Scarica SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE E DEI MEDIA DIGITALI e più Appunti in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! 1 SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE E DEI MEDIA DIGITALI 20/02/2023 Che cosa è la comunicazione?--> scambio di informazioni o condivisione? DEFINIZIONE DI WILLIAMS --> comunicazione suddivisa in atto del comunicare (trasmettere info ma allo stesso tempo mettiamo in comune qualcosa), il contenuto che viene messo in comune o trasmesso, e lo strumento attraverso cui passa la comunicazione (mittente, contenuto e quello che riceve), mettere in comune vs trasmettere 21/02/2023 Il rapporto tra condivisione e trasmissione è il fondamento di tutta la comunicazione. Williams pensava alla comunicazione interpersonale, più basilare e semplice. Riprende Goffman --> comunicazione come condivisione tra le persone che partecipano alla conversazione in un "frame" narrativo. Comunicare con il cellulare è una trasmissione o una condivisione? I media digitali complessificano la scelta tra condivisone e trasmissione. I primi modelli di comunicazione come la radio, sono nati per la trasmissione. PERCHÉ COMUNICHIAMO? È un attitudine naturale, anche se non conosciamo il linguaggio possiamo comunicare (es animali). Gli esseri umani utilizzano la comunicazione per creare consapevolezza di noi degli altri esseri umani; per rafforzare il legame con gli altri (non sentirsi soli)--> funzione relazionale. La comunicazione ha anche una dimensione funzionale --> cioè che serve alla funzione di uno scopo A) La comunicazione come attitudine non si esprime visibilmente attraverso forme linguistiche, ma naturalmente può condizionare atteggiamenti generali, sentimenti e comportamenti. B) Viceversa sia la comunicazione come rel-azione che la comunicazione come attività funzionale necessitano del linguaggio, nella sua multi modalità per realizzarsi. Tuttavia le funzioni del linguaggio cambiano se la comunicazione è un’ azione o un’attività, perché nel primo caso conta la dimensione relazionale in quanto tale, mentre nel secondo diventa fondamentale l’efficacia di ciò che si esprime. C) Nel linguaggio ordinario può accadere che azione e attività si mescolano strettamente. Quando un genitore dice al figlio piccolo “stai attento a non farti male” magari mentre comincia a camminare, il suo enunciato è insieme un’attività ma è anche un’azione che esprime l’affetto del padre o della madre per il bambino, e le conseguenti attenzioni e cura. CHI SONO I SOGGETTI DELLA COMUNICAZIONE? CODICE LINGUISTICO e IL CODICE NON VERBALE I SOGGETTI AGENTI (i partecipanti): sono le persone che partecipano nella comunicazione indipendentemente dal ruolo che rivestono, anche se nella maggior parte dei casi abbiamo una persona che parla e due che ascoltano o rispondono. Interpretano il proprio comportamento e quello altrui come espressione di intenzionalità e volontà, cioè che si è soggetti agenti nei casi in cui esprimo intenzione e volontà di voler comunicare. In ogni azione comunicativa un oggetto della comunicazione è tale perché è simile e diverso ai soggetti con cui comunica. Simmel la chiama interazione sociale --> attraverso l'interazione con gli altri noi ci distinguiamo dagli altri e ci identifichiamo come diversi, ho un identità quando capisco cosa mi differenza dagli altri, definisco chi sono stabilendo cosa non sono. L'azione comunicativa è come interazione sociale dove ognuno di Io stabilisce la propria identità e diversità rispetto agli altri. Capisco ciò che mi rende simile e diverso dall'altro: questo è ciò che sta alla base di ogni interazione. 2 Universali comunicativi: cioè strutture trans culturali (che appartengono a tutte le culture). Noi riusciamo a comunicare perché siamo umani e siamo predisposti per farlo. La diversità delle persone porta la comunicazione ad essere problematica e improbabile. INTENZIONALITÀ Ha tre approcci che indicano come le persone si muovono attraverso le intenzioni 1. APPROCCIO FENOMENOLOGICO: noi siamo esseri umani e in quanto tali sentiamo un sentimento di appartenenza al mondo —> attitudine comunicativa (in che modo l'individuo fa esperienza del ruolo in cui si trova). 2. INTERAZIONISMO SIMBOLICO: noi agiamo sulla base dei significati che attribuiamo alle azioni degli altri. BLUMER--> ATTRIBUIAMO DEI SIGNIFICATI AGLI STIMOLI, è come se per farla riflettessimo al significato che stiamo dando a quell'azione. L'interpretazione deve essere condivisa; 3. INTENZIONALITÁ CONDIVISA: la comunicazione ha una natura cooperativa. È la capacità di un gruppo di persone di agire in un modo coordinato verso un obbiettivo comune basandosi su una comprensione reciproca dell'interazioni degli altri membri del gruppo. L'interazione non è sufficiente a costruire la comunicazione. 27/02/2023 CARATTERISTICA DEI SOGGETTI AGENTI I soggetti agenti si dividono in: 1. SOGGETTI INDIVIDUALI 2. SOGGETTI COLLETTIVI Goffman--> quando si esamina la partecipazione dell'individuo all'azione sociale (e comunicativa), dobbiamo renderci conto che, in quel modo, egli NON partecipa come persona totale, ma piuttosto in termini di una specifica funzione o veste, oppure di un particolare status sociale; in breve, di un se particolare. COMUNICAZIONE COME AGIRE DI RUOLI per Goffman --> i soggetti agenti agiscono come membri di una CATEGORIE SOCIALE o in quanto detentori di determinati ruoli che dipendono dalla particolare struttura della relazione i cui i trovano coinvolti; La comunicazione può assumere il carattere di una comunicazione tra ruoli, ciò non significa che la persona agisca sempre in base al ruolo, esiste sempre uno spazio di interpretazione del proprio ruolo, non per forza dobbiamo agire al nostro ruolo come se fosse un copione prestabilito. es: film "l'attimo fuggente"--> docente in una prestigiosa scuola inglese ; tutto il film ruota intorno al fatto che interpreta il ruolo dell'insegnante in modo diverso dagli altri I SOGGETTI AGENTI possono essere anche AGENTI COLLETTIVI (gruppi, organizzazioni, istituzioni). I soggetti collettivi, pur essendo composti da una pluralità di soggetti individuali legati da determinate relazioni, "agiscono" comunicativamente come un'unica entità. Es: un azienda--> composta da tanti individui agisce come un unica identità. PROCESSO COMUNICATIVO Per indicare i soggetti della comunicazione si parla di EMITTENTE E RICEVENTE. --> Si riferisce alle due azioni comunicative che ogni soggetto può avere nella relazione comunicativa: • EMITTENTE--> parla, POLO ATTIVO; • RICEVENTE --> ascolta, POLO PASSIVO Ciò che distingue è tipo specifico di azione che essi svolgono in un preciso momento dello scambio comunicativo—> ognuno in una conversazione può essere emittente e destinatario; sono due polarità sempre attive. Nella comunicazione però chi riceve la comunicazione NON è --> può avere un processo di INTERPRETAZIONE. EMITTENTE DESTINATARIO MESSAGGIO 5 01/03/2023 ASSIOMI DELLA COMUNICAZIONE ELABORATI DALLA SCUOLA DI PALO ALTO --> il suo obbiettivo era studiare la comunicazione umana e i modelli di interazione tra le persone in modo innovativo utilizzando un approccio sistemico e relazionale. Analizzano e trovano degli assiomi comuni che analizzano la comunicazione 1) É IMPOSSIBILE NON COMUNICARE; 2) OGNI COMUNICAZIONE HA UN ASPETTO DI CONTENUTO E DI RELAZIONE; 3) LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZIONE; 4) GLI ESSERI UMANI COMUNICANO SIA CON I MODULO NUMERICO CHE CON QUELLO ANALOGICO; 5) GLI SCAMBI DELLA COMUNICAZIONE SONO SIMMETRICI E COMPLEMENTARI; 1. NON SI PUÒ NON COMUNICARE Anche quando non stiamo parlando riusciamo a comunicare --> comunicazione non verbale Ogni comportamento umano è una forma di comunicazione. 2. OGNI COMUNICAZIONE HA UN ASPETTO DI CONTENUTO E DI RELAZIONE Ogni comunicazione ha due aspetti: un aspetto di CONTENUTO e di RELAZIONE. L'aspetto di CONTENUTO si riferisce al messaggio che viene trasmesso, mentre l'aspetto di RELAZIONE si riferisce alla natura della relazione tra le persone che comunicano. Quest'ultimo aspetto è fondamentale poiché può influire sulla percezione del contenuto stesso. Una relazione può essere SIMMETRICA e non SIMMETRICA. Simmetrica es: due amici; asimmetria es: relazione capo- dipendente --> la relazione a simmetrica stessa definisce il contenuto della comunicazione Per METACOMUNICAZIONE si intende una comunicazione di secondo grado che dice qualcosa sulla stessa comunicazione. Metacomunicare serve a mettere meglio in relazione i processi di codifica da parte dei comunicanti, verificando la compatibilità delle loro conoscenze relative al codice linguistico usato. —> “mi segui?” “ stai capendo?”. Nelle relazioni quotidiane ricorriamo costantemente a indicazioni metacomunicative circa il modo con cui si deve considerare un enunciato o un gesto. Possiamo dire ad esempio “sto solo scherzando” o “non sto assolutamente scherzando”. L’aspetto metacomunicativo però non è sempre intenzionale poiché spesso il soggetto non ha controllo completo della propria performance. COME COMUNICHI È PARTE DI COSA COMUNICHI --> le modalità di ogni comunicazione sono parte del significato del messaggio. Noi comunichiamo attraverso il contesto e lo classifichiamo attraverso la relazione, il contesto, il linguaggio non verbale. Nessuna comunicazione sia essa verbale o non verbale, potrebbe essere compresa senza una metacomunicazione che spieghi quale frame* interpretativo applicare alla comunicazione stessa *per Goffman--> frame --> cornice. Tutti gli eventi della vita sociali sono racchiuse in determinate cornici specifiche che spiegano la situazione sociale 3. LA NATURA DI UNA RELAZIONE DIPENDE DALLA PUNTEGGIATURA DELLE SEQUENZE DI COMUNICAZIONE; La comunicazione è questione di punti di vista in continuo: se non c'è accordo tra i 2 punti di vista la comunicazione può fallire. ESEMPIO: un marito che si chiude in se stesso e una moglie che diventa ostile e brontolona perché incapace di scalfire i silenzi del marito. Dal punto di vita dell'uomo, la dinamica avrà questa 'punteggiatura': lei mi brontola addosso (stimolo), io perdo la voglia di aprirmi (risposta), lei diventa ancora più nervosa (rinforzo). Dal punto di vista della donna, invece, la dinamica verrà composta in questa sequenza: lui si chiude in se stesso (stimolo), io divento brontolona (risposta), lui si chiude ancora di più in se stesso (rinforzo) La comunicazione comprende diverse INTERPRETAZIONI DELLA REALTÀ, che si creano e modificano durante l'interazione tra più individui. Queste diverse interpretazioni dipendono dalla punteggiatura della sequenza degli eventi, ossia dal modo in cui ognuno tende a credere che l'unica versione possibile dei fatti sia la propria. 4. GLI ESSERI UMANI COMUNICANO SIA CON I MODULO NUMERICO CHE CON QUELLO ANALOGICO Linguaggio è digitale in quanto è convenzionale e arbitrario: ci sono tratti distintivi e oppositivi che definiscono i suoi aspetti formali e logici e che permettono la formazione di una sintassi riconosciuta che permette di rendere comunicabile il nostro pensiero. 6 Il linguaggio non verbale è ANALOGICO perché presenta "analogie" con il contenuto che comunica. É analogico ogni tipo di comunicazione che prescinde dall'uso delle parole --> la postura, i movimenti del corpo, le espressioni del viso etc. e oggi altra espressione non verbale di cui l'organismo sia capace, come pure i segni di comunicazione immancabilmente presenti in ogni contesto in cui ha luogo una interazione. C'È COERENZA TRA LE DUE FORME DI COMUNICAZIONE? Se si ricorda che ogni comunicazione ha un aspetto di CONTENUTO e uno di RELAZIONE, è lecito aspettarsi che i due moduli di comunicazione non soltanto coesistono ma siano reciprocamente complementari in ogni messaggio. È pure lecito dedurre che l'aspetto di contenuto ha più probabilità di essere trasmesso con un modulo numerico, mentre in natura il modulo analogico avrà una netta predominanza nella trasmissione dell'aspetto di relazione. 6/03/2023 5. GLI SCAMBI DELLA COMUNICAZIONE SONO SIMMETRICI E COMPLEMENTARI; COMPLEMENTARI: quando c'è una differenza di livello di potere in uno scambio comunicativo tra due interlocutori. Nel caso della relazione complementare i componenti di un comunicante tendono a completare quelli dell'altro: un soggetto ordina in modo perentorio, l'altro obbedisce sommessamente. (ES: relazione capo e dipendente.) SIMMETRICHE: nel caso di una relazione simmetrica i comportamenti del comunicante tendono a rispecchiare quelli dell'altro; ciò vale a prescindere che la dinamica in atto sia di forza o di debolezza, di bontà o di cattiveria: se A riceve aggressività risponde con aggressività, se riceve dolcezza. COMPORTAMENTO METACOMPLEMENTARE: quando uno dei due soggetti consente all'altro di assumere una posizione complementare (o gliela impone). COMPORTAMENTO PSEUDOSIMMETRICO: quando uno dei due soggetti consente all'altro di assumere una posizione simmetrica (o gliela impone). È necessario, anche in una relazione paritaria, che i due partner siano in grado di sviluppare una comunicazione simmetrica in alcune situazioni e complementare in altre. LA DIMENSIONE SOCIALE DELLA COMUNICAZIONE SOCIAZIONE: forme determinate di convivenza e collaborazione che rientrano nel concetto generale di interazione. La sociazione è quindi la forma in cui gli individui crescono insieme in un unità in cui questi interessi si realizzano. La sociazione (per noi la socialità) ha scopi e obbiettivi definiti, si tratta di "esigenze dell'esistenza in società". La socievolezza è uno scambio gratuito, privo di obbiettivi utilitaristici. È la parte ludica della relazione interpersonale, la sua caratteristica è la leggerezza comunicativa. Tra le persone socievoli si concretizza il piacere di conversare, di stare insieme, di godere degli attimi per ciò che sono, senza pretesti o fini materiali. --> avere una conversazione senza un fine utilitaristico. COMUNICAZIONE FATICA: indica la funzione del linguaggio propria dei messaggi che hanno il solo scopo di stabilire, mantenere, verificare o interrompere il contatto tra mittente e destinatario. Malinowski afferma l’importanza del linguaggio usato nei rapporti sociali, liberamente e senza scopi determinanti, riconoscendo una funzione di legame del linguaggio che definisce come comunicazione fatica. In generale il comportamento comunicativo che accompagna e include la comunicazione fatica ha la funzione di gestire le relazioni interpersonali, consentendo di aprire e chiudere le sequenze di interazione comunicativa, dando vita a vere e proprie routine linguistiche. Le informazioni che vengono scambiate in questi processi comunicativi sono informazioni relative ad aspetti dell’identità sociale dei partecipanti, gusti, preferenze, modi di essere, che diventano rilevanti per mantenere la relazione comunicativa anche in vista di comunicazioni future. DIMENSIONE IDENTITARIA DELLA COMUNICAZIONE Nella comunicazione manifestiamo la nostra identità e il rapporto che abbiamo con gli altri, e che nel farlo formiamo, troviamo conferma o modifichiamo ciò che siamo. Goffman --> quando un individuo viene a trovarsi alla presenza di altre persone, queste, in genere cercano di avere informazioni sul suo conto o di servirsi di di quanto già sano di lui. Per quanto possa sembrare che alcune di queste informazioni siano cercate come fine a se stese, generalmente alla loro base, stanno motivi molto pratici. Le notizie riguardati l'individuo aiutano a definire una situazione, permettendo agli altri di sapere in anticipo che cosa essi, a loro volta, possono aspettarsi da lui: tali informazioni indicheranno come meglio agire per ottenere una sua determinata reazione. IMPRESSION MANAGEMENT: il modo in cui ogni persona cerca di controllare ed influenzare l'impressione del sé che lascia negli altri, a seconda della situazione 7 LA DIMENSIONE MEDIATA DELLA COMUNICAZIONE COMUNICAZIONE--> esperienza mediata della comunicazione --> nella comunicazione facciamo conoscenza del mondo e acquisiamo competenze sulla realtà senza che ne sia un'esperienza diretta. Con la comunicazione possiamo generare modi, siano essi basati su eventi reali oppure siano finzionali. DUPLICE RUOLO DEI MEDIA DI MASSA I media consentono di dilatare in modo straordinario la nostra esperienza e conoscenza del mondo. Estendono le nostre informazioni sulla realtà oltre la ristretta portata delle relazioni della vita quotidiana consentendoci di conoscere luoghi, persone ed eventi che altrimenti ci reterebbero preclusi. I media (attraverso le diverse forme di fiction letteraria, cinematografica e televisiva) creano "altri mondi immaginari" che dilatano i nostro orizzonte di esistenza offrendoci in certo modo la possibilità di trascendere il nostro qui ed ora in modo vicario, attraverso le store di altre persone e personaggi, esperienze e situazioni diversissime LA CULTURA DI MASSA CONFONDE SPESSO I PIANI DEL REALE E DELL'IMMAGINARIO, DELLA REALTÀ REALE E DELLA REALTÀ FINZIONALE. LA CULTURA DI MASSA È ANIMATA DA QUESTO DUPLICE MOVIMENTO: L'IMMAGINARIO MIMA IL REALE E IL REALE ASSUME I COLORI DELL'IMMAGINARIO. --> Gli influencer creano una versione finta della realtà spesso basata su schemi perfezionati e situazioni drammatiche, spacciandolo per vera e autentica. 7/03/2023 Nel settore dell'informazione o della cronaca primeggia tutto quello che può diventare spettacolo, che può essere consumato come spettacolo. Es: subbura, vita di berlusconi. MEDIA E CAMBIAMENTO SOCIALE VIVIAMO IN UN ECOSISTEMA MEDIATICO —> i media e le tecnologie mediali interagiscono con la cultura e la società, influenzando e venendo influenzati da esse in un sistema complesso e dinamico. L’ecosistema dei media è caratterizzato da una pluralità di attori e di relazioni, e da una costante evoluzione tecnologica e culturale che modifica continuamente le dinamiche e le possibilità di comunicazione e di partecipazione sociale. I MEDIA FUNZIONANO COME AMBIENTI —> oltre che in ambienti biologici e geologici, gli umani vivono in ambienti simbolici e tecnologici, in quanto i media costituiscono gli studenti attraverso i quali gli umani conoscono, comprendono e modificano il loro ambiente. Di conseguenza, i media modellano e influenzano gli umani come gli ambienti biologici e geologici modellano influenzano gli organismi e le specie. MEDIATIZZAZIONE: ci serve per capire che funzione hanno i media nella nostra vita. LA MEDIATIZZAZIONE I media hanno impatto sempre più importante sulla nostra vita quotidiana, sul nostro modo in cui percepiamo il mondo e sulle nostre relazioni sociali. Il concetto di mediatizzazione viene utilizzato negli studi sociali sui media per indicare la semidei processi che portano la comunicazione mediata tecnologicamente a penetrare in un numero sempre maggiore di contesti sociali e trasformarli di conseguenza. La MEDIATIZZAZIONE ha un effetto importante sulla politica e sulla società in generale, in quanto influenza la percezione del pubblico su una vasta gamma di questione, come la politica, l'economia, la cultura e l’ambiente. La MEDIATIZZAZIONE non va confusa con la MEDIAZIONE Mediazione: riguarda la condizione antropologia di rapporto con il proprio ambiente e con gli altri. La comunicazione mediata si trasforma in mediatizzazione quando comporta delle trasformazioni sul lungo periodo della società, per esempio nell’ambito della cultura, dell’educazione e della politica. KROTZ—> La mediatizzazione quindi è un meta-processo di trasformazione culturale e sociale influenzato dai media che va analizzato secondo un approccio storico-evolutivo. La mediatizzazione genera effetti più ampi sulle diverse istituzioni sociali e sulle differenti pratiche della vita quotidiana. Questo significa che la mediatizzazione non può essere identificata come un unico processo di trasformazione che avviene ovunque allo stesso modo, né può essere interpretata come un processo di adattamento della società ai media. I media sono elementi attraverso cui si genera la REALTÀ SOCIALE. ES: processi giudiziari che diventano mediatici. I media entrano nei più vasti meccanismi della nostra vita sociale --> MEDIATIZZAZIONE PROFONDA--> I media non sono solo una parte della nostra vita quotidiana ma diventano una sorta di seconda natura per le persone. I media, in questo senso, non sono solo strumenti di comunicazione, ma modellano la realtà sociale e la nostra esperienza della 10 La prima forma di immagine che irrompe è quella delle vetrine: nascono le prime gallerie, in particolare a Parigi: Galerie de Bois, 1786. Si dice che la galleria anticipa la cultura dello schermo. Un altro grande cambiamento è l’avvento dei primi grandi manifesti pubblicitari del Moulin Rouge, da alcuni pittori francesi che passano dalle corti al mercato pubblicitario —> è legato non più a qualcosa che serve ad elevare lo spirito, ma diventa legato all’edonismo, al consumo. Molti artisti denunciano la massificazione dell’arte, in particolare Baudelaire, che denuncia la degradazione dell’artista. Weber parla di “disincantamento” del mondo, cioè la perdita del mistero causato dalla crescente razionalizzazione del mondo dovuto alla modernizzazione. L’immagine ha acquistato valore fondamentale nella comunicazione. Un’altra innovazione che nasce in questi anni è la “vista dalla finestra a Le Gras”, è la prima immagine permanente della storia, realizzata in 15 ore da Joseph Nicéphore Niepce, utilizzando la tecnica della camera oscura. Il cinema nasce grazie alla fotografia principalmente ma anche grazie ad altre tecnologie che in passato avevano portato a sviluppare la fotografia in movimento. Ci furono un sacco di tecnologie che precedettero il cinema, tra cui il kinetoscopio inventato e proposto da Edison, secondo la convinzione che ognuno avrebbe guardato il suo cinema personale. Queste tecnologie vennero utilizzate per dar vita al fenomeno dello spiritismo. Il cinema nacque il 28/11/1895 a Parigi, realizzato dai fratelli Lumière, film “La sortie des usines Lumière” = ”l’uscita delle operaie dalla fabbrica di Lione”, rappresentato da una massa di operaie che escono dalla fabbrica di Lione; il film successivo è “l’arrivo del treno alla stazione”. Il cinema nasce per far partecipare le masse proletarie alla vita civile —> non a caso è definito “l’arte della fabbrica”; nasce come “teatro dei lavoratori”, spettacolo di intrattenimento popolare a buon mercato —> è stato il primo medium a unire gli spettacoli di tutte le classi urbane: non ci si interessava effettivamente al film, ma allo stupire. Il cinema mirava anche a restituire sul piano percettivo l’esperienza della vita della metropoli, quello che Simmel chiamava “sovrastimolazione”. Il linguaggio filmico recepì la forte accelerazione delle dinamiche spazio-temporali della metropoli e mirava a restituire proprio ciò. Il cinema era molto vicino alle aspirazioni ideologiche e linguistiche delle avanguardie artistiche del primo 900 quali cubismo, astrattismo e soprattutto futurismo. Riconoscono quello che diceva anche Baudelaire: l’inutilità di ricercare e ritrovare la bellezza e stabilità classica. Il terzo obiettivo del cinema era andare incontro al bisogno diffuso di ricoprire i valori dell’incanto e della fascinazione immaginaria in un mondo orami razionalizzato e disincantato. Dracula è la figura perfetta per rendere metaforicamente la tecnologia fotografica e cinematografica. Il capolavoro “Dracula” esce nel 1897, 2 anni dopo la nascita del cinema. L’immagine del vampiro è qualcosa che rappresenta qualcosa di morto, come le foto che rappresentano il momento vivo di qualcosa di passato. Il vampiro dà anche l’idea di una realtà che si autoalimenta, è la figura del desiderio che con lo sguardo ti cattura e porta nella sua realtà, si nutre della tua curiosità. Inoltre il vampiro si nasconde dietro una finta realtà di umano, come la fotografia e il cinema che duplicano la realtà nella sua doppia essenza di reale e copia del reale, rappresentazione del reale. 