Scarica Sociologia della comunicazione e dei media digitali e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! Fenomeno della parcellizzazione del lavoro, dove l’individuo viene alienato rispetto al processo produttivo, mentre prima l’artigiano era al commando del suo lavoro. Altro fenomeno importante: nascita del tempo libero. Dal momento in cui vi è una scissione fra spazio domestico e spazio lavorativo, nasce il concetto di tempo libero dal lavoro, dove le persone tendono a consumare. Il consumo porta alla creazione della cultura di massa, con negozi, grandi vetrine, che portano anche alla comunicazione di massa, all’intrattenimento, quindi alla creazione del teatro d’ombre e del cinema, alla letteratura di Media Studies e Internet Studies. Nascita della società moderna, periodo della rivoluzione industriale, frutto di un processo di evoluzione. Due date important: 1780, James Watt utilizza l’energia della macchina a vapore nell’industria tessile, e 1789, dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino. Sociologia della comunicazione La Fabbrica Nascita società di massa Tra l'Ottocento e il Novecento si verificano alcuni tra i cambiamenti più straordinari e affascinanti per la cultura occidentale, che porteranno a quella che viene definita «società moderna». Già a metà Ottocento è possible scorgere i primi fenomeni che porteranno a questo mutamento, fenomeni che sono identificabili con gli effetti della Rivoluzione Industriale. I due cambiamenti del 1780 e 1789 portano alla nascita della fabbrica e al diritto della proprietà privata, base del capitalismo. Introduzione Claude-Henri Saint Simon (società organica e fisiologia sociale: studio della società e delle sue parti differenziate) Auguste Comte (padre della soiologia come scienza della società articolata in statica, ordine sociale, e dinamica, progresso e mutamento) Ferdinand Toennis (Gemeinschaft e Gesellscahft, distinzione fra comunità ristrette con legami personali e società ampie con legami formali) Emile Durkheim (solidarietà meccanica e solidarietà organica: divisione del lavoro, relazione frammentata e anomia, ovvero quando una crisi improvvisa determina discontinuità fra l’esperienza delle persone e le loro aspettative) Prime teorie società di massa La fabbrica aveva bisogno di spazi specifici con numerose persone disponibili: le grandi città, le metropoli. Quindi ad essa si deve anche l’urbanizzazione. La vita nelle città era dura, vi erano masse di persone povere, criminalità, sporcizia, inquinamento… Ciò portò Carl Marx alla riflessione del manifesto comunista. Devianza e alienazione Mezzi di trasporto Avvento della modernità Nasce la necessità di creare collegamenti veloci tra una città all’altra: ad esempio, nel 1819, Robert Fulton inventa il battello a vapore, mentre, nel 1829, George Stephenson progetta la locomotiva. Esempio film Joker (devianza) e La classe operaia va in paradiso (presa di coscienza dell’alienazione). Entrambi rappresenteranno poi l’anomia, problema dell’uomo massa che diventa soggetto per gli studiosi della comunicazione, uomo che non ha nulla da perdere e si ribella. Emerge il “Sistema fabbrica”, ovvero tutto inizia a circolare attorno ad essa, a partire dalla cultura e creazione di contenuti (arte diventa merce) La popolazione si concentra dagli ambienti rurali alle città Cresce l’urbanizzazione Urbanizz zione Gli studi filosofici sulla comunicazione di massa si possono riassumere in 4 fasi principali: • Prima fase (anni Trenta): si afferma l'idea dei powerful media: viene elaborata la cosiddetta teoria ipodermica che suppone una diretta correlazione tra il messaggio veicolato dai media e i comportamenti passivamente adottati dal pubblico (colpito appunto da un proiettile o da un ago ipodermico) • Seconda fase (Quaranta ai Sessanta): si ha l'epoca degli effetti limitati nella quale le persone sono considerate attive e dotate di strumenti che consentono di compensare, attraverso i rapporti sociali, il potere dell'informazione: le principali teorie di questo periodo vengono definite teorie dell'influenza selettiva. • Terza fase (fine degli anni Sessanta): si ha un ritorno ai powerful media ed una nuova attenzione all'influenza negoziata dei media. In questa fase, si analizza il ruolo e le caratteristiche delle rappresentazioni veicolate dai media nella costruzione della realtà sociale. Le principali teorie di questo period vengono definite teorie degli effetti a lungo termine • Quarta fase (fine degli anni Settanta): si ha l'affermazione del paradiqma dell'active audience che coincide con la svolta etnografica della correnti di studi dei Cultural Studies. Non si studia l’effetto dei media ma cosa ci si fa con essi, non si studia il testo ma il contesto. La teoria non ha un autore, ma era un modo in cui era concepita la comunicazione in quegli anni. Si chiama così perché ha una similitudine con l’ago ipodermico. Il principio è metaforico, la comunicazione è come un ago che ti si inietta. Viene chiamata anche Bullet Theory. La teoria deriva dagli studi di psicologia del comportamentismo che erano stati fatti in quegli anni. Si basa sul comportamentismo: ogni atto individuale viene inteso come un comportamento assimilato ad una reazione complessa alle sollecitazioni provenienti dall'ambiente; tale reazione può essere scomposta in risposte semplici (r) ciascuna associata a stimoli semplici (s) in una relazione causale di tipo lineare. Questa teoria di stimolo -> risposta sarà alla base della teoria ipotermica. Un clima d’opinione che temeva l’avanzata delle masse nella vecchia Europa e le conseguenze devastanti della Guerra + l’estensione dell’unità stimolo-risposta della psicologia behaviorista a ogni forma di comportamento risultarono in preoccupazioni circa il potere manipolatorio dei media e visione del rapporto tra individui e mezzi di comunicazione di massa determinato interamente da questi ultimi. Le quattro fasi della research La teoria ipodermica I postulati della teoria ipodermica • Il pubblico è una massa indifferenziata, all'interno della quale si trovano individui in una condizione di isolamento fisico, sociale e culturale: • I messaggi veicolati dai media sono potenti fattori di persuasione, in grado di introdursi all'interno degli individui con le stesse modalità di un vago ipodermico»; • Gli individui sono indifesi di fronte al potere dei mezzi di comunicazione di massa; • I messaggi veicolati sono ricevuti da tutti i membri nello stesso modo. • Individui collocati in una sorta di vuoto sociale, soli, esposti agli stimuli esercitati dai media. • In questo vuoto, i messaggi dei media colpiscono come un “proiettile magico” gli individui ad essi esposti. • Semplificazione del rapporto comunicativo, ridotto a mero automatismo, come la somministrazione di uno stimolo al cane di Pavlov. • Nessuna traccia di una qualche forma di potere ascrivibile ai destinatari, ridotti a comparse sulla scena organizzata e gestita dalle istituzioni mediali. • Negazione di qualsiasi azione interpretativa dei messaggi ricevuti. Di Shannon e Weaver, 1949. Erano due ingegneri statunitensi che lavoravano presso i laboratori di una compagnia telefonica americana, e il loro obbiettivo era un modello che spiegasse come funzionasse il passaggio dell’informazione al destinatario. Il primo fattore importante è la fonte, l’emittente, che crea e diffonde un messaggio, che ha bisogno di un trasmittente, che lo codifica per essere trasmesso attraverso quest’ultimo. (ex. Trasmissione televisiva codificato dall’audiovisivo) Il trasmittente trasforma il messaggio in un segnale e trasmesso attraverso un canale che può subire un rumore che blocca la propagazione del messaggio. Vi è poi il processo del messaggio ricevuto, col segnale ricevuto, che arriva al destinatario dell’informazione. I limiti della teoria ipodermica Il modello matematico Questo modello limitava la comunicazione a una serie di informazioni. Ma lo era davvero? Ciò mette in dubbio la validità di questo tipo di modelli. Il modello di comunicazione elaborato da Harold Lasswell (1948) costituisce il primo tentative di sistemizzare i dati di ricerca e le riflessioni teoriche raccolte e sviluppate nella fase iniziale della communication research. Se si deve studiare il Chi? Della comunicazione, la ricerca si concentra sulle fonti, sulle emittenti. Se devo studiare il Dice cosa? mi concentro sull’analisi del contenuto, per il Con quale mezzo? sull’analisi del mezzo, per il A chi? sull’analisi dell’autore e per il Con quali effetti? sull’analisi degli effetti. Il suo lavoro del 1927 sulle tecniche di propaganda usate da americani, inglesi, francesi e tedeschi durante la prima guerra mondiale non giunge a formulare una teoria generale, ma produce una razionale analisi del campo di indagine, distinguendo i messaggi secondo i pubblici cui sono diretti e individuando i temi ricorrenti, ristretti sostanzialmente in 8 gruppi. Si possono studiare i media per gli effetti che produce la comunicazione nei confronti delle persone: può essere un effetto a lungo o breve termine, può produrre un cambio di comportamento… I media mettono la narrazione all’interno di una cornice, azione chiamata framing. Se voglio creare un effetto a breve termine costruirò una comunicazione di un certo tipo. È interessante studiare come la comunicazione televisiva abbia messo tutta la narrazione dentro una cornice, ovvero nel caso della guerra in Ucraina il “mandare le armi in aiuto”. È chiaro che ci sono persone d’accordo con questa cornice come tante persone in disaccordo. Si viene a creare un meccanismo di polarizzazione tra due opinioni; chi vuole alimentare la guerra tramite le armi e chi no. La comunicazione non produce mai un cambiamento improvviso di cosa una persona pensa. La comunicazione ha un effetto di rafforzamento in quello che io credo. In che modo può avvenire? Attraverso una selezione