Scarica Sociologia della comunicazione e dei media digitali e più Appunti in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE 3/10 CONCETTO DI OPINIONE PUBBLICA Concetto emerso presto negli studi sul rapporto tra media e società. Uno dei primi che pubblic un libro su questo rapporto fu Walter Lippman, uno studioso americano. Tenendo conto dell'importanza dei media nel contesto sociale inizia a dare una definizione di opinione pubblica, non è l'unica e non la più recente ma è una definizione storica. Questo termine nasce per indicare come si formano le opinioni delle persone quando vivono in comunità grandi. Dobbiamo saper formulare un'opinione non conoscendo effettivamente tutte le informazioni del caso. Dice che: "L'opinione pubblica si sviluppa in qualsiasi società che non sia tanto piccola che tutti siano in grado da sapere tutto ci che vi accada, le idee si formano a partire da fatti che sono fuori dal campo visuale dell'individuo e che per di più sono difficili da comprendere. Ci che l'individuo fa si basa non su una conoscenza diretta e certa, ma su immagini che egli forma o che gli vengono date". Dobbiamo partire da quello che i media ci raccontano -> media che esemplificano e rendono comprensibile una cosa complessa. I media sono importanti perché nelle società complesse in cui ci troviamo, necessitiamo di una risorsa e fonte di informazioni che ci permettano di crearci la nostra opinione. • I media ci permettono di allargare il nostro campo informativo -> quantità di cose che noi possiamo conoscere e sapere. • I media non sono totalmente imparziali e trasparenti -> censura, dinamiche di segretezza, dinamiche di propaganda, veicolo di stereotipi. Quindi i media ci danno un allargamento del mondo ma dall'altro lato possono distorcere la realtà. Cos'è l'opinione pubblica ? • Si riferisce all'insieme delle opinioni, delle credenze e delle valutazioni condivise da un gruppo significativo di individui all'interno di una società su questioni di interesse pubblico. • Queste opinioni possono riguardare una vasta gamma di argomenti, tra cui politica, società, economia, cultura ecc.. • È l'insieme delle opinioni e credenze sulla cosa pubblica. • L'opinione pubblica è il giudizio e modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini. • È l'insieme delle idee che un determinato agglomerato umano ritiene giusto o vero in un determinato momento. • Non è mai qualcosa di unitario ma è l'insieme di correnti opposte. • PAROLE CHIAVE ◦ collettiva ◦ composta da credenze ◦ dinamica ◦ diversificata Spesso ci si posiziona nell'opinione pubblica sulla base di pregiudizi già elaborati da qualcun altro. Si ha un'omologazione di pensieri e di idee perché ci aggreghiamo a pensieri ed idee già formati. Si comincia a parlare di opinione pubblica quando nascono le società moderne , quando cominciano a circolare dei giornali (non le gazzette di fine 700, ma i giornali che parlano di quotidianità quindi già 800), anche quando la gente che sa leggere aumenta. Come si forma l'opinione pubblica? ❖Modello 1: MODELLO A CASCATA (Deutsch 1968) ◦ L'opinione pubblica si forma attraverso una serie di processi che passano da una serie di gruppi sociali ad altri e hanno origine dalle élites economico-sociali (primo livello). ◦ Nel secondo si confrontano e si scontrano le élites politiche e di governo. ◦ Nel terzo operano le comunicazioni di massa, con la loro continua diffusione di messaggi. ◦ Nel quarto , che hanno un ruolo determinante nel plasmare le opinioni dei gruppi sociali con i quali interagiscono. ◦ Nel quinto livello il tutto confluisce nel demos, nel serbatoio dei pubblici di massa. ❖Modello 2 : MODELLO A RIBOLLIMENTO O BUBBLE UP ◦ La pubblica opinione è un "ribollire" del corpo sociale che sale verso l'alto. ◦ Secondo questo modello nel pubblico, o in vasti settori o strati di esso, si formano continuamente dei "ribollimenti" o "movimenti d'opinione", in modo repentino e inaspettato, che non sono stati previsti, e che spesso non sono affatto desiderati, dalle élites dirigenti (economiche, politiche, militari, religiose e così via). ◦ Ad esempio il movimento di Greta Thumberg. -> questi modelli coesistono, ad esempio quello a cascata pu essere alimentato da quello a ribollimento. Nel sistema attuale la nostra società funziona come una serie di gruppi caratterizzati da diverse opinioni, stili di vita, credenze, cosa che è diventata così nel corso degli anni. Ci sono maggioranze, minoranze... ma in ogni caso l'opinione pubblica oggigiorno è molto frammentata. MEDIA Svolgono un ruolo fondamentale per quanto riguarda l'opinione pubblica in quanto sono un veicolo di informazione. • Agenda setting: influenzano ci su cui il pubblico si concentra, determinando quali argomenti vengono discussi e considerazioni rilevanti attraverso la selezione e la presentazione delle notizie. • Framing: influenzano l'interpretazione di eventi e questioni attraverso il modo in cui presentano le notizie, il che pu influenzare la percezione pubblica. operano i "leader di opinione" a livello locale implicano il pensare al pubblico dei media in modo diverso -> si va oltre l'idea che il pubblico sia una interconnessi attraverso la quale la comunicazione di massa viene veicolata". Altra cosa che fanno in questo libro è mettere a fuoco le caratteristiche dell'opinion leader: ✬ Literacy: Elevata esposizione ai media (tendenza alla ricezione di maggiori informazioni). ✬ Committment: Elevato coinvolgimento ed interesse per determinati argomenti. ✬ Socievolezza: capacità di trasferimento di informazioni a gruppi di individui (gregari) che appartengono allo stesso gruppo sociale. ✬ Leadership: Riconoscimento, dal basso, parte del gruppo dei pari, del possesso di maggiori conoscenze. Vengono identificate due tipologie di opinion leader: ✘ Verticali - soggetti che hanno le caratteristiche dell'opinion leader e comunicano attraverso i media (tradizionali e digitali). ✘ Orizzontali - soggetti che hanno le caratteristiche dell'opinion leader e che agiscono all'interno di reti sociali più o meno ampie. Possono essere definiti anche: ✘ Monomorfi - hanno rilevanza in un solo o in un numero limitato di campi (nella maggior parte dei casi). ✘ Polimorfi - l'influenza esercitata non riguarda un solo argomento ma, più in generale, idee, atteggiamenti, propensioni e scelte politiche come di consumo. Esempi di leader verticali monomorfi sono: Valerio Visintin e Ernst Knamm, hanno due community diverse ma entrambi possono essere definiti opinion leader. OPINION LEADER E SOCIAL MEDIA Gli studi su opinion leader e media digitali nascono negli anni 10 del 2000 dopo la nascita di due dei più gradi social media (Facebook e Twitter). Questi studi si focalizzano su temi diversi che cambiano mano a mano che evolvono le piattaforme. Nel 2010 compaiono studi che trattano dell'influenza di Twitter, poi si inizia ad indagare su quali siano le caratteristiche degli opinion leader su tale piattaforma. In seguito si inizierà a lavorare su Instagram e sugli opinion leader su questa piattaforma, comprese quali siano le caratteristiche di costoro più genericamente sui social. La ragione perché si va a studiare partendo da Twitter è che consente una molteplicità di flussi e relazioni (anche oggi). Il primo studio pubblicato si chiama: "Measuring user influence in twitter: the million follower fallacy" (2010). L'idea comune era che chi aveva tanti follower su Twitter fosse un opinion leader, ma è sufficiente ? NO, avere tanti follower non significa essere influenti. La domanda che si fanno gli autori di questo studio è: quali sono gli elementi che definiscono l'influenza su twitter ? • Popolarità ◦ Indegree influence = legata al numero di follower di un utente. • Condivisione ◦ Retweet influence = alla popolarità si deve associare la capacità di generare condivisione -> contenuti con valori aggiunti. • Coinvolgimento ◦ Mention influence = quantità di tweet in cui la persona viene citata -> abilità di ingaggiare gli altri nella conversazione. Nel 2011 viene pubblicato uno studio più approfondito e il saggio si chiama: "Who says what to whom on twitter". Alcune caratteristiche dei flussi comunicativi di Twitter favoriscono la nascita di opinion leader. Le informazioni circolano tramite intermediari. Si va a vedere chi sono i soggetti che retwittano e da dove vengono i tweet originali e si constatano le loro caratteristiche. La maggior parte degli intermediari non appartengono alle élite ma sono persone comuni, caratterizzate da: • essere esposti a più fonti mediali degli altri utenti • hanno più follower degli altri utenti • sono più attivi (coinvolti) degli altri utenti Sono tutte caratteristiche che erano già state individuate da Lazarsfeld e Katz. Cosa manca rispetto alle caratteristiche individuate da loro ? Manca la Leadership in quanto è visibile nel momento in cui analizzo le reazioni ai loro post (è una caratteristica implicita). In quegli anni su Twitter si sono quindi creati opinion leader diventati influenti pur non essendo persone famose. Era utile osservare i nodi dove venivano ri-condivise le informazioni. E su Instagram ? Ci troviamo 10 anni dopo rispetto a Twitter. Perché non Facebook? La sua struttura è meno consona alla creazione di figure come gli opinion leader, a differenza di Instagram che invece è sicuramente un motore perfetto di creazione di tali figure. Come riconosciamo gli opinion leader su Instagram ? 2020 studio -> "Influencers on instagram : antecedents and consequences of opinion leadership". Viene detto che per essere un opinion leader su detto social bisogna avere almeno una di queste caratteristiche: ✰ Essere considerati esperti di un prodotto o servizio ✰ Essere un membro attivo di una comunità ✰ Partecipare con alta frequenza e dare un contributo sostanziale ✰ Essere considerato da altri utenti come soggetto che ha buon gusto in relazione alle decisioni di acquisto. I contenuti invece dovrebbero essere caratterizzati da: ➣ Originalità: novità e innovazione, non convenzionalità, autenticità ➣ Unicità: distinzione rispetto agli altri ➣ Qualità: cura dei contenuti e della forma, attrattività, comprensibilità e assertività ➣ Quantità: quantità di messaggi postati Tutto ci funziona solo se si incontrano degli utenti che hanno due caratteristiche: ✔ Propensione all'interazione online anche con chi non si conosce ✔ Congruenza dei contenuti del profilo e interessi, gusti, personalità dei follower 10/10 TIPOLOGIE DI OPINION LEADER Nel 2000 Malcolm Gladwell pubblica "The tipping point" in cui descrive tre tipologie di opinion leader: • Connettori: persone che hanno un'ampia rete di connessioni e "fanno stare insieme" le persone. • Esperti: "procacciatori di informazioni" risolvono i problemi e forniscono risposte. • Persuasori: leader carismatici in grado di catalizzare il consenso. Nel saggio del 2019: "Opinion leader detection: methodological review" di Bamakan SMH, Nurgaliev I e Qu Q. si nota che gli OP (soprattutto nelle piattaforme digitali) si distinguono per: ✾ L’ampiezza della loro influenza: Il raggio della loro influenza pu essere locale o globale -> alcuni hanno influenza su una specifica rete di persone ed altri su varie reti. Per gli influencer sui social media si parla di micro e macro influencer in base alla grandezza dell’audience. E’ una prima distinzione tra diversi OP. ✾ Area di competenza: numero di argomenti che trattano). Questa teoria era già presente in Two step flown of communication (mondo offline) e viene ripresa qui nel mondo digitale. ✾ Tempo della leadership di opinione: non era presente negli studi di Lazasferd e Kalz, all’inizio si affrontavano situazioni stabili a lungo termine (es: leader d’opinione nelle famiglie stabili, nel mondo delle donne americane ecc. -> leader d’opinione orizzontali). C’è un cambiamento dagli OP descritti nella teoria classica e quelli descritti nel mondo dei media digitali. La stabilità iniziale delle relazioni non c’è ora: le persone che seguo su una piattaforma come Instagram possono variare, sono relazioni mediate e legate a un momento preciso. Le leadership d’opinione possono avere diversi orizzonti temporali: alcuni OP riescono a mantenere la capacità di influenza per lungo tempo ed altri meno. Emergono infatti anche forme di OP a breve termine in quanto legate ad uno specifico argomento in un momento di discussione (es. Roberto Burioni -> bussola di una certa opinione durante il periodo del covid, ora la sua leadership di opinione non è così influente). viene riproposta quella tra leader di OPmonomorfi e polimorfi (in base al sistemica). E’ la stessa che ora si ripone nelle istituzioni come i tribunali: mi fido di esse perché mi fido di come funziona. COSTRUIRE LA FIDUCIA ATTRAVERSO LE INTERAZIONI ONLINE E L'IDENTITÀ CONDIVISA All'interno delle piattaforme social si creano facilmente quelli che sono dei circoli di fiducia -> mi fido di un soggetto -> lo seguo, commento ecc-> alimento questa fiducia, ancora di più se questo meccanismo diventa di gruppo, si creano quelli che si chiamano circoli di fiducia, basati sulla frequenza delle relazioni e sulla percezione della reciprocità. Più frequento le stesse fonti e le mando alle stesse persone, più i social mi ripropongono quelle stesse fonti. È un meccanismo importante che costruisce la fiducia sui social. La frequenza della consultazione mi aumenta la fiducia e la credibilità di questa fonte/soggetto. Fiducia che si basa sulle nostre relazioni, supportata e sostenuta da una logica di visualizzazione dei contenuti sui social. La fiducia all'interno delle piattaforme e della nostra società è soprattutto più che una fiducia cognitiva (basata sul contenuto specifico con cui interagisco), una fiducia: • normativa (persone che la pensano come me e supportata da persone con cui ho contatti sulle reti omofile), si basa sull'avere affinità di pensiero. • affettiva, ossia verso persone per cui sviluppo una certa confidenza all'interno della rete. L'influencer è una figura cruciale nella costruzione della fiducia nei propri follower, inoltre è una professione vera e propria, a differenza del lavoro da opinion leader che non è una professione in quanto gli o.l. sono in genere politici o a loro volta influencer. La fiducia che gli influencer costruiscono è il risultato di: ⚙ credibilità che si basa su: ◦ competenza ◦ affidabilità ⚙ attrattività che si basa su: ◦ legame emotivo ◦ omofilia (=somiglianza) Grazie a questi due aspetti riescono a costruire un rapporto di fiducia con i loro follower. COMPETENZA Si basa sulla conoscenza che l'influencer deve comunicare in un determinato settore e deve essere anche capace di condivider e tali conoscenze tecniche ed esperienze personali relative a quel campo. Deve quindi anche raccontare se stesso. L'influencer è competente anche nell'uso del mezzo con la quale crea contenuti. Questo non basta perché deve avere questi due elementi di competenza ma agli occhi dei suoi follower deve risultare anche affidabile, ma in cosa consiste questa affidabilità ? AFFIDABILITÀ Dipende da quanto l'influencer dimostra di "prendersi cura" dei suoi follower, comunicando informazioni valide (quando i follower percepiscono di leggere qualcosa di utile e veritiero che rispecchia le loro esigenze), ossia quando l'influencer sembra onesto perché sembra credere in quello che racconta, e la prova di quello che dice è data dal suo raccontare di una sua prova di un determinato prodotto o servizio, come se non stesse facendo pubblicità, semplicemente come se desse un consiglio (anche questo pu essere fittizio), ma è diverso dall'essere retribuito per sponsorizzare un prodotto -> in ogni caso è necessario avvertire i follower in caso di partnership reribuita. LEGAME EMOTIVO Non è legata per forza al suo aspetto fisico, ma piuttosto ai suoi valori, stile di vita, e percezione di vicinanza che si pu riassumere con le espressioni: familiarità, simpatia. L'influencer deve trovare agganci per far si che i suoi follower si sentano più vicini, compresi e coinvolti. Il profilo deve avere qualcosa che sia ispirazionale, quindi non identico al mio, ma che allo stesso tempo non sia troppo lontano dal mio, in quanto devono esserci degli elementi del profilo che mi facciano sentire affine. Su questo mix si basa la costruzione del legame emotivo. L'ispirazionalità nei profili degli influencer pu trovare riscontro nella vita di tutti i giorni, differenza dell'ispirazionalità dei profili degli attori o celebrità. Come si costruisce questo legame emotivo ? Condividendo opinioni e valutazioni, aspetti della loro vita, aspetti personali, cercano di adottare uno stile comunicativo apparentemente informale. Oppure ancora verificando il feedback degli utenti -> una relazione con l'altro, ma l'influencer probabilmente non mi conoscerà mai. OMOFILIA ED EFFICACIA DELLA COMUNICAZIONE Omofilia= vicinanza agli stili di vita, valori, opinioni... Sono state individuate 4 tipologie di percezione di somiglianza: ⊱ atteggiamenti ⊱ background ⊱ valori ⊱ aspetto fisico (es: abbigliamento) Non tutte le forme di omofilia sono ugualmente importanti nel costruire una relazione con i follower. Quella di background sembra essere quella meno influente, mentre atteggiamento, valori e aspetto sono le più efficaci. 