13/03/23 SVILUPPO DELLE TELECOMUNICAZIONI 1884--> PRIMO TELEGRAFO --> invenzione rivoluzionaria perché le persone potevano comunicare quasi simultaneamente A partire dal momento in cui le informazioni cominciarono a viaggiare senza lo spostamento fisico dei loro supporti, si verifica un processo di disaggregazione dello spazio dal tempo, nel senso he la distanza spaziale tra gli individui ha cessato di costruire un fattore di dilazione temporale ne loro scambi comunicativi. 1876--> ALEXANDER BELL -> INVENTA IL TELEFONO--> apparecchio che trasforma la voce in impulsi elettrici. PERCHÉ IL TELEFONO È COSÌ IMPORTANTE? • Promuove un MODELLO DI COMUNICAZIONE COMUNICAZIONE FAMILIARE, che vede il progressivo spostamento sia delle attività professionali che d'intrattenimento all'interno del nucleo domestico. • STRUMENTO DI EMANCIPAZIONE FEMMINILE; le donne potevano parlare con altre donne. Il telefono, per la prima volta dava cittadinanza comunicativa alle donne. • È un mezzo di comunicazione INTERATTIVO E INDIVIDUALE da un punto ad un altro anziché da un punto a tutti gli altri. • È destinato principalmente alla SOCIALITÀ e al rafforzamento dei legami sociali 11 • Rende possibile per la prima volta delle COMUNICAZIONI SIMULTANEE tra le persone che sono assenti l'una dallo spazio percettiva dell'altra. Si delinea a partire dal telefono una nuova forma d scambio comunicativo he condizionerà il senso del luogo e delle interazioni sociali. L'ANNULLAMENTO DELLE DISTANZE nella comunicazione può essere considerato verosimilmente come uno dei grandi eventi simbolici e culturali che hanno segnato l'avvio della modernità. 1901 --> GUGLIELMO MARCONI --> trasmette un segnale radio dall'isola di terranova alla costa della Cornovaglia in Inghilterra --> dimostra che i segnali radio potevano attraversare l'oceano atlantico 1906---> FESSENDER --> trasmette via radio la voce umana; prima era un telegrafo senza fili poi --> PRIMO ESEMPIO DI MEZZO DI COMUNICAZIONE IN FORM DI BROADCASTING, ovvero uno parla e tanti ascoltano. Infatti chi più ha spinto per ciò furono le agenzie pubblicitarie: i programmi nascono come riempimento tra una pubblicità e l’altra. Le soap opera sono chiamate così perché erano le “opera” tra il sapone cioè tra 2 pubblicità di saponi: questo perché anche la radio era vista come medium femminile. Marshall McLuhan ha definito la radio come un “tamburo tribale” perché credeva che la sua capacità di creare un senso di comunità e di coinvolgimento emotivo fosse simile a quella dei tamburi tribali utilizzati nelle società preindustriali. IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA --> 30 ottobre 1938 --> Orson Welles fa una finta radiocronaca di un invasione alliena sull'emittente americana CBS --> su 6 milioni di ascoltatori, 1 milione credettero che gli usa fossro stati invasi dai marziani. LE PRIME TEORIE DELLA COMUNICAZIONE DI MASSA LA NASCITA DELLA MASSA Il concetto di massa viene studiato alla fine del 1800. La società di massa può essere definita come “società in cui le istituzioni relative ai diversi sottoinsiemi sociali (economico, politico-amministrativo, del diritto, dell’educazione, della comunicazione sociale, ecc.) sono organizzate in modo tale da trattare con vasti insiemi di persone considerati come un unità indifferenziate di un aggregato o “massa”; le persone non appartengono più a un determinato ceto sociale ma dispongono all’accesso ai diversi sistemi differenziati, anche solo per funzioni specifiche. GUIDO GILI —> differenziazione funzionale della società—> organizzazione nata con le trasformazioni del tessuto economico culturale che avviene nel XIX secolo (industrializzazione, urbanizzazione e modernizzazione) —> grazie a questo si crea il fenomeno “massa” e quello della “comunicazione di massa”. SAINT SIMON —> elabora il concetto di società organica, ovvero una società equiparata a un organismo all’interno del quale tutti i soggetti sono parti; all’interno. Dell’interno di questo organismo regna l’armonia, frutto di uno sviluppo progressivo che coinvolge tutti i suoi elementi: infatti, qualora dovesse verificarsi un mutamento soltanto in uno di essi, si verificherebbe uno squilibrio. Perché possa affermarsi questo modello, è necessario che la società si riorganizzi su basi scientifiche e sul lavoro industriale. TÖNNIES —> comunità e società —> La comunità (Gemeinschaft) si riferisce a un modo di sentire comune, che fa si che gli uomini si sentano parte di un tutto, che partecipino alla realtà nella quale vivono e immedesimandosi con essa. La società (Gesellschaft) è impersonale e anonima basata sulla forma di relazione sociale tipica del contratto tra individui in vista di un tornaconto personale. Gli individui vengono così descritti come sempre più soli e immersi in relazioni sociali sempre meno condivise fino al punto di generare anomia. DURKHEIM —> La divisione del lavoro sociale —> l’eterogeneità tra gli individui e la mancata divisione del lavoro tipici della solidarietà organica possono in casi estremi, dare vita a una situazione, caratterizzata da anomia. In breve, viene meno la capacità di sentirsi parte di una comunità e stabilire relazioni significative con gli altri membri. In una società così descritta ne discende che gli individui: A. vivono in una condizione di isolamento, ovvero al di fuori di una rete di relazioni per essi significativa come quella che caratterizzava la comunità. B. Vivono quasi esclusivamente relazioni basate sull’impersonalità, tratto caratterizzante della società C. Sono relativamente liberi da pressioni sociali vincolanti, al punto da rischiare di dare vita a situazioni di anomia. L'avvento della “società di massa” si lega all’affacciarsi delle masse organizzate sulla scena della società europee del tardo Ottocento. xIl termine massa veniva associato a qualcosa di amorfo, magmatico, imprevedibile, pericolosamente instabile. Le bon nel 1955 scrive il libro “La psicologia delle folle”, voleva studiare le folle e qualche fosse la sua psicologia. Per Le bon, la folla ha delle caratteristiche ricorrenti: - La folla è un fenomeno fisico perché PRODUCE INTIMITÀ TRA CORPI. Questo fenomeno può essere considerato nuovo perché prima non esisteva un motivo per cui le persone dovessero unirsi 12 - ANONIMATO: in una folla gli individui perdono la loro individualità e diventano anonimi. Questo può far sentire agli individui un sorta di liberazione, poiché non si sentono più responsabili delle loro azioni. - CONTAGIO: gli individui di una folla sono influenzati dalle emozioni e dai comportamenti degli altri membri. - SUGGESTIONE: gli individui all'interno di una folla sono molto influenzabili dalle parole e dalle azioni degli altri membri. Di conseguenza, un individuo può essere portato a compiere azioni che normalmente non avrebbe mai fatto. - IRRAZIONALITÀ: le folle sono guidate da emozioni e passioni, piuttosto che dalla ragione. Di conseguenza, le decisioni prese dalle folle possono essere il risultato di impulsi emotivi piuttosto che di un ragionamento logico. —> all’interno di una folla non è più importante quello che viene detto, ma semplicemente come questo ci fa sentire. - LEADER: le folle sono spesso guidate da un leader carismatiche è in grado di influenzare altri membri della folla. Il leader può essere visto come un simbolo di autorità e può avere un grande potere sugli individui all’interno della folla. 14/03/2023 Le Bon--> L'oratore che vuole sedurre la folla deve abusare di dichiarazioni violente, esagerare, affermare, ripetere e mai tentare di dimostrare alcunché con il ragionamento sono espedienti familiari agli oratori nelle riunioni popolari Le Bon--> per il solo fatto di appartenere a una massa organizzata, l'individuo scende di parecchi gradii la scala della civiltà Le folle sono una minaccia costante per i principi di ragione e verità. Le Bon trovava una funzione positiva: UNIONE: le folle sono spesso unit da un senso di solidarietà e di appartenenza. Questo senso di unità può portare gli individui a dimenticare le loro differenze e a lavorare insieme verso un obbiettivo comune. Tuttavia la storia ci fornisce innumerevoli esempi di resistenza pacifica delle folle all'oppressione. Non è che quest'ultime siano meno emotive delle masse arrabbiate, soltanto che le emozioni sono differenti. 1930 --> ORTEGA Y GASSETT scrive la Ribellione delle masse --> Massa è tutto ciò che non valuta se steso - ne in bene ne in male - mediamente ragioni speciali, ma che si sente 'come tutto il mondo', e tuttavia non se ne angustia, anzi si sente a suo agio nel riconoscersi identico agli altri. La massa travolge tutto ciò che è differente, singolare, individuale, qualificato e selezionato. Chi non sia come “tutto il mondo”, chi non pensi come “tutto il mondo” corre il rischio di essere eliminato. UOMO MASSA: caratterizzato dalla mancanza di pensiero critico e dalla conformità alle opinioni e alle tendenze dominanti della società. L'uomo-massa si sente a proprio agio solo nella collettività, poiché ha perso la propria identità individuale e trova la sua sicurezza nell’appartenere a un gruppo omogeneo. LA TEORIA IPODERMICA o BULLET THEORY Conosciuta anche come BULLETT TEORY, sostiene che i media di massa abbiano un effetto diretto e immediato sul comportamento e le opinioni delle persone. In questa teoria, i media sono in grado di iniettare messaggi e ideologie nella mente degli individui, che vengono accettati senza alcuna forma di critica. I postulati ai quale fa riferimento la teoria ipodermica discendono direttamente da quelli alla base della teoria della società di massa: A. Nella società contemporanea si è verificata la scomparsa dei gruppi primari; B. Gli individui sono isolati; C. Gli individui annullano l’esaltazione dei tratti personali per lasciare spazio a quelli impersonali della massa; D. Il pubblico delle comunicazioni di massa è un pubblico atomizzato; E. i mezzi di comunicazione di massa sono onnipotenti e consentono a chi li controlla di controllare gli La teoria ipodermica fa riferimento a un modello di comunicativo che si caratterizza per una relazione diretta e univoca che lega lo stimolo alla risposta. In termini di visualizzazione grafica —> stimolo “S” dal quale si attiva una freccia che da vita a una risposta (R): S —> R. Questa “interpretazione” riprende il COMPORTAMENTISMO —>Teoria psicologica che sostiene che il comportamento umano sia governato principalmente dall'apprendimento attraverso l'esperienza. Secondo questa teoria, l'ambiente esterno ha un ruolo fondamentale nella determinazione del comportamento umano, mentre i processi interni della mente e dell'esperienza soggettiva sono meno rilevanti. Nei famosi esperimenti del cane di Pavlov condotti dal fisiologo russo Ivan Pavlov tra 1890 e il 1900, lo scienziato faceva suonare una campana ogni volta che offriva del cibo ai cani. Dopo diverse ripetizioni, i cani iniziarono a salivare non appena sentivano il suono della campana, anche se il cibo non era presente. In questo modo, Pavlov dimostrò come il cervello degli animali (e degli esseri umani) possa apprendere e associare stimoli diversi. Ogni atto individuale è solo apparentemente libero, essendo in realtà un comportamento direttamente imputabile a determinanti specifiche, esterne al soggetto agente e indipendenti dalla sua volontà , che possono essere variamente manipolate. 15 Nel 1931 la direzione dell’edificio viene presa da Horkheimer e nasce la cosiddetta Scuola di Francoforte, da cui passeranno un sacco di pensatori. Ma perché in questi anni (anni ‘30)? - Scatta la crisi del ’29 —> causa la Grande Depressione —> crolla la Borsa di Wall Street —> lo stato deve aiutare i cittadini —> nasce il Welfare State - Nazismo in Germania - Riv. Russa, nasce l’Unione Sovietica Gli intellettuali iniziano a riflettere su: - Falsità dello stato: i ricchi rimanevano ricchi e i poveri rimanevano poveri - il craxismo segnava la fine della civiltà e vedevano il capitalismo come causa principale del nazismo La prima teoria della Scuola di Francoforte: la FUNZIONE DIALETTICA DEL PENSIERO CRITICO—> secondo la Scuola di Francoforte la teoria deve avere sempre una finalità pratica e politica —> deve fondarsi sul pensiero negativo: ti mette di fronte alle ingiustizie e contraddizioni del sistema. —> gli studiosi della scuola di Francoforte analizzano la direzione del cambiamento sociale a partire dalle contraddizioni della società stessa. Per far prendere coscienza alle persone il pensiero critico deve smascherare la FALSA COSCIENZA, ossia l’illusione di vivere felici. Chi crea l’ideologia crea una falsa coscienza (come il velo di Maya di Schopenhauer). La falsa coscienza si riferisce alla credenza o alla percezione sbagliata che gli individui hanno riguardo alla loro condizione e delle relazioni sociali che li circondano. Gli individui sono ingannati e illusi dalle ideologie dominanti del sistema sociale in cui vivono, come ad esempio ciò che si ha per meriti. La falsa coscienza è un ostacolo alla liberazione dell’essere umano, poiché impedisce di riconoscere la vera natura della loro condizione e di lottare per una società più giusta. La cultura di massa è una forma di “falsa coscienza” perché induce a conformarsi alle norme e ai valori dominanti ella società capitalistica, impedendo loro di sviluppare un pensiero critico e autonomo. L’opera fondamentale della scuola di Franco forte è la “Dialettica dell’illuminismo”, scritta da Marx Horkheimer e Theodor W. Adorno nel 1947. Si tratta della più raffinata critica della cultura occidentale del novecento. Dialettica = un metodo per analizzare e comprendere la realtà sociale, con 2 tesi opposte che si sviluppano in una sintesi numero 3. Secondo Hegel la dialettica è una macchina che muove la storia. ILLUMINISMO INTESO COME IDEOLOGIA DOMINANTE DELLA SOCIETÀ CAPITALISTICA. PERCHÉ ILLUMINISMO? Non perché si intende come movimento filosofico dell’ ‘800, ma come questa ideologia determina l’uomo moderno, questa ideologia è quella che immagina che l’uomo può dominare tutta la realtà, la razionalizzazione del mondo. La ragione come principio fondamentale della ragione. Questa ragione nasceva anche dall’idea di liberarsi dei miti, leggende, cose del passato e si deve invece andare verso l’epoca della razionalizzazione della realtà. L’uomo diventa assoggettato ad una logica strumentale, un mero oggetto della tecnologia e dell’economia. L'opera fondamentale della scuola di Francoforte è “la dialettica dell’illuminismo", scritta da Max Horkheimer e da Theodor W. Adorno nel 1947. Si tratta della più raffinata critica della cultura occidentale del Novecento. L’uomo diventa assoggettato ad una logica strumentale, un mero oggetto della tecnologia e dell’economia. INDUSTRIA CULTURALE—> termine coniato all’interno della dialettica dell’illuminismo per riferirsi al sistema di produzione di beni culturali ( ad esempio musica, film, libri, programmi televisivi, etc.) all’interno del sistema industriale capitalista. HORKHEIMER E ADORNO—> il film, la radio e i settimanali costituiscono, nel loro insieme, un sistema. Ogni settore è armonizzato al suo interno e tutti lo sono tra loro. Film e radio non hanno più bisogno di spacciarsi per arte. La verità che non sono altro che affari, serve loro da ideologia, che dovrebbe legittimare gli scarti che producono volutamente. Essi si autodefiniscono industrie, e le cifre pubblicate dai redditi dei loro direttori generali troncano ogni dubbio circa la necessità sociale dei loro prodotti. - STANDARDIZZAZIONE—> l’industria culturale è definita industriale perché assimilato alle forme organizzative dell’industria e risponde alle esigenze di un mercato di massa. Pertanto è legata a processi di standardizzazione, produzione in serie e razionalizzazione distributiva. 16 - MERCIFICAZIONE—> l’industria culturale trasforma i prodotti culturali in merci, ovvero oggetti di scambio sul mercato, a scapito della loro qualità artistica e del loro valore culturale. - INTRATTENIMENTO—> l’industria culturale promuove una cultura affermativa in cui ogni elemento negativo e critico tipico della vera arte p scomparso. Inala senso la cultura non è in grado di risvegliare una conoscenza critica verso la società. L’industria culturale agisce sull’autonomia del consumatore riducendola a intrattenimento, per cui divertirsi finisce per significare essere d’accordo. - STEREOTIPIZZAZIONE—> qualsiasi occasione di fruizione mediale deve poter essere ottenuta senza alcun sforzo da parte del fruitore. Per facilitare questo processo, l’industria culturale ricorre alla stereotipizzazione, ossia all’elaborazione di generi che definiscono il modello attitudinale dello spettatore, prima che questi si interroghino di fronte a qualunque contenuto specifico. L’industria culturale è una vera e propria fabbrica del consenso che: 1. PORTA ALLA CREAZIONE DI PRODOTTI CULTURALI CHE FAVORISCONO LA DIFFUSIONE DI IDEOLOGIE DOMINATI 2. ELIMINA LA FUNZIONE CRITICA DELLA CULTURA 3. TRASFORMA GLI INDIVIDUI IN FRUITORI PASSIVI 27/03/2023 LA RICERCA AMMINISTRATIVA Paul Lazarsfeld —> Remarks on administrative and critical research —> saggio che ha contrapposto un dibattito che contrappone una ricerca di tipo mediacentrico, che si mette al servizio dei bisogni delle organizzazioni mediali e dei suoi dirigenti, ovvero che ha come scopo di vendere beni o elevare gli standard intellettuali della popolazione o di assicurare una comprensione delle politiche governative; e di una ricerca critica —> che analizza i media all’interno dei contesti sociali ì, economici, politici e culturali. Ma è anche la contrapposizione di due visioni di ricerca sui media: Bureau of Applied Social Research (BASR) di Paul Lazarsfeld E la teoria critica della scuola di Francoforte di Horkheimer e Adorno RICERCA AMMINISTRATIVA VS TEORIA CRITICA La teoria critica concepisce il sistema dei media come luogo di riproduzione dei rapporti di forza presenti nel contesto economico sociale. La ricerca amministrativa vede il sistema dei media come uno strumento che può raggiungere vari scopi. RA SI CHIEDE: chi sono le persone esposte ai diversi media? Quali sono le loro preferenze specifiche? Quali sono gli effetti dei diversi metodi di presentazione? TC SI DOMANDA: come sono organizzati e controllati questi media? In che modo, nel loro assetto istituzionale, si manifesta la tendenza a centralizzazione, alla standardizzazione e alla pressione promozionale? In che forma, per quanto mascherati, stanno minacciando i valori umani? TEORIA CRITICA RICERCA AMMINISTRATIVA COMUNICAZIONE INTESA COME PROCESSO SOCIALE SOCIO-CENTRICA: interessata ad analizzare il modo in cui i media affrontano questioni pubbliche e sociali, ad esempio come promuovono il processo democratico. MEDIA-CENTRICA: interessata all’efficenza dei media più che a riflettere sul cambiamento sociale LE ISTITUZIONI MEDIALI COME PARTE DEL PIÚ AMPIO CONTESTO SOCIALE Studio dei media come istituzioni politiche, all’interno del più ampio contesto socio-culturale Analisi degli individui e come finalizzare i media per soddisfare specifici scopi istituzionali STRUTTURA, ORGANIZZAZIONE, PROFESSIONALITÁ E PARTECIPAZIONE Meno dipendente dalle organizzazioni mediali e dai loro obbiettivi (spesso di natura commerciale) Finanziata dai media 17 Per i ricercatori amministrativi i massmedia non solo altro che strumenti per raggiungere determinati scopi e i media, in tal senso, possono persuadere o influenzare gli individui, mentre per i teorici critici, il sistema dei media non fa altro che riprodurre i rapporti di forza dell’apparato socio-economico e, nel farlo, manipola gli individui. LA SCOPERTA DELLE <<VARIABILI INTERVENIENTI>> BERELSON —> sostiene: “certi tipi di comunicazione su certi temi sottoposti all’attenzione di certi tipi di persone in certe condizioni hanno certi effetti”. Berelson riprende gli assiomi di Lasswell tra questi vi era l’intenzionalità della comunicazione da parte dell’emittente , vale a dire la volontà di perseguire un obbiettivo. —> da questo punto un oggetto di studio privilegiato dagli studiosi dei mass media furono le “campagne” volte a conseguire obbiettivi specifici. La focalizzazione dell’attenzione sulla campagna come oggetto di studio si presentava come un ottima risposta a esigenze provenienti da diversi ambiti: 1. Di tipo commerciale, ottenere dati circa l’efficacia delle campagne pubblicitarie; 2. Di ricerca, descrivere e misurare gli effetti dell’esposizione ai messaggi mediali sugli individui; Tutto questo interesse per lo studio degli effetti delle campagne si ha perché si voleva studiare l’efficacia dei messaggi e prevedere se è stato raggiunto l’effetto desiderato dal mittente. KURT E GLADYS LANG (1959) —> hanno sottolineato come un approccio simile ⬆ neghi la possibilità di considerare l’effetto “totale” della comunicazione: quell’effetto cioè, frutto di una comunicazione che non si esaurisce nei tempi di una campagna elettorale ma che, al contrario, si estende proprio tra una campagna e l’altra. L’elevato numero di ricerche prodotte testimonia la grande attività dei numerosi centri di ricerca, impegnati a raccogliere dati sugli effetti delle campagne; indica pure la necessità di introdurre fattori di mediazione tra i messaggi mediali e i membri dell’audience. Il problema che si poneva ai ricercatori era di trovare dati empirici univoci in merito alla presenza di effetti a breve termine sul pubblico. LA GUERRA DEI MONDI —> 30 ottobre 1938 l’emittente americana CBS trasmesse il radiodramma di Orson Wells dal titolo “La guerra dei mondi” dove veniva raccontato che gli stati uniti fossero stati invasi dai marziani. Il dramma si trasformò in uno degli eventi mediali più rilevanti di tutti i tempi: su sei milioni di ascoltatori, 1 milione credette che davvero gli usa fossero stati invasi dagli alieni e, quindi, assunsero atteggiamenti di panico, sebbene durante il programma la CBS mandò in onda messaggi che ricordavano che la narrazione di Wells non era reale. HADELY CANTRILL—> l’invasione da Marte: uno studio sulla psicologia del panico 1940; dal suo studio emerse la rilevanza delle differenze individuali nell’attivazione di reazioni di panico, vale a dire la capacità di valutare le situazioni e reagire ad esse in modo appropriato. Per Cantrill un messaggio può essere interpretato in modo diverso dai destinatari a seconda dell’intervento di alcuni fattori di mediazione. Cantrill individuò i fattori che avevano reso il programma più vero: A. IL TONO REALISTICO—> ovvero l’alternanza tra la narrazione, le interruzioni giornalistiche e i sipari musicali che contribuirono a dare vita a un prodotto che non si identificava necessariamente con un prodotto della fantasia; B. LO STESSO SVOLGIMENTO DEI FATTI NELLA FASE INIZIALE APPARIVA REALISTICO—> incertezza degli eventi, dichiarazioni provenienti da un ambito scientifico; C. AFFIDABILITÀ DELLA RADIO—> la grande autorevolezza della radio attribuita dai cittadini americani; D. L’USO DI ESPERTI —> il ricorso a personaggi dell’ambiente scientifico e accademico; E. L’USO DI LOCALITÀ ESISTENTI —> l’uso di località vere e che collocavano il fatto in un punto preciso e reale dello spazio; F. LA SINTONIZZAZIONE DALL’INIZIO DEL PROGRAMMA O A PROGRAMMA GIÀ INIZIATO; Cantrill individua 4 tipo di spettatori: 1) SOGGETTI IN GRADO DI CONTROLLARE LA COERENZA INTERNA DEL PROGRAMMA; 2) SOGGETTI CHE AVEVANO PROCEDUTO A CONTROLLI ESTERNI; 3) SOGGETTI CHE, PUR AVENDO TENTATO LA STRADA DEI CONTROLLI ESTERNI, SI CONVINSERO CHE ERA EFFETTIVAMENTE CADUTO UN METEORITE; 4) SOGGETTI CHE NON EFFETTUARONO NESSUN TIPO DI CONTROLLO E CHE RITENNERO IL PROGRAMMA UN NOTIZIARIO GIORNALISTICO. I soggetti della 1° e 2° categoria furono in grado di confrontare ciò che veniva narrato con la conoscenza del mondo che avevano costruito nel corso del tempo.