di fonti che penso dicano la verità e confermano la mia idea di pensare → Esposizione selettiva (alle informazioni) La realtà è sempre una cosa più complessa rispetto alle nostre idee. Il modello di Lasswell Effetti dei media Ai giorni oggi, tipi di personalità che possono credere più alle fake news. Il paradigma degli effetti limitati non nega gli effetti politici dei media, ma li riconduce a una struttura preesistente di relazioni sociali, li spiega cioè attraverso una pluralità di fattori di mediazione. Fattori di mediazione rispetto al pubblico: quell’insieme di variabili intervenienti che favoriscono o ostacolano l’esposizione a un determinato messaggio. Fattori di mediazione rispetto al messaggio: il tipo di contenuto e le modalità di presentazione di quest’ultimo influiscono sulle dinamiche di persuasione. Perché spesso le campagne volte a persuadere gli individui a modificare determinati comportamenti (come le campagne sui pericoli legati al vizio del fumo o quelle sull'assunzione di alcol prima di mettersi al volante di un'automobile) NON raggiungono gli obiettivi prefissati. Rispetto al pubblico… L'esposizione può essere letta come una variabile interveniente nel processo di comunicazione. Prima ancora di valutare l'eventuale distanza di alcuni messaggi rispetto alle opinion preesistenti, è, tuttavia, necessario che vi sia una qualche forma di interesse ad acquisire informazioni sull'argomento trattato. Lazarsield, Gerelson e Gaudet (1948) in occasione della campagna presidenziale statunitense del 1940 scoprono che: i soggetti con elevato interesse per la campagna avevano opinioni precise sui temi della campagna; partecipavano frequentemente agli eventi elettorali: si esponevano più spesso all'offerta di comunicazione politica. gli individui che dichiaravano di aver partecipato alle occasioni di incontro con i candidati alla presidenza degli erano già sostenitori dei rispettivi partiti. Rispetto al totale dei 600 soggetti intervistati nel mese di maggio e successivamente e poi in ottobre, cioè al termine della campagna e a ridosso del voto: • il 53% aveva confermato le intenzioni di voto espresse a maggio; • il 26% era passato da una condizione di adesione a un partito a una condizione di incertezza e viceversa; • solo il 5% degli intervistati aveva cambiato decisamente idea, facendo rintracciare quella che i ricercatori definirono propriamente una «conversione». Paradigma degli effetti limitati dei media L’importanza del fattore esposizione Distingue un effetto di rafforzamento da un effetto di conversione. Nel primo caso, l'attore cambia completamente il suo comportamento, vale a dire si converte. Nel secondo caso, l'effetto della comunicazione è quello di rafforzare atteggiamenti e comportamenti già esistenti nella mente dell'attore, a cui cioè era chiaramente predisposto. In sostanza, i media rafforzerebbero convinzioni preesistenti ma difficilmente farebbero cambiare agli individui le proprie convinzioni, non in maniera radicale. L'effetto di conversione si verificherebbe solo in casi molto particolari. Sintetizzando lo studio di Lazarsfeld, Berelson e Gaudet, Klapper sostiene che l'azione di rafforzamento si verifica a seguito di tre processi successivi: • Esposizione selettiva: gli individui tendono a esporsi prevalentemente a messaggi e fonti già familiari, abituali e condivise; • Percezione selettiva: si tende a isolare e percepire all'interno di un messaggio soltanto quella parte che corrisponde a opinioni già esistenti e desiderate; • Memorizzazione selettiva: si tende a ricordare solo quella parte di messaggio che rafforza quanto già condiviso e sostenuto. Il fattore della «percezione selettiva» è stato rilevato in numerosi studi sui pregiudizi. La capacità dei soggetti di intervenire sul significato dei messaggi sarà un tratto fondamentale per gli approcci teorici che riconosceranno un ruolo attivo al pubblico. Un ultimo fattore di mediazione rispetto al pubblico è la «memorizzazione selettiva»: i soggetti costruiscono ricordi da cui estromettono eventuali elementi di disturbo. La Teoria della Dissonanza Cognitiva è stata elaborata dallo psicologo statunitense Leon Festinger nel 1963. Sostiene che le persone tendono ad essere coerenti con l'idea che hanno di se stessi, con i loro comportamenti e pensieri. Se non riescono ad esserlo, vanno incontro ad una dissonanza che gli causa disagio. A questo punto cercheranno di ridurre questa sensazione spiacevole realizzando una ristrutturazione cognitiva o un cambiamento nel comportamento. Dissonanza cognitive e esposizione ai media: i soggetti tendono a esporsi ai messaggi che riducono lo scarto tra il comportamento effettivo e ciò in cui essi stessi credono. Ad esempio, un fumatore accanito sarà piu propenso a esporsi a messaggi che ridimensionano i danni del tabacco rispetto a messaggi che invece ne enfatizzano la pericolosità per la salute. La teoria del rafforzamento di Klapper (1960) Comunicazione persuasiva Un riferimento importante agli studi sui fattori di mediazione rispetto al messaggio proviene dal lavoro di ricerca dello psicologo Carl Hovland e colleghi negli anni Cinquanta, volto a rintracciare alcuni elementi che possono incidere positivamente o negativamente sull'efficacia dei messaggi persuasori: • Credibilità della fonte • Ordine e completezza delle argomentazioni • Esplicitazione delle conclusioni L'efficacia della comunicazione è correlata alla credibilità della fonte .percepita dal ricevente dell'informazione. • Competenza: fonte ritenuta in possesso di buona conoscenza dell'argomento e di alto livello di expertise; • Fiducia: fonte ritenuta degna di fede, sincera e disinteressata. Certi testimonials vengono scelti per la credibilità e fiducia che suscitano nel pubblico, pur non essendo esperti nel settore. Il Progetto "The American Soldier": progetto di ricerca finanziato, dalle autorità militare per preparare e mobilitare i soldati in partenza per la seconda guerra mondiale (Frank Capra dirige una serie di film dal titole Why We Fight) Gli obiettivi di questa serie di film sono: Convincere della rettitudine della causa Rendere consapevali circa la durezza della missione Riconoscere agli Alleati il massima impegno nel contrasto al nazismo Indure risentimento verso i nemici Convincere che la vittoria militare avrebbe migliarate L'ordine mondiale A distanza di una settimana dalla visione: i soggetti hanno maggiori informazioni specifiche le opinioni sono modificate solo rispetto a particolari interpretazioni (ad es. impegno della RAF) le opinioni su questioni generali sono rimaste invariate non si sono registrati incrementi della motivazione dei soldati a combattere Si interrogano sul ruolo di questi fattori nell'efficacia del messaggio persuasorio: ordine delle argomentazioni: si scoprì che se le persone non conoscono nulla dell’argomento di cui si sta parlando, ma di solito un posizionamento dell’argomento all'inizio è più efficace. Se invece c’è un preesistente interesse sull’argomento allora è meglio metterlo in coda. L’ordine delle argomentazioni quindi è importante ma dipende da una serie di variabili. completezza delle argomentazioni: vennero date ai soldati due tipi di argomentazioni; se in base ad un argomento do più punti di vista, la mia argomentazione sarà più persuasiva? esplicitazione delle conclusioni: Usare lo scendere in piazza diventa esso stesso un atto politico. Le dimensioni della folla consentono alle persone di sospendere il giudizio individuale e le proprie inibizioni e cedere il passo alle emozioni. Le Bon dice che una folla funziona per Il <<contagio emotivo>>. L’informazione passa da corpo a corpo come un virus. Una folla non è la stessa cosa di un pubblico, un insieme di lettori o un elettorato. Non si limita a ricevere l’informazione e reagire di conseguenza. Ciò che differenzia una folla, è che viene influenzata tramite un processo di contagio. I contagi permeano le folle tramite una serie di messaggi consci, inconsci e fisici. Mentre l’opinione pubblica forma le proprie idee sulla base della ragione, la folla invece reagisce a una serie di messaggi e ha bisogno di informazioni. Le folle sono sensibili ai sentimenti scatenati dagli oratori (leader), soprattutto coloro che appaiono autoritari e fisicamente minacciosi. L’oratore che vuole sedurre la folla deve abusare di dichiarazioni violente. Esagerare, affermare, ripetere e mai tentare di dimostrare alcunché con il ragionamento sono espedienti familiari agli oratori nelle riunioni popolari. All’interno di una folla non è più importante quello che viene detto, ma semplicemente come questo ci fa sentire. Oggi certe tendenze della comunicazione sembrano riprodurre molto i discorsi che faceva Le Bon riguardo la psicologia delle folle. In che modo i processi di contagio emotivo che caratterizzano la psicologia della folla sono ancora presenti all’interno della nostra vita? Principalmente nelle pubblicità di oggi. Nel suo libro del 1928, Propaganda, lo statunitense di origine austriaca Edward Bernays (nipote di Sigmund Freud) segnala che la politica era rimasta indietro rispetto al mondo degli affari in merito all’analisi degli aspetti emotivi della comunicazione. Non esiste contraddizione tra propaganda e democrazia. I politici dovevano usare la loro comunicazione per andare a colpire l’emotività delle persone, tutto ciò che andava a toccare il corpo delle persone. È interessante il modo in cui la comunicazione politica segua le stesse regole della comunicazione pubblicitaria. Internet ha dato nuove forme, compresa quella che alcuni potrebbero definire come propaganda, all’aspetto multimediale delle dinamiche della folla Il linguaggio del meme deriva dalla memificazione; questo tipo di linguaggio è oggi fondamentale perché usato anche sui politici. Il falso esercita quasi la stessa influenza del vero → una fake news se fatta bene vale quanto