Scarica Sociologia della Comunicazione - Vittadini e più Appunti in PDF di Sociologia solo su Docsity! SOCIOLOGIA DELLA COMUNICAZIONE (guardare la prima lezione sul concetto di opinione pubblica) 1° approccio contemporaneo allo studio del rapporto tra media e società si focalizza sull’opinione pubblica e sull’OPINION LEADER acronimo KOL Key Opinion Leader supporto da parte di opinion leader per la promozione di un prodotto Questo filone di studio si chiama Two Step Flow of Communication sviuppato da Paul Lazarsfel e Elihu Katz negli anni ’40-‘50 del 900 Opinion Leader: 1) un soggetto che gode del prestigio o detiene i mezzi per influenzare in modo determinante l’opinione pubblica, non necessariamente possiede qualcosa, ma ha una certa posizione all’interno delle reti sociali, riesce a posizionarsi all’interno di esse in modo da conquistarsi gli spazi nei dei flussi di comunicazione per riuscire a influenzare l’opinione pubblica. Possiede: -caratteristiche relazionali -capacità di comunicazione 2) membri influenti di una comunità a cui gli altri si rivolgono per avere consigli, opinioni o punti di vista. è una figura localizzata è collocato all’interno di una specifica rete sociale = rete di persone che hanno relazioni tra di loro, o perché si incontrano o perché comunicano con i media (non esiste l’o.l mondiale) il suo essere opinion leader viene dal basso sono le altre persone a riconoscerlo come tale 1° volta che si parla di opinion leader fine anni 40 inizio 50 del 900 da parte di Katz e Lazarsfeld (due sociologi che lavorano negli USA) prima loro preoccupazione come i mezzi di comunicazione influenzano le scelte POLITICHE della popolazione (bisogna contestualizzare siamo dopo la fine della 2° guerra mondiale l’elemento politico che caratterizza il mondo tensione tra potenze politiche USA-RUSSIA /guerra fredda/ quindi la politica è al centro dell’attenzione) TUTTO PARTE DA DUE RICERCHE: -in che modo i mezzi di comunicazione influenzano le scelte di voto dei cittadini americani dell’Ohio (“Oaio”) ? pubblicano un libro “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a The People Choice”, sottotitolo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a How the voter makes up his mind(opionione) in a presidential campaign” indagine su come i singoli si formano un’opinione, che nel totale formano l’elezione generale -In che modo i mass media influenzano le scelte di consumo delle donne della città di Decatur nell’area di mass market, fashion e cinema? Decatur è una piccola località, non si parla di una grande metropoli, quindi i mezzi di comunicazione come influenzano le scelte di acquisto e consumo delle donne di questa cittadina? secondo libro pubblicato “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Personal Influence” (sembra banale capire che detersivi usavano quelle donne ma in realtà ha permesso di mettere a fuoco contenuti interessanti) Partendo dall’analisi delle scelte di voto: intervistando i cittadini dell’Ohio nel processo di formazione della loro scelta politica hanno tenuto conto sicuramente di quello che la radio e la stampa hanno comunicato attraverso il racconto di uomini politici, soprattutto le discussioni politiche quotidiane hanno esercitato una grande influenza nel processo di formazione di un’opinione politica scoperta interessante e innovativa Si scopre che, rispetto alle scelte di voto, le discussioni politiche all’interno delle reti familiari o di amici stretti erano molto importanti, quindi non sono le discussioni politiche che avvengano tra persone che non hanno nessuna importanza per noi ad avere particolare rilievo, ma quelle tra amici o familiari, perché creavano una grande omogeneità di opinioni interviste svolte durante la campagna elettorale (quindi radio, stampa ecc), contemporaneamente scoprono che all’interno dei rapporti più stretti si formano discussioni in cui vengono discussi i contenuti delle campagne e grazie a ciò si formano opinioni omogenee. Si comincia a capire che c’è qualcosa che sta in mezzo tra media e singoli che contribuisce alla condivisione e alla generazione di questa omogeneità di opinione. The People Choice dice “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a quelli che cambiarono opinione di voto furono specialmente persone che, all’inizio alla campagna elettorale, volevano votare qualcosa di diverso dalla loro famiglia o amici “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a scoprono che le persone che cambiano idea sono le persone che all’inizio della campagna non erano in sintonia con la famiglia o amici è il percorso di convincimento che avviene all’interno di famiglia e\o amici che li porta a cambiare idea, non il contenuto mediale (nonostante poi il contenuto mediale verrà trattato all’interno di queste discussioni familiari) QUESTA DINAMICA ESPLODE CON L’USO DEI SOCIAL MEDIA (x es: commenti delle persone sotto i post è l’esposizione a questi contenuti che può far cambiare idea alle persone) Si scopre che all’interno di queste famiglie o amici alcuni individui sono più esposti ai media e hanno la capacità di influenzare e condizionare le scelte degli altri opinion leader I due sociologi scoprono gli opinion leader attraverso questo percorso, dell’influenza della rete familiare nelle scelte di ognuno e dell’emergere di alcuni soggetti all’interno della famiglia rispetto ad altri Riguardo alle scelte di consumo delle donne del Decatur: domanda: esisteranno dei gruppi sociali analoghi (come la famiglia) che influenzino le scelte non piu politiche, ma di consumo? (in particolare delle donne perchè allora non lavoravano quindi consumi relativi alla casa). -scoprono che all’interno dei gruppi sociali dove si commentano i contenuti mediali per maturare scelte personali, i leader d’opinione variano al variare dell’argomento, quindi in un gruppo sociale possono esistere più leader d’opinione (c’è chi si intende di cinema e chi di politica e così via) (i nuovi influencer sono una ramificazione dei vecchi opinion leader, con la differenza che quegli opinion leader non avevano alcun interesse economico nel consigliare qualcosa, come se fossero semplici cittadini che trovano piacevole condividere i propri interessi) IL MODELLO elaborato dai 2 sociologi: all’interno delle reti sociali c’è uno o piu soggetti piu esposti e competenti nell’uso dei media che diventano opinion leader, i quali esercitano funzioni di filtro e modellizzazione raccontando agli altri le cose secondo una propria chiave interpretativa EVOLUZIONE dall’idea di pubblico da “massa indistinta” a “rete di individui interconnessi attraverso la quale la comunicazione di massa viene veicolata”. CARATTERISTICHE DELL’OPINION LEADER: -LITERACY: elevata esposizione ai media ( riceve maggiori informazioni, è più esperto nel cercarle e trovarle) -LEADERSHIP: riconoscimento da parte degli amici e\o famiglia della sua posizione di leader e delle sue consapevolezze e competenze -COMMITTMENT: coinvolgimento ed interesse per alcuni argomenti (non basta l’informazione, serve la passione) -SOCIEVOLEZZA: non stiamo parlando della voglia di chiacchierare e relazionarsi, ma della capacità di trasferire le informazioni che possiede a individui che appartengono allo stesso gruppo sociale es: capacità di avere tanti follower e tenerseli, avere tante amicizie SOLIDE nella vita Gli opinion leader non sono solo verticali (comunicano attraverso i media), ma anche orizzontali (persone comuni che agiscono all’interno di reti sociali più o meno ampie) cioè: possono far parte di un gruppo sociale, avere le stesse caratteristiche di opinion leader, anche se non parlano attraverso i media e non sono influencer Ma cosa determina l’influenza su twitter? Sicuramente non solo il numero di follower ( ma questo evince dopo tutte queste premesse, nel 2011 era più oscuro l’argomento) saggio “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a measuring user influence in twitter: the milion follower fallacy” un milione di follower non determina la capacità di influenza di un O.L, ne determina solo la popolarità 1-popolarità ( se non il fattore principale è comunque importante) indegree influence (capacità di raggiungere molte persone) 2-comunicazione retweet influenceinfluenza che genera coinvolgimento e condivisione, legata al numero di retweet che un soggetto è in grado di generare, far venire voglia ai follower di ricondividere 3-reputazione mention influence legata al numero di tweet con cui un utente viene citato, è l’abilità di coinvolger altri in conversazioni in cui l’O.L viene citato Su twitter citarsi reciprocamente è MOLTO comune, non possiamo applicare questi fattori a Instagram per esempio, è proprio e importante solo su twitter Elizabeth Noelle-Neuman studiosa all’università di Magonza ,che lavora in GERMANIA negli anni 70 e sviluppa una teoria che chiama “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a spirale del silenzio”, partendo dalla consapevolezza che l’opinione pubblica si formi all’intersezione tra media, comunicazione interpersonale (come avevano già detto Katz e l’altro) ,MANIFESTAZIONE INDIVIDUALE DI OPINIONE E PERCEZIONE DEI CLIMI DI OPINIONE domanda di partenza: -Perché durante le elezioni in Germania del 1972 il risultato elettorale risulta inatteso rispetto alla percezione dei sondaggi e dell’opinione dominante che ne avevano cittadini e personaggi pubblici? (il risultato elettorale è sorprendente, diverso rispetto ai sondaggi fatti in precedenza e rispetto alle opinioni dei cittadini) es più recente: elezione di Trump, doveva vincere la Clinton, tutti appoggiavano lei, eppure… Lei pensa che NON possa essere stato un errore! definisce l’opinione pubblica l’opinione pubblica è il frutto di un lavorìo sociale teso all’allineamento, si forma tra il monitoraggio compiuto sull’ambiente sociale circostante e i comportamenti dell’individuo stesso l’opinione pubblica ha una funzione integrativa, accomuna le persone, serve a costruire COESIONE sociale, si rafforzano i legami che uniscono le persone; il fatto che in una nazione si condividano alcune opinioni e si formi un’opinione comune condivisa soprattutto sui temi controversi serve a rafforzare l’unione delle persone David Riesman scrisse nel 1950 “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a the lonely crowd: a study of the changing American Character” (carattere americano, come se ci fosse un carattere che appartiene a una sola nazione è un po’ superato per fortuna nella sociologia contemporanea) Questo libro vuole descrivere in modo storico come al cambiare dell’organizzazione della società (da premoderne, a moderne a contemporanee ), vengano messi in atto dei modi diversi in cui la società si garantisce la conformità dei comportamenti degli individui man mano che le società cambiano mettono in atto modi diversi per raggiungere l’armonia delle regole , dei comportamenti e delle scelte delle persone. Anch’esso stabilisce che il primo tratto della società sia l’integrazione e di conseguenza la socializzazione che possa diffondere un modello comune , e per descriverlo prende in considerazione 3 grandi fasi: -pre-moderna gli individui agiscono diretti dalla tradizione, tramandata oralmente (storie che raccontano come ci si comporta ecc) , sono legati a ruoli immutabili (nascita, genere, status) e dipendono dalla fedeltà tra amici e parenti -moderna qui gli individui agiscono diretti da un personale e individuale sistema di valori (mediati anche dalla stampa) possono mutare il proprio status sociale non più artigianato ma industria, fabbrica migrazione nelle città (o meglio periferie delle città) per lavorare, abbandonando la propria comunità di origine per una realtà più grande e anonima, e quindi devono trovare altre regole per stabilire le regole sociali (non più storie raccontate oralmente), lì in periferia non ci si mette tutti ad ascoltare la storiella la sera, si tende ad orientarsi in base ad un personale sistema di valori, creato mescolando la tradizione , ciò che vedono/sentono sui media, mescolando queste informazioni mettono insieme un’idea di regole sociali, di giusto/sbagliato la stabilità dei ruoli viene meno, si cambia status sociale, si riesce ad arricchirsi, anche le donne possono lavorare facendo a volte anche il lavoro degli uomini per necessità di denaro o solo per soddisfazione personale -post-moderna (questo è il passaggio che interessa ad Elizabeth) questo è il passaggio che interessa ad Elizabeth) Las Vegas rappresenta l’esempio lampante di società post-moderna, nasce come mescuglio di monumenti, stili, richiami storici, presente e passato, Europa e America, costruendo un mix che esiste solo lì. Società post-moderna caratterizzata da una grandissima mobilità, questa volta da città a città o da continente a continente. In questo contesto cambiano molte cose, continuando a spostarsi sia nello spazio sia nello status sociale (posso studiare, mettere su un’impresa, posso cambiare competenze culturali, diventare ricco) non sono più sufficienti i media, non c’è più una tradizione orale, non sono nemmeno appartenente ad uno status sociale, NASCE IL BISOGNO DI CONDIVIDERE I VALORI E I COMPORTAMENTI DELLA RETE SOCIALE (persone con cui entro in relazione o nel posto in cui sono nato, o dove mi sono trasferito) A CUI APPARTENGO, sono quindi le regole di questi gruppi a cui apparteniamo quelle a cui noi ci atteniamo, alla fine PREVALGONO LE PRESSIONI ESTERNE rispetto alle mie scelte individualistiche, si tende ad adeguarsi alle regole della società in cui viviamo. L’individuo monitora costantemente il suo intorno come se avesse un “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a radar” La teoria della spirale del silenzio gli individui tendono ad evitare una cosa che gli fa paura, cioè l’isolamento sociale, perché hanno bisogno di essere inseriti nella loro rete sociale e per evitare la condizione di isolamento gli individui monitorano costantemente ciò che gli altri pensano sui temi fondamentali dell’opinione pubblica, soprattutto quando si tratta di temi divisivi (no vax/pro vax, immigrati si/immigrati no). Come fanno a monitorare? Individuando il clima di opinione dominante attingendo ai media (soprattutto la tv, un po’ anche la stampa e la radio) e all’esperienza delle persone; attraverso queste due fonti si può capire come la pensa la maggior parte della gente, allo stesso modo così si forma un opinione pubblica DUALE , in quanto si sviluppa su queste due fonti: media e persone, ma non sempre vanno d’accordo, soprattutto quando si tratta di temi divisivi; può essere che i media in una fase storica restituiscano l’opposizione ai vaccini e contemporaneamente invece gli individui siano favorevoli ad essi. Secondo la studiosa, inoltre, gli individui sono molto bravi/allenati nel monitorare (prestare attenzione e valutare dove si orienta l’opinione dominante) il clima di opinione, sviluppano una competenza quasi statistica che ci mette in condizione di capire se quello che noi pensiamo su un tema difficile ci colloca nella maggioranza o nella minoranza. (Elizabeth non crede che i media siano in grado di far cambiare opinione alla gente, considera sempre che gli individui abbiano una PROPRIA opinione). Il risultato della loro valutazione influenza il loro comportamento soprattutto nella sfera pubblica (cioè quando si esprimono PUBBLICAMENTE, all’interno di un gruppo di persone) in particolare attraverso il mettere in mostra o nascondere le proprie opinioni per esempio attraverso l’eloquio ( il discorso) o il SILENZIO se la nostra opinione è condivisa dalla maggioranza ci esprimiamo, se invece siamo nella minoranza stiamo in silenzio per evitare di essere isolati MA non pensa che se la nostra opinione sia minoritaria allora cambiamo idea, semplicemente non la esprimiamo Tanto più è la discrepanza tra la mia opinione e l’opinione prevalente, tanto meno esprimerò la mia opinione, e quindi meno le persone esprimono le proprie opinioni meno queste vengono messe in luce dai profili social o dai media in generale, in questo modo l’opinione prevalente lo sembrerà ancora di più, nonostante continuino ad esistere persone con un’opinione diversa DISTORSIONE DELLA PERCEZIONE DELL’OPINIONE PUBBLICA, questo influirà su alcune scelte culturali Ma in tutto questo processo qual è il ruolo dei media? Ciò che i media presentano come degno di attenzione e significato finisce per imporsi come una seconda forma (perché la prima forma di socialità è quella reale che ho con le persone) di conformità sociale, a volte persino in contrasto con la percezione primaria degli orientamenti collettivi se iniziassero a dire che la maggioranza degli italiani è critica rispetto ai vaccini, se io vivo in un contesto di persone favorevoli ai vaccini inizio a sentirmi parte di una minoranza. I media possono enfatizzare ancora di più l’opinione vista come dominante e silenziare ancora di più quella vista come minoritaria E PIU’ LE PERSONE STANNO IN SILENZIO PIU’ SCOMPAIONO DAI MEDIA L’EFFETTO DELLA SPIRALE DEL SILENZIO E’ CHE ALCUNE OPINIONI APPAIONO PIU FORTI DI QUANTO NON SIANO IN REALTA’, mentre coloro che hanno un opinione diversa appaiono più deboli di quanto in realtà siano IL RISULTATO E’ UN’ILLUSIONE OTTICA O ACUSTICA riguardante la situazione effettiva della maggioranza Analizzando i media negli anni ’70 sono limitati rispetto ad oggi e più coerenti, sono anche più ripetitivi, forniscono le argomentazioni utili a sostenere la propria opinione (se appartiene a quella dominante) questo succede anche all’interno dei social di oggi, ci sono post e commenti che contengono sintetiche argomentazioni per sostenere un opinione o un'altra e si ripetono sempre Analizzando i media OGGI continuano ad esercitare una funzione di orientamento riguardo ai temi e alle posizioni dominanti nel dibattito pubblico anche i canali televisivi si richiamano l’un l’altro per quanto riguarda i temi più caldi del momento, insistono sul racconto di un’opinione come dominante e quindi hanno ancora una capacità di influenza nei nostri confronti ECOLALIA = fenomeno per cui i blog, i social media e i media tradizioni si richiamano reciprocamente nell’offerta di notizie e di rappresentazioni dell’opinione pubblica I media, quindi, possono definire e proporre un’opinione dominante anche se non lo è (non sempre, ma è possibile che accada) Una delle possibili sintesi (anche se brutale e troppo semplificata ) della teoria del silenzio è che i media ci indicano cosa non dire. La paura di essere isolati genera però un effetto a spirale perché finiamo per favorire che questa opinione dominante sia sempre più condivisa e se invece noi facciamo parte della minoranza continueremo a non esprimerla, questo genera problemi quando ad esempio ci sono da fare scelte politiche , di elezione. MA ci sono le minoranze rumorose (movimenti d’opinione percepiti dal basso verso l’alto perchè sono visti come una minoranza e perché partono dai cittadini e vanno verso l’ascolto di tutti) questa teoria sulle minoranze rumorose nasce un po’ come la dimostrazione di un limite della spirale del silenzio e viene teorizzata da Elihu Katz, che lavorava alla Columbia University, il quale comincia a maturare l’idea dell’esistenza di queste minoranze rumorose, sostenendo che “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a anche i gruppi minoritari possono generare un effetto di spirale e configurare nuovi movimenti di opinione PURCHE’ si creino alcune condizioni: ovvero accesso ai media (bisogna che i media riconoscano una notizia nell’attività che queste minoranze fanno), coerenza e difesa ad oltranza di alcune posizioni (es no tav, black lives matter) Esempio: i movimenti ambientalisti quando sono nati non erano per niente considerati rappresentanti di una opinione maggioritaria, sono nati negli anni 70 e a quel tempo la gente era molto più pro all’industrializzazione rispetto che all’ambiente 1971 nasce Green Peace, Jim Bohlen insieme ad altri attivisti comincia a cercare di far crescere una sensibilità per l’ambiente che a quell’epoca non c’era. In quell’anno si stanno svolgendo negli USA (in Alaska) esperimenti nucleari, e Green Peace nasce per segnalarne la pericolosità in quanto non venivano svolti in luoghi in cui non c’era pericolo di contaminare il resto della natura, e per fare ciò SI FA VEDERE DAI MEDIA in un modo molto vistoso, si trovano obbligati a raccontare di questa storia e di questa associazione; raccogliendo alcuni attivisti di Green peace e qualche giornalista sensibile al tema, si mettono sulla loro storica barca (che chiameranno green peace) e partono per la zona dove si stanno svolgendo quegli esperimenti, con l’intento di fermarsi proprio in quella zona che sarebbe stata investita dalle radiazioni se gli esperimenti fossero continuati, col rischio di farsi forse anche uccidere da queste radiazioni piccola azione ma grandissimo coraggio che otterrà una risonanza mediatica e la notiziabilità si baserà sul gesto eroico degli attivisti, nonostante siano 10 persone contro un programma nucleare degli stati uniti d’America. (se la loro opinione discostava troppo da quella dominante sui social (fb e tw), non riuscivano ad esprimerla nemmeno nella vita vera, e questo effetto era ancora più forte se gli utenti dei social percepivano di non essere in sintonia con la loro rete sociale, quanto più la loro opinione era diversa da quella dei loro contatti, tanto più silenziavano la loro opinione, quindi era molto più forte l’effetto a spirale verso il basso, ovvero colui che silenzia l’opinione, piuttosto che quello verso l’alto che porta ad esprimere la stessa della maggioranza). Un altro dato gli utenti dei social hanno poi manifestato una maggiore convinzione di conoscere quale fosse l’opinione dominante tra coloro che li circondavano, cioè l’uso dei social fa crescere all’interno degli utenti, la percezione di essere in grado di monitorare in modo molto semplice ed efficace l’opinione delle persone che li circondano. L’effetto della spirale del silenzio è rafforzata da ciò, in quanto la convinzione di saper monitorare l’opinione pubblica determina il flusso della spirale. Concludendo e presentando questi risultati, gli studiosi del P.R.S mettono a fuoco che essere utenti dei social avendo questa percezione di monitorare l’opinione pubblica genera un effetto a spirale anche nella vita reale, rendendo questi utenti meno propensi ad iniziare una discussione. Questa ricerca porta in luce come anche in un sistema dei media dove i social sono presenti questo effetto a spirale si replica, e a partire da questa ricerca molte altre sono state approfondite, come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a The Spiral of Silence Revisited” pubblicata nel 2018 su una rivista internazionale “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a communication research”, che vuole provare a verificare se questo effetto a spirale all’interno dei social esiste effettivamente e come si sviluppa. La risposta che da questa ricerca è sì, sulla base di alcune analisi statistiche, ci dice che questo effetto avviene all’interno dei social a partire da due meccanismi: -i media attraverso i loro profili istituzionali agiscono rappresentando le opinioni che vengono rappresentate come dominanti i profili delle testate giornalistiche, delle emittenti televisive ecc.., continuano a fare un lavoro che è molto simile a quello che i media tradizionali (tv, radio) hanno sempre fatto ovvero presentano alcune opinioni come dominanti -click speech all’interno dei social è come se le opinioni venissero espresse da click, ovvero da like, condivisioni o commenti a un post. Sono strumenti attraverso cui si può monitorare o esprimere l’opinione dominante o minoritaria. (se un post ha moltissimi like, l’argomento di quel post verrà percepita come dominante) Quello di cui si sono accorti gli autori di questa ricerca, è che ci teme maggiormente l’isolamento è molto più attento a monitorare costantemente questi