—> questo grazie all’ ABILITÀ CRITICA —> capacità di valutare uno stimolo in modo tale da essere in grado di coglierne le caratteristiche essenziali, valutarle e reagire appropriatamente. 20 messaggio persuasorio bisogna partire da elementi relativi alla credibilità della fonte, all’ordine e alla completezza delle argomentazioni e dall’esplicitazione delle conclusioni. l’area di indagine relativa alla credibilità della fonte rimanda all’assunto secondo il quale di una credibilità dipende, in misura considerevole dal comunicatore. In termini operativi, il concetto è stato articolato nella dimensione della competenza (intesa all’autorevolezza e alla reputazione) e in quella della fiducia (intesa come attribuzione o meno di un intento persuasorio da parte del comunicatore) Hovland sottoposero ad un gruppo di soggetti 4 dichiarazioni relative ad argomenti diversi, ospitati ora da una fonte di credibilità, ora da una fonte di bassa credibilità. Tra le varie dichiarazioni figurava quella che si poneva come interrogativo la possibilità di costruire sottomarini atomici attribuita a Oppenheimer, fonte credibile e autorevole, e al quotidiano sovietico “pravda” fonte di scarsa credibilità in merito all’argomento citato —> risultati: mostravano chiaramente come l’attribuzione di scarsa credibilità a una fonte influiva sulla valutazione dell’argomentazione dell’offerta. CREDIBILITÀ DELLA FONTE L’efficacia della comunicazione è correlata alla credibilità della fonte percepita dal ricevente dell’informazione COMPETENZA Fonte ritenuta in possesso di buona conoscenza dell’argomento e di alto livello di expertise FIDUCIA Fonte ritenuta degna di fede, sincera e disinteressata IL PROGETTO “AMERICAN SOLDIER” 1941-1945 Uno dei primi studi su larga scala a utilizzare metodi di ricerca scientifica per comprendere il comportamento umano in situazioni di guerra. Per il progetto, i ricercatori hanno intervistato migliaia di soldati americani, utilizzando questionari e interviste di gruppo per raccogliere informazioni sulle loro esperienze, i loro sentimenti, le loro opinioni e le loro motivazioni. L’esperimento consisteva nella visione di film a tema della guerra e della sua positiva influenza per gli usa. I film avevano uno scopo propagandistico per spronare i soldati americani a combattere. Hoveland organizzò una serie di esperimenti per valutare l’efficacia dei film trasmessi ai soldati nei vari centri di reclutamento e addestramento. Dopo una settimana dalla visione dei suddetti film, i soldati ricevettero dei questionari con domande che si riferivano a informazioni specifiche e a opinioni più generali; le conclusioni furono: A. VI ERA STATO UN INCREMENTO DI INFORMAZIONI SPECIFICHE; B. VI ERA STATA UNA MODIFICA DELLE OPINIONI DEI SOLDATI SOLO IN RELAZIONE A PARTICOLARI INTERPRETAZIONI; C. VI ERANO STATI EFFETTI QUASI INESISTENTI SULLE OPINIONI RELATIVE A QUESTIONI GENERALI; D. NESSUN EFFETTO ERA STATO REGISTRATO IN MERITO ALL’INCREMENTO DELLE MOTIVAZIONI A COMBATTERE DA PARTE DEI SOLDATI. Per individuare le differenze dei messaggi proposti bisogna prestare particolare attenzione alle modalità di costruzione dei messaggi stessi —> si indaga sull’ ORDINE DELLE ARGOMENTAZIONI. —> è preferibile collocare in testa o in coda la posizione che si vuole sostenere? L’interesse per l’argomento, il livello di istruzione, l’intervallo di tempo trascorso dalla comunicazione sono tutte variabili che modificano il risultato finale a tal punto che è impossibile prevedere un assunto valido per tutti. —> La persuasione è più efficace quando viene presentata per prima l’argomentazione più forte e il pubblico è meno coinvolto nell’argomento e non ha un’opinione già formata. La persuasione è più efficace quando viene presentata per prima l’argomentazione più debole e il pubblico è coinvolto nell’argomento e ha un opinione già formata. COMPLETEZZA DELLE ARGOMENTAZIONI —> Hovland, Lumsdaine e Sheffield —> affrontarono questo tema in relazione allo studio dei messaggi tesi a preparare i soldati a una lunga guerra. In collaborazione con l’arde forces radio services, furono costruite due trasmissioni radiofoniche diverse: - Una dalla durata di 15 minuti, che presentava solo un aspetto della questione in esame —> ONE SIDE - L’altra dalla durata di 19 minuti, che presentava i diversi aspetti della questione —>BOTH SIDE L’obbiettivo dei ricercatori era quello di valutare l’efficacia dei due tipi di programmi. CONCLUSIONE —> La persuasione è più efficace quando il messaggio persuasivo è completo, ovvero quando presenta tutti gli argomenti necessari per supportare la posizione difesa (both sides). Se un messaggio persuasivo è incompleto o manca di informazioni cruciali (one side), il pubblico potrebbe essere meni propenso ad accettare la posizione difesa. Solo in presenza di un elevato livello di istruzione e di opinioni preesistenti sull’argomento, aveva maggiore efficacia il messaggio both sides. 21 Anche la valutazione dell’ ESPLICITAZIONE DELLE CONCLUSIONI all’interno del messaggio persuasorio non è possibile riassumerla in un assunto predefinito: La persuasione è piú efficace quando la conclusione è esplicitamente indicata nel messaggio persuasivo. Tuttavia, i soggetti con un elevato livello di istruzione preferivano che le conclusioni non venissero esplicitate, esattamente il contrario avveniva tra i soggetti con un livello basso. La conclusione dell’analisi dei fattori di mediazione rispetto al messaggio si può sostenere che la rilevanza delle differenze individuale è tale da non riuscire a offrire una risposta valida per tutti ma offre una risposta che si definisce in base alla collocazione del messaggio persuasorio all’interno del contesto economico, sociale e culturale degli individui, nonché alle attuali di microtargeting, applicazione sofisticata e consapevole della differenziazione del pubblico alla quale si accompagna la frammentazione dell’offerta. IL FLUSSO A DUE FASI DELLA COMUNICAZIONE La ricerca empirica offrì elementi utili a evidenziare il ruolo esercitato dall’influenza personale: THE PEOPLE CHOISE—> nel trarre le conclusioni della ricerca, i ricercatori dichiararono che in qualsiasi momento della campagna fosse stato chiesto agli interventisti di ricostruire la loro esposizione ai vari tipi di comunicazione, le discussioni politiche erano state state citate più spesso dalla radio e dalla stampa. Non solo la comunicazione personale era più citata di quella mediale ma, allorché invitati a segnalare cosa avesse contribuito alla loro decisione di voto, gli stessi intervistati indicavano i contatti personali. La maggior efficacia dei contatti personali vs la comunicazione media deriva da alcune caratteristiche dei contatti face to face, ovvero la casualità e non intenzionalità della comunicazione, la flessibilità degli stessi messaggi, la gratificazione personale dei soggetti coinvolti e l’attribuzione di prestigio e autorevolezza ad alcuni soggetti. —> gli studiosi citano il caso di una vecchia signora che dichiarò di aver deciso quale candidato votare dopo una conversazione con un suo amico “uomo d’affari”. —> questo succede perché i MECCANISMI DELLA SELETTIVITÀ che agiscono in presenza di una comunicazione mediale vengono aggirati, o quantomeno neutralizzare, nel caso di un interazione personale. I contatti personali si caratterizzano per l’elemento della FLESSIBILITÀ, ovvero nel corso di una conversazione, infatti, si può intervenire minimizzando alcuni aspetti, se percepiti come sgraditi all’interlocutore, ovvero enfatizzarne altri, se ritenuti più vicini agli interessi del soggetto. In terzo luogo i contatti personali offrono una GRATIFICAZIONE immediata a seguito della condivisione di un opinione e, nel caso ciò non accada, possono dar vita a forme di emarginazione. Oltre alla flessibilità, alla gratificazione la FIDUCIA E PRESTIGIO dell’interlocutore sono, per gli individui, importanti fattori di credibilità della comunicazione. L’attribuzione da parte degli intervistati di una maggiore capacità persuasoria ad alcune persone piuttosto che ai mezzi di comunicazione condusse i ricercatori a individuare alcuni soggetti dotati di influenza chiamati —> LEADER D’OPINIONE; I LEADER D’OPINIONE sono persone che hanno una posizione di rilievo nella società, come ad esempio professionisti, opinasti, insegnati o politici, e che sono considerati dagli altri come fonti autorevoli di informazioni e giudizi, questi chiamati “LEADER MOLECOLARI”. Individuata la rilevanza dell’influenza personale, era necessario indagare il rapporto intrattenuto dai leader d’opinione con i mezzi di comunicazione di massa. —> IL FLUSSO A DUE FASI DELLA COMUNICAZIONE —> La comunicazione è un processo a due fasi. La prima fase è quella della comunicazione limitata dagli OPINION LEADER, in cui i messaggi e le informazioni sono filtrati e interpretati attraverso le opinioni di costoro. La seconda fase è quella della comunicazione che avviene dai OPINION LEADER ai membri del pubblico, in cui le informazioni vengono condivise e discusse. Le idee sembrano spesso passare dalla radio e dalla stampa ai leader d’opinione e da questi settori meno attivi della popolazione. • gli individui non sono isolati socialmente;
• esistono reti di rapporti sociali all’interno delle quali spicca una figura filtro nei meccanismi di trasmissione delle informazioni;
22 • questo nodo centrale è maggiormente esposto ai flussi mediali primari, che riceve, rielabora e trasmette, in colloqui informali e non strutturati, ad altri soggetti della rete/comunità Gli assunti del flusso a due fasi della comunicazione vengono ripresi nella ricerca sull’influenza personale—> Ricerca che si svolse coinvolgente 800 donne di Decatur focalizzò l’attenzione sulla figura del leader d’opinione, su i suoi rapporti con gli altri soggetti e sul consumo mediale. —> “in definitiva si può affermare che le leader d’opinione in ogni singolo campo tendono ad essere più esposte ai mass media” —> nel modello a due fasi della comunicazione assunto a riferimento, i leader di opinione si espongono di più ai media e, riguardo agli individui che si rivolgono loro per consigli, assolvono la funzione di sbarramento rispetto ad alcune comunicazioni, ovvero di apertura rispetto ad altre. KATZ e LAZARSFELD —> introducono una differenziazione tra i tipi di Leadership. - LEADERSHIP ORIZZONTALE D’OPINIONE: fa riferimento a un’influenza che si esercita tra simili e che può essere intercambiabile. Es: un leader nel cinema può dismettere tali panni e diventare un esperto nel campo degli affari pubblici. - LEADERSHIP VERTICALE D’OPINIONE: si itende un influenza esercitata da soggetti colorati a un livello superiore nella scala sociale, ai quali viene attribuita una maggiore competenza su certe questioni. MERTON—> introduce ulteriori divisioni: - LEADER D’OPINIONE LOCALE: soggetti riconosciuti, all’interno di una comunità, come portatori di saggezza e autorevolezza - LEADER D’OPINIONE COSMOPOLITA: soggetti non percepiti come membri di una comunità, cui vengono riconosciute competenze specifiche in relazione ad un ambito circoscritto. GLI EFFETTI LIMITATI DEI MEDIA I processi comunicativi furono, per la prima volta, posti in un contesto all’interno del quale i destinatari esibivano appartenenze a reti sociali e relazioni interpersonali in grado di mediare rispetto ai messaggi veicolati. Le comunicazioni di massa non erano così potenti da superare i meccanismi della selettività e le barriere rappresentate dalle relazioni personali. LA COSTRUZIONE SOCIALE DELLA REALTÀ La realtà è una costruzione sociale?—> MITO DELLA CAVERNA DI PLATONE: l’uomo scambia per realtà quello che ne è soltanto una proiezione. L’uomo è prigioniero dell’opinione perché crede passivamente alle immagini delle cose sensibili, cioè le ombre delle forme proiettate sulla parte della caverna. Il riconoscimento del ruolo giocato dai media nel processo di costruzione della realtà da parte degli individui costituisce l’elemento comune che caratterizza le teorie più recenti dei media. I media consentono agli individui di accrescere il loro grado di conoscenza e informazione ovvero di cogliere le correnti di pensiero e gli atteggiamenti dominanti in un e gli atteggiamenti in un determinato periodo storico. Consentono, quindi, la realizzazione di molti processi di socializzazione che nel passato venivano garantiti da altri soggetti. Noelle-Neumann—> ritorno ai powerfull media —> Non si studiano più solo le campagne, ma si analizza il sistema dei media per indagare come, a partire da esso, i soggetti costudiscano le loro rappresentazioni della realtà. Si ha quindi un abbandono del modello matematico della comunicazione di Shannon e Weaver, al centro dell’attenzione vengono posti i processi di formazione dell’opinione pubblica, con la piena consapevolezza della complessità delle dinamiche esistenti tra i vari attori, ulteriormente accresciuta a seguito dell’affermazione del Webb e dei processi di convergenza da esso attivati. Al contempo, il contributo complessivo offerto dai mezzi di comunicazione all’elaborazione e condivisione di modelli di significato da parte degli individui viene attualizzato e analizzato in un ottica crossmediale. LA SCUOLA DI CHICAGO E IL TEOREMA DI THOMAS La realtà sociale non è una cosa data e oggettiva, ma piuttosto una costruzione sociale basata su un accordo condiviso sui significati delle cose. Il teorema di Thomas è un principio sociologico formulato da William Isaac Thomas e afferma che “se gli uomini definiscono le situazioni come reali, queste sono reali nelle conseguenze” Gli individui agiscono sulla base di ciò che ritengono reale, anche se non è detto che questo sia davvero tale. L’individuo medio non ha la capacità di comprendere la complessità del mondo che lo circonda e che quindi si affida ad una “immagine” semplificata della realtà fornita dai mezzi di comunicazione di massa. ROBERT PARK E IL CONCETTO DI “SECONHAND EXPERIENCE” ROBER PARK: “le news costituiscono una forma di conoscenza, che permette all’orientamento tanto degli individui della società”. Si tratta di una forma di conoscenza particolare, definita di “seconda mano”, che si è andata affermando e 25 descrivere e distinguere tali influenze è di chiamare il ruolo dei giornali Agenda Setting e quello della televisione spot- lighting”. Benson e Frazier —> svolgono uno studio con obbiettivo specifico di indivuare il diverso livello di informazione offerto dalla stampa e dalla tv. Distinguono 3 diversi livelli informativi: - Livello 1: semplice etichetta del tema; - Livello 2: individuazione dei problemi, cause o soluzioni proposte; - Livello 3: individuazione delle argomentazioni pro o contro le soluzioni proposte. I due ricercatori giugno alla conclusione che solo la stampa conduceva i suoi lettori ai livelli più alti. L’esclusiva esposizione al mezzo televisivo non permetteva ai giochetti di andare oltre al livello 1, vale a dire quello dell’indicazione del tema. L’approccio che si è affermato dopo questa ricerca è quello che considera gli effetti di agenda setting come il risultato cumulativo dei numerosi canali che affollano l’ambiente mediale degli individui e che assume come variabile interveniente l’interesse per la dimensione informativa. RUOLO DEL PUBBLICO Fattori presenti nel pubblico che influenzano l’effetto di agenda: A. Grado di interese: fu condotta un indagine sugli abusi e sulle frodi in ambito di assistenza sanitaria; risultato—> i soggetti bisognosi di assistenza non mostrarono nessun effetto di agenda, probabilmente perché sapevano già quello che accadeva in quel settore; il pubblico generico e i funzionari governativi presentarono un effetto agenda: i primi preoccupati del funzionamento del servizio che in futuro avrebbe potuto riguardare anche loro, i secondi preoccupai del fenomeno e consapevoli della necessità di un intervento. B. Interazioni sociale e reti personali: l’agenda è più forte su quegli individui che hanno partecipato a conversioni intorno ad argomenti presenti nei media. C. Credibilità del sistema mediatico: l’agenda di un individuo possa non essere influenzata dai media allorché vi è una bassa credibilità del sistema media. D. Discrepanza tra esperienza personale e informazioni offerte dai media: c’è una netta differenziazione tra i valori notizia propri dell’individuo a quelli presenti nei media. E. Distanza tra i valori notizia dell’individuo e quelli offerti dai media: il pubblico accoglie o rifiuta i temi presenti nell’agenda dei media coerentemente con quegli interessi e predisposizioni che governano la stessa esposizione dei media. BISOGNO DI ORIENTAMENTO In un momento di incertezza e in presenza di temi meritevoli di attenzione, gli individui accerteranno un “bisogno di orientamento” che li porterà ed esporsi ai media e considerare l’agenda proposta. Il bisogno di orientamento è il risultato della combinazione della rilevanza (del tema) e dell’incertezza (riguardo all’articolazione dello stesso tema). Un basso livello di rilevanza accompagnato da un basso libello di incertezza condurrà a un basso bisogno di orientamento; un alto livello di rilevanza accompagnato da un alto livello di incertezza porterà a un elevato bisogno di orientamento. Gli effetti dell’orientamento variano a seconda dei media considerati ma che l’agenda può verificare a seguito di un esposizione tanto casuale quanto intenzionale. LA MOLTIPLICAZIONE DELLE AGENDE A determinare la moltiplicazione delle agende hanno contribuito sia la crescita esponenziale di canali informativi, sia le numerose conversazioni che si sviluppano sui social media e sui blog che affinato tanto le questioni alle quali prestano attenzione i Legacy media quanto quelle che derivano da interessi specifici. Volendo fornire un’etichetta all’agenda che si costruisce grazie ai media verticali, nonché alle conversazioni sui temi da essi proposti, si può utilizzare: • PRIORITIZED AGENDA: Ciò che le persone trovarono nelle news e valutano come temi più importanti • AGENDA MELDING: agenda che combina al suo intento elementi provenienti da varie agende dei media tanto verticali quanto orizzontali, che riorganizza e mette in relazione i temi a partire dagli interessi degli individui e/oda quelli del network di appartenenza, rendendo molto più complesso il tradizionale approcci di ricerca che poneva in relazione l’agenda dei media e quella del pubblico. LA COSTRUZIONE DELL’AGENDA AGENDA BUILDING L’agenda building è il processo che spiega come la costruzione dell’agenda avviene attraverso l’azione di una pluralità di attori, spesso fuori dal contesto dei media. I temi sono in competizione tra loro per attrarre l’attenzione del pubblico (che è limitata). Ciò provoca una lotta, non sempre visibile, per l’affermazione di un tema a scapito di un altro. 