una notizia reale, l’importante è quello che riesce a trasmettere. Ricerca sull'influenza personale che si svolse nel 1955 a Decatur, una cittadina di circa 60.000 abitanti del Middle West. I ricercatori individuano all'interno di un campione di 800 donne, le persone più influenti in merito ad alcune attività di vita quotidiana: acquisito di oggetti di uso domestico, moda, scelta di spettacoli cinematografici, formazioni di opinioni su questioni di pubblico interesse. La ricerca pervenne a interessanti risultati circa la caratterizzazione dei soggetti designati come «influenti» e al loro rapporto con i media. La leadership d'opinione è complessa; possono infatti darsi diversi tipi di leadership (Katz, Lazarsfeld 1955): Leadership orizzontale d'opinione: è esercitata tra simili e può essere reversibile Leadership verticale d'opinione: è esercitata da soggetti con posizione sociale superiore ai quali viene attribuita una maggiore competenza Robert Merton (1949) distingue tra: Leader d'opinione locale: soggetti riconosciuti, all'interno di una comunità, come portatori di una saggezza e di autorevolezza (polimorfico) Leader d'opinione cosmopolita: Soggetti non percepiti come membri di una comunità, cui vengono riconosciute competenze specifiche in relazione ad un ambito circoscritto (monomorfico) Con il paradigma degli «effetti limitati», i processi comunicativi furono, per la prima volta, posti in un contesto all'interno del quale i destinatari esibivano appartenenze a reti sociali e relazioni interpersonali in grado di mediare rispetto ai messaggi veicolati. La concezione del flusso a due fasi della comunicazione rispecchia l'idea della democrazia americana fondata sull'individualismo e la partecipazione; questa concezione prende le distanze dall'idea di una società di massa. La pubblicazione nel 1960 del volume di Klapper negli Stati Uniti mise fine alle preoccupazioni circa gli effetti manipolatori dei media nei confronti degli individui. Le comunicazioni di massa non erano così potenti da superare i meccanismi della selettività e le barriere rappresentate dalle relazioni personali. Il fatto che i media producessero effetti di rafforzamento di opinioni o atteggiamenti preesistenti veniva considerato un dato positivo, del tutto coerente con una visione della società fortemente integrata, che non veniva minacciata nella sua stabilità. Paradigm degli effetti limitati La gente utilizza i media per i propri benefici. Gli individui, quindi, in base a determinati bisogni, si rivolgono ai media per trovare una gratificazione. Consumo mediale comportamento che soddisfa (o che fallisce nel soddisfare) bisogni che hanno origine dall'interazione tra le disposizioni psicologiche individuali e l'esperienza della situazione sociale. L’audience in questo approccio è attiva, sceglie il contenuto gratificante; le gratificazioni traggono origine dal contest sociale nel quale si colloca il soggetto in cui si espone. Media e strutturalismo Per la prima volta l'audience veniva considerata attiva, ponendosi come interrogativo «cosa fanno le persone con i media?» piuttosto che chiedersi «cosa fanno i media alle persone?» L'attenzione si sposta dalla tensione verso gli obiettivi della comunicazione (effetti), dalla manipolazione, alla persuasione, all'influenza, fino alle funzioni svolte dai media nella società. L’approccio funzionalista viene applicato allo studio dei media. La teoria funzionalista dei media prevede la società come un organismo con ciascun organo avente il compito di far funzionare il totale; I media sono parte di questo organismo e hanno una specifica funzione. Vi furono vari studi al riguardo: Berelson (1949) analizza le reazioni degli individui a seguito di uno sciopero dei giornali nella città di New York. Dai dati emerge la percezione da parte dei soggetti di una perdita di uno strumento importante per la vita quotidiana. I giornali svolgono una funzione di «sorveglianza», allorché tramite la diffusione di notizie è possible esercitare una sorta di controllo sull'ambiente circostante. Le comunicazioni di massa non vengono più analizzate in relazione agli effetti prodotti ma alle funzioni, ovvero alle disfunzioni che vengono attivate. Per Lasswell, il processo di comunicazione svolge tre funzioni sociali: Vigilanza sull'ambiente Mediazione fra le componenti sociali, Trasmissione dell'eredità sociale Wright (1960) aggiunge una quarta funzione: il divertimento. Attribuzione di status e prestigio che deriva dall'essere oggetto di attenzione da parte dei media stessi. Ricevere attenzione da parte dei media comporta un automatic riconoscimento di appartenenza a una sfera alla quale appartengono individui di status più elevato di altri. I media possono svolgere una funzione eticizzante, attraverso una propria "politica culturale" cui vengono proposti come "ovvi" e "naturali" valori, modelli di comportamento e di azioni e denunciati atti devianti all'opinione pubblica. Usi e gratificazioni la situazione sociale crea opportunità di soddisfazione concreta di determinati bisogni, che si cerca di soddisfare, in modo vicario, tramite i media la situazione sociale fa emergere determinati valori, la cui affermazione e il cui rinforzo sono facilitati dal consumo di prodotti mediali la situazione sociale crea un campo di aspettative e familiarità rispetto a certi materiali mediali, monitorati dagli individui per sostenere la propria appartenenza a gruppi sociali di riferimento. Tratti distintivi dell’approccio degli usi e delle gratificazioni: il consumo mediale è orientato a un obiettivo il consumo mediale consente un ampio ventaglio di gratificazioni le gratificazioni trovano origine nel contenuto mediale, nell'esposizione e nel contesto sociale nel quale si sviluppano i bisogni che spingono gli individui all'esposizione l'audience è attiva Ciò che sappiamo della nostra società, ed in generale del mondo in cui viviamo, lo sappiamo dai mass media. (Luhmann, 1996) Gli individui agiscono sulla base di ciò che ritengono reale, anche se non è detto che questo sia davvero tale. Mito della caverna di Platone L'uomo scambia per realtà quella che ne è soltanto una proiezione, è prigioniero dell'opinione perché crede passivamente alle immagini delle cose sensibili, cioè le ombre delle forme proiettate sulla parete della caverna. Scuola di Chicago Realtà come costruzione sociale, ciò che è reale è tale nelle coseguenze che produce bnelle persone: non è importante se una cosa esista o meno, ma come questa credenza influenzi. Teorema di Thomas «Se gli uomini definiscono reali le situazioni esse saranno reali nelle loro conseguenze» (William Thomas 1928) Robert Park le news costituiscono una forma di conoscenza particolare, definita di «seconda mano», che si è andata affermando e diffondendo a seguito delle trasformazioni sociali, economiche e culturali che hanno interessato il mondo contemporaneo (Robert Park 1940). Walter Lippmann; Public Opinion (1922): per Lippmann la stampa, e più in generale i mass media, forniscono ai cittadini degli stereotipi che compongono uno pseudo- environment attraverso cui accedere ad eventi e argomenti estranei all'esperienza I media e la costruzione sociale della realtà soggettiva. I mass media offrono elementi conoscitivi (rappresentazioni della realtà) e riferimenti contestuali tramite i quali interpretare il mondo. L'opinione pubblica è l'insieme delle idee che, in un determinato momento e luogo, la maggioranza delle persone che costituiscono una comunità ritiene vere e giuste. Per questo motivo l'opinione pubblica è l'obiettivo di sforzi persuasivi di coloro che posseggono poteri (politici, economici, culturali) e li usano per determinare l'agenda dei media. Media e costruzione sociale della realtà La progressiva focalizzazione della communication research sul rapportobtra media e costruzione della realtà è parallela all'allontanamento dai modelli lineari (ago ipodermico, teoria matematica dell'informazione). Questa evoluzione della ricerca è segnata dall'influenza crescente della sociologia della conoscenza, la quale induce i ricercatori a prestare attenzione al ruolo dei processi simbolici e comunicativi. Non si studiano più solo le campagne, ma si analizza il sistema dei media per indagare come, a partire da esso, i soggetti costruiscano le loro rappresentazioni della realtà (ritorno dei powerful media). Agenda Insieme di temi che vengono comunicati secondo una gerarchia di importanza in un determinato momento. Nel 1963 una delle prime teorie che anticipa questo concetto è quella di Cohen. Per lui la stampa può nella maggior parte dei casi non essere capace di suggerire alle persone cosa pensare, ma essa ha un potere sorprendente nel suggerire ai propri lettori intorno a cosa pensare. I media non suggeriscono alle persone cosa pensare ma intorno a cosa pensare. I media sono in grado di esercitare una forte influenza sull'ordine di rilevanza che il pubblico attribuisce alle issues - what to think about - ma influenzano solo in modo marginale l'intensità e la direzione degli atteggiamenti - what to think. Ricerca di McCombs e Shaw (1972) La prima ricerca empirica sull'agenda setting è stata condotta da McCombs e Shaw (1972) su una campagna per le elezioni presidenziali del 1968 a Chapel Hill (Carolina del Nord). L'attenzione dei ricercatori si rivolge al contributo offerto dai media nella determinazione dei temi dibattuti nel corso della campagna. Due fasi: interviste a 100 soggetti prescelti; raccolta e analisi degli argomenti presenti nei media relativi all'area di Chapel Hill. Teoria dell’agenda setting Si sono messi a confronto i temi segnalati dai soggetti e quelli presentati dai media. Diversità nei temi in agenda Zucker nel 1978 dice che più sono rare le esperienze dirette che le persone hanno con una specifica area tematica, maggiore sarà la loro dipendenza dalle news offerte dai media per ottenere informazioni e interpretazioni in merito a quell’area. Secondo Eyal a differenziare i temi è la centralità: l’esperienza diretta reduce il potere di agenda dei media e viceversa (es. Tema della disoccupazione). Kurt e Gladys Lang (1981) distinguono temi a “soglia alta” (lontani dalla vita quotidiana dei soggetti) e temi a “soglia bassa” (la loro prossimità a soggetti è elevata). Affinchè un tema entri nell’agenda del pubblico è necessario che esso sia a “soglia bassa” e perchè ciò avvenga è indispensabile (????????) Caratteristiche dei media La ricerca di Petterson e McClure dimostra che l’effetto di agenda fosse correlato col consumo di carta stampata rispetto alla televisione. In una ricerca sui temi economici, Benton e Frazier (1976) confermano che la stampa ha effetti di agenda più profondi della TV. La differenziazione del potere di agenda si può interpretare come divisione dei ruoli da parte dei due mezzi: “I giornali sono i primi promotori nell’organizzare l’agenda del pubblico. La televisione ha un certo impatto a breve termine sulla composizione dell’agenda del pubblico. Forse il modo migliore per descrivere e distinguere tali influenze è di chiamare il ruolo dei giornali agenda setting e quello della televisione spot-lighting”. (McCombs, 1976) Tre livelli approfondimento della notizia: Dare la notizia Approfondimento della notizia con causa e fine Individuazioe soluzioni proposte per l’argomento Omogeneità o differenziazione del pubblico le ricerche si sono concentrate anche su fattori di omogeneità o differenziazione presenti nel pubblico (prima si pensava al pubblico come un’aggregato unico): Grado di interesse (ricerca di Cook, 1983, inchiesta TV sugli abusi e le frodi in ambito di assistenza sanitaria domiciliare) Interazioni sociali e reti personali Credibilità del sistema mediatico Descrepanza tra esperienza personae e informazioni offerte dai media Distanza tra i valori notizia dell’individuo e quelli offerti dai media Il pubblico accoglie o rifiuta i temi proposti dai media in base agli stessi criteri che riguardano l’esposizione. In un momento di incertezza e in presenza di temi meritevoli di attenzione, gli individui avvertiranno un “bisogno di orientamento” che li porterà a esporsi ai media e considerare l’agenda proposta. Combinazione della rilevanza (del tema) e dell’incertezza (riguardo all’articolazione dello stesso tema). I media sono l’apertura della parete che ci permette di vedere la realtà che è al di fuori, ma quell ache noi vediamo è appunto una porzione di realtà, quella inclusa e limitata dal telaio della finestra che perimetra il nostro campo visivo e svolge per noi la funzione di selezione della nostra vista. Ogni ogetto è definito da una selezione di attributi: Aspetti (attribute di tipo generale) Temi centrali (categoria specifica di attributi che definiscono la prospettiva dominante rispetto all’oggetto) Gli attributi specifici rappresentano la saldatura tra l’agenda degli attribute e la teoria del framing: “tra un ampio set di attributi che descrive I vari aspetti di un BOH MANOLO SKIPPA LE SLIDE Takeshita e Mikami (1995) hanno studiato le elezioni in Giappone del 1983 e hanno rilevato un solo tema dominate: le riforme politiche. Gli assunti dei due ricercatori sono: C’è una copertura positiva tra salienza di un tema e livello di attenzione per l’infromazione politica. Un fattore di carattere etico e un secondo legato al sistema risultano importanti per gli intervistati. La network agenda setting sostiene che le notizie non ci dicono solo intono a cosa e come pensare. Esse determinano anche le associazioni tra I diversi messaggi nell’obiettivo di dare forma alla realtà sociale. Il terzo livello dell’agenda setting può essere definite come l’insieme delle relazioni che intercorrono tra gli elementi dell’agenda dei media e l’agenda del pubblico. Spostamento dell’atenzione dai singoli temi all’aggregazione di temi. (es. Immigrazione e disoccupazione) Opinione pubblica sulla base di una idea mainstream, tutte le altre opinioni vanno silenziate, messe sulla spirale del silenzio. Riflessione non solo sul ruolo dei media ma sulla costruzione dell’opinione pubblica in sè. Il terzo livello dell’agenda La spirale del silenzio Elizabeth Noelle-Neuman è stata president dell’Allensbach Institut fur Demoscopie, che fondò nel 1947 insieme al marito. Il suo testo “La spirale del silenzio”, pubblicato in Germania nel 1980, tratta della teoria che era già presente in un articolo del ’74. Rappresenta il ritorno alla riflessione sul potere dei media, in critica alle teorie degli effetti limitati. La teoria prende dal “last minute swing”, lo spostamento improvviso di preferenze elettorali causato dalla pressione del clima d’opinione. Deriva dal bandwagon effect: crediamo che una cosa sia vera soltanto perchè lo crede la maggiorparte delle persone. Il nome dell’effeto risale allo showman americano Dan Rice, che per delle campagne elettorali girovagò per gli USA in un carro insieme ad artisti vari. Quando gli individui hanno la sensazione di possedere un’opinione dissonante rispetto a quella dominante, sono spinti a non esprimere un’opinione o a conformarsi a quella percepita come prevalente. Pur di evitare l’isolamento (per aver infranto leggi non scritte o per aver espresso un parere sostenuto da una minoranza), l’individuo preferisce conformarsi alle opinioni di coloro con le quali vive e ridurre al silenzio le proprie. L'opinione pubblica è un’opinione ricca di valori in determinate aree, che può essere espresso in pubblico senza la paura di subire sanzioni e sulla base di azioni che possono essere realizzate in pubblico. Quando il timore di incorrere in sanzioni è invece presente, l’opinione pubblica viene sotituita da un progressive isolamento. Esso attiva un processo a spirale, che produce la scomparsa di un Gruppo dalla scena pubblica e, contemporaneamente, la netta preferenza dell’altro. La dittatura della maggioranza ogni volta che le condizioni sono uguali, l’opinione generale pesa immediatamente sullo spirito di ogni individuo, lo abbraccia, lo dirige e lo opprime: ciò dipende dalla costituzione stessa della società più che dale sue leggi politiche. Via via che gli uomini si assomigliano di più, ognuno si sente sempre più debole di fronte agli altri. Quasi ammette di avere torto, quando la maggioranza lo afferma. (Alexis de Tocqueville, 1835) La democrazia è quindi una nuova forma di potere dispotico. Gli individui temono l’isolamento sociale. Per evitare una condizione di isolamento, sono costantemente alle prese con un’operazione di monitoraggio di ciò che gli altri pensano intorno ai temi controversi del momento. Monitorano il clima di opinione e individuano quello dominante attingendo al coverage mediale e all’esperienza personale. Sviluppano una “competenza quasi statistica” che li mette nella condizione di valutare se il proprio punto di vista rispetto a un tema controverso li colloca tra color oche condividono una posizione maggioritaria o minoritaria. Gli elementi costitutivi della teoria Coloro che si percepiscono come portatori di una posizione minoritaria hanno di fronte a sè due opzioni: abbracciare la posizione maggioritaria oppure tacere per evitare l’ostracismo e la riprovazione sociale. La spirale del silenzio come conseguenza individuale: Si dissimulano le opinioni se si ritiene di essere in minoranza; Le si manifestano se si ritiene che siano conformi a quelle della maggioranza. Esperimento di Solomon Ash conformazione del gruppo. L'assunto di base del suo esperimento consisteva nel fatto che l'essere membro di un gruppo è una condizione sufficiente a modificare le azioni e, in una certa misura, anche i giudizi e le percezioni visive di una persona. L'esperimento si focalizzava sulla possibilità di influire sulle percezioni e sulle valutazioni di dati oggettivi, senza ricorrere a false informazioni sulla realtà o a distorsioni oggettive palesi. Si tratta di un classico, finalizzato allo studio dei fenomeni di conformità sociale. Test del treno “Poniamo che lei debba affrontare un viaggio in treno di cinque ore e che nel suo scompartimento ci sia qualcuno che crede in qualcosa opposto al suo pensiero… si intratterrebbe volentieri con questa persona per conoscere più da vicino il suo punto di vista o non lo riterrebbe importante?” Test della ruota “Vedete un’auto con ruota squarciata con adesivi di un partito, con quali adesivi di quale partito è maggiore il rischio di ritrovarsi una ruota squarciata?” La teoria riprende i modelli pessimistici sulla società di massa ed esalta il potere della tv. Il Sistema dei media gioca un ruolo rilevante nel consentire agli individui di cogliere il clima di opinione prevalente. In questo processo, i media consentono le operazioni di monitoraggio constantemente compiute dagli individui. È proprio del mezzo televisivo rendere la percezione selettiva più difficile di quanto non avvenga con la stampa o con altri media. Consonanza (presenza di argomentazioni molto simili su argomenti prossimi all’interno della programmazione) e cumulatività (apparizione periodica di tali argomentazioni). Gli individui svuluppano una competenza quasi statistica, ovvero raccolgono, da fonti diverse, infromazioni utili al fine di valutare l’orientamento del clima d’opinione, sfruttando una capacità che Noelle Neumann definisce appunto come competenza quasi statistica. Essa è il risultato di una combinazione tra l’adattamento all’ambiente circostante e l’ambiente virtuale televisivo. Il clima d’opinione si sdoppia concettualmente sulla base del fatto che due sono le fonti e i luoghi di circolazione delle opinioni. Da una parte c’è quello che comprende tutti i rapporti interpersonali di un individuo, dall’altra c’è il clima d’opinione mediale. famiglia, il rapport tra risultati scolastici e aspirazioni, la politica, la religione). La