indizi per individuare l’opinione dominante, quindi non solo esistono questi strumenti per monitorare l’opinione dominante, ma sono anche molto usati da chi è oggetto o soggetto di questo effetto a spirale, ovvero da chi teme l’isolamento. Questi indizi indicano che possiamo trovarci davanti a dei contesti in cui si genera l’effetto a spirale. Inoltre ci dicono che anche nei social in caso di espressione di un opinione dissonante dalla maggioranza vengono generate forme di isolamento online (nella forma dell’hate speech e degli attacchi personali) e offline (legate alla sovrapposizione delle reti sociali online e offline) Ci sono poi dei fattori che intervengono sul modo con cui si genera questa spirale nei social come: -elemento di divisività dei temi trattati, che favorisce l’effetto a spirale. -i soggetti su cui si esprime il dissenso all’interno dei social si crea l’effetto a spirale soprattutto quando si percepisce di avere un’opinione diversa da persone che ci sono vicine ( amici anche offline, persone che fanno parte della rete di amici più stretta timore dell’isolamento quando non si ha la stessa opinione degli amici) questo fenomeno è legato alla necessità di conservare la propria affidabilità sociale, in relazione positiva con gli altri, e non incrinare la propria rete di relazioni perché è su quella che si basa la vita sui social, rispetto ad esprimere l’opinione. Alcuni elementi poi sono specifici del modo con cui le persone si contano all’interno dei social in relazione a questo meccanismo della spirale la scelta di restare in silenzio quando si esprime un’opinione è indipendente dall’opinione della propria rete sociale più stretta. Se si percepisce di fare parte di una minoranza si preferisce restare in silenzio. Il commento degli autori è che una ragione di questo comportamento è che è difficile riuscire a predire in modo preciso cosa pensano i propri e diversi tipi di interlocutori, e quindi si preferisce rimanere in silenzio. Teoria della coltivazione (nel senso che coltiva questa visione del mondo nel tempo, a lungo termine, attraverso la narrazione) Un’altra teoria che ha le stesse caratteristiche delle precedenti è la teoria della coltivazione, che nasce e si sviluppa negli anni 70, nonostante ciò è molto attuale. Il punto di riferimento di questa teoria è Georg Gerbner che pone l’attenzione sull’opinione pubblica (che però è un po’ più ampio e si parla di storytelling) e sul rapporto tra media e sviluppo culturale di un paese. La teoria della coltivazione parla di storytelling grazie al fatto che tramite i media passano dei racconti (ad oggi pensiamo alle serie tv come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a the crown” che parla del panorama culturale anglosassone, piuttosto che a talent show come per esempio “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Amici” che anche se non ha funzione principale narrativa viene messo in atto comunque uno storytelling in cui si raccontano i valori importanti della vita; allora ci si riferiva principalmente alla tv) Georg Gerbner dice: “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Le storie, proposte e ripetute dai media, si riflettono sul nostro modo di vedere e interpretare il mondo e producono una visione che diventa sempre più omogenea e mainstream” la narrazione porta con sé non solo il racconto di una storia ma anche valori e rappresentazioni della realtà con implicito un giudizio negativo o positivo, veicolano un “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a modo” di fare le cose e vedere la vita A questo proposito, ai media viene riconosciuta quella che viene chiamata funzione bardica: sono la forma contemporanea e moderna del personaggio sociale del bardo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a il bardo tradizionale trasformava la vita quotidiana e le sue preoccupazioni in versi, i media trasformano le nostre percezioni della vita quotidiana in un sistema di linguaggio” ovvero ci propongono mondi, comportamenti e storie che narrano presente e passato, Fiske & Hartely, 1978” Questi ultimi due studiosi sono coloro che svilupperanno ulteriormente la teoria della coltivazione dopo Gerbner, specificando meglio le funzioni dei media all’interno del contesto sociale: -articolare l’interpretazione della realtà -coinvolgimento in un sistema di valori -spiegazione delle azioni dei singoli -rassicurare la cultura della sua adeguatezza o svelarne le inadeguatezze pratiche per farla evolvere -rassicurare che lo status e l’identità degli individui è garantito dalla cultura -trasmettere un senso di appartenenza culturale Tornando a Gebner, ci sono dei temi all’interno di quelli che vengono trasmessi dai media, che sono virtualmente in grado di generare un effetto di coltivazione (a lungo termine), a proposito di stereotipi legati a: -genere/età i media ci danno l’idea che per esempio gli anziani siano più “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a escluse” dalle narrazioni dei media, marginalizzate -salute -scienza -educazione -politica -religione -violenza Ma l’idea di questa teoria non è soltanto che questi indicatori culturali ci portino ad avere una certa idea del mondo, ci sono anche altri effetti che sono stati studiati soprattutto attorno al tema media-violenza-pubblico, che si è sviluppato dal 1967 al 1985: è stata fatta un’analisi dei messaggi veicolati dai media (2134 programmi) e survey sul pubblico per verificare se: -l’esposizione costante a contenuti violenti avesse un effetto sulla rappresentazione della realtà dell’audience e se esistessero dei punti forti comuni (me stesso) -dal 1980 anche il livello di sfiducia nel prossimo e il livello di alienazione e depressione degli individui quindi, in che modo questi contenuti violenti influiscono sul mio rapporto di fiducia con le persone che mi circondano? (gli altri) A proposito di visione della realtà storpiata dai media, hanno analizzato quanto fossero frequenti queste affermazioni tra le persone che vedono spesso programmi violenti. Per esempio: -la situazione dell’uomo contemporaneo sta degradando e non vale la pena fare figli -le istituzioni pubbliche non sono interessate ai problemi della gente comune A proposito, invece, della sfiducia verso gli altri, si sono interrogati su queste affermazioni: -le persone pensano solo a loro e non aiutano gli altri -le persone cercano di trarre vantaggio dagli altri e non di comportarsi in modo corretto -non ci si può fidare di nessuno Una grande fruizione di contenuti violenti porta ad avere una visione più negativa del mondo, meno fiduciosa. Quindi, quali differenti rappresentazioni della realtà (realtà relative alla violenza) esistono tra forti, medi e deboli consumatori di media? differenziale di coltivazione Si scopre che i forti utenti di media, in realtà, rispetto ai dati reali di criminalità della città in cui vivono, loro hanno una percezione maggiore, esagerata del livello di violenza e criminalità della società in cui vivono, hanno una rappresentazione del mondo più negativa di quello che è in realtà, e sono anche caratterizzati dalla sfiducia verso gli altri. Alla fine di tutto questo lavoro di ricerca basato soprattutto sulla violenza, la teoria di Gerbner sembra confermarsi. La ricorrenza di certi tipi di rappresentazioni influisce sul modo in cui noi rappresentiamo il mondo. A questo punto lui vuole sottolineare qualcosa di più, perché non conta il singolo prodotto mediale, ma quelli che lui definisce “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a pattern stabili di significato”, all’interno dei prodotti mediali certi modelli di racconto e significato tendono a essere ricorrenti. Sostiene che sia un effetto che tocca tutta la società, in cui chi produce i contenuti crea certi tipi di racconti che portano a coltivare certi tipi di rappresentazione del mondo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a vivere in un ambiente simbolico nel quale certi tipi di istituzioni creano certi tipi di messaggi porta a coltivare (supportare, sostenere e nutrire) certi tipi di coscienza collettiva. La coltivazione non è per forza negativa come nel caso della violenza, a volte può sostenere anche scopi nobili. I fattori intervenienti, che favoriscono questa coltivazione, che sono emersi da questa ricerca sono: -le relazioni sociali dei pubblici (fattori di socializzazione) i forti consumatori che vivono in contesti sociali omogenei (cioè in cui tutti hanno le stesse caratteristiche) sono più esposti a fenomeni di coltivazione (finiscono per consolidarsi ancora di più in questa visione del mondo) mainstreaming significa che i telespettatori forti possono non tenere conto delle differenze di prospettiva e di comportamento che normalmente provengono da altri fattori e influenze Ma quali altri elementi favoriscono la teoria della coltivazione? L’effetto di risonanza si verifica quando le persone che consumano tanti contenuti mediali violenti vivono anche in contesti effettivamente caratterizzati da violenza i telespettatori che fanno esperienza di situazioni simili a quelle rappresentate sono più sensibili al contesto del messaggio Andando avanti nella teoria si mette in luce l’evidenza di due livelli di effetti della coltivazione, come: Effetti di primo ordine: il pubblico adotta letture e interpretazioni del mondo offerte dalla televisione che sovrastimano alcuni fenomeni come, ad esempio, mi immagino che uscendo di casa qualcuno mi spari Effetti di secondo ordine: il pubblico mutua dai media attitudini, sentimenti, valori è giusto dare spazio e lavori anche a persone con disabilità ad esempio (che nelle fiction iniziano ad assumere ruoli di rilievo) Queste echo chambers sono state analizzate anche da studiosi come Cass Sunstein che afferma “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a in una democrazia che meriti tale appellativo le vite, comprese quelle digitali, devono essere strutturate in modo che le persone si imbattano spesso in temi e prospettive che non hanno specificatamente selezionato” Le echo cambers, poi, sono potenziate da quelle che vengono chiamate Filter Bubble propensione degli algoritmi a mostrarci contenuti sempre simili a quelli che abbiamo già cercato. Questa Filter Bubble è stata definita un fenomeno tipico della rete a partire da una ricerca americana su 10 milioni di utenti dei social network , di diverso orientamento politico (conservatori, liberali, neutri) che esprimono la loro posizione attraverso like a determinate pagine, post ecc , chiedendosi “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a quali sono gli elementi che condizionano il tipo di notizie che questi utenti vedono?” : -la tipologia di “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a amici” la loro rete sociale; chi seguono -i tipi di news condivisi da loro “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a corriere della sera/libero/il sole 24 h” in base a cosa seguo arrivano certe news -le modalità di interazione con il newsfeed (quello che compare sulla nostra bacheca) in base a : la frequenza di connessione (se mi connetto più volte al giorno avrò un’offerta più diversificata) , l’interazione con specifici amici (se parlo di più con un amico vedrò più i suoi post ecc) , i click sui link, i like alle pagine E “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a cosa differenzia la loro esposizione alle social news?” , -l’algoritmo -la rete sociale connessa -pratiche quotidiane di uso dei social media Quando parliamo di filter bubble, parliamo di “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a meccanismi online di polarizzazione dell’informazione prodotti dalle logiche degli algoritmi nei social media e dai motori di ricerca come Google”, il quale fondamento sono gli algoritmi che ci propongono contenuti che “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a ci piacciono” sull base di quello che abbiamo già scelto, sono fortemente ripetitivi. Un autore ha scritto un libro interamente