26 LA RILEVANZA “RELATIVA” DI UN TEMA L’inserimento di un tema in agenda viene visto come il risultato finale di un processo che vede coinvolti altri soggetti e altri temi e che, in ultimo, viene valutato in termini migliori rispetto ad altri. l’esempio della guerra in Ucraina dimostra come: - Un tema scarsamente coperto in passato possa essere il tema dominante in agenda oggi - Non tutti i temi entrano nell’agenda dei media e come la copertura mediatica può essere influenzata da fattori politici, geografici e di altro tipo. LA COSTRUZIONE DELL’AGENDA La costruzione dell’agenda è un processo collettivo con un certo grado di reciprocità tra tre attori: A. La realtà esterna (disoccupazione, razzismo, etc): appare evidente come vi siano alcuni temi che possono nascere o trovare nuovi impulsi da dati oggettivi. B. La logica di selezione delle notizie e la costruzione di un tema nell’ambito dei media (regole giornalistiche, newsmarking etc.). i media scandiscono le seguenti fasi della nascita di un tema: in prima battuta, mettono in luce alcuni avvenimenti; in un secondo momento, elaborano il tema in modo tale da attribuirgli un significato simbolico; in un terzo momento, creano un legame tra l’avvenimento specifico e alcuni simboli secondari; infine, associano il tema a un portavoce, in modo da acquisire corpo e visibilità pubblica nonché immediata riconoscibilità. C. I rapporti di potere —> Stephen Reese: potere dei media vs potere delle fonti —> i primi dispongono del potere di destinare spazio e di attribuire enfasi ai temi da essi selezionati; i secondi dispongono del potere di diffondere le informazioni utili alla copertura dei temi. La determinazione dei tremi in agenda diventa così il risultato finale di complesse iterazioni tra giornalisti ed esponenti dotati di potere. In presenza di rapporti di potere non del tutto equilibrati, l’agenda che ne deriverà potrà essere sbilanciata a favore di alcuni temi e a svantaggio di altri. WHO SETS THE MEDIA AGENDA? McCOMBS—> Lo studioso evidenzia l’insieme delle relazioni tra l’agenda dei media e tutte le altre: i vari stati che costituiscono il corpo della cipolla rappresentano l’influenza esercitata dalle diverse agende sull’agenda dei media, che altro non è se non la parte più interna della stessa cipolla.per cogliere l’effettiva portata dell’influenza esercitata dalle diverse agende, McCombs suggerisce di tenere contro dei seguenti elementi: 1. Le fonti principali che forniscono le informazioni alla base della copertura giornalistica 2. Le altre testate giornalistiche e di informazione 3. Le norme e le tradizioni proprie del giornalismo. Questi tre elementi costituiscono una sorta di rielaborazione dell’approccio che muove dai rapporti di potere tra media e fonti e dalle relazioni che si stabiliscono tra le diverse testate, oggi comunemente nota come “intermedia agenda” L’intermedia agenda non è altro che quell’influenza esercitata da alcune testate su altre nella selezione e trattazione dei temi. La scelta dei temi da trattare rappresenta il risultato dell’intermedia agenda-setting, cioè nell’interazione tra i media, anche se diversi. Il primo ad individuare questo processo di influenza fu Warren Breed nel suo studio sul contributo dato da alcune testate giornalistiche, definite come opinion leader, alla standardizzazione dei contenuti informativi.—> questo processo di influenza reciproca reciproca si riflette sull’omogeneizzazione dei contenuti informativi o su quella ridondanza tra agende etichettata come “ubiquity” dando talvolta vita al fenomeno del “pack journalism”. WEAVER E CHOI —> considerano cinque possibili influenze sulla costruzione dell’agenda dei media nell’attuale ecosistema mediale, dando maggiore spazio l’analisi delle conseguenze della presenza dei social media. Nel dettaglio: 1. oltre a confermare la necessità di considerare l’influenza esercitata dalle fonti autorevoli e dotato 2. Dagli altri media 3. Dalle norme e tradizioni giornalistiche 4. Aggiungono gli eventi in attesi 5. E le audience mediali IL SECONDO LIVELLO DELL’AGENDA 27 I media non solo hanno successo nel dirci intorno a cosa pensare, ma hanno successo anche nel dirci come pensare riguardo a tali temi. I media possono influenzare non solo l’importanza che il pubblico attribuisce a un argomento, ma anche la modalità con cui il pubblico interpreta, discute e agisce in relazione all’argomento stesso. IL CONCETTO DI ATTRIBUTO Un attributo riguarda le caratteristiche specifiche dell’oggetto o dell’argomento in questione che vengono evidenziate dai media e che possono influenzare la percezione pubblica. Gli attributi possono essere di natura diversa, ad esempio fattuali (come il numero di persone coinvolte in un evento) o valutativi (come la gravità di un problema). IL CONCETTO DI FRAME Un frame è la lente interpretativa attraverso cui i media presentano l’oggetto o l’argomento in questione. I frame sono modelli mentali che i media utilizzano per organizzare le informazioni e per presentare un punto di vista specifico. Con l’introduzione degli attributi e del frame la teoria dell’agenda-setting costituisce un approccio allo studio dell’influenza dei media non più limitato alla dimensione cognitiva (primo livello) ma esteso a quella persuasiva (secondo livello)allorché ipotizza una valutazione di un soggetto o tema a partire dalle caratteristiche ad esso associate. I media costruiscono un frame dell’immigrazione che promuove una particolare definizione del problema (l’immigrazione come minaccia), un interpretazione casuale (l’immigrazione come causa dei problemi di sicurezza e dei ceti sociali), una valutazione morale (l’immigrazione come sbagliata o pericolosa) e/o una raccomandazione (la necessità di limitare l’immigrazione). Questi attributi e sottotemi, contribuiscono a dare vita al tema principale e si presentano organizzati e ordinati esattamente come avviene nella classica agenda dei temi. RICERCHE CHE “INTRODUCONO” I CONCETTI DI FRAME E DI ATTRIBUTI: TAKESHITA e MIKAMI 1995 —> analizzano i temi della campagna, i ricercatori individuarono un solo tema predominante tra quelli presenti, vale a dire quello delle riforme politiche. Nei tre network analizzati e nei due principali quotidiani nazionali, le riforme politiche occupano uno spazio dal 82% al 94% della copertura totale dei media, con un valore medio che si posizionava al 90,8% dei pezzi. I ricercatori decisero di introdurre nuove variabili per testare il processo dell’agenda-setting. Innanzitutto introdussero il grado di informazione e l’esposizione alla campagna per verificare l’ipotesi che la salienza di un tema fosse positivamente correlata con il livello di attenzione per l’informazione politica. In secondo luogo introdussero un analisi fattoriali per i livelli di importanza dei temi, i ricercatori giunsero a individuare due fattori distinti connessi alla copertura mediale: uno di carattere etico e uno legato al sistema Grazie a questo esperimento si arrivò alla conclusione che esistono più tipi di influenza da parte dei media. Al di là dei risultati delle diverse ricerche , possiamo approfondire la questione prossimità/sovrapposizione tra attributi e frame. Se gli attributi possono essere pensati come un set di sottoinsiemi che definisce il tema principale, non ci si può non chiedere cosa li differenzi rispetto al frame alla luce del fatto che --> ROBERT ENTMAN 1993 —> “Costruire un frame significa selezionare alcuni aspetti della realtà e attribuire loro una salienza maggiore all’interno di un testo, promuovendo in tal modo una particolare definizione del problema, un interpretazione casuale, una valutazione morale e/ o una raccomandazione” KIOUSIS--> ritiene che non abbia senso mantenere una netta distanza tra le teorie e che, addirittura, un uso interscambiabile tra agenda degli attributi e frame possa portare a una fruttuosa parsimonia teorica. TAKESHITA--> Ritiene che non si ponga proprio la questione, visto che "l'agenda-setting degli attributi non è un imitazione del framing". McCOMBS--> entra nello specifico delle differenze tra le due teorie, a partire da una netta distinzione tra attributi e frame. Se si definisce il frame come la prospettiva prevalente rispetto a uno oggetto, ciò implica che esso sia definito da una selezione di attributi. - e temi centrali - ovvero una categoria specifica di attributi che definiscono la prospettiva dominante rispetto all'oggetto. La compresenza di attributi di tipo generale e di specifici attributi rappresenta la saldatura tra l'agenda degli attributi e quella dei frame, con una divisione del lavoro circa l'influenza del pubblico che oscilla "tra un ampio set di attributi che descrive i vari aspetti di un oggetto e un singolo attributo he definisce un frame dominante". "La convergenza dell'agenda-setting degli attributi con il concetto di framing offre nuovi spunti e solleva interessanti questioni circa l'influenza che i vari pattern descrittivi individuati nelle news hanno su com il pubblico pensa circa gli affari pubblici.” 30 4. Gli individui, nella continua e complessa operazione di monitoraggio del clima di opinione, sviluppano una “competenza quasi-statistica” che li mette nella condizione di valutare se il proprio punto di vista rispetto a un tema controverso li colloca tra coloro che condividono una posizione maggioritaria o minoritaria. Nel caso dell’identificazione con la posizione maggioritaria, non vi saranno problemi a posizioni pubblicamente; nell’altro caso, si eviteranno prese di posizione pubbliche. La competenza statistica è il risultato di una combinazione tra l’adattamento all’ambiente e l’ambiente virtuale televisivo. In tal modo.”le persone hanno l’abilità di stimare quanto sono forti le diverse posizioni all’interno del dibattito politico” 5. Gli individui che si percepiscono come portatori di una posizione minoritaria hanno due opzioni: abbracciare la posizione maggioritaria oppure tacere per evitare l’ostracismo la riprovazione sociale. Questo comportamento può creare una sorta di spirale del silenzio in cui le opinioni di maggioranza diventano sempre più forti e visibili, mentre le opinioni di minoranza vengono silenziate e marginalizzate. Si tratta quindi di una teoria che “combina la comunicazione interpersonale e la comunicazione di massa, il livello micro e il livello macro di analisi, il contenuto dei messaggi e il pubblico, le sociologia e la psicologia.” LE IPOTESI DELLA TEORIA ALLA PROVA DELLA RICERCA EMPIRICA La teoria della spirale del silenzio si è costantemente confrontata con la ricerca empirica. NEUMANN—> TEST DEL TRENO —> esperimento sul campo, la minaccia dell’isolamento era correlata al tema del fumo in presenza di non fumatori; un tema scelto in base alla rilevanza che esso aveva all’epoca nonché in virtù del fatto che i due schieramenti (pro e contro) erano abbastanza bilanciati. Dopo aver registrato la loro opinione sul fumo veniva posto il suddetto quesito: «Poniamo che lei debba affrontare un viaggio in treno di cinque ore, e che nel suo scompartimento ci sia una donna/uomo che crede... (opinione opposta a quella dell’intervistato su un certo argomento)/ci sia qualcuno a favore o contro.... Si intratterrebbe volentieri con questa donna/uomo per conoscere più da vicino il suo punto di vista o non lo riterrebbe importante?» Le risposte alla domanda vennero messe in relazione alla del clima di opinione (rilevato anche grazie a vignette che come esse fossero correlate alla condivisione o meno della posizione ritenuta maggioritaria: i fumatori che ritenevano fosse un loro diritto fumare in presenza di non fumatori - e che quindi condividevano una posizione minoritaria - si montano meno propensi a partecipare alla conversazione su questo argomento nel corso del viaggio in treno. TEST DEL PASSANTE —>“Un tizio arriva in una città a lui sconosciuta e cerca invano un parcheggio. Alla fine, scende dalla macchina e chiede a un passante: “Scusi, sa dirmi dove si parcheggia da queste parti?”. Il passante gli risponde: “Lo chieda a qualcun altro!”, gira sui tacchi e se ne va. Al riguardo, devo ancora aggiungere che l’automobilista aveva sulla giacca il distintivo di un partito. Di che partito crede che fosse? Qual è la sua ipotesi?” I risultati cui giungeva il lavoro evidenziavano come la correlazione tra la percezione di un clima di opinione coerente con il proprio punto di vista e la disponibilità a esprimere pubblicamente un’ opinione fosse positiva, sia di valore decisamente molesto. IL DOPPIO LIVELLO DELLA SPIRALE DEL SILENZIO - AGISCE A LIVELLO INDIVIDUALE: si dissimulano le opinioni se si ritiene di essere in minoranza; le si manifestano se si ritene che siano conformi a quelle della maggioranza; - AGISCE A LIVELLO SOCIALE: le idee considerate dominanti si diffondono sempre più con effetto a “spirale” a scapito di quelle considerate in minoranza. La concezione integrativa dell’opinione pubblica elaborata dalla Noelle- Neumann si traduce nel fatto che l’opinione dominante costringe alla conformità di atteggiamento e comportamento nella misura in cui minaccia di isolamento l’individuo che dissente. LA SPIRALE DEL SILENZIO E I MASS MEDIA Quando elaborò la Noelle-Neumann teoria della spirale del silenzio, il sistema era diverso da quello di oggi. Prendendo le mosse dall’ipotesi del costante monitoraggio effettuato dagli individui nell’intento di evitare l’isolamento sociale, il primo elemento da sottolineare è il ruolo centrale attribuito ai media nell’abbattimento della selettività—> il mezzo televisivo rende la percezione selettiva più difficile di quanto non avvenga con la stampa o altri media; ciò accade a seguito della presenza dei tratti della consonanza e della cumulabilità attribuiti al mezzo televisivo: con il primo si rimanda alla presenza di argomentazioni molto simili all’interno della stessa programmazione televisiva; con il secondo si indica l’apparizione periodica di tali argomentazioni. 31 A partire da questi presupposti viene reso possibile l’abbattimento della selettività e, conseguentemente, il sistema dei media gioca un ruolo rilevante nel consentire agli individui di cogliere il clima di opinione: “i media forniscono la pressione ambientale, stabiliscono le coordinate dell’ambiente sociale, del clima di opinione, in cui gli individui si orientano, a cui reagiscono allineandosi, accentuando o attenuando la propria disponibilità ad esprimersi”. I media contribuiscono a creare un doppio clima di opinione, vale a dire che la percezione del clima di opinione da parte degli individui si correla con il loro consumo mediale integrando gli elementi provenienti dall’esperienza personale— > Il clima d’opinione si sdoppia concettualmente sulla base del fatto che due sono le fonti e i luoghi di circolazione delle opinioni. Da una parte c’è quello che comprende tutti i rapporti interpersonali di un individuo, dall’alta c’è il clima d’opinione mediale. La concezione integrativa dell’opinione pubblica elaborata dalla Noelle-Neumann si traduce nel fatto che l’opinione dominante costringe alla conformità di atteggiamento e comportamento nella misura in cui minaccia di isolamento l’individuo che dissente. Per comprendere meglio la natura del doppio clima di opinione, la Noelle-Neumann procede a un’ analisi comparata tra previsioni elettorali del pubblico ed esposizione a programmi televisivi dal contenuto politico trasmessi nello stesso periodo. Confronto tra le risposte fornite da soggetti esposti a programmi televisivi a tema politico e soggetti non esposti o solo raramente alla domanda: «Anche se nessuno può saperlo, chi ritiene che vincerà le prossime elezioni, chi otterrà più voti, la CDU/CSU o la SPD/FDP?». La teoria riprende i modelli pessimistici sulla società di massa ed esalta il potere della tv. I media non hanno potere di cambiamento sociale. Nel commentare i dati, la Noelle-Neumann sostiene che gli individui avevano ricevuto due diverse interpretazioni della realtà: “quella data dall’osservazione in prima persona e quella derivata dagli occhi della televisione. Così nasce il doppio clima d’opinione”. L’osservazione dell’ambiente circostante portava i soggetti a formulare alcune previsioni; i media, invece, contribuivano a elaborarne altre; il potere dei mezzi di comunicazione non si limita solo a dare vita a questo doppio clima di opinione; esso si rintraccia in riferimento alla difficoltà di distinguere tra la propria percezione del mondo e qiwlla che viene elaborata tramite il ricorso ai media, dando vita aò fenomeno della pluralistica ignorante—> una situazione nella quale gli individui credono di essere gli unici a pensare in un certo modo e, per tale ragione, preferiscono non esprimersi e rimanere in silenzio. Ai mezzi di comunicazione viene attribuita anche la funzione di articolazione delle argomentazioni .—> non si limitano solo a dare spazio a una posizione piuttosto che a un’altra, ma forniscono il materiale utile a sostenerla, così “se qualcuno non trova il proprio punto di vista articolazioni sufficientemente correnti, comuni e frequenti, allora ricade nel silenzio” . È ANCORA VALIDA COME TEORIA? —> questa teoria è generale, va verificata per questione e questione. COMPLESSIFICAZIONE DEL SISTEMA MEDIALE Se nel passato pochi e potenti network dominavano l’intero sistema, oggi gli individui possono contrare su un offerta che ricoprendo al suo interno i legancy media (tanto a diffusione locale che internazionale), gli ordini online news outlet, i social media (con la riproposizione delle news dei legacy media e/o con la condivisione di materiale appositamente prodotto dagli utenti o da altri soggetti) SUPERAMENTO DELL’IDEA DEL “ISOLAMENTO SOCIALE” Come continuare, infatti, a ipotizzare la paura dell’isolamento scoiate degli individui quando la contemporanea appartenenza a più network relazionali consente e, talvolta, addirittura premia l’esposizione di punti di vista e posizioni minoritarie e di nicchia? LA TEORIA DELLA COLTIVAZIONE 32 Nasce negli anni 60 in Pennsylvania è una teoria degli effetti a lungo termine. La concettualizzazione originaria della teoria della coltivazione si colloca all’interno del progetto del “cultural indicators”. Il progetto del cultural indicators è stato ideato dallo studioso di comunicazione Gerbner e dal suo team di ricerca. L’obiettivo del progetto era di monitorare e analizzare il contenuto della televisione e della sua influenza società. LA TELEVISIONE E L’EFFETTO MAINSTREAM La televisione stava crea una cultura comune attraverso la quale le persone vedevano il mondo. Il concetto chiave di questa teoria è l’effetto mainstream, cioè tutto quel sistema di messaggi e immagini che regolano e riproducono le relazioni sociali. Ci educa ai ruoli di genere, età, classe, attitudine, passando dalla televisione; ci offre modelli di conformità o di ribellione, provvede a classificare i diversi temperamenti, le diverse personalità e mentalità che divengono le nostre caratteristiche distintive. La cultura è il mondo simbolico in cui organizziamo le nostre idee, I media ci fanno interpretare quello che noi viviamo oggi giorno, è la più grande distributrice di immagini della nostra cultura popolare. Gerbner parla di effetto mainstream quindi la televisione è un’agenzia di socializzazione, coltiva prospettive comuni. Costituisce il più grande costruttore di immagini della realtà sociale, assumendo il ruolo di agenzia di socializzazione, in competizione con le agenzie tradizionali, come la famiglia, la scuola, il gruppo dei pari. In particolare, la televisione viene considerata come l’espressione primaria del mainstream della nostra cultura, per cui essa coltiva prospettive comuni. La televisione da voce al mainstream. I messaggi televisivi costituiscono nel loro insieme un sistema che trasmette concezioni e valori coerenti e ricorrenti. La televisione offre ai telespettatori delle storie ripetitive che sono ritualisticamente consumate. Costruisce uno storytelling commerciale di massa. FUNZIONE AFFABULATORIA DELLA TV La televisione ha una funzione affabulatoria, cioè crea e racconta storie che sono coinvolgenti. La tv è affabulatoria perchè parla, racconta, propone storie: in questo modo stimola l’immaginario dei soggetti, soddisfa il loro bisogno di evasione, ne incarna le fantasie realizzandole in storie vicine alla loro quotidianità. FUNZIONE BARDICA DELLA TV La televisione ha anche una funzione bardica perché in qualche modo fa 3 cose: crea un linguaggio comune che tutti usano per interpretare le storie proposte; contribuisce a tracciare la cornice interpretativa di ciò che è reale fornendo un’esemplificazione percettiva, cioè che ci racconta la realtà che ci circonda sotto forma di storie che esemplificano la nostra cultura; trasforma le proiezioni di idee astratte in fatti concreti che si ripetono come se fossero rituali religiosi (condensazione rituale). ( bardo —> cioè un cantore-poeta che narrava e cantava storie, leggende e miti, spesso accompagnandosi con uno strumento musicale come la cetra o la lira. Aveva il compito di preservare la memoria collettiva e di tramandare la storia e la cultura del popolo alle future generazioni. ) La televisione, in breve, ci propone mondi, comportamenti, atteggiamenti opinioni sottoponendocele sotto forma di storie che narrano tanto il presente quanto il passato. L’UNICITÁ DELLA TELEVISIONE Nell’attribuire al mezzo televisivo il potere di costruire una cultura comune condivisa dai membri di una comunità, la teoria della coltivazione si pone nella cerchia delle teorie socio-culturali, interessate a individuare il nesso tra media e percezioni, credenze, attitudini e valori dei soggetti. In un articolo “Television: the new state religion”, Gerbner illustra alcuni punti fondamentali che devono essere tenuti presenti riguardo all’unicità del ruolo e dell’impatto del mezzo televisivo: - Assorbe più tempo e attenzione di quanta non ne assorbano tutti gli altri media messi insieme. - Non necessita attesa, pianificazione o ricerca. - Il consumo avviene nella propria casa ed è sempre disponibile. - Non richiede educazione, cioè è fruibile anche dai soggetti con un livello di istruzione basso o nullo. - La selezione da parte degli individui non avviene in base ai programmi ma alle fasce orarie. Offre strumenti di socializzazione alla comunità che non risentono della differenziazione anagrafica degli individui, tv la guardano dai bambini agli adulti. - Tende alla standardizzazione piuttosto che alla differenziazione, portando alla creazione di un unico pubblico omogeneo. - Tutto questo fa si che il potere della tv è quello di diventare lo specchio della cultura della propria società, ha il potere di creare una cultura comune e condivisa. - Facilmente accessibile a tutti, la tv contribuisce in maniera determinante a creare una visione collettiva del mondo. La tv ha il potere di costruire una cultura comune condivisa dai membri di una comunità. Gerbner era interessato all’influenza complessiva esercitata dai messaggi sul pubblico, inteso come persone esposte ai messaggi dei media nel corso della loro intera vita, senza dimenticare poi che Gerbner riteneva che la produzione 35 Sempre sul versante dell’affinamento degli strumenti teorici si colloca la specificazione di differenti tipi di effetti di coltivazione. Si parla di effetti di primo e secondo ordine. Gli effetti di primo ordine sono quelli che descrivono l’adozione da parte dei telespettatori di letture e interpretazioni del mondo offerte dalla televisione che sovrastimano alcuni fenomeni. Quelli di secondo ordine sono relativi a interpretazioni, attitudini, sentimenti e valori rispetto al mondo mutuati dalla televisione. TRASFORMAZIONE DEL SISTEMA MEDIALE Un sistema televisivo centrato intorno a 3 grandi network nazionali appartiene a un mondo che non c’è più e che è anche difficile da descrivere alle nuove generazioni. Quando pensiamo al mezzo televisivo, oggi, inevitabilmente facciamo riferimento a un’offerta che viaggia su strade diverse, che conta un numero di canali facilmente oltre le 100 unità a seconda