11/10 interazione para- sociale , in quanto sono io che sento SPIRALE DEL SILENZIO Katz e Lazarsfeld (fine anni 40 e inizio anni 50) sostenevano che l'opinione pubblica si formasse all'intersezione tra i media e il ruolo dell'opinion leader, questo non è cambiato. Passando agli anni 70 viene sviluppata in Germania, un'altra teoria tuttora utile per spiegare alcuni fenomeni della contemporaneità, ossia la teoria della SPIRALE DEL SILENZIO. Viene sviluppata a partire da una ricerca sul campo da una studiosa tedesca, Elisq-abeth Noelle-Neumann. All'idea introdotta da Katz e Lazarsfeld, Elisabeth introduce un'altra componente, ossia che ci sono anche altri 2 aspetti: • quello che noi percepiamo essere il clima in cui noi viviamo (opinione dominante della maggioranza che ci sta attorno). • quello che noi esprimiamo come nostra opinione. La sua domanda di partenza fu: perché durante le elezioni in Germania del 1972 il risultato elettorale risulta inatteso rispetto alla percezione dei sondaggi e dell'opinione dominante che ne avevano i cittadini e personaggi pubblici ? Un esempio di ci fu la vittoria di Donald Trump contro Hilary Klinton nelle elezioni americane di qualche anno fa, poiché i sondaggi dimostravano la quasi prossima vittoria di Hilary, e invece il risultato effettivo fu ribaltato. Elizabeth mette a tema quale sia la sua idea di opinione pubblica: ▴ l'opinione pubblica serve, ha una funzione integrativa, ossia ci aiuta a sentirci parte di una società/ gruppo -> Le persone di una società sono portate ad allinearsi su una determinata questione di fondo, di modo da sentirsi parte di un gruppi sociale coeso -> TUTTI contribuiscono. ▴ serve a costruire una coesione sociale a partire dalla natura sociale degli individui. Ritiene che l'opinione pubblica si formi all'intersezione di diverse attività: • utilizzo dei media in quanto fonti di conoscenza • comunicazione interpersonale e rapporti sociali • manifestazione individuale di opinioni -> noi stessi prendiamo posizione e abbiamo una opinione • percezione dei climi di opinione nel proprio ambiente sociale, ossia il nostro impegno a cercare di capire come la pensa la maggioranza intorno a noi Gli ultimi due punti sono gli elementi nuovi che Elizabeth aggiunge a quelli già identificati nella teoria di K. e L. Elizabeth ci dice che "l'opinione pubblica si forma nell'interazione tra il monitoraggio compiuto sull'ambiente sociale circostante e i comportamenti dell'individuo stesso". Con la parola interazione indica che interagiscono la nostra opinione e l'ambiente circostante, sono due cose che si influenzano a vicenda. Per sviluppare la sua teoria, riprende un autore degli anni 50, ossia David Reisman, che le serve per spiegare il monitoraggio dell'ambiente circostante. Costui aveva scritto un libro chiamato "La folla solitaria" dove aveva descritto come in alcuni contesti sociali nella storia si sia creata coesione sociale. Propone un'analisi critica del rapporto tra individuo e società. Sostiene che con l'evolvere ambientalista, prima era una minoranza ma ora non lo è più, e difatti fa parte dell'opinione dominante. Viviamo in un'epoca di minoranze rumorose facilmente medializzabili in quanto usano metodi, slogan, idee ridondanti, una dimensione iconica che li identifica, come black lives matter o la figura di Greta Thumberg. I MOVIMENTI AMBIENTALISTI -> Uno dei primi movimenti che sono nati è stata l'associazione Greenpeace nel 1970. È nato in un epoca in cui chiaramente le priorità erano diverse e sicuramente anche la sostenibilità ambientale. Nel 1971 il fondatore di Greenpeace pone il problema del danno all'ambiente che gli esperimenti nucleari americani stanno facendo in Alaska (siamo in piena guerra fredda). Loro rappresentavano una opinione minoritaria in quanto chiaramente gli esperimenti erano fatti in luoghi disabitati, perci non erano ritenuti un problema, così decidono di mettere in piedi un'azione eclatante, ossia salgono su una barchetta e vi fanno salire anche dei giornalisti. Si piazzano in una zona di sperimentazione e provocano gli americani chiedendo se con li loro, avessero comunque avuto il coraggio di fare esperimenti (che sicuramente li avrebbero uccisi a causa delle radiazioni). I media parlano di questa azione che diventa visibile all'opinione pubblica. Gli esperimenti chiaramente continuano dopo che loro se ne vanno, ma il loro scopo era far emergere questa questione e portarla all'opinione pubblica. Questo gesto eroico caratterizzerà questo movimento che si batte non per le persone, bensì per l'ambiente. Il tema del nucleare interessa Greenpeace per anche gli anni successivi, per poi spostarsi alla caccia alle balene dal 1975. I loro modi per non cambiano, cercano sempre di portare avanti l'immagine di "Davide contro Golia", come azione dimostrativa per portare l'attenzione su questo tema, che attira particolarmente i media e il pubblico. Dalla metà degli anni 2000 i temi cambiano nuovamente e il principale diventa il futuro del nostro pianeta. Non avendo veri e propri nemici fisici, cambiano modalità di farsi vedere e ad esempio si legano a monumenti famosi di determinati paesi per poter essere visibili. Fanno sempre delle cose che potenzialmente potrebbero mettere a rischio la loro salute. Altro modo è comparire a degli eventi dove sono presenti i media, ad esempio le partite sportive o la Milano Fashion Week. 17/10 Le strategie per con il tempo diventano ripetitive, senza quindi ottenere più risonanza mediale: viene cambiato metodo in base alla fase storica. Nella prima metà degli anni 10 il FLASH MOB diventa la forma di performance predominante. È un piccolo show che si svolge in uno spazio non adibito a ospitare spettacoli e che interrompe la quotidianità. Greenpeace sposta quindi la sua attività di performance da quella tradizionale quella del flash mob. 2014: FLASH MOB -> gli attivisti si travestono da peluche e si posizionano su una spiaggia vicino a dei barili di petrolio: -> ATTIVITA’ PERFORMATIVE svolte sul territorio -> La sensibilità mediale e culturale è cambiata 2014: FLASH MOB “Don’t play with the Arctic”-> attenzione al fatto che grandi imprese europee stanno investendo sulla ricerca del petrolio (tra cui Lego), perci c’è una campagna di Greenpeace contro ci . Nella nuova epoca vi è un nuovo spazio da colonizzare con la visibilità, ossia la rete: tutta l’attività fino ad allora fisica si sposta nello spazio virtuale. 2014: VIDEO VIRALE -> racconto emozionale/metaforico che fa riferimento all’immaginario del gioco della lego. Diventa virale in quanto suggestivo e si lega ad un’attività che a metà degli anni 10 inizia ad essere una delle forme di mobilitazione adottata nella rete: aderire alle campagne online. Tramite tali video si dà spazio alle persone per aggregarsi e riconoscere in rete un opinione pubblica dominante. Si chiede anche di intervenire sulle scelte delle aziende quando non conformi all’opinione che si vuole formare -> “dite a lego di concludere la sua partnership con shell”. Non si ferma qui il progresso dei meccanismi comunicativi per mobilitare dal basso l’opinione. Verso la fine degli anni 10 le persone non si limitano a guardare i video virali in rete, bensì esse sono concretamente attive attraverso di essa soprattutto in attività collettive. Greenpeace cambia di nuovo strategia, oltre a sollecitare l'attenzione delle persone, le chiama in causa concretamente. 2018: ATTIVISMO E PARTECIPAZIONE Greenpeace attiva un monitoraggio di quanti rifiuti in plastica si trovano sulle spiagge-> gli utenti mandano delle foto e li segnalano quando li trovano. Greenpeace raccoglie e monitora i numeri, li usa per far pressione sulle aziende che producono tali prodotti (sensibilizzazione) ed attivare forme di pulizie (mettendosi in contatto con chi va a pulire le spiagge). E’ una mobilitazione interamente online. Si crea il PLASTIC RADAR: Greenpeace cavalca la disponibilità a mobilitarsi all’interno della rete. Se le minoranze rumorose all’inizio bastava che fossero visibili nei media, oggi devono avere anche la capacità di engagement/ ingaggiare le persone che tramite smartphone/piattaforme in rete partecipano ad attività collettive-> condizione di visibilità. 2020: accanto alla ricerca del coinvolgimento individuale e concreto delle persone, Greenpeace usa anche le petizioni per mobilitare l’opinione pubblica. In questo caso chiede la mobilitazione per fermare gli allevamenti intensivi-> il kit allevamenti permette alle persone di attivarsi, si intercettano piccoli OP sul territorio che si mobilitano e che diventano una cassa di risonanza nella propria comunità. Gli utenti potevano attivarsi tramite: • donazione economica • attivazione diretta scaricando un kit e diventando attivista • firma della petizione Notiamo così 2 canali di mobilitazione che cercano di raggiungere via via ogni singola persona (plastic radar e petizione + attivazione più concreta). “Non alzare le spalle, alza la voce, stai col pianeta”-> altra campagna per intercettare uno per uno gli individui. “Winterisnotcoming”-> video virale del 2021, il linguaggio è cambiato-> non è più serio ed emozionale (mirato ad ingaggiare le emozioni) del video della Lego, bensì qui ha una chiave ironica forte e mira ad ingaggiare attraverso di essa. Un personaggio della famosa serie tv: Il Trono di Spade, sprofonda nel ghiaccio-> il cambiamento globale rischia di cambiare la normalità. Viene ripresa la famosa frase "Winter is coming" per trasformarla al negativo -> nota ironica usando un riferimento mediatico conosciuto dalla maggior parte del pubblico. Anche tale campagna si chiude con un mini-sito con cui si pu aderire alla mobilitazione. Ingaggio + adesione a mobilitazione attraverso video che attrae l’attenzione. La spirale del silenzio è senza speranze ? Possiamo ora rispondere a questa domanda dicendo che ci non è vero, come dimostra il movimento Greenpeace, nato negli anni 70 ed attivo ancora oggi grazie ad un’evoluzione progressiva del linguaggio-> movimento coeso che continua oggi ad essere attivo nel portare all’attenzione dei temi diversi dentro un clima di opinione più favorevole rispetto al passato, ha visibilità mediatica e riesce a risalire la spirale del silenzio. Alle volte anche i BOT possono spostare l'opinione pubblica e renderne una dominante piuttosto che un'altra. Si definiscono social BOT gli account automatizzati su siti di social media che agiscono in modo simile agli esseri umani, mettono like, condividono e pubblicano contenuti e non sono necessariamente riconoscibili come automatizzati agli utenti umani. Come funzionano ? In genere vengono programmati per mettere like quando individuano alcune parole, mettere dei commenti predefiniti quando individuano determinate situazioni... Questi BOT esistono e vengono ampiamente usati da alcuni soggetti per far vedere che un'opinione sia prevalente. Ce ne sono alcuni progettati apposta per rinforzare un'opinione all'interno della rete perché un post con tanti like, sharing e commenti è più efficace nel veicolare che quella sia l'opinione dominante, è funzionale. Questi BOT pensati specificatamente per questo scopo si chiamano "astronauti" e sono creati apposta per falsare le idee. Non c'è virtualmente un limite ai BOT che si possono implementare. La conclusione è che ANCHE NELLE PIATTAFORME SI CREA L'EFFETTO A SPIRALE, perché le piattaforme social vengono usate per monitorare l'opinione dominante, sono una fonte inesauribile di informazioni e perché quello che noi monitoriamo, influenza sia quello che facciamo nei social sia quello che facciamo fuori. L'opinione che si crea sui social è soggetta a dei bias. TEORIA DELLA COLTIVAZIONE La sua origine è negli anni 70 e il suo teorizzatore è George Gerbner. Dice che legata quindi alle storie che i media ci raccontano e che mettono in scena. Quello che in più ci dice è che le storie che i media ci raccontano contribuiscono a farci formare un'opinione su ci che è giusto, sbagliato, conta... In che senso Gerbner parla di storytelling ? Parla di 2 tipi di racconto all'interno dei media: • i racconti finzionari -> ad esempio una serie odierna, The Crown, che ha come scopo quella di far formare un'opinione sull'immagine della monarchia britannica. In generale tutti i prodotti biografici o storici ci permettono una rilettura di una determinata persona, eventi, argomenti e ci ci da la possibilità di farci una opinione in merito. • lo storytelling che fanno tutti i programmi che mettono in scena parte della vita delle persone come i talent e i reality. Per Gerbner queste forme di storytelling contribuiscono a proporre una visione che è quella dominante (da lui chiamata mainstream) -> a furia di raccontare qualcosa diventa la visione dominante il mainstream. i media contribuiscono alla formazione dell'opinione pubblica attraverso il loro storytelling, FUNZIONE BARDICA • c ome il bardo era la figura di colui che andava a raccontare di paese in paese delle storie riferite a ci che succedeva). Gerbner, Fiske e Hartley riprendono il concetto che i media, come il bardo, trasformano gli eventi e la vita quotidiana in storie, che vengono diffuse/ripetute/fatte circolare. • Fiske & Hartley nel 1978 dicono che: “Il bardo tradizionale trasformava la vita quotidiana e le sue preoccupazioni in versi, i media trasformano le nostre percezioni della vita quotidiana in un sistema di linguaggio, ovvero ci propongono mondi, comportamenti e atteggiamenti sotto forma di storie che narrano presente e passato”. 24/10 TEORIA DELLA COLTIVAZIONE nella nostra testa. Dopo le basi poste da Gerbner, gli studiosi inglesi JOHN FISKE e DAVID HARTLEY, lavoratori al Politecnico di Wales (sud UK), sviluppano ulteriormente la teoria della coltivazione. Dicono che le storie raccontate dai media e le opinioni coltivate sulla realtà sono l’espressione di un ruolo che i mezzi di comunicazione hanno all’interno della società. Negli stessi anni anche Elizabeth Neumann dice che l’opinione pubblica serve a tenere insieme la società, è un collante sociale. Le funzioni dei media per Fiske e Hartley sono: • Guidare/articolare la nostra interpretazione della realtà (siamo partiti da Lippmann che dice che non si pu fare esperienza di tutto, di molte cose occorre farne un’esperienza mediata). • Coinvolgere in un sistema di valori (comunicarli e fare in modo che tutti li conoscano). • Spiegare le azioni dei singoli (ci raccontano quali sono le motivazioni che portano le persone ad agire in un certo modo e le cause). Ci serve a fornire modelli interpretativi e a insegnare come non produrre le stesse situazioni se negative. • Rassicurare la cultura della sua adeguatezza o svelarne le inadeguatezze pratiche per farla evolvere -> funzione critica dei media che sottolineano la necessità di cambiare alcuni atteggiamenti culturali (es. superare l’indulgenza nei confronti di comportamenti violenti nell’ambito della violenza contro le donne). E’ una rassicurazione non sempre positiva. • Rassicurare che lo status e l’identità degli individui è garantito dalla cultura -> che alcuni comportamenti sono giusti. • Trasmettere un senso di appartenenza culturale. Tutte queste funzioni vengono svolte dai media ripetendo storie simili che coprono vari aspetti (conoscenza, valori, interpretazione, rassicurazione culturale). Ai media viene riconosciuta la funzione bardica ovvero racconta le storie della comunità (proprio La ripetizione di storie/eventi coltiva un’opinione GLI INDICATORI CULTURALI All’interno della loro programmazione, gli aspetti su cui i media esercitano di più un effetto di coltivazione secondo Garbner, sono soprattutto interpretazioni ripetute e condivise/aree su cui i media lavorano più spesso per costruire interpretazioni condivise. ➳ Immaginario legato al GENERE/ETA’ (es. i media che ci parlano di come siano i giovani di oggi tramite indagini sulla generazione Z -> tramite narrazioni su tale tema viene costruito un immaginario preciso per permettere a persone che non appartengono ad una certa generazione di immaginarla). ➳ SALUTE -> cos’è importante fare per prendersene cura (es. alimentazione e sport-> sulla base di ricerche e sollecitazioni da aziende sportive raccontano storie che cercano di farci pensare che abbandonare l’attività sportiva non sia positivo). ➳ SCIENZA-> lavoro dopo la pandemia di coltivazione di un’opinione positiva su alcune ricerche scientifiche e sulla capacità di esse di fronteggiare la cura delle malattie perché la fiducia era andata in crisi ➳ FAMIGLIA ➳ EDUCAZIONE ➳ POLITICA ➳ RELIGIONE ➳ VIOLENZA VIOLENZA 1967-1985 Ricerca per capire se la continua diffusione ed il consumo di prodotti a contenuto violento potessero avere degli effetti di coltivazione e se sì, quali. Es. se su Netflix mi inoltro in un consumo di prodotti basati su gialli/thriller riproposti a oltranza, succede qualcosa alla mia immaginazione della realtà? L’esposizione costante a contenuti violenti ha un effetto sulla rappresentazione della realtà che mi faccio? Ci sono elementi comuni nella la rappresentazione della realtà tra chi consuma molti prodotti a contenuto violento e chi no? Domande susseguitesi fino al 1980. Dal 1980 in poi se ne pone un’altra: nelle relazioni interpersonali e nel vissuto/stato psicologico tale continuo consumo di prodotti violenti ha un effetto? Il continuare a vedere contenuti mediali a contenuto violento non mi fa pensare che vivo in un mondo brutto, che nelle relazioni interpersonali non mi posso fidare? Es. la situazione dell’uomo moderno sta peggiorando; non è un mondo in cui vale la pena far nascere dei figli; le istituzioni pubbliche non sono interessate ai problemi della gente comune. Es2. le persone non aiutano gli altri ma pensano solo a se stesse; le persone cercano di trarre vantaggio dagli altri e non di comportarsi correttamente; non ci si pu fidare della maggior parte delle persone. ESPOSIZIONE SELETTIVA NEI MEDIA DIGITALI Noi siamo selettivi, scegliamo noi cosa vedere e cosa non vedere all'interno delle piattaforme. OVERLOAD INFORMATIVO Quando le piattaforme si sono moltiplicate noi ci siamo trovati a vivere in una situazione di sovraccarico di piattaforme, di offerta fruibile e di molteplici opinioni. Questa sovrabbondanza di offerte in realtà non ci porta ad essere aperti a ideologie diverse, ma è talmente ampia che al posto che portare le presone a esplorare altre ideologie, ci porta a semplificare la nostra scelta. Non è un'offerta ampia, è un sovraccarico, quindi noi dobbiamo sempre semplificarlo o altrimenti non siamo in grado di gestirlo. • Di fronte alla sovrabbondanza di canali e di contenuti il pubblico è necessariamente chiamato a realizzare forme di consumo selettivo. • Di piattaforme. • Di contenuti -> information stratamentation. Molto spesso ad esempio quando devo decidere cosa guardare, non scelgo nemmeno io, ma mi affido a consigli di amici, internet, social media, perché ho talmente tante possibilità che non so scegliere e devo essere selettivo. SELETTIVITÀ ⬊ È spesso motivata dalla volontà di evitare forme di dissonanza cognitiva. ⬊ Cercare contenuti coerenti con le proprie attitudine preesistenti e sottrarsi a quelli discrepanti. ⬊ Cercare contenuti coerenti con le attitudini del proprio network. ⬊ Consumare contenuti coerenti con quello che pensiamo ci aiuta ad elaborare il nostro pensiero e ci da sostegno nel rendere più articolata la nostra idea. ⬊ Ci concentriamo su argomenti che ci stanno a cuore. ⬊ Riteniamo più attendibili delle fonti informative più vicine a noi. ECHO CHAMBERS • • Si crea perché la combinazione tra la nostra selezione e il funzionamento di algoritmi, ci porta a chiuderci in queste camere dell'eco in cui sentiamo continuamente ripetere le stesse cose, contenuti, idee spesso in sintonia con il nostro pensiero. • In questo contesto diventa difficile distinguere tra notizie vere e false perché si riconfermano tutte le une con le altre -> l'opinione pubblica si struttura a fatica. • Il principale rischio a cui andiamo in contro nel momento in cui si sviluppano le camere del silenzio, è la polarizzazione= quando si sviluppano delle opinioni fortemente contrapposte che non sono in grado di dialogare le une con le altre, per cui io ho solo la possibilità di schierarmi o da una parte o dall'altra. Questa selettività porta alle echo chambers, ossia un grandissimo sistema di coltivazione. ◦ Cybercascades= promozione di campagne d'odio comunicative verso "nemici". ◦ La polarizzazione non fa bene ad un contesto sociale in quanto è difficile trovare una mediazione e sussiste la frammentazione di gruppi sociali. 