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SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE- APPUNTI COMPLETI INTEGRATI CON LIBRI E SLIDE, Appunti di Sociologia Della Comunicazione

appunti completi per il corso di sociologia della comunicazione con prof. Vittadini. Voto 30

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 21/03/2023

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Scarica SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE- APPUNTI COMPLETI INTEGRATI CON LIBRI E SLIDE e più Appunti in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! esame: prova scritta 4 domande aperte. a ogni domanda si attribuiscono max 7,5 punti. si svolgerà da pc, da portare in aula al momento dell’esame. la prova durerà 60 minuti. bisogna accedere a BB tramite respondus lockdown browser. testi: le teorie di comunicazioni di massa e la sfida digitale, bentivegna platform society-valori pubblici e società connessa, van dyck j social media studies, Vittadini PLATFORM SOCIETY nella società in cui viviamo i social media sono quasi fondamentali ma c’è un livello ulteriore di complessità: le piattaforme attraverso cui noi gestiamo la nostra quotidianità.l’espressione platform society è stata coniata da Josè Van Dyck, che studia il peso delle tecnologie nella società contemporanea e che nei suoi libri sviluppa questo concetto. Bisogna riconoscere che nella nostra società ci basiamo spesso nello svolgere le nostre attività quotidiane sui supporti digitali, che sono architetture programmate secondo l’informatica che mediano le nostre interazioni, ma vengono utilizzate anche da imprese commerciali e istituzioni pubbliche. Van Dyck ne fa anche un discorso di potere economico: ci sono soggetti particolarmente importanti, che non sono più i grandi sistemi di media internazionali, ma anche soggetti che noi tendiamo a non vedere(es. microsoft). Queste piattaforme sono tutte collegate; un ‘ecosistema di piattaforme’ è un assemblaggio di piattaforme interconnesse governate da un particolare insieme di meccanismi che modellano le pratiche quotidiane. Queste piattaforme viaggiano su meccanismi che finiscono per influenzare anche noi. nell’ecosistema coesistono cinque grandi piattaforme (THE BIG FIVE: facebook, apple, microsoft, google, amazon). queste piattaforme gestiscono la maggioranza di dati circolanti in rete, che fanno da gatekeeper→ soggetti che in una società mediano il flusso di informazione. dopodiché abbiamo le piattaforme di settore, piattaforme più piccole che spesso si manifestano in app che in realtà dipendono dalle big five ma agiscono su settori specifici (es. Airbnb, che dipende da google maps per una questione di localizzazione o dai cloud per depositare i propri contenuti, o da Meta per capire da dove arrivano i propri utenti). il mix tra big five e piattaforme di settore crea l’infrastruttura della nostra società. Il successo economico di queste Connective platforms possedute e gestite da aziende private si sostiene in larga parte su investimenti privati e pubblici. BIG FIVE 1. oggi al cuore del sistema c’è Google, fornitore del maggior numero di risorse e di supporti a tutte le altre, quella che fornisce più risorse, sicuramente grazie a Maps, al motore di ricerca, alle mail… 2. subito accanto a Google abbiamo Meta, il secondo grande detentore di dati, in questo caso dati social. detiene l’80% di servizi di social network nel mondo, il 60% della pubblicità online, servizi di identificazione online(accedi con facebook), controllo sul traffico dati mobile degli individui. 3. In ascesa c’è Amazon, piattaforma che sta cercando di crescere sempre di più differenziando la sua offerta con Prime, Video, Music, Photos, piattaforma di sostegno start-up, Kindle, Audible, Alexa… è leader di mercato anche nel campo dei server per il cloud. 4. Al centro della produzione hardware c’è Apple, gestore del secondo app store per grandezza e propone anche servizi di cloud e streaming. 5. la company storica è invece Microsoft, che possiede social network come Linkedin e Skype, ma anche servizi di Cloud come Microsoft Azure. forniscono infrastrutture anche alle piattaforme più innovative: - spotify si appoggia a google cloud - netflix ad amazon web service - games agli app store - le applicazioni pubbliche alle infrastrutture private PIATTAFORME DI SETTORE connettori tra utenti e fornitori(micro imprenditori). Google, ad esempio, possiede il 20% di Uber. Lo stesso vale per le piattaforme di delivery, che fanno nascere micro imprenditori chiamati riders, che si relazionano ad imprese già esistenti, in questo caso i ristoranti. OPINIONE PUBBLICA molte teorie sono legate a come i media contribuiscono alla formazione dell’opinione pubblica, non solo le news ma anche tutta la parte di entertainment. cambiando il sistema dei media verso la digitalizzazione, cambia il modo con cui si forma l’opinione pubblica. i primi studi tra mezzi di comunicazione e società sono state fatte negli USA, soprattutto durante le campagne elettorali. la comunicazione attraverso i media viene intesa come uno strumento attraverso cui ‘legare’ la società; i mezzi di comunicazione di massa sono degli importanti collanti della società, fornendo contenuti legati al pensiero comune e condiviso. Ciò da vita anche a significati sociali (parole, valori abitudini) che forniscono modelli di comportamento a cui ispirarsi. uno dei primi autori a studiare il concetto di opinione pubblica è l’americano Walter Lippman nel 1922: egli inizia a chiedersi il perchè studiare l’influenza dei media sull’opinione pubblica; nel momento in cui si formano delle società complesse e articolate, si prendono decisioni non basandosi su esperienze dirette, bensì su conoscenze percepite in modo mediato dai mezzi di comunicazione. cos’è l’opinione pubblica? - è il giudizio e modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini - insieme delle idee che un determinato agglomerato umano(città, nazione, gruppo di nazioni) ritiene giusto e vero in un determinato momento; può essere diversa in base ai contesti culturali - sistema di credenze sulla cosa pubblica - non è mai qualcosa di unitario, ma è l’insieme delle correnti di opinione anche opposte dominanti in una società, ci sono anche opinioni pubbliche minoritarie IL RUOLO DEI MEDIA l’opinione pubblica nasce quando nascono le società moderne, quando le persone iniziano a scambiarsi idee sui fatti della vita pubblica; è legata allo sviluppo delle forme di libera espressione da parte degli individui sulla cosa pubblica. I media sono coloro grazie ai quali i singoli cittadini sono in grado di formarsi ed informarsi, grazie anche alla diffusione dell’alfabetizzazione ed alla formazione di circoli culturali e politici. come si forma l’opinione pubblica? l’opinione pubblica si forma a cascata a cinque livelli: 1. dalle élite economiche e sociali 2. alle élite politiche e il governo 3. ai media e ai leader d’opinione 4. al demos IL SISTEMA DEI MEDIA DIGITALI cambia il fatto che il processo di formazione dell’opinione pubblica non avviene solo in maniera verticale ma anche al contrario, ci possono essere opinioni che si formano dal basso, dal contatto diretto tra il cittadino e chi racconta. es. il movimento di Greta Thunberg è partito dal basso, trovando poi spazio nei media e nelle narrazioni che vengono dall’alto. CARATTERISTICHE DELL’OPINION LEADER DIGITALE Dovrebbero avere almeno una di queste caratteristiche: 1. Essere considerati esperti di un prodotto o servizio 2. Essere un membro attivo di una comunità online 3. Partecipare con alta frequenza e dare un contributo sostanziale 4. Essere considerato da altri utenti come soggetto che ha buon gusto in relazione alle decisioni di acquisto—>leadership I contenuti dovrebbero essere caratterizzati da: 1. Originalità: novità, innovazione e non convenzionalità; autenticità come forma di risonanza per i propri follower 2. Unicità: distinzione rispetto agli altri 3. Qualità: cura dei contenuti e della forma, attrattività, comprensibilità e assertività; funzionalità ala creazione della reputazione 4. Quantità: quantità di messaggi postati Funzionano bene se incontrano soggetti con queste caratteristiche: 1. Propensione ad interagire anche con chi non si conosce 2. Congruenza dei contenuti del profilo e interessi, gusti, personalità dei followers I media sono solo una delle tante fonti informative che vengono introdotte e diffuse attraverso la comunità stessa. E così pure, nelle catene di relazioni fra following e followers all’interno dei siti di social networking, assistiamo alla produzione originale di contenuti non solo riflessivi e di commento, ma capaci di dare conto dei fatti (pensiamo al citizen journalism) e di propagarsi in relazione a meccanismi sia di interesse (ad esempio seguire determinati hashtag) che fiduciari (ad esempio seguire determinati utenti che riteniamo autorevoli su un determinato tema). È in questo senso che possiamo reintrodurre nell’analisi dei meccanismi di influenza una figura di intermediazione come quella dell’influencer. Possiamo pensare agli influencer come a un insieme di tecniche che hanno a che fare: a) con la crescita di popolarità online utilizzando diverse pratiche che riguardano la produzione di video, la gestione di blog o i contenuti che si producono e distribuiscono nei siti di social network b) con la gestione dei propri followers e friends come proprie audience. GLI OPINION LEADER E TWITTER La prima piattaforma su cui sono stati studiati i fenomeni d’influenza è stata Twitter per: 1. Centralità delle news 2. Molteplicità di flussi e relazioni Le informazioni circolano in Twitter tramite intermediari: 1. Retweet di news 2. Tweet originali di url contenenti news La maggior parte degli intermediari non appartiene all’elite(blogger, giornalisti..) ma sono spesso utenti comuni. Gli intermediari sono caratterizzati da: - essere esposti a più fonti medial degli altri utenti - Hanno più followers degli altri utenti - Sono più attivi e coinvolti degli altri utenti OPINION LEADER E TWITTER-SECONDO TIPO DI STUDI Gli utenti con il maggior numero di follower possono essere dei tweeter popolari, ma questo non è necessariamente legato alla loro capacità di influenza. L’alto numero di followers non sempre significa che qualcuno viene retwittato o menzionato in modo significativo. Quali elementi definiscono l’influenza su Twitter? 