dedicato alla Filter Bubble , si chiama Eli Parisier e ha scelto come sottotitolo per questo libro “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a What the internet is hiding from you” (ciò che internet ti nasconde, in quanto vediamo solo ciò che ci piace) . Gli esiti che descrive questo scrittore sono: - si crea un contesto iper-personalizzato il soggetto che orienta i processi di selezione delle informazioni siamo noi, quindi non c’è nessuna redazione o sistemi produttivi a scegliere per noi -la selettività è invisibile perché è operata dall’algoritmo e perché gli utenti ne sono spesso inconsapevoli (se nelle echo chambers io posso avere un briciolo di consapevolezza del fatto che sto privilegiando contenuti rispetto ad altri, mentre la parte che è in carico all’algoritmo è quasi invisibile per noi, non abbiamo consapevolezza (se non scarsissima) dei criteri attraverso i quali gli algoritmi operano per mostrarci determinati contenuti -gli utenti sono passivi perché le logiche di filtraggio non sono note, perché subiamo questi algoritmi Tutti questi fenomeni si legano alla misinformation (disinformazione), cioè un’informazione che non è volontariamente falsa (quindi non una fake news) e nemmeno una notizia che pur sapendo che è falsa viene fatta circolare, le misinformation sono voci non confermate, notizie apparentemente vere, non molto curate, contenuti che non possono essere definiti veritieri ma nemmeno certificati falsi fatti circolare in rete, che contribuiscono alla costruzione di una credulità collettiva e, alle volte, di una verità credibile e condivisa. Es di misinformation: foto vera di animali in condizioni non adeguate di allevamento, combinata con un testo in cui viene descritto che si tratta di un’allevamento intensivo GENERALIZZAZIONE foto vera, ma la descrizione amplifica a tutti gli allevamenti di quel genere. Questa misinformation è accentuata non solo dalle echo chambers e dalle filter bubble ma anche dal fatto che noi consumiamo all’interno dei social testi a diverso statuto, articoli di testate giornalistiche, meme satirici, commenti di persone comuni, opinioni di personaggi pubblici; tutti poco suddivisi, circolano con lo stesso livello di presenza e importanza es: mi comprare un servizio di skytg24, poi un meme satirico prodotto magari sullo stesso tema, successivamente mi compare una foto di un mio amico, tutti con lo stesso statuto, senza gerarchizzazione Tutti questi fenomeni si legano alla misinformation: Ciò che l’Oxford Dictionary nel 2016 ha definito “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a fenomeno della post-verità” viene descritto in modo molto simile alla misinformation: “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a tutto ciò che è relativo o che denota circostanze nelle quali fatti/obiettivi sono meno influenti nell’orientare la pubblica opinione piuttosto che gli appelli all’emotività e le convinzioni personali” x es: foto dell’animale maltrattato negli allevamenti “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a poverini gli animali” Quando si entra in relazione con fake news coerenti con il proprio punto di vista si innescano processi di proattitudinal information (ricerca di informazioni coerenti a conferma) Polarizzazione il processo di radicalizzazione delle posizioni politiche nella contemporaneità fa sì che la ricerca di informazioni sia: 1) partisan – polarizzata, 2) finalizzata a confermare la propria identità, 3) legata all’appartenenza di reti omofile(simili) Un ulteriore effetto è che alla fine i media producono contenuti che sono rivolti specificatamente a queste audience polarizzate, quindi alla fine anche i media tradizionale, seppur in forma limitata (ma nemmeno tanto in quanto per esempio molti talk show informativi/di approfondimento che sono presenti oggi nel palinsesto, identificano il loro target in gruppi di opinione fortemente coesi e poco disponibili a relazionarsi con altri punti di vista e quindi fortemente polarizzati) producono contenuti che si rivolgono in modo specifico a gruppi di persone specifiche Tutta questa credibilità delle fake news può essere alimentata anche dall’uso dei cosiddetti political bots: profili che funzionano un po’ come i chat bot (chat con risposte automatiche), sistemi di intelligenza artificiale utilizzati per costruire un consenso attraverso: -la capacità di mettere dei like (se un post a molti like ci fermiamo perché curiosi di sapere cosa contiene) -la capacità di commentare delle piccole frasi ripetitive e stereotipate ( non ragionamenti articolati o opinioni espresse in modo complesso per es sotto una fake news “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a è proprio vero” Esiste perciò una dimensione poco trasparente di utilizzo di forme semplici di intelligenza artificiale (political bots) che incrementa questo processo di misinformation, questo processo a cascata, la credibilità di queste news che stanno un po’ a cavallo tra la verità dei fatti e una loro estremizzazione. Descrive come lo stesso contenuto possa raggiungere un utente di Facebook (o di un altro social) attraverso molti flussi di comunicazione, e assumendo forme diverse per ciascuno di essi: -condivisione diretta della fonte -condivisione di qualcuno che descrive e commenta la fonte -fonti della fonte che sono state recuperate online X es: immaginiamo la foto dell’allevamento intensivo con questa descrizione “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a queste sono le condizioni degli allevamenti intensivi” (generalizzazione/amplificazione a tutti gli allevamenti) , io incontro questa foto su facebook e grazie ai political bots vedo che ha tantissimi like, me ne incuriosisco, i vegetariani ricondivideranno questo post perché affine ai loro punti di vista, alcuni andranno a cercare la fonte di quella foto condividendola da lì, senza condividere per forza quella didascalia, qualcuno andrà a cercare articoli scritti in merito a questo argomento , troverà articoli simili e li condividerà e così l’effetto a cascata che si crea è che io ricevo quella stessa informazione sotto tante forme diverse, condivise da tanti soggetti diversi, alcuni umani che fanno parte di un gruppo culturale, altri invece che sono agenti digitali come i politcal bots. Questo effetto a cascata è un incredibile effetto di rinforzo della credibilità di questo contenuto, perché ovviamente se un post lo hanno condiviso in 5 persone anche se sotto forme diverse, per noi inizia ad avere credibilità. Gli autori che hanno definito questo effetto a cascata lo raccontano così: “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a un turbinio di catene tutte iniziate da diverse persone che agiscono indipendentemente e spesso convergono su un gruppo di amici e conoscenti” (se lo avesse condiviso sempre la stessa persona non avrebbe questa importanza né credibilità) e questo porta alla percezione che questa notizia sia confermata e condivisa da molte fonti diverse ( anche se a volte la prima fonte non è verificata), perché agisce sulla percezione della realtà che ci circonda e delle sue caratteristiche, contribuisce alla trasformazione in informazione reale delle voci, dei rumors che circolano in rete e alla definizione di rilevanza di un tema in base alla quantità di condivisioni che ci raggiungono” Quali sono gli effetti sulla società dello sviluppo delle tecnologie digitali? La prima idea che viene messa a fuoco da parte degli studiosi è quella del network, la seconda quella della connettività, la terza quella della piattaforma. Parlando di network society ci si riferisce a un fenomeno sviluppatosi negli anni ’80, e si parla di interazione tra nuovi supporti tecnologici e il contesto sociale; di questo network society fanno parte dei fenomeni sociali: - il pubblico e la comunicazione mediale sono sempre meno “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a di massa”, sempre meno broadcast -le audience sono sempre più segmentate, il pubblico è suddiviso in “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a segmenti” per caratteristiche varie (età, genere,interessi di acquisto..)e perciò si comunica con il pubblico attraverso modi diversi (pluralizzazione dell’offerta mediale, moltiplicazione dei canali e degli emittenti) affinchè si possano soddisfare i bisogni e le esigenze di tutti -i prodotti mediali riescono a soddisfare le esigenze dei singoli -l’offerta mediale si pluralizza e diversifica -il consumo si personalizza: walkman, videoregistratore, videocamera…device personali e portatili tattili e connettivi (si personalizzano anche i tempi e i contenuti dei devices) Tutti questi fenomeni (mediali e sociali) porteranno verso lo sviluppo della network society. Manuel Castells scrive “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a The information Age: The Rise of the Network Society” tra il 1996 e il 1998 (sono 3 volumi) in questo libro descrive il fatto che in quegli anni si stia assistendo a 3 fenomeni sociali: -si afferma un nuovo paradigma tecnologico che ha al suo centro le tecnologie dell’informazione -i modelli economici prevalenti (capitalisti o statalisti) entrano in crisi -si affermano alcuni movimenti culturali che sono portatori di valori sociali (ambientalismo, difesa dei diritti umani..) (Quindi assistiamo sia a una rivoluzione del sistema dei media e sia a una rivoluzione sociale in quegli anni) Secondo Manuel Castells, questi tre elementi favoriscono lo sviluppo della Network Society società di rete Nel terzo libro della trilogia (1998) “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a The End of Millenium” lui definisce la network society così: “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a una nuova struttura sociale dominante, la società in rete; una nuova economia, l’economia informazionale/globale; e una nuova cultura, la cultura della virtualità reale (cioè una cultura che fa i conti con il mondo virtuale: siti web, prodotti culturali della rete..)” Volendo approfondire le caratteristiche della network society: 1-l’informazione è centrale nella nuova società (flussi di informazione che circolano all’interno della rete) 2-techno-socialità: le tecnologie agiscono in profondità sulle dinamiche individuali e collettive (le tecnologie hanno creato nuovi modi di relazionarsi, hanno creato nuove community di interesse, di tipo solidaristico..) 