31/10 ◦ Autosegregazione= la difficoltà di dialogare con chi ha posizioni diverse porta le persone a chiudersi in cerchie sociali che condividono gli stessi punti di vista per la ricerca di soluzioni comuni. ◦ Questa chiusura nelle camere dell’eco ha un effetto anche sul dibattito pubblico. Se si pensa alla figura di un personaggio politico che rappresenta un punto di vista, egli si troverà in una posizione di facilità a condividerlo con chi la pensa come lui e di difficoltà in caso contrario. O adotta modalità comunicative aggressive per affermare le sue posizioni oppure deve cercare di entrare in dialogo coi gruppi polarizzati costruendovi relazioni forti. ◦ Al giorno d’oggi ogni rappresentante della politica deve parlare al suo elettorato ed intercettare gruppi con idee consolidate e coese-> si verificano sempre di più posizioni polarizzate: ‣ Es leader politico che utilizza posizioni valorialmente forti per arrivare direttamente ai gruppi polarizzati del suo elettorato. ‣ Es. leader politico che cerca di intercettare più gruppi e tende a sintetizzare in slogan/ prese di posizione, i valori dei singoli gruppi polarizzati. Una comunicazione politica più articolata che mette in dialogo posizioni diverse in un contesto contemporaneo (con posizioni polarizzate) è meno efficace rispetto ad una comunicazione che vede un leader. • Polarizzazione e contrapposizione tra individui, influenzano anche le dinamiche sociali (assunzioni ecc.). Il posto di lavoro al giorno d’oggi deve essere anche in sintonia coi valori di un individuo. • Diffusione e credibilità delle fake news-> meccanismo di coerenza, più le fake news sono coerenti e coese più vengono considerate credibili. • Le echo chambers producono cascate informative che portano a propagare online contenuti. CASS SUNSTEIN “In una democrazia che meriti tale appellativo le vite-comprese quelle digitali-devono essere strutturate in modo che le persone si imbattano spesso in prospettive o temi che non hanno specificamente selezionato” (2018) -> Ci conviene negoziare col diverso piuttosto che stare sempre in uno spazio che ci auto-conferma, dobbiamo diventare capaci di sostenere le nostre posizioni con chi non la pensa come noi. FILTER BUBBLE Nella camera dell’echo si forma un racconto molto forte in modo ripetitivo e coeso: delle piattaforme digitali favoriscono tale costruzione-> meccanismo digitale che sostiene la costruzione di filter bubble. I media digitali ci propongono una bolla di contenuti filtrata in base ai nostri gusti e ci portano facilmente a collocarci nelle camere echo. Cosa differenzia la loro esposizione alle social news? -> Il funzionamento degli algoritmi. Esiste una collaborazione efficace tra funzionamento degli algoritmi e l’effetto camera dell’eco. “meccanismi online di polarizzazione dell’informazione prodotti dalle logiche degli algoritmi nei social media e dai motori di ricerca come Google” -> Ci vengono riproposti contenuti in base a logiche di marketing= in base a ci che ci è piaciuto e alle scelte che abbiamo già fatto. IL FONDAMENTO "The filter bubble" di Eli Parisier. GLI ESITI -> Contesto iper-personalizzato in cui viviamo. -> La selettività è invisibile (perché operata dall’algoritmo e perché gli utenti ne sono spesso inconsapevoli). -> Gli utenti sono passivi perché le logiche di filtraggio non sono note CASE HISTORY Il caso di Austin-Texas del 9 novembre 2016. Esempio di circolazione di notizie credute vere anche se non lo sono. Campagna elettorale che ha portato all’elezione di Trump, campagna polarizzata in quanto Trump fa leva su contenuti che polarizzavano l’elettorato americano. Durante la campagna lo staff di Trump diffonde la notizia che alcune manifestazioni anti-trump erano organizzate dai democratici che arruolavano delle comparse-> sospetto che i democratici fossero finti. Tale idea viene messa in circolazione, allora a novembre 2016 una persona comune (Erik Tuker) in giro in macchina vede dei pullman bianchi parcheggiati in una via di Austin: sono tutti uguali. Cerca su google e non trova nulla: scopre che si tratta di una manifestazione anti-trump. Pensa che tali pullman abbiano portato i finti manifestanti anti-trump: fa una foto e la pubblica su Twitter. Immagina di aver diffuso il tweet solo con gli amici, ma in realtà esso finisce per diventare molto popolare (condiviso 16000 volte su Twitter e più di 350000 su Facebook). E’ una misinformation: i pullman la costruzione delle camere è potenziata dalle “filter bubble”, ossia dal fatto che gli algoritmi che leggono il fuzionamento • Si tende a fare meno affidamento a quei gruppi di amici storici, piuttosto che familiari, che caratterizzano la nostra vita. • Legami più labili, meno fondanti e stabili di quelli delle classiche reti amicali. • p i ù deboli perché siamo al centro di tante reti ma di queste solo poche sono quelle con individui con cui ho legami stabili. • In questa grande quantità di gruppi, noi privilegiamo le reti di legami deboli (attivate da interessi, passioni comuni, attività che svolgo in modo limitato) e che possono essere abitate da individui singoli in rete con me perché condividiamo un interesse comune o da persone che formano un gruppo a loro volta, circoscritto a quel momento li. Sono reti di legami deboli le persone con cui per un anno faccio un corso in palestra (a meno che dopo l'anno non si crei una amicizia). Un'app che attiva delle reti pu essere un'app di condivisione di ricette di cucina. Il fatto è che noi passiamo molto tempo ad incrementare questi legami deboli perché ci spendiamo tempo. • Si verifica una tendenza alla costruzione del gruppo dei pari -> reti composte da persone ad esempio della mia stessa età, ordine sociale (contrario di rete verticale). Al centro di queste reti vi è sempre l'individuo e sono formate dai propri interessi, gusti e consumi. Sono tutte reti molto poco differenziate in quanto essendo basate sui nostri interessi, non ci spingiamo oltre le nostre zone di comfort. Scarso incontro con persone di età diverse, estrazione sociale diversa, gusti diversi. 7/11 LA SOCIETÀ DELLE PIATTAFORME, PLAYER, STRUMENTI, LOGICHE BIG FIVE PIATTAFORME DI SETTORE La platform society è un concetto recente (2010-2020) e mette l’attenzione sul fatto che ad oggi viviamo in una società in cui molte attività che svolgiamo hanno bisogno di piattaforme digitali per essere portate a termine. Si definisce “platform society” una società in cui molte attività quotidiane, pubbliche o private, si svolgono appoggiandosi a un ecosistema di piattaforme-> sono molte, collegate tra loro da alcune caratteristiche e si assomigliano per come funzionano (definizione di ecosistema). Il nostro doversi appoggiare a tali piattaforme digitali ha degli effetti, cambia le nostre attività/la società: ci viene studiato dalla teoria in questione. Un aspetto su cui tali piattaforme sono particolarmente attive è quello di modellare i processi di circolazione di contenuti e beni culturali: sono influenti anche rispetto alle relazioni/strutture sociali in cui viviamo. Quando parliamo di ecosistema di piattaforme si fa innanzitutto riferimento alle PIATTAFORME INFRASTRUTTURA, ovvero quelle che forniscono la base su cui funzionano tutti gli strumenti Networked Individualism -> la società è sempre più caratterizzata da reti di legami, ma essi sono informatici che usiamo. Infrastruttura= non sempre le vediamo, ma formano la base. Tali piattaforme vengono rubricate sotto il nome di BIG FIVE o FAMGA (Facebook, Apple, Microsoft, Google, Amazon): esse sono possedute da 5 grandi aziende, che ora sono economicamente e culturalmente potenti. Sono apparentemente diverse, ma in realtà anche se ciascuna ha i suoi propri prodotti di punta forniscono tutte servizi e strumenti di supporto alle nostre attività quotidiane. Mettono in circolazione contenuti, ma modellano anche le nostre forme di socialità, fornendoci strumenti per portarle avanti. Tali piattaforme infrastruttura sono chiamate anche SESTO POTERE in quanto si aggiungono ai media tradizionali. Accanto a tali 5 piattaforme ne esistono anche altre: le PIATTAFORME DI SETTORE. Sono quelle che spesso vediamo nella forma delle app, sono piattaforme più piccole focalizzate sull’offerta di un singolo servizio/gruppo di servizi: le usiamo con le app, ma fanno parte dell’ecosistema sopracitato perché spesso per funzionare hanno bisogno della struttura (dati e strumenti) delle big five per fornire informazione e parte dei loro servizi. • Airbnb: è una piattaforma di settore indipendente, ma che ha bisogno delle big 5 per funzionare. E’ parte integrante dell’ecosistema. Noi utenti cerchiamo appartamenti, ma l’app ha bisogno della geolocalizzazione e delle mappe per poter proporre delle offerte in determinati luoghi. Non ha un suo sistema di mappe geolocalizzate, perci sfrutta quello di Google-> interdipendenza. Sono legami anche di dimensioni economiche ed interscambio di dati: in cambio dell’utilizzo delle mappe geolocalizzate di Google, Airbnb gli cede parte dei dati che raccoglie sui suoi utenti. Al cuore del Sistema c’è Alphabet Google-> fornisce il numero più ampio di risorse chiave per l’ecosistema. Le infrastrutture che dipendono da Google sono: • Il motore di ricerca (Google Search) • Browser (Google Chrome)-> interfaccia per accedere alla rete insieme a Safari e Mozilla • App Store (Google Play)-> motore/filtro per conoscere e scaricare le app, insieme ad Apple Store • Sistema operativo (Android) • Servizi di pagamento (Android Pay, Google Wallet) • Programmazione pubblicitaria (AdSense)-> distribuzione della pubblicità nei siti web • Sito di video sharing (Youtube) • Sistema di informazione geospaziale (Google Earth) • Sistema di videoconferenze (Google meeet) • Sistema di cloud (Google Drive) Accanto al cuore di Google c’è Facebook (ad oggi Meta): ha il controllo su una serie di servizi • 80% dei servizi di social network al mondo • 60% della pubblicità online (oltre a Google AdSense) • Servizi di identificazione online (accedi con Facebook) • Controllo sul traffico dei dati mobile degli individui (App) Meta pu raccogliere dati molto facilmente in quanto quasi tutti hanno almeno Instagram/Facebook/Whatsapp… In ascesa abbiamo invece Amazon-> distributore di prodotti culturali (Amazon PrimeVideo) • Rete digitale di vendita • Leader di mercato nel campo dei server per il cloud Al centro della produzione hardware c’è Apple: • Leader della produzione di hardware • Gestore del secondo app store per grandezza dopo Google • Servizi di cloud e streaming (Apple music, Apple TV) La company storica è invece Microsoft: • Social network (Linkedin) • Cloud (Microsoft Azure) Tutti i servizi offrono cloud perché ne hanno bisogno: lo comprano dalle big 5 che offrono tale servizio-> legame di interdipendenza. Forniscono infrastrutture anche alle piattaforme più innovative: • Spotify si appoggia al cloud di Google • Netflix si appoggia all’Amazon web Service • I Games si appoggiano agli App store • Le applicazioni pubbliche si appoggiano alle infrastrutture private PIATTAFORME DI SETTORE - CONNETTORI FRA UTENTI E FORNITORI Queste app sono connettori tra utenti e fornitori, strumenti con cui alcune potenzialità offerte dalle big 5 vengono tradotte in un servizio che ci viene proposto. Ad esempio le potenzialità della mappa di Google vengono tradotte nel servizio di Booking/Tripadvisor/Airbnb. Le app confezionano potenzialità insite alle strutture tecnologiche. In particolare, le app sono dei connettori tra gli utenti e 2 tipi di soggetti: CAMRBIDGE ANALYTICA 2018: è un caso in cui i tos sono diventati famosi ed importanti. Riguarda le elezioni di Trump del 2016. A un certo punto ci si accorge che arrivano a degli utenti di Facebook dei messaggi promozionali mirati e che puntano sul coinvolgimento emotivo di persone sensibili a tematiche ad alto impatto emotivo. Sono mirate alle caratteristiche psicologiche. Si cerca di ricostruire com’è possibile una profilazione del genere, non consentita e che pone dei problemi -> leva sull’emotività psicologica per persuadere a votare Trump alle elezioni. Di ci si accorgono gli avversari politici: si cerca di ricostruire come sulla scrivania degli operatori di marketing politico che aiutano Trump siano potute arrivare certe informazioni/come si sia potuto costruire tale modello di comunicazione politica. Scoprono che qualche anno prima una società ha sviluppato applicazioni utilizzabili su Facebook come test per raccogliere informazioni sugli utenti per una ricerca scientifica-> fine accademico. I tos centrano in quanto, quando viene sviluppata l’app, i tos di Facebook non impediscono di raccogliere i dati da parte di terzi (società che ha sviluppato il test) e neanche di raccogliere i dati degli amici di coloro che hanno risposto al test. Approfittando di un varco nei tos, la società sviluppa il test in questione “quale pietra sei”: chiede di rispondere anche su caratteristiche psicologiche -> profila gli utenti e gli amici. Tali persone rispondo al test in cui si dice che i dati verranno usati con fine scientifico: essi vengono per anche ceduti a una società che fa marketing politico-> non si pu fare. I dati vengono ceduti al “Cambridge marketing”-> uso di informazioni sulla psicologia degli utenti Facebook che hanno fatto il test per profilarli e costruire campagne politiche mirate su tali loro caratteristiche. Non è corretto neanche questo: il marketing sui social dovrebbe essere trasparente. La società di marketing politico sostiene la campagna di Trump. Chi ha venduto e usato i dati per campagna politica senza che le persone lo sapessero viene posto sotto indagine. Non si è vigilato su tali dati: Zuckenberg subisce conseguenze economiche (Facebook inizia a perdere soldi in borsa), legali e reputazionali (il rapporto di fiducia con gli utenti si incrina). Zuckenberg risponde alle interrogazioni ma non viene incriminato. Non si possono più raccogliere dati sugli amici degli utenti senza il loro consenso e raccogliere dati senza esplicitarne gli usi futuri: per l’UE ci non è sufficiente. Chiede che vengano introdotti sistemi di controllo e consapevolezza sui dati raccolti da parte degli utenti. 8/11 PLATFORM SOCIETY - EFFETTI SOCIALI DELLE PIATTAFORME Piattaformazione del web -> Helmond 2015 -> in questo sistema si muovono attori istituzionali, editori, utenti svolgendo una funzione di nuova intermediazione che struttura il flusso informativo e commerciale attraverso l'utilizzo dei dati comportamentali degli utenti sottoponendoli alla logica degli algoritmi. José Van Dijck dice che noi viviamo in una società fortemente datificata ossia i nostri comportamenti tendono ad essere datificati per essere elaborati e codificati. 