dei paesi, che è gestito da imprese attive su più piattaforme, che si specializza rispetto ai contenuti proposti e che consente l’accesso on demand ai prodotti desiderati. Accanto a questa diversificazione dell’offerta, si colloca un’analoga differenziazione delle modalità e dei tempi di consumo: lo stesso prodotto può essere fruito mediante il tradizionale apparecchio televisivo, divenuto spesso smart television, mentre viene offerto dall’emittente oppure può essere selezionato all’interno di una Library e visionato in un momento successivo. Si può recuperare un programma tramite internet predisponendosi alla sua visione sul computer o sul cellulare durante ad esempio un viaggio. Oppure si può programmare il consumo di un’intera serie tv nel corso di una serata con gli amici. Tanto la diversificazione dell’offerta che quella delle modalità di consumo implicano una frammentazione/diversificazione dell’audience, che si compone e scompone in relazione alle scelte di consumo che vengono effettuate rispetto all’offerta. Diventa difficile ipotizzare un unico e diffuso sistema di messaggi e diventa altrettanto difficile sostenere che il consumo televisivo sia estraneo a scelte selettive dei consumatori. C’È PIÙ TELEVISIONE OGGI DI PRIMA? La tv continua ad essere religione di stato: i nuovi media assolvono la funzione di attrarre, organizzare e impacchettare - cioè coltivare - i pubblici in modo addirittura più efficace di quanto avveniva nel passato. PLURALISMO DELLA COLTIVAZIONE sin dalle ricerche a cui ha preso parte lo stesso Gerbner vi è stata una focalizzazione sull’analisi dei messaggi e degli effetti, tralasciando lo studio delle istituzioni mediali. Il tratto distintivo della teoria, che risiedeva nel suo approccio macrosistemico, si è andato ridimensionando nel corso del tempo fino a scomparire del tutto. Le numerose affermazioni circa la condivisione di interessi e offerta da parte delle istituzioni mediali nella loro produzione di uno storytelling di massa non hanno affrontato la prova della verifica empirica, rimanendo ipotesi indimostrate. Si è registrato un duplice movimento che ha portato a uno spostamento dal macro al micro, tradottosi in uno studio dei generi specifici consumati dai soggetti e del significato dei messaggi attribuito dai destinatari. La ricerca si è concentrata sui singoli generi televisivi e su meccanismi della memoria attivati nel fornire le risposte agli item utilizzati per misurare la coltivazione, il pattern di risultati che proviene dagli studi finalizzati a testare gli assunti di Gerbner non è significato. Hirsch sostiene che la teoria nella sua formulazione si presenta come non falsificabile, vista la sua adattabilità ai risultati ottenuti. Sul versante empirico le critiche sono state formulate riguardo all’imprecisione dell’analisi del contenuto dei messaggi e della misurazione del consumo televisivo, all’ambiguità della costruzione delle risposte televisive vs le risposte provenienti dal mondo reale e, infine, alla natura spuria di alcuni nessi casuali stabiliti tra consumo televisivo e risposte televisive. La teoria si basa sulla correlazione che si viene a stabilire tra due fenomeni: esposizione televisiva e coltivazione di determinate immagini della realtà. Lo strumento statistico della correlazione, tuttavia, stabilisce un nesso tra variabili, ma non è in grado di attribuire le etichette di variabile indipendente e dipendente. In questo caso, invece, l’esposizione al mezzo televisivo viene considerata come variabile indipendente e la coltivazione di determinate rappresentazioni della realtà come variabile dipendente, stabilendo un rapporto di causa ed effetto. Questo nesso può essere rovesciato: le persone impaurite e alienate possono cercare nell’ambito dell’offerta televisiva la conferma di quanto li preoccupa o possono cercare conferme circa la composizione della popolazione americana in termini sociali ed economici coerentemente con l’immagine televisiva. In ultimo, le trasformazioni del sistema mediale costituiscono il problema maggiore per la tenuta della teoria, a cominciare dalla difficoltà ad analizzare il contenuto dei messaggi moltiplicati in modo esponenziale e a misurare l’esposizione al mezzo televisivo, sempre più distribuita su più dispositivi e in momenti diversi della giornata. Insomma, la moltiplicazione dell’offerta, la diversificazione dei dispositivi attraverso i quali accedervi nonché la frammentazione dell’audience propongono problemi di ordine tanto teorico quanto metodologico. È innegabile che si assista oggi a quella che è stata definita una demassificazione della comunicazione di massa, tale da mettere in discussione la capacità da parte dei media di omogeneizzare o offrire una visione del mondo mainstreaming. La funzione di socializzazione trasversale attribuita al mezzo televisivo viene fortemente ridimensionata dalla diversificazione dell’offerta e dalla potenziale veicolazione di messaggi ideologici contrastanti, presenti nei diversi canali o nei diversi media. La coltivazione continua ad operare, solo in modo differente: gli individui sono coltivati con specifiche visioni del mondo, selezionate in base alle loro scelte. 36 GLI USI E LE GRATIFICAZIONI
Per dare un’idea delle coordinate entro le quali è stato indagato il rapporto tra individui e media, può essere utile ricordare i punti principali dell’approccio che hanno accompagnato gran parte delle prime fasi della ricerca. Innanzitutto, però, bisogna dire che la gente utilizza i media per i propri benefici. Gli individui, quindi, in base a determinati bisogni, si rivolgono ai media per trovare una gratificazione.
Sono stati individuati alcuni elementi: • L’audience è attiva; • Il consumo mediale è orientato a un obiettivo; • Il consumo mediale consente un ampio ventaglio di gratificazioni; • Le gratificazioni trovano origine nel contenuto mediale, nell’esposizione e nel contesto sociale nel quale si colloca la stessa esposizione.
L’articolazione di questi punti è il frutto di un lungo percorso che ha preso le mosse dalla teoria del funzionalismo. Per la prima volta l’audience è attiva, ponendosi come interrogativo “cosa fanno le persone con i media?” piuttosto che chiedersi “cosa fanno i media alle persone?”. La rilevanza del nuovo nesso è stata evidenziata con chiarezza da McQuail e Gurevitch che sottolineano come il consumo mediale sia concepito dalla prospettiva teorica del funzionalismo come un comportamento che soddisfa bisogni che hanno origine dall’interazione tra le disposizioni psicologiche individuali e l’esperienza della situazione sociale.
Tutto ciò si traduce in un’analisi della comunicazione in base alle funzioni e alle disfunzioni che vengono attivate. La prima rilevante conseguenza di questo rovesciamento di prospettiva riguarda l’abbandono di una chiave di lettura che assumeva come punto di partenza quello dell’intenzionalità della comunicazione dell’emittente, nella costante ricerca di effetti di manipolazione, persuasione. La seconda conseguenza fa riferimento alla dismissione di un approccio di ricerca basato sullo studio delle campagne a favore di una nuova strategia di analisi che assume la normalità della presenza dei media all’interno della società.
La metodologia che viene adottata è il self-report: discussioni informali e relazioni scritte dai soggetti intervistati per identificare le motivazioni della gratificazione del consumo dei media. LA TEORIA FUNZIONALISTA DEI MEDIA
La teoria funzionalista dei media cerca di individuare le funzioni e le disfunzioni svolte dai mass media all’interno del sistema sociale.
Bernard Berelson in una ricerca del 1949 scopre che i giornali svolgono una funzione di «sorveglianza», allorché tramite la diffusione di notizie è possibile esercitare una sorta di controllo sull’ambiente circostante.
Lasswell nel 1948 individua 3 funzioni sociali dei mezzi di comunicazione: • Il controllo dell’ambiente, cioè la raccolta e la distribuzione delle informazioni; • La correlazione tra le varie parti della società nel rispondere alle sollecitazioni provenienti dall’ambiente stesso, ovvero l’interpretazione delle informazioni relative all’ambiente (MEDIAZIONE FRA LE COMPONENTI SOCIALI); • La trasmissione del patrimonio sociale da una generazione all’altra, vale a dire la veicolazione di norme e valori sociali tra gli anziani e i giovani nonché tra i membri della collettività e i nuovi soggetti che vogliono farvi parte.
Wright nel 1960 ne aggiunge una quarta: il divertimento, che include quegli atti comunicativi intesi principalmente a divertire, indipendentemente da qualsiasi effetto strumentale che possano produrre.
Una funzione di sorveglianza viene assolta tramite la diffusione di notizie per cui è possibile esercitare una sorta di controllo sull’ambiente circostante. Funzioni: attribuzione di prestigio e rafforzamento delle norme sociali. ATTRIBUZIONE DI STATUS E PRESTIGIO
Un’altra funzione esercitata dai media nei confronti degli individui consiste nell’attribuzione di prestigio a coloro che fanno ogni sforzo per tenersi aggiornati. Questa attribuzione di prestigio deriva dal fatto che essere un cittadino informato è ritenuto un elemento importante e positivo all’interno della società.
I media possono riversare la loro attenzione su specifiche persone. Ricevere attenzione da parte dei media comporta un automatico riconoscimento di appartenenza a una sfera alla quale appartengono individui di status più elevato di altri. Lazarsfeld e Merton hanno colto l’esistenza di quel meccanismo in base al quale molti individui desiderano ricevere l’attenzione da parte dei media per poter esibire uno status diverso rispetto ad altri. 37 RAFFORZAMENTO DELLE NORME SOCIALI
Quando si parla, invece, di rafforzamento delle norme sociali si è di fronte a un’operazione di moralizzazione tesa a rafforzare il controllo sociale sugli individui, mediante la segnalazione pubblica dei comportamenti devianti. I media possono svolgere una funzione eticizzante, attraverso una propria "politica culturale" in cui vengono proposti come "ovvi" e "naturali" valori, modelli di comportamento e di azioni e denunciati atti devianti all'opinione pubblica. DISFUNZIONE NARCOTIZZANTE Disfunzioni: disfunzione narcotizzante e spinta al conformismo, che sono entrambe collegate a un eccesso di informazione. A fronte di un’elevata circolazione di informazione sugli argomenti più svariati, i soggetti possono reagire con una sorta di isolamento. Il sovraccarico di notizie che quotidianamente si riversa sugli individui può attivare così un ripiegamento nella vita privata, percepita come più tranquillizzante e facilmente controllabile. Inoltre, questo eccesso informativo può dare vita a una disfunzione narcotizzante, vale a dire che la facilità di accesso alle informazioni può provocare un falso senso di dominio sull’ambiente. Così, il cittadino che consuma molta informazione, senza partecipare agli eventi sui quali si informa, rischia di confondere la condizione di cittadino bene informato con quella del cittadino attivo. Il cittadino informato e interessato può compiacersi per tutto quello che sa, senza accorgersi che si astiene dal decidere e dall’agire. SPINTA AL CONFORMISMO
Infine, vi è un’ultima disfunzione attribuibile alla presenza dei media: la spinta al conformismo. È una conseguenza quasi naturale di un approccio che si fonda sull’integrazione piuttosto che sul mutamento. D’altro canto, se tutti i sottosistemi, compreso quello dei media, sono impegnati a mantenere l’equilibrio esistente, ne discende inevitabilmente una spinta a conformarsi alle norme consolidate piuttosto che a innovarle. Se tutti i sottoinsiemi, compreso quello dei media, sono impegnati a mantenere l’equilibrio esistenze, ne discende inevitabilmente una spinta a conformasi alle norme consolidate piuttosto che a innovarle.
LE ORIGINI DELLO STUDIO DELLE GRATIFICAZIONI: è diviso in due fasi. FASE “DELL’INFANZIA”: CONTENT GRATIFICATION
Blumler e Katz individuano la fase iniziale a cavallo degli anni 40 e la definiscono come quella dell’infanzia. In quella fase si collocano i primi tentativi di pervenire a una descrizione penetrante degli orientamenti dei sottogruppi dell’audience nei riguardi di selezionati contenuti mediali. L’individuazione degli atteggiamenti degli individui nei confronti dei media, nonché la natura del rapporto attivato, costituì l’obiettivo di ricerca di un significativo numero di scienziati sociali che, pur continuando a cercare gli effetti, iniziò a prestare attenzione anche ad altri aspetti. In questa prima fase, l’interesse degli studiosi si concentrò esclusivamente sulle content gratifications, ovvero sull’individuazione del nesso tra le gratificazioni tratte dagli individui e il contenuto dei media.
Il consumo dei media da parte degli individui veniva ricondotto a due categorie di funzioni (Klapper): le funzioni semplici e le funzioni complesse.
Tra le funzioni semplici ci sono l’offerta di relax, la stimolazione dell’immaginazione, l’interazione sostitutiva, la creazione di un terreno comune per i contatti social; tra le funzioni complesse ci sono le distensione emotiva e la scuola di vita. L’offerta di relax rimanda alla capacità da parte dei media di offrire occasioni di riposo ed evasione. Con la stimolazione dell’immaginazione si fa riferimento al contributo offerto dai media alla costruzione di giochi, fantasie, proiezioni e quant’altro si può associare a uno stimolo quale quello presente all’interno del materiale mediale. In realtà, questa funzione rimanda alla capacità dei membri dell’audience di interpretare e rielaborare i contenuti dei media a seconda dei bisogni individuali. La funzione sostitutiva è molto più articolata, ben esemplificata da Klapper con la citazione di una conversazione avvenuta tra un conduttore radiofonico e una casalinga in merito alle ragioni del suo ascolto delle soap operas. Invitata a illustrare i motivi dell’ascolto, la donna rispose che con la sua radio riusciva a sintonizzarsi solo con quel programma che neanche apprezzava particolarmente. Incalzata dal conduttore che le chiedeva perchè non spegnesse la radio, la casalinga rispondeva: perchè è una voce in casa. Questo per dire che i programmi radiofonici o televisivi che implicano 40 della serie. In entrambe le cornici il coinvolgimento può essere «cold» o «hot».
Vedere una serie televisiva statunitense in un altro contesto culturale funziona anche come mezzo per accertare la propria cultura: comparando “loro” a “noi” si riaffermano i propri valori come distintivi.
LIMITI DELL’APPROCCIO: Non si può riduzione l'attività dell'audience ad un atto sempre razionale, selettivo e strumentale. Non si può non tenere conto che le gratificazioni sono spesso anche condizionate dai prodotti stessi. GLI STUDI CULTURALI: approcci che studiano cosa le persone fanno sui media.
Funzione egemonica dei mass media: concetto di egemonia nasce con Gramsci che si chiedeva in che modo le classi dominanti riescono a mantenere il loro potere all’interno di una società. Il potere non si basa solo sulla forza e sulla repressione, ma anche sulla persuasione culturale (egemonia). Per mantenere il controllo su una società, le classi dominanti devono convincere
L’egemonia viene diffusa con l’ideologia, cioè il modo in cui ci spieghiamo la realtà che ci circonda, è qualcosa presente in tutti gli aspetti della vita sociale, viene accettata come verità universale da tutte le classi, non solo da quella dominante.
I mass media svolgono un ruolo fondamentale nella creazione e nel mantenimento dell’egemonia culturale. La presenza dell’ideologia nei mass media ha come effetto il suo eclissarsi all’interno di messaggi che appaiono come naturali descrizioni della realtà.
NASCITA DEL CENTRE FOR CONTEMPORARY CULTURAL STUDIES: lo studio della cultura di massa trova uno sviluppo autonomo tra gli anni 50 e 60 mettendo al centro una vocazione politica che vede la cultura come luogo in cui osservare le dinamiche di potere della società. Si tratta di una prospettiva critica da volgere allo studio dei fenomeni socio-culturali, attorno ai media e alla comunicazione che prende corpo con i Cultural Studies, nati nel 1964 in Gran Bretagna presso il Centre for Contemporary Cultural Studies (CCCS), fondato nell’università di Birmingham e diretto da Hoggart. Dal 1969 la direzione passa a Stuart Hall, che è l’esponente di questa scuola con maggiore visibilità internazionale. Aprendosi a un approccio multidisciplinare, gli studiosi del CCCS utilizzano il punto di vista sociologico, della storia sociale, dell’economia politica, dell’estetica ecc..., facendo della cultura e dei media un loro terreno d’indagine.
L’obiettivo dei Cultural Studies era sviluppare una critica ideologica del modo in cui le discipline umanistiche si presentavano come forme disinteressate di conoscenza, operare quindi una loro demistificazione per svelarne la natura normativa e il ruolo che hanno nel costruire una cultura nazionale.
Gli studi culturali britannici si concentrano sull’analisi della cultura e dei suoi molteplici significati nella società contemporanea. Essi analizzano come le forme culturali siano prodotte, consumate e significate dalle diverse comunità e gruppi sociali.
Per capire appieno l’approccio degli studi culturali occorre far riferimento al contesto sociale che caratterizza l’Inghilterra degli anni 50, in cui si verificarono profonde trasformazioni che indussero gli studiosi a interrogarsi sulle loro conseguenze. Sul fronte socio-economico si ha una ripresa economica, lo sviluppo del settore industriale, l’affermazione del Welfare State, la ritrovata unità dell’occidente contro il nemico comune dell’URSS e la previsione della scomparsa della classe operaia. Sul fronte culturale, i segni evidenti di una americanizzazione della cultura destavano forti preoccupazioni tra gli studiosi della storia sociale della storia letteraria, timorosi di perdere segmenti rilevanti della cultura popolare inglese. È in questo clima di opinione che vengono pubblicati due testi che costituiscono la principale ispirazione per il tipo di studi che il Centro svilupperà: il primo di Hoggart “the uses of literary” e il secondo di Raymond Williams “culture and society”. Nel volume di Hoggart per la prima volta venivano esaminati prodotti culturali della più diversa natura. Contemporaneamente Hoggart posava il suo sguardo sui luoghi della cultura pubblica pervenendo all’individualizzazione di precise connessioni con la vita quotidiana degli individui. Egli continuava a volgere lo sguardo verso una cultura organica, ormai perduta o fortemente a rischio dopo l’impatto dell’omogeneizzazione dei prodotti culturali. In culture and society Williams studia l’evoluzione del concetto di cultura tra l’inizio della rivoluzione industriale e gli anni 50. La sua tesi è che l’idea che si ha della cultura è influenzata storicamente ed economicamente, è quindi un prodotto socialmente determinato. In particolare, individua due tipi di cultura in competizione: una è identificabile come “l’arte”, che ispira forme elevate e perfette di vita; l’altra è invece data da un intero modo di vivere che va oltre la lettura dei classici o la visione di quadri dei pittori più celebri.
L’idea di cultura abbracciata dal CCCS è il risultato di una visione sociale, che porta a costruirla attraverso la complessità delle pratiche. Secondo Hall la cultura non è una pratica, né semplicemente la descrizione della somma delle abitudini e dei costumi di una società. Essa passa attraverso tutte le pratiche sociali ed è il risultato delle loro interrelazioni.
Al fondo del lavoro degli studi culturali troviamo l’esigenza di difendere le espressioni della cultura popolare, innanzitutto studiandole e dando quindi loro dignità, superando una contrapposizione rigida con la cultura d’élite e mostrandone tutta la vivacità.
La cultura popolare si costruisce nel tempo attraverso un processo di elaborazione e rielaborazione continua delle trasformazioni dovute alla modernizzazione, lavoro caratterizzato da un doppio movimento di contenimento e di resistenza, fatto di appropriazione ed espropriazione. Il lavoro sui significati e la produzione di cultura da parte delle masse non possono però essere analizzati senza tener conto della monopolizzazione dell’industria culturale e della sua 41 dimensione egemonica. Questa visione critica colloca gli aspetti di manipolazione dai parte dell’industria culturale all’interno di un più ampio campo di forza delle relazioni di potere e di dominio culturale. Quindi non vede i membri dell’audience come dei sonnambuli culturali, piuttosto l’azione dell’industria culturale libera meccanismi di identificazione e di resistenza, produce una continua tensione fatta di scambi, antagonismi e reciproche influenze fra cultura dominante e popolare.
Il continuo riferimento alla realtà sociale nella quale vivono i soggetti che producono e consumano cultura, la centralità per la dimensione delle pratiche attraverso cui valori e significati si esprimono, unito a un approccio più propriamente comunicativo, rendono gli studi culturali uno dei più interessanti contributi teorici allo studio del sistema dei media. LA FUNZIONE EGEMONICA DEI MASS MEDIA: I mass media creano e diffondono spesso storie, immagini e rappresentazioni di persone, eventi e idee, che diventano parte della cultura popolare. IN CHE MODO LE CLASSI DOMINANTI RIESCONO A MANTENERE IL POTERE ALL’INTERNO DI UNA SOCIETÀ? —> Il potere non si basa solo sulla repressione e sulla forza, ma anche sulla persuasione culturale (egemonia). Per mantenere il controllo su una società, le classi dominanti devono convincere le altre classi che i loro valori, idee e modi di pensare coincidono con i propri. L’egemonia viene diffusa attraverso la cultura, in particolare attraverso l’ideologia. Essa è presente in tutti gli aspetti della vita sociale, compresi i media, l’arte, la religione, l’istruzione e la politica. In tal modo essa è accettata come verità naturale e universale da tutte le classi, non solo da quella dominante. I mass media svolgono un ruolo fondamentale nella creazione e nel mantenimento dell’egemonia culturale. La presenza dell’ideologia nei mass media ha come effetto il suo eclissarsi all’interno dei messaggi che appaiono come naturali descrizioni della realtà. I mass media volgono 3 funzioni ideologiche: - Legittimazione, media legittimano l’ordine sociale esistente per mantenere la stabilità sociale - Naturalizzazione, i mass media presentano eventi come se fossero naturali - Dissimulazione, i mass media nascondono i conflitti presenti in una società, visione armoniosa della società.