television contribuisce in maniera determinante a creare una visione collettiva del mondo e, in questo senso, è molto importante prestare attenzione ai contenuti che essa trasmette quotidianamente. I ricercatori procedono su un doppio binario: Analisi del sistema del messaggi veicolato dal mezzo televisivo: è possible identificare pattern stabili e ricorrenti ("messaggi diffusi dal mezzo televisivo che assumono la forma di un sistema", Gerbner) nel contenuto televisivo. Surveys condotte sul pubblico: a livello nazionale o locale, alle quali in un secondo momento si aggiunge un confronto con i dati raccolti da istituti nazionali di ricerca. Vennero create 3 categorie: Low-user (coloro che guardano meno di 2 ore al giorno televisione), Normal-User (tra le 2 e le 6 ore al giorno)e gli Heavy-User (più di 6 ore al giorno) La selezione del corpus di analisi avvenne a partire da una precisa definizione di violenza: qualsiasi espressione di forza fisica contro se stessi o altri con l'obiettivo di ferire o uccidere; forme accidentali di violenza o catastrofi naturali, in particolare quelle in grado di provocare un numero elevato di vittime; ogni atto che può provocare effetti gravi, pur se collocato in contesti fantastici o, addirittura, umoristici. Invece, per quanto riguarda i surveys: Utilizzo di dati forniti dalla General Social Survey tesi a misurare il livello di sfiducia nel prossimo e il livello di alienazione degli individui. Item provenienti dall'Index of Alienation and Gloom (Indice dell'anomia) e Mean World Index. Il differenziale semantico I telespettatori forti ritenevano di avere maggiori probabilità di essere coinvolti in episodi di violenza, di avere una percezione esagerata del pericolo e di avere una visione distorta circa il tasso di criminalità nel paese. Gli Heavy-Viewer avevano solitamente paura ad uscire per strada di notte, possedevano animali da guardia o armi per proteggersi, avevano poca fiducia nella politica e nella società in generale, ritenevano l'avere un figlio in un mondo così brutto una irresponsabilità. La sindrome del mondo malvagio Sebbene negli USA meno dell'1% della popolazione era veramente vittima di un crimine, i telespettatori più assidui tendevano a considerare il mondo in modo più negativo dei telespettatori più saltuari. Erano portati a pensare che non ci si possa fidare della maggior parte della gente e che «ognuno pensa solo a se stesso». I forti consumatori elaboravano «risposte televisive», frutto di una sovrapposizione tra realtà televisiva e mondo reale. I dati raccolti dai ricercatori sulla programmazione televisiva trovarono un tipo un'offerta televisiva che raccontava un mondo nel quale le vittime di violenza sono per lo più di sesso femminile, mentre gli attori della violenza sono soprattutto di sesso maschile. L'uso massiccio del mezzo televisivo non ha effetti immediati sul pensiero ma produce nel lungo termine un effetto di "coltivazione". Provoca un cambiamento della percezione della realtà, facendo vivere lo spettatore in un mondo modellato su ciò che viene trasmesso nella televisione. Approfondimenti della teoria La natura macrosistemica della teoria della coltivazione La teoria della coltivazione non può essere ridotta alla sua ipotesi principale, ovvero che vi è un nesso tra l'esposizione al mezzo televisivo e la condivisione della rappresentazione televisiva della realtà. L'approccio è di natura macrosistemica e tende ad articolarsi lungo tre direttrici relative: Analisi delle istituzioni mediali (forme organizzative, rapporti e equilibri di potere, processi interni alle stesse istituzioni) Analisi del sistema dei messaggi (pattern stabili di significato veicolato) Analisi degli effetti (relazioni tra esposizione ai messaggi televisivi e credenze e comportamenti dell'audience) Effetto mainstream Il concetto di mainstream fa riferimento alla condivisione di punti di vista sul mondo da parte dei forti consumatori di televisione all'interno di gruppi con caratteristiche socio- demografiche diverse. La relazione tra tempo di esposizione e percezione della realtà sociale può sembrare ad alcuni inesistente perché la television favorisce la "corrente dominante". A causa della televisione, infatti, la cultura raggiunge un tale grado di omologazione da rendere meno marcate le differenze tra i vari gruppi. Effetto risonanza Gli effetti prodotti dal consumo televisivo sono maggiori se il telespettatore assiduo ha esperienze di violenza nella sua vita personale. In questo caso, la ripetizione della rappresentazione simbolica della violenza può portare il telespettatore a rivivere nella sua mente le esperienze di violenza vissute nella realtà, aumentando così la sua paura della violenza. La congruenza tra il mondo televisivo e le circostanze della vita reale possono risuonare tra di loro e portare a situazioni di coltivazione marcatamente amplificate. Diversi tipi di coltivazione: Effetti di prim'ordine, adozione da parte dei telespettatori di letture e interpretazioni del mondo offerte dalla televisione che sovrastimano alcuni fenomeni. Effetti di second'ordine, interpretazioni, attitudini, sentimenti e valori rispetto al mondo mutuati dalla televisione. Tenuta dell'approccio: Approccio macrosistemico scomparso nel tempo (dal macro al micro) Ricerca concentrata su singoli generi televisivi (talk show, serie mediche, programmi di bellezza) e sui meccanismi della memoria attivati nel fornire le riposte agli item utilizzati per misurare la coltivazione. Limiti empirici La correlazione tra fenomeni esposizione televisiva (variabile indipendente) e coltivazione di determinate immagini della realtà (variabile dipendente) può essere rovesciata invece di dire che: la televisione crea persone impaurite, si può affermare il contrario: le persone impaurite e alienate possono cercare nell'ambito dell'offerta televisiva la conferma di quanto li preoccupa. Trasformazioni del sistema mediale • Diversificazione dell'offerta • Differenziazione delle modalità e dei tempo di consumo • Frammentazione e diversificazione dell'audience La tv continua ad essere la religione di stato: i nuovi media assolvono la funzione di attrarre, organizzare e impacchettare i pubblici in modo addirittura più efficace di quanto avveniva in passato. Un pluralismo della coltivazione: • Demassificazione della comunicazione di massa e fine della capacità da parte dei media di socializzare gli individui a un comune ambiente simbolico • La coltivazione continua ad operare, solo in modo differente: gli individui sono coltivati da specifiche visioni del mondo, selezionate in base alle loro scelte • Concetto di risonanza nei new media La teoria del knowledge gap è stata per la prima volta formulata negli anni Settanta da tre professori dell'Università del Minnesota e riguarda principalmente gli squilibri nelle forme di sviluppo e distribuzione della conoscenza. L'assunto della teoria è che alla diffusione dei mezzi di comunicazione di massa tra la popolazione non si accompagna l'uguaglianza sociale, bensì forme di sviluppo e distribuzione della conoscenza molto squilibrate. Teoria del knowledge gap • In questa prospettiva, i gap possono essere molteplici: Paesi sviluppati vs paesi in via di sviluppo; aree urbane vs. aree rurall, giovani vs. anziani, scarti a livello di new media literacy. Il modello di diffusione delle innovazioni | molti fattori che concorrono a delineare una situazione di crescente differenziazione tra individui, gruppi e aree geografiche fanno sì che sia possibile il verificarsi di tempi e modalità diverse nella rapidità di diffusione delle nuove tecnologie. Il modello della diffusione delle innovazioni di Rogers dimostra come la diffusione delle innovazioni presso la popolazione subisca delle trasformazioni. Si possono ipotizzare in proposito due modelli: normalizzazione e stratificazione. La preoccupazione maggiore circa il digital divide consiste nella possibilità che la sottoclasse dei poveri di informazione possa essere ancora più marginalizzata nelle società dove le abilità di base connesse al computer diventano essenziali per garantire successo economico, avanzamento personale, migliori opportunità di carriera ed educative, completo accesso a networks sociali e, infine, maggiori opportunità di partecipazione sociale. Digital inequality Invece di concentrarsi esclusivamente sulla distinzione tra gli haves e gli have nots, si considerano le differenze nel modo in cui coloro che sono online utilizzano il medium. Si possono individuare tre dimensioni attraverso cui analizzare le diseguaglianze prodotte dal digitale: • Accesso (disponibilità fisica di connessione; luogo di accesso) • Competenze • Uso L'uso Van Dijk (2005) individua sette classi a cui ricondurre le diverse possibilità d'uso: informazione, comunicazione, lavoro, educazione, affari e finanza, shopping, intrattenimento. Le possibilità di utilizzo derivano dalla disponibilità di risorse economiche, sociali, culturali e tecnologiche che però sono distribuite in modo diseguale tra gli individui. «Alcuni segmenti della popolazione sistematicamente e stabilmente usano la tecnologia e Internet per trarne benefici in relazione alle sfere dell'informazione, comunicazione, lavoro, affari, educazione mentre altri si limitano a un uso che si riduce all'informazione, la comunicazione, lo shopping e l'intrattenimento». La teoria critica La teoria critica lotta contro un pensiero rassegnato, per così dire la "teoria tradizionale", che dipinge il mondo con le tinte del mito e che accetta a livello inconsapevole, trasfigurandoli come eterni, i rapporti socio-economici della società capitalista/totalitaria, che vede delineate come razionali le gravi patologie di cui è vittima e che saranno oggetto dell'indagine dei francofortesi. Il «pensiero negativo» e la «falsa coscienza»: Il pensiero, benché non sia in grado di cambiare il mondo, ha il