3-network logic: ogni sistema o insieme di relazioni che poggia sulle tecnologie è dominato dalla logica della rete 4-cambiamento: la società evolve in modo costante 5-convergenza: le tecnologie convergono in un unico sistema integrato E’ un cambiamento culturale importante cambia anche il nostro atteggiamento nei confronti dei media (fiducia, attenzione, criticità) ; sappiamo di avere un nuovo ruolo comunicativo nella società, siamo consapevoli che se un medium riporta un informazione falsa noi siamo in grado, con un potere comunicativo quasi analogo a lui, di intervenire nei commenti e dire “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a guarda che non è vero”, e nonostante la forza di un commento sia ovviamente inferiore a quella di un post , agiamo nello stesso spazio comunicativo e questo ovviamente ha un impatto/effetti, almeno su tre fronti: 1- Ci consideriamo legittimati, nella ragione e nel torto, ad intervenire con uno statuto comunicativo nel commento, ad intervenire a 360°, assumendo un atteggiamento da “tuttologi”, spesso non avendone le competenze 2-Abbiamo la percezione della consapevolezza di poter generare delle mobilitazioni, di poter essere attivi e influenti all’interno dei processi sociali attraverso le nostre azioni comunicative, in grado di generare un influenza (hashtag #andràtuttobene o #lascuolanonsichiude) 3-Si sono sviluppati dei codici e delle forme di rielaborazione del lutto collettivo es recente: la scomparsa di Gigi Proietti ha avuto un processo di rielaborazione collettiva molto significativo anche attraverso i social, che hanno messo in campo tutte le loro forme di codificazione del lutto, dai codici linguistici e verbali (x es: RIP) che funzionano come espressione della propria adesione al processo di elaborazione del lutto, alla condivisone di piccoli prodotti culturali che hanno la funzione di agganciarci a quel grande flusso di rielaborazione del lutto collettivo (x es: molti hanno condiviso monologhi o spezzoni della carriera di Gigi Proietti, per raccontare qual era l’aspetto del personaggio per loro più importante e inserirsi all’interno di un processo collettivo di rielaborazione del lutto, oppure anche la creazione/condivisone di meme a riguardo questo processo assume delle forme, come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a identificare gli aspetti del personaggio più significativi per ciascuno, alcuno poi, quelli più condivisi, diventano significativi per la collettività” e “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a costruire questo grande processo di rielaborazione del lutto collettivo attraverso al condivisione di prodotti culturali”) questo è un modello molto anglosassone, come nei film quando muore qualcuno i loro amici si ritrovano, lo ricordano, citano cose importanti per lui, suonano la musica che lui preferiva; fanno rivivere attraverso le loro parole la persona scomparsa, e questa non è un’usanza tipicamente latina, appartenente alla nostra cultura, ma queste piattaforme hanno permesso la circolazione di molte culture e quindi ci hanno sicuramente influenzato. L’altro aspetto che non possiamo trascurare è la tematizzazione generalizzata del quotidiano il quotidiano diventa un’oggetto estremamente raccontato “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a non esiste ambito sociale che non sia comunicabile in modo istantaneo all’interno delle reti di comunicazione, al punto che i vissuti quotidiani tendono a essere tematizzabili come fatti pubblici”, la vita quotidiana diventa un oggetto di promozione culturale. (x es: la tematizzazione degli animali domestici, sempre molto gradevole da vedere e condividere, è diventato ormai quasi un “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a genere” all’interno dei social network, così come la tematizzazione delle nostre attività di svago) Le tecnologie a supporto di questa società connessa sono -le tecnologie di produzione diffuse (videocamera del cellulare sempre a disposizione e sempre più di qualità) -le tecnologie di disintermediazione (che ci rendono comunicatori senza bisogno di intermediari) Quindi, la cultura della connessione che si genera nella connective society è una cultura in cui le strutture dei social media sono entrate gradualmente al centro delle nostre routine e pratiche quotidiane PLATFORM SOCIETY: Società in cui al centro del nuovo sistema mediale c’è il web 2.0, ovvero un sistema di piattaforme. L’elemento focale del web 2.0 non sono ovviamente più i siti web, ma sono questa nuova tipologia di contenitore presente all’interno della rete che è la piattaforma, che differisce dal sito web innanzi tutto per il fatto di non avere pubblicazione e di non essere un prodotto editoriale. (es: Instagram è un insieme di possibilità di comunicazione che io e gli altri utenti sfruttiamo, e facendolo la riempiamo di contenuti Instagram senza noi utenti non esiste) Le piattaforme NECESSITANO degli utenti che le abitino (Tik Tok, Instagram); altre invece necessitano utenti in quanto il loro obiettivo è mettere in relazione chi produce/vende e compratori (Amazon, subito.it, Ebay) Per questo le piattaforme sono architetture di tipo sociale che richiedono assolutamente la presenza di un numero significativo di utenti che agiscono producendo contenuti, comprando, vendendo… Questo cambia moltissimo la logica del prodotto culturale come lo avevamo immaginato. I social sono la cosa che assomigliano di più ad un tetro se dovessimo fare un’associazione culturale (la rappresentazione teatrale senza pubblico non ha luogo, non ha senso); mentre un film viene montato, girato e reso pubblico come prodotto culturale consumabile (siti web). Le piattaforme, quindi, sono architetture di tipo sociale, guidate dai dati lasciati dagli utenti per restituirgli contenuti e gerarchizzarli. (Amazon valorizza il più venduto, l’Amazon’s choice, recensioni…) Tutte queste premesse portano gli studiosi a dire che quest’architettura contribuisce a produrre le strutture sociali in cui viviamo, ci induce a dei comportamenti che hanno degli effetti sul contesto sociale. Una prima osservazione : queste piattaforme sono uno dei canali principali attraverso cui noi riceviamo contenuti, informazioni e prodotti culturali (qui l’attenzione non è più solo alla dimensione connettiva, perché le piattaforme vengono osservate come veri e propri media attraverso cui circolano contenuti/informazioni), di conseguenza un primo aspetto attraverso cui queste piattaforme modellano il nostro vivere sociale è il fatto che: - oggi le piattaforme sono mediatori dell’accesso alle informazioni e alla cultura ovvero sono gatekeeper; soggetti che all’interno di una società filtrano l’accesso/la distribuzione dei contenuti (sono gatekeeper i giornalisti per esempio) e questo lavoro di “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a filtro” lo fanno attraverso la loro logica algoritmica (filter bubble e echo chambers sono algoritmi), privilegiando alcuni tipi di contenuti, promuovendoli sulla base della loro popolarità e somiglianza se io metto like a qualcosa che mi somiglia/racconta/rappresenta su quello che penso, i contenuti che vedrò saranno molto polarizzati concentrandosi su una singola opinione, simile alla mia Questa popolarità ha una definizione all’interno delle logiche delle piattaforme: -nei social la popolarità corrisponde ad una velocità di reazione (sono popolari i contenuti che in pochi minuti raccolgono molti like) , quindi noi vediamo principalmente contenuti che sono risultati velocemente popolari ( per impatto emotivo, coinvolgimento immediato): questo ha un impatto culturale crescita dell’emotività della comunicazione -su Amazon il più venduto (e quindi popolare) non è necessariamente il prodotto migliore, è magari quello più economico, ma la logica della popolarità si basa anche su questo. Il meccanismo di compensazione, invece, è l’Amazon Choice’s che si basa sulla qualità del prodotto ma sempre giudicata da coloro che lo hanno già acquistato. Una seconda osservazione: noi impariamo delle regole di convivenza e relazione con gli altri che sono influenzate dalle interfacce delle piattaforme le piattaforme sono luoghi dove si negoziano le regole di convivenza: es : il like, il commento, alcune regole di rispetto della privacy, messaggi in chat privata, livello di confidenza che devo avere per commentare la storia a qualcuno sono tutte influenzate dall’interfaccia che usiamo. Abbiamo imparato a mettere assieme le norme sociali con cui regoliamo le nostre relazioni con gli altri e le norme socio-tecniche ovvero le regole che riguardano le interfacce create negli ambienti online. Un elemento chiave nella relazione con gli altri è diventata l’apprezzamento, implicitamente quindi la logica della popolarità. Questo è suggerito come il modo corretto con cui entrare in relazione con l’altro. “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a mi piace il vestito che hai, quello che hai mangiato…” non è sempre stato la forma principale di relazione tra persone, prima dello sviluppo della comunicazione social. Il giudizio è un elemento chiave della socialità contemporanea, suggerito dalle interfacce delle modalità di funzionamento della piattaforma (o ti dico che mi piace o ti ignoro=non mi piace) quindi per mantenere viva una relazione è necessaria una continua espressione della propria presenza attraverso un apprezzamento. (Sul modello Amazon ciò che viene considerata forma di partecipazione non è solo la compravendita, nonostante sia fondamentale, ma è l’espressione del giudizio recensioni) Alcune interfacce offerte dalle piattaforme contribuiscono a modellare la nostra socialità online, anche perché ci danno dei modelli di possibili azioni che possiamo compiere (espressione delle emozioni, follow, tag, share). Anche l’espressione delle emozioni è stata progressivamente codificata, ci sono delle icone a disposizione che mi danno una gamma di emozioni possibili che io posso esprimere all’interno dei social. Progressivamente tutte le piattaforme hanno mirato verso una rappresentazione del like in forma emozionale (la stellina di twitter è diventata un cuoricino, che c’è anche su insta, facebook ha introdotto la reazione dell’abbraccio) Quindi, non è ininfluente il modo con cui i social, attraverso le icone, ci suggeriscono una gamma emozionale; questo nostro interagire attraverso una manifestazione di apprezzamento assume una forte componente affettiva, quindi non solo ti dico che mi piace ma attraverso il cuore esprimo affetto nei tuoi confronti (facebook è la piattaforma che ha codificato in modo più ampio la dimensione emozionale, in quanto mi mette a disposizione il classico like, il cuore, l’abbraccio, e per esprimere quelle negative la rabbia e il pianto) – (anche Instagram nelle stories mette a disposizione una gamma emozionale più varia dove troviamo lo stupore, il divertimento ma anche l’acclamazione attraverso le mani che applaudono o il voto 100). La ragione per cui alla fine sono state codificate queste emozioni che noi possiamo esprimere attraverso i social è stata pensata e organizzata così per un obiettivo ovviamente diverso dalla libera espressione delle nostre emozioni, cioè per codificare le emozioni che esprimiamo attraverso queste forme cosi che possano essere standardizzate ed elaborate in forma di dati successivamente standardizzati ed utilizzati per essere condivisi con le aziende che comunicano su facebook o istituzioni/partiti politici; il like ormai era diventato confuso, perché dovendo restituire, per esempio, a un’azienda le emozioni che i suoi clienti nutrivano nei confronti di un loro prodotto, il like era diventato insufficiente, bisognava capire quanti apprezzavano , quanti no e come apprezzavano. Tutta questa forma di codifica delle emozioni, sicuramente impattante sul modo in cui noi gestiamo e immaginiamo le relazioni sociali, è quindi finalizzata a sostenere un altro dei meccanismi fondamentali della platform society, ovvero la datification, la datificazione di tutti i contenuti la loro trasformazione in dati il più possibile standardizzati così da poter essere per analizzare il comportamento degli utenti a fini di marketing e comunicazione. (affordances= possibilità fornite dalle piattaforme. Le reazioni ai post sono affordances) L’approccio della platform society ci dice che questo impatto è legato anche a come tecnologicamente le piattaforme ci permettono di fare le cose (concetto di affordances) che ci permettono di relazionarci con gli altri esprimendo essenzialmente un apprezzamento/popolarità, ci danno una gamma di emozioni possibili da esprimere. Quindi, è chiaro che un ulteriore elemento caratterizzante queste piattaforme (oltre il gatekeeping e la datification) è la mercificazione ovvero la trasformazione di contenuti ed emozioni in merci che possono essere scambiate all’interno e all’esterno delle piattaforme e che quindi hanno un valore economico, più sono precise più ne hanno. La platform society è l’approccio più recente di studio alle relazioni tra l’innovazione tecnologica e il contesto sociale, è un approccio che cerca di mettere in relazione l’evoluzione tecnologica della rete e delle piattaforme che ne caratterizzano la fisionomia, con il loro impatto sociale. E’ chiaro che parlare di platofm society vuol dire osservare la rete non solo come un network o uno strumento connettivo, ma come un attore di un sistema economico e sociale presente nel mondo in cui viviamo) Questo modello di business si declina poi in tanti modelli diversi, come: -richiesta di commissioni (alle aziende che