IL CODICE EGEMONICO DEI MEDIA i media sono funzionali al mantenimento dell’ordine sociale egemonico e la conseguenza di tale ruolo comporta la codifica, tramite un codice egemonico, dei prodotti dei media, cioè di una lettura preferita, che sostiene le condizioni sociali esistenti.
IL MODELLO ENCODING/DECODING: il codice egemonico è tale perchè riproduce l’intero universo dei significati che una società esprime, perchè non necessita di legittimazione, perchè rappresenta il punto di vista dominante, ciò che è naturale e scontato per tutti. È a tale attività di codifica che si contrappone quella di decodifica delle audience.
Studiando il rapporto tra codifica e decodifica dei significati in relazione ai discorsi televisivi, Hall elabora il modello di encoding/decoding, che ridefinisce il contesto comunicativo degli effetti mediali e mostra le opzioni di sintonizzazione o resistenza rispetto ai meccanismi ideologici.
Collocando il processo di comunicazione di massa nell’ambito di una struttura articolata in momenti interdipendenti di produzione, circolazione, distribuzione/consumo e riproduzione, Hall specifica che prima di produrre un effetto sul pubblico, un messaggio deve assumere per esso un significato, cioè deve essere percepito come dotato di senso e il significato di un testo mediale si colloca sempre tra chi lo produce e chi lo consuma. Il produttore (codificatore) crea un frame (codifica) del significato in un certo modo, mentre chi lo consuma (decodificatore) lo decodifica a partire dal proprio background personale, dalla propria condizione sociale e da un proprio frame interpretativo. TRE POSSIBILI LETTURE
A partire dal riconoscimento che codificare è un’attività che consente di introdurre elementi tali da delimitare il processo di decodifica, sarà la relazione che si instaura tra questi limiti a produrre differenti tipi di decodifica e differenti interpretazioni: la posizione di lettura preferita, la posizione negoziata e la posizione di opposizione. LETTURA PREFERITA
La lettura preferita si realizza quando il telespettatore prende nella sua interezza il messaggio e lo decodifica utilizzando lo stesso codice con il quale è stato costruito, accettando così in pieno le strutture di significato e conformandosi a esse. È all’interno di questa posizione dominante che ritroviamo anche il codice professionale operato dal professionista dei media che opera all’interno dell’egemonia del codice dominante, fino a riprodurre le definizioni dominanti, mettendo 42 in secondo piano la loro qualità egemonica, soppiantata da codici professionali che mettono bene in vista le questioni apparentemente neutre e tecniche. LETTURA NEGOZIATA
Più diffuse sono le letture negoziate, vale a dire letture che avvengono con un atteggiamento duplice che concede la posizione privilegiata alle definizioni dominanti degli eventi, ma si riserva il diritto di contrattare l’applicazione alle condizioni locali. La lettura negoziata si basa sulla conoscenza del codice egemonico e delle definizioni dominanti degli eventi, ma si riserva il diritto di elaborare definizioni alternative a partire dalla situazione concreta. LETTURA OPPOSITIVA
Infine, la posizione di opposizione si esprime nella piena comprensione del codice dominante, al quale vengono contrapposti elementi provenienti da un quadro di riferimento esterno. Sempre Hall cita il caso di un soggetto che segue un dibattito sulla necessità di introdurre limitazioni salariali ma che interpreta tale introduzione non come un interesse del paese bensì di specifiche classi sociali.
Questo approccio ha avuto il merito di mettere al centro una visione critica rispetto alle forme ideologiche veicolate dai media e dall’industria culturale, portando l’attenzione sui processi attivi di interpretazione dei messaggi mediali da parte dei pubblici, quindi sulle forme sia di accettazione che di contrasto alle letture privilegiate e sulle negoziazioni di significati che collocano negli specifici ambiti quotidiani i messaggi codificati dall’alto. In tal senso, l’aver restituito potere al pubblico costituisce uno dei contributi più importanti che va riconosciuto agli studi culturali. La stessa possibilità che un messaggio dal forte contenuto ideologico possa essere letto nel suo esatto contrario dagli individui contribuisce a lasciare spazio a modelli comunicativi che pongono in una connessione relazionale più stretta media e pubblici nei contesti sociali e nelle condizioni di fruizione.
LE RICERCHE DI DAVID MORLEY —> fa una ricerca sulle audience del programma televisivo di attualità «Nationwide» (trasmesso dalla BBC) applicando il modello encoding-decoding. Egli conduce una ricerca qualitativa su partecipanti appartenenti a diverse condizioni educative e occupazionali con l’obiettivo di analizzare il tipo di interpretazione utilizzato, ovvero, la lettura preferita, che coincideva con un’immagine di tipo tradizionalista e idealizzata della Gran Bretagna, quella negoziata o quella oppositiva. Una delle principali critiche a questo studio è la riduzione dell’operazione di decodifica all’appartenenza di classe. Morley precisa che non voleva assumere una posizione di determinismo sociale, ritenendo che il tipo di decodifica del programma televisivo fosse dato in modo diretto dall’appartenenza di classe. Al contrario, egli sostiene che la posizione sociale consente di accedere a un certo dominio di discorsi che permette di articolare un certo tipo di decodifica. I gruppi erano composti da giovani apprendisti ingegneri e metallurgici, sindacalisti, commessi e studenti di colore. Quali segmenti di audience decodificavano in linea con i codici dominanti, e quali, invece, si muovevano su letture negoziate o oppositive?
In tal senso gli apprendisti abbraccino la lettura preferita in accordo con una visione di senso comune, i sindacalisti utilizzano una decodifica negoziata condividendo la dimensione populista ma distaccandosene di fronte a specifici problemi trattati, mentre gli studenti di colore evidenziano una lettura oppositiva che li porta a rifiutare il tipo di visione ideologica della cultura anglosassone proposta dal programma.
Uno dei limiti di questo lavoro è senza dubbio l'applicazione rigida del modello di Hall, poiché sul piano metodologico Morley mostra due puntate del programma ai gruppi, registra la discussione che ne segue e la analizza riconducendola a una delle tre letture. Questo approccio non solo finisce per «schiacciare» quelli che lui crea come sotto-pubblici in posizioni unitarie di decodifica dei testi, ma neppure tiene conto dei contesti di fruizione. Lo studioso, infatti, non intervista i gruppi nell'ambiente domestico in cui normalmente guardano la tv ma li sottopone al programma in condizioni speri-mentali.
UN NUOVO MODO DI OSSERVARE LE AUDIENCE: gli studi culturali mutano in modo profondo la prospettiva di analisi delle audience, sia sul piano metodologico sia su quello mediologico, introducendo una svolta etnografica. Tale proposta intende indagare il pubblico non come un soggetto unitario ma come un insieme di pratiche quotidiane, volte all’interno di specifici contesti e che produce specifici significati. Morley ritiene che l’atto di guardare la televisione assume senso se lo collochiamo all’interno del consumo domestico e nell’ambito delle strutture e dinamiche familiari. Nel suo approccio alla family television i metodi qualitativi di ispirazione antropologica come quello etnografico e dell’osservazione partecipante possono garantire una comprensione più profonda dei processi di attribuzione di significato al guardare la televisione rispetto a metodi quantitativi che misurano in modo astratto le audience. LA SVOLTA ETNOGRAFICA I processi di comunicazioni vengono così esplorati all'interno dei loro contesti naturali ed è all'interno di questi «mondi privati» che i media vengono incorporati e mobilitati. In tal senso, ad esempio, la televisione viene indagata come una tecnologia domestica costruita come bene sia materiale sia simbolico, nelle differenze d'uso e di competenze, per come mette in relazione la famiglia con la sfera pubblica e per come si relaziona con il più complesso ambito delle tecnologie comprese nello spazio domestico. In altre parole l'approccio etnografico può essere tradotto metaforicamente nella presenza di un estraneo in casa che vi osserva mentre guardate la televisione e formulando domande su quell’attività. Morley studia le reali modalità di consumo televisivo che si realizzano in diciotto nuclei familiari tradizionali residenti nella 45 La conversione, in ultimo, definisce la relazione fra l'ambito familiare e il mondo esterno, il momento in cui l'artefatto e i significati, i testi e le tecnologie possono essere trasformati in uno status per il soggetto, nella sua capacità di partecipare ad una cultura pubblica. Le fasi centrali di incorporazione e oggettivazione lavorano sui meccanismi di differenziazione all'interno della realtà domestica e presiedono alle dinamiche di identificazione consentite sia dall'esibizione che dall'uso della tecnologia. Si tratta di momenti che intrecciano le variabili spaziali e temporali, ridefinendo le routine familiari e i confini domestici. Le fasi che si trovano ai margini, appropriazione e conversione, connettono invece l'interno con l'esterno ed elaborano così l'economia morale dell'unità domestica. Qui la dimensione materiale e quella simbolica del medium devono continuamente essere elaborate nella produzione di significati che sfidano le competenze e gli immaginari familiari. A fondamento di queste analisi è l'idea di come i media assumano significati profondi nella vita quotidiana e nell'esperienza dei pubblici, non solo nella fruizione testuale ma per la rilevanza che assumono nel sistema espressivo e dei valori, come occasioni di messa in relazione fra mondi privati e mondi pubblici in una dialettica continua tra libertà e condizionamento che viene «elaborata all'interfaccia di forze istituzionali e azioni individuali, storicamente determinata e radicata nei contrasti d'opinione della vita quotidiana». Media digitali, genere e sessualità - Manolo Farci, Cosimo Marco Scarcelli CAPITOLO 2 GENERE, SESSUALITÀ E SOCIETÀ COSA SONO IL GENERE, IL SESSO E LA SESSUALITÁ? E come vengono studiati e analizzati dalle scienze sociali e umane? il genere non è un elemento sempre visibile, eppure, ogni giorno, prende forma e dà significato a tutti i rapporti e le strutture sociali che ci circondano. molte persone pensano che le differenze tra ragazzi/e, bambini/e, ... (maschi e femmine) siano naturali e che alla loro base vi sia una matrice biologica → in realtà è tutto molto più complesso. Robert Stoller (1968) indica • nel sesso la differenza biologica tra maschi e femmine • nel genere le aspettative culturali che vengono attribuite a uomini e donne ≠ «determinismo biologico» = approccio al genere secondo il quale le differenze biologiche determinano i comportamenti e il genere degli individui possiamo quindi parlare di costruzione sociale del genere (insieme a corpo, sesso e sessualità) = pur nelle loro evidenti connessioni con la carnalità e la fisicità, genere, corpo, sesso e sessualità non possono essere ricondotti a qualcosa che non sia condizionato dall’ambiente sociale e culturale in cui esistono → questo perché nel pensiero occidentale corpo e mente sono spesso stati dipinti come due mondi a sé (quello della natura e quello della cultura). Abbandonando questa dicotomia possiamo capire quanto genere, corpo, sesso e sessualità abbiano poco a che fare con qualcosa di fisso ed immutabile, riconoscendo invece quanto la società si intrecci con queste dimensioni dotandole di senso → questo diventa ancora più indispensabile nel momento in cui le tecnologie digitali sono sempre più presenti nelle nostre vite quotidiane. la società definisce quali sono i comportamenti più appropriati per ciascun genere sin da quando siamo piccoli/e, in un processo continuo → Simone de Beauvoir donne non si nasce, lo si diventa: ciò che diamo per scontato e che riteniamo normale per ciò che riguarda le differenze di genere, non è in realtà un prodotto della natura, ma piuttosto, il risultato del modellamento culturale e sociale ≠ tutto rigidamente predeterminato. → In Le Deuxième Sexe (1949) [una delle opere femministe più conosciute di tutti i tempi] intreccia discorsi di psicoanalisi, della letteratura, dell’antropologia, della biologia e della filosofia → rifiuta di dare per scontata la polarità maschile/femminile e descrive in che modo le donne sono state costruite come Altro dell’uomo e come il pensiero maschile abbia attribuito loro dei ruoli + sottolinea come sia uomini che donne tendono a porre al centro la prospettiva maschile, una visione che giustifica il rapporto gerarchico con il femminile. secondo l’approccio costruttivista (fine anni ‘80) il sesso è costruito esso stesso attraverso il linguaggio →la differenza sessuale non può essere semplicemente il prodotto di disparità materiali e naturali, in quanto tali differenze sono determinate in qualche modo da pratiche discorsive. → importante è prestare attenzione a quella che è l’analisi delle dinamiche di costruzione dell’identità di genere 46 dagli anni ‘60/’70 si inizia a riconoscere un ruolo attivo della società nel modellare il desiderio sessuale attraverso l’apprendimento sociale e l’interazione quotidiana = la società e le sue norme danno forma all’impulso sessuale e gli individui, identificati come agenti attivi, attraverso l’interazione, negoziano questo costrutto sociale. Gagnon e Simon (1973), concetto di sexual script, che rompe con le spiegazioni naturalizzanti per sottolineare quanto la sessualità sia definita dalla società stessa —> si tratta di un ventaglio di comportamenti/delle mappe di significati e condotte che i gruppi sociali creano e che l’individuo trasforma e mette in pratica per contestualizzare le proprie esperienze sessuali → tre livelli tra loro interrelati: 1. i «copioni culturali» = mappe per capire cosa sia sessuale o meno e che creano le cornici per comprendere le esperienze individuali e definire i ruoli sessuali (mondo)→«copioni subculturali» 2. i «copioni interpersonali» = mappe che riguardano l’applicazione dei copioni culturali nel momento in cui si verifica una specifica situazione interazionale o un determinato contesto sociale (identità personale in relazione con il mondo) 3. i «copioni intrapsichici» = mappe che riguardano le fantasie e le memorie, il mondo intimo dei desideri di ciascun individuo (psiche, identità personale) i concetti di genere e sessualità sono mutati nel tempo modificando lo sguardo sulla società e sulle relazioni sociali rendendo evidenti alcuni rapporti di dominio che prima sembravano invisibili: - Sylvia Walby (1990), patriarcato = insieme di strutture sociali e pratiche attraverso le quali gli uomini dominano, opprimono e sfruttano le donne West e Zimmerman (1987) Judith Butler, Bodies That Matter: On the Discoursive Limits of «Sex» (1993) definiscono il genere come un fare (doing gender) = il sistema sesso/genere crea confusione perché propone il sesso come dato e il genere come risultato —> piuttosto, bisogna concepire il genere come prodotto emergente delle situazioni sociali, il risultato dell’interazione quotidiana = il genere è un concetto fluido e dinamico continuamente riscostruito e il corpo veicolo di comunicazione ed espressione dell’identità di genere → il fare il genere è qualcosa che non riconosciamo e le azioni che compiamo diventano talmente abituali che raramente le mettiamo in discussione = è un insieme di retoriche attraverso le quali le persone, quotidianamente, si comportano in relazione a ciò che pensano significhi essere veri uomini o vere donne [es.: Garfinkel, Agnese = ciascuno/a è capace di performare ed esibire il genere dando prova di essere maschio o femmina] afferma che il genere è associato al corpo attraverso la performance e che il corpo sessuato non esiste senza genere: considera il genere come performativo (performance di genere) = le identità si producono attraverso l’azione e di conseguenza non esprimono semplicemente qualcosa di già preesistente→bisogna quindi distruggere la dicotomia di genere e le norme ad esse connesse non sono mancate le critiche: la stessa Butler, però, afferma che performatività non significa che il genere sia una sorta di maschera da mettere e togliere quando vuoi ← non possiamo mai uscire completamente dalle relazioni di potere esistenti e siamo costretti/e a ripetere le medesime performance quotidianamente, anche se possiamo fare qualcosa di diverso nel modo in cui le ripetiamo, creando problemi di genere e confusione sovversiva attraverso parodie che sfidano le aspettative comuni [es.: drag] 47 - eteronormatività = sistema che privilegia (alcune forme de) l’eterosessualità riconoscendola come il solo orientamento sessuale possibile esiste quindi un ordine di genere invisibile e naturalizzato, un complesso di pratiche attraverso le quali le relazioni di potere tra i generi vengono create e ricreate gni società (in uno specifico momento storico) ha un proprio ordine di genere composto da relazioni che caratterizzano le singole istituzioni sociali → tre dimensioni fondamentali: • lavoro = divisione sessuale delle attività • potere = autorità, violenza e ideologia • catessi = rapporti intimi ed emozioni = l’ordine di genere non è immutabile e può essere sovvertito l’ordine di genere non riguarda solo il rapporto tra uomini e donne, ma anche tra le maschilità e le femminilità. —> per mantenere l’ordine di genere vengono creati all’interno della società dei confini che riguardano • mercato del lavoro → segregazione orizzontale (= esistono lavori più adatti a uomini o a donne) o segregazione verticale (= nello stesso ambiente le donne hanno più difficoltà rispetto agli uomini a raggiungere posizioni apicali) • politica (in molti Paesi i politici sono in maggioranza/esclusivamente uomini) • divisione del lavoro domestico (gli aspetti della «cura» sono affidati alle donne)
= si creano così delle aspettative su come dovrebbe essere un uomo o una donna/una persona eterosessuale, omosessuale, bisessuale o transgender l’ordine sociale viene mantenuto attraverso l’uso di determinate strategie, come la violenza di genere o l’utilizzo di determinate parole e appellativi nei discorsi comuni e mediatici con cui si apostrofano le donne e le sessualità non normative.[es.: «sessismo benevolo» = atteggiamento che ha lo scopo di giustificare lo stato subalterno delle donne e di sottolineare la dominanza maschile] esistono diverse forme di femminilità e di maschilità —> la femminilità è una costruzione sociale che viene definita a partire da modelli che la società ci propone e che ci mostrano come tipo ideale donne giovani, bianche, di classe media, non disabili, eterosessuali e magre —> Lee Bartky (1990), la femminilità è un sistema disciplinante di rappresentazioni sociali create per esercitare potere sul corpo delle donne e far loro accettare l’autorità del maschio —> tra le varie forme di femminilità troviamo la femminilità egemone = una forma di femminilità che opera in relazione alla maschilità egemone, supportando l’ordine di genere dominante —> tra le varie forme di femminilità troviamo la femminilità egemone = una forma di femminilità che opera in relazione alla maschilità egemone, supportando l’ordine di genere dominante. non esiste una sola maschilità, ma molteplici che sono legate tra loro da diverse relazioni di tipo gerarchico • maschilità egemone = quella prassi di genere che rappresenta il modo privilegiato di
mettere in atto la maschilità e che domina sulle altre tipologie → è egemone perché non imposta con la forza, ma riprodotta attraverso rappresentazioni, discorsi, prodotti culturali = consenso indiscusso, corrisponde per molti uomini a quello che è lo standard ideale, anche se solo pochi riescono ad incarnarlo • maschilità «subordinate» = maschilità che non combaciano con quella egemone [es.: gli uomini omosessuali] → occupano una posizione inferiore nella gerarchia di potere e subiscono spesso il predominio dei maschi egemoni (violenza, discriminazione, esclusione, stigmatizzazione sociale, ...) • maschilità «complici» = uomini che, pur non potendo occupare la posizione egemone, ne traggono comunque vantaggio («dividendo patriarcale») • maschilità «marginali» = uomini che non ricevono tutti i benefici del privilegio maschile a causa della loro etnia, classe sociale e altri elementi
→ queste maschilità possono sovrapporsi ed intersecarsi
• maschilità ibride: teoria secondo la quale la maschilità egemone oggi si forma attraverso un processo di costante ibridazione e appropriazione di caratteristiche differenti provenienti da maschilità marginali o subordinate, o da elementi femminili. 50 • rappresentano un modo per soddisfare il proprio bisogno di appartenenza e farlo sentire
parte attiva di una vera e propria comunità Nancy Fraser → in rete si creano i cosiddetti «contropubblici» = un particolare tipo di arena discorsiva dove gruppi storicamente esclusi e marginalizzati dal dibattito pubblico inventano e fanno circolare controdiscorsi che permettono loro di formulare interpretazioni delle proprie identità, bisogni e interessi in aperta contrapposizione a quelle che circolano nei discorsi dominanti [es.: mondo BDSM] (primi anni 2000) Internet subisce profondi cambiamenti che modificano il modo in cui le persone concepiscono gli spazi digitali in relazione alle questioni dell’identità e della rappresentazione di sé online = l’era dell’anonimato su Internet inizia a declinare: 1. le identità degli individui sono sempre meno in grado di nascondersi dietro alle
parole ← i social media permettono agli individui di pubblicare e condividere
facilmente i propri contenuti (fotografie e video personali) 2. i social network tendono ad ancorare sempre di più le identità online a riferimenti
offline = i social network incoraggiano sempre più esplicitamente gli utenti a fornire informazioni personali veritiere —> vengono meno le visioni tecno-ottimiste della rete = viene meno l’idea di Internet come luogo liberitario, egualitario e democratico, a prescindere dal proprio corpo e dal proprio genere. molte ricerche iniziano ad interessarsi al modo in cui le differenze di genere continuano a condizionare fortemente le modalità con cui uomini e donne usano i media digitali nelle interazioni con le altre persone attraverso le chat (= presenza di stereotipi sia nel linguaggio che nella scelta delle immagini) • gli uomini sono più propensi ad utilizzare un linguaggio autorevole e a rispondere negativamente
nelle interazioni + immagini di forza, successo e potere
• le donne sono più disponibili a concordare esplicitamente, a sostenere gli altri e a dare contributi
personali ed emotivi + immagini in cui sono carine e attraenti
= conferma degli immaginari stereotipati provenienti dai media mainstream → esiste quindi un altro grado di «normatività di genere» nelle autorappresentazioni di uomini e donne sui social media, finendo per riprodurre le norme e i valori culturali eterosessuali dominanti