1. POPOLARITÀ—> indegree influence: legata al numero di follower dell’utente; indica direttamente la dimensione dell’audience 2. CONDIVISIONE—>quanti retweet si è in grado di generare; abilità di generare un contenuto con un valore aggiunto 3. COINVOLGIMENTO—>mention influence: legata al numero di tweet in cui un utente viene citato; abilità di un certo utente di ingaggiare gli altri nella conversazione Se sono presenti tutti e tre, la capacità di influenza è massima. OPINION LEADER E TWITTER-TERZO STUDIO Classifica le diverse tipologie di influenza che possono avere i profili social poiché non tutti gli influence esercitano lo stesso tipo di influenza. Malcolm Gladwell -> “the tipping point” cerca di capire come si sviluppa il meccanismo di circolazione virale dei contenuti in rete. Nello studiare questo fenomeno ha identificato diversi tipi di influenza degli opinion leader. 1. Connettori: persone che hanno un’ampia rete di connessioni e fanno stare insieme le persone (Greta Thunberg) 2. Esperti: procacciatori di informazioni; risolvono i problemi e forniscono le risposte(Salvatore Aranzulla) 3. Persuasori: leader carismatici in grado di catalizzare il consenso proponendo un universo di valori che attrae (Chiara Ferragni)anche al di là della competenza specifica Le caratteristiche di Katz e lazarsfeld si ritrovano nella comunicazione social in modo simile ma si traducono in comportamenti più tipici di questo mondo. SPIRALE DEL SILENZIO Negli anni 70 arriva un’altra teoria che pone altri importanti tasselli: è la teoria della spirale del silenzio, sviluppata in Germania da Elisabeth Noelle-Neumann. L’opinione pubblica si forma all’intersezione tra media, comunicazione interpersonale, manifestazione individuale d’opinione e percezione dei climi d’opinione. Il clima d’opinione dominante attorno a noi influenza molto lo sviluppo dell’opinione pubblica. Domanda di partenza: perché durante le elezioni del 72 in Germania il risultato elettorale è inatteso rispetto ai sondaggi e all’opinione dominante dei cittadini e dei personaggi pubblici? L’opinione pubblica in una società ha una funzione integrativa; serve a costruire coesione sociale a partire dalla natura sociale degli individui. L’opinione pubblica è il frutto di un lavoro sociale teso all’allineamento. L’opinione pubblica si forma all'intersezione di: 1. Media 2. Comunicazione interpersonale e rapporti sociali 3. Manifestazioni individuali d’opinione 4. Percezione dei climi di opinione nel proprio ambiente sociale Le ultime due giocano un ruolo fondamentale e sono concetti aggiunti ulteriormente a quelli di Katz e Lazarsfeld. L’opinione pubblica si forma sul monitoraggio compiuto sull’ambiente sociale e il comportamento dell’individuo stesso. Questa idea che l’azione di cercare di capire cosa pensano gli altri sia importante ha un effetto su scala sociale, ma per capire cosa si intende occorre fare un passo indietro al sociologo americano David Riesman: nel 1950 scrive un trattato sull’evoluzione del modo di vivere in società degli americani nella storia—> “The lonely crowd” Alla fine di questi studi viene fuori quanto sia importante monitorare cosa pensano gli altri. Parte dalle epoche precedenti chiedendosi da dove si attingono le regole del vivere insieme. Ogni tipo di società che si è evoluta nel tempo è stata caratterizzata da - un tipo di individuo - Un modo in cui la società si garantisce la conformità dei comportamenti degli individui—> modo in cui si apprendono le regole del vivere comune La società si basa su un meccanismo di integrazione e di conseguenza, attraverso la socializzazione diffonde modelli di comportamento conformi. Riesman suddivide la storia della società in tre grandi fasi: 1. PRE-MODERNA: società tribali, in cui gli individui agiscono diretti alla tradizione tramandata oralmente, sono legati a ruoli (nascita, genere, status) immutabili e dipendono dalla fedeltà tra amici e parenti. Nella tradizione americana questo senso di appartenenza è ancora molto forte. 2. MODERNA: gli individui agiscono diretti da un personale e individuale sistema di valori (mediati anche dalla stampa) possono mutare il loro status sociale. I media iniziano a diventare un punto di riferimento attraverso cui condividere regole di comportamento. 3. POST-MODERNA: l’individuo monitora costantemente il suo intorno come se avesse un ‘radar’. Nelle società postmoderne gli individui agiscono diretti da—> pressioni sociali esterne, norme di gruppi primari, bisogno di essere conformi ai valori delle reti sociali cui appartengono. Ci formiamo un’opinione a partire dai gruppi a cui apparteniamo e dalle regole che vigono all’interno. Da qui Elisabeth Noelle Neumann parte a costruire un modello—> un problema della società contemporanea è che abbiamo paura di restare isolati, perché se ci vengono meno le reti sociali di appartenenza restiamo in difficoltà. Quindi noi monitoriamo costantemente quello che pensano gli altri, soprattutto quando si tratta di temi caldi, che possono isolarci, dividerci. Gli individui monitorano il clima di opinione e individuano quello dominante attingendo ai media e all’esperienza personale; non sempre le due cose si equivalgono, quindi possiamo trovarci in una situazione chiamata ‘opinione pubblica duale’. Es. Legge sull’eutanasia—> i media raccontano che l’opinione è a favore, ma magari la mia comunità nutre delle perplessità. In questi casi siamo sempre chiamati a fare delle scelte, soprattutto se dire o no quello che si pensa realmente. Gli individui nel monitorare il clima di opinione sviluppano una competenza tale che li mette in condizione di valutare se il proprio punto di vista rispetto a un tema controverso li colloca in una determinata fascia di pensiero. Il risultato della loro valutazione influenza il loro comportamento soprattutto nella sfera pubblica e in particolare attraverso il mettere in mostra o nascondere le proprie opinioni per esempio attraverso l’eloquio o il silenzio. Questo però porta a mettere in mostra solo il pensiero dominante, facendo tacere le altre opinioni e facendole cadere nella “spirale del silenzio”. In questo processo i media hanno un ruolo importantissimo perché mettono in mostra il pensiero maggioritario; ciò che i media presentano come degno di attenzione e significativo finisce per imporsi come una seconda forma di conformità sociale, a volte anche in contrasto con la percezione primaria degli orientamenti collettivi. Le opinioni che scivolano nel silenzio scompaiono dai media. Gli effetti: - alcune opinioni appaiono più forti di quanto siano in realtà, mentre chi ha un’opinione diversa appaiono più deboli di quanto realmente sono - Il risultato è un’illusione ottica o acustica riguardante la situazione effettiva della maggioranza nel generarsi di un processo di ‘spirale del silenzio’. - possono verificarsi forme di isolamento offline legate alla sovrapposizione delle reti sociali on/offline - online l’isolamento si manifesta nella forma del hate speech e degli attacchi personali Fattori intervenienti (riguardo ppt) - il livello di divisività dei temi trattati - i soggetti verso cui si esprime il dissenso - questo fenomeno è legato alla necessità di conservare la propria Elementi specifici La scelta di restare in silenzio quando si esprime un’opinione tiene ampiamente conto anche della percezione della maggior parte degli utenti dei social media, se si percepisce di fare parte di una minoranza si preferisce restare in silenzio Uno dei motivi potrebbe essere che è difficile per le persone stimare o prevedere cosa pensando davvero i loro network e come potrebbero agire successivamente Il ruolo dei commenti Circa la metà del lettori di notizie sul social media legge i commenti agli articoli, anche se solo il 14% commenta regolarmente anche se solo una parte ristretta del commenti letti dai lettori esprime opinion, essi esercitano un'influenza rilevante sul modellamento della percezione dell'opinione pubblica L'ostilità del commenti online può cambiare la percezione da parte del pubblico dell'articolo stesso, in quanto i membri del pubblico che hanno visto commenti contrari alla loro opinione personale hanno valutato l'articolo come di parte, anche se il contenuto era neutro La depersonalizzazione del commenti online fa si che il pubblico sia più propenso a vedere somiglianze tra se stesso e gli altri commentatori, e quindi è più probabile che sia influenzato da commenti online che da commenti interpersonali A causa della loro visibilità massiva, i commenti sulle piattaforme digitali possono avere conseguenze maggiori delle opinioni espresse a livello interpersonale Negli ambienti online in cui l’opinione pubblica è uniforme e coesa, il pubblico indeciso tende a conformarsi al parere della maggioranza Il ruolo dei BOT Si definiscono social bot gli account automatizzati su siti di social media che agiscono in modo simile agli esseri umani, mettono like, condividono e pubblicano contenuti e non sono necessariamente riconoscibili come automatizzati agli utenti umani Tra questi social bot ce ne sono alcuni tipi progettati per diffondere un’opinione particolare attraverso i loro messaggi e sono quindi pensati per cercare di influenzare le opinioni degli utenti umani Gli astronauti (una delle tipologie di bot) si sforzano di creare l'impressione falsata che le idee o le opinioni date siano sostenute da una larga parte della popolazione" Poiché non c'e praticamente alcun limite al numero di social bot che possono essere implementati, la conversazione su un argomento pud essere inondata di messaggi generati automaticamente che presentano una certa opinione, creando così l'impressione che molte persone abbiano tale opinione I bot possono spammare commenti nelle discussioni di Facebook che sostengono una certa opinione in modo che le persone di opinione opposta si sentano in minoranza e quindi si astengano dal commentare Anche nei