compito di porsi di fronte alle distorsioni sociali come pensiero negativo, proteso a smascherare le contraddizioni intrise nella società. Occorre demistificare il coinvolgimento dell'individuo e delle masse nell'ideologia capitalista, con tutti i condizionamenti che ne derivano. La teoria critica si dedica a denunciare la «falsa coscienza», cioè l'errata percezione che il sé sia autonomo. Accanto ad ambiti di dominio capitalistico come la tecnologia e la fabbrica, anche la cultura è un agente attivo al servizio delle istituzioni e i cui meccanismi di asservimento devono essere «illuminati» e svelati, al fine di produrre consapevolezza e possibile mutamento. L'industria culturale L'opera fondamentale della Scuola di Francoforte è la Dialettica dell'illuminismo, scritta da Max Horkheimer e da Theodor W. Adorno nel 1947. L'Illuminismo qui non è solo l'ideologia del movimento filosofico del XVIII sec., ma anche l'ideologia dominante della società capitalistica e persino tutto il complesso di atteggiamenti che, dall'uomo primitivo a quello moderno, ha perseguito l'ideale di una razionalizzazione del mondo tesa a renderlo soggiogabile da parte dell'uomo. La pretesa di dominare sempre più la natura tende a rovesciarsi in un progressivo dominio dell'uomo sull'uomo e in un generale asservimento dell'individuo al sistema sociale. Nato per sottomettere la natura al dominio dell'uomo, 'Illuminismo ha finito per rendere l'uomo vittima di quella stessa legge di dominio. Nel 1947, Max Horkheimer e Theodor W. Adorno all'interno della Dialettica dell'illuminismo utilizzano per la prima volta il termine industria culturale (non usano il termine cultura di massa perchè rimandava ancora ad una cultura popolare, dal basso). Il film, la radio e i settimaali costituiscono, nel loro insieme, un sistema. Ogni settore è armonizzato al suo interno e tutti lo sono fra loro. [...] Film e radio non hanno più bisogno di spacciarsi per arte. La verità che non sono altro che affari, serve loro da ideologia, che dovrebbe legittimare gli scarti che producono volutamente. Essi si autodefiniscono industrie, e le cifre pubblicate dei redditi dei loro direttori generali troncano ogni dubbio circa la necessità sociale dei loro prodotti. Per il momento la tecnica dell’industria è arrivata solo alla standardizzazione e alla produzione in serie e ha sacrificato ciò per cui la logica dell’opera si dinstiguenza dal servizio sociale. Industria culturale e divertimento la merce viene privata del suo valore estetico a favore di un valore di scambio, e promuove una cultura affermativa in cui ogni elemento negative e critico tipico della vera arte è scomparso. In tal senso la cultura non è in grado di risvegliare una coscienza critica verso la società. L'industria culturale consente di immergersi nel prodotto culturale senza necessità di staccarsi per prenderne le distanze. L'industria culturale punta all'amusement del consumatore, il quale viene «dominato» mediante occasioni di fruizione mediale che non devono costare alcuno sforzo. Divertirsi significa ogni volta: non doverci pensare, dimenticare il dolore anche là dove viene mostrato. Industria culturale e alienazione Qualsiasi occasione di fruizione mediale deve poter essere ottenuta senza alcuno sforzo da parte del fruitore. Per facilitare questo processo, l'industria culturale ricorre alla stereotipizzazione, ossia all'elaborazione di generi che definiscono il modello attitudinale dello spettatore, prima che questi si interroghi di fronte a qualunque contenuto specifico. Industria culturale e cultura di massa Trionfo della macchina (standardizzazione, omologazione, costrizione) Degradazione dell'opera d'arte (nel significato intrinseco e nella funzione sociale) Manipolazione Passività del pubblico Massificazione della società. La riproducibilità tecnica e il mutamento della cultura di massa Walter Benjamin, nato nel 1892 a Berlino, da famiglia dell'alta borghesia ebrea, è stato un filosofo tedesco. Muore suicida nel 1940, a Port-Bou (Spagna), per sfuggire alla persecuzione nazista. Il suo pensiero si discosta e presenta un'articolazione originale rispetto alla Scuola di Francoforte, di cui fu peraltro un esponente. Pur condividendo la prospettiva sugli «effetti perversi» dell'illuminismo e sulla razionalità tecnologica, vede nelle forme tecnologiche dei media sue contemporanee, uno strumento per l'emancipazione delle masse e per una democratizzazione culturale. Scrive L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica (1936). Grazie al diffondersi della fotografia e della cinematografia Il Novecento è caratterizzato dal primato della riproducibilità tecnica delle forme artistiche. La riproducibilità Standardizzazione La produzione di prodotti culturali segue la stessa logica di ogni altra produzione industriale. Il valore di sacralità ed unicità dell'oggetto artistico viene sostituito dalla «standardizzazione» e della «ripetizione» (concentrazione tecnica; concentrazione burocratica). Individuazione La creazione culturale non può essere totalmente integrata in un sistema di produzione industriale. Esistono tecniche standard di individualizzazione che consistono nel modificare l'ordine dei diversi elementi. La contraddizione standardizzazione-individuazione è la contraddizione dinamica della cultura di massa: la produzione non può fare a meno dell'elemento "inventivo" e "creativo" necessario ad ogni prodotto culturale. La standardizzazione non comporta necessariamente una disindividualizzazione, piuttosto rappresenta la formulazione di una struttura di regole che consentono variazioni creative al loro interno. Dagli archetipi agli stereotipi La contraddizione tra standardizzazione e originalità trova quindi una via di uscita attingendo alla struttura stessa dell'immaginario che si fonda attorno ad alcuni archetipi: «modelli-guida dello spirito umano, che ordinano i sogni, e particolarmente i sogni razionalizzati costituiti dai temi mitici o romanzeschi» Troviamo cosi delle «strutture esterne», come i generi e generi e le convenzioni e delle «strutture interne», come le situazioni tipo e i personaggi tipo: gli archetipi si traducono in stereotipi. L'industria culturale standardizza I grandi temi romanzeschi, riducendo gli archetipi in stereotipi. I miti vengono ridotti a strutture matematiche. Praticamente si fabbricano romanza sentimentali a catena, partendo da certi modelli coscienti e razionalizzati. Ogni prodotto culturale tende ad offrirci dosaggi variabili di amore, azione, humour, erotismo. Questa varietà è, al tempo stesso, sistematizzata ed omogeneizzata secondo norme comuni. L'omogeneizzazione tende a rendere assimilabili i contenuti più differenti. Il sincretismo tende a unificare informazione e romanzesco Nel settore dell'informazione primeggiano i fatti di cronaca [..] e i divi che paiono vivere al di sopra della realtà quotidiana. Tutto ciò che nella vita reale somiglia al romanzo o al sogno è privilegiato. […..] Inversamente, nel settore dell'immaginario predomina il realismo, ossia le azioni e gli intrighi romanzeschi che hanno le apparenze della realtà. La cultura di massa è animata da questo duplice movimento: l'immaginario mima il reale e il reale assume i colori dell'immaginario. La stessa politica entra nel campo della cultura di massa: la battaglia elettorale assume sempre più l'aspetto di una competizione televisiva, in cui le qualità simpatiche del candidato, il volto, il sorriso e la bellezza della moglie divengono possibilità politiche. La cultura di massa integra in sé le figure dei grandi uomini politici, non tanto per esaltarne le capacità di comando, ma per porne in risalto le qualità umane di padri o martiri, i gusti privati, l'intimità. La cultura di massa depoliticizza l'uomo politico, nel momento in cui l'accoglie in sé. Proiezione Il meccanismo proiettivo esercita una «funzione evasiva» per cui si vive una realtà immaginaria per procura. Nella proiezione c'è sempre una certa liberazione psichica, cioè un'espulsione di quanto fermenta nel fondo oscuro del sé. Le potenze di proiezione si espandono su tutti gli orizzonti dell'immaginario della cultura di massa: epopea, fantasmagorico, fantastico. Identificazione Il meccanismo di identificazione, che esercita una «funzione integrativa» della vita reale suggerendo modelli di comportamento. Il lettore o spettatore, mentre si libera di virtualità psichiche che fissa sugli eroi in situazione, si identifica al tempo stesso con personaggi che tuttavia gli sono estranei. La cultura di massa è senza dubbio la prima cultura nella storia mondiale che sia anche pienamente estetica. Il rapporto estetico restituisce un rapport quasi primario con il mondo. Gli immaginari mediali, da una parte, alimentano I nostri bisogni insoddisfatti - consentendoci di consumare attraverso i media ciò a cui non accediamo per via materiale -, dall'altra, nutrono la nostra immaginazione di nuovi immaginari rendendoci insoddisfatti di come siamo. È attraverso i media che l'individuo sente di condividere un'esperienza che non è più soltanto individuale e di partecipare allo spirito del tempo. I Cultural Studies nascono nel 1964 presso il Dipartimento di Inglese dell'Università di Birmingham presso il Centre for Contemporary Cultural Studies (CCCS) e furono diretti da Richard Hoggart. Già dalla fine degli anni Cinquanta Richard Hoggart e Raymond Williams avevano portato avanti nella stessa università una serie di studi che avrebbero in seguito ispirato il lavoro del Centro. Nel 1969 Raymond Williams diventa il direttore del centro, l'esponente di questa scuola con maggiore visibilità internazionale La vocazione politica Obiettivo dichiarato dei Cultural Studies era: smascherare i presupposti ideologici della tradizione umanistica degli studi accademici, criticarne il progetto educativo per la pretesa di presentarsi come parte di una conoscenza «universale e disinteressata», denunciarne il ruolo normativo (e mai semplicemente descrittivo o trasmissivo) nel promuovere un tipo di cultura aperta alla fruizione di un ristretto numero di eletti. Gli studi culturali Vedere la cultura come luogo in cui osservare le dinamiche di potere della società. La produzione culturale deve essere analizzata in rapporto ad altre pratiche culturali e a strutture storiche e sociali. Che cos'è la cultura? Cultura come processo di «civilizzazione» in opposizione alla natura barbara e selvaggia (idea classico-illuminista). Cultura come insieme di tutte le produzioni materiali accumunate da un livello ottimale di qualità estetica ed artistica. La cultura diventa uno strumento discriminante, sia nei confronti delle classi sociali incapaci di ottenere e accumulare un certo livello di capitale culturale necessario a sviluppare una determinata propensione estetica, sia nei confronti di tutte quelle produzione materiali - come le pratiche espressive legate ai consume di massa - che non rientrano nei canoni estetici del sapere elevato. Una concezione «antropologica» di cultura La cultura non deve fare riferimento a valori estetici. Essa è un «particolare stile di vita che esprime certi significati e valori non solo nell'arte e nell'alta cultura, ma anche nelle istituzioni e nel comportamento quotidiano» (Williams 1961) La cultura passa attraverso tutte le pratiche sociali ed è il risultato delle loro interrelazioni. (Hall 1980) La cultura è un processo continuo di costruzione dei significati sociali e frutto della nostra esperienza sociale; tali significati producono necessariamente una identità sociale riguardo alle persone coinvolte. La produzione di cultura (e la cultura è sempre in evoluzione, non è mai acquisita) è un processo sociale: tutti i significati del se, delle relazioni sociali e tutti i discorsi e i testi che giocano un importante ruolo culturale possono circolare solo in relazione a un sistema sociale. Dalla high culture alla cultura popolare (whole way of life) La cultura popolare Per i cultural studies, "cultura" non è un'abbreviazione di "high culture", considerata un oggetto a valore costante nel tempo e nello spazio. Accanto al termine "cultura di massa" si affianca sempre più quello di "cultura popolare" intesa come "cultura che è popolare", cioè gradita ai più. La cultura è un intero stile di vita, che si compone tanto attraverso le istituzioni e i comportamenti del quotidiano, quanto attraverso l'arte e la letteratura. Portare i jeans, giocare con i videogames, ascoltare dischi di musica rock sono, secondo Fiske (Understanding popular culture), esempi di consumo di cultura popolare. Le quattro rotture dei cultural studies: Rottura con il comportamentismo, del tipo stimolo-risposta: i media sono forze sociali e politiche onnipervasive, la cui influenza è indiretta e impercettibile. Rottura con l’idea che i testi mediali come portatori trasparenti di significato: ogni medium struttura i suoi significati in modi diversi e spesso difficili da comprendere. Rottura con la concezione di ricezione passiva e indifferenziata dei pubblici: le audience possono decodificare i messaggi in svariati modi. Rottura con l’idea di cultura di massa come fenomeno unitario e indifferenziato: i media mettono in circolo e rendono solide le definizioni e rappresentazioni ideologiche dominanti. Approccio etnografico per studiare la cultura di massa, interesse per il contest anzichè il testo, in che modo noi utilizziamo i media anzichè cosa fanno Iimedia a noi. Modello encoding-decoding di Stuart Hall la presenza dell’ideologia nei mass media ha come effetto il suo eclissarsi all’interno dei messaggi che appaiono come naturali descrizioni della realtà. Vero significa credibile, o almeno capace di conquistare credibilità in quanto affermazione basata su fatti. Hall parla di effetto di realtà da cui derivano alcune conseguenza: la naturalizzazione delle rappresentazioni ideologiche del mondo, la polisemicità del linguaggio e il processo di significazione inteso come risultato di un conflitto non riducibile alla lotta di classe, in quanto le forme culturali sono considerate relativamente autonome dalle condizioni economiche. Gli effetti dell’ideologia secondo Hall, l’attività ideologica si presenta come la possibilità dei mass media di definire la linea di demarcazione: Tra spiegazioni preferite ed escluse Tra comportamenti ammessi e devianti Tra ciò che è privo di senso e ciò che è pieno di senso Tra pratiche, significati e valori integrati e di opposizione. Il sistema mediale assolve principalmente a tre funzioni ideologiche: L’offerta e una costruzione selettiva dalla conoscenza sociale La visibilità di una apparente pluralità delle situazioni di vita sociale L’organizzazione e direzione di tutto ciò che i media tengono insieme. I media sono funzionali al mantenimento dell'ordine sociale egemonico e la conseguenza di tale ruolo comporta la codifica, tramite un «codice egemonico», dei prodotti dei media, cioè di una «lettura preferita», che sostiene le condizioni sociali esistenti. Il codice egemonico si va a costruire attraverso dei processi, iniziando da un’infrastruttura tecnica, con delle specifiche relazioni di produzione e framework di conoscenza che influiscono sulla codificazione dei messaggi. I codici di codifica e decodifica possono non essere perfettamente simmetrici. Il grado di simmetria, ovvero i gradi di comprensione e di fraintendimento nello scambio comunicativo, dipende dal livello di simmetria/assimetria (relazioni di equivalenza) stabilitosi tra le posizioni delle personificazioni, codificatore-produttore e decodificatore-recettore. Lo squilibrio può dipendere da differenze strutturali (di relazione e posizione) o da differenze di codici. Se l’attività di codifica consiste dunque nel definire i limiti e i parametri che racchiudono la libertà del processo di decodifica dalla relazione tra lettore e questi limiti discendono tre differenti modalità di decodifica: la posizione dominante egemonica («lettura preferita») la posizione negoziata la posizione di opposizione Si attua una lettura preferita quando il telespettatore prende il significato connotato da un telegiornale o una rubrica di attualità direttamente e nella sua interezza e decodifica il messaggio nei termini del codce attreverso il quale è stato codificato. Il telespettatore opera all’interno del codice dominante/egemonico mediato professionalmente. L’uso del codice negoziato (lettura negoziata) invece sottende una combinazione di elementi adattivi e opposizionali. Lo spettatore è in grado di rintracciare la definizione egemonica e pur riconoscendone la legittimià nel contesto istituzionale opera la decodifica attraverso una versione negoziata, legata a logiche particolari o situate. L’uso del codice negoziato sottende un atteggiamento duplice: accordare la posizione privilegiata alle definizioni dominant agli eventi, pur riservando il diritto di attuarne un uso più negoziato legato a condizioni locali. Questo è l’ambito che professionalmente può essere considerate in termini di insuccesso comunicativo o di distorsione della comunicazione. Al contario, nella posizione di opposizione (la lettura oppositiva) il telespettatore comprende la lettura preferita costruita e proposta, ma ridefinisce il messaggio all’interno di una qualche cornice di riferimento alternativa. Nel caso precedente avevamo fenomeni di distorsione della comunicazione, mentre qui non sic rea distorsione, ma si attiva la volontà di porre in rilievo le contraddizioni che una lettura contro le regole del codice egemonico comporta. Prima ricerca col metodo di Stuart Hall “Nationwide Project” di David Morley, sulle audience del programma televisivo Nationwide, dove ci si concentra per la prima volta su un’audience e on su una comunità. Secondo Morley, il significato non può essere dedotto solo dal testo, ma dall’incontro di testo e soggetto. Il testo non può essere considerate come isolato dale sue storiche condizioni di produzione e di consumo. Un’analisi dell’ideologia dei media non può risolversi nella sola analisi della produzione e del testo. La ricerca aveva l’obbiettivo di fornire un’analisi delle forme discorsive del programma e di scoprire quali segmenti di audience decodificavano in linea con i codici preferiti/dominanti, e quali, invece, si muovevano su letture negoziate o oppositive. Vennero presentano due puntate a gruppi diversi tra loro e lo stesso programma viene letto in maniera differente da ogni gruppo: ad esempio, gli studenti di colore erano distanti dalla loro ideologia. Il gruppo più vicino ai codici dominanti era quello degli apprendisti: essi tendevano ad accettare la prospettiva offerta attraverso il programma. I sindacalisti approvavano i temi e i modi del programma, identificandosi nel "we" del programma stesso, ma sui temi più concreti e locali emergevano, tuttavia, letture oppositive o negoziate. I commessi offrivano la lettura oppositiva più articolata e radicale rifiutando il tentativo del programma di costruire un "noi" nazionale. È possibile dire che tutti i gruppi coinvolti condividevano, al loro interno, una comune posizione di classe, ma le loro decodifiche del programma erano orientate differentemente sulla base dei discorsi e delle istituzioni in cui erano inserite. Per capire i significati potenziali di un messaggio dato abbiamo bisogno di una mappa culturale dell'audience alla quale il messaggio si rivolge - una mappa che mostri i differenti repertori culturali e le risorse simboliche disponibili a sottogruppi posizionati differentemente all'interno dell'audience. NUOVO MODO DI OSSERVARE LE AUDIENCE Gli studiosi che si rifanno ai CS mutano profondamente la prospettiva di analisi, scegliendo un approccio etnografico: È uno studio che si svolge nel contesto naturale all'interno del quale normalmente si