3 aspetti sugli effetti che le piattaforme hanno sulla società -> mercificazione, selezione, datificazione. MERCIFICAZIONE (commodification) Vuole descrivere come le attività svolte dalle persone sulle piattaforme diventano una merce di scambio. I contenuti che le persone producono all'interno di questa vita, diventano un contenuto di scambio (contenuti come post quotidiani sulle piattaforme e le tracce che vengono lasciate in esse dalle nostre azioni), queste attività contengono anche nostre emozioni personali o storie e vengono scambiate per: attenzione, dati, utenti e denaro. Quello che fa esistere una piattaforma social sono i contenuti che noi vi mettiamo dentro quindi affinché avvengano questi "scambi" la presenza degli utenti è una condizione necessaria. Le piattaforme social esercitano su di noi una pressione costante per farci produrre contenuti con call to action dirette, con la messa a disposizione di strumenti, formati e canali per la creazione di contenuti. Le piattaforme "inseguono" gli utenti, cercando sempre di mantenere alto il loro interesse. MERCIFICAZIONE: UTENTI Gli utenti sono il primo valore aggiunto che le piattaforme possiedono e Van Dijck dice che le piattaforme danno potere comunicativo agli utenti, quindi da un lato abbiamo un enpowerment delle persone che hanno canali espressivi che prima non avevano. Le persone attraverso questi canali possono anche avviare delle attività economiche, ad esempio diventando influencer -> mercificazione della loro attività. Queste piattaforme contemporaneamente depotenziano (= disempowerment) gli utenti perché il lavoro di produzione di contenuti è un lavoro gratuito che viene offerto alle piattaforme per far si che esse possano continuare a esistere -> sfruttamento del lavoro culturale e immateriale degli utenti. MERCIFICAZIONE: PUBBLICITÀ Uno dei modi principali in cui i dati e l'attenzione degli utenti vengono mercificati, è attraverso la "pubblicità personalizzata". In televisione ad esempio viene venduto il tempo per mandare in onda spot per il pubblico. Non vendono pezzi di spazio ma pezzi di tempo che hanno il valore di persone che guardano quel determinato canale. È chiaro che Instagram non vende pezzi di tempo, siamo passati da emittenti televisive che vendono pezzo di tempo ad emittenti social che vendono la loro capacità di usare i dati raccolti dagli utenti per personalizzare la fruizione del contenuto pubblicitario. Quando una piattaforma social offre qualcosa ai loro inserzionisti (unica forma di sostentamento in quanto gli utenti non pagano per creare contenuti) la cosa che cambia da un mezzo all'altro è il cosa viene offerto, ad esempio sui giornali è offerta la carta, in tv è offerto il tempo e sui social è offerta l'attenzione degli utenti -> non è tempo in quanto non si pu prevedere quanti utenti saranno attivi in un determinato momento. Per le piattaforme il primo capitale sono gli utenti, il secondo sono i dati raccolti che gli servono per fare offerte alle aziende. Questo cambiamento, chiamato pubblicità personalizzata, lo descrive dicendo che quello che viene mercificato sono i dati degli utenti per renderli utili alle aziende. Se la pubblicità nel mondo televisivo è associata ad un contenuto, così come anche nelle testate cartacee, c'è un collegamento tra pubblicità e contenuto, ma sui social non è così, quindi questo legame si è perso -> la pubblicità viaggia da sola, in modo autonomo, in cerca del suo target. I contenuti pubblicitari sono prodotti dagli utenti stessi in modo gratuito e volontario, questo flusso di contenuti consente di vendere alle aziende perché in questo modo le piattaforme hanno modo di farlo arrivare ad un pubblico mirato. Si sta iniziando a guardare ad un sistema di comunicazione dei media che ha una serie di caratteristiche nuove. MERCIFICAZIONE: DATA SERVICE Quando usiamo le piattaforme contribuiamo alla costruzione di un immenso database funzionale alla pubblicità. In questo sistema sono presenti soggetti che forniscono i dati degli utenti alle varie aziende. Sono nuovi tipi di soggetti economici (imprese) che lavorano nel raccogliere e lavorare dati per altre aziende (ad esempio: settore delle news e settore sanitario). Data-driven = ci sono alcune attività di produzione di contenuti e beni che vengono organizzate sulla base di dati raccolti proprio da queste società. Creatività data-driven = ci sono delle aziende che non si affidano più alla creatività della persona (quindi un soggetto adibito a ci ), ma ci sono molte più aziende che si affidano ai dati del singolo utente per capire cosa fargli vedere in base ai suoi interesse -> tutto viene dai dati. L'aspetto positivo è che si arriva a fornire il contenuto confezionato alla perfezione per quel determinato target. Esiste anche un'informazione data-driven. Le testate giornalistiche sono molto spesso data-drven o parzialmente data-driven, ad esempio su Instagram la pagina Will_ita, propone quotidianamente notizie sulla base delle preferenze degli utenti, quindi in base ai gusti decodificati dai dati raccolti sugli utenti -> si cerca di capire di cosa parlare, cosa interessa, cosa non interessa, di cosa smettere di parlare. La pianificazione editoriale è data-driven: sulla base di dati di successo o insuccesso si decide se proseguire o no. Sulle testate tradizionali prima dei social media, c'erano valutazioni da parte delle redazioni, analisi del peso in termine di conseguenze sulla società di eventi mondiali, ecc.. MERCIFICAZIONE: L'ESEMPIO DELLE NEWS Per quanto riguarda l'evoluzione del mondo delle news, le testate hanno iniziato a non poter fare a meno delle piattaforme per il raggiungimento degli utenti perché le piattaforme sono più in grado di collegare: utenti, informazioni e contenuti, questo perché hanno ampissime basi di utenti e perché sono in grado di raggiungerli in modo mirato. Anche nelle testate giornalistiche tradizionali sono stati inseriti questi processi di data-driven. Questa foto fu ripubblicata da un giornalista per l'anniversario della guerra. Tale foto venne rimossa in quanto non conforme alle linee guida di Facebook. Il giornalista fece ricorso e Facebook rispose che non vi era certezza che in tutto il mondo si sarebbe riconosciuta la storicità di questa foto, perci da molti poteva essere considerata eccessiva e non adatta alla piattaforma. In seguito venne fatto valere il valore storico di questa foto che verrà ripubblicata. Molto spesso gli algoritmi funzionano in modo automatico, quindi senza valutare nello specifico caso per caso, qui in più vi fu il problema che anche i moderatori non erano colti in merito alla storia di questa foto. Si cre un loop perché non è l'unico caso, ad esempio abbiamo anche un'insegnante che in America mostr in classe la foto del David di Donatello -> uomo nudo mostrato a dei bambini e ci non è consentito. Questo deriva da modelli culturali che ci portiamo dietro da secoli. 14/11 DATIFICAZIONE dati su vasta scala, monitoraggio sistematico, quantificazione pervasiva e minuziosa, e trasformazione dell'agire sociale online e offline, comprese dimensioni mai misurate e quantificati prima d’ora come i legami di amicizia o le stesse Questo è ci che afferma Van Dijck. L’effetto della datificazione impatta sull’agire sociale. Viene sottolineata anche un altro fattore, ovvero che vengono quantificate altre dimensioni della vita che, attraverso espressioni codificate, vengono misurate e quantificate. Quindi questo aspetto nuovo della società è un "quantificare tutti i comportamenti grazie alla raccolta di dati per prevedere ci che faremo." Grazie alle piattaforme, che sostengono la maggior parte delle nostre attività quotidiane, ci sono degli aspetti del mondo che vengono trasformati in dati. Vengono usate dalle piattaforme come un elemento per riconoscerci, profilarci, come la geolocalizzazione e i pagamenti. Le piattaforme hanno a disposizione i dati come risorse primarie per sviluppare tecniche di analisi predittiva in tempo reale, per prevedere quelli che saranno i comportamenti futuri e farci arrivare servizi e pubblicità in modo coerente. Nasce nella società un capitalismo della sorveglianza , ovvero anche se viviamo in una società dove ci percepiamo liberi, essa è caratterizzata dalla sorveglianza, data dalla raccolta di dati e il tentativo di prevedere le nostre future azioni per diversi scopi (marketing, profitto...). Analisi predittiva nel marketing: utilizzo di dati, algoritmi statistici e tecniche di apprendimento automatico che permettono di identificare con maggiore precisione la probabilità di avvenimenti futuri sulla base dell’analisi di dati storici. Per avere i dati bisogna avere tante persone collegate, per questo le Parliamo di datificazione quando parliamo di "estrazione di emozioni, in dati online quantificati , suscettibili di essere calcolati in tempo reale e usati per analisi predittive". piattaforme ci seguono e monitorano. Questi sono due aspetti che hanno un impatto sociale importante, e su questi due concetti si elabora la teoria sugli effetti sociali della datificazione. Perché studiare la datificazione? Perché essa si è estesa a ogni sfera del sociale e ha un effetto pervasivo, ovvero: • Economica; • Politica; • Organizzazione sociale; • Governo di fenomeni complessi (crisi climatica, flussi migratori); • Scienza (conoscenza); • Produzione culturale; • Interazione interpersonale. Esiste anche un impatto sulla costruzione delle nostre reti sociali, che è profondamente influenzata da questi meccanismi perché vengono proposte interazioni inerenti ai nostri dati raccolti. Tutto questo bisogno di datificazione impone un altro processo, perché tutti i nostri comportamenti siano datificati devono essere standardizzati, perché così si possono organizzare. Le grandi categorie di comportamenti standardizzati delle Big Five sono: • Richieste di amicizie; • Like; • Condivisioni; • Valutazioni; • Suggerimenti. Anche le piattaforme di settore hanno delle pratiche standardizzate: • Gioco; • Affitto; • Guida; • Apprendimento; • Acquisto. Noi ci muoviamo entro una gamma di azioni predefinite. L’esito di questa datificazione sono degli output, effetti che noi vediamo. Esempio: l’azione del like si traduce in un effetto di visualizzazione nel feed dell’utente e viene inclusa nelle metriche dell’oggetto a cui si è messo like. Ogni nostro like entra in un insieme di dati aggregati invisibili agli utenti finali ma visibili ai social media manager. Ogni nostra azione finisce nei dati aggregati della piattaforma, visibili solo ai gestori della piattaforma e sono quelli su cui si basa la profilazione degli utenti. Quella parte di dati che serve per vedere i trend. Tutti questi livelli di dati non restano di proprietà di una singola piattaforma ma circolano perché vengono condivisi tra le Big Five e tra le Big Five e le piattaforme di settore. Tutto questo meccanismo di datificazione genera un effetto di consapevolezza degli utenti finali: esperienze, attività e scambi e dell’evoluzione dei sentimenti pubblici nei confronti degli eventi. Le azioni che noi compiamo generano dei dati che vanno ad avere degli effetti su tanti livelli. La datificazione fa parte di un processo più ampio chiamato “Mediatizzazione delle società”. La nostra società è fortemente mediatizzata, e serve a descrivere l’importanza dei media nella società contemporanea. Succedono due cose: 1. Le istituzioni e i processi sociali devono svol gersi secondo la logica dei media: risulta vincente rispetto agli altri, quindi bisogna scegliere delle strategie comunicative adatte ai media. Esempio: gli attuali leader politici risultano tanto più vincenti tanto più la loro comunicazione è risultata coerente con le strategie dei social. Quindi, il fatto che un leader politico debba essere capace di comunicare grazie le logiche dei media, ci fa capire che noi viviamo in una società molto mediatizzata. E anche un processo sociale deve saper usare la logica dei media per essere dentro la società contemporanea. 2. Per vivere la nostra vita quotidiana usiamo i media : media e società si influenzano continuamente Esempio: per poter incontrare i nostri amici, organizzare un’attività comune, abbiamo bisogno reciprocamente dei media. Queste due dimensioni non si sovrastano, devono completarsi e si influenzano reciprocamente. Esempio: le video call sono nate per colpa di un evento sociale come la pandemia che ne ha fatto esplodere l’uso. Esse sono rimaste dentro la nostra vita sociale quotidiana anche dopo la pandemia. EFFETTI SOCIALI DELLA DATIFICAZIONE* Non sono banali, se vogliamo comprenderli dobbiamo andar ben oltre e dobbiamo vedere tutta questa raccolta dati che impatto ha: ➮ Dataismo: noi tutti ci immaginiamo nella nostra mente la società che ci circonda. La datificazione ha intuito, perché noi siamo portati a immaginarci la società con alcune caratteristiche specifiche. È un nuovo immaginario sociale secondo cui: • Non c’è niente che non possiamo misurare: noi crediamo che tutto (anche le emozioni) possa essere tradotto in dati, previsto, anticipato o controllato attraverso calcoli algoritmici. • La conseguenza di questa idea ci ha portato ad avere una fiducia cieca e incondizionata nella conoscenza basata sui dati. Se ho un dato, mi fido mentre se ho un giudizio mi fido meno, quindi noi immaginiamo che ci sia una corrispondenza quasi perfetta tra un fenomeno e i dati che lo spiegano. Questo per è un effetto sociale, solo il dato ci restituisce una conoscenza sicura e obiettiva. ◦ Questo ha degli effetti -> esempio: se voglio sapere come dormo, visto che viviamo in una società datificata, ci fidiamo di una app che semplificate e ridotte i quanto vi possono essere elementi più complessi che i dati non possono definire. I dati funzionano per categorie e queste sono necessariamente sempre semplificate. ◦ Es di allocative harms di tipo predittivo -> le forze dell'ordine americane applicano un metodo per capire tramite i dati anagrafici e informazioni sui detenuti, quali di essi possano essere più recidivi. Sembra molto razionale piuttosto che il giudizio soggettivo delle persone che stanno a stretto contatto con loro. È chiaro che su questa analisi predittiva ci sono riscontri positivi come l'arresto di determinate persone con caratteristiche particolari che li rendono recidivi (ad esempio gli afroamericani), si è scoperto per che gli algoritmi applicavano dei pregiudizi e difatti venivano considerati criminali ad esempio tutti gli afroamericani del Bronx, ma non era del tutto oggettivo in quanto non tutti coloro con queste caratteristiche erano criminali o recidivi. ◦ Es2: in Olanda venivano assegnati fondi alle famiglie povere e poi venne controllato se l'assegnazione fosse regolare, ci fossero i requisiti ecc.. invece che andare di persona venne affidato il compito del controllo a degli algoritmi. Il problema era che non tutti i dati delle varie famiglie erano disponibili quindi per alcune famiglie era facile in quanto vi erano tutti gli elementi necessari, mentre per altre, vi erano elementi non rintracciabili. Quindi l'algoritmo qui ha cancellato determinate famiglie dalla lista dei beneficiari solo perché le informazioni non erano presenti nel database in forma di dati. • Representational harms = gli output degli algoritmi influenzano il modo in cui veniamo rappresentati, comprendiamo il mondo, e come agiamo al sui interno. Rappresentazioni stereotipate a cui aderiamo. Non sono semplici da studiare. LA CULTURA ALGORITMICA In questa contemporanea società delle piattaforme, protagonisti essenziali sono gli algoritmi ossia questi sistemi che permettono di rielaborare i dati e di trasformarli in qualcosa che arriva fino a noi. Per lungo tempo sono stati considerati una cosa puramente tecnologica. Negli ultimi anni si è iniziato a considerare il fatto che essi non nascono da soli in modo automatico, ma sono qualcosa di più e vengono programmati da qualcuno. Fanno qualcosa di più che darci un semplice dato statistico. Nella programmazione, il fatto che ci sia un soggetto umano a gestirla è importante. È chiaro che nel momento in cui vengono programmati vengono usati criteri e logiche che rispondono a questa progettazione -> si inizia a capre che essi siano una espressione culturale di chi li programma quindi sono qualcosa di più -> cultura algoritmica (=criterio secondo cui gli algoritmi ci offrono contenuti piuttosto che altri partendo dai dati che hanno). David Beer afferma che "gli algoritmi sono inevitabilmente modellati su visioni del mondo sociale e con risultati in mente, risultati influenzati da interessi e agende commerciali o di altro tipo". Sono essenziali nell'espressione della cultura del nostro Paese. Sono modellati sulla base di chi li progetta, la piattaforma in cui sono usati, le visioni del mondo sociale, gli utenti... Il funzionamento degli algoritmi non è indipendente dall'utilizzo da parte degli utenti. L'esempio tipico è Tik Tok, piattaforma di ultima generazione di cui un elemento distintivo è proprio di quello di avere un algoritmo molto sensibile alle azioni degli utenti, quindi vediamo come il funzionamento dell'algoritmo sia influenzato da tutta una serie di cose. Le nostre azioni di interazione sulla piattaforma, ci permettono di essere attivi e di compiere un'azione strategica in quanto noi abbiamo capito come funziona tale algoritmo -> agire strategico del pubblico. Tania Bucher ha definito questo comportamento consapevole come "Clicking Consciously". Questi comportamento strategici esistono, sono veri e sono stati interpretati in modi diversi. Alcuni sostengono che le persone con questi comportamenti vogliano opporsi e porre resistenza nei confronti del potere algoritmico -> algorithmic resistance. Si vuole esprimere fastidio nei confronti di determinati algoritmi. Questi stessi autori che cercano di modificare il funzionamento algoritmico, si pongono con un determinato atteggiamento nei confronti di ci : • Approcci convergenti in cui si condividono significati e pratiche previste dai media algoritmici. • Approcci negoziali che, a partire da una critica ad alcuni aspetti del funzionamento degli algoritmi (ad esempio la pressione verso contenuti mainstream e popolari a discapito di un maggiore diversificazione dell'offerta) accolgono le logiche dei media algoritmici, ma cercano di influire sul funzionamento degli algoritmi per renderli più adeguati alla loro posizione ideologica/culturale. • Approcci oppositivi in cui prevale la valutazione negativa del funzionamento degli algoritmi. Gli algoritmi sono percepiti come tecnologie problematiche, le cui operazioni devono essere compromesse. Ad esempio gli attivisti che si astengono dall'utilizzare media e servizi web guidati da algoritmi perché li trovano non etici, discriminatori e altrimenti problematici. L'altra lettura sempre di Clicking Consciously invece non è critica. Sostiene che non sia una volontà di resistere all'algoritmo ma di addomesticare il mezzo e renderlo proprio, di appropriarsene e renderlo più adatto a se -> interagire alla pari con l'algoritmo. Shellewald dice che: "intendo l'algoritmo di Tik Tok non come un oggetto tecnologico chiuso, ma piuttosto come un artefatto culturale agito nei processi quotidiani di creazione di significato" 15/11 IMMAGINARIO ALGORITMICO Anche noi siamo caratterizzati da una cultura, un immaginario, quindi non agiamo inconsciamente. Anche su questo aspetto ci sono stati degli studi: Nell'ambito del nostro interagire con le piattaforme noi ci basiamo anche sull'immagine che ci siamo fatti nella nostra testa in merito a come gli algoritmi funzionino. Per poter mettere in atto le nostre interazioni con gli algoritmi, sia noi come utenti finali, sia come content creator, abbiamo bisogno di appoggiarci sul nostro immaginario. Tanya Bucher definisce ci dicendo che esso è: "il processo di immaginazione sociale di cosa sono e come funzionano gli algoritmi"-> algorithmic imaginary. Dice anche che: "il modo di pensare a cosa sono gli algoritmi, cosa dovrebbero essere, come funzionano e cosa a loro volta queste immaginazioni rendono possibile". FOLK THEORIES Questo immaginario per essere condiviso si appoggia alle della popolazione (ossia da gruppi di utenti o dal complessivo pubblico di una piattaforma) sul funzionamento degli algoritmi. Queste teorie fanno circolare all'interno della società l'immaginario algoritmico. Noi ci facciamo un'idea, la scambiamo con altre persone, la arricchiamo con qualche articolo letto o con qualche post sui social e tutto questo crea dei micro racconti che circolano all'interno della società su come funzionano gli algoritmi (folk theories) -> a seconda dell'immaginario che mi faccio, interagisco con le piattaforme. Alcuni studiosi hanno cercato di capire quali siano queste teorie (ne circolano 4): • Concetto del limite-> gli algoritmi confinano gli utenti all'interno di orizzonti di conoscenza ristretti proponendo sempre contenuti simili. • Gli algoritmi sono utili e pratici perché riducono l'entropia (caos della quantità infinita di contenuti che potrei vedere) consentendo di identificare contenuti utili e ben gerarchizzati. Chi aderisce a questa teoria sarà qualcuno che più facilmente si adatterà ai contenuti che gli propone una determinata piattaforma e magari metterà in atto delle forme strategiche meno intense. • Riduzione della complessità-> gli algoritmi sono riduttivi perché consolidano stereotipi e promuovono sempre le descrizioni/spiegazioni più semplici. Ci spinge le persone a mettere in atto delle strategie di riparazione. • Gli algoritmi sono opachi, è difficile comprendere le loro conseguenze, e il loro potere; gli algoritmi sfruttano gli utenti utilizzando i loro dati e le informazioni che questi forniscono per i loro obiettivi. Sono qualcosa contro cui devo mettere in atto strategie di resistenza -> posizione di distacco. Ci sono per anche teorie diverse. Il contributo principale fornito dagli studi sulle folk theories è quello di avere messo a fuoco come gli immaginari relativi a ciascun media algoritmico sono molteplici. IMMAGINARIO ALGORITMICO L'algorithmic imaginary non è individuale, ma è collettivo -> circola sotto forma di storie (storie algoritmiche), discorsi informali e bottom up che vengono prodotti quando gli utenti comuni condividono le esperienze vissute con gli algoritmi sia in forma diretta, sia in forma mediata (Schellewald 2022). Folk Theories ossia teorie nate all'interno riferimenti alla maternità rispetto agli altri, mentre c'è una sostanziale omogeneità in relazione alle altre parole chiave. ◦ All'interno di tutta questa proposta il pubblico ha spinto alcuni aspetti in modo maggiore, questi aspetti sono quelli legati alla lotta, al coraggio, ma soprattutto alla dimensione della maternità. • Attribuzione di elementi di criticità rispetto al ruolo contemporaneo della donna. ◦ Abbiamo un framing delle difficoltà che le donne incontrano all'interno della loro esistenza e che rispetto a tutti i post pubblicati, finisce per farci vedere prevalentemente le tematiche preferite dall'engagement (difficoltà sul lavoro, rispetto, violenza, discriminazione). • Emerge anche l'identificazione della donna in determinate figure emblematiche come: Rita Levi Montalcini, Marie Curie, Rosa Parks, Kathrine Switzer e Franca Viola. ◦ Tra le tante donne promosse, molte sono state premiate dalle persone che frequentavano la piattaforma in quei giorni, e sono emerse come dominanti le figure sopra scritte. • Tra i post con più engagement ci sono anche tante pagine satiriche, che vanno a portare avanti dei modelli banalizzati e stereotipati della donna ma anche dei rapporti di coppia -> siccome generano tanto engagement sono molto riproposte all'interno delle selezioni algoritmiche e hanno un'azione di modellazione dell'immaginario superiore a quella che dovrebbero avere. • Emerge poi una significativa convergenza tra small e big data-set nell'indicazione delle figure femminili emblematiche che provengono principalmente da due ambiti: quello delle donne scienziate e quello delle donne attiviste. Questo immaginario contribuisce a fornirci degli immaginari di racconto con cui interpretare una giornata come l'8 marzo e anche su come raccontarla. MEDIA ALGORITMICI Sono tutti quei media che si basano sugli algoritmi per ordinare, filtrare, gerarchizzare e curare i contenuti. Sono social media, motori di ricerca.. Gli algoritmi sono finalizzati a riproporre contenuti che hanno già incontrato l'approvazione degli utenti (personalizzazione) o che hanno incontrato l'approvazione di molte persone (popolarità): • Personalizzazione: ◦ è una logica fondamentale del funzionamento dei media tradizionali -> porta gli utenti a consolidare le nicchie di gusto, anche piccole. Un esempio è la nascita del canale Sky Crime: un canale dedicato solo a contenuti riguardanti delitti e crimini (si è sentita l'esigenza di Sky di creare un canale che racchiudesse tutto il materiale in merito a casi di cronaca veramente accaduti). Intercettano pubblici molto precisi. • Popolarità: ◦ in alternativa alla micro nicchia di gusto ci vengono proposti i contenuti di tendenza/più popolari del momento. I media algoritmici sono media fortemente partecipativi. C'è tutta una teoria che ragiona sulla presenza/dominanza dei media algoritmici nella nostra società. 21/11 TRACCIARE L'EVOLUZIONE DEI SOCIAL MEDIA È una storia piuttosto lunga e in costante cambiamento e proprio per questo posiamo tracciarne delle fasi. Perché questa storia è cosi complicata ? Come ci dice Van Dijik i social media non sono solo una piattaforma tecnologica, non sono solo una tecnologia che abilita delle nostre funzioni ma sono anche un oggetto culturale che si è evoluto a seconda della cultura e delle esigenze che la società con il tempo ha maturato. Anche l'assetto economico delle piattaforme si è evoluto (es: acquisizione di YouTube da parte di Google). Non sono solo uno strumento di intrattenimento. Queste piattaforme sono molto interdipendenti, ossia quando nasce una nuova piattaforma, cambia tutto l'assetto delle altre -> un mondo di piattaforme legate le une alle altre. CINQUE FASI DELLO SVILUPPO DEI SOCIAL MEDIA 1. Fase aurorale (1997-2002): la nascita dei social network e lo sviluppo di Friendster (nomi di piattaforme che ormai noi non conosciamo più) 2. Fase di espansione (2003-2006): evoluzione dei blog e centralità delle performance identitarie. 3. Seconda fase di espansione (2006-2010): Affermazione della centralità dei contenuti. 4. Fase di consolidamento (2010-2018): dominio di immagini e storie. 5. Social media degli anni 20' (2020-2023): emergere di TikTok e di piattaforme di intrattenimento. FASE AURORALE • Fase caratterizzata dallo sviluppo dei primi social network. • Già esistevano delle forme primordiali in quanto Internet è sempre stato uno strumento di comunicazione interpersonale, vi erano già delle community di persone che si iscrivevano a questi spazi di discussione (sport, tecnologia, attualità...). Erano siti a cui bisognava iscriversi. • Esistevano dei forum legati a siti web su tematiche specifiche -> somigliavano più a gruppi di Whatsapp. • Vi erano anche delle BBS (Bullettin Board System) che erano come delle newsletter. • Con lo sviluppo del Web 2.0 cominciano a nascere delle piattaforme che cercano di semplificare la comunicazione interpersonale tra gli utenti unificando le risorse di forum e community e arricchendole -> non solo messaggi, ma anche ulteriori potenzialità. L'obiettivo era quello di connettere le persone (networking). • Boyd ed Ellison (2008) definiscono le caratteristiche fondamentali dei social network durante questa fase: costruire un profilo, creare una rete di connessioni e osservare i propri contatti. • L'elemento di innovazione era la possibilità di creazione di un profilo. • In questa fase nascono 3 tipi di piattaforme: ◦ Social network: Sixdegrees e Friendster -> hanno le caratteristiche descritte da Boyd ed Ellison. Il primo nasce con l'idea di connettere tutti gli utenti della rete facendo riferimento alla teoria dei 6 gradi di separazione (se costruiamo una relazione con altre persone, scopriamo che siamo tutti connessi almeno da un contatto che abbiamo in comune con qualcun altro). Anche Friendster si base più o meno sulla stessa idea. ◦ Social network di nicchia: piattaforme nate in America e che hanno l'obiettivo di connettere delle comunità, quindi si cerca di essere utili ad esse (AsianAvenue, BlackPlanet, MiGente..). Permettono di stare in contatto con persone della nostra cultura. ◦ Social Blog: (oggi piattaforme di micro-blogging come è stato Twitter) sono piattaforme che cercano di dare maggior spazio ai blog. Nel 97 i blog esistono già e hanno la forma di racconti interessanti reperibili in rete. Hanno per un grosso problema ossia che vengono pubblicati all'interno di reti chiamate "bloggering" dove per avere pubblico bisognava andare a cercarselo e conquistarlo. Bisognava cercare di farsi citare o menzionare all'interno del blog di qualcuno di già conosciuto, di modo da farsi conoscere -> modo complesso di farsi conoscere. Livejournal è un esempio di piattaforma nata apposta per permettere agli utenti di pubblicare i propri blog. SIXDEGREES Capostipite dei Social Network che dura dal 1997 al 2000. L'obiettivo è far conoscere persone tra di loro, connettersi e chiacchierare. È una piattaforma "troppo nuova" per questo dura poco -> è dura far capre alle persone la sua utilità. Senza questa piattaforma non avremmo il mondo che conosciamo oggi. SOCIAL NETWORK DI NICCHIA Permettono alle comunità etniche di rimanere aggiornate su eventuali incontri, fatti di interesse alla comunità stessa. LIVEJOURNAL Dopo la nascita di questa piattaforma, i blog sono cambiati. L'esistenza di questa piattaforma ha trasformato la natura dei blog da spazio per i tecnofans a piattaforma popolare tra gli adolescenti negli Stati Uniti. Iniziano a raccontare le loro storie di vita -> passaggio importante che ci fa capire che nonostante le piattaforme nascano con un certo obiettivo, sono sempre gli utilizzi degli utenti a definirle. FRIENDSTER Piattaforma in voga tra il 2002 e il 2009 che ha raccolto l'eredità di Sixdegrees permettendo di costruire profili più articolati per gli utenti consentendo di raccontare qualcosa di se stessi all'interno di questi profili pubblici. Ha permesso anche di commentare reciprocamente i profili (nuova dinamica di relazione) ha introdotto anche la reciprocità delle connessioni e le bacheche su cui si potevano pubblicare dei contenuti -> ha dato forma al concetto di profilo social influenzando i primi studi in merito (focalizzati sul concetto di profilo). PIATTAFORME DI SOCIAL MEDIA ORIENTATE AI CONTENUTI Viene data origine a delle piattaforme di contenuti, ossia FriendFeed e Tumblr. FriendFeed è una piattaforma nata nel 2007 e durata fino al 2015 e permetteva agli utenti di scrivere dei contenuti, brevi messaggi anche con link condividendo contenuti di altre piattaforme, possibilità di seguire altri utenti... Tumbrl (2007) consente di condividere contenuti multimediali chiamati "Tumblelogs". Si possono usare testi associati ad immagini. Di fatto è l'applicazione che più somiglia ai social odierni. TWITTER (2006) Nasce quasi come YouTube. Gli inventori volevano una piattaforma che consentisse alle persone di condividere brevi messaggi di testo con amici e conoscenti senza pagare (nel 2007 gli SMS si pagavano). Nasce su mobile e nasce perché le persone iscritte a Twitter possono scambiarsi SMS gratuiti con gli altri iscritti alla piattaforma. Gli utenti iniziano a usare questa piattaforma in modo più creativo rispetto al solo scambiarsi messaggi. Si iniziano a scambiare messaggi di testo anche per la diffusione di notizie, e il racconto di eventi che stanno accadendo -> viene usata per scambiare informazioni all'interno di feste e eventi cosicché anche chi non partecipa è aggiornato. Queste narrazioni di eventi fanno nascere gli hashtag # -> serve per aggregare contenuti intorno ad un tema. Si scopre così che i social possono essere utili per raccontare e diffondere breaking news e notizie in generale. Twitter in questo modo è stato uno strumento di svolta nell'utilizzo dei sociale in quanto connettendosi al mobile ha permesso di agganciare ai social ci che succedeva nella vita quotidiana. Altra cosa introdotta da Twitter è il following, ossia non deve esserci reciprocità nelle connessioni fra utenti -> comunicazione verticale tra qualcuno che scrive e qualcuno che segue. Questi fattori permettono a Twitter l'identificazione dei trending topic (con l'uso degli hashtag si potevano avere conversazioni aggregate sullo stesso tema). L'EVOLUZIONE DI FACEBOOK (2006-2010) Viene creato in realtà nel 2004 ma, fino al 2006, rimane archiviato ad Harvard e viene usato per fare amicizia ed incontrarsi, sempre rimanendo circoscritto. Dal 2006 si apre a tutti quelli che si vogliono iscrivere e che abbiano almeno 13 anni. Al centro di questa applicazione vi è la costruzione del profilo e il raccontarsi. Nasce con un suo modello di business e non come piattaforma a servizio della società. Definizione dei destinatari: dal 2006 non è più di nicchia ma diventa generalista e aperto a tutti. Per aprirsi a tutti si cerca di far crescere l'interfaccia -> si permette alle persone di aggiungere più foto al loro profilo, di pubblicare dei post anche più lunghi di quelli di Twitter e la possibilità di mettere foto come su Tumblr. Cerca di condensare gli elementi già presenti su altre piattaforme, migliorandoli. Già nel 2007 Facebook apre il suo marketplace per la vendita di spazi pubblicitari dando alle aziende la possibilità di costruire la loro pagina sulla piattaforma e cerca di capire come capitalizzare il rapporto tra social network e aziende. Il primo modo è il sistema chiamato: "Beacon" -> Facebook aveva partnership con delle aziende e ogni volta che un utente consultava la pagina (ad esempio) di Starbucks, sul profilo dell'utente di Facebook compariva una scritta che specificava che l'utente aveva consultato tale sito, e questo andava contro la privacy degli utenti. Una volta abbandonato Beacon, Facebook decise di capitalizzare anche un'altra possibilità ossia quella di concedere ad altre aziende informatiche la possibilità di collegare la piattaforma ad altre attività online. Utenti terzi pagano Facebook per creare giochi che mettono a disposizione degli utenti proprio attraverso Facebook. Solo YouTube nel 2007 ha una ideologia di business come quella di Facebook. Facebook si configura subito come azienda -> Facebook Inc. Compra le piattaforme che gli sembrano interessanti e che potrebbero essere dei sui competitor (come FriendFeed). Già nel 2010 è la piattaforma più popolare al mondo con 800 milioni di utenti EVOLUZIONE DEI SOCIAL MEDIA NEGLI ANNI 10 Gli utenti sono chiamati a produrre dei testi che raccontino la loro vita. Negli anni 10 succedono due cose: • Cominciano a sparire le piattaforme più piccole e l'universo delle piattaforme social comincia a concentrarsi su delle piattaforme più importanti e di successo che occupano lo spazio dei social network. • Tra tutti linguaggi presenti sui social media, privilegiato. L'immagine inizia a diventare la tipologia di contenuto più condivisa. La ragione è che negli anni 10 iniziano a diffondersi rapidamente e su larga scala gli smartphone dotati di fotocamera, quindi le persone iniziano ad includere nei loro spazi quotidiani il produrre foto. Si crea così un rapporto tra la possibilità di fare foto grazie agli smartphone, il fatto che su Twitter si possano postare foto e il fatto che siano il contenuto sociale più apprezzato. 