social media si crea l’effetto a spirale TEORIA DELLA COLTIVAZIONE I mezzi di comunicazione non solo ci raccontano quale è l’opinione dominante e ospitano opinion leader, ma coltivano anche rappresentazione di realtà George Gerbner —> anni 70, i media contribuiscono alla formazione dell’opinione pubblica attraverso il storytelling, lavoro in cui si raccontano delle storie Racconti mediali ci propongono come posizionare nel nostro immaginario un periodo storico, dei personaggi… Le storie, proposte e ripetute dai media si riflettono sul nostro modo di vedere e interpretare il mondo e producono una visione che diventa sempre più omogenea e mainstream. TV E STORYTELLING Secondo Gerbner la televisione offre ai suoi telespettatori storie ripetitive che sono ritualisticamente consumate e costruisce uno ‘storytelling di massa’. Si parla di ‘funzione affabulatoria’ della tv, in virtù della natura orale del discorso. Tali storie si riflettono sul nostro modo di vedere e interpretare il mondo e producono una visione che diventa sempre più omogenea e mainstreaming. FUNZIONE BARDICA Nome dato da Gerbner, si rifà a tradizioni medievali dei bardi, coloro che raccontavano per le città cosa succedeva in giro per il mondo sotto forma di canzoni Gerbner si ferma a questa prima definizione → media = lavoro di posizionamento nell’immaginario di alcuni contenuti Si tratta della capacità del mezzo televisivo di raccontare le storie della comunità. Le funzioni dei media Altri studiosi, John Fiske e David Hartley, a fine anni 70 in Inghilterra, sviluppano questa teoria → cosa fanno media nel contesto sociale? Gerbner è solo punto di partenza, F&H si chiedono a cosa serve, articolano dei sotto-aspetti: ➢ Articolazione rappresentazione realtà ➢ Coinvolgere in un sistema di valori ➢ Spiegare le azioni dei singoli ➢ Rassicurare cultura della sua adeguatezza o svelarne inadeguatezze pratiche per farla evolvere ➢ Rassicurare che status e identità di individui è garantito da cultura ➢ Trasmettere senso di appartenenza culturale Potrebbe sembrare che la coltivazione dei media abbia solo aspetti positivi ma non è così. Gerbner illustra sei punti fondamentali che secondo lui devono essere tenuti presenti riguardo all’unicità del ruolo e dell’impatto del mezzo televisivo: - la tv assorbe più tempo e attenzione rispetto a tutti gli altri media messi insieme - Il prodotto televisivo è conveniente in quanto non necessita attesa, pianificazione o ricerca. Il consumo avviene nella propria casa ed è sempre disponibile - Il consumo televisivo non richiede educazione ed è fruibile anche a chi ha un basso livello di istruzione - I singoli programmi si collocano all’interno della struttura complessiva, rinforzandosi l’un l’altro - Dall’infanzia fino all’età adulta tutti sono dipendenti dalla tv per i regolari contatti umani e il coinvolgimento nel mondo più ampio - Il mezzo televisivo si colloca nel business dell’assemblaggio di audience composite con l’obiettivo di vendere il loro tempo a pubblicitari o altri soggetti. GLI INDICATORI CULTURALI All’interno della loro programmazione i media trattano temi che sono virtualmente in grado di generare un effetto di coltivazione(a lungo termine). Contribuiscono alla diffusione degli stereotipi di genere, età, salute, scienza, famiglia, educazione, politica, religione, violenza… Violenza 1967-1985 Ci si concentra soprattutto sull’aspetto della violenza, perché per molti anni la teoria della coltivazione viene usata per capire se lo storytelling mediale ha degli effetti sul vissuto dell’individuo verso la violenza. I media cominciano a far circolare molti contenuti con caratteristiche “violente”; contemporaneamente, studi di psicologia affrontano l’argomento per capire se sulla psiche del singolo individuo questo abbia un impatto. Gli studi hanno dimostrato che c’è un effetto legato a come le persone rappresentano il mondo che le circonda, facendo vedere un mondo più pericoloso di quello che in realtà è realmente. Questo ha delle ricadute sulla vita sociale, facendo aumentare anche il livello di sfiducia nel prossimo e il livello di alienazione e depressione degli individui—>ci sono effetti reali e concreti. L’effetto di coltivazione è dato dalla quantità: se incontro un solo episodio di questo storytelling, questo non distorcerà la mia visione della realtà. Esiste un differenziale di coltivazione: quanto più una persona usufruisce dei media, tanto più questo effetto si genera. La ricerca conferma la tesi che la realtà dei forti utenti dei media comprende una maggiore percezione della violenza e del pericolo e una maggiore sfiducia nelle relazioni con gli altri. IL SISTEMA MEDIALE Gerbner arriva alla soluzione che la coltivazione si costruisce attraverso la ripetizione di pattern stabili di significato(modelli stabili di rappresentazione). Non si focalizza sul singolo prodotto mediale. “Vivere in un ambiente simbolico nel quale certi tipi di istituzioni creano certi tipi di messaggi porta a coltivare certi tipi di coscienza collettiva”. Dal punto di vista positivo, si porta uno storytelling di sensibilità a persone portatrici di handicap che sono portatrici di valori (es. the good doctor). FATTORI INTERVENIENTI Ci sono aspetti che favoriscono l’effetto di coltivazione: 1. Fattori di socializzazione: i forti consumatori che vivono in contesti omogenei sono più esposti a effetti di coltivazione; 2. Si sviluppa un effetto di risonanza: i telespettatori che vivono in un contesto simile a quello rappresentato dai media, l’effetto di coltivazione diventa sempre più alto (es. chi vive in contesti ad alto tasso di criminalità) 3. Quantità di consumo mediale - Cybercascades: promozione di campagne d’odio comunicative verso ‘nemici’ - Autosegregazione e difficoltà di dialogo per la ricerca di soluzioni comuni - Influenza sul dibattito pubblico: la capacità di espressione aggressiva e violenta di chi è chiuso nelle echo chambers porta i politici a costruire relazioni specifiche con questi gruppi se non ad assumerne le forme comunicative - Diffusione e credibilità delle fake news: le echo chambers producono cascate informative che portano a propagare online contenuti che sostengono una specifica posizione. La maggior parte delle fake news sono notizie quasi vere, che omettono dettagli o distorcono leggermente l’interpretazione - Polarizzazione e contrapposizione tra individui che influenza anche dinamiche sociali (assunzioni ecc.) Alcuni studiosi hanno sottolineato che gli effetti delle echo chambers rappresentano spesso un problema—> Cass Sunstein afferma: «In una democrazia che meriti tale appellativo le vite – comprese quelle digitali – devono essere strutturate in modo che le persone si imbattano spesso in prospettive o temi che non hanno specificamente selezionato» (2018) Sunstein delinea le camere della risonanza come un ambiente che è ad alto rischio di propaganda e manipolazione politica e che produce un indebolimento della democrazia. La soluzione, a suo avviso, consiste nell’introdurre livelli di serendipity che facciano incontrare gli utenti con informazioni, pensieri e idee diverse e contrastanti con le loro, aiutandoli così a una sorta di sensibilità per le differenze di convinzione. l'auto segregazione all’interno delle echo chambers deve essere considerata come una scelta da parte del soggetto che molto spesso si correla ad accentuate forme di partisanship. FILTER BUBBLE Sono un meccanismo che potenzia le echo chambers, ma mentre nel caso delle echo chambers l’attenzione si focalizza sull’accesso costante a pensieri e idee di persone simili in conseguenza delle proprietà strutturali della loro rete di connessioni, nel caso delle filter bubbles l’attenzione si concentra sulle peculiari logiche di filtraggio introdotte dalle affordances di piattaforme e ambienti digitali regolate principalmente da algoritmi. Per spiegare cos’è viene fatta una ricerca su 10 milioni di utenti di diverso orientamento politico, chiedendosi cosa differenzia la loro esposizione ai social media. Cosa differenzia il vedere cose diverse? - la tipologia delle reti sociali: gli amici - I tipi di news condivisi - Le modalità di interazione con il news feed—> la frequenza di connessione, like a pagine, click su link, interazione con specifici amici… Quindi le filter bubble sono un mix tra: 1. Funzionamento degli algoritmi: Gli algoritmi ci propongono contenuti che ci piacciono, sulla base di quello che abbiamo già scelto, fatto, o che interessa persone simili a noi 2. Ciò che faccio 3. La rete sociale che mi sono costruito a questo riguardo, un grande contributo viene dato da Pariser nel 2011; secondo il quale la filter bubble si differenzia in base ad alcuni elementi fondamentali: 1. il processo centrifugo operato dai filtri porta a isolarsi nel perimetro delle proprie selezioni e a creare un contesto iper-personalizzato 2. l’invisibilità selettiva che non ha criteri trasparenti al punto che l’utente ignora le ragioni per cui ha trovato alcuni risultati al posto di altri 3. l’ingresso passivo nella bolla, poiché ci ritroviamo di fatto all’interno di un contesto che viene determinato al di là delle nostre scelte consapevoli, condizionato da logiche di filtraggio che non conosciamo Gli esiti L’incremento dell’offerta produce una maggiore libertà per gli individui. Il rischio connesso a tale nuovo scenario risiede nell’estromissione di alcuni prodotti comunicativi che sono alla base della costruzione del tessuto sociale. Questo segnala un rischio reale per il funzionamento del sistema democratico ed ignora completamente l’eventualità di un consumo casuale esperibile sui social media e non solo. Di maggiore gravità è il rischio che si entri in contatto con le fake news. - si crea un contesto di consumo iper-personalizzato - La selettività è invisibile(perchè operata dall’ algoritmo e perché gli utenti ne sono spesso inconsapevoli) - Gli utenti sono passivi perché le logiche di filtraggio non sono note Tutti questi fenomeni si legano alla misinformation: ● circolazione (intenzionale o non intenzionale) di “voci non confermate” che contribuiscono alla costruzione di una credulità collettiva e, alle volte di una verità credibile e condivisa ● è alimentata dal fatto che, nei social media, il flusso di comunicazione visibile attraverso la bacheca di ciascun utente si compone di testi a diverso statuto: articoli prodotti dai media; meme satirici; commenti di persone comuni; opinioni di politici o personaggi pubblici ecc. ● queste diverse tipologie di testi si succedono senza soluzione di continuità, componendosi in un discorso collettivo in cui la notizia confermata si affianca alla satira e all’opinione o all’ipotesi formulata senza un vero controllo sui fatti. ● Il fenomeno che l’Oxford Dictionary (nel 2016) ha definito post-verità viene descritto in modo molto simile alla misinformation: tutto ciò che è «relativo o che denota circostanze nelle quali fatti obiettivi sono meno influenti nell’orientare la pubblica opinione, che gli appelli all’emotività e le convinzioni personali» ● quando si entra in relazione con fake news coerenti con il proprio punto vista si innescano processi di proattitudinal information (ricerca di informazioni coerenti a conferma) Questo effetto di conferma delle nostre opinioni viene definito confirmation bias(vediamo sempre contenuti che ripetono e confermano ciò che pensiamo). Tutto ciò sta alla base di movimenti di opinione radicalizzati. POLARIZZAZIONE Il processo di radicalizzazione delle posizioni politiche nella contemporaneità fa si che la ricerca di informazioni sia: 1. Polarizzata 2. Finalizzata a confermare la propria identità 3. Legata all’appartenenza a reti omofile I media, dialogando con le audience polarizzate, producono contenuti rivolti specificamente a loro. Questo meccanismo è sempre stato tipico delle piattaforme social, in cui si creano reti molto convinte dell’opinione in cui gli altri ‘la vedono in modo sbagliato’. Questo ha sicuramente un effetto sociale: prevalenza di certi media a discapito di altri. Questo ha un effetto anche sui media tradizionali che finiscono per produrre contenuti rivolti a audience polarizzate. È possibile incrementare la credibilità delle fake news attraverso l’alimentazione di un processo a cascata tramite political bots, capaci di diffondere specifici contenuti in tempi molto rapidi. Effetto a cascata Tutto parte da Facebook, in cui è possibile lo sharing e quindi uno stesso contenuto ci può raggiungere più volte. L’effetto a cascata descrive come lo stesso contenuto può raggiungere un utente di Facebook(o di un altro social media) attraverso molti flussi di comunicazione, e assumendo forme diverse per ciascuno di essi. - condivisione diretta della fonte - Condivisione di qualcuno che descrive e commenta la fonte - Fonti della fonte che sono state recuperate online Questo effetto costruisce credibilità poiché la percezione di chi riceve l’informazione è che questa sia confermata e condivisa da molte fonti diverse(anche se alle volte, all’inizio della cascata, c’è un’unica fonte non sempre verificata). Nell’ambito del processo di costruzione dell’opinione pubblica l’effetto a cascata agisce sulla percezione della realtà che ci circonda e delle sue caratteristiche perché contribuisce alla trasformazione in informazione reale delle voci, dei rumors che circolano in rete e alla rilevanza di un tema in base alla quantità di condivisioni che ci raggiungono. Coltivazione ed esposizione selettiva sono fenomeni attivi anche nei media digitali, seppur molto diversi. Anche qui si genera però la coltivazione di punti di vista diversi ed estremamente polarizzati. COMUNICAZIONE DIGITALE E SOCIETÀ Le domande che si fanno queste teorie sono: Quali sono gli effetti sulla società dello sviluppo delle tecnologie digitali? Queste teorie hanno cominciato a svilupparsi negli anni 80: - il pubblico e la comunicazione mediale sono sempre meno ‘di massa’ - Le audience sono sempre più segmentate - I prodotti mediali riescono a soddisfare le esigenze dei singoli - L’offerta mediale si pluralizza e diversifica - Il consumo si personalizza: walkman, videoregistratore, videocamera, device personali e portatili tattili e connettivi. Il walkman è il primo strumento che rende i contenuti mediali portatili. Questa evoluzione avviene in sintonia e in sinergia con l’evoluzione del contesto sociale verso la “Network Society”. NETWORK SOCIETY La prima persona che inizia a ragionare su questo tema è uno studioso portoghese di nome Manuel Castells, che tra il 97 e il 98 scrive tre volumi sulle trasformazioni della società date dallo sviluppo di internet—> ‘The information age’, ‘the rise of the network society’. La sua posizione è a tratti radicale: crede che questo nuovo paradigma tecnologico che ha al suo centro le tecnologie dell’informazione cambi gli assetti economici capitalisti o statalisti, ma non solo. Inoltre egli sostiene che si fanno sempre più strada i movimenti culturali che sono ‘portatori di valori sociali’ come ambientalismo, difesa dei diritti umani… Castells immagina una network society come un nuovo tipo di organizzazione sociale, di economia, di cultura (che egli definisce ‘cultura della virtualità reale’). Castells identifica 5 punti della trasformazione che i media digitali introducono: 1. L’informazione è centrale nella nuova società. 2. Techno-socialità: le tecnologie agiscono in profondità sulle dinamiche individuali e collettive. Un esempio è la spunta di Whatsapp—> serve a testare il funzionamento della nostra rete sociale. Gestiamo la nostra socialità attraverso contenuti che condividiamo con la rete. Questa idea nasce con lo sviluppo del walkman e delle audiocassette registrate e poi regalate ad amici. 3. Network Logic: ogni sistema o insieme di relazioni che poggia sulle tecnologie è dominato dalla logica della rete. Le persone sono connesse in reti sociali, e imprese lavorano in rete… 4. Cambiamento: la società evolve in modo costante perché le tecnologie sono in continua evoluzione. 5. Convergenza: le tecnologie convergono in un unico sistema integrato. L’informazione diventa la pietra angolare sulla quale è costruita l’evoluzione tecnologica. La network society trasforma l’esperienza spaziale e temporale, producendo cambiamenti nella nostra esperienza del mondo—> fattore che si interseca, a metà degli anni 90, con la fusione in un nuovo sistema di comunicazione elettronico tra i mass media, globalizzati e personalizzati, e la comunicazione mediata dal computer. ELEMENTI COSTITUTIVI ED EFFETTI SOCIALI DELLE PIATTAFORME 1. I DATI il primo elemento costitutivo di queste piattaforme sono i dati. Le piattaforme raccolgono automaticamente grandi quantità di dati relativi ai contenuti prodotti e circolanti e relativi ai comportamenti degli utenti. La raccolta di dati è consentita e modellata da hardware e software: - dai device utilizzati per accedere che incorporano software e app che raccolgono i dati - Dai click del mouse (indirizzi, geolocalizzazioni, interessi) - Dai social buttons e dai pixel—> i social buttons sono i bottoni che ci permettono di condividere un contenuto trovato su una piattaforma su un altro social(es. su un sito di informazione clicco ‘condividi su facebook’), restituendo contenuti simili a quelli condivisi. I pixel sono invece dei frammenti di software che si agganciano alla nostra identità digitale o all’IP; muovendosi in internet, abbiamo gli account come modalità di accesso, e questo è utile per tenere tracciate le attività degli utenti(es. accedi con Google). Inoltre abbiamo l’indirizzo IP, un numero unico di identificazione che corrisponde al device con cui accediamo. Un tipo di questi pixel sono i cookies, che si attaccano all’IP e seguono l’utente per un certo tempo. I cookies possono essere di prime, seconde o terze parti a seconda di con quante persone i dati vengono condivisi. I cookies di seconde parti condividono dati non solo con il sito web, ma anche con aziende che fanno parte del sito. I cookies di terze parti condividono invece informazioni anche con soggetti che non fanno parte del suo brand o della sua azienda, come società di marketing. Attraverso i pixel viene svolta anche la campagna di remarketing o retargeting, attività utili a riproporci prodotti a cui siamo risultati interessati anche all’Interno di altri siti o piattaforme, spesso si tratta di e-commerce. Questo è un meccanismo a tempo per farmi tornare a comprare qualcosa. Tutto questo è finalizzato a una migliore personalizzazione dei servizi pubblicitari. 2. GLI ALGORITMI le piattaforme utilizzano gli algoritmi per filtrare automaticamente l’enorme quantità di dati raccolta e per connettere utenti, contenuti e pubblicità. Possiamo definire gli algoritmi come insiemi di istruzioni automatizzate per trasformare i dati di input in output Es. Page rank di Google: - input: numero di link alla pagina, descrittori della pagina - Output: rilevanza della pagina web nella ricerca. Il secondo modo con cui l’algoritmo funziona è consentire alle aziende di personalizzare l’offerta grazie al loro motore di ricerca -> spesso nei risultati di ricerca le aziende pagano per risultare tra le prime posizioni (dicitura ‘annuncio’). Le aziende interessate a certe parole chiave pagano per comparire un tot di volte affinché con maggiore frequenza il suo sito compaia con una determinata parola chiave, che non viene mai data in esclusiva ad una sola azienda perché si tiene anche conto dell’ algoritmo di quella determinata persona, e quindi dei suoi interessi. Gli algoritmi non sempre sono trasparenti e noti, sono considerati ‘segreti industriali’ al pari dei brevetti e sono soggetti a continui mutamenti. 3. LE INTERFACCE permettono di rendere visibile tutto quello che c’è dietro. - rendono visibili e accessibili i contenuti - Orientano produzione, connessione e accesso ai contenuti - Agiscono secondo una logica predittiva: favoriscono alcune azioni/interazioni e ne disincentivano altre. (Es. Instagram sta dando sempre più importanza all’icona di produzione di reel che risulta centrale, così come il + per postare). 4. STATUS PROPRIETARIO ogni piattaforma ha uno stato giuridico ed economico 1. Proprietà: è di qualcuno 2. Scopo: lucro o no profit 3. Luogo: è legalmente situata in un luogo e ne segue le regole Es. Airbnb, che è di proprietà di una company statunitense e di una serie di venture capitalist. Fa inoltre riferimento ai sistemi di regolamentazione Americani rispetto alle transazioni economiche e tassazione. 