manifesta il fenomeno in esame. Comporta il passaggio da un livello macrosociologico di analisi, che legge e interpreta il consumo televisivo sullo sfondo di più ampi fenomeni sociali, a un livello microsociologico, che studia la fruizione nelle sue manifestazioni puntuali. L’atto di guardare la televisione assume senso se lo collochiamo all’interno del consumo domestico e nell’ambito delle strutture e dinamiche familiari. Metodi qualitativi di ispirazione antropologica come quello etnografico e dell’osservazione partecipante possono garantire una comprensione più profonda dei processi di attribuzione di significato al guardare la televisione. Altra ricerca di Morley, Family Television, dove applica l’approccio etnografico per analizzare 18 nuclei familiari tradizionali e il loro consumo televisivo. Studio delle reali modalità di consumo televisivo che si realizzano in ambito familiare: la fruizione televisiva entra a far parte delle relazioni domestiche attraverso le quali si esprime la vita quotidiana dei soggetti. Il diversificato impegno connesso all’esposizione televisiva da parte dei membri del nucleo familiar rimanda a un’immagine di audience che si segmenta fino a ridursi a una molteplicità di singoli spettatori. Ricerca di James Lull, Gli usi della television. Lull costruisce una tipologia di usi della televisione da parte dei vari membri della famiglia. Quando la tv viene fruita in ambiente familiare è possible individuare due dimensioni: Dimensione strutturale, all’interno di cui si distinguono uso ambientale e uso regolativo delle attività quotidiane Dimensione relazionale, all’interno di cui si collocano, le occasioni di comunicazione, l’appartenenza o l’esclusione, l’apprendimento sociale di modelli e valori, la competenza e il dominio. 1971 invenzione della posta elettronica. 1974 protocollo TCPIP, protocollo di comunicazione che divenne uno standard universal, che permetteva a computer diversi di comunicare. 1992 Tim Berners-Lee crea il World Wide Web, WWW, fondato sul linguaggio HTML. 1993 nasce il primo brower, Mosaic, motore di ricerca. 1997 Larry Page e Sergey Bin creano Google. Nel 2007 il Time sceglie come persona dell’anno tutte le persone che hanno partecipato all’esplosione della democrazia digitale. Il termine Web 2.0 viene introdotto nel 2004 da Tim O’Relly come titolo per una serie di conferenze aventi per oggetto una nuova generazione di servizi internet. Maggiore partecipazione da parte degli utenti con un’interfaccia di commenti ed interazioni, con la possibilità di realizzare i propri spazi internet con linguaggi meno complessi. I siti Web 2.0 sono piattaforme che consentono una forte interazione tra utenti. Gli utenti usufruiscono di servizi innovativi mediante potenti interface grafiche - semplici da usare e gratuite. Gli utenti forniscono il valore aggiunto con 'autoproduzione di contenuti e la condivisione della conoscenza. I servizi offerti vengono aggiornati di continuo, in modo da correggere rapidamente gli errori e aggiungere nuove funzionalità non appena disponibili (perpetual beta). Secondo la definizione di Boyd e Ellison (2007), un social network è caratterizzato da tre elementi fondamentali: La presenza di uno spazio virtuale in cui l'utente può costruire ed esibire un proprio profilo. Tale profilo è accessibile, almeno in parte, a tutti gli utenti dello spazio. La possibilità di creare una lista di altri utenti con cui è possibile entrare in contatto e comunicare. La possibilità di analizzare le caratteristiche della propria rete, in particolare le connessioni con gli altri utenti. Fasi di sviluppo dei social media, fase aurorale (1997-2002) Nascono i primi social network dalle forme di comunicazione orizzontale già presenti in rete: comunità, forum, BBS. Si delineano tre modelli: Piattaforme di social networking che hanno come obiettivo quello di consentire ai propri utenti di costruire una rete (SixDegrees) Social network di nicchia per consolidare relazioni all'interno di comunità etnico-culturali (AsianAvenue, BlackPlanet, MiGente) Social blog per rendere più agile l'attività di scrittura dei blog facilitare la connessione tra utenti-autori e il loro pubblico (LiveJournal) Social Network Fasi di sviluppo dei social media, seconda fase di espansione (2006-2010): • Evoluzione di piattaforme esistenti (Facebook, YouTube, Flickr) • Evoluzione degli assetti proprietari (YouTube acquistato da Google) • Consolidarsi di alcuni modelli o tratti caratteristici dei social media • Nascita di nuove piattaforme (Twitter, Slideshare, Tumblr, Friendfeed, NetLog, Badoo) • Diffusione territoriale in aree geografiche circoscritte (QQ in Cina, Mixi in Giappone, Hi5 in America Latina, Orkut in Brasile) Fasi di sviluppo dei social media, consolidamanto e co evoluzione (2010-2016): • Consolidamento di modelli, strategie e concentrazione di operatori, diversificazione di strategie e concentrazione di operatori. • Nascita di Pinterest, Instagram, Snapchat • Competizione tra Facebook e Googlet • Co-evoluzione di altre piattaforme: Flickr, Twitter e YouTube Linee di tendenza dei social media: • Interdipendenza e interoperabilità (Van Dijck 2013) • Narrazione collettiva dell'attualità (Twitter, Flickr; YouTube) • Diffusione del live-streaming (Vine; Facebook Live) e geolocalizzazione Facebook e il safety check) • Professionalizzazione dell'uso dei social media Manuel Castels e la società in rete il termine società delle reti è stato coniato nel 91. Nel 1996 Castiels scrive “La nascita della società in rete”, dove teorizza e riflette sul concetto di rete. La società non si riflette nella Reete o viceversa ma la società è rete, diventa network, ovvero un insieme di nodi connessi da loro da un legame. Una delle più important caratteristiche dei social network è il fatto che ti permettono di costruire una rete sociale. La newtwork society però non nasce con Internet, bensì è la conseguenza di tre processi tra loro indipendenti che però in qualche modo hanno contribuito alla nascita di questa, ovvero: Innovazione tecnologica in particolare attraverso Internet e il Personal Computer. Movimenti culturali e sociali trasformazione delle condizioni di vita delle persone che determinano la crisi del patriarcato; le relazioni orizzontali iniziano a importare più di quelle gerarchiche. L’individuo è al centro. Crisi economica e del capitalismo e dello statalismo crisi del fordismo, dell’industria pesante, della catena di montaggio… Inizio della flessibilità lavorativa e sociale. Passaggio dal fordismo al post-fordismo, che nasce con la crisi economica degli anni 70, con l’adozione di tecnologie e criteri organizzati che pongono nuova enfasi sulla specializzazione, qualificazione e flessibilità dei lavoratori. L'informazione assume un nuovo significato. L’infromazionalismo è una vera forma di organizzazione sociale, in cui lo sviluppo, l’elaborazione e la trasmissione dell’informazione diventano fonti basilari di produttività e potere grazie a nuove condizioni tecologiche. Le imprese capiscono che è più importante comunicare ciò che vendono invece che produrlo unicamente. Queste scopertetecnologiche usano il linguaggio digitale. L'informazione diventa la materia prima che incide sull’umanità, nascità del capitalismo informazionale. Bisogno di un adozione di una logica a rete, l’idea della newtwork society, meccanismo a sviluppo reticolare, non riguarda solo l’aspetto socio- economico ma anche quello relazionale umano. Con la nascita della società in rete abbiamo tre fenomeni: Passaggio di egemonia dai mezzi centralizzati e diffusive, come la televisione, al sisetma bidirezionale di Internet; Sgretolarsi delle autorità tradizionali e affermarsi di relazioni più instabili e fluide tra gli individui (individualismo reticolare); Sostituzione delle aziende di vecchio tipo con il modello decentralizzato delle corporation multinazionali. Big 5 delle Platform: Meta, Google, Amazon, Apple e Microsoft. Contrapposizione spazio dei flussi e spazio dei luoghi: Spazio dei flussi circuito delle relazioni globali, che si sviluppa lungo le dorsali di Internet e attraversa i mondi del business, del potere e della finanza. Spazio dei luoghi immense riserve di terriotorio non raggiunta dall’innovazione e che produce un paradossale investimento sulle identità più arcaiche, radicate nei territori fisici e nei valori tradizionali. Dialettica tra esclusione delle masse locali e inclusione delle elite globali. Mentre e elite diventano cosmopolite, le masse anonime continuano a radicare la propria esperienza nei luoghi pesante del territorio, della tradizione e del lavoro subordinato. La Network Society oltre ad offrire opportunità però crea anche molti problemi, come la lotta fra coservatori e progressisti, o i movimenti contro la globalizzazione (che favoriva le multinazionali a scapito del bene comune). L’identità appare come una risposta subalterna e rabbiosa allo sradicamento imposto dai flussi globali. Da qui la nascita di movimenti che si oppongono alla globalizzazione sulla base delle proprie radici identitarie. Dall’identità come risposta difensiva si arriva allo sviluppo di reti gobali, movimenti sociali che assumono sostanza esattamente nello spazio dei flussi, e solo successivamente vivono la loro ricaduta nello spazio dei luoghi, lo spazio di autonomia. Lettura movimentista della Rete secondo Castels I movimenti contemporanei sono ispirati dal clima partecipativo del Web (es. Primavera Araba; Indignados, Occupy Wall Street) nascono spontaneamente dal basso per l’indignazione diffusa generate da condizioni di deprivazione, sfruttamento (vabb continuare appunti). Henry Jenkins e le culture participative Henry Jenkins è un professore che studierà la crescita delle fan culture e il fenomeno delle culture participative nell’ottica della New Media Literacy, la capacità da parte di giovane e di adulti di acquisire le