28/11 DIGITAL MEDIA Una componente fondamentale è quella della socialità, i social media servono a creare interazioni sociali. Ogni piattaforma ha le sue caratteristiche. Per , in realtà, l’attenzione a quello che succede oggi pu essere meglio contestualizzata se andiamo a vedere le origini della socialità online. Sostanzialmente andremo a vedere: • Come si costruiscono i legami in rete; • Quali sono le differenze tra i diversi spazi; • Quali sono le teorie e gli autori di riferimento principale. Un aspetto importante è cercare di vedere come l’infrastruttura tecnologica influenza ci che noi facciamo. inizia a consolidarsi l'immagin e come linguaggio SOCIALITÀ MAIL Nel 1971 viene inventata la E-mail da Ray Tomlinson. Internet prima era usato per trasmettere i dati, principalmente militari. L’e-mail viene poi usata in contesti accademici, così che gli scienziati potessero razionalizzare la ricerca. Quello che è stato scoperto è che gli scienziati conversavano anche dei loro hobby, andando a farci un uso sociale e non solo di ricerca. Questo aspetto è importante perché gli utenti hanno, fin da subito, iniziato ad appropriarsi della tecnologia con un uso sociale. Ma come si faceva ad esprimere le emozioni? Non erano presenti le immagini, quindi venivano usate le emoticon, modalità fondamentale per la socialità che ci aiuta a capire le emozioni. Di fatto, persone usano computer e reti per comunicare tra loro. Negli anni ‘80 e ‘90 vengono diffusi i primi personal computer, anche per uso domestico, che grazie a una connessione ci permettevano di socializzare (primo Macintosh 128k - 24 gennaio 1984) La Computer-Mediated-Communication viene definita come una comunicazione che permette la formazione di legami autentici, nonostante l’assenza di alcuni tratti della comunicazione faccia a faccia. Nonostante questo, si formano delle forme di relazioni interpersonali autentiche, che si basano su argomenti comuni. Si vuole superare il distacco tra reale e virtuale, ad esempio possono esserci delle relazioni sbagliate online, proprio come avviene nella realtà. I primi modi grazie ai quali gli utenti si interconnettevano erano: • Mail ; • Strumenti di relazione interpersonale: ◦ utenti. Hanno introdotto alcune convenzioni linguistiche tipiche dell’uso dei media digitali oggi. Consentivano una nascita di oralità scritta, si chattava in quel momento immediato e quindi gli utenti si sono passati regole di etichetta -> come rispondere dopo aver ricevuto la sua risposta. Etichette finalizzate alla creazione di un ambiente rispettoso e autosostenuto. L’interazione che avviene online è molto simile a una interazione verbale, lo scritto riproduce la modalità orale. Esempio: scrivere in caps, maiuscolo, è come se stessimo urlando. ‣ ◦ scambiarsi i messaggi in tempo reale. Si potevano impostare le caratteristiche della propria chat con i vari messaggi. È una chat che assomiglia all’e-mail, con una interfaccia più elaborata rispetto ai casi precedenti. ◦ pc, senza altri strumenti, quindi la messaggistica istantanea nasce per poter scrivere con altre persone in uno spazio protetto. Le community, al contrario, erano spazi di conversazione pubblici. dagli anni ‘70 in poi, si sviluppa il Computer-Mediated-Communication, ovvero quando le Internet Relay Chat (IRC): consentivano delle conversazioni private sincrone, tra uno o più ICQ: “ti cerco” (i seek you): strumenti di messaggistica istantanea che permettevano di Strumenti di messaggistica istantanea: siamo in un contesto dove c'è una comunicazione al doti di programmazione. Con nome utente e password si poteva creare un sito, su cui mettere tutto ci che poteva essere oggetto di conversazione. Ben presto la parte di lin k viene superata e prevale la componente dicommento. La componente di racconto del sé diventa prevalente, quindi ci sono spazi molto telegrafici. In realtà, quello che succede è che questi spazi vengono creati per condividere contenuti ma, in realtà, gli utenti iniziano a commentare (su IQU o messaggistica) e a trovarsi. Diventano spazi di costruzione delle relazioni sociali, perché grazie alla modifica del codice HTML riescono a inserire nuovi elementi tipo il box dei commenti. Si costruiscono assieme questi spazi. Locatelli afferma che ci sono tre fasi: • Microcomunità virtuali: inizialmente c’è un numero ridotto di blogger, aggregazione attorno alle persone, legami stretti, conversazioni online e incontri offline; • Comunità di interessi: negli anni 2000 iniziano a diventare mainstream, e uno dei fenomeni che cattura l’occhio sono i blog. Sono aggregazioni di lettori attorno a temi comuni (es. moda, cucina, fotografie, viaggi...), conversazioni online e incontri strutturati offline; • Comunità molto deboli o sciami: nel corso degli anni 2000, si passa da micro-comunità virtuali a numeri di blog sempre più ampi, frammentazione del pubblico e calo della fidelizzazione, legami online meno forti e di conseguenza anche meno incontri offline, aggregazione attorno al contenuto. Dopo il 2008, anno di svolta, il blog diventa più utilizzato e parte del pubblico viene sottratto da Facebook. Diminuendo l’offerta, si creano comunità sempre più deboli. In Italia, i blog sono stati inglobati perché divennero spazi editoriali per arricchire. Accanto ai contenuti giornalistici ci sono dei blog, che vanno a integrare l’offerta editoriale. SOCIAL NETWORK E SOCIAL MEDIA I social media abilitano diverse tipologie di relazioni sociali, consentono e rendono visibili le reti sociali che, inizialmente, sono basate su una continuità di relazione oppure sono un annuario digitale (replicare online le relazioni). Nel loro sviluppo, i social abilitano diverse forme di visibilità. Il modello di relazione simmetrica , di amicizia reciproca, è sempre più raro. Cosa significa “simmetrico”? Perché la relazione sia attiva, deve essere accettata da entrambe le parti. Il focus è sia sulla persona che sul legame-> vado ad accettare l’esistenza di un legame reciproco. Esempio: su Linkedin fino a un paio di anni fa prima di inviare la richiesta di amicizia bisognava motivare la richiesta, per evitare di fare una collezione di contatti. Sempre di più si sono diffusi modelli asimmetrici , perché non è necessario che la relazione sia reciproca. Esempio: Twitter è stato il primo a ideare questa idea del “following”. Sempre di più si distingue un uso privato e un uso per scopi pubblici -> accanto ad esso l'attenzione è sulla creazione e gestione dei profili. C’è un focus sulla persona o sul contenuto, ricevo aggiornamenti e non mi interessa se quella persona vede ci che faccio io. Che cosa caratterizza i social dal punto di vista di relazioni e contenuti? Gli studiosi hanno cercato di capire come queste relazioni creassero delle forme di socialità. Boyd ha trovato 4 affordances dei Networked publics, sono pubblici di rete che vengono ristrutturati dalle tecnologie della rete. • Persistenza : ovvero i contenuti pubblicati online rimangono in rete, sono persistenti e rimangono negli archivi. Io posso quindi accedere più volte a questi contenuti, o ricercarli negli archivi. Consentono anche agli utenti di essere reperiti. • Ricercabilità : se i contenuti sono persistenti, sono anche ricercabili e quindi posso andare, anche con il tempo, a fruire di tali contenuti. Questo tema è diventato così importante che esiste il diritto all'oblio, una persona pu richiedere di cancellare certi contenuti che non si ritengono più corrispondenti allo stato di fatto. • Replicabilità : si possono replicare i contenuti, anche con uno screen che per decontestualizzato non ha lo stesso valore. Possono passare anche da una piattaforma all’altra, cambiando anche il senso. • Scalabilità : i contenuti possono raggiungere ampie audience, anche più ampie di quella di partenza. Tale visibilità è raggiungibile per a seguito di determinate azioni. ◦ Esempio: fenomeno del collasso dei contesti -> un contenuto esce dal piccolo pubblico a cui è indirizzato inizialmente. Tutto ci ci porta ad alcune dinamiche già osservate in precedenza. Prendendo la forma di capitale sociale, possiamo vedere due teorie: • Legami forti: di sangue o amicizia molto stretta. • Legami deboli: conoscenti, colleghi. All’interno dei social possiamo trovare entrambe le forme di legame. Queste forme portano ad abilitare il fattore di mantenimento di queste relazioni. Gli studiosi ci parlando di mantenimento in termine di bonding e bridging: • Bridging: potere dei social network di mantenere latente il collegamento (simile a legami deboli), che pu essere attivato qualora necessario. Ci consente di costruire ponti e attivarli quando necessario, sfruttando queste relazioni quando necessario. ◦ Esempio: LinkedIn -> ci sono relazioni tendenzialmente deboli per la maggior parte degli utenti e le aziende ricercano i lavoratori quando necessario e viceversa. • Bonding: potere dei social network di creare legami forti e duraturi nel tempo. I social ci consentono anche di costruire un legame forte o alimentarlo. ◦ Esempio: Facebook, Whatsapp. Ci consentono di alimentare le relazioni sociali, di attivarle e mantenere i contatti nel tempo. CONNECTED AUDIENCES Non abbiamo più i pubblici di rete, ma le audience connesse. In particolare, ci si rifà a tutti quei pubblici televisivi connessi, quelli che sono effettivamente ascoltatori. Le relazioni sono mediate dalla tecnologia, per gestite in modo diverso. Uno dei fenomeni dove si nota è proprio quello della social television e second screening, ovvero della fruizione televisiva mentre si commenta sui social o mentre si sta consultando un secondo schermo. In particolare è stato Twitter la prima piattaforma a fare una copertura live, in tempo reale. Se io inserisco in un mio tweet di commento un hashtag, cliccandoci sopra uno pu ritrovare tutte le conversazioni inerenti. Questo fenomeno va a saturare ci che si faceva nelle televisioni delle origini, quando si commentava a voce ci che si vedeva. Case history: Il festival di Sanremo. Programma più seguito sui social in Italia, quindi quello che genera il maggior volume di conversazione. È una parte della cultura popolare e, in realtà, accanto all’attività degli utenti la comunicazione del festival ha investito molto sulla sua presenza social. Addirittura TIM, il main sponsor, ha brandizzato l’hashtag per fare in modo che chiunque twittasse vedesse che lo sponsor era TIM. Quest’anno, l’invito a Chiara Ferragni e l’apertura dell’account Instagram di Amadeus hanno portato e aperto il festival a un pubblico più giovane. Dalla chat possiamo capire che l’attenzione è polarizzata. Si nota la dominanza di alcuni soggetti nelle conversazioni, principalmente con personaggi istituzionali. Ci sono tanti format con una grande risonanza sui social, come i talent o gli eventi sportivi. Per ci sono anche delle nicchie. Questo ci porta indietro. Cosa succede all’interno? Si formano dei gruppi e delle comunità di interesse, un po’ estemporanee che si aggregano nel momento massimo del programma. Per ci sono anche comunità di interesse che troviamo all’interno di pagine o account. Esempio: le mamme. Ci sono tanti gruppi su Facebook, pagine che aggregano a discussioni su diversi temi e che si fondano sulla condivisione di esperienze o consigli. Queste community rappresentano uno spazio di aggregazione. Costituiscono anche delle community sovra-territoriali, particolarmente significative. Esempio: i pazienti. Sono stati tra i primi a essere studiati per quanto riguarda le community online, importanti per dare supporto e creare reti sovra-territoriali da parte dei medici. Così c’è la possibilità per i pazienti di aggregarsi e avere una rete a cui appogiarsi. Queste sono community sociali complesse perché c’è una stratificazione sociale: • • Utenti esperti: coloro che sanno usare meglio il social / veterani;Moderatori: si occupano di gestire il clima pacifico; situazione comunicativa. La teoria inizia a vedere che ci sono modalità e costruzione differente delle identità. È vero che il processo è più lento, ci vuole del tempo ma non è povera. È una comunicazione diversa ma non è povera. • Social Information Processing: c’è una svolta, gli studi sono svolti al di fuori dei laboratori perché si va a lavorare sul campo, studiando le persone come si comportano, lavorando sui setting naturali. Si arriva a un concetto di elaborazione sociale dell’informazione. • Information Secking e Hyperpersonal: andando a osservare nel tempo, si nota che uno dei modelli è quello hyperpersonal perché le persone che comunicano online riproducono le dinamiche che usano nel reale, comportandosi anche mediante gli stereotipi. Io mi immagino come l’interlocutore pu reagire, quindi rispetto certi stereotipi. Nell’information seeking, si nota che le persone cercano informazioni, non solo si accontentano di quello che ricevono. Questo ci consente di costruire il contesto delle persone che ci troviamo di fronte. COMPUTER-MEDIATED-COMMUNICATION (CMC) Cues fillend out Social e reduced deindividuation social cues theory Anni Ottanta Primi anni Novanta Studi in ambito Studi in laboratorio, psicosociale, meta-analisi. esperimenti in laboratorio. La CMC riduce dal La CMC non equalizza punto di vista le identità sociali qualitativo e perché appaiono molti quantitativo la larghezza di banda, elementi ma dipende ovvero la ricchezza dalla situazione delle informazioni comunicativa trasmissibili durante la comunicazione. (per esempio, situazione di La CMC è priva di anonimato us indicatori parasociali e paralinguistici portando situazione di identità a effetti quali: sociale). • deindividuazione • flaming • equalization effeci Più democratica ma inefficiente. Social information Modello processing Hyperpersonal e Information Secking Approach Anni Novanta Anni Novanta- Primi studi fuori dai Primi studi fuori dai laboratori, laboratori, osservazioni di osservazioni di setting strutturati. setting strutturati Critica le ricerche Quando le persone precedenti perché comunicano online svolte in laboratorio sono più consapevoli del Si nota una lentezza mezzo e la della CMC nella comunicazione avviene maturazione delle in modo più dinamiche sociali. stereotipicamente sociale Supera l'idea della (per esempio povertà controllando le impressioni). comunicativa. Gli utenti sono attivi nel cercare le informazioni sulle identità altrui Alla base c’è il filone del Postmodernismo radicale , ossia il postmodernismo interpreta la nostra epoca moderna come un’epoca post. Alcuni studiosi, anche per via del cambiamento del sistema dei media, vedono una cesura con quello che c’era stato prima ma non vedono una etichetta nuova, non sappiamo esattamente cosa c’è dopo il modernismo e per questo nasce il postmodernismo. Uno dei principi che vengono meno, secondo il postmodernismo, è il principio dell’identità: c’è una crisi -> tutto ci su cui si è basata la modernità va a frantumarsi. Proprio a causa della complessità del sistema mediale, uno dei concetti che viene meno è quello dell’identità, la quale viene considerata più complessa. C’è una contrapposizione tra online e offline. Perché l’identità si disgrega? Perché online io vado a costruirmi un’identità alternativa, un’identità desiderata. In particolare, tra gli studiosi c’è Sherry Turkle che scrive diversi volumi con un approccio fortemente critico. Io online posso presentarmi in modo diverso rispetto al reale, creando una serie di dinamiche non sane. In realtà possiamo dire che il postmodernismo radicale radicalizza troppo la situazione, non considerando che negli spazi online ci sono relazioni molteplici. Walter va a lavorare all’interno, fa una etnografia di quello che è il mondo virtuale. Lavorando su questo, Tosoni si concentra sull’identità relazionale. MUD MUD significa Multi User domain, sono ambienti di gioco, dove ognuno ha il suo ruolo, nonostante sia tutto online. Ci sono dei giocatori che vanno a creare la propria identità online. Questo gioco dura nel tempo, perché ci sono sfide e alleanze. Anche l’osservazione con una metodologia etnografica, ovvero che il ricercatore si crea un proprio account ed entra nel gioco relazionandosi con gli altri. L'etnografia pu essere sia scoperta che coperta, per dipende molto da ambiente e finalità. In questo modo c’è una comprensione più approfondita delle dinamiche, quindi cercando di analizzare come questi giocatori costruiscono le loro identità: • C’è una relazione complessa tra giocatore e personaggio: ogni giocatore sceglie come presentarsi e sceglie l’avatar. C’è chi crea anche più avatar per sperimentare entrambe le classi. In base a come ci si presente, si attivano diverse interazioni. • Collegamento reale-virtuale: le persone non solo interagiscono online, ma ci sono una serie di interazioni stratificate tra ci che avviene nell’ambiente di gioco e ci che avviene all’esterno. C’è anche chi passa a una conoscenza del giocatore reale, andando oltre il personaggio. • Ruoli dei legami sociali sull’identità: la persona si presente in base al contesto. L’interazione del personaggio si muove diversamente a seconda di ci che succede, quindi l’identità non è una bolla ma è un processo di costruzione dialogico. L’altra persona si fa un’idea del personaggio sulla base di ci che vede e c’è uno sviluppo dell’identità in base a quello che avviene nel gioco. L'identità, non solo nella vita reale, è relazionale. Si costruisce sulle basi delle azioni del soggetto sulla base dell’ambiente. Molta identità emerge nell’interazione e nel modo in cui gli altri si comportano. Questo paradigma non fa leva su ci che manca, ma va a comprendere come un nuovo setting va a creare relazioni sociali, in modo complementare a ci che avviene nel reale. Ormai siamo passati con questi studi a una concezione più completa di ci che avviene online, con metodologie più ricche. APPROCCIO NARRATIVO Sono una serie di teorie a proposito dei blog, nonché i primi spazi 2.0 sui quali le persone possono creare dei contenuti. Esistono due teorie che si intrecciano: Teoria formulata a proposito dei blog da Di Fraia (2007): parte dalla considerazione che i blog inizialmente fossero testuali. Esempio: wayback machine è il sito che archivia le capture dei siti americani. Questo era uno dei primi blog italiani, il più famoso. I blog inizialmente erano testuali, quindi ognuno alla fine aveva una descrizione dove i blogger si presentavano. All’inizio nei blog non c’erano i commenti, quindi se le persone volevano commentare dovevano farlo in uno spazio altro. Esempio: interfaccia del blog di Cavedoni. Erano una serie di brevi post che si susseguivano nel corso del tempo. ⬇ Queste persone scelgono di raccontarsi ad altri, quindi si raccontano in modo relativo essendo letti inizialmente da piccoli gruppi. In secondo luogo c’è un aspetto importante perché, nel tempo gli algoritmi hanno avuto un ruolo sempre più importante (nel blog non c’è un algoritmo complesso). Esempio: Instagram-> abbiamo tante sezioni diverse, ci sono tanti posti e non tutti hanno la stessa visibilità. La metafora usata è quella che all’interno dei social ci sia proprio una esibizione, in cui l’autore fa una attività di cura del sé nel tempo. Il soggetto pu decidere come presentarsi e cosa eliminare. Quindi questa relazione tra stage e backstage deve essere concettualizzata nella definizione di . Siamo noi a decidere chi pu vedere cosa, il soggetto è attivo e curatore del proprio mostrarsi agli altri. In realtà, i social media si sono evoluti per consentire agli utenti di mostrarsi in tempo reale. Consentono di avere un rimando diretto (esempio: live), con cui si pu conversare con il proprio pubblico. L’altro aspetto che è diventato cruciale è quello delle piattaforme come regolatori della visitabilità, grazie agli algoritmi che reagiscono a determinati