5. MODELLO DI BUSINESS Ogni piattaforma ha il suo modello di business che si basa, nella maggior parte dei casi, sulla connessione iper-profilata tra utenti, contenuti, dati e pubblicità. Es. Instagram: noi non lo paghiamo, lui guadagna vendendo alle aziende dati, che così facendo possono raggiungere un pubblico molto profilato. Le possibilità di declinazione di questo modello di business sono: - richiesta di commissioni - Estrazione di valore da dati(pubblicità) - Proposte di sottoscrizione ai dati (da Free si chiede di passare a premium dopo un tot di tempo—> modalità freemium. - Cessione a pagamento ad altre aziende o governi dei dati di profilazione. 6. CONDIZIONI DI UTILIZZO-TERMS OF USE Ogni piattaforma stabilisce con i propri utenti un patto normativo che definisce obblighi reciproci e possibilità d’uso. Impongono norme e valori, definiscono le prerogative dei gestori delle piattaforme rispetto agli utenti. Es. In quello di Facebook c’è scritto che se vuoi stare sulla piattaforma bisogna stare a delle regole, come l’uso dei contenuti creati o condivisi dall’utente. EFFETTI SOCIALI È dal 2015 che si è cominciato a parlare della piattaforma zampine del web. La prima osservazione fatta è che le big five sono i nuovi filtri dell’accesso all’informazione. Anche i flussi commerciali sono ampiamente filtrati dalle piattaforme, che sono gatekeeper anche per le news. 1. Oggi viviamo in una società in cui le logiche sono prevalentemente di tipo algoritmico dove le big five mediano l’accesso all’informazione e alla cultura. Il primo effetto sociale è quindi questo effetto filtro. 2. Come aveva mostrato la Connective society, le piattaforme social sono strumento di mediazione delle relazioni interpersonali, attraversando lo spazio reale e quello virtuale. Questo fa si che si mescolino tipologie di regole diverse nella vita sociale, che finiscono per influenzare anche la vita sociale offline. Noi infatti nell’ usare i social impariamo delle regole della relazione online che portano a delle modifiche nella vita offline, vivendo noi in uno spazio ibrido. Un esempio è la velocità di risposta(noi online abbiamo imparato che non rispondere velocemente a un messaggio è una problematica). Un altro elemento messo in discussione è quello della tutela della privacy, contemporaneamente ad un allargamento della nostra privacy, pubblicando diversi aspetti della nostra vita privata. La questione del collasso dei contesti è stata studiata da Danah Boyd: questo effetto si crea quando noi, comunicando attraverso i social, perdiamo il controllo dei confini della nostra audience e quindi non siamo più consapevoli di chi siano tutti gli interlocutori con cui abbiamo a che fare e a che sfera sociale facciano parte. L’ideale sarebbe mantenere un tono comunicativo adatto a tutte le sfere sociali che mi stanno seguendo, ma questo non sempre permette di entrare nel racconto della vita quotidiana. Questo spesso porta a un collasso, ovvero a comunicare qualcosa di non pertinente alle persone con cui sono in relazione in una determinata sfera sociale perché non sono più consapevole del mio interlocutore. Ci sono delle affordances che mi suggeriscono un nuovo modo di gestire la mia privacy (es. close Friends di Instagram). In questo legars delle piattaforme e della nostra vita sociale, le piattaforme pongono altre questioni: ci spingono verso alcune modalità codificate di espressione delle emozioni, verso oggettivazione delle relazioni in alcuni gesti: - follow—> rivela interesse, gestualità che fa nascere delle relazioni e che prima non esisteva - Sharing - Tag—>posso dire chi c’è con me nella foto (grammatica dell’amicizia). Queste forme non esistevano prima delle piattaforme e sono diventate una grammatica della vita sociale. Queste affordances vengono messe a disposizione delle piattaforme e regolano le nostre relazioni sociali. Questo cambia il modo di rivolgerci alla nostra audience—> diventiamo dei performer. Un altro esempio sono le reazioni/commenti che sono pre-codificati dai tool che mi offrono le piattaforme. Ci sono tre meccanismi che sostengono i due effetti sopra citati: - Tutte queste decodificazioni servono al processo di datafication—> i nostri comportamenti sono codificati, monitorati per essere trasformati in dati(es. il fatto che su Facebook non ci sia solo il like ma una gamma di emozione per diversificare i contenuti). - Mercificazione—> tutto ciò che noi comunichiamo attraverso le piattaforme spesso è oggetto di uno scambio economico tra piattaforme e clienti o inserzionisti. - Selezione—> gli utenti vengono indirizzati verso specifici contenuti e oggetti secondo un principio data driven. I MECCANISMI DELLE PIATTAFORME: DATIFICAZIONE Ci sono aspetti del mondo che non erano mai stati quantificati in modo sistematico, che oggi vengono trasformati in dati (geolocalizzazione, pagamenti…). Non si tratta solo di informazioni di profilazione fornite volontariamente dai clienti o sollecitate attraverso sondaggi, ma anche meta-dati comportamentali ricavati in maniera automatica dagli smartphone. La datificazione può essere considerata una strategia tecno-commerciale adottata dal proprietario delle piattaforme, ma anche come una pratica dagli utenti. Le piattaforme raccolgono ed analizzano sistematicamente i dati degli utenti, fanno circolare costantemente questi dati tra terze parti attraverso le API (application programming interfaces) e per mezzo delle interfacce utente, tra gli utenti finali; così facendo permettono di seguire le attività di amici e colleghi ecc… Quasi tutti gli aspetti del mondo in cui viviamo possono essere quantificati e trasformati in dati. Tutti questi dati servono in primo luogo all'analisi predittiva in tempo reale, per distribuire pubblicità e servizi personalizzati -> questo termine viene dal linguaggio del marketing, dove viene applicato per cercare di spiegare e prevedere i comportamenti d’acquisto delle persone. Vengono usati dati, algoritmi statistici e tecniche di apprendimento automatico dei sistemi per identificare la probabilità di avvenimenti futuri. Queste tecniche possono essere applicate anche ad altre possibilità: Autenticità —> assicurarsi che le persone vedano contenuti autentici su Facebook, si ritiene che l’autenticità crei un ambiente migliore per la condivisione e per questo motivo non si vuole che le persone usino Facebook per rappresentare in modo fuorviante la propria identità o le proprie attività Sicurezza —> è importante che Facebook sia un luogo sicuro, le espressioni che minacciano le persone possono intimidire, escludere o limitare il diritto di espressione altrui, tutto ciò non viene permesso su Facebook I contenuti da rimuovere sono identificati attraverso: ● tecnologie di rilevamento automatiche ● moderatori umani che valutano attività e contenuti non conformi ● collaborazione degli utenti chiamati a segnalare eventuali contenuti non conformi INFORMAZIONE NELLA PLATFORM SOCIETY Quale è il ruolo delle piattaforme nell’evoluzione del sistema dell’informazione? Processo di disaggregazione e riaggregazione Disaggregazione anni ‘90 1. Disaggregazione tra contenuti giornalistici e pubblicità Nascono nuovi soggetti che ospitano i contenuti pubblicitari a pagamento prima presenti nelle testate giornalistiche (es. Ebay per gli annunci commerciali e Google per la pubblicità) Nascono i siti di piccoli annunci, come Ebay o Craigslist. Gli annunci avevano rappresentato per molto tempo un’importante fonte di guadagno per l’industria dei quotidiani, pertanto la nascita di questi siti ha comportato l’indebolimento di uno dei modelli di business principali del settore. L’ascesa ai motori di ricerca ha rappresentato inoltre uno sviluppo ancora più complesso. Mancanza di introiti —> meno fondi 2. Disaggregazione tra contenuti informativi e audience Attraverso motori di ricerca gli utenti accedono direttamente ai singoli articoli aggirando la pagina o il sommario + (es. pagina giornale) La prima notizia che mi viene restituita non è quella più fornita di informazioni ma quella più popolare, viene da una testa con ranking più alto, corrisponde meno alle parole chiave che ho inserito… invece di avere un contesto che mi fornisce tante informazioni ne ho uno che mi dice le stesse cose con diversi punti di vista. I motori di ricerca, con Google in testa, hanno rapidamente acquisito una posizione dominante nella pubblicità online, compromettendo la capacità delle testate di generare ricavi pubblicitari. Ogni singola storia diventa un prodotto separato, che sta nudo sul mercato e che vive o muore sulla base dei propri meriti in termini di remunerazione. le testate perdono il controllo sulla ‘curatela’ delle notizie, ovvero sull’offerta di una copertura delle notizie accurata ed estesa basata su più articoli. Riaggregazione anni ‘90 Riaggregazione di notizie da parte di una piattaforma Gli aggregatori di notizie raccolgono i contenuti di diverse fonti a differente statuto (blog, testate, podcast…) E’ l’aggregatore piuttosto che la testata il primo gateway per accedere alle notizie Disaggregazione anni 2000 Disaggregazione delle piattaforme Il processo di disaggregazione è stato ulteriormente alimentato dallo sviluppo di un’ampia varietà di aggregatori di notizie, che raccolgono contenuti da diverse fonti, come testate online, blog, podcast… Esempi piu evidenti dei siti di aggregazione di notizie sono Google News, Apple News e Yahoo News. Sono altrettanto importanti i feed reader che permettono agli utenti di aggregare feed rss da diverse testate giornalistiche. Gli aggregatori operano una separazione tra contenuti e pubblici, fornendo accesso diretto alle singole notizie. Le piattaforme stanno proponendo forme di consumo nativo delle news, disaggregazione si compie con la circolazione delle singole notizie in modo trasversale tra le varie piattaforme in modo sempre più autonomo Riaggregazione anni 2000 Riaggregazione di notizie da parte di una piattaforma