Ringrose (2011) e Gill (2007) → sostengono che queste modalità di autorappresentazione femminile sono una chiara testimonianza di una più ampia sensibilità culturale «postfemminista», che vede nella sessualizzazione del corpo femminile il risultato di una scelta della donna e una fonte di empowerment. l’avvento delle piattaforme dei social network rappresenta una sfida per le persone che appartengono alla comunità LGBTQIA+ = alcuni spazi digitali contengono al loro interno dei pregiudizi progettuali che rischiano di aumentare le forme di discriminazione sociale → rafforzamento di una concezione eteronormativa dell’identità come statica, singolare e convalidata dalle istituzioni sociali che rischia di svantaggiare le persone LGBTQIA+ —> alcune piattaforme sono progettate per privilegiare una forma di visibilità pubblica obbligata —> uno dei maggiori problemi che si trovano ad affrontare gli utenti LGBTQIA+ su Facebook è il collasso dei contesti (= possibilità che informazioni sensibili arrivino a propria insaputa ai membri della loro famiglia, a persone omofobe e scarsamente sensibilizzate) → per contrastare questa visibilità le persone queer adottano strategie di pseudoanonimato, curando un profilo che non possa essere trovato (fornendo solo dettagli selettivi, togliendo l’amicizia a persone che potrebbero creare problemi, ...) Tumblr —> è il social queer per eccellenza: • non è una piattaforma progettata per essere automaticamente pubblica → spazio di comfort
in cui non si è esposti in modo obbligato • permette una maggiore libertà in termini di account multipli e non obbliga all’uso di un nome
legale • non richiede alcuna forma di ancoraggio con la vita esterna alla piattaforma → è più facile
mantenere una netta separazione tra i diversi ambiti e gestirne i confini
51 è una tecnologia trans: • è uno spazio aperto dove le persone possono rivelare informazioni sensibili e sentirsi
accettate • è uno spazio separato dal resto della propria rete di relazioni quotidiane • è più reale: la propria identità su Tumblr è più autentica/rappresentativa di chi si vuole
essere rispetto alla propria identità legale
CAPITOLO 4 COSA SONO LE P-OSA? = sono tutte le pratiche online che hanno attinenza con il sesso e che prevedono l’interazione tra due o più individui (scambio di messaggi testuali, immagini o video grazie a chat, social network, ...) → si possono creare fantasie sessuali, ci si può mostrare e guardare attraverso webcam o parlarsi fanno parte delle OSA (Online Sexual Activities), che si dividono in: • N-OSA (Non-arousal Sexual Activities) = attività a contenuto sessuale che non si focalizzano sulla stimolazione erotica, ma soddisfano bisogni informativi e relazionali • S-OSA (Solitary-arousal Sexual Activities) = attività che comprendono il consumo/la produzione, prevalentemente individuale, di materiali sessualmente espliciti • P-OSA (Partnered-arousal Sexual Activities) → possono esservi degli scambi tra l’una e l’altra
fino quasi alle soglie degli anni 2000 l’unico modo per parlare di OSA era di taglio psicologico-terapeutico = toni emergenziali: sicuramente vi sono anche delle problematiche, ma non bisogna far sì che queste rappresentino la chiave principale di interpretazione del fenomeno→la questione non è quanto male facciano queste pratiche, ma quanto queste costituiscano dei comportamenti massificati (pratiche culturali). Kath Albury (2018) → il vero cambiamento che gli spazi digitali hanno portato è stato di rendere le pratiche sessuali mediate, prima associate al sex work o a specifiche culture sessuali, praticabili anche dalle persone comuni = grazie a nuove tecnologie (la webcam) e ad Internet, le persone hanno avuto la possibilità di frequentare spazi in cui non solo potevano selezionare i video/le immagini che preferivano, ma anche partecipare attivamente alle interazioni pornografizzazione della cultura = incorporazione dell’immaginario e dell’iconografia pornografici all’interno di una serie di forme di cultura popolare (pubblicità, fiction, cinema, …). creazione di una retorica che si focalizza sui rischi, frutto di una «tripletta di ansie»: quando sesso, tecnologie e vita pubblica si intrecciano, questi timori viziano sia il discorso pubblico, sia le esperienze che le persone hanno con il sesso e i media digitali→intreccio tra: • sesso e vita pubblica = focus su quali sessualità sono visibili, quali condannate o celebrate • vita pubblica e media digitali = focus su cosa è pubblico o meno in Internet e come i media digitali influenzano alcuni comportamenti • media digitali e sesso = focus su come le tecnologie digitali possono intrecciarsi con lo stigma o le sperimentazioni sessuali
queste paure si sono trasformate in «panico morale» = un processo nel quale alcune preoccupazioni (più o meno reali) vengono amplificate e rappresentate in modo da essere percepite come problemi rilevanti a livello sociale. Howard Rheingold, Exploring the Brave New Tchnologies (1991)→aveva predetto che nel corso dei successivi 30 anni le persone avrebbero avuto la possibilità di fare esperienze sessuali con altre persone a distanza —> cybersex = un’interazione mediata sincrona tra due o più persone che avviene attraverso un dispositivo connesso ad Internet in cui uno o più partecipanti descrivono e condividono in differenti maniere attività sessuali, fantasie o desideri → nei primi anni ‘90 erano circoscritte a piattaforme text-based (chatroom, MUD, ...) ≠ nei primi anni 2000 si sviluppano su forum e 52 blog e introducono l’utente ad una modalità partecipativa di impiego del web (UGC, User Generated Content) = gli utenti sono così coinvolti attivamente nella realizzazione degli ambienti sessuali in cui sono immersi l’utilizzo erotico di Internet ha assunto nuove peculiarità, dando spazio a pratiche innovative che permettono interazioni sessuali a distanza in forma sincrona → sexting (= sex + texting) = utilizzo dei telefoni cellulari per organizzare incontri sessuali → invio di messaggi di testo sessualmente espliciti o provocatori → scambio di messaggi e/o immagini sessualmente esplicite spesso riferite ad una persona nuda o seminuda. Aury Adele Hasinoff, Sexting Panic: Rethinking Criminalization, Privacy and Consent (2015) → definisce il sexting come una crisi: • tecnologica = utilizzo delle tecnologie in modo diverso da come era stato pensato • legale = in molti Paesi può essere vietato • sessuale e morale = viene visto come «sesso cattivo» Sherry Turkle (1995) Dennis Waskul, Self-Games and Body Play: Personhood in Online Chat and Cybersex (2003) definisce le interazioni sessuali mediate come TinySex = una sorta di dimensione minima ed essenziale del sesso, incontri nel cyberspazio che offrono agli/alle utenti la possibilità di intrattenersi in giochi erotici usando un avatar che rappresenta un essere umano del sesso opposto (gender swapping) + sesso virtuale = un’attività che coinvolge due o più utenti che si scambiano messaggi digitando le azioni fisiche, i dialoghi e le loro reciproche reazioni emotive (pratica diffusa e a volte fulcro dell’esperienza che le persone hanno con il computer) il cybersex può avere un ampio range di significati per chi lo pratica: • può essere uno spazio per sperimentare forme di sesso nuove che potrebbero non essere possibili negli incontri faccia a faccia • è un’attività che dà alle persone la sensazione di sentirsi liberi/e di essere e poter fare qualsiasi cosa al di fuori degli schemi normativi • può essere considerato come una sorta di self-game, un’attività che permette di agire con il sé, mettersi in gioco andando oltre i limiti fisici e riconfigurando la relazione tra il sé, corpo ed interazione sociale • è un’attività fatta per puro divertimento o per ricavarne piacere e che si rivela una fonte di desiderio ridefinizione del significato di sesso e fedeltà + l’anonimato è una delle caratteristiche fondamentali di queste piattaforme e gli studiosi si concentrano soprattutto sui rischi identitari che queste piattaforme portano con sé per chi appartiene a minoranze (sessualità non normative, disabili o anziani) a volte si rivela una fonte di informazione e sperimentazione, una pratica insostituibile (entrare in contatto con individui nella stessa situazione) 55 GLI EFFETTI DELLA PORNOGRAFIA A LIVELLO SOCIALE. In questi anni proliferano numerose ricerche sugli effetti del pornografia sulle consumatrici e suoi consumatori. Sono indagini che avrebbero dovuto verificare l'esistenza di una relazione causale tra uso e consumo di pornografia e condotte devianti e violente ma che, in realtà, hanno spesso smentito tale ipotesi. RAPPORTO TRA INDUSTRIA PORNOGRAFICA E TECNOLOGIE. Il rapporto tra industria pornografica e tecnologie é sempre stato circolare, ovvero di influenza reciproca. All'inizio degli anni 70 la pornografia decidere sul videoregistratore --> questo segna un cambiamento epocale nelle pratiche di consumo: la fruizione di pornografia prima avveniva in una dimensione pubblica (cinema a luci rosse), così la sessualitá tornava nella dimensione domestica, privata e potenzialmente individuale. Questo permetteva una maggiore libertá nella pratica di consumo, venendo a meno così il vincolo dei luoghi e degli orari della programmazione e un allargamento della potenziale audience. JUFFER —> coloro che non avevano accesso ai luoghi del porno, ad esempio le donne o le/i più giovani, potevano avvicinarsi i modo discreto a quel tipo di prodotto senza il rischio di dover subire una qualche forma di sanzione sociale. Il fatto stesso che le donne non venissero considerate in qualche modo come potenziale audience rappresentava un ostacolo e un chiaro esempio di come gli studiosi davano una lettura superficiale e a storica del fenomeno della pornografia e contribuendo alla stigmatizzazione, anche di genere, di un intero settore. CLUB 90. Nel 1983, un gruppo di donne appartenenti alla priva vera generazione di pornostar, fonda il Club 90, un luogo di confronto che tenta di mettere il significato e il ruolo dell’ essere donne e femministe che lavorano in quello che viene descritto come il settore maschile e maschilista per eccellenza. L’anno dopo la fondatrice del club 90 Candida Royalle, si propone sul mercato con una nuova casa di produzione, Femme Productions con l’obbiettivo di dare spazio alle donne sia dietro la macchina da presa che davanti agli schermi, pensando dunque a prodotti fatti dalle donne per le donne. Nello stesso anno a San Francisco nasce Fatale Media, casa di produzione di film fondata da donne lesbiche per un pubblico di donne lesbiche. LE CASE DI PRODUZIONE E IL TARGET DI RIFERIMENTO. Femme Productions —> parlava di donne inserite in relazioni in relazioni di coppia eterosessuali. Il porno per le coppie non era una novità assoluta nel panorama pornografico e a fare la differenza erano altri elementi. Il primo e il più importate era che le donne potessero prendere possesso dei mezzi di produzione, promuovere pratiche organizzative e lavorative che tenessero conto delle asimmetrie di potere e di possibilità presenti nella società tra uomini e donne, integrare nelle narrazioni e negli immaginari dei principi e dei valori di ispirazione femminista. Fatale media—> prendeva come riferimento le donne lesbiche, iniziando a decostruire e mettere in discussione l’equazione maschilità/pornografia. Il fatto di confrontarsi con un pubblico o con un altro incideva non solo sul tipo di contenuti inseriti nei propri prodotti ma sulle pratiche produttive e distributive. Ad entrambe le case produttrici va riconosciuto il merito di aver reso manifesto ciò che veniva in qualche modo ignoro o negato: il porno non è solo una questione maschile PORNO FEMMINISTA, PORNO QUEER E PORNO ETICO. Nel tempo si sono moltiplicate le casse di produzione che hanno deciso di mettere a tema, in modo più o meno esplicito, la questione degli ordini di ogni genere e sessuali, tanto nelle pratiche organizzative che nei contenuti proposti al proprio pubblico. FEMMINISTE ANTI-PORN FEMMINISTE PRO-SEX Pornografia e maschilista e porta a interiorizzare una rappresentazione violenta e misogina della donna La pornografia costruisce uno spazio di liberazione ed esplorazione della sessualità femminile La pornografia è un industria dominata da registi uomini che realizzano prodotti perchè me fruiscano altri spettatori uomini. La pornografia puó offrire spazio alle donne e metteva in discussione pratiche produttive e lavorative dell'industria mainstream La pornografia è incapace di rappresentare il desiderio e la sessualità femminile. La pornografia permette di realizzare e lanciare sul mercato prodotti fatti dalle donne per le donne La pornografia riproduce il binarismo, attribuendo a ogni genere caratteristiche, ruoli e aspettative rigide e escluden La pornografia garantisce spazi di rappresentanza queer così da mettere in discussione i rigidi binarismi di genere 56 PORNO FEMMINISTA —> etichetta che indica prodotti che in qualche odo rappresentassero corpi, pratiche e interazioni sganciate da uno sguardo sessista, omolesbotransfobico, abilità, razzista ed esotizzante. QUEER PORN —> respingeva in modo netto e chiaro e qualsiasi deriva binaria dal punto di vista del genere eventualmente ancora presente anche nelle produzioni di porno femminista. Poi successivamente queste due etichette vennero inglobate sotto il nome di PORNO ETICO LA CREAZIONE DI UNA RETE. Feminist Porn Award—> creato a Toronto nel 2005, è nato co la volontà di promuovere altri immaginari rispetto a quelli più diffusi nella pornografia commerciale eterosessuale. La creazione di iniziative come questa hanno garantito la circolazione di prodotti che non avrebbero avuto grandi margini di manovra all’interno dei canali distributivi più importanti. Con le nuove opportunità offerte della tecnologia si moltiplicano i materiali a disposizione del pubblico, usi e costumi sociali vedono una maggiore centralità del sesso e delle rivendicazioni legate alla sessualità nella scena pubblica —> i corpi, soprattutto quelli femminili, si spogliano per pubblicizzare prodotti. CARATTERE REPRESSIVO E PRODUTTIVO DELLA LEGGE: Accanto al carattere repressivo della legge, che indica cosa non può essere creato, distribuito, fruito, c’è sempre un carattere. Produttivo che delinea invece ciò che può esserlo. Se letto con attenzione alcune leggi possono impedire la circolazione di nuovi linguaggi, immaginari e pratiche, e per riprodurre le caratteristiche più tradizionali delle pornografie audiovisive. Un circolo vizioso per il quale si muove alla pornografia l’accusa di offrire immagini stereotipati e ripetitivi e di influenzare le maschilità e le femminilità in determinate maniere ma poi, di fatto, si impedisce che tali immaginari considerati altamente problematici possano in qualche modo evolversi. IL CONCETTO DI BODY GENRES. Linda Williams —> 1989 —> Hard Core: power, pleasure, and “the frenzy of the visible” —> la studiosa opera un tentativo di normalizzazione dello studio della pornografia, applicando a essa lo stesso “criterio semantico-sintattico” elaborato dal collega Rick Altman per studiare le peculiarità dei diversi generi cinematografici. Sfruttare tale criterio semantico sintattico significa concentrarsi sia sugli aspetti semantici, ossia le caratteristiche tematiche e iconografiche comuni a più film, quali ambienti, personaggi, situazioni, sia sugli aspetti sintattici, ossia le strutture narrative che si ripetono e il modo in cui vengono organizzate nelle opere filmiche che si presume appartengano a un medesimo genere cinematografico. —> al centro di questa analisi la Williams mette al centro della sua analisi il concetto di body geners, termine che fa riferimenti a tutti quei generi che utilizzano la spettacolarizzazione del corpo femminile, rappresentato come eccedente, allo scopo di stimolare una reazione corporea dell’audience. All’interno del body geners, l’autrice inserisce e mette dunque sullo stesso piano, la pornografia con altri generi come il melodramma e l’horror. Ad accomunarli è il fatto che tutti utilizzano specifiche strategie di eccitazione: gli spasmi nel caso del porno, i singhiozzi nel caso del melodramma e le urla nell’horror. Inoltre l’autrice offre delle riflessioni innovative sul rapporto tra pornografia, genere e patriarcato. Sottolinea come la pornografia sia pressoché l’unico genere popolare a offrire un immaginario non punitivo verso le donne che cercano di ottenere il proprio piacere sessuale. La pornografia, nonostante voglia parlare di sesso, in realtà mette in scena il genere, ma che il genere stesso assume significato per coloro che la consumano solo perché loro stessi sono già immersi nei processi di costruzione dei generi, ossia, per utilizzare le sue parole, sono stati già genderizzati nei discorsi. Interpretiamo le dinamiche e le questioni di genere raffigurate dalla pornografia solo pecche queste esistono e vengono performate nella vita di tutti i giorni, prima e dopo l’ideazione di questi medesimi prodotti. La williams riconosce nella pornografia un sistema di rappresentazione con delle costanti specifiche e generiche, che sono assolutamente intrecciate a determinare narrazione su genere e potere e problematica la centralità fallica in tali produzioni non in quanto tale, ma in quanto utilizzata come strumento di misurazione e possibilità del desiderio. Il problema, non è il ficus della pornografia sul pene, sulla sua erezione e sull’eiaculazione ma la pretesa di leggere in questi elementi la prova, la condizione per immaginare e descrivere il desiderio e il piacere sessuale. Williams riconosce una relazione tra le interpretazioni che ne diamo e la società mi cui tali discorsi fioriscono sei diffondono, tra il testo e il contesto di produzione. Tale riflessione rappresenterà un caposaldo nella maggior parte dei contribuiti afferenti alla (neo) disciplina dei Porn Studies. Così, a essere interessanti, diventano le pratiche di consumi pre determinate categorie, come queste si integrano nella quotidianità, il rapporto tra contenuti e media in senso più ampio, il modo in cui la pornografia acquista significati differenti per gruppi (e individui) diversi, quali pratiche lavorative o distributive caratterizzano le industrie culturali che si occupano di pornografia, come la pornografia possa influenzare stili e rappresentazioni culturali non specificatamente e necessariamente dedicate alla rappresentazione della sessualità (serie tv, moda, pubblicità). LE CINQUE AREE DI RICERCA DEI PORN STUDIES. Federico zecca —> 2012—> identifica cinque aree principali di ricerca all’interno dei porn studies: 1. La prima è interessata ai mutamenti di ordine linguistico-istituzionale del genere; 2. La seconda si occupa delle industrie pornografiche dal punto di vista economico e organizzativo, cercando di indagarne le pratiche produttive, il volume di affari, i capitali coinvolti, la quantità di profitti. 57 3. La terza area si focalizza propriamente sulla pornografia online, sia dal punto di vista delle audioproduzioni che del rapporto e dei significati che assume per chi la consuma; (è in questo aria che si trovano contributi anche di carattere giuridico ed economico). 4. La quarta area si concentra sulle pornografie alternative (sopratutto in una prospettiva di genere o queer); qui triavano spazio numeri contributi di orientamento femminista, militante che dedicano particolare attenzione agli aspetti politici del fare pornografia. 5. La quinta area problematizza il rapporto tra pornografia, sessualità e scenari culturali e mediali più in generale. I PORN STUDIES-IN-ACTION. Lynn corella (2014) —> sociologa statunitense —> definisce “i porn studies-in-action” — > tutte quelle ricerche che avvengono sul campo, dove il porno si pensa, si gira, circola, viene fruito, raccogliendo sguardi e testimonianze dall’interno. All’interno di tale contesto emerge una grande centralità assunta dalla voce e dall’esperienza di ci la pornografia non si limita solo a studiare ma ne fa il proprio settore di lavoro. LE SFIDE DEL PORNO 2.0. LA SCOLTA DIGITALE. internet ha sempre investito, nel digitale. La così detta svolta digitale ha inciso profondamente sulle pratiche produttive, distributive e di consumo di pornografia, modificandole rispetto al passato. Il passaggio al digitale ha portato a: • Riduzione dei costi di produzione, distributivi e di consumo; • Incrementi quantitativo e qualitativo dei materiali disponibili e proliferazione degli stili; • Negoziazione e permealizzazione della demarcazione tra utente/cliente e creatori/creatrici, produttrici/ produttori e distributori; • Erosione del confine tra pubblico e privato nelle modalità di fruizione • Allargamento e consolidamento delle comunità di fandom e centralità di fruizione e centralità degli approcci bottom-up • Protagonismo dei tubes • Mutamenti nelle pratiche lavorative dei performer. IL CAMBIAMENTO ECONOMICO. Il cambiamento economico deriva dal fatto che il budget delle produzioni di è contratto sensibilmente. —> all’inizio creare un sito web non bisognava avere chissà quanta esperienza; l’attrezzatura per girare i video non doveva essere per forza professionale —> tutto ciò contribuì a rendere il tutto appetibile ad aspiranti pornografi/e. POSSIBILITÀ DI SFUGGIRE A CENSURA E DIVIETI LOCALI.—> i prodotti sono spesso ospitati su server sottoposti a ordinamenti giuridici differenti dai nostri regolamenti difficilmente riescono a classificare i contenuti che circolano online. SOVRAPPRODUZIONE TRA PRODUTTORI E CONSUMATORI. —> L’abbattimento dei costi e la possibilità di possedere la strumentazione tecnica necessaria per poter realizzare materiale pornografico, pur non essendo del settore o senza una carriera già avviata, ha inciso profondamente non solo sulla quantità dei resi disponibili: proliferano sempre più stili e l’amatoriale diventa un segmento importante delle produzioni, tanto che la divisione tra chi consuma il porno e chi lo fa diventa sempre meno marcata. IL CAMBIAMENTO NELLE MODALITÀ DI FRUIZIONE. —> la fruizione diventa sempre più gratuita, accessibile ovunque, e permette a chi consuma pornografia di creare comunità di consumo e fandom. IL CASO DI PORNHUB. Fondato nel 2007 —> Matt Keezer —> pornhub è nato come un canale di diffusione illegale di materiali preesistenti. Il suo successo avviene per due eventi principali: 1. L’acquisto di pornhub da parte di un’azienda informatica che raccoglie sotto di se alcuni tra i principali porn tube. —> con questo pornhub rappresenterà la Corporation più potente del porno 2.0 e che farà di pornhub un vero e proprio content partenr program; 2. Il lancio di Pornhub Premium, che dietro un abbonamento consentirebbe l’accesso a materiale esclusivo e a innovative modalità di fruizione. CAPITOLO 6 MEDIA DIGITALE E DATING sono tutti quei servizi internet-based utilizzati per entrare in contatto con potenziali partner, con obiettivi che variano da incontri occasionali a relazioni più impegnate, senza escludere contatti di altra natura come la conoscenza o l’amicizia → applicazioni geolocalizzate fruibili attraverso dispositivi mobili che garantiscono un’esperienza in tempo reale e ubiqua. Il dating online mette in luce in modo plastico il nesso inestricabile tra attività online e contesti della vita offline: le preferenze degli/lle utenti sulle piattaforme condizionano in modo concreto le loro vite e la loro geografia di relazioni, mentre, analogamente, le esperienze e le preferenze che hanno nel mondo fisico hanno un ruolo significativo nelle forme di (rap)presentazione del sé e nelle interazioni che si instaurano all’interno degli ambienti di dating 60 un modo attraverso cui gli ambienti digitali offrono alle soggettività LGBTQIA+ uno strumento per la sperimentazione della propria identità, la narrazione del proprio sé e la costruzione dei propri desideri sono le cosiddette storie di coming out digitale e i video di transizione → espressioni di attivismo quotidiano dal basso, che permettono di far convergere nella narrazione personale istanze collettive, politiche di rivendicazione, controdiscorsi e pubblici queer → si tratta dell’uso dei social come ambiente mediato per la condivisione dei propri racconti di disvelamento identitario e delle diverse strategie di fronteggiamento utili per soggetti che vivono le medesime esperienze (espressioni di «cittadinanza intima») = storytelling intimo digitale. COMING OUT DIGITALE→YouTube come principale oggetto di riflessione per i lavori che si sono concentrati sul tema dello sviluppo identitario = all’interno di un processo più generalizzabile che vede costruire dei veri e propri riti di passaggio condivisi, i/le creators (con i propri video) sono in grado di adattare le loro storie di coming out a contesti specifici (ruolo dei familiari, gruppo dei pari, contesti educativi, ...)→questi video svolgono una duplice funzione: • permettono di diffondere informazioni e prospettive comuni offrendo l’opportunità di acquisire