criteri. Nel network self agisce la componente reticolare, perché il soggetto è consapevole e gestisce una serie di aspetti. L’identità viene costruita, per , anche dagli altri. Esempio: Facebook ha creato la funzione “privacy”, così da scegliere se rendere visibile o no un certo tag. Ci sono sempre più elementi che vanno a comporre l’identità. L'EVOLUZIONE DEI FORMATI Queste funzioni consentono di far coesistere contemporaneità differenti, sincrone o asincrone. Posso avere diverse interazioni che vanno a gestire i contenuti. C’è una coesistenza di temporalità differenti, gestendo anche la persistenza di dati contenuti. Esempio: le stories sono contenuti effimeri, in quanto durano 24 ore. Io posso per gestirle salvandole o meno sul profilo. Formati che ci danno la possibilità di raccontare di noi in maniera differente. Il secondo formato, oltre le stories, è il selfie. Perché è un formato interessante rispetto alla presentazione del sé? Perché il selfie, come dicono Hjort e Hendry, realizza un intreccio (entanglement) fra il luogo in cui sono, l’io, il dispositivo e la piattaforma. Il selfie viene scattato e pubblicato in quel momento lì, implicando tutti gli aspetti che coesistono in quel momento. L’aspetto interessante è che riconnette la corporeità con la ripresa e con la macchina fotografica. Il selfie incorpora il soggetto. In questo caso noi vediamo il punto di vista della persona stessa che riprende, c’è una corporeità con la persona anche molto forte. Il selfie, inoltre, caratterizza una serie di canoni estetici, una tipologia di realizzazione della fotografia che poi diventa un modo per raccontarsi. Esempio: la fashion influencer che vuole mostrare il vestito deve fare un selfie che mostra tutto il corpo, invece una beauty influencer che vuole mostrare il trucco deve farlo ravvicinato. Il selfie consolida anche una serie di ideali estetici. I filtri, negli ultimi anni, sono direttamente incorporati exhibitio n nella webcam e vanno a sovrapporre una determinata correzione a quello che è il sé, e anche questo è un modo per raccontarsi. I filtri vanno a consolidare le modalità di presentazione dei selfie. Quindi anche la parte tecnologia condiziona la modalità con cui noi andiamo a mostrarci. RELAZIONE TRA SÉ E IL PUBBLICO Alcuni studiosi hanno introdotto il termine “ingegneria sociale”. In realtà le piattaforme hanno cercato di venire incontro agli utenti creando delle misure di privacy. Queste ingegnerie sociali servono a creare livelli di visibilità in base a diversi gradi di affezione. Esempio: mettendo gli amici stretti su Instagram, limito il contenuto che voglio pubblicare a una cerchia ristretta di persone. Altre ricerche, svolte su Facebook, dimostrarono che, le persone, quando cambiavano lavoro stavano giorni ad aggiornare le liste (gruppi). In modo tale da gestire i diversi livelli di visibilità dei contenuti. COLLASSO DEI CONCETTI Un altro elemento che deriva dall’analisi di Goffman è il concetto di carico un contenuto ma per qualche ragione mi sfugge qualcosa senza volerlo e viene visto in pubblico, creando una situazione di imbarazzo. Nei social pu capitare dal momento che ho tanti pubblici e non tutti possono essere consapevoli di tutti questi livelli di privacy, quindi il contenuto pensato per un pubblico viene visto da altri pubblici. I contesti che erano pensati per essere separati vanno in conflitto. Esempio: caso di McDonald's USA, che anni fa aveva fatto un contest pensato per coloro che amavano la nota catena di fast food. Il contest venne fatto su Twitter ma il problema fu che sulla piattaforma erano presenti centinaia di follower, quindi il tema originale, McDonald's lovers, si è scontrato con chi non ne voleva sapere nulla, diventando un hype negativo perché i promotori non avevano considerato che ci poteva arrivare anche a coloro a cui non interessava. Questo collasso dei contesti pu verificarsi anche nelle aziende e portare a situazioni da gestire. A livello dell’individui ci concentriamo più sulla gestione della privacy. Io, per , non riesco a controllare al 100% la condivisione del contenuto, pu uscire e andare potenzialmente ovunque. Questo ci porta a un nuovo passaggio: la consapevolezza degli utenti e la riflessività. I social media abilitano a una riflessività connessa o relazionale perché, se con i blog i soggetti potevano costruire un sé razionale, sui social possiamo vedere quali sono i nostri circuiti (connessioni con gli altri). Con la persistenza dei contenuti, le piattaforme ci consentono di rifletterci e poter orientare l’algoritmo per cambiare il feed. Consentono di rileggere e modificare il sé, ripensando il me in chiave connessa a come gli altri mi vedono. Riflessività-> il soggetto che riflette su se stesso, è una caratteristica del nostro periodo storico. collasso dei concetti. Ovvero io Molti, grazie a ci , soprattutto chi ha profili vecchi, fanno azioni di modifiche di post e stories. Quindi andiamo a fare un’operazione di maquillage, di sistemazione, che va nella direzione di cura del sé. C’è una relazione di riflessività, di diversificare la presentazione del sé a seconda delle piattaforme. Quindi, di fatto, il sé online non è semplice, ma è anzi molto complesso e con dinamiche che avvengono anche offline. Con altre specificità che derivano dalle caratteristiche stesse dei social media. IDENTITÀ, CORPO E QUALIFICAZIONE Deborah Lupton ci parla di quantified self e dice che grazie ai meccanismi di datificazione, le piattaforme tengono traccia dei nostri dati. La quantificazione del sé si basa su questi aspetti, ma soprattutto sulla questione della salute e del corpo. Esempio: app di fitness -> vanno a costruire un’identità in maniera quantificata, valutando il corpo sotto forme metriche o con dei parametri, traducendosi sui social in forme di presentazione del sé. Viviamo in un’epoca in cui la presentazione del sé viene fortemente quantificata, e questi dati vengono usati anche per socializzare e condividere. Di fatto, la datificazione ha una influenza sul modo in cui noi ci presentiamo e raccontiamo. 5/12 ANNI 10: EVOLUZIONE DEI MODELLI • Progressivo abbandono del primo modello storico di social network (statico) verso un consolidamento di un nuovo modello dominante: SOCIAL NETWORK DINAMICO. L’elemento centrale diventa lo scambio di contenuti prodotti dagli utenti nella forma di foto, video, testo, frammento multimediale (LiveJournal, Flickr, Digg, Reddit, Youtube, Twitter, Tumbrl, FriendFeed) • Modello IBRIDO sviluppato da FACEBOOK: il profilo è l’elemento centrale anche se vi è uno scambio di contenuti. Tale social integra la centralità del profilo e della rete di relazioni di tipo reciproco con la produzione e la condivisione di contenuti. Facebook nel 2010 è il social media più popolare al mondo disponibile in 70 lingue con più di 800 milioni di utenti nei diversi continenti. ANNI 10: CONCENTRAZIONE DELLA PROPRIETÀ Alcuni grandi operatori della comunicazione digitale iniziano ad acquisire piattaforme social ed iniziano a posizionarvisi. I 3 grandi player che iniziano a muoversi in questo settore sono: • GOOGLE: acquista YouTube e lancia una nuova piattaforma generalista-> GooglePlus (ha ormai chiuso). • YAHOO: acquista Delicious, Flickr e Tumbrl (2013). • FACEBOOK: tra il 2009 e il 2015 compra FriendFeed, Instagram, Whatsapp e numerose start-up. Tali player iniziano a comprare piattaforme già esistenti o, nel caso di Google, cercano di lanciare una piattaforma propria (con scarso successo). Nel 2013 vengono introdotti anche i video e i Tag. Pinterest e Instagram sono le due piattaforme che portano l'immagine all'interno del mondo social. Altro elemento importante di questa fase sono gli instant message -> commistione tra piattaforme social e sistemi di instant messages. 2 piattaforme sono le principali: Whatsapp e Snapchat. Whatsapp permetteva di sviare il costo degli SMS e quindi porta sui cellulari di molte persone questo nuovo sistema di comunicazione degli instant messages. Altro contributo è dato da Snapchat e da Google plus. SNAPCHAT Nasce nel 2011 come sistema di messaggistica (nel 2011 nascono tutta una serie di piattaforme volte a risolvere i problemi di privacy che si stavano avendo su piattaforma vengono visti anche da persone che non sono i destinatari). Su questa app i messaggi si cancellano o dopo essere stati visualizzati o dopo 24 ore. In questo momento tutto quello che è social è permanente, nulla sparisce. Nasce con l'idea di rendere meno permanete la comunicazione utilizzando anche le immagini (all'epoca su Whatsapp non si potevano mandare). Si presenta come "Real-time picture chatting now for iPhone". Altra cosa che non si pu fare su Snapchat sono gli screenshot perché è una messaggistica che deve rimanere effimera. Ha avuto molto successo. Nel 2013 Snapchat lancia le storie e nel 2014 il "discover", ossia apre la possibilità ad editori, produttori di contenuti di inserire i loro contenuti sull'applicazione (chi produce in modo professionale dei contenuti) -> "Learn about the world". Il loro formato è quello delle storie e uno dei primi che vi si è lanciato è il National Geographic. Snapchat ha supportato anche spazi della CNN, MTV o propaganda elettorale per raggiungere i giovani (pillole di programmi televisivi). Altra forma che introduce è la geolocalizzazione per vedere dove sono gli amici con cui siamo in contatto. Nasce come competitor degli MMS. WHATSAPP Nasce nel 2009 come competitor degli SMS a basso costo, ma si è rapidamente evoluto in qualcosa di più. Whatsapp sta diventando qualcosa di diverso da un semplice competitor di SMS. Dal 2017 diviene disponibile lo "stato" che ricorda le storie di Snapchat. Si crea anche un'area "discover" come quella di Snapchat. Facebook -> collasso dei contesti = messaggi pubblicati su una determinata • reti di legami. Costruzione di piccole appartenenze anche culturali. • Nel 2012 è stata aggiunta la possibilità di condividere la posizione sul territorio, seguita dalla funzione di invio di messaggi vocali nel 2013. • Nel 2016 è stata introdotta la crittografia dei messaggi, aumentando la percezione di comunicare in uno spazio sicuro. Limite alla possibilità di intercettare i messaggi in modo non autorizzato. • Nel 2017 è nata la Business App che consente alle aziende di inviare messaggi broadcast ai propri clienti. Modello di business (advertisment) quando entra nel gruppo Meta. • Sempre nel 2017 è stata aggiunta la funzione "status" che consente agli utenti di aggiornare il proprio profilo con immagini e testi. MOTIVAZIONI COMUNICATIVE E COESIONE SOCIALE - WHATSAPP • Poter risparmiare sui messaggi. • Quando nasce Whatsapp siamo nel pieno del dibattito attorno alla questione della privacy. • Consentiva di contenere la rete di interlocutori che interagivano su Whatsapp -> solo persone con il mio numero di telefono e che ho salvato e accettato. • Idea di una comunicazione più safe -> mando messaggi e condivido foto solo a persone con il mio numero e a gruppi a cui ho deciso di appartenere. • Consolidamento delle reti sociali. EVOLUZIONE DI FACEBOOK (2010-2016) • Diventa sempre più competitivo rispetto alle altre piattaforme. • Mette a disposizione la possibilità di inserire foto e video all'interno dei post -> predominio dell'immagine. Cresce la capacit multimediale dei post di Facebook. • Migliora l'algoritmo e la selezione di contenuti che propone agli utenti. • Perfeziona il suo modello economico mettendo a disposizione sempre più possibilità alle aziende. • Introduce strumenti di gestione della privacy (problemi di collasso dei contesti). • Dal 2010 viene introdotta la possibilità di gestire la privaci sui singoli post quindi decidere se renderli pubblici a tutti, solo ad alcuni amici, solo a delle liste di amici...con l'idea di poter controllare l'ampiezza di circolazione dei propri messaggi. • Segue la rilevanza che l'immagine sta avendo. • Si introduce il Like (utile a far funzionare l'algoritmo). • Introduce la possibilità di chattare con gli utenti e quindi un servizio di messaggistica. • Si aggiunge anche la possibilità di fare delle videochiamate (già introdotte da Google plus). • Nel 2012 si quota in borsa e comincia a capitalizzare sulla raccolta dati. • 2012 compra Instagram e nel 2014 Whatsapp. • Abbiamo quindi un modello ibrido che sta diventando vincente. • 2020 cerca di conformarsi come piattaforma editoriale, ossia aprire i suoi spazi agli editori -> introduce le dirette video trasmesse in streaming dando spazio alla politica, calcio, eventi sportivi. Nel 2011 sono state introdotte le chat di gruppo -> facilitando la formazione di identità collettive e • Si inizia ad avere un reporting diffuso nonostante Facebook arrivi terzo in questa cosa, dietro a Twitter e Snapchat. • Introduce una tipologia di post: INSTANT ARTICLE -> le testate potevano postare direttamente l'articolo sulla piattaforma. • Viene introdotto anche il safety check (geolocalizzazione). CONCORRENZA • Google plus con la privacy. • Instagram con le immagini. • Snapchat con il sistema di instant messages. GOOGLE PLUS (2011) Sulla base dell'attenzione che tutti stanno avendo sulla privacy, Google decide di lanciare la sua piattaforma. Nel 2020 verrà chiusa. È una piattaforma sviluppata con la logica di Facebook ma aveva di diverso che si proponeva di permettere all'utente di controllare in modo momento in cui si apriva un profilo di Google plus si aggiungevano tutti i Le ragioni per cui Google plus non ebbe successo, nonostante l'idea originale, furono due limiti principali: • Il meccanismo delle cerchie da un lato consentiva di controllare i confini della propria privacy, dall'altro la nostra vita sociale non è così semplice quindi questa ingegnerizzazione della nostra vita si complicava (amico ma anche collega, familiare ma anche amico...). Era un lavoro troppo impegnativo per una piattaforma social. • Esternalità di rete -> le persone che Google voleva portare sulla piattaforma erano già utenti di Facebook, Instagram, Tumblr...La richiesta quindi era abbandonare piattaforme su cui si avevano già tutti i contatti, ad una su cui non si avevano tutti i contatti salvati e non si potevano importare. TIK TOK Rispetto al panorama delle piattaforme presenti introduce qualcosa di completamente diverso. Nasce alla fine degli anni 10 (2016) e si basa sulla produzione e condivisione di brevi video. Si colloca in quel filone di comunicazione verticale che sono Instagram e Twitter = un soggetto con dei follower pubblica contenuti. ancora più ferreo la privacy. Meccanismo chiamato: le cerchie -> nel contatti ma suddividendoli in "cerchie". • Intervenire sull'algoritmo di visualizzazione dei contenuti eliminando i link che rimandano a contenuti poco attendibili. Importante perché una piattaforma social interviene su algoritmi interni per indirizzare gli utenti in una direzione piuttosto che un'altra assumendosi un ruolo di filtro rispetto alle informazioni degli utenti. In questo modo ci sta mostrando di essere perfettamente in grado di modificare il suo funzionamento per indirizzarci su alcuni contenuti piuttosto che su altri. In questo caso è un'operazione fatta a fin di bene, ma così facendo diventa una piattaforma editoriale -> portare gli utenti su contenuti affidabili. Inoltre aggiunge una sua sezione di contenuti ritenuti affidabili, sul tema. A Marzo 2020 inserisce informazioni sul tema. FACEBOOK Inizialmente no si muove come Twitter sul tema in quanto la posizione di Zuckerberg è forte. Mette per all'erta il suo team che si occupa di verificare la veridicità dei contenuti che circolano sulla piattaforma (sulla base di segnalazione, individuazione di parole critiche..). “Inizieremo a cancellare post con contenuti pericolosi, cercando di indirizzare i lettori ai siti con le notizie corrette. Le nuove misure verranno anche applicate agli hashtag che promuovono fake news tramite foto su Instagram" – ha spiegato Kang-Xing Jin, capo della divisione sanità del social. È importante che chi usa Facebook non causi danno al pubblico. Per Jin, le decisioni sui post da rimuovere si baseranno sui consigli “delle principali organizzazioni sanitarie globali e locali”. Questa strategia non è del tutto efficace in quanto la portata dei contenuti che circolano su questo social è esponenziale. Anche Facebook inserirà il rimando al profilo o sito del Ministero della Salute. Anche Facebook interviene sul suo algoritmo facendo si che i primi risultati di ricerca che gli utenti trovano sul motore di ricerca non si basino sulle loro preferenze ma sull'attendibilità dei contenuti . TIK TOK Mentre Facebook e Twitter si rivolgono ad un pubblico di fruitori di contenuti indirizzando gli utenti a fonti attendibili, Tik Tok si rivolge ai suoi creator -> ogni volta che viene creato qualche hashtag con qualche parola in merito alla pandemia usciva un avviso -> quando creano contenuti devono verificare prima le loro fonti. PINTEREST Segnala che se vengono pubblicati post con informazioni false o dannose, l'algoritmo provvederà alla loro rimozione, quindi si mobilitano gli utenti a segnalare post. COSA È CAMBIATO ? • Le piattaforme social si sono proposte (e continuano a farlo) come aggregatori di notizie sul Covid- 19 -> si fanno garanti di affidabilità che propongono. Si assume un ruolo di gatekeeper e filtro • Attraverso la selezione di fonti che appartengono al mondo dell’informazione (testate giornalistiche partner) e istituzioni nazionali. A differenza della storia più recente i social media sono intervenuti: • "Non solo attraverso forme di selezione per «moderazione», ma attraverso l’intervento diretto sulle forme di selezione algoritmica" (Van Dijck 2018) Da questo cambiamento non si potrà facilmente tornare indietro. Si tratta di un cambiamento strutturale che investe la natura delle piattaforma social e il loro rapporto con il contenuto. MEDIA DIGITALI E COMUNICAZIONE POLITICA Economicità . I personaggi politici che volevano entrare nella sfera politica, avevano dei vincoli di