Le piattaforme stanno proponendo forme di consumo nativo delle news, ovvero si cerca di uscire dal meccanismo in cui la testata pubblica il post, ma gli utenti devono seguire un link per leggerlo. Si cercano di fornire news più complete possibili all’interno della piattaforma. Questo consumo è stato caratterizzato dalla creazione di Facebook: 1. Instant articles: ● Articoli di testate giornalistiche pubblicate direttamente sulla piattaforma ● Le organizzazioni giornalistiche consegnano i loro contenuti alle piattaforme dove possono essere consumati e connessi con le inserzioni ● Non mettono più in primo piano la testata giornalistica ma la nascondono dietro Facebook, rendendoli uguali agli altri contenuti digitali creando un problema di visibilità verso le altre piattaforme ● Sono vantaggiosi per le piattaforme perché mantengono gli utenti sulle stesse e permettono loro di controllarne i dati, nonostante riduca il controllo degli editori sul rapporto con l’audience—>la proposta è quella di inserire banner pubblicitari per dare una percentuale degli introiti anche alle testate; La proposta di Facebook non è ben accetta, allora facebook cerca di sviluppare un’altra proposta che è tutt’ora utilizzata: 2. Facebook news - testata social che possa aggiungere delle news al social network; progetto che mira a stabilire legami più forti con l’industria dell’informazione con l’obiettivo di fornire alle persone le conoscenze di cui hanno bisogno per esercitare il ruolo di lettori informati nell’età digitale—> segnala il coinvolgimento attivo di facebook nel governare il settore dell’informazione come parte di un più ampio ecosistema. - Il valore aggiunto che facebook vuole attribuire a questa sezione è quello di fornire delle notizie basate su un processo di selezione algoritmica e personalizzata per ciascuno degli utenti; inoltre può esserci una sezione di notizie del giorno selezionata da giornalisti assunti da facebook - Gli editori aderiscono a facebook news e i loro contenuti entrano nel flusso - Gli editori guadagnano sulla base delle visite o della pubblicità presente sulla piattaforma NUOVO RUOLO EDITORIALE DELLE PIATTAFORME Il bisogno per gli utenti di essere informati è molto forte e cresce soprattutto in tempi di crisi (es. covid, guerra, crisi economiche…). Il bisogno informativo è quindi estremamente forte e per questo le piattaforme social vogliono essere un elemento importante. - Emergenza sanitaria: ha determinato un’evoluzione fondamentale nel modo con cui le piattaforme social hanno gestito il loro rapporto con la natura editoriale dei contenuti che pubblicano e l’informazione. Si tratta di un cambiamento che ha riguardato tutte le piattaforme a maggiore diffusione mondiale da cui sarà difficile tornare indietro. Per capire tutto questo bisogna fare un passo indietro allo scandalo Cambridge Analytica tra il 2016 ed il 2018: Già nel maggio 2016 la sezione delle notizie di tendenza proposta da facebook è stata al centro di un animato dibattito perché il sito di tecnologia Gizmodo ha rivelato che la social media corporazione aveva messo al lavoro una squadra di redattori per indirizzare gli algoritmi che determinavano le tendenze. Queste rivelazioni hanno immediatamente attirato l’attenzione dei media globali poiché l’azienda di social media aveva fatto ricorso a redattori umani in quello che molti pensavano essere un processo automatico. Il caso Cambridge Analytica si sviluppa invece in concomitanza con la campagna elettorale di Trump; il 17 marzo 2018 Christopher Wylie comincia a rilasciare dichiarazioni a testate importanti americane, lasciando trapelare un uso improprio delle piattaforme social (soprattutto Facebook) durante la campagna del 2016 di Trump. L’azienda Cambridge Analytica, una società spin off dell’università e che fa consulenza politica, avrebbe sfruttato i dati personali di oltre 50 milioni di utenti di Facebook per targettizzare e ottimizzare la portata della propaganda politica di politici importanti tra cui Donald Trump. Lascia intendere che i dati personali degli utenti sono stati usati in modo improprio per favorire una campagna e quindi un candidato a discapito di altri. L’esito delle dichiarazioni porta a un crollo delle azioni di borsa di Facebook. Per capire qual è il problema c’è da fare una premessa: la società Cambridge Analytica vuole realizzare un progetto basato sulla psicometria—> monitoraggio di come certe caratteristiche psicologiche delle persone le portino a recepire certi tipi di messaggi a discapito di altri e quindi come utilizzare i messaggi durante la campagna politica. Questa società ha però bisogno di dati per sviluppare questi profili psicometrici e quindi affida a un suo collaboratore l’ideazione di un sistema per rilevare dati psicometrici usando le piattaforme digitali. Il collaboratore, Aleksandr Kogan, crea ‘this is your digital life’,attraverso la Global Science Research, una società d’appoggio, che sembra un gioco: - l’utente risponde alle domande e ottiene un suo identikit digitale - Kogan accumula dati sui profili psicologici (ufficialmente per fini scientifici) e li passa a Cambridge Analytica Questo è stato possibile perché i dati sono stati raccolti prima della campagna, ovvero nel 2013, quando i termini di servizio di facebook non contenevano alcun vincolo sulla raccolta di dati a terze parti, anche senza autorizzazione. Inoltre anche la rete di contatti di chi ha utilizzato il test poteva essere analizzata, seppur con dati meno precisi—> tra i dati personali raccolti tra chi ha fatto il test e i loro amici, la società possiede dati personali di 87 milioni di utenti (di cui 37 inconsapevoli). Aleksander Kogan cede i dati a Cambridge Analytica che li usa per elaborare i profili psicometrici degli utenti: - affiliazione al partito - Soggetti più sensibili a certi tipi di campagne - Temi più efficaci per i singoli Tutte queste istituzioni sviluppano delle campagne su facebook e Instagram per raccontare quello che succedeva, ma anche veicolando una serie di valori. Prima ondata Ci sono diverse campagne che mettono al centro il virus, le sue caratteristiche e le modalità di prevenzione—> fino a marzo 2020. Dopo il 10 marzo ci si sposta sul cambiamento della vita quotidiana delle persone, sottolineando temi come protezione, responsabilità, solidarietà, coesione… Seconda ondata La presidenza del consiglio e il ministero della salute diventano molto più presenti nella comunicazione. Ci si concentra sul tema della responsabilità in tutte le sue sfaccettature. LA DATAFICATION DELLE NEWS La diffusione delle news viene tracciata attraverso: - panel meterizzati—> dati rilevati in maniera classica intervistando i soggetti - Dati che provengono dal web server - Dati che provengono dalle piattaforme relativi all’engagement del pubblico Si dice che l’informazione è data driven, perché le scelte editoriali si basano anche su questo tipo di dati per impostare le loro pagine. Questi dati influiscono proprio sul lavoro dei giornalisti. In alcuni casi le testate fanno anche dei: - pre test di titoli e formati - Test di viralità - Tracciamento della diffusione delle news sulle diverse piattaforme C’è quindi un processo decisionale informativo che si basa sulle preferenze degli utenti di un determinato pacchetto di dati. Questo meccanismo genera un privilegio legato alle soft news e alle news di controtendenza. Questo funziona anche con le testate native, tra cui BuzzFeed, che aveva come sua peculiarità il fatto di retribuire i giornalisti in base a quante viene aveva il loro articolo—> si spinge verso la scrittura di articoli sempre più forzati perchè in genere sono quelli che creano views. Altre teste native sono Fanpage e Will -> è una testata giornalistica ma nasce anche sulla base di un progetto che non è esattamente giornalistico, ovvero il pensarsi come una community finalizzata al cambiamento generando consapevolezza sui grandi temi del nostro tempo. Assomiglia quindi maggiormente a una testata comunitaria, testata che si associa a una community e che si pone dei determinati obiettivi. MISINFORMATION Case history Facciamo riferimento alla campagna elettorale americana del 2016 ad Austin, Texas. La storia comincia ad inizio novembre con questa foto che rappresenta una fila di autobus: Questa foto viene fatta da un operatore di marketing mentre andava a lavoro, pensando che quindi potesse trasportare tanta gente in quel determinato posto. Il clima in quel periodo è molto teso a livello elettorale; Trump aveva iniziato a mettere in giro la voce che le manifestazioni anti Trump erano in realtà organizzate dal partito democratico che vogliono far credere che sono in molti gli ostili alla sua candidatura. Erik Tucker, la persona che ha scattato la foto, mette online un tweet in cui ipotizza che i manifestanti anti Trump che si erano raccolti ad Austin non fossero lì spontaneamente ma fossero stati portati dai sostenitori del candidato democratico. Dopo alcuni giorni il suo tweet era stato condiviso 16.000 volte su twitter e più di 350.000 volte su Facebook. Il problema è che il tweet si basava su un’interpretazione errata dei fatti→ si trattava di un caso di misinformation, perché l’obiettivo non era diffondere fake news ma ipotizzare con i suoi amici qualcosa. Utilizzando gli hashtag, ciò fa sì che il suo tweet esca dai suoi 40 followers e diventa virale, poichè gli hashtag che ha utilizzato agganciano un determinato target molto in voga in quel determinato periodo. L’affermazione si basa quindi solo su una rapida ricerca su google e sulla mancanza di tempo per fare verifiche più approfondite. Gli hashtag rendono il tweet visibile a un gruppo di sostenitori di Trump, che condividono il post sui propri social (in particolare Reddit) sostenendo l’ipotesi. il post viene successivamente ripreso in un forum di conservatori, passando quindi ancora ad un’altra piattaforma in cui viene riproposto con il testo di Tucker ma il titolo di Reddit. Al forum hanno accesso diversi personaggi politici americani che condividono il link attraverso le loro pagine social ad esempio Robertson Family Values. Questi post vengono condivisi più di 5000 volte e più di 300.000 utenti di Facebook condividono a loro volta il link al forum. Il giorno dopo, il 10 novembre, abbiamo tre tipi di flussi: A. Il manager della compagnia di autobus inizia a ricevere mail e telefonate in cui gli vengono chieste spiegazioni B. Un reporter della FoxTV chiede un'intervista per un servizio televisivo allo stesso manager C. I social media: la diffusione dell’informazione cresce attraverso Facebook(Right Wing News) e blog (Gateway Pundit) La manager della compagnia di bus smentisce questa cosa e dice che li ha noleggiati per una convention di un’azienda di software, dicendolo anche al giornalista della Fox TV ma solo locale→ il tweet era però già uscito dal Texas. Il tweet continua quindi a circolare, la comunicazione mediatica continua con interviste… Inoltre Tucker e alcuni siti di confutazione di bufale online pubblicano rettifiche; Tucker condivide attraverso Twitter un link al suo blog in cui descrive come si sono svolti realmente i fatti. Condivide anche il suo tweet originale con sovrapposta la parola FALSO. Tutto questo però serve a poco perché i flussi in cui si è inserito il tweet non sono gli stessi di quelli in cui si inseriscono le smentite. 