quelle competenze necessarie per avviare percorsi di resistenza all’interno di contesti
sociali discriminatori • attivano processi di visibilità, non semplicemente come rappresentazioni plurime delle identità sessuali, ma nell’accezione di rendersi visibili e reali come soggetti incarnati VIDEO DI TRANSIZIONE (realizzati da persone transgender)→(prime ricerche) all’interno degli spazi digitali (forum) si creavano veri e propri milieu sociali transessuali in cui si condividevano esperienze e sentimenti collettivi e si definivano strutture narrative prototipiche del/la transessuale; (oggi) su YouTube le persone transgender non si limitano a condividere le proprie storie con altri, ma possono assumere il ruolo di persone esperte capaci di creare una relazione intima con i/le propri/e spettatori/trici = forma di azione politica che porta le persone trans a diventare soggetti legittimati a contrapporsi ai saperi esperti istituzionalizzati e a dar vita a forme di autocoscienza digitale attraverso l’uso di un linguaggio informale in grado di trasmettere maggiore autenticità e confidenza ai propri pubblici → racconto autentico che oltrepassa le tipiche rappresentazioni cisnormative riferite alla condizione trans gli aspetti sociotecnici delle piattaforme possono influenzare il comportamento dei soggetti e le strategie utilizzate per rendersi leggibili al proprio pubblico → rischio di normalizzare certi processi e impedire una piena cittadinanza sessuale digitale a quei soggetti che non aderiscono a determinati criteri normativi I video-diari di transizione mostrano processi attraverso il ricorso a timeline video → rischio di imposizione di una temporalità digitale di tipo lineare e teologico, costringendo la transizione a tempi, processi e poli di approdo convenzionali = processo straight rendere visibile l’identità sociale rischia di rinsaldare gerarchie identitarie che si rifanno ad una piena aderenza ai ruoli di genere binari → rischio di promuovere forme di transnormatività nel momento in cui si riproducono aspettative legate al binarismo di genere e/o si occultano le esperienze non binarie = ripoduzione delle ideologie dominanti situazioni di stress e disagio che possono provare le persone che si trovano nel mezzo del processo di transizione: la presenza dei social media può danneggiare queste persone, soprattutto se vogliono nascondere informazioni sulla loro identità passata [es.: deadname e deadnaming] → se da un lato le persone possono coordinare la presentazione del sé gestendo i propri dati e i propri network, dall’altro ci sono aspetti che non sono direttamente controllabili [es.: le foto postate dagli altri] = situazioni di mancanza di un oblio digitale sessuale nei media digitali si incontrano numerosi limiti per le persone appartenenti alle comunità LGBTQIA+, che: 1. possono escludere tutti quei soggetti che non aderiscono alle rappresentazioni normative (normalizzando solo le identità più plausibili → digital
gay gaze) 2. introducono modelli lineari di sviluppo identitario (escludendo i/le non-binary) 3. rischiano di semplificare eccessivamente i processi di coming out CAPITOLO 10 MEDIA DIGITALI E FEMMINILITÀ QUAL È IL RAPPORTO TRA FEMMINILITÁ E MEDIA DIGITALI? due approcci: 61 • social media studies = ricerche che hanno come tema principale i
social media nell’ambito dell’indagine sulle relazioni interpersonali e
sui processi sociali • feminist media studies = ricerche che si concentrano su stili e modi
della rappresentazione messa in atto all’interno dei media, tenendo
conto dei fatto che qualsiasi rappresentazione è legata alle persone, ai luoghi, alle istituzioni e ai contesti in cui si verificano tali rappresentazioni (media studies, tra gli anni ‘90 e i 2000) si inizia a teorizzare il concetto di self-perfomance → il termine «performance» si rifà agli studi di Goffman = il soggetto si trova a ricoprire un ruolo per il quale seleziona gli aspetti del proprio sé che ritiene più adatti da mostrare nel contesto pubblico dell’interazione (la ribalta), mentre altri aspetti vengono mantenuti per ilcontesto privato o altri contesti specifici (il retroscena). (questi aspetti vengono scelti a seconda del tipo di interazione che si decide di stabilire con il proprio pubblico e dell’impressione desiderata che si mira a veicolare). (anni 2000-2010), il primo filone di studi analizza le caratteristiche comunicative e sociali dei media digitali e riprende l’approccio di Goffman: si concentra sulla relazione tra performance e audience → i social media danno la possibilità di costruire una rappresentazione del proprio sé che non ha solo una valenza identitaria, ma che ha anche un risvolto sociale, poiché permette di instaurare forme di relazione collettiva • studio sulle imagined audiences = ogni rappresentazione di sé in rete si rivolge ad un pubblico immaginato che non è mai del tutto visibile • studio sulla relazione tra performance e exhibition = nei social media gli/le utenti non attuano una vera e propria performance, ma piuttosto scelgono accuratamente i contenuti da pubblicare, selezionandoli nel tempo ed esibendoli al pubblico Theresa M. Senft è una delle prime autrici ad interessarsi delle forme di rappresentazione della femminilità in rete → la sua analisi aggiunge al concetto di performance di Goffman quella di performatività di genere della Butler [performance ≠ performatività: la prima può essere considerata l’atto di presentazione del sé in un determinato contesto, mentre la seconda si riferisce al fatto che il genere sia un’entità che può essere variabilmente rappresentata e che tali rappresentazioni costituiscano la modalità di definizione dello stesso] Women and Performance: A Journal of Feminist Theory (1996)→ analisi dell’esperienza di una community virtuale online statunitense composta prevalentemente da donne →sostiene che gli studi sulla rete di quegli anni stessero focalizzando troppo l’attenzione sull’idea degli spazi digitali quali luoghi di gender swapping → introduzione del concetto di identità prostetica = identità che si articola fra online e offline/dimensione organica ed inorganica, andando anche a richiamare il concetto di cyborg [Haraway Camgirls: Celebrity and Community in the Age of Social Networks (2008) → studio etnografico sull’uso delle webcam da parte di un gruppo dicamgirl (= donne che scelgono deliberatamente di posizionare nella propria casa una webcam che riprende le loro attività quotidiane) condotto fra il 2000 e il 2004 → dimostra come dietro al processo di costruzione del sé si intrecci un complesso di pratiche attuate dalle camgirl per ottenere un effetto di realismo = la relazione tra ribalta e retroscena è più complessa: la dimensione domestica, un contesto che normalmente sarebbe un retroscena, diventando pubblica si trasforma in una ribalta di cui esiste un ulteriore retroscena introduzione di tre concetti [oggi utilizzati per capire il fenomeno degli influencer]: • micro-celebrità = popolarità che si basa su un principio di connessione e dialogo con il proprio pubblico • branding = costruzione del proprio marchio attraverso caratteristiche specifiche e riconoscibili • lavoro emozionale = sfruttamento nel processo di mercificazione del sé della sfera emotiva e relazionale due ulteriori concetti utili per capire meglio gli studi sulle rappresentazioni della femminilità più recenti postfemminismo = visione che si propone di superare la tradizione dei movimenti femministi dei decenni precedenti: dal momento che le donne hanno ottenuto parità di diritti e di opportunità, continuare a rivendicare l’emancipazione collettiva femminile è ormai diventato irrilevante → bisogna piuttosto lottare per affermare la propria libertà di diventare tutto ciò che vogliono essere e a realizzarsi a livello personale. quattro accezioni di postfemminismo: • in chiave storica, postfemminismo come superamento della seconda ondata di
femminismo (battaglie e rivendicazioni sociali collettive) 62 • postfemminismo come passaggio ad un femminismo che non parla genericamente a
nome del soggetto femminile, ma che include tutte le differenze esistenti tra le donne • postfemminismo come reazione/contraccolpo al femminismo, ritenuto un movimento
ormai irrilevante dal momento che le donne hanno raggiunto la parità • postfemminismo come sensibilità che caratterizza gran parte dei prodotti culturali
dell’epoca contemporanea, in cui si intrecciano istanze di liberalizzazione dei consumi e riaffermazione di valori tradizionali = (McRobbie) concetti storici depoliticizzati e caricati di valori individualisti e commerciali neoliberismo = paradigma in cui il soggetto viene rappresentato come autonomo, autodeterminato, libero ed indipendente, fautore delle proprie sorti → precisa forma di vita che spinge l’individuo a concepirsi come un’impresa che vende un servizio su un mercato e gestisce la sua condotta e il suo rapporto con gli altri in modo calcolatore ed utilitarista (= generalizzazione dell’etica aziendale) Gill e Scharff) esistono diversi legami fra postfemminismo e neoliberismo→in particolare il focus sull’autonomia e l’autodeterminazione del soggetto → nei discorsi popolari le donne sono chiamate a disciplinarsi e a regolarsi più degli uomini allo scopo di incarnare i principi di responsabilità personale, empowerment individuale e opportunità di essere tutto quello che si vuol essere = donne come soggetto ideale del neoliberismo (Dobson) la femminilità postfemminista si compone di due messaggi complementari ma contraddittori: • le giovani ragazze sono rappresentate come sicure di sé e capaci → continuano a vedere oggettivati i loro corpi, ma questa viene interpretata come
voluta e agita • nei dibattiti sulla sessualità femminile, le giovani donne sono presentate come soggetti vulnerabili, dipendenti dall’esigenza di attenzione dagli altri e quindi
da difendere e da proteggere
= la presentazione del sé sui social media è ambivalente e tende spesso a riprodurre gli stili e gli stereotipi culturali presenti nei media broadcast CAPITOLO 11 MEDIA DIGITALI E MASCHILITÀ QUAL È IL RAPPORTO TRA MASCHILITÁ E MEDIA DIGITALI? → le teorie per interpretare questo rapporto tendono a mutare nel tempo: dalle prime formulazioni (metà anni ‘90) di Raewyn Connell all’idea delle maschilità globali = gli spazi digitali sono sempre più territori di emersione di pratiche di maschilità variabili rispetto ai modelli normativi (men’s studies, anni ‘80) l’analisi della maschilità si focalizza su tre questioni principali: • la riflessione sulla maschilità deve essere messa in relazione con il femminismo e i suoi temi di studio • la necessità di strumenti teorici che pongano attenzione sulla produzione storica delle categorie sociali → obiettivo: adottare una
prospettiva che guardi alla maschilità come prodotto di una costruzione che prende forma all’interno di una struttura di relazioni
sociali e di potere che è in continua evoluzione • la centralità della dimensione del potere, che deve essere investigato tenendo conto sia del rapporto di interdipendenza con il
genere femminile, sia delle relazioni di potere esistenti all’interno del genere maschile Raewyn Connell, Masculinities (1995) → fornisce una definizione e analisi sistematica del concetto di maschilità = la maschilità è un concetto che ha poco a che fare con la biologia e non può essere intesa come un’essenza stabile: le maschilità si producono costantemente nel corso delle interazioni quotidiane (pluralità di configurazioni di pratiche) nel sistema delle relazioni di genere non esiste un’unica configurazione di pratiche che definisce la maschilità, ma ve ne sono molteplici, legate tra loro da relazioni di tipo gerarchico • la relazione più importante tra maschilità è quella di «egemonia» → maschilità
egemone = la prassi di genere che garantisce la posizione dominante degli uomini rispetto alle donne e che si trova in cima alla gerarchia di maschilità [è egemone sia nei confronti delle donne che nei confronti delle altre maschilità] = ideale normativo → consente agli uomini di detenere e conservare il potere • relazione di «subordinazione» → maschilità subordinata = maschilità in base alla quale alcuni gruppi di uomini (omosessuali) occupano una posizione inferiore nella gerarchia di potere, perché considerati inadatti a sostenere la strategia di potere su cui si fonda il dominio sulle donne 65 • «opportunità politiche» = insieme di condizioni che
caratterizzano il sistema politico nel quale il movimento
agisce [es.: grado di apertura delle istituzioni] • «opportunità discorsive» = condizioni culturali in cui
operano i movimenti [es.: quanto i temi sui quali ci si mobilita sono considerati salienti] la presenza capillare dei media digitali fornisce, inoltre, ai movimenti sociali una serie di opportunità tecnologiche che compensano quelle che caratterizzano il contesto politico e culturale → «struttura delle opportunità tecnologiche» = si fonda sulla presenza molteplici opportunità di comunicazione e di costruzione di reti a partire dai social media ≠ la sola disponibilità di strumenti non è di per sé sufficiente a generare cambiamento: ciò che conta è il modo in cui i media digitali sono inseriti e sfruttati all’interno delle dinamiche di mobilitazione, non solo digitali, ma anche tradizionali la circolazione di contenuti online ha una serie di conseguenzecruciali per l’attivismo di genere: • permette di aumentare notevolmente la visibilità (sia dei movimenti, sia delle critiche e delle istanze di cui si fanno portatori) • permette di creare comunità che scavalcano i limiti dello spazio fisico e diventano luoghi all’interno dei quali costruire rapporti e interazioni che non rimangono confinate nel digitale, ma che sono anche in grado di trasferirsi offline (in eventi di protesta) • permette di creare «cambiamento sociale multidimensionale»,
sia online (denunciando e correggendo i termini di un discorso digitale multimediale stereotipato e discriminante) che offline (generando un cambiamento più ampio all’interno della società nel suo complesso) una delle caratteristiche dell’attivismo online è la sua natura flessibile e personalizzata → Bennet e Segerberg, azione connettiva = forma di partecipazione che vede i social media giocare il ruolo di hub al posto delle più tradizionali organizzazioni di movimento e in cui gli individui interpretano e contribuiscono al discorso prodotto dai movimenti alla luce della loro esperienza personale [es.: il caso #metoo] ← la partecipazione non è portata avanti in solitudine, ma da individui che appartengono simultaneamente a molteplici reti (online e offline) da cui apprendono e alle quali contribuiscono attivamente = tensione tra dimensione individuale e collettiva l’utilizzo dei media digitali amplifica i repertori dell’azione dei movimenti, rafforzando le tattiche di protesta già consolidate e permettendo di dare vita a pratiche genuinamente digitali → hashtag activism = insieme di pratiche di attivismo online che si agganciano all’utilizzo di un hashtag, strumento che permette di identificare e organizzare tematicamente i contenuti postati online andando a definire i confini di veri e propri pubblici che discutono fatti, eventi e temi. CAPITOLO 15 MEDIA DIGITALI E TECNOCULTURE MASCHILI CHE RUOLO GIOCANO I MEME NELL’ECOSISTEMA MEDIALE CONTEMPORANEO? → i meme svolgono alcune funzioni rilevanti: • contribuiscono a ridefinire il concetto di partecipazione, che riesce ad allargarsi e a coinvolgere anche persone disinteressate alle questioni collettive e alla politica • possono tradursi in armi di difesa o di attacco per diversi attori sociali, favorendo o ostacolando i processi inclusivi
l’ecosistema mediale contemporaneo è definito ibrido ed è un ambiente in cui i cittadini, che in passato rappresentavano i semplici destinatari di un’agenda frutto della contrattazione tra sistema dei media e sistema politico, possono invece contribuire alla definizione dei temi in discussione e interagire con gli altri → meme come uno degli artefatti che meglio sintetizza i processi di ibridazione comunicativa della sfera pubblica contemporanea meme = parola greca mīmēma, «qualsiasi cosa sia imitata»→ermine coniato nel 1976 da Richard Dawkins per individuare i meccanismi di trasmissione culturale all’interno della società (prima che Internet e i social media diventassero parte delle nostre vite quotidiane) = la concettualizzazione dei meme negli ambienti digitali ne mette in evidenza la valenza partecipativa: non si tratta di singole idee, ma di un gruppo di contenuti 66 • sono unità culturali che si propagano attraverso Internet • sono un gruppo di oggetti digitali che condivide caratteristiche comuni di: contenuti (= idea), forma (= incarnazione fisica del messaggio) e posizione (= come il mittente si posiziona rispetto ad altri elementi) • sono elementi creati con consapevolezza → ogni singola unità memetica ha senso se legata ad un’idea meme originaria • sono concetti che circolano, vengono imitati o trasformati in Internet → generano e alimentano la meme culture i meme si inseriscono nel framework della teoria dell’azione connettiva: grazie alla diffusione di Internet, nell’attuale sistema mediale gli attori sociali tendono sempre più a far confluire le proprie istanze personali in una narrazione collettiva che favorisce l’allargamento della partecipazione anche a persone più interessate ai contenuti umoristici/ trending topic che alle questioni di genere o al contrasto della cultura sessista.i l processo di produzione memetica ha trovato nuova linfa vitale nella vernacular creativity = forma di creatività pop che trae origine dal rimescolamento (remix) dei contenuti reso possibile dai processi di digitalizzazione delle informazioni e che possiede un elevato potenziale democratico perché permette di esprimere/condividere le proprie opinioni in chiave umoristica sulle questioni centrali nel dibattito pubblico → processo di «memizzazione» della discussione pubblica, tramite pratiche di remix tra contenuti politici ed elementi della cultura pop nascono i «pubblici interconnessi», che condividono norme e valori in cui si formano e negoziano le identità collettive = l’adesione a queste comunità online salda insieme i ruoli di emittente e ricevente, facendoli convergere nella nuova figura del produser (= producer + user) → il produsage ha raggiunto il suo apice digitale grazie ai meme meme come strumento connettivo che permette di partecipare alla discussione pubblica e di consolidare o ridefinire le coordinate dell’ideologia mainstream • favoriscono la creazione di community interpretative e ideologiche affini (= si può essere sé stessi, insieme) fortemente eterogenee rispetto al mainstream dominante • possono anche essere sapientemente strumentalizzati per manipolare l’opinione pubblica innescando vere e proprie «guerre dei meme» che si nutrono di stereotipi fortemente radicati all’interno delle nostre società
a funzione comunicativa dei meme può essere riassunta in un continuum che si muove tra due poli: • il rafforzamento del pensiero dominante (= sono vettori agili per stereotipi misogini e sessisti, grazie ad ironia e anonimato) • la spinta verso il mutamento sociale (= sono in grado di ampliare la platea di destinatari riguardo ai temi dell’agenda pubblica e permettono la propagazione di rappresentazioni eterogenee)
gli stereotipi di genere e i costrutti sessisti in Internet hanno proliferato grazie ad un’ossatura profondamente maschilista = «maschiosfera», eteronormativa ed eterosessista, in cui il ricorso all’ironia diventa un depotenziante delle offese [chi si offende non sa stare allo scherzo] →nella produzione memetica vediamo due principali famiglie di stereotipi: • una legata alla dimensione biologica, che rafforza giudizi sulla base di caratteristiche personali → riguarda i pregiudizi sulla donna che la caratterizzano come persona (dipendenza, debolezza, fragilità) e che la condannano in quanto fallisce nell’essere all’altezza delle aspettative del suo ruolo • una che deriva dalla violazione delle prescrizioni comportamentali ascritte al genere femminile quando queste si associano con quelle imposte dal ruolo di leader = vincolo che si crea nell’intersezione tra la categoria donna e quella di politico [v/popolarizzazione della politica e double blind effect] l’attivazione di una narrazione basata sulla reinterpretazione in chiave anti- ideologica degli stereotipi di genere viene favorita anch’essa dalla disponibilità di un’infrastruttura tecnologica che mette le persone in interconnessione e permette di dare visibilità a «discorsi polivocali» (= discorsi in cui possono trovare spazio espressivo una pluralità di punti di vista eterogenei) → le piattaforme digitali permettono la diffusione di una contronarrazione di genere 67 mezzi di contronarrazione memetica sono: • ironia = i meme possono sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema/stereotipo e portare a nuove forme di mobilitazione collettiva, contribuendo all’ascesa di una particolare questione nell’agenda della discussione pubblica • reframing = i meme possono portare alla creazione di cornici interpretative che sovvertono i significati ideologici connessi ad uno specifico messaggio o evento, favorendo la presa di coscienza di certe tematiche sociali da parte dell’opinione pubblica • atti performativi = i meme possono favorire processi partecipativi in cui ognuno mette in comune le proprie esperienze personali con altre persone e può ricevere sollievo, sostegno e speranza, costruendo nuove forme di identità collettiva (= networked counterpublics) in contrapposizione a quelle egemoniche • mobilitazione offline = i meme possono funzionare come strumento di coordinamento per affiancare le proteste di piazza e manifestare il proprio dissenso, consentendo alle rivendicazioni di diffondersi oltre i confini dei pubblici online più strettamente coinvolti e attenti ai temi in questione