accesso. Gli spot elettorali, ad esempio, sono molto costosi-> differenza fra politico con disponibilità economiche in grado di realizzare spot costosi per la televisione e politici meno abbienti. Non significa che ora sia più economico, ma le piattaforme offrono a tutti gli attori del dibattito politico una capacità politica alla pari. Questo ha cambiato effettivamente qualcosa nello scenario della politica -> emergere di movimenti politici e visibilità mediale che consente la parità tra leader di partiti importanti e leader di partiti più piccoli. Velocità È possibile una comunicazione immediata fra i politici e chi esprime la propria valutazione su un evento -> si è accelerato il ritmo del dibattito e dei discorsi della politica, sia perché i leader intervengono tempestivamente ad un evento/data importante/cambiamento importante dello scenario culturale, sia perché con la stessa velocità si pu esprimere la reazione dei cittadini a quelli che sono i comportamenti della politica. Questa tempestività pu portare ad un accumulo, ossia una comunicazione confusa in quanto si accumulano tante reazioni e tanti punti di vista diversi rendendo difficile comprendere cosa stia succedendo. Anche la dinamica del raggiungimento di un accordo viene schiacciato da questa tempestività. Networking e partecipazione politica Le piattaforme e la struttura a rete del Web sono utilizzate per l'organizzazione e l'attività di partiti e movimenti e sono particolarmente utili per soggetti politici piccoli o recenti, che si coordinano meglio attraverso la rete. Quali sono le forme attraverso cui questa capacità di mobilitare i sostenitori poggia sulla rete ? • Mobilitazione: i membri del partito sono consultati su questioni importanti o chiamati a partecipare alla costruzione di un progetto politico, di un "programma". • Consultazione: la rete permette la creazione e l'attivazione di reti di cittadini e la loro mobilitazione sul territorio, in modo che partecipino alla campagna elettorale e diventino cyber militanti. Si usa la rete per sondare le necessità dei sostenitori. I media digitali per gli operatori della comunicazione politica sono caratterizzati dall'economicità John Street disse che nella politica pop ci sono due tipi di celebrità politiche: ✏ Celebrità che sono diventate politiche (Ronald Regan, Arnold Schwarzenegger). ✏ Politici che sono diventati celebrità (Tony Blair). Questo utilizzo delle piattaforme digitali e del linguaggio della cultura pop permettono, mediante like e commenti, di restare visibili, in cima... Rispetto a questa tematica i social media amplificano questo fenomeno facendolo diventare più evidente e centrale. John street li definisce come politici che usano i linguaggi della cultura pop per comunicare, e dice che costoro sono politici anche tradizionali che si relazionano con il mondo della cultura popolare fino a migliorare le loro funzioni e gli obiettivi politici stabiliti. Cercano di raggiungere la celebrità apparendo nei talk show. L’altro fenomeno che caratterizza questa commistione è il fenomeno opposto -> persone che fanno parte del mondo delle celebrità (sport, cinema, musica…) iniziano ad esprimere apertamente le loro opinioni politiche senza cercare di costruire una carriera politica. Si impegnano in campagne, sostengono cause specifiche -> “Sono intrattenitori che si pronunciano sul mondo della politica senza cercare di ottenere una carica elettiva” (Street). Da dopo la pandemia questo fenomeno è aumentato, grazie alla spinta di quest’ultima, spingendo le persone a mobilitarsi (esempio dei Ferragnez che hanno iniziato raccogliendo fondi per ospedali e da lì hanno iniziato a dare la loro opinione in merito a determinate questioni, senza avere interesse ad entrare in politica). È diventato facile per i politici trovare visibilità all’interno delle piattaforme e per gli influencer avere degli spazi su cui prendere posizione. Wood dice che “Si sta gradualmente spostando dal cercare di essere visti come leader “superstar” con talenti eccezionali, al cercare di essere visti come più in contatto con la gente comune, come più quotidiani, più normali, più ordinari”. Si è partiti da una concezione dei politici come irraggiungibili, utopici, ma negli ultimi tempi hanno iniziato a costruirsi una propria immagine come più vicino alla gente comune. Molti post dei politici si allineano a quella che è la politica “intima” (così definita da Stanyer) ossia la loro campagna parte dalla loro vita privata-> mancanza di connotazione politica nei contenuti delle celebrità. ESEMPIO: secondo mandato di Barack Obama che appena scoprì di aver vinto ancora, pubblic su Twitter un post in cui abbracciava sua moglie e come didascalia mise “four more years”. Non vi è nessuna connotazione politica, è un abbraccio con sua moglie, niente di programmatico ma il riferimento ad un set di valori portato avanti da Barack Obama e un riferimento a sé stesso come persona. Su questo costruisce parte della sua immagine come leader e persona. IL PARTITO DIGITALE Due sono i temi su cui gli studiosi hanno riflettuto: • Ricostruzione della fiducia -> l’istituzione “partito politico” fino a prima della pandemia era in crisi (di fiducia e affezione). Riconoscersi come parte di un partito non era di moda e nemmeno avere fiducia nella relativa azione. Ma i social media contribuiscono ad aumentare nuovamente la fiducia? • Le tecnologie digitali consentono di partecipare in modo diverso alla vita politica? Possono creare nuovi modelli di partecipazione alla vita politica? Una prima risposta è che certamente le tecnologie sono sta usate nell’ambito dei partiti in due modi diversi, uno è stato usato per fornire servizi informativi alle persone già interessate o parte della vita politica (migliorano l’organizzazione interna). Ad esempio, per il Movimento 5 Stelle sono state usate come unico strumento per migliorare relazioni, tessuto sociale (ecc) configurandosi come partito digitale. Come questo, anche in Spagna “Podemos”, in Francia “La France Insoumise”. Certamente i social network hanno fatto crescere la capacità organizzativa e di mobilità delle persone. La tecnologia presenta il movimento come più democratico, più aperto alla gente comune, immediato e vicino alle persone comuni. Si sono presentati agli elettori come movimenti che potevano risolvere quella che era la crisi di fiducia. Chiaramente questi nuovi partiti nel racconto di cosa sia la tecnologia, mettono a fuoco quelli che sono i valori positivi (narrazione tecno-entusiasta). DIVERSI MODELLI DI PARTITO DIGITALE Deseriis individua quelli che sono due diversi modelli di partito digitale: • Partito piattaforma: poggia nella sua costruzione su piattaforme digitali, ha una struttura molto centralizzata con un Leader molto carismatico. Attraverso la sua piattaforma chiama continuamente in causa i suoi sostenitori a votare su questioni decise dall’alto. È un modello partecipativo con una forte gestione centralizzata. • Partito in rete: si basa su network e piattaforme, ma esse sono più consultive e gli argomenti di discussione li decide la base. È più facile che si creino in una realtà più piccola. Un’altra forma ancora sono quelli che sono più movimenti di opinioni che partiti, infatti è stata fatta una distinzione. Sono diversi perché il partito comunque è un soggetto istituzionale che ad un certo punto deve darsi delle strutture e gerarchie, entrando in competizione elettorale. Il movimento invece no, pu anche restare più fluido e dinamico in quanto non entra nella competizione elettorale, quindi anche quelli che nascono come movimenti, se ad un certo punto vogliono entrare nelle istituzioni, devono strutturarsi. CAMPAGNE ELETTORALI E COMUNICAZIONE POLITICA Certamente le tecnologie digitali hanno cambiato la comunicazione anche durante le campagne elettorali. Attualmente la comunicazione politica è permanente, ossia i politici comunicano come fossero sempre alla caccia/conquista dei loro elettori, nonostante il periodo effettivo di campagna elettorale abbia sempre una certa rilevanza. Le tecnologie digitali sono diventate una risorsa fondamentale visto che la campagna elettorale si svolge anche sulle piattaforme social con una presenza mirata sia dei Leader che dei partiti. I risultati che i singoli contenuti hanno all’interno delle piattaforme diventano un criterio attraverso cui si scelgono i temi della campagna elettorale (data driven). Microtargeting = la possibilità di fare anche una pianificazione dei post attraverso i social, permette quindi di proporli a diverse fasce della popolazione, facendo si che le campagne siano targettizzate. CARATTERISTICHE DELLE CAMPAGNE DIGITALI ☼ Ricerca di un rapporto diretto con gli elettori ☼ Sono data driven ☼ Permettono il coinvolgimento spontaneo dei cittadini LA STRATEGIA DELLA LEGA Le sue campagne elettorali son state fortemente studiate e quello che è emerso è che è stato creato un circuito vizioso fra tre livelli ci comunicazione: 1. Comunicazione televisiva = ha focalizzato l’attenzione sul leader del partito. 2. Forte presenza sui social media = contatto con giornalisti ed elettori -> possibilità di una comunicazione diretta. Rafforza il senso di comunità fra le varie persone sostenitrici (presenza identitaria). I social sono stati usati anche per innescare dibattiti e polemiche dato che i contenuti con più commenti e visibilità sono i più efficaci. L’uso da parte dei politici non è mai casuale e sempre strategico. 3. Attività sul campo = riprendendo la figura del leader (già vista in tv), vengono creati eventi sul territorio facilmente raccontabili sui social, iconici (meeting, incontri porta a porta, banchetti, volantinaggio…). APPROCCIO YOU-CAMPAIGN Queste campagne si rivolgono al singolo cittadino fornendogli risorse di identificazione, possibilità di mobilitazione, informazioni per i social. PIATTAFORME E ATTIVISMO SOCIALE L’attivismo pu essere definito come qualsiasi forma di mobilitazione sociale che include un’azione avente l’obiettivo di innescare un cambiamento sociale, culturale, politico. I media digitali hanno introdotto nuove forme in merito all’attivismo sociale, consentendogli di avere una visibilità differente. Non ci sarebbe così tanto attivismo sociale oggigiorno se non ci fosse così tanta comunicazione sociale. Sono due realtà strettamente interconnesse. Gli studiosi che hanno cercato di definire l’attivismo hanno detto che: • Deve esserci un elemento che viene definito negativo -> contestazione contro lo satus quo. • Deve essere un’azione simbolica e materiale che permette la tematizzazione pubblica di questioni precedentemente considerate di esclusiva pertinenza del privato -> portare all’attenzione pubblica un tema (tematizzarlo). • Si tratta di criticare lo status quo, di intraprendere negoziati discorsivi e di legittimare richieste precedentemente ignorate per il pubblico in generale. partecipativa. Fungono da canali primati per la trasmissione di notizie, l’interpretazione, l’inquadramento di questioni pubbliche. Le piattaforme di social media possono aumentare la temperatura emotiva dei quadri cognitivi e promuovere un senso di comunanza. Attraverso gli hashtag si genera adesione emotiva e condivisione. La configurazione commerciale della struttura algoritmica pu ostacolare lo sviluppo di relazioni durature necessarie per il consolidamento dell’attivismo -> le piattaforme hanno delle regole; quindi, mostreranno sicuramente i contenuti in trend e poi piano piano quando questi contenuti saranno meno visibili, verranno mostrati meno per via di una logica di azione delle piattaforme stesse -> non sono più al top della popolarità. ESPRESSIONE INDIVIDUALE VS CREAZIONE COLLETTIVA Le piattaforme social prediligono una forma di espressione individuale . Ognuno partecipa in modo autonomo e per sé al movimento, invece che crearsi una comunità/collettività che agisce insieme. Con i social media odierni, ci si orienta sulla costruzione della soggettività. Un altro effetto negativo dell’uso delle piattaforme nei movimenti è la temporaneità -> le persone sostengono un movimento fino alla nascita di un atro che li interessa di più. CASO DI #METOO È una forma di attivismo degli hashtag. È un movimento che ha una storia lunga ed è stato fondato nel 2006 da una attivista americana (Tara Burke), impegnata contro la violenza sessuale di genere. Quando nasce (su MySpace) è un movimento con l’obiettivo di permettere alle giovani donne vittime di conoscersi, trovarsi e sentirsi un po' meno sole. Quasi 10 anni dopo, questo movimento viene rilanciato in un modo totalmente diverso. Viene rilanciato da una attrice americana, Alyssa Milano, che lo sposta da MySpace a Twitter (piattaforma molto popolare in America) e lo lega anche al nome di un personaggio che comincia ad essere presente nel modo della cronaca giudiziaria (Harvey Weinstein). L’obiettivo era costruire una rete di persone che condividessero il problema. Da uno strumento di attivismo locale, assume le caratteristiche tipiche dei movimenti veri e propri. Aiuta così anche le donne del mondo dello spettacolo ad unirsi al movimento. Questo hashtag ha un certo successo, quantificato in un utilizzo di 19 milioni di volte. È stato fatto anche un monitoraggio sull’uso di questo hashtag e il 65% degli utenti della rete si sono imbattuti in contenuti riconducibili ad atti di molestie sessuali. Questo tipo di mobilitazione ha avuto anche un effetto concreto, dato che numerosi uomini di potere si sono dovuti dimettere in quanto accusati di molestie. EMOZIONI Ci sono studi che hanno appurato che l’affettività contribuisce in modo significativo al coinvolgimento dei partecipanti, alla creazione di legami di supporto all’innesco di dinamiche di identificazione. Il coinvolgimento è stato visto quasi come un modo per superare il trauma della vittima. Un meccanismo di identificazione definito come “empowerment attraverso l’empatia”. Questa empatia aveva un esito positivo, in quanto consentiva alle vittime di acquisire coraggio e riprendere in mano in prima persona le situazioni. Nelle parole della fondatrice di questo movimento, questo hashtag aveva l’obiettivo di far sentire meno sole le vittime, permettendogli così di iniziare il viaggio verso la guarigione. L’altra ragione del successo è che attraverso questo hashtag si sono costruiti dei discorsi, diventati poi un grande racconto collettivo. MeToo permetteva ad ogni testimonianza di essere parte di un racconto più grande. Non era solo una vittima che si esponeva in pubblico, ma la vittima metteva un tassello in una storia più grande. L’uso di questi hashtag ha creato anche un senso di comunanza attorno a questa mobilitazione, un senso di coesione, non tanto perché le persone che vedevano circolare questo hashtag avessero relazioni tra di loro, ma perché tutti potevano assistere alle testimonianze di traumi all’interno della stessa piattaforma social, creando un senso di comunanza, di far parte di un gruppo di persone sensibili a questi temi ed empatiche. Pian piano successe per che le vittime iniziarono a non sentire più desiderio di postare, ma dall’altro lato iniziarono invece a postare dei soggetti che invece non avevano una testimonianza da raccontare. Questi pubblici sono stati definiti intimi (=caratterizzati dalla sensazione di appartenere ad una stessa comunità ruotante attorno agli stessi post, film, libri) e affettivi (=condividevano emozioni legate all’impegno, appartenenza e solidarietà e più in generale alla possibilità di far sentire la propria voce nello spazio pubblico). SUPPORTO COLLETTIVO SU TWITTER Le piattaforme son state in grado di abilitare delle forme di sostegno facendo si che si generasse un atteggiamento aperto nei confronti dell’altro che raccontava aspetti della propria intimità. Questa visione che fa parte degli studi fatti su MeToo, è abbastanza ottimista. È vero che si è generato un atteggiamento aperto, ma sappiamo anche che questo non succede sempre. MODELLI COGNITIVI E ANALISI TEMATICA DEGLI HASHTAG #METOO Sono stati costruiti tre ambiti di racconto attraverso i post pubblicati con l’hashtag MeToo: • Alcuni riguardavano l’antecedente ossia cercavano di condividere pensieri sul perché queste donne si fossero trovate in condizioni oppressive (gender gap, cultura, discriminazione di genere). • Altri riguardavano il che cosa si pu fare, quindi soluzioni per evitare che questo problema continuasse (promozione dei diritti delle donne, azioni di carattere individuale come denunce, invito ad essere coraggiosi, dare sostegno…). • Il terzo tema erano filoni di post che cercavano di elaborare il senso, ossia cosa porta una persona ad essere un molestatore, cosa comporta questa situazione per la vittima. Sono questi tre i filoni che hanno aumentato la produzione di post con #Metoo: I temi che sono emersi all’interno dei post pubblicati con questo hashtag sono stati anche altri: • Questioni direttamente connesse con il movimento MeToo. • Tema dell’abuso, spesso affrontato anche da post di associazioni che già si occupavano di questo tema. • Associazioni che avevano già fra i loro compiti quello di proteggere le donne vittime di abuso. • Messaggi di recall alle vittime che sollecitavano sempre più donne a condividere la loro esperienza per far diventare sempre più alta la consapevolezza sul tema e non farne calare l’attenzione da parte di istituzioni e media. • Serie di temi legati all’azione (post che spiegavano come dare supporto al movimento, come essere solidali, come agire per orientare il cambiamento sociale e culturale). • Tematizzazione delle altre forme di attivismo già presenti sul tema. Attorno al movimento MeToo si è sviluppato un flusso discorsivo che aveva come obiettivo quello di mobilitare le persone e generare attenzione. RETI DI CONNESSIONE Attraverso il movimento MeToo si è formata una rete di persone che facevano parte della stessa conversazione-> questo era il movimento in sé. Alcuni studi hanno cercato di capire che caratteristiche hanno queste reti: