quale la posizione ciceroniana fu di perplessità. Il rigore etico di Catone o Bruto , appariva a Cicerone anacronistico e scarsamente praticabile in una società che era andata incontro a grandi trasformazioni dopo l'epoca delle grandi conquiste. Il De fnibus può essere visto come un dialogo aporetico. LA VECCHIEZZA E L'AMICIZIA CATO MAIOR DE SENECTUTE: è dedicato ad Attico e composto nel 44, poco prima dell'uccisione di Cesare, in un periodo di inattività politica. Sceglie Catone il censore come proprio portavoce e trasfgura l'amarezza di una vecchiaia, della quale sembra temere la perdita della possibilità di intervento politico. L'azione è posta nel 150, l'anno precedente la morte di Catone. Il personaggio di Catone appare come addolcito e ammansito. Nella sua vecchiaia si armonizzano il gusto per l'otium e la tenacia dell'impegno politico. LAELIUS: il dialogo è immaginato nel 129, pochi giorni dopo la morte di Scipione nel corso delle agitazioni graccane. Rievocando la fgura dell'amico scomparso , Lelio parla circa la natura e sul valore dell'amicizia. Amicitia per i romani era un tentativo di superare la tradizione logica clientelare e la fazione dello stato aristocratico. Il dialogo muove sulla traccia delle scuole flosofche greche. A fondamento dell'amicizia sono posti valori come virtus e probitas. Si avverte nell'opera un disperato rapporto di bisogni sinceri . L'amicitia rivela alcune ambiguità: da un lato si mostra come ideale di una vita allietata da affetti fraterni, dall'altro una connivenza fra sostenitori dell'ordine sociale. I DOVERI DELLA CLASSE DIRIGENTE la stesura del De Offciis venne iniziata nel 44 e si tratta di un trattato e non di un dialogo, dedicato al fglio Marco, allora studente di flosofa ad Atene. Cicerone cerca nella flosofa i fondamenti di un progetto di vasto respiro, indirizzato alla formulazione di una morale della vita quotidiana che permette all'aristocrazia romana di riacquistare il controllo sulla società. Le basi flosofche vengono offerte dallo stoicismo moderato di Panezio, ben decisa dal rifuto dell'edonismo epicureo e della conseguente etica del disimpegno, rispettosa della tradizione e dell'ordine politico-sociale. Nell'opera Cicerone si rivolge in primo luogo ai giovani e ciò conferma la funzione pedagogica che egli attribuisce al suo lavoro di divulgazione flosofca. In Panezio, il quale aveva inteso fornire agli aristocratici romani un modello di vita che avesse salde radici nei loro costumi nazionali, potè trovare uno stabile punto di riferimento per un discorso in grado di eseguire con agilità continui spostamenti fra la rifessione teorica e l'enunciazione dei precetti validi peer la vita di tutti i giorni. Il DE OFFICIIS è diviso in tre libri : 1) HONESTUM ; 2) UTILE ; 3) CONFLITTO HONESTUM -UTILE. Per i primi due la fonte è il trattato Sul Conveniente di Panezio da Rodi, mentre il terzo risulta di fonti diverse. È probabile che il destinatario fossero i ceti dirigenti romani, cercando di addolcirne il rigorismo morale . La dottrina di Panezio aveva un giudizi più positivo sugli istinti, che devono essere corretti e disciplinati dalla ragione IL SISTEMA DELLE VIRTU' LA BENEFICENTIA: per Panezio la virtù fondamentale è la socialità, a cui si affancava la benefcentia, con il compito di collaborare positivamente al benessere della comunità e di mettere a disposizione dei concittadini la persona e gli averi del singolo. La benefcenza di Panezio corrispondeva allo stile di vita degli aristocratici romani, che attraverso gli offcia e l'elargizione nei confronti dei concittadini, sapevano procurarsi un seguito politico capace di innalzarsi alle più alte cariche dello stato. Cicerone sottolinea però che la benefcenza non deve essere posta al servizio delle ambizioni personali, presentando come esempi di benefci ingiusti le leggi agrarie e le proposte di sgravio dei debiti.nel De Offciis vi è un disprezzo quasi scettico per i beni terreni, come onori, ricchezze e potere; è evidente dunque la volontà di sottoporre a forti vincoli una virtù che può divenire la passione specifca della tirannide. L'esempio della magnitudo animi mostra con chiarezza il rapporto che nel pensiero di Panezio lega logos, cioè la ragione, agli istinti naturali. Compito della ragione è controllare gli istinti e trasformarli in virtù e essere messi al servizio dello stato e della collettività. LE PRIME ORIGINI DEL GALATEO il De offciis è una sorta di regolatore generale degli istinti e delle virtù , che permette loro di integrarsi in un tutto armonico, ed è costituito anche da un'ultima virtù : la temperanza, che agli occhi degli altri si manifesta in un'apparenza di appropriata armonia di pensieri, di gesti, di parole, che assume il nome di DECORUM. Signifca un ideale di AEQUBILITAS, di conformità. Cicerone non rifugge dall'addentrarsi in una minuta precettistica relativa ai comportamenti da tenere nella vita quotidiana e nell'abituale commercio con gli altri e dunque in una parte del De Offciis si sofferma sui gesti, sulle positure in cui il decorum si manifesta o si rinnega , dà consigli sulla toilette e sull'abbigliamento. Descrive infne qual debba essere la casa dell'aristocratico romano. Al tempo di Cicerone il galateo non è ancora arrivato a costituire un genere letterario a se stante. I precetti ciceroniani sono solo una delle articolazioni interne di un trattato il quale si propone di costruire un modello del vir bonus. FLESSIBILITA' E PLURALISMO DEI VALORI Il concetto del decorum permette di fondare anche la possibilità di una pluralità di atteggiamenti e di scelte di vita. L'appropriazione delle azioni e dei comportamenti dell'individuo ha le sue radice nelle qualità personali, nelle disposizioni intellettuali e morali. Le nuove esigenze della società hanno conferito una dignità impensabile a molteplici fgure sociali. Il pluralismo dei modelli ciceroniani rispecchia le diverse vocazioni e attività dei boni. CICERONE PROSATORE : LINGUA E STILE l'opzione di Cicerone, come quella di Lucrezio, era puristica e cioè evitare i grecismi e da qui nasce una costante e accanita sperimentazione di traduzione di termini greci e il risultato fu l'introduzione di diverse parole nuove, gettando le basi di un lessico astratto come qualitas, quantitas, essentia […]. Cicerone creò inoltre un tipo di periodo armonioso e complesso, fondato sul perfetto equilibrio delle parti, il cui modello fu Isocrate e Demostene. La creazione di un periodo simile comportava l'eliminazione delle incoerenze nella costruzioni, degli anacoluti, delle costruzioni a senso. Le frasi erano organizzate in ampie unità che manifestano un'accurata ed esplicita subordinazione delle varie parti rispetto al concetto principale e cioè la sostituzione della paratassi con l'ipotassi. Ciascune delle tre gradazioni di stile, 1) semplice 2) temperato 3) sublime , sa essere impiegata a seconda delle esigenze discorsive corrispondenti, probare ; delectare ; movere. Ad ogni livello di stile corrisponde una collocazione delle parole adeguata e inoltre la disposizione verbale è sempre tale da realizzare il numerus , il quale agisce come un sistema di regole metriche adattate alla prosa . La sede per questi effetti metrico-ritmici è la clausola, la parte fnale del periodo in cui l'orecchio dell'ascoltatore deve sentirsi impressionato dagli effetti suggeriti dalla successione dei piedi. CORNELIO NEPOTE VITA Nacque nella Gallia Cisalpina attorno al 100 a.C e si stabilì poi a Roma , dove si dedicò a studi. Ebbe rapporti con Cicerone e Tito Pomponio Attico, che gli aprì le porte della buona società. Prima del 32 a.C, pubblicò la sua opera principale, il DE VIRIS ILLUSTRIBUS. Morì forse dopo il 27 a.C . OPERE i CHRONICA sono andati perduti, così come gli EXEMPLA e biografe di Cicerone e Catone il Censore. Il DE VIRIS ILLUSTRIBUS è una raccolta di biografe che doveva abbracciare circa 16 libri e ci rimangono il libro sui comandanti militari stranieri e le biografe di Catone e Attico. FONTI la sua data di nascita si ricava da notizie indirette; Girolamo , nella Cronaca , colloca il culmine della fama letteraria di Nepote nel 40 a.C. Anche Catullo prima del 54 a.C gli dedicò una serie di componimenti. Per la data di morte si guarda a Plinio il Vecchio, il quale afferma che Nepote morì sotto il principato di Augusto, sicuramente dopo il 31 o dopo il 27. VALORI TRADIZIONALI E RELATIVISMO CULTURALE NELLE BIOGRAFIE DI CORNELIO NEPOTE I CHRONICA : Era un'esposizione sistematica della cronologia universale, con attenzione al sincronismo fra gli avvenimenti della Grecia, di Roma e dell'Oriente . Con IL DE VIRIS ILLUSTRIBUS, Nepote voleva fare del genere letterario, il veicolo del confronto sistematico fra civiltà greca e romana. Egli raggruppava i sui personaggi secondo categorie professionali, dove vi era un costante confronto tra romani e stranieri. Si è pensato che questo confronto volesse suggerire in ogni campo la superiorità dei Romani. La distinzione principale dipende dai maiorum instituta , cioè le tradizioni nazionali di ciascun popolo. Il merito maggiore di Nepote è quello di avere infuenzato le Vite Parallele di Plutarco. Il suo stile risulta spesso mediocre e semplice, di carattere sbrigativo la Biografa di Attico è sicuramente quella più riuscita , dedicata al suo amico e protettore. Era un argomento diffcile perchè si trattava di parlare di un uomo di tempi presenti. Un esempio di conciliazione tra virtù arcaiche e valori modernizzanti. CESARE VITA Gaio Giulio Cesare nacque a Roma il 13 luglio del 100 a.C da una famiglia patrizia, venne in gioventù perseguitato dai sillani. Dopo la morte di Silla nel 78 a.C , tornò a Roma dall'Asia e incominciò la carriera forense e politica. Nel 68 fu questore , nel 65 fu edile, nel 63 pontefce massimo, nel 62 pretore e nel 61 propretore nella Spagna Ulteriore. Nel 60 stipulò con Pompeo e Crasso l'accordo segreto del primo triumvirato, in vista della spartizione del potere. Nel 59 rivestì il consolato e dall'anno seguente ottenne il proconsolato nella Illiria e nella Gallia romanizzata, la Cisalpina e la Narbonese. Intraprese l'opera di sottomissione dell'intero mondo celtico , presentandola come operazione difensiva e preventiva. La conquista delle Gallie durò 7 anni. Cesare invase l'Italia dando inizio alla Guerra Civile nel 49 ; nel 48 sconfsse a Farsalo, in Tessaglia, l'esercito senatorio guidato da Pompeo. Aveva ricoperto inoltre in questo periodo dittatura e consolato a Roma. Il 15 marzo del 44 a.C venne assassinato da un gruppo di aristocratici di fede repubblicana , preoccupati per le tendenze autocratiche e regali di Cesare. OPERE OPERE CONSERVATE: COMMENTARI DE BELLO GALLICO e COMMENTARI DE BELLO CIVILI OPERE PERDUTE: diverse orazioni, il DE ANALOGIA che era un trattato su problemi di lingua e stile, vari componimenti poetici giovanili, un poema sulla spedizione in Spagna del 45 a.C OPERE SPURIE: VIII del DE BELLO GALLICO, le ultime tre opere del CORPUS CAESARIANUM , cioè BELLUM ALEXANDRINUM , BELLUM AFRICUM , BELLUM HISPANIENSE. FONTI LA VITA DI CESARE di Svetonio e quella di Plutarco; orazioni e lettere di Cicerone , Appiano con il Bellum Civile e Dione Cassio . IL COMMENTARIUS COME GENERE STORIOGRAFICO Il termine COMMENTARIUS ricalcava il greco HYPOMNEMA e indicava un tipo di narrazione a mezzo fra la raccolta dei materiali grezzi e la loro elaborazione nella forma artistica , tipica della storiografa. Già Cicerone aveva composto commentarii e parla di quelli di Cesare come di opere composte per offrire ad altri storici il materiale sul quale impiantare la propria narrazione. Cesaree si manifesta sobrio nel conferire al proprio racconto effcacia drammatica, evitando gli effetti grossolani e plateali, ma anche i pesanti fronzoli retorici. LE CAMPAGNE IN GALLIA NELLA NARRAZIONE DI CESARE l'opera che aveva il titolo di DE BELLO GALLICO, si chiamava in origine C. IULII CAESARIS COMMENTARII RERUM GESTARUM. I 7 libri dell'opera coprono il periodo dal 58 al 52, in cui Cesare procede alla sottomissione della Gallia: – I LIBRO : tratta degli avvenimenti del 58, cioè la campagna contro gli Elvezi, che con i loro movimenti migratori avevano offerto a Cesare il pretesto per imbarcarsi nella guerra, e contro il capo germanico Ariovisto. – II LIBRO: rivolta tribù galliche – III LIBRO: rivolta contro le popolazioni situate nella costa atlantica – IV LIBRO: operazioni contro le infltrazioni dei popoli germanici e contro i capi gallici ribelli – V LIBRO: resoconto sulle spedizioni contri i Britanni, nel 55 e nel 54, accusati di fornire aiuto ai Galli ribelli – VI LIBROO: campagna di devastazione delle popolazioni della Gallia Belgica – VII LIBRO: espugnazione di Alesia a cattura di Vercingetorige Sui tempi di composizione dell'opera vi sono pareri discordi: – nell'inverno del 52/51, di getto – composizione anno per anno, durante gli inverni nei periodi in cui erano sospese le azioni militari. Nella seconda parte dell'opera si fa più frequente l'uso del discorso diretto e anche il ricorso a una varietà di sinonimi , che determina un ampliamento del patrimonio lessicale. È possibile che Cesare abbia redatto separatamente i resoconti delle varie campagne, per poi riordinarli e coordinarli in un secondo momento. LA NARRAZIONE DELLA GUERRA CIVILE il DE BELLO CIVILI si divide in tre libri, di cui i primi due narrano gli eventi del 49, e il terzo quelli del 48, senza però concluderlo. I tempi della composizione e pubblicazione sono molto incerti. L'opera appare inoltre incompiute , poiché viene lasciata in sospeso l'esito della guerra di Alessandria. In genere si pensa che il DE BELLO CIVILI sia stato composto tra 47 e 46 e pubblicato nel 46. spiccano inoltre le tendenze politiche di Cesare , che colpisce la vecchia classe dirigente, rappresentata come una consorteria di corrotti. Cesare utilizza la satira sobria per svelare le basse ambizioni e i meschini intrighi dei suoi avversari. La rappresentazione satirica culmina nel quadro del campo pompeiano prima della battaglia di Farsalo: gli avversari di Cesare, sicuri della sua sconftta, stabiliscono le pene da infiggere e si aggiudicano i beni di coloro che stanno per proscrivere. Cesare aspira a dissolvere l'immagine che di lui dava la propaganda aristocratica, presentandolo come un rivoluzionario, un continuatore dei Gracchi o di Catilina. Il destinatario della sua propaganda è lo strato medio e benpensante dell'opinione pubblica Romana e italica, che vede nei pompeiani i difensori della costituzione repubblicana e della legalità, e che teme i sovvertimenti sociali. Sottolineando di essersi sempre mantenuti nei limiti della legalità repubblicana, Cesare trova modo anche di insistere sulla propria costante volontà di pace: o scatenarsi della guerra si deve solo al rifuto di trattative serie da parte dei pompeiani. Un altro fondamentale motivo dell'opera è la clemenza di Cesare verso i vinti , contrapposta alla crudeltà degli avversari, dopo Mario e Silla molti si aspettavano nuove proscrizioni e nuovi bagni di sangue. LA VERIDICITA' DI CESARE E IL PROBLEMA DELLA “DEFORMAZIONE STORICA” Lo stile scarno dei commentari cesariani e il rifuto degli abbellimenti retorici, la forte riduzione del linguaggio valutativo, contribuiscono al tono oggettivo e impassibile della narrazione. La connessione alla vita politica è più immediata nel De Bello Civili. Cesare fa ricorso ad abili artifci, ricorre ad anticipazioni e posticipazioni. Cesare mette in rilievo le esigenze difensive che lo hanno spinto alla guerra . Cesare si rivolge anche all'aristocrazia gallica per assicurarle la sua protezione contro i facinorosi che celano l'ispirazione alla tirannide. Nel De Bello Civili, Cesare si presenta come un politico moderato, dal quale non si devono attendere accessi rivoluzionari. In entrambe le opere egli mette in luce le proprie capacità di azione militare e politica. La fortuna è un elemento che ricorre spesso nella sua opera, ma non viene presentata come una divinità protettrice, ma come un concetto che serve a spiegare i cambiamenti repentini di situazione, ciò che sfugge alla capacità di previsione e di controllo dell'uomo. Cesare cerca di spiegare gli avvenimenti secondo cause umane e naturali e dunque di coglierne la logica interna, non facendo mai ricorso all'interventi della divinità. I CONTINUATORI DI CESARE il luogotenente di Cesare, AULO IRZIO, compose il libro VIII del DE BELLO GALLICO, per congiungere la narrazione con quella del De Bello civili , tramite il racconto degli avvenimenti degli anni 50-51. sempre a Irzio si deve il DE BELLUM ALEXANDRINUM. La maniera di scrivere cesariana spingeva il commentario verso la historia , senza rinunciare all'esigenza di sobrietà. TEORIE LINGUISTICHE DI CESARE Cicerone sembra contrapporre lo stile dei Commentari di Cesare a quello delle sue orazioni, inoltre riconosce il fatto che Cesare agì da “purifcatore” della lingua latina. Cesare espose le proprie teorie linguistiche nei tre libri del De analogia, composti nel 54 e dedicati a Cicerone. Cesare propone a base dell'eloquenza l'accorta scelta delle parole, per la quale il criterio fondamentale è l'analogia , la selezione razionale e sistematica , contrapposta all'anomalia, l'accettazione di ciò che diviene consueto man mano nel sermo cotidianus . La selezione deve limitarsi a verba usitata , cioè le parole già nell'uso, poiché Cesare consigliava di fuggire le parole inusitate e strane. Cesare sacrifcava la grazia , per accogliere la chiarezza, la semplicità e l'ordine. FORTUNA DI CESARE SCRITTORE Cesare si guadagnò la fama di scrittore asciutto, per l'economia espressiva e per l'essenzialità della scrittura. Sulla nitidezza del racconto e la perfezione del linguaggio, Manzoni darà un giudizio di sommo elogio su Cesare. SALLUSTIO VITA Gaio Sallustio Crispo nacque ad Amiternum, nella Sabina, il 1 Ottobre dell'86 a.C. Compì gli studi a Roma, dove i suoi interessi iniziarono presto a gravitare verso la politica. Fu questore nel 55-54. si lega inizialmente ai populares. Fu tribuno della plebe nel 52 e condusse una campagna contro l'uccisione di Clodio, Milone e Cicerone. Nel 50 venne espulso dal senato per indegnità morale. Quando scoppiò la guerra civile, combattè dalla parte di Cesare , e fu riammesso a senato dopo la vittoria di quest'ultimo.nel 46 fu pretore. Cesare lo nominò governatore della provincia di Africa Nova, costituita con il regno della Numidia, tolto a Giuba. Sallustio dette però prova di malgoverno e rapacità e dunque venne accusato di malversazione. Si ritirò dalla vita politica , sotto consiglio di Cesare e dunque si dedicò alla storiografa. Morì nel 35-34. OPERE abbiamo due monografe storiche, composte tra 43 e 4 – BELLUM CATILINAE ( DE CATILINAE CONIURATIONE) – BELLUM IUGHURTINUM abbiamo poi le HISTORIAE, iniziata nel 39 e rimasta incompiuta al V libro, e copriva il periodo 78- 67 , cioè dalla morte di Silla alla fne della guerra di Pompeo contro i pirati. OPERE SPURIE: due EPISTULAE AD CAESAREM SENEM DE REPUBLICA e l'INVECTIVA IN CICERONEM . È inoltre considerata improbabile il fatto che Sallustio abbia composto un 'opera chiamata EMPEDOCLEA, in cui confuivano dottrina empedoclee e pitagoriche. FONTI per la data di nascita ci basiamo sulla CRONACA di Girolamo; per le altre vicende della vita e della carriera politica si fa ricorso a cenni sparsi in varie fonti storiografche ed erudite. Per il ritiro dalla vita politica ci si rifà allo stesso Sallustio nel BELLUM CATILINAE 3.3-4.2 LA MONOGRAFIA STORICA COME GENERE LETTERARIO Ad ambedue le monografe , Sallustio antepone proemi di dimensioni ingenti, nei quali sforza di giustifcare il fatto di essersi ritirato dalla vita politica, dedicandosi alla composizione di opere storiche. I proemi rispondono all'esigenza di dare conto alla propria attività intellettuale di fronte a un pubblico come quello romano, fedele alla tradizione di fare storia. Per Sallustio la storiografa resta legata alla prassi politica e la sua maggiore funzione è individuata nel contributo alla formazione dell'uomo politico. Nei proemi vi sono inoltre alcuni cenni autobiografci che spiegano l'abbandono alla vita politica con la crisi che ha corrotto le istituzioni e la società. Sallustio denuncia l'avidità di ricchezze e di potere come mali che avvelenano la vita. La storiografa sallustiana tende a identifcarsi come indagine sulla crisi. La novità è l'impianto monografco delle sue due opere storiche, che serviva a mettere a fuoco un singolo problema storico sullo sfondo di una visione organica della storia di Roma. Il Bellum Catilinae denota un punto acuto della crisi, cioè il delinearsi di un pericolo sovversivo di qualità ignota allo stato romano; il Bellum Iughurtium affronta il nodo costituito dall'incapacità della nobilitas corrotta a difendere lo stato e insiste sulla vittoria dei populares. La scelta della monografa inoltre , portò Sallustio ad elaborare un nuovo stile storiografco. LA CONGIURA DI CATILINA E IL TIMORE DEI CETI SUBALTERNI Catilina , la cui congiura era stata repressa da Cicerone nel 63, aveva intravisto la possibilità di coalizzare una sorta di blocco sociale avverso al regime senatorio. Dopo il proemio, Sallustio muove dal ritratto di Catilina: la personalità di questo aristocratico corrotto è messa a fuoco sullo sfondo generale della decadenza di costumi romani, dovuta all'accrescersi della potenza dell'impero e al dilagare del lusso e della ricchezza. Catilina raduna dunque attorno a sé personaggi che auspicano a un cambiamento di regime. La nobilitas comincia a subodorare il complotto e decide di affdare il consolato ad Antonio e ad un homo novus, Cicerone.. Catilina , grazie a Manlio raduna a Fiesole un esercito composto da disperati e gente piombata nella miseria. Catilina viene sconftto nelle elezioni elettorali e dunque compie attentati alla vita di Cicerone, che vano a vuoto . Cicerone ottiene dal senato i pieni poteri per soffocare la ribellione e l'8 novembre del 63 accusa Catilina in senato, la I Catilinaria. Catilina fugge da Roma e raggiunge Manlio, e il senato li dichiara nemici pubblici. Qui Sallustio introduce un excursus sui motivi della degenerazione della vita politica e sulle condizioni che hanno favorito l'attività di Catilina. Poi Cicerone fa Incarcerare i complici di Catilina. Si contrappongono i discorsi di Cesare e Catone il Giovane: il primo chiede una pena più mite, il secondo ribadisce la necessità della condanna a morte. Sallustio introduce quindi un parallelo tra Cesare e Catone, personaggi dalle virtù opposte e complementari. I complici di Catilina vengono giustiziati e Catilina cerca di rifugiarsi nella Gallia Cisalpina, ma deve combattere presso Pistoia nel gennaio del 62. l'armata ribelle viene annientata e Catilina stesso muore in battaglia. Vi è una seziona dell'opera detta ARCHEOLOGIA , a cui all'inizio del Bellum Catilinae , dedica una parte. È di ispirazione tucididea e traccia una rapida storia dell'ascesa e della decadenza di Roma. Il punto di svolta è individuato nella distruzione di Cartagine, a partire dalla quale Sallustio fa iniziare il deterioramento della società romana.. in questo processo di degenerazione , viene attribuita una parte di rilievo al dittatore aristocratico Cornelio Silla: lo storico insiste sull'orrore delle proscrizioni sillane, in cui Catilina si era distinto all'inizio della sua carriera. Vi è poi un secondo excursus collocato al centro dell'opera, dove denuncia la degenerazione della vita politica romana nel periodo che va dalla dominazione di Silla all'inizio della guerra civile fra Pompeo e Crasso. La condanna coinvolge i populares e i fautori del senato: da un lato demagoghi che con elargizioni e promesse alla plebe ne aizzano l'emotività per farne il piedistallo delle proprie ambizioni; dall'altro aristocratici che si fanno velo della dignità del senato , ma combattono solo per consolidare e ampliare i propri privilegi. Secondo Sallustio abolire la confittualità diffusa è necessario per mettere i ceti possidenti al riparo da quel pericolo. Lo storico riponeva le sue speranze in un regime autoritario che ponesse fne alla crisi dello stato, ristabilendo l'ordine nella res publica e risanando la concordia tra i ceti possidenti, restituendo prestigio e dignità a un senato ampliato con uomini nuovi provenienti dall'elite di tutta Italia. Sallustio è disgustato dall'inquinamento del senato con l'immissione di personaggi provenienti da ranghi militari . Nel riferire la seduta del senato in cui viene decisa la condanna a morte dei complici di Catilina, Sallustio fa pronunciare a Cesare un discorso che fa appello a considerazioni legalitarie. Dopo la narrazione della seduta del senato, Sallustio delinea i ritratti di Catone e Cesare, che avevano dato pareri opposti: il ritratto di Cesare si sofferma sulla sua liberalità, munifcentia, misericordia, e dall'altro sull'energia che sorregge la sua brama di gloria. Le virtù tipiche di Catone sono invece quelle radicate nella tradizione, come la integritas, la severitas, l'innocentia. Sallustio afferma poi che entrambi i personaggi erano fondamentali per lo stato romano e che le loro virtù erano complementari. Inoltre la fgura di Cicerone non è presentata come il politico che domina gli eventi grazie alla lucidità della propria mente , ma un magistrato che fa il proprio dovere. Di Catilina , Sallustio delinea un ritratto a tinte forti e contrastanti. Mentre tratteggia il ritratto, Sallustio lo giudica e dunque compare anche una parte moralistica. Dai discorsi dello stesso Catiina , emergono i moventi che portano alla crisi dello stato romano: da una parte pochi potenti che monopolizzano cariche politiche e ricchezze, sfruttando i popoli dominati, dall'altra parte una massa senza potere coperta di debiti e priva di prospettive future. BELLUM IUGHURTINUM: SALLUSTIO E L'OPPOSIZIONE ANTINOBILIARE Sallustio spiega che la guerra contro Giugurta fu la prima occasione in cui si osò andare contro l'insolenza della nobiltà. Il Bellum Iughurtinum è indirizzato a mettere in luce le responsabilità della classe dirigente aristocratica nella crisi dello stato romano. Giugurta , dopo essersi impadronito con il crimine del regno della Numidia, aveva corrotto con il denaro gli esponenti dell'aristocrazia romana inviati a combatterlo in Africa ed era riuscito a concludere una pace vantaggiosa. Metello venne inviato in Africa e ottenne diversi successi. Mario, Luogotenente di Metello, ottiene il permesso di recarsi a Roma per presentare la candidatura al consolato. Venne eletto console nel 107 e riceve l'incarico di portare a termine la guerra in Africa. Mario arruola nell'esercito i capite censi, cioè coloro privi di averi e non soggetti a tassazione che erano registrati nelle liste del censore non per il censo ma per la persona fsica. Sallustio introduce al centro dell'opera un excursus che indica che nel regime di partiti, la causa prima della dilacerazione e della rovina della res publica . Traspare inoltre la preoccupazione di non condannare la politica dei Gracchi in maniera globale, ma solo nei suoi eccessi. Con il fne di rappresentare la nobiltà come blocco unico guidato da un gruppo corrotto. Le linee direttive della politica dei populares sono esemplifcate nei discorsi del tribuno Memmio per protestare contro la politica inconcludente del senato, e successivamente da Mario, quando esso convince la plebe ad arrolarsi di massa. Memmio invita il popolo alla riscossa contro l'arroganza dei pauci, cioè l'oligarchia dominante. Nel discorso di Mario il motivo principale è fornito dall'affermazione di una nuova aristocrazia, quella della virtus che si fonda sui talenti naturali di ciascuno e sul tenace impegno a svilupparli. Mario si richiama ai valori antichi che hanno fatto la grandezza di Roma. Inoltre Sallustio vede nei capite censi un inquinato affermarsi del proletariato militare. Giugurta appare com una virtus corrotta, inoltre la sua personalità viene rappresentata in evoluzione, poiché la sua natura non è corrotta fno all'inizio, ma lo diviene progressivamente. LE HISTORIAE E LA CRISI DELLA RES PUBLICA le HISTORIAE iniziavano nel 78 a.C , riallacciandosi alla narrazione di Sisenna. Si ritorna alla forma annalistica. Ci restano alcuni ampi frammenti, come 4 discorsi: 1) TRIBUNO LICINIO MACRO per la restaurazione dei poteri tribunizi nel 73; 2) LEPIDO contro il sistema dei governi dei Sillani; 3) MARCIO FILIPPO; 4) LETTERE A POMPEO E MITRIDATE. Nella lettera immaginata scritta a Mitridate, afforano i motivi delle lagnanze dei popoli soggiogati e dominati da Roma. Il motivo che i romani hanno di portare guerra alle altre nazioni è la loro sete di ricchezza e potere. Le Historiae dipingono un quadro cupo: dopo l'uccisione di Cesare, lo storico non ha più una parte dalla quale schierarsi. LO STILE DI SALLUSTIO nutrendosi di Tucidide e Catone il censore, elaborò uno stile fondato sull'inconcinnitas, sull'uso di antitesi, asimmetrie e variationes e ciò produsse un effetto di gravitas austera e maestosa, un'immagine di essenzialità di pensiero. Vi ritorna invece l'arcaismo , che non è solo nella scelta di parole , ma anche di una concatenazione delle frasi di tipo paratattico. I pensieri si giustappongono l'uno all'altro come blocchi autonomi di una costruzione. Vi è una grande economia di espressione e vi è un accumulo asindetico di parole quasi ridondanti. L'allitterazione è frequente e dà colore arcaico e potenzia il senso delle parole. I protagonisti delle due monografe, Catilina e Giugurta, sono personaggi tragici. LE EPISTULAE E L'INVECTIVA sicuramente spurie sono da credersi le Epistulae ad Caesarem senem de republica, trasmesse in anonimo in un codice: la scrittura – III – VII : tenzoni poetiche – IV – VI: componimenti meno pastorali del libro I CONFINI DEL GENERE BUCOLICO La raccolta di Teocrito aveva carattere miscellaneo e aveva una grande varietà di temi e contiene anche incursioni del mondo della città e anche poesie celebrative legate ad occasioni storiche e dedicate ai protettori degli Idilli. Anche l'ambientazione è varia. Virgilio sfrutta al massimo queste aperture. Il dramma dei pastori esuli delle egloghe I e IX contiene un nucleo di esperienza personale. Negli anni 42-41 a.C confsche di terreni a favore dei veterani colpirono gli agricoltori intorno a Cremona e poi a Mantova. Virgilio era stato anche lui spossessato, poi reintegrato nella proprietà ad opera di personaggi infuenti. A partire dall'identifcazione di Titiro con Virgilio , molti hanno visto dietro alle fgure del mondo pastorale, allusioni storiche. Sicura è la presenza implicita di Ottaviano nella I egloga. Le poesie in onore di nozze e nascite avevano una loro tradizione retorica; inoltre Virgilio ha attinto anche a fonti dove si mescolano infussi flosofci e presenza di dottrine messianiche . L'egloga è datata al consolato di Asinio Pollione nel 40 a.C e l'ipotesi migliore sembra essere il fatto che il bambino dell'egloga fosse atteso in quell'anno, ma non sia mai nato. L'egloga ha inoltre carattere oracolare e sfumato in un clima morale. La VI egloga è forse l'opera più alessandrina di Virgilio: le rivelazioni di Sileno spaziano tra immagini mitologiche e cosmologia e il carme ha il suo centro in un omaggio al poeta Cornelio Gallo, in cui il quadro bucolico si piega a raccogliere simbologie alessandrine. Gallo ritorna come poeta d'amore nell'egloga X. Bucolico è lo scenario dell'Arcadia, così come l'idea che la poesia possa mediare le pene d'amore avvinando l'uomo alla natura. Gallo rappresenta l'incarnazione del canto elegiaco , che è anche una scelta di vita . Gallo cerca conforto nella poesia bucolica di Virgilio e il confronto tra questi due mondi rende omaggio all'amico e precisa la propria dimensione poetica. Le Bucoliche rivelano la maturità poetica raggiunta da Virgilio , ma anche il maturare delle sue scelte di vita. La poesia è vissuta come rifugio contro i drammi dell'esistenza, la vita dei pastori accoglie tonalità epicuree. Al fanco del poeta si intravedono le fgure di grandi protettori, che rendono possibile la sua vita di otium poetico, come Pollione a cui è dedicata la VIII egloga e poi Ottaviano. Mecenate sarà invece l'ispiratore delle Georgiche. La poesia elegiaca vuole che il poeta sperimenti fno in fondo le pene d'amore, ma nel genere bucolico il canto d'amore è conciliazione e consolazione con la natura. DALLE BUCOLICHE ALLE GEORGICHE ; 38-26 a.C nel 38 a.C le Bucoliche sono ormai completate. L'infuenza di Mecenate è evidente nelle Epodi di Orazio e nelle Georgiche di Virgilio. La composizione costò a Virgilio quasi 10 anni di lavoro, poiché l'opera presuppone una ricchezza di letture: la poesia greca come Omero , i tragici e gli Alessandrini e quella romana come Lucrezio e Catullo, ma anche fonti tecniche in prosa e trattati flosofci. Il fnale del I libro evoca un'Italia in preda alle guerre civili, in cui l'ascesa di Ottaviano è solo una speranza insediata da molti pericoli. Virgilio ha voluto inglobare nel suo poema sia la vittoria del nuovo ordine , sia le lacerazioni che lo hanno preparato. Secondo Servio, Virgilio avrebbe alterato una parte del poema, sopprimendo una parte e sostituendola con la storia di Aristeo. La disgrazia di Gallo e la sua morte sono avvenimenti del 26 e dunque si ipotizza una soppressione delle lodi di Gallo.. LE GEORGICHE LE GEORGICHE COME POEMA DIDASCALICO Virgilio parte da un aggancio con la poesia greca ellenistica , questi poeti ellenistici usano come falsariga dei trattati scientifci in prosa e non pretendono di insegnare a un destinatario, che nei loro carmi è soprattutto una sopravvivenza formale , di genere . Virgilio si sente più vicino a Lucrezio che agli alessandrini. In tenui labor ( è esile il tema della mia fatica ) ed è un programma poetico che deve molto alla ricerca formale alessandrina e alla poetica di Callimaco. Molti brani del poema rivelano l'emulazione diretta di poeti come Arato, Nicandro, Eratostene, Varrone Atacino.l 'impulso di fondo delle Georgiche è partito da un dialogo con Lucrezio. Vi sono chiare analogie: la saggezza del contadino, che media la fatica del lavoro e la spontanea generosità della terra, conduce a una forma di autosuffcienza, materiale e spirituale. Questa autarchia risponde all'incombere della crisi sociale e culturale della repubblica romana. Lo spazio georgico di Virgilio accoglieva la religiosità tradizionale. Lucrezio guarda alle cause naturali come retroscena della cultura umana , mentre Virgilio sembra appigliarsi a ciò che incivilisce e umanizza la natura. LO SFONDO AUGUSTEO il giovane Ottaviano si profla come l'unico che può salvare il mondo civilizzato dalla decadenza e dalla guerra civile, siamo nel momento di incertezza che nasce dalla morte di Cesare a Filippi. Il nuovo principe assicura le condizioni di sicurezza e proprietà entro cui il mondo dei contadini può trovare la sua continuità di vita. Nel proemio vi compare la fgura del principe come sovrano idealizzato, sviluppo esplicito di una tradizione ellenistica che tanto aveva faticato per affermarsi a Roma. Mecenate e Augusto sono accolti nell'opera come dedicatari e ispiratori. Il ruolo del destinatario della comunicazione didattica è assegnato all'agricola, dove si profla il destinatario dell'opera, cioè un pubblico che conosce la vita di città e le sue crisi. L'eroe del poema è il piccolo proprietario agricolo, il coltivatore diretto. Vi è inoltre la mancanza a qualsiasi accenno al lavoro schiavile, cardine dell'economia agricola. L'idealizzazione del colonus ha signifcato morale. L'esaltazione delle tradizioni dell'Italia contadina e guerriera, sentita come mondo unitario, ha come sfondo il clima della guerra contro Antonio. STRUTTURA E COMPOSIZIONE i temi dei 4 libri sono il lavoro nei campi, l'arboricultura, l'allevamento del bestiame e l'apicultura; ovvero4 attività fondamentali del contadino. L'ordine in cui questi lavori sono collocati nel testo descrive una curva , per cui l'apporto della fatica umana diviene sempre meno accentuato e la natura è sempre più protagonista. La struttura del poema sembra orientata dal grande al piccolo. I libri dell'opera sono dunque dotati di autonomia tematica e sono collegati da un piano complessivo, ciascuno introdotto da un proemio e dotato di sezioni digressive. Virgilio tende ad indebolire le costruzioni logiche del pensiero, i forti nessi argomentativi, i collegamenti fra un tema e l'altro; d'altra parte l'architettura formale del poema si fa regolare e simmetrica. Ogni libro dell'opera è dotato di una digressione conclusiva , di estensione regolare. I proemi hanno valore di cerniera: quelli del I e III libro sono lunghi ed esorbitanti rispetto al tema georgico dei singoli libri ; quelli del II e IV libro sono brevi e introduttivi. La polarità tra temi di morte e di vita danno un senso all'architettura formale, che suscita rifessione nel lettore. L'equilibrio dello stile e della struttura non nascondono l'irrompere di inquietudini e confitti. L'ideale del contadino si richiama al mito dell'età dell'oro, quando il lavoro non era necessario perchè la natura da sola ai bisogni. LA STORIA DI ORFEO E ARISTEO la digressione fnale del IV libro ha carattere narrativo ed è introdotta come aition alla maniera alessandrina, cioè origine e spiegazione della bugonia. Aristeo ha perso le sue api per un'epidemia. Con l'aiuto della madre, la ninfa Cirene , l'eroe contadino scopre l'origine del morbo: infatti senza volerlo egli aveva causato la morte di Euridice, la sposa del cantore Orfeo, che sceso all'Ade aveva saputo riportare la sposa in vita con la forza del suo canto, poi l'aveva persa per un fatale errore. Segue la sconsolata morte del poeta Orfeo, dal quale racconto, Aristeo trae un insegnamento prezioso. Con un sacrifcio di buoi viene placata la maledizione e dalle vittime del sacrifcio si sviluppa la vita delle nuove api. Virgilio ha collegato due miti abbastanza diversi tra loro, dove pesa la tradizione ad incastro della poesia alessandrina e neoterica. I racconti sono collegati da sottili parallelismi narrativi. La fgura di Orfeo fonde insieme le grandi possibilità dell'uomo. L'eroe civilizzatore Aristeo intraprende una paziente lotta contro la natura che arriva fno alla rigenerazione delle api. Virgilio lascia che il suo racconto sia attraversato dal contrasto tra diversi modelli di vita. DALLE GEROGICHE ALL'ENEIDE quando descrive , Virgilio immerge oggetti e personaggi nella sua partecipazione soggettiva, descrive e narra senza rinunziare alle emozioni. L'ENEIDE OMERO E AUGUSTO l'intenzione dell'Eneide sarebbe duplice: imitare Omero e lodare Augusto partendo dai suoi antenati. I 12 libri sono concepiti come una risposta ai 48 libri dei due poemi omerici. L'Eneide I-VI racconta il viaggio di Enea da Cartagine alle sponde del Lazio, con una retrospettiva sulle vicende che avevano portato Enea da Troia a Cartagine. Con l'inizio del libro VII i Troiani sono ormai giunti alla foce del Tevere, luogo assediato dal destino e comincia la narrazione di una guerra civile che si concluderà con la morte di Turno nel libro XII . Si usa parlare di un metà odissiaca dell'Eneide che comprende i libri I-VI e una metà iliadica , libri VII- XII. L'Iliade narra le vicende che portano alla distruzione di un città; l'Odissea narra il ritorno a casa di uno dei distruttori. Queste due storie epiche, dette fabulae , si presentano in Virgilio in modo rovesciato, che comporta anche un'inversione dei contenuti. Il viaggio di Enea non è di ritorno, ma un viaggio verso l'ignoto. La guerra di Enea non serve a distruggere una città, ma a costruirla. Vi è una sorta di continuazione di Omero, poiché le imprese di Enea fanno seguito all'Iliade e si riallaccia all'Odissea. Inoltre è una sorta di ripetizione di Omero, poiché la guerra nel Lazio è spesso vista come una ripetizione della Guerra di Troia. Gli antichi ponevano un intervalli di 4 secoli tra la distruzione di Troia a la fondazione di Roma. Gli eventi dell'Eneide sono trattati come storici. Sono omeriche le tecniche narrative utilizzate da Virgilio. LA LEGGENDA DI ENEA l'Italia antica conosceva leggende di fondazione legate alla guerra di Troia. La fuga di Enea da Troia in famme, con il padre Anchise sulle spalle divenne popolare anche nelle arti fgurative e vene addirittura collegato a Romolo per via genealogica. Attraverso la fgura del fglio di Enea , Ascanio Iulo, la nobile casata romana della gens Iulia, rivendicava nobili origini. L'Eneide svolge la leggenda di Enea dall'ultimo giorno di Troia sino alla vittoria di Enea e alla fusione dei Troiani e dei Latini in un unico popolo. – I LIBRO: Giunone provoca una tempesta che decima le navi di Enea e lo costringe ad approdare in Africa, a Cartagine. Favorito dalla madre Venere, l'eroe trova accoglienza nella regina Fenicia , Didone, che gli chiede di narrare la fne di Troia – II LBRO: Enea racconta della distruzione della città , attraverso la protezione divina, e riesce a fuggire con il padre , il fglio e i Penati che sono il simbolo della continuità di una stirpe. Viene persa però la moglie Creusa. – III LIBRO: Enea racconta che dopo essere partiti dalla Troade, i Troiani si rendono conto che una nuova patria gli aspetta in Occidente. Il racconto si chiude con la morte di Anchise – IV LIBRO: tragica storia dell'amore di Didone. La regina si uccide maledicendo Enea, il quale la ha abbandonata per seguire il corso voluto dal Fato , e profetizza eterno odio tra Cartagine e Troiani – V LIBRO: i troiani fanno tappa in Sicilia. Vi sono i giochi funebri in onore di Anchise – VI LIBRO: Enea giunge a Cuma, in Campania e qui Enea consulta la Sibilla. Scende nel mondo degli inferi, dove incontra una parte del suo passato, come Deifobo caduto a Troia, Didone morta per causa sua, lo sfortunato pilota Palinuro e il padre Anchise, che gli schiude il suo futuro. – VII LIBRO: Enea sbarca nella foce del Tevere e riconosce la terra promessa e dunque instaura un patto con il Latino. Giunone lancia contro il patto il demone della discordia Aletto, che fomenta la guerra nella moglie di Latino, Amata e nel principe rutulo Turno, promesso sposo della fglia di Latino. Al primo incidente si rompe il patto e va in fumo il matrimonio tra Enea e Lavinia, fglia di Latino. Lavinia è al centro della discordia poiché una coalizione marcia sul campo troiano. – VIII LIBRO: Enea risale il Tevere e trova l'appoggio di Evandro, re di una piccola nazione di Arcadi. Insieme al fglio di Evandro, Pallante, Enea trova un potente alleato: la coalizione etrusca sollevata contro Menezio, crudele Tiranno di Cere e alleato di Turno. A Enea viene donata dalla divinità , un'armatura vulcania, lo scudo è istoriato con il futuro di Roma. – IX LIBRO: il campo troiano è in situazione critica. Vi è il sacrifcio dei giovani troiani Eurialo e Niso. – X LIBRO: Enea irrompe con gli alleati sulla scena. Turno uccide Pallante e lo spoglia del balteo e lo indossa come ricordo della sua superba vittoria. Enea uccide poi Menezio. – XI LIBRO: Enea piange il morto Pallante. In una battaglia muore Camilla, la vergine guerriera. – XII LIBRO: Turno deve accettare un duello con Enea. La ninfa Giuturna fa cadere anche questo patto.Giunone si riconcilia con Giove e ottiene che nel nuovo popolo non resti traccia del nome troiano. Enea sconfgge Turno e vedendo il balteo di Pallante lo uccide. Virgilio rappresenta la guerra come scontro tra Troiani e Latini, coalizzati questi ultimi con molti popoli italici, i primi invece con gli etruschi e con una piccola popolazione greca stanziata sul suolo della futura Roma. L'Eneide è un'opera di denso signifcato storico e politico , ma non è un poema storico. IL NUOVO STILE EPICO Virgilio concilia libertà e ordine, inoltre l'autore plasma il suo esametro come strumento di una narrazione luna e continua, articolata e variata. L struttura ritmica del verso si basa su un ristretto numero di cesure principali e si ha così un'irregolarità di fondo. La combinazione di cesure principali e di cesure accessorie permette una grande varietà di sequenze. L'esametro si adatta a una grande varietà di situazioni espressive. L'allitterazione adotta un uso regolato e motivato, sottolinea cioè momenti patetici, collega fra loro parole chiave , produce effetti di fonosimbolismo e richiama fra loro momenti della narrazione. Le tradizioni del genere epico richiedevano un linguaggio elevato e diverso dalla lingua d'uso. L'Eneide è un'opera ricca di arcaismi e poetismi e alcuni di questi arcaismi sono omaggi alla maniera di Ennio o all'espressività della tragedia arcaica , altri fanno parte del linguaggio letterario istituzionalizzato. Poetismi non arcaici sono i calchi del greco e i neologismi. Molti termini non sono marcamente poetici, cioè parole neutre e la novità sta soprattutto nei nuovi collegamenti tra parole, che non ha precedenti nella poesia latina , ma ricorre soprattutto a Sofocle e Euripide. . Lavora su un lessico che si mantiene semplice e diretto, dove le parole subiscono un processo di straniamento che dà rilievo e nuova percettività al loro senso contestuale. La narrazione deve essere graduale, senza vuoti intermedi. Azioni ricorrenti e ripetute si prestano a ripetizioni verbali. Epiteti stabili accompagnano oggetti e personaggi e tendono a coinvolgere il lettore. Caratteristica fondamentale è dunque l'aumento di soggettività, poiché viene data maggiore iniziativa al lettore , ai personaggi e al narratore. La funzione oggettivante è garantita dall'intervento del poeta , che lascia emergere i punti di vista soggettivi, ma si incarica anche di ricomporli in un progetto unitario. OMERO E AUGUSTO: LE RAGIONI DEI VINTI l'Eneide è la storia di una missione voluta dal Fato, che renderà possibile la formazione di Roma e la sua salvazione per mano Augusto. Il poeta è garante e portavoce di questo progetto e focalizza il suo racconto su Enea, il portavoce di questa missione fatale. Il poema di Virgilio è dunque un'epica nazionale, in cui una collettività deve rispecchiarsi e sentirsi unita. La narrazione inoltre si adatta a contemplare le ragioni in confitto e i sentimenti dei personaggi sono costantemente in primo piano. – A) LE RAGIONI DI DIDONE: per Virgilio la guerra con Cartagine non nasce da una differenza , ma da un eccessivo e tragico amore fra simili. – B) TURNO SUPPLICE ED ENEA VINCITORE: la guerra viene vista come un tragico errore voluto da potenze demoniache , in sostanza è una guerra fratricida. L'uccisione di Turno appare come necessaria. Turno è disarmato, ferito e chiede pietà. Turno è un eroe superbo, ma ora è anche subiectus. Enea lo uccide perchè la vista del balteo di Pallante lo travolge in uno slancio d'ira funesta e assomiglia dunque ad Achille che si vendica su Ettore – C) COINVOLGIMENTO DEL LETTORE: i lettori devono partecipare alla sofferenza degli individui e accettare l'oggettività epica, che contempla il grande ciclo provvidenziale della storia e la soggettività tragica, disputa di ragioni individuali e di relative verità. CENNI SULLA FORTUNA DI VIRGILIO il destino dell'Eneide era quello di distruzione, cui spettava un testo abbozzato e mal rifnito, ma intervenne direttamente Augusto per salvare il poema e affdò la cura del manoscritto a Vario. Virgilio divenne il classico di Roma e i declamatori ddi età augustea e tiberiana tengono appassionate informazioni sulla sua poesia. Anche molti poeti minori imitarono gli aspetti della tecnica virgiliana e una parte di questo lavoro fuì nel corso del I sec. d.C entro il bacino di raccolta della cosiddetta Appendix Vergiliana . La presenza di Virgilio nella Letteratura alta trova nell'età dei Flavi consacrazione defnitiva. Nel II sec , Valerio Probo gettò i fondamenti dell'esegesi Virgiliana e le ricerche dei flologi si depositarono in commentari perpetui ad uso degli studenti. Virgilio offre spunto non solo all'educazione retorico-grammaticale, ma anche ad una sorta di poesia scolastica. L'emergere a Roma della cultura cristiana segnò un passaggio decisivo alla fortuna di Virgilio, poiché lo sforzo di assimilare la letteratura pagana alla nuova cultura trovò in Virgilio il suo migliore punto di attacco. Le letteratura medioevale trova in Virgilio una lettura condotta secondo il fltro dell'allegoria. La poetica dell'Umanesimo del '500 trasforma Virgilio in uno stabile canone di riferimento. Inizia anche il confronto Omero- Virgilio e gli esiti sono importanti spie per seguire l'evoluzione di Gusto. I commenti virgiliani di '500-'600 svolgono il confronto a detrimento di Omero, ma sarà poi il movimento romantico a capovolgere la situazione. Ma l'importanza culturale di Virgilio mostra anche aspetti pericolosi, poiché in epoca di culto dello stato e forte imperialismo nazionalista , l'augusteismo dell'Eneide è divenuto per molti una forma ideale. ORAZIO VITA Quinto Orazio Flacco nacque l'8 dicembre del 65 a.C a Venosa, una colonia militare romana, l confne tra Apulia e Lucania. La sua famiglia era modesta. Quando si trasferì a Roma esercitò il mestiere di esattore nelle vendite all'asta. Ebbe un'ottima educazione e condusse gli studi prima nella scuola locale e poi a Roma, dove frequentò la scuola del grammatico Orbilio. Attorno ai 20 anni si recò in Grecia a perfezionare gli studi e ad Atene approfondì le sue conoscenze flosofche. La sua carriera di studente venne interrotta poiché la Grecia era teatro in quel periodo di storici avvenimenti ed egli attratto dagli ideali della libertas si arruolò nell'armata repubblicana di Bruto, ricevendo il comando militare di una legione con il titolo di tribuno militare. La rotta di Filippi nel 42 , interruppe la sua carriera militare. El 41 tornò a Roma, ma il suo fondo che possedeva a Veneosa era stato confscato dai triumviri ed egli dovette impiegarsi come scriba quaestorius. Entrò in contatto con poeti e letterati, iniziando a scrivere in versi e attorno ala metà del 38, Virgilio e Vario lo presentano a Mecenate, ministro di Ottaviano. Mecenate lo ammette poi nel circolo dei suoi amici e nel 33 gli dona un podere in campagna sabina che gli assicura un rifugio dagli affanni della vita romana. Le sue opere vengono pubblicate sotto il patronato di Mecenate e poi dal principe stesso, con il quale Orazio fu in stretta relazione , fatta di devozione ma non di servilismi. Orazio poi declina l'offerta di divenire segretario personale. Nell'8 a.C muore Mecenate e poco dopo , il 27 novembre dello stesso anno, anche Orazio. OPERE – EPODI: sono 17 componimenti , scritti tra il 41 e il 30 e pubblicati assieme al II libro delle Satire.in nome rimanda alla forma metrica , poiché epodo è il verso pi corto che segue un verso più lungo, formando con esso un distico. Orazio li chiama iambi, facendo riferimento al ritmo che prevale negli Epodi e alludendo al recupero del tono aggressivo, associato alla poesia giambica greca. La raccolta è ordinata secondo il criterio editoriale-metrico. I componimenti I-X sono in trimetri e dimetri giambici alternati; l'11 in trimetri giambici ed elegiambi alternati, i componimento XII-XVI alternano l'esametro con un altro verso, il componimento XVII non epodico, è in trimetri giambici. La raccolta è caratterizzata da varietà di argomenti. Il componimento proemiale è indirizzato a Mecenate, il quale si dichiara pronto a condividere con l'amico qualunque pericolo. Si possono distinguere vari gruppi: 1) Carmi di invettiva ; 2) epodi erotici; 3)epodi civili; 4) epodo gnomico 13 , cioè un invito a bere in una giornata d'inverno ; 5)epodo 2 , un elogio della vita rustica sulle labbra ipocrite di un usuraio. – SATIRE: Un primo libro di dieci componimenti, dedicato a Mecenate, fu pubblicato forse nel 35.nel 30, assieme alle Epodi, appare il II libro. La cronologia interna è diffcile, le satire 1,7 e 1,2 sono quelle più antiche. Gli argomenti sono vari e alcune satire sono di argomento letterario programmatico. – ODI ( CARMINA) : sono una raccolta di 3 libri che venne pubblicata nel 23 a.C . il componimento più antico è il 1,37, un canto di gioia per la morte di Cleopatra, avvenuta nel 30 a.C. Compose su incarico di Augusto un inno che un coro di 27 fanciulle e giovinetti avrebbe eseguito nelle celebrazioni dei ludi saeculares, il cosiddetta Carme Saeculare in metro saffco, un'invocazione agli dei perchè assicurino prosperità a Roma e al regime augusteo. Orazio aggiunse poi un IV libro, di cui l'ultima databile fa riferimento al ritorno di Augusto dal Settentrione nel 13 a.C . la lirica oraziana sperimenta metri vari, ma dominanti sono le strofe alcaica, le strofe saffca minore, le strofe asclepiadea. Le odi di apertura e chiusura sono indirizzate a personaggi di riguardo e spesso trattano questioni di poetica. Spesso il poeta giustappone carmi di contenuto simile. Ma il principale criterio d'ordine , sembra essere quello della variatio, sia dal punti di vista metrico-formale, sia di tono e contenuto. Spesso le odi hanno impostazione dialogica, rivolte ad un tu che può essere un personaggio reale, immaginario , un Dio, una Musa, una collettività o un oggetto inanimato. Il soggettivismo dell'elegia latina sarà stato un nuovo aspetto caratterizzante e un nuovo marchio distintivo, ma non doveva essere assente del tutto in quella greca. L'elegia mitologica di Antimaco, Fileta ed Ermesianatte doveva contenere in nuce un elemento autobiografco, un collegamento tra le vicende degli eroi del mito e le vicende personali dello stesso poeta. L'elegia latina conserva però anche aspetti oggettivi, gnomici che generalizzano la storia personale in una visione più ampia e darà spazio ad elementi assorbiti da altri generi letterari. L'elegia tende a inquadrare le singole esperienze in forme e situazioni tipiche , secondo modalità ricorrenti. In primis poesie d'amore, poiché l'amore è per il poeta elegiaco l'esperienza unica e assoluta, che riempie l'esistenza e dà senso. La vita del poeta, tutta dedita all'amore , si confgura come servitium , come schiavitù di fronte alla domina capricciosa e infedele. La relazione con lei è fatta di rare gioie e di molte sofferenze e solo raramente egli arriva al gesto della ribellione, della renunciatio amoris. Le amarezze e le continue delusioni lo portano a proiettare la propria vicenda nel mondo puro del mito o nella felice innocenza dell'età dell'oro, trasferendola in un universo ideale e appagante. Il poeta dunque pratica una vita nequitia, ccioè di degradazione e dissipazione. Egli ripudia i suoi doveri di civis, spingendosi verso le mollezze dell'amore. L'elegia è ribelle ai valori consolidati della tradizione , ma recupera i valori del mos maiorum trasferendoli nel proprio universo. L'esperienza del poeta- amante deve servire come mezzo di corteggiamento e cooperare a sedurre l'amata con il miraggio della fama e della gloria immortale. Ne consegue dunque la scelta di rifutare la poesia elevata in favore della musa leggera , di toni e contenuti ispirati all'immediatezza della passione. Con la poesia di Catullo e la poesia neoterica , l'elegia condivide una rivoluzione di gusto letterario: da Catullo in particolare eredita il senso di rivolta morale, il gusto dell'otium, della vita estranea all'impegno civile e politico, tesa a coltivare gli affetti privati e a farne l'oggetto dell'attività poetica. La connessione tra eleganza formale e intensa partecipazione affettiva il modulo che ci rimanda a Catullo e alla poesia neoterica. CORNELIO GALLO Era nato da una famiglia umile forse nel 69 a.C ed è soprattutto Svetonio a fornirci informazioni sulla sua Vita , nella Gallia Narbonese. Si schierò contro Ottaviano, contro Antonio, combattendo nel 30 in Egitto. Dopo la vittoria fu nominato praefectus Aegypti. Cadde in disgrazia e venne condannato all'esilio e alla confsca dei beni e nel 26 a.C si uccise. È nota l'amicizia che lo legò a Virgilio, questi gli dedicò l'egloga X e con le sue lodi pare che concludesse il IV libro delle Georgiche, elogio che poi venne sostituito da Virgilio,per ordine di Augusto, con la favola di Aristeo, che svolse funzione mediatrice fra cultura ellenistica e poesia neoterica. Gallo fu autore di 4 libri di elegie , pubblicate con il titolo di Amores, in cui cantava la sua passione per Licoride. Era centrale dunque sia l'elemento erotico, sia quello di erudizione mitologica. Gallo fu cultore di Euforione di Calcide, poeta greco di III sec, di cui Cicerone deplorava la nefasta infuenza sul gusto poetico dei suoi tempi. Nel 1979 un fortunato ritrovamento papiraceo nelle sabbie egiziane ci ha restituito una decina di versi che sembrano fornire indicazioni interessanti. Si sospettavano in lui alcuni temi fondanti dell'elegia latina: la donna amata come fonte di ispirazione e destinataria della poesia, l'identifcazione poesia-vita, il servitium amoris , la conoscenza del poeta per la sua vita di nequitia. Gallo dunque è un mediatore tra neoterismo ed elegia augustea e fu proprio lui a dare al genere la sua forma propria, dotandola di un respiro di respiro e movimento compositivo più ampio rispetto al breve giro dell'epigramma , fondendo la dottrina mitologica dell'elegia alessandrina e la propria esperienza autobiografca. La nuova elegia latina acquista dunque autonomia formale e il tratto distintivo di poesia d'amore. TIBULLO VITA datiamo la morte di Albio Tibullo poco posteriore a quella di Virgilio. La nascita si colloca invece tra 55 – 50 a.C nel Lazio rurale. La famiglia era agiata e apparteneva al ceto equestre. Il punto centrale è il rapporto di amicizia e protezione che lo lega a Messalla Corvino, nobile uomo repubblicano e fu seguito da Tibullo in alcune operazioni militari affdategli da Augusto, come quella in Aquitania o in Oriente. OPERE abbiamo una raccolta estrogena di elegie , il Corpus Tibullianum , in 3 libri , divenuti 4 con la divisione del terzo in due parti in età umanistica e solo i primi due libri sono attribuiti con certezza al poeta. Il I libri, composto tra 32-26/25, è dominato dalla fgura di Della, nome che potrebbe essere un ellenizzazione di Plania, alla quale sono dedicate 5 delle 10 elegie che lo compongono. Questi componimenti descrivono una donna volubile ,capricciosa, amante del lusso e dei piaceri mondani. Vi sono anche elegie per il giovinetto Marato , dal tono meno sofferto, venato di ironia. Completano il I libro un elegia per il compleanno di Messalla e quella conclusiva che celebra la pace e la vita campestre. 3 delle 6 elegie del II libro sono dedicate alla donna Nemesi, Vendetta, una fgura dai tratti più aspri , una cortigiana avida e spregiudicata. IL MITO DELLA PACE AGRESTE Tibullo è noto come poeta dei campi, della serena vita agreste , ma non manca lo scenario della vita cittadina. Nel mondo del mito , il poeta elegiaco proietta il proprio mondo ideale , assimilando la propria esperienza a grandi paradigmi eroici. In Tibullo però il mondo del mito è assente e la sua funziona è svolta dal mondo agreste. La campagna tibulliana è uno spazio di idillica felicità, pervasa da un senso di religiosità ancestrale. Tibullo fa di questo spazio il luogo del rimpianto e del desiderio. È dunque forte il bisogno di rifugio, di uno spazio intimo e tranquillo in cui proteggere e coltivare gli affetti. L'antimilitarismo, l'esecrazione della guerra e dei suoi orrori, si accorda con il vagheggiamento di questo mondo ideale, popolato da persone semplici e riscaldato dall'amore di una donna fedele. La campagna di Tibullo rivela il suo antico valore italico, con il patrimonio di antichi valori agresti celebrati dall'ideologia arcaizzante del principato TIBULLO POETA DOCTUS troviamo nella poesia di Tibullo molti tratti distintivi della poesia ellenistica. Il suo stile rivela una scrittura attentissima , dove la semplicità è il risultato di una scelta artistica . L'espressione limpida sembra frutto di immediatezza, lo sforzo del comporre resta nascosto sotto la superfcie levigata di una scrittura spontanea. Il ritmo ha lieve cantabilità e cadenza regolare. Tibullo è amato dagli antichi per il suo stile semplice e luminoso, sciolto e raffnato. La purezza lessicale, la fuida movenza dei pensieri, i toni tenui e delicati , la parsimonia di dottrina mitologica, l'ironia, danno alla sua poesia naturalezza espressiva e fascino della maturità stilistica. LA FORTUNA i contemporanei sembrano decretare il successo di Tibullo, mentre la tarda antichità e il Medioevo ne oscurano la fama , che tornerà a brillare in età umanistica per durare fno a tutto il '700 e oltre, ispirando poeti come Carducci. CORPUS TIBULLIANUM i due codici più importanti di Tibullo sono l'AMBROSIANO e il VATICANO del XIV sec, che ci hanno trasmesso il cosiddetto CORPUS TIBULLIANUM, diviso in 3 libri nei codici, ma gli umanisti divisero il III in due e quindi oggi ne abbiamo 4. LIGDAMO i primi 6 componimenti del III libro del Corpus, indirizzati a una donna di nome Neera , sono opera del poeta Lygdamo, pseudonimo da un nome greco proprio di uno schiavo anche se il poeta era di condizione libera, si credeva che dietro ad esso si celasse Tibullo stesso. Fu il tedesco J.H Voss ha rendersi conto che Ligdamo fssa il suo anno di nascita nel 43 a.C e non può essere anche l'anno di nascita di Tibullo. Molti ipotizzano che Ligdamo sia Ovidio , il quale nella Tristia avrebbe ripreso un verso utilizzato in precedenza. Ma il problema dell'identifcazione di Ligdamo resta aperto e alcuni pensano che sia un poeta nella cerchia di Messalla e se ne apprezza una vena di sentimentalità, insediata nel pensiero ossessivo della morte. IL PANEGIRICO DI MESSALLA E ALTRI COMPONIMENTI fanno poi seguito 211 esametri , il PANEGYRICUS MESSALAE e un gruppo di altri 13 componimenti , l'attuale IV libro. Il Panegirico costituisce un elogio di questo importante uomo politico. L'autore è ignoto e sarà stato un poeta del circolo. I 13 componimenti del IV libro sono attribuiti a Tibullo i primi 5 , sull'amore di Sulpicia, nipote del giurista Servio Sulpicio e di Messalla , per Cerinto; e gli ultimi due 13-14, seppur più brevi. Le elegie 7-12 sono un ciclo di brevi biglietti d'amore di Sulpicia per Cerinto, attribuiti alla mano della stessa Sulpicia. In Cerinto si è visto il nome ellenizzato di Cornutus, amico di Tibullo dell'elegia II 2. PROPERZIO VITA Sesto Properzio nacque in Umbria, ad Assisi, tra 49-47 a.C. La sua famiglia era di rango equestre, ma a seguito della guerra di Perugia, nel 41-40, subì le confsche dei beni. Properzio si trasferì a Roma per tentare la carriera forense e politica, ma già nel 29 fu occupato nei circoli mondano – letterari della capitale e legato a una donna elegante e spregiudicata, Cinzia. Entrò in contatto con Mecenate e il suo circolo, che ha luogo nel 28. morì attorno al 16 a.C OPERE possediamo 4 libri di elegie. Il I libro fu pubblicato nel 28 a.C ed è noto con il nome greco MONOBIBLOS, cioè libro singolo. I libri II -III vennero pubblicati nel 25 e nel 22 a.C . il IV libro si differenzia dai precedenti per i contenuti ed è più tardo. – I LIBRO : 22 elegie, di lunghezza variabile. Il II libro si apre nel nome di Cinzia . L'unico accenno alla dimensione politica è il ricordo del Bellum Perusinum contenuto nel commiato. – II LIBRO: 34 elegie, pubblicato forse nel 25. nella prima elegia reca una traccia dell'incontro con l'ambiente di Mecenate. Cinzia è sempre al centro del libro. Ma con la X elegia si insinua l'omaggio poetico al principe e ai suoi trionf. – III LIBRO: 25 elegie. Libro dominato dalla fgura di Cinzia, ma con l'imminente ombra del discidium, distacco defnitivo. Accanto al tema dell'amore elegiaco compaiono motivi legati alle fortune e all'ideologia del regime augusteo. Venne pubblicato nel 22. vi è inoltre una nuova attenzione per la moralità antica , una maggiore disponibilità di fronte ai temi graditi degli ambienti uffciali. – IV LIBRO: elegie di maggior impegno e lunghezza. Solo due elegie sono dedicate a Cinzia, l'VIII e la IX. Le altre elegie sono una concessione alle direttive della cultura uffciale. Segue la via callimachea degli aitia e illustra miti e riti della tradizione romana e italica FONTI: frammenti autobiografci sono nelle stesse elegie di Properzio; vari accenni in Ovidio . Sulla fgura di Cinzia ci informa Apuleio nell'Apologia 10. NEL NOME DI CINZIA: IL PRIMO CANZONIERE era consuetudine dare il nome di una donna a una raccolta. Nel 28 a.C Properzio pubblicò nel nome di Cynthia il I libro delle elegie. Il poeta di presenta come prigioniero delle passioni per lei e destinato a una vita dissipata. Cinzia è una donna elegante , raffnata e acculturata , che vive da cortigiana negli ambienti mondani. Il rapporto con la donna amata è quindi un servitium , ma il poeta si compiace della sua sofferenza. Properzio porta all'estremo il rifuto del mos maiorum, del primato dei valori della civitas, per un'esistenza dedita all'amore e assume i caratteri di una scelta di vita di tipo flosofco, capace di fornire autosuffcienza interiore, l'autarkeia delle flosofe greche. Per Cinzia, Properzo vagheggia i valori della tradizione e vorrebbe confgurare l'amore con lei come foedus, un saldo vincolo interiore garantito dagli dei e sostanziato di caritas, pudor e fdes, capisaldi dell'etica matronale. IL CANZONIERE MAGGIORE E IL DISTACCO Il II libro vide luce nel 22 e si apre con una recusatio, un elegante rifuto da parte del poeta che si dichiara impari ad affrontare la musa Sublime del poema epico-storico, a sostenere il ruolo di vate, e ribadisce l'unità di poetica e stile di vita. Nel II libro l'atteggiamento di Properzio è più complesso e meno lineare, da un lato vi è il senso di disagio per la vita nequitia che insinua la coscienza dolente di un'incompiutezza, mentre dall'altro si fa più sofferto il rapporto con Cinzia, maggiore il bisogno di idealizzazione della sua fgura. Nel III libro vi è la presenza di materia varia : le elegie amorose sono meno frequenti e l'atteggiamento è meno appassionato. Il poeta guarda a sé con maggiore distacco e i tratti ironici si fanno più vistosi. La scelta per la Musa tenue è ancora ribadita, ma non più associata a uno stile di vita, ma motivata da ragioni estetico- letterarie. Il libro si chiude con il defnitivo discidium , l'addio a Cinzia. ELEGIA CIVILE gli eventi esterni, la pressione di Mecenate e forse di Augusto, spingono Properzio a un nuovo tipo di poesia: egli non rinnega il callimachismo, non assumendo la gravitas ,la pesantezza e la seriosità della poesia nazionale, ma dà spazio alla grazia, all'ironia, a una leggera e garbata comicità. Non mancano le elegie in cui è sensibile il pathos, il lirismo della poesia d'amore. Nell'ultima raccolta infatti l'amore non è assente e nemmeno Cinzia, ma la sua fgura compare nella luce fosca del vizio e della corruzione. Nel IV libro viene rivalutato l'eros coniugale , l'esaltazione degli affetti familiari e delle virtù domestiche. DENSITA' DELLO STILE il suo stile si caratterizza per la concentrazione, la densità metaforica, la sperimentazione costante di nuove forme espressive. L'eredità callimachea si manifesta anche nella ricerca della iunctura. Vi è un ordine di procedere ex abrupto, di procedere per movimenti improvvisi , per scatti, immagini e concetti senza esplicitare i collegamenti, ma seguendo una logica interna segreta. Questa forma alterna e mescola ironia e pathos. LA FORTUNA nel Medioevo le sue tracce sono deboli e sporadiche e ritornano sensibili nella poesia umanistica e conosce ampia diffusione nel '700 classico. OVIDIO VITA Publio Ovidio Nasone nasce a Sulmona da un'agiata famiglia equestre , nel 43 a.C e frequenta a Roma le migliori scuole di retorica, in vista della carriera forense e politica. Completa gli studi con il soggiorno in Grecia, ma al ritorno a Roma abbandona la carriera politica. Entra nel circolo di Messalla Corvino e stringe rapporti con i maggiori poeti di Roma. All'apice del suo successo, nell'8 d.C viene colto da un provvedimento punitivo di Augusto che relega il poeta sul mar Nero. A Tomi e si pensa che in realtà le cause non furono l'immoralità della sua poesia, bensì un suo coinvolgimento nello scandalo dell'adulterio di Giulia Minore con Decimo Giunio Silano. Muore a Tomi nel 17-18 d.C . OPERE – AMORES: sono la sua prima opera e nel 20 a.C pubblica un'edizione in 5 libri, una seconda in 3 libri nel 1 d.C che non ci è pervenuta. Gli Amores comprendono 49 elegie e il metro è il distico elegiaco – HEROIDES : la prima serie venne composta nel periodo degli Amores, che avrebbe visto la luce attorno al 15; mentre la seconda serie è datata più tardi, negli anni precedenti l'esilio. Sono 21 epistole e il metro è il distico elegiaco. – MEDEA: è una tragedia perduta composta tra 12-8 d.C – ARS AMATORIA: tra 1 a.C – 1 d.C si colloca la pubblicazione dei primi due libri, seguita poi dal III libri e dai Remedia amoris. L'ars comprende quindi 3 libri , i primi due dedicati agli uomini e il terzo alle donne ; il metro è il distico elegiaco, così come per i Remedia amoris. – MEDICAMINA FACIEI FEMINAE ( cosmetici delle donne): in distici elegiaci e nello stesso periodo dell'Ars amatoria. – METAMORFOSI: 2-8 d.C, poema epico in 15 libri, del quale l'esilio ne impedì la revisione formale. – FASTI : calendario poetico in distici elegiaci rimasto interrotto a metà . Composto tra 2-8 d.C OPERE DELL'ESILIO: – TRISTIA – EPISTULAE EX PONTO – IBIS OPERE SPURIE – CONSOLATIO AD LIVIAM – ELEGIA NUX – HALIEUTICA : poema didascalico in esametri sulla pesca UNA POESIA MODERNA in Ovidio è vistoso quello sperimentalismo che lo porta a tentare diversi generi poetici senza identifcarsi in nessuno di essi, la pratica poetica diviene al centro della sua esistenza. Egli sa aderire alle varie facce della realtà , privilegiando quelle che sembrano più conformi al gusto , alle tendenze etico-estetiche del tempo. Ciò spiega nella sua poesia l'accettazione delle nuove forme di vita nella Roma dei suoi tempi. Ovidio resta estraneo alle guerre civili e ormai la pace appare consolidata ed elabora un tipo di poesia che corrisponde in maniera sensibile al gusto, allo stile di vita dominato dal cultus e dalle sue raffnatezze. Ciò avviene sia sul piano dei contenuti, sia su quello della forma. Lo stile è elegante e terso e il verso presenta una musicale fuidità, vi è inoltre una ricchezza e audacia espressiva. GLI AMORES l'esordio poetico di Ovidio è costituito da una raccolta di elegie di soggetto amoroso, gli Amores, che mostra le tracce dei grandi modelli e maestri dell'elegia erotica. Nell'elegia ovidiana manca una fgura femminile attorno alla quale si raccolgano le varie esperienze amorose. I poeti d'amore precedenti avevano costruito la propria attività poetica attorno ad un'unica donna, mentre con Ovidio non è così, poiché Corinna, la donna evocata con pseudonimo greco, è una fgura dalla presenza intermittente e limitata. Inoltre il poeta dichiara a più riprese di non sapersi appagare di un unico amore e dunque di preferire più donne. La fgura della donna ispiratrice non ha contorni netti e tende ad apparire un residuo e così anche il pathos si stempera e banalizza e dunque il dramma esistenziale de poeti precedenti, diviene in Ovidio un lusus e l'esperienza dell'amore è analizzata con ironia e distacco. Acquista peso anche la coscienza letteraria del poeta , che si manifesta nell'insistenza sulla poesia come strumento di immortalità e come autonoma creazione del poeta. POESIA EROTICO-DIDASCALICA vi sono negli Amores , anche alcune elegie di carattere didascalico, che con opere come Ars Amatoria, Remedia amoris e Medicamina , costituiscono un ciclo di poesia didascalica. Nell'elegia I 8 degli Amores, il poeta tratta il tema della vecchia lena, l'astuta ed esperta mezzana che impartisce consigli a una giovane donna sul modo migliore di mettere a frutto le proprie qualità con i vari pretendenti. La lena è progenitrice della poesia didascalica, del maestro d'amore, perchè analoga è la concezione dell'eros che le due opere presuppongono, solo negli Amores il poeta è anche amante perchè vincolato dalla convenzione elegiaca; mentre nell'Ars funge da regista della relazione erotica. L'ARS AMATORIA è un'opera in 3 libri in metro elegiaco, che impartisce consigli sui modi di conquistare le donne e di conservarne l'amore. Ovidio descrive i luoghi d'incontro, gli ambienti mondani della capitale, i momenti di svago in cui mettere in atto la strategia della seduzione . La veste formale è quella del poema didascalico e l'andamento precettistico è interrotto da inserti narrativi di carattere mitologico e storico. La fgura del perfetto amante si caratterizza per i suoi tratti di disinvolta spregiudicatezza e di aggressività nei confronti della morale tradizionale. Nel suo modo di farsi lusus, l'eros ovidiano perde impegno etico. All'esaltazione del culto, degli agi e delle raffnatezze , risponde anche il poemetto dei Medicamina che illustra le tecniche di preparazione e alcune ricette di bellezza. Il ciclo didascalico è concluso dai Remedia Amoris, opera che insegna come liberarsi dell'amore. Era motivo topico della poesia erotica che per il male d'amore non esiste medicina. Ovidio rovescia questa posizione , affermando che dall'amore ci si può guarire e liberare se esso comporta sofferenza. HEROIDES è un opera che si alimenta tramite il mito. Con il titolo si designa una raccolta di lettere poetiche: -Prima serie 1-15 scritta da donne famose, eroine del mito greco, ai loro amanti e mariti lontani -Seconda serie 16-21 sono lettere scritte da 3 innamorati, accompagnate dalla risposta delle rispettive donne: Paride al Elena; Ero a Leandro; Aconzio a Cidippe. La paternità di molte lettere ovidiane è stata messa in dubbio: Lachmann considerava spurie sia le epistole doppie e quelle che Ovidio non nomina esplicitamente in Amores II 18, dove garantisce l'autenticità di 9 lettere. Le epistole sono di grande originalità poiché non vi sono precedenti e il materiale letterario è tratto dalla tradizione epico-tragica greca, ma sono presenti anche modelli come Callimaco, la poesia ellenistica e quella latina di Catullo e Virgilio. Tra le epistole che più risentono del modello elegiaco vi è quella di Fedra a Ippolito. Nelle Heroides il modello elegiaco diviene un fltro attraverso cui passano i materiali narrativi dell'epos, della tragedia e del mito. Le epistole della prima serie si confgurano come monologhi costruiti soprattutto su una situazione – modello, il lamento della donna abbandonata e inoltre all'interno vi è qualche fash-back della memoria. Le epistole determinano un continuum narativo, garantito anche dal richiamo dei modelli. Il personaggio che scrive può fare riferimento sia a passato che a futuro. Del preannuncio di eventi futuri può servirsi solo l'autore e si serve dello strumento dell'ironia per dare voce a se stesso, del I sec. Della nostra era. LETTERATURA E TEATRO vi era una rappresentazione teatrale di carattere drammatico , in cui l'attore cantava accompagnato dalla musica, il testo del libretto, mentre un secondo attore con il volto mascherato mimava la vicenda con movimenti del corpo e gesti delle mani. Questa pantomima suscitava entusiasmo e grande popolarità. Accanto a forme teatrali minori, come mimo e atellana, la pantomima costituì il genere di maggior successo popolare per tutto il I sec. Dell'impero. SENECA IL VECCHIO E LE DECLAMAZIONI la DECLAMATIO era un tipo di esercizio diffuso già da tempo nelle scuole di retorica e in proposito possediamo la testimonianza di Seneca il Vecchio, che ci dà anche un quadro dell'attività oratoria e dei principali retori del suo tempo. Egli nasce a Cordova in Spagna nel 50 a.C, di estrazione equestre, divise la sua vita tra Roma e Spagna. Frequentò gli ambienti romani più elevati. La sua opera testimonia quel mutamento che l'avvento del principato e la progressiva scomparsa della libertà politica hanno prodotto sull'attività retorica a Roma. L'oratoria si immiserisce in futili esercitazioni, le declamationes, che vertono su temi e argomenti fttizi e romanzeschi, prescelti per la loro singolarità e stranezza, che doveva fngere a elemento stimolante per gi ascoltatori, cioè studenti delle scuole ma anche pubblico generico. Seneca il Vecchio illustra due tipi di esercizi in voga : la controversia, che rientrava nel genere giudiziale e consisteva ne dibattimento, da posizioni contrapposte, di una causa fttizia; e la Suasoria, appartenente al genere deliberativo o politico, consistente nel tentativo da parte dell'oratore di orientare l'azione del personaggio famoso, della storia o del mito, di fronte a una situazione incerta o diffcile. Della sua opera ci rimangono un libro contenente 7 suasorie e 5 dei 10 libri di Controversiae. Seneca fornisce inoltre anche un'interpretazione della storia dell'oratoria di Roma, fno alla decadenza che egli attribuisce alla corruzione morale dell'intera società. Lo scopo dell'oratore è quello di stupire il suo uditorio e ricorre a espedienti più ingegnosi della lingua e dell'immaginazione, attingendo all'uso dei colores, cioè un'accorta manipolazione di una situazione o di un concetto. Si ricerca l'effetto e l'applauso del pubblico, uno stile brillante e prezioso, all'accumulo delle fgure retoriche e alla cura del ritmo del periodo. LE RECITAZIONI, O LA LETTERATURA COME SPETTACOLO le recitationes erano una lettura di brani letterari, a opera dell'autore, davanti a un pubblico di invitati. L'uso di queste letture pubbliche fu introdotto da Asinio Pollione. Divenuta ormai un bene di consumo per sale pubbliche o teatri, la letteratura tende ad acquistare tratti teatrali e spettacolari e il letterato ricerca dunque l'effetto capace di suscitare stupore e ammirazione presso l'auditorio. L'abuso degli artifci retorici è uno dei tratti caratterizzanti della letteratura del I sec d.C . vi è inoltre una forte componente anticlassica, che si manifesta sul piano di contenuti e sulla forma, con una accentuazione delle tinte espressionistiche, dei toni cupi e patetici; inoltre la letteratura di questo periodo rivela anche l'intimo disagio di una realtà sociale e culturale che vede mutare i propri orizzonti e valori e che non trova più espressione soddisfacente nelle forme oggettive di un'arte classica. SENECA VITA Lucio Anneo Seneca nasce in Spagna , a Cordova (la città al tempo delle guerre civili, si era schierata con Pompeo) da una ricca famiglia equestre. Venne a Roma, dove fu educato nelle scuole retoriche in vista della carriera politica, e flosofche. Attorno al 26 d.C si recò in Egitto e nel 31 a.C tornò a Roma per iniziare l'attività forense e la carriera politica . Caligola , geloso della sua fama oratoria, arrivò a decretarne la morte, da cui lo avrebbe salvato un amante dell'imperatore. Non si salvò dalla relegazione che nel 41 gli comminò il nuovo imperatore Claudio con l'accusa di coinvolgimento nell'adulterio di Giulia Livilla, fglia minore di Germanico e sorella di Caligola. Seneca restò in Corsica fno al 49, quando Agrippina riuscì ad ottenere da Claudio il suo ritorno dall'esilio e lo scelse come tutore del fglio di primo letto, il futuro imperatore Nerone. È il celebre periodo di buon governo di Nerone , ispirato all'equilibrio e la conciliazione tra poteri del principe e del senato, che dal 59 comincia a deteriorarsi. Nel 62 muore Burro, Seneca decide di ritirarsi a vita privata, dedicandosi ai suoi studi. Viene poi convolto nella congiura di Pisone nel 65 e venne condannato a morte da Nerone : decise così di suicidarsi, ce ne parla Tacito negli Annales XV 62-64, nel 65 d.C . OPERE le opere di carattere flosofco occupano lo spazio maggiore e alcune di queste furono raccolte, dopo la morte di Seneca, in 12 libri di DIALOGI e sono perlopiù trattati brevi, su questioni etiche e psicologiche. Altre opere flosofche sono i 7 libri del DE BENEFICIIS , il DE CLEMENTIA , indirizzato a Nerone e i 20 libri comprendenti le 124 EPISTULAE MORALES AD LUCILIUM. Di carattere scientifco sono le NATURALES QUAESTIONES in 7 libri . Abbiamo inoltre 9 tragedie COTHURNATAE, cioè di argomento greco e il LUDUS DE MORTE CLAUDII o APOKOLOKYNTOSIS, cioè una satira menippea sulla singolare apoteosi dell'imperatore. Molti dubbi vi sono sulla paternità senecana degli EPIGRAMMI. Sono inoltre diverse le opere perdute:una biografa del padre, numerose orazioni, svariati trattati di carattere fsico, geografco, etnografco, molte altre le opere flosofche. Tra le opere spurie vi è una leggenda su una corrispondenza Seneca – S.Paolo . FONTI vi sono diverse notizie autobiografche dello stesso Seneca; i libri XII-XV degli Annales di Tacito; una sezione della Storia Romana dello storico greco Dione Cassio; le biografe svetoniane degli imperatori Caligola, Claudio e Nerone. I DIALOGI E LA SAGGEZZA STOICA la CONSOLATIO AD MARCIAM dovrebbe essere stata scritta sotto il principato di Caligola e indirizzata alla fglia dello storico Cremuzio Cordo, per consolarla per la perdita di un fglio. Il genere della consolazione era già stato coltivato dalla tradizione flosofca greca e si costituisce attorno a un repertorio di temi morali e ad esso egli torna a fare riferimento anche nelle altre due consolazioni che ci sono pervenute ed entrambe son databili agli anni dell'esilio: quella AD HELVIAM MATREM cerca di tranquillizzare la madre sulla condizione del fglio esule, esaltando gli aspetti positivi dell'isolamento e dell'otium contemplativo; l'altra AD POLYBIUM , un potente liberto di Claudio, per consolarlo dalla perdita di un fratello, si rivela un tentativo indiretto di adulare l'imperatore , per ottenere il ritorno a Roma. Le singole opere dei Dialogi sono trattazioni autonome di aspetti o problemi particolari dell'etica storica. I tre libri del De Ira, scritti in parte dopo l'esilio, ma pubblicati dopo la morte di Caligola, sono una sorta di fenomenologia della passioni umane e ne analizzano i meccanismi di origine e i modi per inibirle e dominarle. L'opera è dedicata al fratello Novato, al quale Seneca dedicherà anche il De vita beata, che affronta il problema della felicità e il ruolo che nel perseguimento di essa possono svolgere gli agi e le ricchezze. Seneca sembra voler fronteggiare le accuse, che sappiamo gli venivano mosse fra i principi professati e la concreta condotta di vita che lo avevano portato ad accumulare un patrimonio ingente . L'essenza della felicità è nella virtù, ma Seneca legittima l'uso della ricchezza se questa si rivela funzionale alla ricerca della virtù. Chi aspira alla sapientia dovrà saper sopportare gli agi e il benessere che le circostanze della vita gli hanno procurato. Il superiore distacco del saggio dalle contingenze terrene è anche il tema unifcante della trilogia dedicati all'amico Sereno, che abbandonano le sue convinzioni epicuree per accostarsi all'etica stoica: DE CONSTANTIA SAPIENTIS; DE OTIO ; DE TRANQUILLITATE ANIMI. Il primo dei tre dialoghi esalta l'imperturbabilità del saggio stoico, forte della sua interiore fermezza. Il De tranquillitate animi, l'unico che mostra una parziale forma dialogica, affronta il problema della rifessione flosofca senecana, cioè la partecipazione del saggio alla vita politica. Seneca cerca una mediazione tra otium contemplativo e impegno proprio del civis romano, suggerendo un comportamento fessibile. L'obiettivo è quello della serenità di un'anima capace di giovare gli altri. La scelta di una vita appartata è chiara nel De otio, scelta forzata e resa necessaria da una situazione politica compromessa che non lascia al saggio alternativa diversa dal rifugio nella solitudine contemplativa. Il De brevitate Vitae, dedicato a Paolino, prefetto dell'annona, è datato al 49-52 e tratta il problema del tempo, della sua fugacità e dall'apparente brevità della vita, di cui non sappiamo afferrare l'essenza, ma la disperdiamo in occupazioni futili. Agli ultimi anni appartiene quello che apre la raccolta dei dialoghi, cioè il De providentia, dedicato a Lucilio e affronta il problema della contraddizione tra il progetto provvidenziale che secondo la dottrina stoica presiede alle vicende umane e la constatazione di una sorte che sembra premiare i malvagi e punire gli onesti. La risposta di Seneca è che le avversità colpiscono chi non le merita e attestano la volontà divina di mettere alla prova i buoni ad esercitare la virtù. FILOSOFIA E POTERE dedicati a Lucilio e al ritiro alla vita privata , sono anche i NATURALIUM QUAESTIONUM LIBRI VII, l'unica opera senecana di carattere scientifco e vi sono trattati anche fenomeni atmosferici e celesti, frutto di un vasto lavoro di compilazione durato anni, da diverse fonti soprattutto stoiche. Allo stesso periodo risale un 'opera flosofca tramandata dai Dialogi, cioè i 7 libri del De Benefciis, dedicati all'amico Ebuzio Liberale. Vi si tratta della natura e delle varie modalità degli atti di benefcenza, del legame che istituiscono benefattore e benefcato, dei doveri di gratitudine che li regolano e delle conseguenze morali che colpiscono gli ingrati. L'opera , che analizza il benefcio soprattutto come elemento coesivo dei rapporti interni all'organismo sociale, sembra trasferire sul piano della morale individuale il progetto di una società equilibrata e concorde che Seneca aveva fondato sull'utopia di una monarchia illuminata. L'appello è soprattutto rivolto alle classi privilegiate, ai doveri della flantropia e della liberalità, nell'intento di instaurare rapporti sociali più umani e cordiali e si confgura dunque come la proposta alternativa al fallimento di quel progetto. L'opera in cui Seneca aveva posto la sua concezione del potere è il DE CLEMENTIA, dedicato al giovane imperatore Nerone, come traccia di un ideale programma politico ispirato a equità e moderazione. Il potere unico era il più conforme alla concezione stoica di un ordine cosmico governato dal logos, dalla ragione universale, il più idoneo a rappresentare l'ideale di un governo cosmopolita. Il maggior problema è quello di avere un buon sovrano. La clemenza, che esprime un atteggiamento flantropico di benevolenza, è la virtù che dovrà informare i suoi rapporti con i sudditi, sicura garanzia di stabilità dello stato. Seneca coltiva un ambizioso progetto di equilibrata e armoniosa distribuzione del potere tra un sovrano moderato e un senato salvaguardato nei suoi diritti di libertà e dignità aristocratica. Alla flosofa spetta il ruolo di promuovere la formazione morale del sovrano e dell'élite politica, ma la degenerazione del governo neroniano mette a nudo i limiti di quel disegno. LA PRATICA QUOTIDIANA DELLA FILOSOFIA: LE EPISTOLE A LUCILIO l'opera principale della sua produzione tarda sono le EPISTULAE AD LUCILIUM, una raccolta di lettere di maggiore o minore estensione e di vario argomento indirizzate all'amico Lucilio, personaggio di origini modeste e proveniente dalla Campania, di buona cultura , poeta e scrittore. Non si sa ancora oggi se sia un epistolario reale o fttizio. L'opera è giunta incompleta e si può datare a partire dal periodo di disimpegno politico , cioè 62-63. lo spunto di queste lettere è venuto a Seneca da Platone e da Epicuro, cioè colui che nelle lettere agli amici ha saputo realizzare un rapporto di formazione ed educazione spirituale. Le sue lettere voglio essere uno strumento di crescita morale, un diario delle conquiste dello spirito nel lungo itinerario verso la sapientia. Seneca insiste sul fatto che l'epistolario permette di istituire un colloquium con l'amico. La lettera si presta alla pratica quotidiana della flosofa, proponendo ogni volta un nuovo tema, ne scandisce le tappe verso un perfezionamento interiore. Seneca utilizza l'epistola come strumento ideale per la prima fase della direzione spirituale, fondata sull'acquisizione di alcuni principi basilari.l'aspetto parenetico della lettera tende a dimostrare una verità e a esortare e ad invitare al bene. . Il genere delle epistole accoglie inoltre un tipo di flosofa priva di sistematicità e incline alla trattazione di aspetti parziali o singoli temi etici. I temi delle lettere sono per lo più ricondotti alla tradizione diatribica . Con tono pacato e cordiale di chi non si atteggia da maestro severo, Seneca propone l'ideale di una vita indirizzata al raccoglimento e alla meditazione. Inoltre Seneca esprime un condanna verso il trattamento comunemente affdato agli schiavi . L'otium non è inteso come inerzia , ma come alacre ricerca del bene . La conquista della libertà interiore è l'estremo obiettivo che il saggio si pone. LO STILE DRAMMATICO la prosa senecana è caratterizzata dalla ricerca dell'effetto e dell'espressione epigrammatica. Seneca rifuta il periodo Ciceroniana, che nella disposizione ipotattica organizzava anche la gerarchia logica interna, e dà vita a uno stile paratattico che frantuma l'impianto del pensiero in un susseguirsi di frasi aguzze e sentenziose, il cui collegamento è soprattutto affdato all'antitesi e alla ripetizione. Questa modalità affonda le sue radici nella retorica asiana: il suo tipico procedere mediante parallelismi, opposizioni, ripetizioni produce l'effetto di sfaccettare un'idea . Uno stile che alterna i toni sottomessi della meditazione interiore e quelli vibranti della predicazione. LE TRAGEDIE Sono 9 e tutte di soggetto mitologico greco: – HERCULES FURENS: tratta il tema della Follia di Ercole; Eracle euripidei – TROADES: due drammi euripidei Troiane ed Ecuba; rappresentano la sorte delle donne troiane prigioniere e impotenti di fronte al sacrifcio di Polissena. – PHOENISSAE: Fenicie di Euripide + Edipo a Colono di Sofocle; è l'unica tragedia incompleta – MEDEA: Euripide; vicenda della principessa della Colchide abbandonata da Giasone e assassina dei due fgli. – PHAEDRA: Euripide + Sofocle+ IV Heroides di Ovidio; tratta dell'amore di Fedra per il fgliastro Ippolito – OEDIPUS: Edipo Re di Sofocle; mito tebano di Edipo – AGAMEMNON : Eschilo; assassino del re di ritorno da Troia – THYESTES: mito dei Pelopidi – HERCULES OETAEUS: Trachinie di Sofocle; mito della gelosia di Deianira. Sono un'importante ripresa del teatro latino tragico, dopo i tentativi poco fortunati eseguiti dalla politica culturale augustea. Circa le tragedie senecane non sappiamo nulla sulla loro rappresentazione. Gli studiosi ritengono che siano tragedie destinate soprattutto alla lettura, ma in alcune scene più macabre e violente sembra essere presupposta una rappresentazione scenica. Le varie vicende tragiche si confgurano come confitti di forze contrastanti, come opposizione mens bona e furor. Nell'universo tragico, il logos, cioè il principio razionale cui la dottrina stoica affda il governo del mondo, si rivela incapace di frenare le passioni e arginare il dilagare del male. Un rilievo importante ha la fgura di tiranno sanguinario e bramoso di potere, chiuso ala moderazione e alla clemenza, che dà luogo a frequenti spunti di dibattito etico. Il rapporto con i modelli greci denota maggior autonomia, ma anche un rapporto continuo con il modello, su cui Seneca opera interventi di contaminazione e ristrutturazione. Il tutto è comunque mediato dal fltro della tradizione latina, poiché il linguaggio poetico delle tragedie ha una sua base nella poesia augustea: le tracce della tragedia latina arcaica si avvertono soprattutto nell'uso esasperato del pathos, nella tendenza di accumulo espressivo e alla frase isolata sentenziosa; vi è inoltre una costante ricerca della brevitas asiana. A volte l'esasperazione della tensione drammatica è ottenuta mediante l'introduzione di lunghe digressioni, l'ekphraseis, che isola singole scene. OCTAVIA : Oltre alle 9 tragedie, un ramo della tradizione ne trasmette un'altra, dove è presentata la sorte di Ottavia, la prima moglie di Nerone , da lui ripudiata. È una praetexta, cioè una tragedia di argomento romano. Sul piano stilistico mostra affnità con le tragedie autentiche, ma la sua paternità è dubbia. APOKOLOKYNTOSIS Detto anche LUDUS DE MORTE CLAUDII o DIVI CLAUDII APOTHEOSIS PER SATURAM. Il titolo originale è fornito dallo storico Dione Cassio e implica un riferimento a KOLOKYNTA, cioè la zucca , forse emblema di stupidità e si tratterebbe di una parodi della divinizzazione di Claudio decretata dal senato alla sua morte. Il componimento narra la morte di Claudio e la sua ascesa all'Olimpo nella vana pretesa di essere assunto tra gli dei, i quali lo condannano a discendere agli inferi , dove egli fnisce schiavo del nipote Caligola e viene poi assegnato al liberto Menandro. All'inizio dell'opera vi sono parole di elogio per il suo successore. L'opera è una satira menippea e alterna prosa e versi. EPIGRAMMI Vi sono alcune decine di epigrammi tramandate in distici elegiaci in un codice del IX sec. Sono anonimi, ma in un altro codice sono attribuiti a Seneca. Sono di livello decoroso e alcuni accennano l'esperienza dell'esilio in Corsica. FORTUNA guadagnò presso i Cristiano grande successo che durò fno a dopo il Medioevo. La fortuna delle tragedie è invece più tarda , databile attorno al barocco , sia nel teatro inglese con Shakespeare, sia con quello francese, sia con quello tedesco e in Italia con Alferi. I GENERI POETICI NELL'ETA' GIULIO – CLAUDIA LA POESIA MINORE DELLA GENERAZIONE OVIDIANA – VALGIO RUFO: compose epigrammi, elegie ed esametri a tema bucolico. – DOMIZIO MARSO: autore di eleganti epigrammi – EMILIO MACRO: Praticò una poesia didascalica ellenistica. Scrisse poemetti in esametri su uccelli, serpenti ed erbe , elaborando poeticamente temi naturalistici e scientifci – GRATTIO: è autore di un poemetto didascalico sulla caccia. POESIA ASTRONOMICA : GERMANICO E MANILIO Scelgono come modello la poesia didascalica di Arato, un poeta dotto del IV- III sec a.C che esercitò vasta infuenza sulla poesia romana.è imitato in Virgilio e in Varrone Atacino, fu poi tradotto da Cesare e da Avieno. La fede degli astri si colora di flosofa e anche di religione. Gli stoici danno grande importanza al rapporto uomo – cosmo e tra destino umano – leggi naturali. Nella religione popolare è sempre più frequente il concetto della predestinazione astrale, regolata da attrazioni celesti. Della fede nelle stelle fanno un uso propagandistico anche imperatori come Augusto che attribuisce grande importanza all'oroscopo. GERMANICO , 15 a.C – 19 a.C , è fglio adottivo dell'imperatore Tiberio e successore designato. La sua morte improvvisa è attribuita a un complotto politico. Di Germanico scrittore ci restano un poemetto non completo dal titolo ARATEA, ed estratti frammentari che vanno sotto il nome di PROGNOSTICA. Si tratta di una rielaborazione libera dei Fenomeni di Arato e dei Pronostici e dunque un poemetto sui corpi celesti e uno sui segni del tempo. Il proemio degli Aratea contiene una dedica ad un genitor che sicuramente è Tiberio. Il testo è datato dopo la morte di Augusto, tra 14-19, sotto il regno di Tiberio. MANILIO è invece un personaggio enigmatico e tutto ciò che sappiamo di lui viene da un testo, cioè i 5 libri di esametri del poema didascalico ASTRONOMICA : il I libro è dedicato all'astronomia con una descrizione del cosmo che comprende le ipotesi sulla sua origine. Il II libro analizza le caratteristiche dei segni dello zodiaco; il III libro descrive le 12 sorti, il locus Fortunae e il modo di determinare l'oroscopo; il IV libro analizza i decani dei segno zodiacali e il loro infusso sui caratteri umani; il V libro esamina i segni extra- zodiacali. Il poema di Manilio è dunque un tentativo di dare dignità poetica a questo flone di pensiero. La struttura del poema è costruita dalla ricerca di un ordine universale , una ratio cosmica che muove l'universo. Manilio è uno stoico e in un passo afferma che anche nell'immensità del cosmo c'è una res publica . Manilio vede in Lucrezio l'unico possibile di un genere didascalico alto. Adotta inoltre un esametro fuido e regolare che rivela l'infusso di Ovidio. L'opera venne composta verso la fne del regno di Augusto. Vi si nota inoltre una tendenza alla brevitas. SVILUPPI DELL'EPOS STORICO La nuova stagione dell'epos storico si apre con Virgilio e Ovidio e il più signifcativo poeta storico della tarda età augustea è Albinovano Pedone: il suo poema trattava della spedizione di Germanico nei mari del nord, utilizza pathos e colori poetici. Poeti storici minori sono RABIRIO e CORNELIO SEVERO: – RABIRIO: scelse come tema la guerra civile, quella tra Ottaviano – Antonio – CORNELIO SEVERO: scrisse un Res Romanae. Presenta la punta estrema di avvicinamento tra poesia epica – oratoria – storiografa. APPENDIX VERGILIANA il problema della paternità virgiliana si è risolto in senso negativo e così i poemetti trovano il loro posto nella poesia minore di I sec. d.C e sono intrisi di stile ovidiano. Il termine APPENDIX è moderno e si riferisce alla consuetudine di stampare questi testi tutti assieme e in calce alle opere genuine di Virgilio. Forse solo alcuni componimenti della raccolta Catalepton hanno probabilità di essere di Virgilio. Lessico, metrica , prosodia, allusioni datano l'opera più tardi dell'età augustea. I componimenti non sono databili tutti allo stesso periodo e sono di mani diverse e non sappiamo dire se sia stati concepiti consapevolmente come falsi virgiliani. – DIRAE E LYDI: le Dirae sono poesia di invettiva sul genere dell'Ibis ovidiana e degli Arai di Callimaco. A ciò segue un lamento d'amore pastorale, dedicato ad una donna di nome Lydia. Sono componimenti accostabili per il loro sfondo bucolico, una prima testimonianza del flone bucolico post-virgiliano. – CATALEPTON: è un contenitore , una scelta spicciolata, di piccoli testi a soggetto e metro variabili. I 15 componimenti della raccolta hanno diversa origine , metro e vario tema. Fra questi vi sono alcuni componimenti d'occasione che di evitare la sinalefe , inoltre l'io del poeta è onnipresente per giudicare e spesso per condannare il tono indignato. Vi è dunque una grande frequenza di apostrof e di interventi personali del poeta al commento degli eventi. La presenza di un'ideologia politico- moralistica diviene in Lucano ossessiva e invade il suo linguaggio. LA FORTUNA nella cultura romana conosce una rapida fortuna, così come al Medioevo con lo stesso Dante che lo colloca nel IV canto dell'inferno nel Limbo. Anche Petrarca lo tenne presente , soprattutto nella composizione dell'Africa, ma anche Tasso in alcuni spunti della Gerusalemme Liberata . Dopo di ciò la sua fortuna riprese tra '700-'800, come in Goethe , Foscolo. Alferi e Leopardi. PETRONIO VITA T. Petronius Niger fu console nel 62 e suicida per volontà di Nerone nel 66 a.C. Il cognome ARBITER attestato nella tradizione manoscritta del Satyricon, sarà da collegarsi con la defnizione riportata da Tacito, elegantiae arbiter. OPERE abbiamo un lungo frammento in prosa con parti in versi, il cui titolo è probabilmente SATYRICA e sembra formato da due grecismi: SATYRI (i satiri personaggi del mito e del folclore greco) + il suffsso di derivazione greca -icus , lo stesso che serve alla formazione di titoli come Georgica o Aithiopikà. Mentre secondo altri il titolo risente della parola latina Satura. In ogni caso il titolo Satyricon non è corretto , poiché si tratta del genitivo plurale neutro , retto da libri. Non sappiamo di quanti libri fosse composto il romanzo, ma la parte che abbiano copre i libri 14 e 16 e la totalità del libro 15. inoltre l'Anthologia Latina , ovvero un'opera che colleziona poesie di vari autori o anonime del V-VI sec. , preserva alcuni frammenti poetici e carmi trasmessi sotto il nome di Petronio. Il testo del Satyricon fu mutilato e antologizzato in età tardo-antica, con intervento anche di vere e proprie interpolazioni: infatti famosa Cena di Trialchione , ricomparve solo nel XVII sec, in un codice ritrovato nella cittadina dalmata di Traù, il codex Traguriensis. IL SATYRICON sono incerti l'autore, la data di composizione, il titolo, l'estensione , la trama e il genere letterario AUTORE E DATAZIONE : l'opera dovrebbe essere stata composta entro la fne del II sec. d.C, ma niente di più preciso. Tacito nel XVI libro degli Annali, ci presenta un ritratto di un cortigiano di Nerone, di nome Petronio e considerato il giudice per eccellenza della raffnatezza, un elegantiae arbiter. Descrivendo la morte di Petronio, Tacito delinea un personaggio paradossale, un valido ed effciente uomo di potere, proconsole in Bitinia, poi console. Ma la qualità che lo rendeva importante agli occhi di Nerone, era la raffnatezza e il gusto estetico. Nel 66 Petronio fu spinto al suicidio per via di intrighi di palazzo e questa morte sembra essere concepita come una parodia teatrale del suicidio tipico di certi oppositori del regime. Incidendosi le vene e poi rallentando ad arte il momento della fne , Petronio passa le sue ultime ore a banchetto, ma occupandosi di poesia. Volle inoltre mostrarsi anche serio e responsabile: si occupò dei sui servi e scelse di denunciare i crimini dell'imperatore nella sua lettera-testamento. Distrusse poi il suo anello perchè non venisse riutilizzato. Il Petronio Tacitiano godette di una sua fortuna letteraria autonoma e non coincidente con quella del Satyricon e questo modello di esteta perseguitato piacque molto ai protagonisti del Decadentismo europeo. Tutti gli elementi di datazione interna, cioè desunti dal testo del romanzo stesso, concordano con una datazione non oltre il principato di Nerone. Il linguaggio parlato da alcuni personaggi minori del romanzo, come i liberti di Trimalchione, è diverso dal latino letterario ed è dunque una preziosa fonte sulla lingua d'uso popolare. Vi è dunque un contrasto con il latino parlato dal narratore Encolpio ed è un contrasto voluto che presuppone un dosaggio artistico. I volgarismi sono invece spie non di uno strato tardo della lingua, ma di uno strato basso che corre per un lungo periodo storico. TRAMA DEL ROMANZO: abbiamo un frammento per la maggior parte continuo , che però ha subito tagli oppure interpolazioni , ma anche spostamenti narrativi. La storia è narrata in prima persona da Encolpio, l'unico a comparire in tutti gli episodi del romanzo. Egli attraversa una successione di peripezie e il ritmo del racconto è variabile . Encolpio è un giovane di buona cultura, che ha a che fare con un maestro di retorica, Agamennone e discute con lui il problema della decadenza dell'oratoria, ma Agamennone ha l'aria di un professore da strapazzo. Encolpio viaggia in compagnia di un avventuriero dal passato burrascoso, Ascilto e di un bel giovinetto, Gitone e tra questi personaggi corre un triangolo amoroso. Entra in scena una matrona di nome Quartilla, che coinvolge i tre in un rito d'onore del dio Priapo, un divinità che simboleggia il sesso maschile . Appena sfuggiti a Quartilla, i tre vengono chiamati in un banchetto a casa di Trimalchione, un rozzo e ricco liberto. Si descrive con abbondanti dettagli lo svolgersi della cena, una teatrale esibizione di ricchezza e di cattivo gusto. Encolpio è costretto in un ruolo passivo e subalterno e solo un casuale incidente decreta la fne della scena e libera i nostri eroi. La rivalità sessuale tra Encolpio e Ascilto precipita e i due, gelosi dell'amore di Gitone, hanno un violento litigio e Ascilto si porta via il ragazzo. Encolpio affranto, entra in una pinacoteca e qui conosce Eumolpo, un poeta vagabondo, cioè un uomo anziano insaziabile sia come letterato che come avventuriero. Eumolpo comincia ad esibire i suoi doni poetici, recitando la sua composizione della presa di Troia . dopo alcune peripezie , Encolpio riesce a recuperare Gitone, ma non a liberarsi di Eumolpo, nuovo aspirante di Gitone e si costituisce così un nuovo terzetto amoroso. Fino ad ora l'azione si era svolta in una Graeca urbs, una città costiera della Campania. Encolpio, Eumolpo e Gitone lasciano la città imbracandosi su una nave mercantile. Durante la rotta , il padrone della nave si rivela essere il peggio nemico di Encolpio, è un mercante di nome Lica e con lui viaggia una signora di dubbia moralità, Trifena. Un maldestro tentativo di camuffarsi produce risultati catastrofci, ma Eumolpo cerca una mediazione, raccontando la novella della Matrona dii Efeso. Nel frattempo interviene un tempesta provvidenziale: Lica viene spazzato in mare, Trifena fugge su una barca e i tre si ritrovano sulla riva soli. Eumolpo scopre di essere nei paraggi della città di Crotone , città dal passato glorioso che attualmente pratica la deplorevole attività della caccia delle eredità. La città è in mano a ricchi senza eredi e ai cacciatori di testamenti. Eumolpo recita la parte del vecchio facoltoso senza eredi, assecondato da Encolpio e Gitone, che impersonano i suoi schiavi. Durante il cammino, Eumolpo tiene una lezione sulla poesia epica e declama il Bellum Civile, un poemetto sulla guerra Cesare- Pompeo. La commedia di Eumolpo funziona e i tre vivono comodamente alle spalle dei cacciatori di testamenti. Encolpio ha un'avventura con una donna di nome Circe, ma viene abbandonato dalle sue facoltà sessuali. Encolpio è perseguitato da Priapo. Nel frattempo i Crotoniati stanno per scoprire il raggiro. Nell'ultima scena de testo si da una lettura a un assurdo testamento, per cui chi vuole godere dei lasciti di Eumolpo dovrà cibarsi del suo cadavere. Non sappiamo come si concludesse l'avventura di Crotone poiché il testo si interrompe. IL GENERE LETTERARIO: MENIPPEA E ROMANZO i critici moderni chiamano romanzi un gruppo ristretto di opere , che cadono in due differenti tipologie: 1) due testi latini, reciprocamente indipendenti e poco simili tra loro: il Satyricon di Petronio e le Metamorfosi di Apuleio 2) una serie di testi greci, databili tra I sec d.C e IV sec : Cherea e Calliroe di Caritone ; Leucippe e Clitofonte di Achille Tazio; gli Ephesiakà di Senofonte Efesio; Dafnii e Cloe di Longo Sofsta; le Etiopiche di Eliodoro questa serie di opere greche è unita da omogeneità e permanenza di tratti distintivi e in particolare la trama è quasi invariabile, cioè traversie di una coppia di innamorati, un giovane e una ragazza che vengono separati dalle avversità e prima di riunirsi, superano mille avventure e pericoli. Gli intrecci sono negli incidenti che ritardano il felice scioglimento . Il tono è quasi sempre serio, mentre lo scenario appare variabile e spazia nei paesi del Mediterraneo Grecizzato: scarso è l'interesse per la realtà contemporanea, tenue l'inquadramento storico. L'amore viene trattato come una passione seria ed esclusiva : vi è una costante suspense che l'eroina produce verso il giovane . Lo scenario appare dilatato, cioè spazi aperti del mare e di terre anche esotiche. Nel romanzo di Petronio invece non vi è spazio per la castità e nessun personaggio è portavoce di valori morali. Il protagonista è sballottato tra passioni sessuali di vario tipo. A partire dal I sec a.C ha grande fortuna l novellistica , caratterizzata da situazioni comiche , piccanti e amorali. Un flone importante è quello della fabula Milesia, che risale all'opera greca dei Milesiakà di Aristide, le cui novelle erano state riprese a Roma da Sisenna. Una tipica storia milesia è quella raccontata da Eumolpo : una matrona du Efeso, vedova inconsolabile, cede alle voglie di un soldato e fnisce per esporre sulla croce la salma del marito pur di salvare il suo amante. I temi di questa novellistica si oppongono alla realtà idealizzata. La parte dell'opera a noi pervenuta , si presenta come una libera successione di scene , con tonalità variabili. Ancora più complessa è la forma del romanzo. La prosa narrativa è interrotta da inserti poetici e alcune di queste parti in versi sono affdate alla voce dei personaggi. Spesso il narratore commenta la storia con funzione ironica, poiché il commento poetico non corrisponde a quella situazione in cui dovrebbe inquadrarsi. È tipica di Petronio la presenza di un narratore passivo, ingenuo e sottoposto a continui passaggi di fortuna. La libera alternanza di prosa e versi ha il punto di riferimento più vicino nella satira menippea , l'Apokolokyntosis di Seneca. Il genere si richiama al flosofo cinico Menippo di Gadara, del II sec. a.C . Varrone aveva intitolato satire Menippee le sue composizioni satiriche e dai frammenti sembra che questo tipo di satira fosse un contenitore aperto , molto vario per temi e per forma e inoltre sembra che Varrone desse spazi a una componente realistica. La satira senecana è una narrazione di compasso molto breve ed inoltre un testo inteso come libello, come attacco personale, rivolto contro un bersaglio esplicito. REALISMO E PARODIA In Petronio è evidente una carica realistica, che si nota soprattutto nella Cena di Trimalchione. I luoghi descritti nel romanzo sono quelli del mondo romano. L'autore ha un vivo interesse per la mentalità delle classi sociali e per il linguaggio quotidiano. Il poeta satirico guarda la storia con un fltro, con un suo ideale e ciò implica un commento morale continuo. Petronio invece non offre nessun strumento di giudizio. Il romanzo è dominato da una vocazione alla parodia . La punta ironica sembra rivolta alla letteratura e ai modelli che propone e verso la vita e le sue delusioni. Sembra di cogliere inoltre una critica alla Pharsalia di Lucano , poiché Eumolpo spiega che la poesia epica non può rinunciare all'apparato divini: Lucano viola i canoni della tradizione, eliminando le divinità. Sono frequenti richiami alla grande epica e appaiono allusioni all'Odissea. Vi è la somiglianza tra Encolpio, perseguitato da Priapo ed Odisseo errante perseguitato da Poseidone e dal dio Helios. PRIAPEA Si tratta di una raccolta che ci è giunta anonima, la cui datazione non è sicura, ma ci si attiene alla seconda metà del I sec. d.C. I componimenti sono legati tra loro grazie alla fgura del Dio Priapo, che protegge giardini e orti con la sua smodata sessualità. È un dio connesso alla fecondità e nel folklore e nella letteratura è associato a scherzi e atti osceni. Il genere priapeo è dunque un tipo di epigramma , di tono scherzoso e tematica sessuale. La bravura dell'autore sta nel produrre effetti di varietà, alternando diversi metri e piegando la materia priapea a diversi punti di vista . Nella raccolta spicca una divertente lettura dell'Odissea in chiave pornografca e certi spunti parodici del Satyricon. LA SATIRA SOTTO IL PRNCIPATO: PERSIO E GIOVENALE Sia Persio, sia Giovenale, dichiarano di ricollegarsi alla poesia satirica di Lucilio e Orazio. Le cui satire assumevano a riferimento la schiera degli amici; mentre quelle di Persio e Giovenale sono rivolte a un destinatario singolo e sono dirette a un pubblico generico di lettori-ascoltatori, di fronte al quale il poeta si atteggia da censore di vizi e costumi. La forma del discorso non è ora quella della conversazione costruttiva, ora all'ascoltatore è negata ogni vicinanza e possibilità di identifcazione e la parola del poeta satirico si pone su un piano diverso di comunicazione, cioè distaccato e più in alto. La forma dell'invettiva prende il posto al modo confdenziale e garbato. Il poeta fa sue quelle forme di moralismo arcigno che la satira oraziana aveva rifutato. Vi sono le spinte anticlassiche del manierismo che nasce in relazione al classicismo di età augustea e forisce nel I sec. d.C e oltre. La satira di Persio e Giovenale , è destinata all'esecuzione orale, alla recitazione in pubblico. PERSIO VITA Aulo Persio Flacco , la cui biografa si fa risalire al grammatico Valerio Probo del I sec. d.C , nasce a Volterra , in Etruria da un ricca famiglia equestre, nel 34 d.C . venne inviato a Roma a educarsi presso le migliori scuole di grammatica e retorica e il maestro che segnò una grande importanza nella sua vita fu il flosofo stoico Anneo Cornuto, che lo mise in contatto con gli ambienti dell'opposizione senatoria al regime . La conversione alla flosofa lo poetò a condurre una vita austera e appartata, nel culto degli studi e degli affetti familiari, una vita breve poiché Persio morì nel 62. OPERE Persio non pubblicò nulla in vita e dell'edizione delle sue opere si prese cura l'amico Cesio Basso, dopo averle sottoposte alla revisione di Cornuto. Questi sconsigliò la pubblicazione delle prime prove poetiche e autorizzò invece quella del libro delle SATIRE. SATIRE: – componimento- prologo, che secondo altri potrebbe essere un epilogo, poiché viene trasmesso alla fne , di 14 coliambi , cioè trimetri giambici scazonti, che polemizza contro le mode letterarie del tempo. – 6 componimenti satirici in esametri dattilici : – SATIRA I : vezzi deplorevoli della poesia contemporanea e la degenerazione morale , cui il poeta oppone lo sdegno e la protesta dei suoi versi, rivolti agli uomini liberi. – SATIRA II: attacca la religiosità formale e ipocrita di chi non conosce onestà di sentimenti e chiede agli dei solo la soddisfazione della propria brama di denaro. – SATIRA III: indirizzata a un giovine signore che conduce vita ignava e dissipata, per esortarlo a intraprendere il cammino della liberazione morale seguendo i precetti della flosofa stoica . – SATIRA IV: illustra la necessità di praticare il nosce te ipsum per chi abbi ambizioni di carriera politica e voglia impartire direttive etiche agli altri. – SATIRA V: è la rivolta al maestro Cornuto che svolge il tema della libertà secondo la dottrina stoica, contrapponendo ai vizi umani più diffusi la libertà del saggio che si affranca dalle passioni e si fa guidare dalla propria coscienza. – SATIRA VI: è rivolta in forma epistolare all'amico Cesio Basso e deplora il vizio dell'avarizia additando come modello il saggio stoico che usa con moderazione i propri beni. SATIRA E STOICISMO lo spirito polemico e l'entusiastica aspirazione alla verità, trovano nella satira lo strumento più idoneo ad esprimere il sarcasmo e l'invettiva e anche l'esortazione morale. Persio più volte torna ai componimenti di carattere programmatico, sulle ragioni delle proprie scelte letterarie : la sua poesia è ispirata a un'esigenza etica , dalla necessità di smascherare e combattere la corruzione e il vizio. Per Persio la poesia contemporanea è viziata da una degenerazione del gusto che è segno di indegnità morale: egli non esita a rivendicare la qualifca di rusticitas , a contrapporsi cioè alla fatua ricercatezza, agli insulsi oggetti mitologici della poesia alla moda e ad assumere il compito di aggredire le coscienze per tentare di redimerle. Un'esigenza realistica è dunque alla base della sua attività letterari e flosofca, ce si confgura con un'operazione di chirurgia morale , cioè radere – defgere revellere , che indica il processo di scrostamento delle apparenze ingannevoli. Persio , nel descrivere le forme del vizio e della corruzione , ricorre più volte al lessico del sesso e del corpo, vi è un'immagine ossessiva del ventre. In ciò Persio si riallaccia alla descrizione della satira o della diatriba , che ne accentua i toni. La fenomenologia del vizio diviene l'aspetto prevalente e infatti sono poche le indicazioni sul recte vivere . Lo stoicismo di Persio non assume i caratteri di impegno politico, ma inclina verso un raccoglimento interiore che è la condizione per praticare il culto della virtù e che mostra analogie con l'esistenza appartata. DALLA SATIRA ALL'ESAME DI COSCIENZA le satire appaiono come un ricco bacino di affuenza: vi è una presenza del sermo oraziano. Persio inoltre raccoglie il modello lucreziano, sviluppandolo però a rovescio e ne fa un anti-modello. La satira oraziana propone varianti alternative , come ad esempio un rapporto paritetico fra poeta e destinatario, poiché Orazio non si atteggia da maestro, ma percorre assieme all'amico il cammino. Il liber poetico di Persio trasforma la fgura cordiale dell'autore- flosofo e descrivendo l'iter predicatorio di un maestro destinato a non incontrare soddisfazione o obbedienza. Il discorso didascalico in Persio non ha prospettive di successo . Il sermo oraziano viene sostituito da un atteggiamento aspro e aggressivo. Indebolito il polo della comunicazione, si guadagna spazio per una letteratura dell'interiorità, per il monologo confessionale, un itinerario personale verso la flosofa. ASPREZZA DELLO STILE in Persio v è una grande esigenza realistica che anima i suoi versi ed è all'origine della scelta di un linguaggio ordinario e del rifuto delle sue incrostazioni retoriche . Un linguaggio scabro e polemicamente alieno dalle sofsticazioni di elevati esotismi o arcaismi all moda. Persio ricorre alla tecnica della iunctura acris, nesso urtante per la sua asprezza sia dal punto di vista fonico, sia semantico. La lingua dunque è quella quotidiana, ma lo stile la deforma e la forza ad esprimere una realtà non banale e ad illuminare aspetti nuovi della realtà, a istituire relazioni insospettate tra le cose. Inoltre Persio utilizza la metafora in modo audace, teso ad esplorare rapporti nuovi tra le cose e capace di effetti di densità e sapienza espressiva. Persio adotta il callimachismo dallo stesso Orazio. Dunque la diffcoltà dello stile di Persio deriva dal suo volere essere funzionale alle istanze estetiche. LA FORTUNA la fama di Persio di diffonde fra gli apologisti e i Padri della chiesa, ma anche fra poeti e grammatici di tarda antichità e resta alta per tutto il Medioevo. GIOVENALE VITA vi sono pochi cenni sulla sua Vita , ricavabili da rari cenni autobiografci di Marziale. Decimo Giunio Giovenale sarebbe nato ad Aquino, nel Lazio Meridionale , tra 50-60 d.C da una famiglia benestante e dunque ebbe una buona eduzione retorica . Sembra che abbi esercitato l'avvocatura e si sia dedicato alle declamazioni da allora in voga . All'attività poetica arrivò in età matura, dopo la morte di Domiziano e arrivò a comporre fno a sotto Adriano. Visse all'ombra dei potenti, nella condizione di cliente , privo di autonomia economica. Non sappiano della sua morte , sicuro posteriore al 127 a.C . OPERE la sua produzione poetica è costituita da 16 satire in esametri e suddivise in 5 libri; un frammento di 36 versi , ritenuto autentico e appartenente alla sesta satira, fu scoperto ne 1899. tra 100 – 127 d.C si deve collocare la pubblicazione delle sue satire. – SATIRA I: di carattere proemiale e programmatico, polemizza contro le declamazioni alla moda e la loro fatuità, dichiarando il gusto per la corruzione morale che lo spinge a farsi poeta satirico. Attaccherà la generazione passata , per non attirarsi odi di quella presente . – SATIRA II : aggredisce l'ipocrisia di chi nasconde il vizio più turpe sotto le apparenze della virtù, bersaglio del poeta è soprattutto l'omosessualità. – SATIRA III : descrive il vecchio amico Umbricio che abbandona Roma, caotica metropoli. – SATIRA IV : si narra del consiglio riunito da Domiziano riguardo come cucinare il gigante rombo offerto in dono all'imperatore. – SATIRA V : descrive la cena offerta dal ricco Virrone e l'umiliante condizione dei clienti convitati. – SATIRA VI : è la più lunga ed è contro l'immoralità e i vizi delle donne . – SATIRA VII : deplora la decadenza degli studi e la misera condizione a cui sono costretti i letterati, rimpiangendo il mecenatismo della letteratura augustea. – SATIRA VIII: oppone alla falsa nobiltà della nascita, quella derivante dall'ingegno e dai sentimenti. – SATIRA IX: riferisce , in forma di dialogo, le proteste di Nevolo, un omosessuale mal ricompensato per le sue onorose pretazioni. – SATIRA X: sulla insensatezza delle brame umane . – SATIRA XI: il poeta contrappone al lusso ostentato de banchetti dei ricchi la cena modesta a un amico. – SATIRA XII : attacca i cacciatori di eredità – SATIRA XIII : attacca gli imbroglioni e i frodatori, di uno dei quali è rimasto vittima l'amico Calvino. – SATIRA XIV: si discute dell'eduzione dei fgli e della necessità di accompagnare i precetti con l'esempio. – SATIRA XV: descrive un episodio di cannibalismo avvenuto in Egitto e provocato dal fanatismo religioso. – SATIRA XVI : è incompleta ed elenca i privilegi offerti dalla vita militare. LA SATIRA INDIGNATA già nella I satira , Giovenale enuncia le ragioni della sua poetica e la centralità che in essa occupa l'indignatio. Giovanale non crede che la sua poesia possa infuire sul comportamento degli uomini , ma si limiterà denunciare e a gridare la sua protesta , senza coltivare illusioni di riscatto. Giovenale non si uniforma alla tradizione satirica precedente , razionalistica e rifessiva . Sono le Domiziano Corbulone, il generale Pomponio Secondo e il giovane Tito. L'interesse di Plinio per questioni militari è testimoniato da un trattatello a noi perduto, il De iaculatione equestri. Compone inoltre la biografa di un amico, il De vita Pomponii Secundi. Dopo la morte di Claudio, Plinio deve aver condotto vita appartata , sappiamo che era ostile a Nerone. Inoltre in questo periodo di dedicò anche all'avvocatura e all'oratoria e in questo momento risale un manuale intitolato Studiosus , per gli studenti di retorica. Sviluppò inoltre interessi per la grammatica e nel manuale Dubius sermo si occupò di problemi e oscillazioni dell'uso linguistico. Con l'ascesa di Vespasiano , Plinio diviene procuratore imperiale. Negli anni'70 si dedica alla storia romana A FINE AUFIDI BASSI che sia riallaccia a un testo di Aufdio Basso e copre gli anni tra 50 e 70, tra la fne del regno di Claudio e l'ascesa di Vespasiano. Non volle che le sue opere venissero pubblicate in vita per scansare accuse di servilismo verso il principe Vespasiano. Tra il 77-78 conclude la NATURALIS HISTORIA e la presenta all'imperatore Tito. Nel frattempo è prefetto della fotta imperiale di stanca in Campania. Muore nel 79 a.C travolto dall'eruzione vesuviana. OPERE tutte le opere sono andate perdute tranne la Naturalis Historia , un'opera di 37 libri : – I LIBRO: indice generale dell'opera e bibliografa – II LIBRO: cosmologia e geografa fsica – III-VI LIBRO: Geografa – VII LIBRO: antropologia – VIII – XI LIBRO: zoologia – XII-XIX LIBRO: botanica – XX-XXXII LIBRO: medicina – XXXIII-XXXVII LIBRO: metallurgia e mineralogia il testo è preceduto da un'epistola dedicatoria rivolta al futuro imperatore Tito , in cui si chiariscono motivazioni e limiti del suo lavoro e permette di datare l'opera. FONTI la Naturalis Historia contiene notizie o spunti autobiografci e inoltre vi è la biografa di Svetonio. Abbiamo poi tre lettere del nipote Plinio che forniscono un quadro dell'attività letteraria dello zio, gli scritti e la morte. La virtù che emerge dalla morte è flantropia e spirito di servizio. PLINIO IL VECCHIO E L'ENCICLOPEDISMO la curiosità scientifca si afferma come forma di intrattenimento, di consumo culturale e sono i paradossograf gli autori che alimentano un vero e nuovo genere letterario. Sono raccolte diseguali in cui confuiscono aneddoti, spicciole curiosità scientifche in cui gli autori si presentano come viaggiatori che raccolgono materiali di prima mano. LICINIO MUCIANO fu autore di mirabilia , comandante e uomo politico della prima età vespasianea e si preoccupò di reportages delle province di confne. Vi è la mancanza di collegamento tra esperienza pratica e tradizione . ECLETTICISMO E PROGETTO ENCICLOPEDICO Dello stoicismo, Plinio ritiene un generico senso della missione del saggio, non una profonda ispirazione ideologica. Si nota inoltre nell'opera il suo impegno, il suo spirito di servizio, cioè senso pratico e serietà morale. Inoltre Plinio non scrive sempre nello stesso modo e come i prosatori di età neroniana e favia, tende a una sorta di decostruzione delle architetture ciceroniane. FORTUNA DELLA NATURALIS HISTORIA si cominciò molto presto a manipolare l'opera e se ne trassero riduzioni e compilazioni di singole parti, ma anche antologie. Inoltre l'opera venne copiata nel Medioevo. Nell'età moderna , il testo di Plinio assume signifcato storico e non pratico, con il suo interesse a non selezionare, ma a tramandare tutto. UNO SCRITTORE TECNICO: FRONTINO Sesto Giuliano Frontino fu console nel 74, legato in Britannia e nel 96-97 sotto Nerva , curator aquarum, cioè curatore degli acquedotti e morì sotto Traiano. Ci sono pervenute due opere: DE AQUIS URBIS ROMAE che tratta del problema di approvvigionamento idrico a Roma e STRATEGEMATA che sono una raccolta di aneddoti militari e sono Commentarii. MARZIALE E L'EPIGRAMMA VITA Marco Valerio Marziale nasce a Bilbilis, nella Spagna Terragonese tra 38-41 d.C . nel 64 venne a Roma , trovando l'appoggio della famiglia di Seneca, che lo introdusse nella buona società, dove conobbe Calpurnio Pisone e gli ambienti dell'opposizione senatoria a Nerone . Svolse inoltre attività poetica come cliente . Nell'80 compose e pubblicò una raccolta di epigrammi per celebrare l'inaugurazione dell'anfteatro Flavio. Dall'84-85 pubblica i suoi componimenti e ricopre anche cariche onorifche , venendo a contatto con grandi personalità. Ma sono anche evidenti le sue lamentele nel disagio di trovare protettori e padroni disposti a concedergli sostegno e riconoscimento. Nell'87-8 lascia Roma per un soggiorno a Forum Corneli, Imola, e altre città emiliane , per poi tornare a Roma che lascia nel 98 quando ritorna a Bilbilis, dove trova la grettezza di un ambiente provinciale e dove muore nel 104. OPERE abbiamo una raccolta di Epigrammi in 12 libri composti e pubblicati tra 86- 101/102. a ciò precede un libro di circa 30 epigrammi, composto nell'80 e noto come Liber de spectaculis o Liber spectaculorum e seguito da altri due libri dotati di titolo autonomo, cioè gli Xenia e gli Apophoreta, pubblicati tra 84-85, cioè brevi iscrizioni ognuna di un solo distico per accompagnare doni di varia natura in occasione della festa dei Saturnali e omaggi offerti nei banchetti ai convitati. I metri sono vari: prevalente è il distico elegiaco, poi il falecio e scazonte; così come sono varie le dimensioni . Vi sono più di 1500 epigrammi. L'EPIGRAMMA COME POESIA REALISTICA una caratteristica della letteratura Flavia, è il recupero dell'epica , ma anche alla diffusione dell'epigramma. Alcuni poeti minori sono ad esempio Catullo, che svolge funzione di mediatore. L'origine dell'epigramma risale all'età greca arcaica, dove aveva funzione commemorativa. In età ellenistica , pur conservando la brevità, diviene un tipo di componimento adatto alla poesia d'occasione e fssa nel giro di pochi versi l'impressione di un momento e i temi sono di tipo leggero, accanto a quelli più tradizionali. Nell'ambito della poesia latina ben poco ci è rimasto , poiché non aveva grande tradizione , con l'eccezione di Catullo ed è solo con Marziale che trova riconoscimento artistico. A Roma , Catullo valorizza la forma breve , come la più idonea a esprimere sentimenti e temi della vita individuale e strumento di aggressione polemica. Marziale apprezza dell'epigramma la duttilità e òa facilità di aderire a molteplici aspetti del reale. È il realismo che Marziale rivendica come tratto qualifcante della propria poesia. È untipo di poesia che coniuga fruibilità pratica e divertimento letterario. L'atteggiamento del poeta è di osservatore attento, ma distaccato, cioè una satira sociale priva di asprezza. IL MECCANISMO DELL'ARGUZIA i temi degli epigrammi di Marziale sono vari e investono l'intera esperienza umana, e altri ancora riguardano vicende personali del poeta o il costume sociale del tempo. L'epigramma di Marziale sviluppa l'aspetto comico-satirico, così come Lucilio aveva fatto largo spazio a personaggi caratterizzati da difetti fsici, a tipi e a caratteri sociali visti in modo comico. Vi è inoltre la tecnica della trovata fnale, della battuta che chiude in modo brillante ed era stato Lucilio a sviluppare questo procedimento e Marziale a perfezionarlo, un meccanismo costruito sul fulmen in clausola, sulla stoccata fnale. Abbiamo una sorta di schema-tipo dell'epigramma che descrive la situazione , l'oggetto e il personaggio nella prima parte , suscitando attesa e una parte fnale che scarica la tensione in un paradosso. Il linguaggio è aperto alla vivacità di modi colloquiali e alla ricchezza del lessico quotidiano. Inserisce sia termini che designano la realtà umile e ordinaria, sia termini osceni e l'abilità espressiva viene esaltata dagli accostamenti e della collocazione. Inoltre Marziale altera anche i toni e sono dunque un importante documento del linguaggio. FORTUNA il successo di Marziale fu immediato e duraturo e ebbe infusso su poeti della tarda antichità. Lo apprezzò Boccaccio e declinò poi nell' '800 . QUINTILIANO VITA Marco Fabio Quintiliano nasce a Calagurris, in Spagna, nel 35 d.C e suo padre era un maestro di retorica. Si trasferisce a Roma dove segue l'insegnamento del grammatico Remmio Palemone e del retore Domizio Afro. Tornò poi in Spagna, dove svolse attività forense. Venne chiamato nel 68 d.C a Roma da Galba e iniziò la sua attività di maestro di retorica, senza interrompere l'avvocatura. Nel 78 Vespasiano gli affdò la prima cattedra statale con uno stipendio di centomila sesterzi annui. Domiziano lo incaricò dell'educazione dei suoi nipoti e ottenne così gli ornamenta consularia. Nell'88 si ritirò ai suoi stui e morì dopo il 95. OPERE – DE CAUSIS CORRUPTAE ELOQUENTIAE: trattato perduto – DUE LIBRI DEL DE ARTE RHETORICA: dispense che gli allievi di Quintiliano trassero dalle sue lezioni e pubblicarono contro la volontà del maestro. – ISTITUTIO ORATORIA: opera in 12 libri , pubblicata attorno al 96 – DUE RACCOLTE DI DECLAMAZIONI: sarebbero spurie FONTI alcuni passi dell'Istitutio Oratoria; la Cronaca di Girolamo e cenni sparsi di altri autori. I RIMEDI DELLA CORRUZIONE DELL'ELOQUENZA il diffuso malcostume dell'educazione spesso asserviva l'eloquenza ai fni di ricatto materiale e morale , inoltre nelle scuole erano abbastanza diffuse fgure di insegnanti corrotti . In epoca Flavia fu acceso il dibattito fra i diversi orientamenti dell'oratoria e Quintiliano fu il vessilifero di una reazione classicista nei confronti dello stile corrotto e degenerato in cui egli vedeva Seneca il principale esponente e il maggior responsabile. Quintiliano vede in termini moralistici il problema della degenerazione dell'eloquenza e ne addita le cause nella generale degradazione dei costumi.egli è un uomo di larga esperienza scolastica , convinto dell'effcacia dell'educazione. La corruzione dell'oratoria hai ai suoi occhi anche cause tecniche , che egli ravvisa nel decadimento delle scuole e nella vacuità delle declamazioni retoriche. L'institutio oratoria delinea un programma complessivo di formazione culturale e morale , che il futuro oratore deve seguire fn dall'infanzia. L'opera aè dedicata a Vitorio Marcello ( oratore) e preceduta da una lettera a Trifone , l'editore che deve curarne la diffusione e si compone di 12 libri. – LIBRI I-II: didattici e pedagogici, poiché trattano dell'insegnamento elementare e delle basi di quello retorico, discutendo dei doveri degli insegnanti. – LIBRI III-IX: trattazione più tecnica che esamina in modo analitico le diverse sezioni della retorica. – LIBRO X: insegna i modi di acquistare facilitas , cioè la disinvoltura dell'espressione , prendendo in esame gli autori da leggere e imitare . Viene qui inserito il famoso excursus storico-letterario sugli scrittori greci e latini e Quintiliano vuole mostrare che la cultura letteraria latina regge il confronto con quella greca. – LIBRO XI: si occupa delle tecniche di memorizzazione e dell'arte del porgere – LIBRO XII: affronta varie tematiche attinenti ai requisiti culturali e morali che si richiedono all'oratore e accenna anche al problema dei rapporti oratore-principe. Scopo di Quintiliano era quello di riprendere e adattare ai propri tempi l'eredità di Cicerone e dunque l'esigenza di trovare una sanità di espressione che sia insieme sintomo della saldezza dei costumi. Quando nel 90 d.C , Quintiliano pubblicò il DE CAUSIS CURRUPTAE ELOQUENTIAE, il nuovo stile di cui Seneca era stato esponente , contava ancora seguaci e solo pochi anni dopo la situazione appare mutata. Il libro VIII dell'Institutio conserva una polemica contro le sententiae della maniera senecana e in origine sententi signifcava “giudizio”/”opinione” , mentre ora si indicano i tratti brillanti del discorso, soprattutto quelli collocati a fne periodo e sono un artifcio per rendere vivace il discorso, oltre che a renderlo imprevedibile e discontinuo. Di questi artifci si lamenta lo stile spezzettato di Seneca che mirava a catturare l'interesse dell'ascoltatore e guidarne le reazioni. La polemica di Quintiliano contro Seneca e il Nuovo stile rappresenta lo scontro tra due diverse istanze del discorso: il docere, quella che fonda il discorso sull'oggettività delle cose dette e considera l'autore come unico attore del testo; e l'altra , caratteristica del Nuovo Stile, era l'esigenza del movere, quella che carica il senso del discorso sul destinatario e sull'ascoltatore e fa di lui il primo attore del testo. IL PROGRAMMA EDUCATIVO DI QUINTILIANO il tipo di oratore ideale per Quintiliano si avvicina a quello Ciceroniano per la vastità della formazione culturale richiesta, ma la flosofa sembra avere perduto terreno rispetto alla retorica e alla cultura letteraria. Negli scrittori arcaici, Quintiliano vede notevoli manchevolezze, ma sa distinguere fra ciò che deve essere attribuito al poeta e quanto invece all'età in cui visse. Per Quintiliano, le letture degli oratori pi diversi hanno lo scopo di formare l'oratore. Lo stile di Quintiliano non è armonioso o ampo come quello di Cicerone, ma sembra avere subito il condizionamento della prosa di Seneca. Inoltre il suo stile ricerca la perspicuità ed evita gli eccessi dell'ostentazione espressiva e mostra equilibrio nella scelta dei modelli cui adeguare il discorso. L'ORATORE E IL PRINCIPE Quintiliano si schierava tra gli intellettuali che accettavano il principato come necessità e il su sforzo fu di ottenere per l'oratore il massimo di professionalità , assieme alla dignità e dunque le doti che deve possedere sono utili alla società in generale.. L'ETA' DEGLI IMPERATORI PER ADOZIONE UN PERIODO DI PACE E STABILITA' Il periodo che comincia con il principato di Nerva e arriva fno alla morte di Commodo, 96-192 d.C , è un secolo di tranquillità. Lo stesso senato ritrova una sua parvenza di potere nei confronti dell'imperatore e fnisce per adattarsi ad un ruolo limitato- subordinato. Il problema della successione degli imperatori aveva trovato una soluzione soddisfacente nel sistema dell'adozione e fno a Marco Aurelio garantì una serie di imperatori dotati di alte qualità personali e questa stabilità di ordinamento governativo garantì un periodo di stabilità. Questa immagine di diffusa serenità non deve far dimenticare il vigore di spiriti morali, ne mancò spirito di avventura. Il nuovo periodo è dominato da una ricerca di grazia e cortesia, da un senso della cultura inteso come arte di forme sociali capaci di nascondere o censurare gli aspetti meno gradevoli del vivere reale. RAFFINATEZZA CULTURALE E FILOLOGISMO ERUDITO la cultura tende ora ad un'ostentata raffnatezza. La classe dominante sceglie la via di un'estetizzazione della vita attraverso l'uso della letteratura sofstica e delle arti ornamentali e dunque nasce un manierismo prezioso dello stile cui fa da corrispettivo un diffuso flologismo erudito. Nacquero diverse biblioteche pubbliche e volute dal potere politico e Traiano creò nella basilica Ulpia, nel Foro Traiano, la maggior biblioteca romana. Furono istituiti insegnamenti di retorica latina e greca e vi fu un'ampia diffusione del sapere e della cultura. Inoltre vi è una grande foritura della letteratura in greco, dovuta grande alla situazione di pace e di sicurezza, ma anche di benessere e il principale frutto fu il formarsi della scuola della Seconda Sofstica, che non erano flosof , ma retori, come Elio Aristide, Frontone... . Essi ricevettero attenzione dall'ordine equestre e nel senato e vennero ammessi nella vita politica e amministrativa dell'Impero. È il graeculus imperatore Adriano che meglio rappresenta il gusto della sua età per tale rinascita tardiva della cultura greca. Egli fu poeta e scrisse piccoli componimenti alla maniera neoterica dei Catulliani, dotto cultore dell'antico, interessato di flologia e di polemiche letterarie. Fondò a Roma una sorta di accademia nota come Athenaeum, nella quale facevano lezione e tenevano conferenze retori e intellettuali. Inoltre nella sua villa di Trivoli, egli raccolse opere di antichi maestri. I SEGNI DEL FUTURO: SINCRETISMO RELIGIOSO E RINASCITA DI CREDENZE OLTREMONDANE Vennero a meno gli interessi per la politica e ci si avviò in un clima di sincretismo religioso in cui si mescolavano le divinità e le credenze delle più diverse forme di fede. Le religioni pagane praticate nel corso del I-II sec. subiscono una sorta di livellamento generale, poiché molte delle religioni e dei culti delle diverse province dell'impero vengono assimilate per analogia e assorbite e riprendono vita convinzioni e pratiche legate alla credenza di un mondo dell'aldilà, tornano in auge oracoli, presagi, sogni. Si consolidò la religione Cristiana e a ciò contribuì molto la nascita precoce di una vasta letteratura religiosa. L comunità cristiane inoltre tenevano anche memoria scritta delle proprie vicende e così si produsse una letteratura di testimonianze a noi giunte con il nome di Atti dei martiri, cioè resoconti di processi, racconti di scene di martirio, ricordi di persecuzioni... . Si sviluppò inoltre nel II sec anche la letteratura degli apologisti, cioè dotti difensori del credo cristiano che intendevano mostrare a un vasto pubblico di lettori quanto fosse eticamente superiore la nuova religione. Era facile che le credenze cristiane perdessero la loro essenzialità per contagiarsi con convinzioni complesse, in cui si mescolavano elementi magici, mitologici, cosmologici, flosofci.. e da qui viene il bisogno di scrivere per ragionare, spiegare, ribattere, argomentare e confutare. TACITO VITA Publio Cornelio Tacito nasce attorno al 55 d.C, forse a Terni, ma è probabile anche nella Gallia Narbonese, da una famiglia di condizione equestre. Studia a Roma e nel 78 sposa la fglia di Gneo Giulio Agricola. Statista e comandante militare. Inizia la carriera politica sotto Vespasiano e la prosegue sotto Tito e Domiziano. Nell'88 è pretore e fu alcuni anni lontano da Roma, forse in Gallia o in Germania. Nel 97, sotto i regno di Nerva, fu consul suffectus e pronunciò l'elogio funebre di Virginio Rufo, il console morto durante l'anno in carica e al quale era subentrato. Sotto il principato di Traiano , sostenne con Plinio il Giovane l'accusa dei provinciali d'Africa contro l'ex-governatore Mario Prisco, accusato di corruzione e il processo terminò nel 100 con la condanna di Prisco all'esilio. Bel 112/113, Tacito fu proconsole in Asia e morì nel 117. OPERE – DE VITA IULII AGRICOLAE: pubblicata nel 98 – DE ORIGINE ET SITU GERMANORUM: pubblicata forse nel 98 – DIALOGUS DE ORATORIBUS: successivo al 100 – HISTORIAE: in 12/14 libri composti tra 100-110 – ANNALES ( AB EXCESSU DIVI AUGUSTI): in 16/18 libri, composti dopo le Historiae o forse incompleti delle Historiae sono pervenuti solo i libri I-IV, parte del libro V, il libro VI, parte del libro XI, i libri XII-XV e parte del libro XVI. Sia delle Historiae , che degli Annales non si conosce il numero esatto di libri e la seconda ipotesi è dovuta al manoscritto mediceo II , inoltre entrambe le opere iniziarono a circolare in un'edizione congiunta in 30 libri, dove gli Annales precedevano le Historiae,a formare una narrazione continua della storia romana dalla morte di Augusto alla morte di Domiziano. FONTI alcune informazioni si traggono in modo principale da alcuni passi dell'Agricola, del Dialogus e delle Historiae e da varie epistole di Plinio il Giovane. LE CAUSE DELLA DECADENZA DELL'ORATORIA l'originalità del Dialogus è stata contestata fno al XVI sec per ragioni di stile , poiché il suo periodare ricorda molto il modello neociceroniano, forbito ma non prolisso, cui si ispirava la scuola di Quintiliano. Il Dialogus potrebbe essere il prodotto giovanile di un Tacito legato ancora alle predilezioni classicheggianti della scuola quintilianea, da collocarsi tra 75-80 e sarebbe stato pubblicato solo dopo la morte di Domiziano e la dedica a Fabio Giusto si riferirebbe all'epoca della pubblicazione. L'opera è ambientata tra 75-77 e si riallaccia alla tradizione dei dialoghi ciceroniani su argomenti flosofci e retorici. Riferisce una discussione che si immagina essere avvenuta in casa di Curiazio Materno, retore e tragediografo, fra Curiazio. Marco Apro, Vipstano Messalla e Giulio Secondo e alla quale Tacito dice di avere assistito in gioventù. All'inizio della conversazione Apro rimprovera Materno di avere trascurato l'eloquenza in favore della poesia drammatica e dunque si contrappongono i discorsi di Apro e Materno in difesa dell'eloquenza e della poesia. L'andamento subisce una svolta con l'arrivo di Messalla, spostandosi sul tema della decadenza dell'oratoria. Messalla indica le cause del deterioramento nell'educazione, sia familiare che scolastica . I maestri sono impreparati il dialogo si conclude con un discorso di Materno, portavoce di Tacito, il quale sostiene che una grande oratoria era possibile solo con la libertà o con l'anarchia. La pace che esso garantisce deve essere accettata senza rimpianti per il passato. L'opinione attribuita a Materno rappresenta un costante del pensiero di Tacito, alla base dell'opera sta infatti l'accettazione della all'Umanesimo. FLORO E LA “BIOGRAFIA DI ROMA” EPITOMA DE TITO LIVIO BELLORUM OMNIUM ANNORUM DCC attribuita a L. Anneo Floro, un personaggio di origine africana che allontanatosi da Roma al tempo di Domiziano , fu maestro di scuola in Spagna. Livio è la sua principale fonte per l'opera e tratta la storia bellica di Roma dalle origini fno al principato di Augusto. Epitoma denota il carattere coinciso, compendiario. La crescita progressiva della potenza romana viene modellata sullo schema di una crescita biologica- Floro personifca il popolo romano e ne descrive le varie età. Egli afferma che il popolo romano riforirà sotto Traiano. → GRANIO LICINIANO: compendi storici di matrice livianea. APULEIO VITA ci è noto il praenomen che alcuni manoscritti tramandano come Lucius. Nacque in Africa , a Madaura attorno al 125 s.C e fu di estrazione agiata e ciò gli permise di compiere gli studi a Cartagine e ad Atene. Restò qualche tempo a Roma e viaggiò in Oriente. Nel corso di un viaggio verso Alessandria fece tappa a Oea, attorno al 155-156 e incontrò Ponziano, compagni di studi ateniesi e grazia al quale Apuleio sposò la ricca vedova madre dell'amico, Pudentilla. Nel 158 a Sabratha, a causa del matrimonio, Apuleio dovette subire un processo, intentatogli dai parenti della moglie, sotto l'accusa di magia e ce ne resta testimonianza nell'Apologia, orazione difensiva che Apuleio scelse di pronunciare e che dovette assicurargli l'assoluzione. Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Cartagine e lo videro al centro della vita pubblica come oratore apprezzato e celebre. Le notizie su di lui no vanno oltre il 170. OPERE OPERE PERVENUTE – METAMORPHOSEON LIBRI: romanzo in 11 libri, noto anche come ASINUS AUREUS – APOLOGIA – FLORIDA: raccolta di 23 brani oratori – DE PLATONE ET EIUS DOGMATE: trattato flosofco in 2 libri – DE DEO SOCRATIS : trattato flosofco – DE MUNDO : trattato flosofco – PERì ERMENEIAS: trattatello latino di logica aristotelica – ASCLEPIUS: dialogo, sulla cui autenticità si nutrono forti dubbi. OPERE PERDUTE DI CUI CI SONO RIMASTI FRAMMENTI – HERMAGORAS: romanzo – traduzioni da Platone e una dal neopitagorico Nicomaco da Gerasa – LUDICRA: testi di carattere enciclopedico. – Traduzione latina della commedia menandrea Anechomenos. UNA FIGURA COMPLESSA DI ORATORE, SCIENZIATO , FILOSOFO Sulla dignità di flosofo egli aveva fondato la difesa dall'accusa di magia nel processo ed è il rappresentante della Seconda Sofstica e di cui Apuleio condivide i vari aspetti di tale fenomeno culturale, come la curiosità per il mondo della natura, l'inquietudine e la tensione verso l'occulto, l'iniziazione ai culti misterici. Apuleio è imbevuto di cultura popolare, oltre che di dottrine scolastiche e accademiche e non mancano tracce di dottrine accettate a un più basso livello culturale. Inoltre il platonismo, cui lo stesso Apuleio si richiamava, risentì di infussi peripatetici e stoici, nutrendosi di una pluralità di interessi. Sono numerose le opere flosofche associate ad Apuleio e alcune di esse, sicuramente spurie, devono la loro attribuzione per via della fama che circolava attorno all'autore. Ci restano solo i titoli di alcuni trattati di scienza naturale, espressione di un interesse naturalistico. La restante produzione si compone di tre trattati: DE DEO SOCRATIS, DE PLATONE ET EIUS DOGMATE, DE MUNDO e sono considerati frutto della studiosa giovinezza di Apuleio. Il PERì ERMENEIAS è la rielaborazione di un omonimo trattatello greco di scuola peripatetica, sorta di manualetto che compendia la dottrina aristotelica del sillogismo e che ebbe importanza nel Medioevo come testo di scuola, ma sulla cui paternità sussiste un forte scetticismo. Viene considerato spurio il dialogo ASCLEPIUS. – DE MUNDO: è conforme agli interessi speculativi per le forze che regolano l'universo ed è quindi un rifacimento dello pseudoaristotelico Per' kòsmou. È qui evidente lo sforzo di introdurre in lingua latina il linguaggio tecnico-specialistico delle scienze naturali, i cap. XIII e XIV sembrano tratti dalle Noctes Atticae di Gellio e perciò si ritiene la datazione dell'opera posteriore alla pubblicazione dell'opera di Gellio, dunque seconda metà del II secolo. – DE PLATONE EI EIUS DOGMATE: sintesi della fsica di Platone e un'utile testimonianza al lavoro esegetico forito attorno alla dottrina del maestro. – DE DEO SOCRATIS: trattazione sistematica della dottrina dei demoni. L'impianto è tripartito: alla prima sezione, che esamina i mondi separati degli dei e degli uomini, segue la parte dedicata alla posizione dei demoni nella gerarchia degli esseri razionali e la loro funzione di intermediari tra i due mondi. La conclusione è sul demone di Socrate, la voce interiore che costringeva il flosofo a proseguire la ricerca del vero. – FLORIDA: raccolta di 23 brani oratori su temi diversi e di diversa estensione, stralciati dal testo di conferenze e pubbliche letture, tenute da Apuleio in Africa, dopo il ritorno a Cartagine. Del compilatore ci è ignota l'identità. Egli probabilmente antologizzò i pezzi di più insista bravura retorica, prescindendo dai contenuti. Si tratta di esempi di virtuosismo retorico che testimoniano il successo che l'arte della parola poteva garantire a un geniale retore capace di affascinare un pubblico sofsticato. La prosa risulta vivace e brillante e sa adattarsi ad argomenti di vario livello. Accorta è la ostruzione del discorso ed effcace la retorica del periodo segnata da parallelismi e fgure, vario il lessico e impreziosito di nuove coniazioni. – APOLOGIA: è in realtà un'orazione giudiziaria, ma essa manca di un taglio processuale e dunque il lettore è indotto a sospettare che questa opera abbia una destinazione e una lettura letteraria. Vi sono numerose e varie digressioni. Il retore è dunque impegnato nello sforzo i consegnare alla posteriorità un'immagine ben modellata di sé, quella di philosophus platonicus. Il processo sembra originato da ragioni di interesse economico. Il suocero di Ponziano, Erennio Rufno, cercò l'appoggio di Ponziano stesso e alla morte di lui , quello del fratello more Pudente, per colpire Apuleio. Lo scopo era quello di impedirgli l'accesso all'eredità della moglie, con il pretesto di tutelare gli interessi di Pudente. Ad Apuleio venne contestato il reato di magia, per il quale la Lex Cornelia prevedeva la pena capitale. L'oratore cerca di smontare gli argomenti che l'accusa aveva ricavato dalla sua vita privata, così da guadagnare il dominio degli avversari sotto il proflo culturale. Apuleio ribatte l'accusa di mago affermando di essere in realtà flosofo. La terza e ultima sezione è dedicata alla ricostruzione degli avvenimenti seguiti al suo arrivo a Oea, allo scopo di dimostrare come il progetto del matrimonio fosse dovuto interamente a Ponziano. Prova decisiva fu la lettura de testamento di Pudentilla, che nominava erede principale il fgli Pudente. L'abilità di avvocato che Apuleio rivela nell'Apologia , ha favorito il suo accostamento a Cicerone, quello della Pro Celio, orazione intessuta di giochi di parole, invettive , ironia e sarcasmo. Il colore del discorso è teso alla mescolanza di volgarismi, neologismi, arcaismi e poetismi. Inoltre si noti la disinvoltura con cui l'oratore mette in ridicolo le ragioni dell'accusa. Le movenze libere e vivaci del discorso consentono graziosi esercizi di dottrina comprensibili solo a un interlocutore capace di riconoscere gli exempla letterari citati nelle argomentazioni difensive dell'autore. APULEIO E IL ROMANZO è l'unica testimonianza pervenuta intera del romanzo antico in lingua latina. I codici tramandano i titolo di METAMORPHOSEON LIBRI , mentre Agostino quello di ASINUS AUREUS, dove è incerto se l'aggettivo vada riferito alla qualità del testo o al colore fulvio dell'animale. Il romanzo è in 11 libri e i primi tre sono occupati dalle avventure del protagonista , il giovane Lucio, prima e dopo il suo arrivo a Hypata in Tessaglia. Il giovane manifesta da subito il tratto distintivo del suo carattere, cioè la curiositas, che lo conduce ad incappare nelle trame sempre più ftte di sortilegi, in cui si trova subito a patire un'angheria mascherata da benevolenza dall'amico Pizia. Ospite di Milone, un ricco locale e della sua sposa Panfla, riesce a conquistarsi i favori della servetta Fotide e la convince a farlo assistere di nascosto a una delle trasformazioni a cui si sottopone la padrona . Alla vista di Panfla , che si muta in gufo, Lucio prega Fotide che lo aiuti a sperimentare su di sé tale metamorfosi . Fotide accetta ma sbaglia unguento e Lucio diviene asino, pur mantenendo facoltà umane. Lucio apprende da Fotide che dovrà cibarsi di rose, per riacquistare sembianze umane, via di scampo che viene spesso rimandata sino alla fne del romanzo. Una seconda sezione del romanzo comprende le vicende dell'asino in rapporto a un gruppo di briganti che lo hanno rapito. Il racconto principale diviene cornice di un altro racconto nella forma di una novella narrata a Carite dalla vecchia sorvegliante: è la favola di Cupido e Psiche, che comprende i libri IV-VI. I libri successivi ripercorrono le tragicomiche peripezie dell'asino. L'asino osserva e registra azioni con la sua mente di uomo, spinto dalla curiosità per il mondo circostante e dal desiderio di trovare le rose che lo possano liberare dal sortilegio . Della sua natura ambivalente si avvedono il cuoco e il pasticcere, scoperta che mette in moto la peripezia fnale. Il padrone dei due artigiani compra l'asino, divertito, per farne mostra egli amici della stranezza: Lucio però riesce a fuggire e a Corinto arriva si una spiaggia deserta e si addormenta. La purifcazione rituale che segue e la preghiera alla luna preparano il clima mistico che domina la parte conclusiva. Lucio riprenderà forma umana il giorno seguente mangiando le rose di una corona recata da un sacerdote alla processione in onore di Iside. Bisogna considerare il rapporto tra le Metamorfosi e le Fabulea Milesiae, cioè novelle a carattere erotico. Apuleio nei primi libri dl romanzo inserisce tratti magici. Sono racconti in cui i personaggi manifestano tipiche fgure di mercanti viaggiatori o studenti scioperati. FONTI Un romanzo a noi pervenuto nel corpus delle opere di Luciano di Samosata, ma sicuramente spurio, sviluppa lo stesso intrecci del romanzo latino, con il titolo di Lucio o l'asino, in lingua greca e in forma più coincisa. Abbiamo poi la testimonianza di un patriarca bizantino, Fozio, che dichiara di aver letto racconti di trasformazioni nell'opera di un ignoto Lucio di Patre, in vari libri. La lettura del Luci rivela l'intenzione di una narrativa di puro intrattenimento e vi si trovano spazio elementi ludici, erotici, umoristici e scabrosi. Le Metamorfosi invece vuole offrire una lettura di semplice svago,intessuta di episodi lubrici e licenziosi, che assume i caratteri del racconto esemplare. FAVOLA DI CUPIDO E PSICHE IV 28 – VI 24 la fglia minore di un re suscita l'invidia di Venere a causa della sua bellezza e per volere della dea viene data in preda a un mostro. Psiche viene così trasportata in un bellissimo palazzo, dove incontra il suo sposo, di cui ignora l'identità e la vista le è sempre negata, poiché se vedrà il su amante sarà immediatamente separata da lui: istigata dalle sorelle invidiose, Psiche trasgredisce il divieto e spia Cupido mentre dorme, ma al distacco porterà rimedio la dolorosa espiazione a cui Psiche si sottopone. La novella si conclude con le nozze e gli onori tributati a Psiche , che viene assunta a dea. Psiche non sembra evolversi verso una moralità, come succede al protagonista del romanzo. Anche la curiositas, che nel testo dell'opera è l'ardente volontà profanatrice di conoscere e di sapere, mentre la curiositas di Psiche è come neutralizzata dall'infantile simplictas. Senza la favola leggeremmo il romanzo come un racconto di avventure in cui il meraviglioso o lo scabroso hanno gran parte e non come un romanzo di iniziazione ai riti misterici e dunque la favola prefgura l'avvento della Dea Iside che chiude nel libro XI l'intera narrazione. Una trama di base attinta alla favolistica popolare si unisce a elementi alessandrini e milesi e anche ad elementi latini. Le altre digressioni inserite nell'intreccio principale sono costituite da vicende di vario tipo, in una sperimentazione di generi diversi. Le novelle di adulterio che costituiscono gli ultimi libri sono le più cupe del romanzo. Tutto il romanzo si struttura come un itinerari attraverso un mondo fatto di segni e simboli letterari , verso una liberazione che si situa nella luce e nella moralità. La continua compenetrazione tra elemento mistico-religioso e il tessuto originario della favola milesia, costituisce l'originalità dell'opera. Nel corso del romanzo, la presenza costante delle rifessioni dell'asino crea un effetto di continuità che uniforma i due livelli di lettura e scandisce la vicenda come iter progressivo verso la sapienza. I romanzo deve essere interpretato come storia di una salvazione religiosa, una positività di un salvazione. LINGUA E STILE Apuleio conosce la predilezione dei suoi contemporanei per la parola obsoleta e per gli autori arcaici. Vi è una padronanza di registri diversi, variamente combinati nel tessuto linguistico e dunque vi è una grande libertà nell'accostare arcaismi e neologismi, poetismi e volgarismi, mescolandoli al lessico tecnico. La lingua di Apuleio richiama continuamente l'attenzione del lettore sulla forma espressiva, prima che sul contenuto del romanzo. Le parole sono evocative e sembrano contornate da un alone di signifcati marginali, richiamando suggestioni implicite. Sembra vi sia l'intenzione di Apuleio di condizionare la forma della espressione per mezzo del suono, cioè di lasciare che il pensiero e la lingua siano modellati secondo le esigenze dell'orecchio. Inoltre è come se Apuleio conoscesse dei formulari, dei repertori di iuncturae consolidate, per descrivere vari tipi di scene, ricombinandoli in modo nuovo e personale, vi è quindi un processo di stilizzazione che si innesca verso i lettore. Il discorso ottiene un andamento particolare grazie alla presenza di diverse rare fgure retoriche. FORTUNA Esercitò fascino fno all'ultimo paganesimo e alla cultura medioevale, ma la sua fortuna è legato al romanzo e si deve al ritrovamento del codice Laurentianus 68,2 del XI sec. fu tradotto in italiano da Boiardo e fornì temi e spunti per la novellistica europea. L'APOGEO DELLA CULTURA CRISTIANA I PADRI DELLLA CHIESA gli anni dalla seconda metà del IV sec al sacco di Roma, sono un felice momento di produzione letteraria latina, sia per la qualità delle opere, sia per la loro ricchezza culturale, sia per l'eleganza della forma. I padri della Chiesa sono gli scrittori cristiani di questo periodo, sia greci che latini, i quali compirono un opera di mediazione tra cultura classica e quella cristiana. Vi furono due momenti per la defnizione dell'uomo, delle sue caratteristiche sociali e culturali: → V-IV sec a.C In Grecia → IV e V sec d.C per il pensiero cristiano. Il mondo latino continua ad essere debitore di quello greco, come attestano le numerose traduzioni, ma riesce anche a produrre fgure di primo piano ed è vivifcato da una ftta trama di intellettuali intermedi, i quali si assumono il compito di trasmettere ai fedeli le elaborazioni dei grandi pensatori. → AMBROGIO → GIROLAMO → AGOSTINO GIROLAMO VITA Sofronio Eusebio Girolamo nasce a Stridone, in Dalmazia attorno al 347 e venne a Roma nel 354, dove studia nelle migliori scuole. Viaggia molto, soprattutto in Oriente, dove impara il greco e fu ordinato sacerdote e trascorse anche tre anni di vita monastica nel deserto della Calcide. Nel 382 torna a Roma, dove il papa Damaso lo sceglie come suo segretario e molte altre nobili dame lo elessero come consigliere spirituale. Alla morte di Damaso , il prestigio di Girolamo cadde e si diffusero critiche sugli eccessi del suo ascetismo. Furono fondati per sua iniziativa , conventi maschili e femminili, uno dei quali nel 389 a Betlemme, dove Girolamo morì nel 419/420 . OPERE l'opera principale è la traduzione in latino della Bibbia, la VULGATA. Ci è però pervenuto anche un ricco epistolario; tre vite di monaci eremiti; commenti a libri dell'Antico e Nuovo testamento; testi di polemica religiosa; traduzioni in greco di autori cristiani. Abbiamo poi il CHRONICON , che traduce e aggiorna l'opera di Eusebio ; il DE VIRIS ILLUSTRIBUS con 135 biografe di autori cristiani. Girolamo ebbe un'aspra polemica con Rufno: Girolamo aveva condiviso il suo entusiasmo per Origine e per il suo metodo di interpretazione della Bibbia fondato sulla lettura allegorica, ricercando il profondo signifcato nascosto. Ma nel 395, preoccupati di ceti aspetti del pensiero origeniano, scrisse un duro attacco contro il vescovo di Gerusalemme , Giovanni, che non condivideva la sua nuova posizione ed era un sostenitore di Origine. All'attacco a Giovanni rispose Rufno, ma in toni distesi e sereni. La risposta fu il violento scritto di Girolamo contro Rufno del 402-03, dove si sceglie la via dell'invettiva personale e dell'improperio. Del carattere aspro di Girolamo è testimone anche l'epistolario , dove emerge a fgura di un uomo brillante e pieno di ingegno, ma anche emotivo e condizionato dal desiderio di primeggiare. Vi è una grande ricchezza di temi e argomenti e anche una trasformazione dell'epistola in generi diversi. Alcune lettere sono celebri e in particolare quelle in cui Girolamo affronta il problema del rapporto Cristianesimo – tradizione classica. – LA VULGATA : vi è la necessità di un testo canonico e defnitivo . Durante il periodo romano , su incarico di papa Damaso, Girolamo allestì la traduzione del nuovo testamento e una traduzione di salmi, effettuata sul diffuso testo greco dei Settanta, che traduceva l'originale ebraico. Poi utilizzò l'edizione per la Bibbia preparata da Origene che riportava su sei colonne il testo ebraico e dunque Girolamo si convinse di tradurre in latino dall'ebraico, L'Hebraica veritas, senza passare per l'intermediazione di un testo greco. L'opera venne completata tra 391 e 406. il testo fu fnalmente unitario. Vi furono in origine le resistenze dei cristiani che erano abituati a leggere e a citare i libri sacri in un'altra versione e resitenze di carattere ecclesiale. I rapporti tra Chiesa Greca e Latina divennero sempre più diffcili e la Vulgata rappresentò un momento di aggregazione per un Occidente diviso dalle invasioni dei vari popoli germanici – IL CHRONICON: la Cronaca di Eusebio era una sintesi di notizie fno al 325 e durante il soggiorno a Costantinopoli del 381, Girolamo la tradusse in latino e la integrò con notizie recenti dal 325 al 378 – IL DE VIRIS ILLUSTRIBUS: ne trae il titolo da Svetonio e rielabora in parte il materiale desunto dalla Historia ecclesiastica di Eusebio, ma aggiunge alcune vite di scrittori latini cristiani. AGOSTINO VITA Aurelio Agostino nasce a Tagaste, in Africa Settentrionale, nel 354 e la madre era una fervente cristiana. Studia prima a Madaura, poi a Cartagine, dove ebbe un fglio illegittimo. A 19 anni la lettura dell'Hortensius di Cicerone gli causò una profonda crisi spirituale che lo portò ad accostarsi alla dottrina del manicheismo, la quale cercava di conciliare il carattere di trascendenza proprio di ogni religione con aspetti di razionalismo stimolanti per un intellettuale. Ottenne la cattedra di retorica a Milano dovette avvenne la defnitiva conversione. Lasciò l'insegnamento e ricevuto il battesimo tornò in Africa e si dedicò alla vita monastica . Nel 391 fu prete a Ippona, di cui divenne vescovo nel 395. combattè contro sette ed eresie. Muore nel 430, mentre Ippona era assediata dai vandali. OPERE – OPERE AUTOBIOGRAFICHE – OPERE POLEMICHE – OPERE FILOSOFICHE – OPERE APOLOGETICHE – OPERE DOGMATICHE – OPERE MORALI – OPERE ESEGETICHE – LETTERE – SERMONI – OPERE POETICHE. Alle opere autobiografche appartengono le CONFESSIONES, in 13 libri e il titolo signifca lode, esaltazione di Dio. Furono scritte