11 novembre: la diffusione del tweet con scritto falso circola pochissimo non avendo inserito hashtags. Questa storia ci insegna: 1. Flussi di condivisione→ quando ci muoviamo sui social e si attivano questi flussi è difficile arginarli. L’esempio di questo tweet è un chiaro esempio di comunicazione a cascata, che porta al fenomeno della misinformation. Il tweet di tucker si è diffuso attraverso 350.000 condivisioni. Inoltre questi flussi vengono da fonti interdipendenti: i membri del gruppo su reddit, che sono anche i membri del forum… ma non sempre è così perché anche gli utenti comuni condividono la notizia rielaborandola. I fenomeni a cascata all’interno delle reti sociali si attivano quando la condivisione avviene a partire dall’osservazione delle attività degli amici connessi di cui vengono ulteriormente distribuiti i contenuti. 2. Omofilia delle reti→ questo circola meglio all’interno di reti che la pensano allo stesso modo; si definisce omofilia delle reti l’attrazione tra soggetti dovuta alla presenza di tratti comuni e la tendenza di questi ad associarsi e stabilire legami con altri simili. Lo stesso vale sui social media dove spesso si contribuisce a strutturare reti di relazioni degli individui e influisce sul loro comportamento comunicativo. All’interno delle piattaforme social quello che funziona di più non è tanto l’omofilia di status (basata su età, religione, etnia) quanto più quella di valori (credenze, attitudini simili). Gli effetti dell’omofilia delle reti nei social sono: - Percezione di somiglianza incrementale: più percepisco dei soggetti come simili e più interagisco con loro, più mi sembrano simili a me. Di conseguenza sono sempre più portato ad interagire con questi soggetti. - Sviluppo di sistemi di significati condivisi: il circuito chiuso di relazioni tra soggetti che si percepiscono come simili genera sistemi simili di interpretazione dei fatti e degli eventi - Incremento di credibilità: i contenuti condivisi da un contatto social che condivide le proprie posizioni culturali o narrazioni degli eventi acquisiscono un surplus di credibilità Nel caso di Austin questo effetto di omofilia delle reti funziona bene perché coloro che condividono l’informazione appartengono a gruppi omogenei. Danah Boyd dice che il rischio della presenza di queste reti omofile è infatti che non entri al suo interno un pensiero differente e che quindi non arrivi una smentita di eventuali fake news. LA PIATTAFORMIZZAZIONE DELLA SALUTE Van Dijck ne parla nel suo libro, dicendo che le piattaforme stanno diventando un attore importante anche nella gestione della salute (stanno diventando intermediari). Alcune tra le Big Five si stanno ritagliando un ruolo più importante, tra cui Apple à produce hardware e questo le permette di proporsi come un soggetto nel processo di gestione della salute delle persone (ad esempio attraverso gli smartwatch che hanno molte funzioni che puntano al monitoraggio delle attività di fitness e dispositivi medici – monitoraggio battito cardiaco, cadute…). Questo consente di costruire una sorta di cartella clinica sul cellulare che può essere d’aiuto ad eventuali soccorritori à combinando telefono e orologio si possono archiviare dati relativi alla salute e poi condividerli con il personale sanitario. Ci sono poi delle piattaforme di settore. Per esempio c’è un dispositivo (che non è indossabile) che è un patch con un ago all’interno che serve ai diabetici per monitorare con un'apposita app sullo smartphone il livello di glucosio nel sangue. La piattaforma di settore si integra qui molto strettamente con la fisicità delle persone. L’evoluzione di questo patch lo propone come utilizzabile anche da chi non ha il diabete per monitorare altri valori del metabolismo. Il modello di funzionamento tra Big Five e piattaforme di settore è duplice: - Servizi personalizzati e data driven ai clienti (monitoraggio fitness, livello di glucosio, battito…) → medicina personalizzata perché in autonomia e in modo mirato rispetto alle mie caratteristiche ed esigenze posso gestire la mia salute. - Raccolta dati fatta e messa a disposizione della ricerca—> privatizzazione di dati pubblici nel senso che i dati della ricerca sono raccolti qui da un soggetto privato e non pubblico. Le piattaforme dunque stanno diventando un'interfaccia che integra l’attività dei medici, ma allo stesso tempo raccolgono dati funzionali anche alla ricerca scientifica. In entrambi i casi si pone un problema di privacy → posso monitorare la mia salute ma per farlo consegno i miei dati alle piattaforme. Ci sono poi dei soggetti privati che prendono questi dati e li utilizzano. E’ chiaro che tutte le piattaforme promettono dei vantaggi, un valore aggiunto a chi le usa (in cambio della cessione dei dati personali): - Gestione personalizzata della propria salute—> mi relaziono individualmente con la app anzi che affidarmi a un sistema sanitario che è lento e ha dei problemi. - Sostegno della community —> non solo rapporto individuale con il singolo utente ma anche possibilità di entrare in una community di persone che hanno lo stesso problema o si occupano degli stessi temi / hanno gli stessi interessi. - Soprattutto nel contesto statunitense —> miglioramento della conoscenza della malattia, miglioramento dei percorsi di fitness→ i miei dati servono a migliorare qualcosa che mi sta a cuore. La logica alla base è che gli utenti contribuiscono a un bene comune. Le Big Five sostengono le piattaforme di settore, ma molto spesso forniscono anche l’hardware per il monitoraggio della salute. Abbiamo detto che Apple è quella maggiormente avvantaggiata in questo ambito, ma anche le altre si stanno muovendo nella stessa direzione. Quindi le Big Five sviluppano hardware e contemporaneamente forniscono infrastrutture alle piattaforme di settore per farle funzionare. Inoltre, sono anche responsabili della vendita delle app —> selezionano, privilegiano e gerarchizzano le app. Le Big Five sviluppano poi anche le piattaforme per la gestione dei dati. Google per esempio ha sviluppato una parte del suo cloud finalizzato alla healthcare e alla salute → spazio ad hoc costruito con la collaborazione del MIT e di Harvard per proporsi depositare dati già raccolti e per raccogliere altri dati utili allo sviluppo delle ricerche (nell’ambito del genoma). Le istituzioni pubbliche diventano allora delle strutture complementari rispetto alle piattaforme che fanno da connettori. Sempre sul tema del genoma c’è stato un progetto per coinvolgere la popolazione interessata a capire le sue origini (nazionalità). Ci sono le Big Five che sono interessate a raccogliere dati sulle caratteristiche del DNA, utili per la ricerca genetica (torna a vantaggio loro perché aumenta la conoscenza sul tema). Il progetto si è sviluppato con la promozione dell’acquisto di un kit per analisi del DNA e promozione successiva dei risultati (video in cui si raccontava esperienza fatta acquistando kit) —> restituzione immediata di qualcosa di utile a chi si presta come viene fatto vedere nel video (utile perché divertente ma anche perché dà informazioni). Per promuovere il kit si fa capire che si sta facendo qualcosa di utile per tutti perché i ricercatori hanno bisogno di dati del genere per scoprire malattie genetiche e cure (a lungo termine può essere utile a tutti). Tutto questo è importante perché i mediatori del processo sono in parte le Big Five e in parte le piattaforme di settore. Questo permette di assumere una forma diversa dalla classica ricerca scientifica, si crea un meccanismo con elementi di verification, diventa un gioco partecipare al progetto—> A livello di marketing ha dei feedback immediati. Le piattaforme diventano anche un importante strumento di networking tra i pazienti, che condividono una patologia che li accompagna per parte della loro vita—> opportunità sempre a disposizione. Le Big Five sono anche coloro che offrono l’infrastruttura per connettersi ai pazienti. Nel connettere le persone, mettono a disposizione tutte le loro risorse—> datificazione della loro condizione di salute, perché il fatto che la connessione passi dalle piattaforme fa si che si proceda a una datificazione della malattia, mettendo a disposizione delle risorse che chiedono alle persone di raccogliere dati sul loro stato di salute, mettendolo a disposizione di tutti. Van Dijck dice che siamo davanti a un percorso di datificazione del paziente sia come informazione strutturata che come rappresentazione narrativa. - Condividere dati sullo stato di salute e metterli a disposizione di tutti (today i’m feeling) - Controllo attraverso la datificazione(es. frequenza dei sintomi, chi soffre di cosa…) Tutto questo ha un impatto molto forte su come noi percepiamo i nostri stati fisici ed emotivi. Uno degli effetti che Van Dijck ci racconta è che la datificazione delle malattie promuove una malattia basata sulle evidenze patient-driven dove i pazienti costituiscono dei panel di validazione di terapie e ipotesi scientifiche. - citizen science—> i pazienti sono co-modellatori della ricerca medica; i dati sono forniti direttamente dai pazienti che apportano un aiuto alla medicina. Elementi di criticità: 1. auto-selezione del campione—> chi partecipa a questi network si auto seleziona e quindi non sempre questi monitoraggi hanno un’effettiva rappresentatività 2. Auto-somministrazione del farmaco 3. Auto-registrazione delle evidenze—> meno accortezza di quella che userebbe un medico 4. Privacy—> i dati raccolti diventano pubblici (assicurazioni, datori o potenziali datori di lavoro) 5. Promozione di una forma di filantropia dei dati—> si producono tanti dati perché servono alla scienza, spesso in forma eccessiva o poco corretta Elemento caratterizzante di questo sistema è quindi la pressione alla raccolta automatizzata di dati individuali, che viene dalle piattaforme perché la raccolta di questi dati non tanto rende economicamente nell’immediato, quanto perché le posiziona all’interno dell’eco sistema complesso di istituzioni, aziende ecc. in un’ottica privilegiata, potendo esse fare da interlocutori alla pari con le istituzioni deputate alla salute, oltre che utilizzare questi dati per operazioni di marketing. Rispetto al tema privacy ci sono posizioni diverse tra usa e Europa. Negli usa il controllo sulla privacy dei dati è molto meno stringente, mentre in Europa è stato fondato un opencloud (europea non science cloud 2017) per la scienza, uno spazio condiviso di archiviazione aperto a tutti gli operatori del settore e non a pagamento, in modo che non sia esclusivo. L’obiettivo è quello di sostenere lo sviluppo di un ecosistema di infrastrutture basato su principi che rispondono all’acronimo FAIR: - findable - Accessible - Interoperable - Reusable IL METAVERSO Questo tipo di universo virtuale è stato messo in circolazione da Mark Zuckerberg. Infatti Facebook ha cambiato nome in Meta poco più di un anno fa. Nel momento in cui Zuckerberg ha lanciato questa parola, l’ha abbinata al concetto di realtà virtuale: nella sua narrazione spiega che il metaverso è uno spazio tridimensionale all’interno del computer in cui io posso agire come se fossi nello spazio reale. Da un lato rimanda all’immaginario del gaming, ma dall'altro le radici sono un po’ più complesse e lontane. Innanzitutto occorre capire come si è arrivati al METAVERSO: Zuckerberg decide di fare un’operazione di rebranding della sua azienda perché - FB dal punto di vista di reputazione della piattaforma dal 2018 comincia ad avere problemi in diverse questioni tra dati e fake news—> cali di valore delle azioni - Ormai facebook è una piattaforma che ha raggiunto una percentuale di utenti che è molto alta, e quindi nell’ultimo periodo cresce poco e lentamente perchè praticamente tutti hanno già un account—> essendo un’azienda quotata in borsa, questo fa crescere poco il valore delle azioni A un certo punto quindi Zuckerberg prende la decisione di staccare l’azienda dal nome Facebook, tenendosi fuori dai suoi problemi: prova a lanciare come ulteriore terreno di crescita e sviluppo la dimensione della virtualità. Il gaming già la propone con grande successo e quindi provano a lanciarsi in questa nuova esperienza. Nasce quindi Meta, che comprende Messenger, facebook, whatsapp, Instagram e oculus(azienda per l’immersione nello spazio tridimensionale). Zuckerberg quindi lo racconta come un insieme di spazi virtuali da creare e esplorare con altre persone che non si trovano nel tuo stesso spazio fisico. Oculus è l’azienda che Meta ha acquisito per creare visori necessari per il metaverso, mentre Horizon Workrooms è l’azienda di sviluppo software che progetta e costruisce gli spazi 3D. Quali sono le radici di questa idea? La parola metaverso viene presa da un romanzo di fantascienza del 1992, anni in cui si inizia a esplorare la possibilità di costruire spazi di realtà virtuale. - Dalla fine degli anni 80, gli stessi visori che Zuckerberg propone come innovazione, vengono già costruiti e sperimentati nell’addestramento ai piloti della NASA, che interagiscono non grazie ai joystick, ma grazie ai 'data gloves'. - Negli anni 90 se ne impadronisce il mondo del gaming, con dei dispositivi di VR immersiva all’interno delle sale giochi e di spazi appositi (l’azienda che li produceva si chiamava VPL). - Negli anni 2000 l'industria del gaming realizza forme non immersive, più comode da usare come la Wii—> enhanced reality, realtà aumentata non immersiva in cui posso muovermi all’interno di uno spazio 3D ma non sono costretto ad immergermi con tutti i sensi all’interno di questo spazio. - Nel 2003, accanto all’universo del gaming, nasce Second Life—> il primo ambiente virtuale multi utente (nel 2007 raggiunge 11 milioni di utenti). Dopo il 2007, con lo sviluppo dei social, second life ha perso popolarità. Era un vero e proprio ambiente virtuale in cui si poteva addirittura pagare con una moneta (comprata con soldi veri), chiamata Linden Dollar. Con questa moneta si potevano comprare cose all’interno dello spazio virtuale, come vestiti, ingressi a concerti, corsi di formazione… molte istituzioni anche formative aprono dei propri spazi su questa piattaforma (es. università di Torino che apre un proprio campus all’interno di questa realtà). - Nel 2010 ritornano le realtà immersive tra cinema, musei…: mix tra realtà virtuale e aumentata(visore ma non spazio del tutto virtuale, cambia solo la percezione dello spazio che ci circonda). Il passo ulteriore è quello tentato dai google glass, con l’idea di andare oltre l'immersività per proiettare info aggiuntive sulla realtà come veramente la si vede. Quello che propone Zuckerberg è quindi una ripresa aggiornata di qualcosa che si è già tentato, ma che si è spento a causa della lentezza e dello sviluppo e prevalenza dei social. I media algoritmici mettono a disposizione degli utenti dei repertori discorsivi e narrativi in relazione a singoli eventi privati o pubblici. La tipicità algoritmica di queste risorse per la narrazione è legata al fatto che la loro selezione e distribuzione è basata su meccanismi predittivi e di conseguenza ripetitivi. Ogni utente (o ogni singolo gruppo connesso di utenti) ha la possibilità di accedere, in relazione a un singolo evento, a un repertorio di risorse narrative limitate e tendenzialmente coerente al suo interno su cui di conseguenza a basare le proprie narrazioni. GIORNATA DELLA DONNA 2022 Per esempio, la giornata della donna 2022 è stata variamento associata dai post celebrativi circolati sui social media ai valori di empowerment, inclusività, solidarietà, body positivity. I valori sono stati rappresentati in maniera metaforica, simbolica, scegliendo di volta in volta tipi diversi di donne per rappresentare questi valori. Brand, istituzioni e persone comuni hanno ripreso questi valori e i modi in cui venivano raccontati nei post pubblicati in questa data. In alcuni casi riprendendo i trending topics della giornata, in altri casi accogliendo le linee narrative dominanti nella propria bolla algoritmica frutto dell’intersezione tra tracce digitali lasciate nel proprio passaggio sulle piattaforme la loro ‘interpretazione’ algoritmica. Il corpus dei contenuti più popolari è stato reperito tramite Crowd Tangle ed è composto di 6.624 post, con hashtag 8 marzo e coerenti con la festa delle donne. I temi ricorrenti all’interno di questi post sono stati identificati attraverso analisi del contenuto e delle parole chiave. L’immagine della donna che emerge in relazione alla festività dell’8 marzo è quella di - Donna come una principessa guerriera, caratterizzata da determinazione, coraggio e capacità di lottare - Donna come vittima di ingiustizie soprattutto nell’ambito lavorativo - Minori appaiono i legami con un’immagine altrimenti stereotipata legata ad aspetti quali la fragilità o alla maternità. Emerge anche l’identificazione della donna con alcune figure emblematiche come Rita Levi Montalcini, Marie Curie, Rosa Parks, Kathrine Switzer, Franca Viola→ figure riconducibili ai due modelli delle donne scienziate e delle donne attiviste per i propri diritti in vari campi dalla famiglia, alla vita pubblica allo sport. Sono presenti diverse pagine satiriche che propongono meme e in particolare edèsubitoex, boomfriendzone… La narrazione dei meme satirici riprende lo stereotipo di un rapporto fallimentare tra uomini e donne caratterizzato dal frame della dimenticanza, dalla strategia del recupero goffo delle inadempienze maschili, della competizione con la figura materna, della relazione di coppia come sopportazione. Viene ripreso in occasione della festività dell’8 marzo anche lo stereotipo dello studio come vessazione e fatica senza scopo. L’analisi sull’intero data set è stata effettuata utilizzando le parole chiave che sono state rilevate come tipiche delle diverse forme di narrazione nello small data set per verificarne la ricorrenza in tutto il campione: Le parole chiave sono state distinte in due aree semantiche: la rappresentazione della donna come vittima e come soggetto di valore per le sue capacità. Rispetto alla narrazione della donna come soggetto portatore di valore i post caratterizzati da un numero più alto di like e commenti sono più spesso caratterizzati dalla presenza di riferimenti alla maternità rispetto agli altri, mentre c’è una sostanziale omogeneità in relazione alle altre parole chiave. Rispetto all’intero data-set i post che sono stati premiati con il numero maggiore di like e commenti mettono maggiormente a tema alcuni aspetti della narrazione della donna come vittima e in particolare il tema del rispetto che ricorre quasi sempre come parola chiave, mentre sono presenti in misura minore post che mettono a tema la violenza di cui le donne sono vittima. Emerge poi una significativa convergenza tra small e big data-set nell’indicazione delle figure femminili emblematiche che provengono principalmente da due ambiti: quello delle donne scienziate e quello delle donne attiviste. Nel complessivo data set prevalgono le prime con il 59% delle citazioni rispetto alle donne attiviste con il 40,5% delle citazioni.