si avvalgono della mia piattaforma “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a di settore” io booking richiedo delle commissioni ad un albergo per essere più visibile sulla mia piattaforma9 -estrazione di valore dai dati (facendo pagare le aziende per fare pubblicità sulle piattaforme) -proposte di sottoscrizione ai dati -cessione, a pagamento, ad altre aziende o governi dei dati di profilazione Es: il modello di business di aribnb si basa sulla richiesta di commissioni (a chi affitta) e sulla vendita di dati a terze parti per annunci rivolti a specifici target. Noi paghiamo l’appartamento, chi lo affitta riceve i nostri soldi e cosa resta ad airbnb? Una percentuale di quello che il proprietario dell’appartamento guadagna altro es: Booking non avendo a che fare con privati che affittano le proprie case ma con grandi imprese, alberghi, strutture ricettive, chiede qualcosa in più per presentare il proprio annuncio sulla piattaforma e sul guadagno finale prende una percentuale maggiore. - Condizioni di utilizzo (Tos Terme.Of.Service) tutte quelle interminabili scritte che noi non leggiamo mai. Ogni piattaforma stabilisce con i proprio utenti un “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a patto normativo” che definisce obblighi reciproci e possibilità d’uso. Impongono norme e valori, definiscono le prerogative dei gestori delle piattaforme rispetto agli utenti. (è qui che nella maggior parte dei casi c’è scritto che la piattaforma può usare i miei dati per scopi di marketing o scambiandoli con altre piattaforme, e accettandolo accettiamo tutto questo modello). Ci sono anche delle cose interessanti all’interno delle condizioni di utilizzo: per esempio nei Tos di facebook c’è scritto che alla nostra iscrizione cediamo alcune autorizzazioni di legge (o licenze) sui contenuti che pubblichiamo per migliorare i prodotti di Facebook. Quindi, “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a quando condividiamo o pubblichiamo un contenuto protetto da diritti in relazione con i prodotti di Facebook concediamo una licenza per la trasmissione, l’uso, la modifica, l’esecuzione, la copia, la visualizzazione, la traduzione o la creazione di opere derivate dai propri contenuti nel rispetto della privacy” = condividere una foto su fb significa autorizzarlo a memorizzarla, copiarla e condividerla con altri soggetti quali fornitori di servizi. (abbiamo iniziato a farlo con le carte fedeltà dei supermercati benefit/dati) Cambridge Analytica questo scandalo è avvenuto prima della campagna elettorale Americana del 2016, e anche nelle due campagne prima i social network erano stati usati in modo molto intenso ma trasparente (crowdfounding, messaggi promozionali di campagne elettorali,…) 17 marzo 2018 Christopher Wylie, un ex collaboratore della società Cambridge Analytica, che è come una start up, ha cominciato a contattare alcune testate giornalistiche per rivelare quello che era stato un uso improprio dei dati raccolti attraverso Facebook, e quindi contemporaneamente su “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a the guardian”, “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a the new york times” esce un articolo in cui si svela un meccanismo e una modalità d’uso dei dati raccolti attraverso fb nell’ambito della campagna elettorale che non è corretto e scoppia lo scandalo. Escono articoli anche su altre testate, come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Wired” che scrive “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a l’azienda Cambridge Analytica avrebbe sfruttato i dati personali di oltre 50 mln di utenti di fb per targhettizzare e ottimizzare al massimo la portata della propaganda politica di diverse campagne elettorali, compresa quella per l’elezione di Trump. ha raccolto i dati degli utenti e li ha usati per potenziare la campagna elettorale delle elezioni di Trump e sulla Brexit. La rivelazione è cosi eclatante che le azioni di fb in borsa crollano, perché sembra che non tuteli + i dati dei suoi utenti e che possano essere raccolti da chiunque e utilizzati per qualsiasi scopo. Nell’ambito delle società della consulenza politica ,a partire dal 2010 si diffonde l’idea che sia possibile usare la psicometria (misurazione degli elementi caratteriali di una persona) per calibrare e rendere più efficaci i messaggi che vengono inviati a un pubblico se sono una persona molto razionale verrò raggiunto da post con un argomentazione razionale, se sono emotiva viceversa. Questo è un approccio che inizia a svilupparsi nei primi anni 2000, a questo progetto partecipa Cambridge Analytica, è uno dei promotori. Ma come faccio a sapere i dati caratteriali delle persone? Intervistare tutti è infattibile, quindi il primo passo : Alexandr Kogan, uno dei componenti di questa società, pensa di utilizzare facebook come piattaforma per raccogliere una serie di informazioni personali degli utenti, ma non lo può fare sotto Cambrigde Analytica perché sarebbe ovvio il fine politico e le persone non risponderebbero sinceramente. Allora creano un'altra società “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Global Science Research” e crea un’app “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a this is your digital life” che sembra un gioco: l’utente risponde alle domande e ottiene un suo identikit digitale, e intanto Kugan accumula dati (ufficialmente per fini scientifici, visto che è un ricercatore dell’università di Cambridge, passandoli poi a Cambridge Analytica Questi dati vengono raccolti nel 2013 e i Tos (terms of service) di Facebook NON impediscono ancora che terze parti raccolgano dati sia sui soggetti che hanno dato l’autorizzazione sia sui loro amici e contatti in Facebook Si stima che i dati raccolti siano stati di un totale di 87 milioni di utenti, quindi un database ricchissimo di utenti che hanno lasciato i dati relativi alla loro personalità. Tutti questi dati raccolti da Aleksander sono stati ceduti poi alla Cambridge Analytica che li usa per elaborare profili psicometrici degli utenti che hanno aderito al test con nome e cognome , ricostruendo chi è più portato a credere al leader carismatico, a quello emotivo, quali sono i temi che li mobilitano di più, l’affiliazione al partito, i temi più efficaci… questi dati raccolti consentono poi di mandare ai singoli messaggi di campagna elettorale personalizzati, come succede durante la campagna di Trump nel 2016, quando vengono inviati ai cittadini statunitensi messaggi di propaganda elettorale calibrati sui loro profili psicografici cosi da essere più persuasivi non c’è stata trasparenza, in maniera per niente consapevole vengono coinvolti in questo processo. Qual è il problema, quindi? -la raccolta dati Facebook è una piattaforma anche di comunicazione politica, usare i dati a fini elettorali non è illegale ma i dati sarebbero dovuti essere raccolti in modo trasparente, invece qui i dati sono stati raccolti senza la consapevolezza degli utenti (soprattutto quelli degli amici e amici di amici), senza che gli utenti si rendessero conto di quante informazioni stavano cedendo e come lo stavano facendo, e non erano chiari nemmeno gli scopi per cui i dati sono stati raccolti perché non erano stati dichiarati. Cosa c’entra Facebook? Fb è stata messa in discussione perché il sospetto era che sarebbe stata a conoscenza dell’utilizzo illegittimo dei dati dei suoi utenti (tanto che nel 2016 ne aveva chiesto la cancellazione ma che poi non si fosse preoccupato che questa cancellazione fosse avvenuta davvero) e soprattutto Fb non aveva informato gli utenti dell’uso illegittimo di dati di cui era a conoscenza Come gestisce la crisi Facebook? step 1) si è assunta la responsabilità dell’accaduto, Zuckerberg scrisse “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a E’ stato un mio errore e mi dispiace. Io ho creato Facebook , io lo gestisco e io sono responsabile”. step 2) pero aggiunge “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a sulla base dei Tos noi non facciamo niente di sbagliato perché siete voi che avete deciso di pubblicare i vostri dati su Facebook in un sondaggio” atteggiamento molto americano, anche loro hanno la loro colpa step 3) vi aiutiamo: apriamo una pagina in cui vi diano la possibilità di scrivere il vostro nome e vedere se i vostir dati erano stati raccolti, vedere quali app possono accedere al vostro profilo e eventualmente restringere le vostre opzioni di privacy Step 4) negoziamo le contromisure: però non possiamo essere messi troppo sotto controllo perché non produciamo noi i contenuti, siamo solo una tech company. in Eruopa, viene sviluppato il Gdpr, un regolamento che definisce una estrema trasparenza nell’accesso ai dati, cookies ecc, è una normativa europea e vale per i dati raccolti sui cittadini europei. Questa vicenda ha diviso il mondo in 2, l’Europa che ha investito sul controllo e la privacy mentre l’America ha lasciato responsabilità agli utenti. Questo caso ha causato conseguenze: Gdpr, evoluzione del Tols, limitazione dei dati a cui terze parti possono accedere sono state introdotte una serie di limitazioni e protezioni dei dati personali Un passo indietro: Big Five e piattaforme di settore Le Big Five non ricoprono tutte lo stesso ruolo, anche se sono tutte piattaforme che forniscono un’infrastruttura importante nell’ambito delle nostre attività quotidiana, non sono sovrapponibili l’una all’altra. In questo momento al cuore del sistema c’è Alphabet, nome della company a cui appartiene Google. E’ l’infrastruttura che fornisce il numero più ampio di risorse chiave di tutto l’ecosistema. Ma non è così facile arrivare ad immaginare fino a che punto noi ci appoggiamo al sistema alphabet e alle infrastrutture che alphabet ci mette a disposizione per le nostre attività quotidiane, è utile ricordarle: -motore di ricerca (google search) -browser (google chrome) -app store (google play) -sistema operativo (android) -servizi di pagamento (android pay, google wallet) -siti di video sharing (youtube) -sistema di informazione geospaziale (google heart) -sistema di videoconferenze (google meet) -sistema di cloud (google drive) -sistema di programmazione pubblicitaria (AdSense) Se noi lo volessimo, potremmo anche vivere tutta la nostra vita che esula dall’uso delle piattaforme social, all’interno del mondo Google, ed è una proposta che anche se non esplicitamente, ci viene fatta. Puoi scrivere i documenti, puoi guardare i video, puoi pagare, fare ricerche. Google ora, è la piattaforma che ha la copertura e l’offerta infrastrutturale più ampia. Accanto al cuore del sistema rappresentato da Google, c’è Facebook (in quanto google non ha un sistema di social network, ha acquistato anni fa Youtube che è l’unica presenza di distribuzione di contenuti). Google ha provato nel 2011 a entrare in competizione con fb aprendo una sua piattaforma di social networking chiamata Google Plus ma ha chiuso poi perché non è stata efficace la modalità di competizione con Facebook, che era gia un gigante per poter essere messo in discussione da una nuova piattaforma. Facebook quindi, apre sull’altra dimensione infrastrutturale fondamentale della comunicazione attraverso le piattaforme, che è la dimensione social. È evidente che Facebook non è solo facebook, ma anche instagram, whatsapp e messanger. Quindi, Facebook è in grado di -fornire l’80% dei servizi di social network nel mondo, quindi accanto ad aplhabet è l’azienda che ci fornisce a livello infrastrutturale la possibilità di comunicare in modalità social detenendo un ruolo monopolista, perché non ha competitori. -erogare il 60% della pubblicità online (insieme a google) -fornire servizi di identificazione online (ovvero tutte le modalità di accesso ad altre app/servizi/siti web ATTRAVERSO facebook “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a accedi con facebook”, per evitare di inserire tutti i nostri dati ) questo è un sistema di tracciamento dati validissimo -controllare il traffico dati mobile degli individui attraverso l’App quante più app della stessa azienda usiamo, tanto più l’azienda capitalizza dati e diventa sempre più importante all’interno delle big five In ascesa c’è Amazon, che sta cercando di evolvere da piattaforma esclusivamente di e-commerce, a piattaforma in grado di fornire molteplici servizi, aumentando così la sua rilevanza all’interno di questo mercato delle infrastrutture. Ha una grande rete digitale di vendita, su cui ha un ruolo di monopolio per quanto riguarda l’e-commerce ed è il leader di mercato nel campo del server per il cloud (fornisce l’infrastruttura di server che serve per archiviare nel cloud documenti e materiale audiovisivo e ridistribuirlo Amazon Web Service) Al centro della produzione hardware, invece, troviamo Apple, che si trova nelle Big Five perché non fa solo hardware, bensì anche una serie di servizi di infrastruttura e di tipo software; Apple, infatti: -è gestore del secondo app store per grandezza (Apple store dopo Google play) -fornisce servizi di cloud (i-cloud) -fornisce servizi di streaming (i-tunes, apple tv) LA RACCOLTA DEI DATI: avviene in tempo reale, non appena il dato viene prodotto immediatamente è raccolto ed elaborato. Non c’è un tempo di rielaborazione (come nelle ricerche, nei sondaggi…), vengono raccolti subito attraverso: -pratiche di datificazione standard (Big Five): richieste di amicizia, like,condivisioni, valutazioni, suggerimenti (tutte queste azioni generano immediatamente dati) -pratiche di datificazione standard (di settore che come sappiamo poggiamo sulle big five): gioco (a cosa giochiamo, quando…), affitto (come anche la prenotazione di appartamenti occasionali/camere d’hotel) la guida (sistemi di car sharing, taxi, uber), apprendimento (piattaforme come blackboard, teems…), l’acquisto…e tutto il resto Queste azioni diventano pratiche standard datificate dove soggiorno più spesso, quali tipi di camera scelgo, a cosa gioco, tutti dati raccolti in tempo reale che possono esser funzionali alle analisi predittive. La datificazione del like Una semplice attività svolta su una piattaforma infrastrutturale (quindi su una delle big five) può diventare elemento di vari processi di identificazione. - Nel momento in cui io metto un like, immediatamente diventa visibile nel news feed (home con le notizie) dell’utente (la mia attività online mi viene restituita in termine di visualizzazione, anche io ho la traccia dell’attività - La traccia delle mie attività online, questo dato che ho prodotto quando ho messo il like, entra in un processo di datification che anche a me, utente, è visibile; ovvero le metriche dell’oggetto a cui si è messo like (il numero di like, condivisioni, commenti che quell’oggetto ha). Ma il processo di datification del like (quest’azione che svolgo) non si ferma a ciò che è visibile anche a me, entra all’interno di un processo di elaborazione che da questo punto in poi sfugge alla mia visibilità; nella mia visibilità ci sono solo queste due forme di rappresentazione del dato prodotto quando ho messo like. Non visibili a me , utente, ci sono i facebook insights: una serie di dati aggregati che molti utenti compiono in relazione a un oggetto presente all’interno dei social, che a me non sono visibili; lo sono al social media manager che gestisce la pagina di skytg24, che non vedrà solo ogni like che raccoglie una notizia /contenuto, ma vedrà i dati aggregati che comprendono tutta una serie d’altre informazioni ogni singolo dato di un utente viene aggregato insieme a tutti gli altri e darà come risultato sotto forma di grafico voci come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a azioni sulla pagina: persone che hanno messo mi piace, info socio-demografiche sulle persone che mettono like (genere,età), provenienza geo dei like…” . Tutto questo io non lo vedo, è qualcosa che facebook offre ai social media manager, a chi si occupa della gestione delle pagine, e ciò dimostra come la semplice azione di mettere like (nel momento in cui diventa un dato) viene collegata a tutta una serie d’altre info che facebook ha già, il suo database. C’è poi una parte di dati aggregati visibili solo ai gestori della Facebook In, che conoscono solo loro e che restituiranno sotto forma di servizi, quindi a noi usciranno solo come servizi es: “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a persone che potresti conoscere” o post sponsorizzati che dipendono da tutta una serie di dati che facebook ha sulle mie attività e che collega. Se andiamo a vedere sull’opzione “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a perché vedi questa inserzione”, anche se non spiega in modo chiarissimo ed esatto, Facebook mi dice che “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a questa pagina cerca persone che parlino italiano, che abitino in italia, che siano donne dai 20 ai 25 anni e in base a ciò che ho ricercato (ricette,acquisti…) altre caratteristiche che mi riguardano, e questo è un piccolo esempio di come viene restitutito all’utente la complessiva aggregazione dei dati disonibile alla piattaforma il database è visibile solo a Fb, ma io in base a quello vedrò rispettive pagine/contenuti. Un altro aspetto della raccolta dei dati in tempo reale è la standardizzazione: tutti questi dati raccolti (like, preferenze... che si chiamano dati segnale segnale di un’attività, di una preferenza…) devono essere standardizzati e di conseguenza devono esserlo anche le “azioni” possibili: vota, rispondi, commenta, condividi, apprezza, aggiungi agli amici, segui. Questo standardizza anche i nostri comportamenti; ci sono solo ALCUNE cose che posso fare sui social e dunque la socialità digitale passa solo attraverso queste attività (segui, rispondi, apprezza, condividi...) LA CIRCOLAZIONE DEI DATI: Questi dati circolano attraverso “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a API” Applicatio Programming Interface, piccole porzioni di software che sono interfacce che permettono alle piattaforme di settore, siti web, e app di usare una parte del database delle big five (tutto regolato e limitato da accordi commerciali, transazioni economiche, ricerche…) Queste api vengono sviluppate da piattaforme di settore, siti e app che hanno bisogno di parti di dati che hanno le big five, e attraverso esse è possibile accedere e prelevare una parte dei dati, mescolandoli con dati che il sito web ha già e trasformarli per creare nuove applicazioni. es: un’app ha bisogno di dati di geolocalizzazione/acquisto, sviluppa quindi un’api e fa un accordo con amazon/google per poter accedere a una parte del database. es 2: un sito web di un brand che ha già un grande database sui suoi clienti, sviluppa un api per accedere a info sugli acquisti, ecc… accede a una parte dei dati, li mixa a quelli che ha già e sviluppa un’app di e-commerce, di fidelizzaz. Si generano così, degli ecosistemi di applicazioni che partecipano all’economia della piattaforma. Un esempio di piattaforma che utilizza moltissimo questa modalità di circolazione dei dati è Google Maps Google Maps è anche Google Maps Platform in cui c’è una sezione “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a esplora i prodotti” che permette di utilizzare le mappe per creare dei percorsi, per creare una visualizzazione a 360° del percorso. Un altro esempio di app è Move It, che sviluppa consigli sul traffico, riconosce il traffico in tempo reale, calcola il percorso migliore utilizzando i mezzi publici per raggiungere un certo luogo; le mappe non le ha create Move it, nemmeno i mezzi pubblici, si appoggia ovviamente a Google Maps e anche Atm. Google Maps viene utilizzato anche da società di assicurazione per mettere a disposizione sistemi di valutazione per capire in che zona si trovano immobili da assicurare e per fornire una serie di info ai clienti. Il range di questi ecosistemi di applicazioni di settore che poggiano sul database delle big five e che partecipano così all’economia di quella piattaforma è molto ampio e diversificato. Qualcosa torna anche a noi utenti di questo database, non solo in forme di servizi (persone che puoi conoscere, pubblicità) ma anche: -in forme di insight sul nostro profilo (se apriamo una nostra pagina anche noi possiamo su noi stessi avere una valutazione della nostra piattaforma/attività - osservabilità di tutte le attività degli amici e dei follower -suggerimenti di consumi simili (“The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a chi ha comprato ciò che hai comprato tu, mediamente compra anche questo” ) -valutazioni sul prodotto che ci interessa. Quindi alla fine, questa restituzione che le piattaforme fanno a noi di questo database ha anche una serie di effetti relativi a come noi ci sentiamo all’interno dell’ambiente virtuale, genera un’azione di consapevolezza degli altri, delle loro esperienze, dei loro scambi svolti all’interno degli spazi virtuali. Anche rispetto alle notizie e fatti di cronaca che ci vengono restituiti noi abbiamo, proprio grazie alla restituzione del dato (quantità di like, visualizzazioni, commenti…), consapevolezza dell’evoluzione dei sentimenti pubblici nei confronti degli eventi quali notizie sono maggiormente seguiti, partecipati, condivisi e quali no MERCIFICAZIONE All’interno delle piattaforme gli oggetti (immagini, foto, video, post), le attività degli utenti (like, commenti, reazioni), le emozioni e le idee che vengono espresse in questi contenuti vengono trasformati in beni commercializzabili. Le “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a valute” con cui vengono scambiati non sono solo il denaro, può anche essere uno scambio che ha come oggetto l’attenzione, i dati, gli utenti e a volte anche il denaro. Quello che si viene a realizzare in questo processo di mercificazione è ciò che gli autori di Platform Society definiscono MERCATI MULTISITUATI: le piattaforme fanno da mediatore, sono in grado di aggregare, facilitare e controllare le connessioni e le transazioni tra gruppi diversi di utenti. Connettono in questo processo di mercificazione gli utenti finali (noi), gli inserzionisti (coloro che sono interessati a una comunicazione pubblicitaria) e i fornitori di servizi (per esempio i micro-imprenditori). Per spiegare cos’è un mercato multisituato dal punto di vista di una piattaforma di settore AIRBNB Airbnb è una piattaforma che coordina/connette con un vantaggio economico, tanti tipi diversi di soggetti (utenti finali, micro-imprenditori che affittano, eventuali inserzionisti pubblicitari e magari altri fornitori di servizi) che ruotano intorno alla piattaforma e che hanno tra loro relazioni economiche diverse (tramite airbnb l’utente finale ha una relazione economica con il micro-imprenditore, il micro-imprenditore ne ha una con il fornitore di servizi e con l’utente finale e l’inserzionista ce l’ha con l’utente finale). I meccanismi economici che, di solito, reggono questi mercati multisituati sono : -transazione commerciale (di cui alla piattaforma resta una percentuale degli incassi) -pubblicità personalizzata (quando non c’è la transazione economica legata al pagamento di un servizio), cioè accesso e contenuti sono offerti gratuitamente (accedo a airbnb senza pagare) e questo consente alla piattaforma di massimizzare il numero di utenti (in quanto è gratuita) e quindi facilitare una raccolta di dati più ampia e ricca. Quindi, in cambio all’offerta gratuita di un servizio molte più persone sono disponibili ad utilizzare la piattaforma, quindi la raccolta dei dati è più ampia e più facile perché in cambio dell’iscrizione si ha un servizio gratuito, ed è quindi percepito come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a a vantaggio” dell’utente finale. Ciò spinge anche sulla creazione di contenuti generati dagli utenti perché questi migliorano la qualità della raccolta dei dati, non solo più geografici. -data services io, piattaforma, ho raccolto molti dati (o pochi ma precisi su un target piccolo) e vendo questi dati: offro gratuitamente una parte dei miei dati perché mi interessa che esistano e crescano anche delle piattaforme di settore o dei soggetti terzi, sono quindi disposto a cedere un po’ dei miei dati perché il fatto che esistano piattaforme di settore(come airbnb) serve anche a me, piattaforma (fb). Questo è un esempio di scambio di dati. Oppure faccio pagare per accedere ai miei dati, a volte non faccio pagare le piattaforme ma degli operatori di alcuni settori es: faccio pagare operatori del settore dell’informazione per sapere qual è il profilo socio demografico degli utenti che seguono un certo topic, o anche del settore della salute, in America ad esempio ci sono molte piattaforme che offrono dei servizi basati sull’elaborazione di dati. Ciò consente alle aziende di raggiungere precisamente il loro target con un investimento pubblicitario, perché alle volte non importa quante persone si raggiungono ma raggiungere coloro che sono davvero interessate. 2)REPUTAZIONE E TREND (privilegiare contenuti che rappresentano dei trend) Le piattaforme selezionano e offrono agli utenti i contenuti che rappresentano dei trend tra gli utenti delle piattaforme. Quindi, i temi che appaiono “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a trending” in alcuni momenti specifici verranno proposti con maggiore insistenza Si visualizzano di più i contenuti che hanno una buona reputazione (molti commenti positivi, molti like) e i contenuti che entrano nei trending topic Quali sono i contenuti trending? Cosa vuol dire essere un trending topic? Trending topic: è la selezione algoritmica dei contenuti, parole ed elementi che hanno generato l’incremento più ampio nel coinvolgimento degli utenti. Non è la diffusione bensì la spreadability, la capacità che hanno alcuni testi mediali di crescere rapidamente. Le piattaforme privilegiano i contenuti che generano un ampio e veloce incremento di coinvolgimento degli utenti. Inoltre, ci sono contenuti che sono ADATTI alla diffusione rispetto ad altri: -le challenges di canzoni su TikTok (quindi coreografie, musiche), che generano un’ampia e veloce diffusione -gli hashtag, spesso abbinati a forme di mobilitazione sociale, politica e culturale. (non è l’hashtag che più persone usano, ma l’hashtag che ha generato l’incremento più ampio di coinvolgimento degli utenti (che quindi sono passati da 0 a 100 nel minor tempo) Esempio: #blacklivesmatter, è diventato importante perché cresciuto molto velocemente in pochissimo tempo Inoltre, la selezione algoritmica privilegia i contenuti con una buona reputazione; per fare ciò la buona reputazione va costantemente nutrita dagli utenti, a cui viene costantemente chiesto di “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a recensire”; costruire la reputazione degli altri utenti e dei contenuti/prodotti. (soprattutto applicato alle piattaforme di settore su Airbnb le offerte che ci vengono mostrate sono un mix tra la personalizzazione (i dati che abbiamo lasciato come tracce attraverso scelte precedenti) e i contenuti con una buona reputazione; quindi case simili a quelle che abbiamo già scelto ma con buone recensioni). (i commenti, le recensioni vere e proprie, le stelle; sono tutte forme di recensioni/espressioni di giudizio, funzionali a garantire una quantità di materiale sufficiente perché funzioni questo processo di selezione algoritmica) Lo scopo di questa “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a buona reputazione” è di attribuire fiducia agli altri o ai prodotti/servizi Tipicamente, i siti in cui avvengono “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a scambi tra pari” utilizzano il concetto di reputazione, come Ebay che è stato uno dei primissimi siti che ha consentito la compravendita di prodotti tra pari (sulla base di un asta o vendita diretta) in cui ci sono una serie di indicatori reputazionali che fanno riferimento alla soddisfazione del cliente (le altre persone che hanno comprato un articolo cos’hanno detto), a quanti clienti lo hanno già comprato e alla reputazione che il venditore è riuscito a costruirsi (feedback positivi) sono tutti indicatori reputazionali che portano alla fiducia grazie a un meccanismo collaborativo che vede da un lato le piattaforme premere per avere delle recensioni per costruirsi la reputazione e dall’altro gli utenti che rilasciano recensioni per averne in cambio indicatori d’affidabilità Queste metriche di reputazione NON sono generiche, tutto ciò si basa sulla standardizzazione; funziona se il modo che ho per esprimere la qualità del venditore è uguale per tutti e possibilmente anche uguale tra le piattaforme (la stella, il feedback sono elementi di standardizzazione) MODERAZIONE Le piattaforme selezionano anche alcune tipologie di contenti che non ritengono “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a adatti” e li rimuovono. I contenuti, quindi, vengono selezionati sulla base dei criteri di accettabilità che ciascuna piattaforma ha definito I contenuti rimossi sono quelli che non corrispondono a quelli che ogni piattaforma ha definito criteri di accettabilità Queste piattaforme, quindi, finiscono per definire cos’è accettabile o meno nell’ambito della comunicazione sociale; non tanto perché mettono in gioco meccanismi di selezione positivi, ma più per quelli negativi, che implicano la rimozione o cancellazione di contenuti. Es: criteri di accettabilità di Facebook Facebook ritiene accettabili i contenuti che abbiano sicurezza e autenticità, in quanto Facebook si definisce come un luogo sicuro (no minacce, no intimidazioni, no esclusioni o limitazioni del diritto d’espressione altrui, nonostante ci sia un sacco di hate speech su Fb, perché non è facile distinguere la libertà di espressione dalla minaccia/intimidazione) e un luogo autentico (no rappresentazioni fuorvianti la propria identità o attività; questa non è una questione di fake news, ma di rappresentazioni fuorvianti, non corrispondenti al vero sulla propria identità, come l’esistenza di profili fake o attività economiche che si descrivono falsamente). Le piattaforme, in questo modo, si fanno portatrici di valori (come il valore della sicurezza e dell’autenticità) Esiste, inoltre, all’interno di Facebook un elenco MOLTO preciso di cose non ritenute accettabili divise per categorie: 1)Violenza e contenuti criminali (no contenuti violenti o che incitino ad essa, no organizzazioni pericolose, no pubblicità ad attività criminali) 2)Contenuti deplorevoli (no contenuti che incitano all’odio, no immagini di nudo, no contenuti crudeli o insensibili) 3)Sicurezza (no contenuti che istigazioni al suicidio o autolesionismo, allo sfruttamento sessuale, al bullismo) È quindi come una specie di etica sociale che attraverso questo percorso di moderazione propone qualcosa che ha un impatto sulla società (queste regole valgono in Italia, come in India, come in America, ecc…) Esempio: la foto rappresentante dei bambini in lacrime, di cui uno nudo, lungo una strada mentre scappano dal loro villaggio ormai in fiamme durante la guerra del Vietnam, con dietro i soldati che si stanno allontanando anch’essi dal villaggio che fu attaccato con la famosa sostanza incendiaria chiamata “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a napal”; che ha vinto molti premi ed è intitolata “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a The terror of war”, scattata da Nick Ut, in Vietnam, nel 1972. Questa foto è stata oggetto di un caso che si è verificato nell’ambito delle attività di Facebook. Queste norme che abbiamo visto fin ora, vengono di solito applicate in modo molto rigido in tutto il mondo. Ma in questa foto c’è una bambina nuda (perché i suoi vestiti sono stati bruciati), e se noi non sapessimo tutta la storia che c’è dietro a questa immagine (così come non può saperlo un sistema automatizzato come Facebook) Questa foto ad un certo punto è stata pubblicata da un giornalista norvegese perché vinse molti premi, solo che Facebook l’ha rimossa perché gli era giunta una “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a allert” da parte del sistema automatico di individuazione di elementi che possono violare le norme di Fb, e l’argomentazione che Facebook ha sostenuto a difesa di questa azione era questa : “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a la foto ha una dimensione iconica e storica solo per una parte del mondo, quello occidentale, per cui la guerra del Vietnam è stata un evento storico identificata con una serie di foto tra cui questa; ma dovendo applicare le norme in modo rigido in tutto il mondo ha sostenuto che per la restante parte di esso non avesse avuto questo valore iconico e storico e che quindi fosse solo una foto rappresentante una nudità. Dopo ciò, questo giornalista ha cominciato a costruire un movimento d’opinione a difesa di questa foto , che per altro ha vinto anche il premio Pulitzer, e quindi non avrebbe dovuto essere fraintesa e si è anche sviluppato un movimento dal basso di utenti di Facebook che, in una data precisa, hanno pubblicato in massa questa immagine sul proprio profilo e successivamente allora Facebook ha ritenuto che fosse il caso di ripristinare la foto sul profilo di questo giornalista norvegese e riconoscere che esulasse dai criteri applicati in quanto documento storico. Questo è un caso importante perché ci fa vedere come alle volte si scontrino logiche differenti e di come siano rigide queste piattaforme nell’applicazione delle regole in quanto sono le uniche relative ai contenuti. Quindi, i contenuti da rimuovere sono identificati attraverso tecnologie di rilevamento automatiche (software), ma anche moderatori “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a umani” che valutano attività e contenuti non conformi e collaborazione degli utenti chiamati a segnalare eventuali contenuti non conformi. INFORMAZIONE NELLA PLATFORM SOCIETY La costruzione delle fake news CASE HISTORY a partire da informazioni circolanti sui social si costruisce una specie di verità credibile e condivisa che magari si basa su premesse false o informazioni non corrette (quindi non parliamo di fake news come di una costruzione volontariamente falsa di una notizia, ma come costruzione di una verità apparentemente credibile) Tutto ciò nasce dalla disintermediazione, dal fatto che tutti noi sui social possiamo pubblicare dei contenuti, anche informativi, e non sempre sono corretti; magari scriviamo ciò che noi pensiamo di aver capito, ma non è sicuramente un contenuto di un esperto, certificato come vero. Il fatto che molti di noi si facciano testimoni di eventi e raccontino ciò che gli sembra di aver capito, finisce per costruire delle forme di verità che rientrano in quella che è stata definita “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a post verità” e che sono tipiche dei social. (a proposito del Covid video che testimoniavano gli ospedali vuoti alla fine si scopra che era la sala d’attesa, e quindi per forza vuota; ma ad una persona comune ciò non è dato saperlo e ha creato così una finta verità condivisa) Analizzando la campagna elettorale americana del 2016 (Trump/Clinton): Il caso di Austin -Texas il 9 novembre del 2016 Erik Tuker (40 follower su Twitter) mette online un tweet in cui ipotizza che i manifestanti anti Trump che si erano raccolti ad Austin non fossero lì spontaneamente ma fossero stati portati con un pullman dai sostenitori del candidato democratico, le foto dei pullman sono accompagnate dalla descrizione “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Anti-Trump protestors in Austin today aren’t as organic as they seem, here are the busses they come in” Dopo alcuni giorni il suo tweet era stato condiviso 16.000 volte su Twitter e più di 350.000 volte su Facebook Il problema è che il tweet si basava su un’interpretazione errata dei fatti Quest’uomo, improvvisandosi giornalista, prima di pubblicare le foto e il post però, ha fatto una rapida ricerca su Google per vedere se lo stesso giorno stesse succedendo qualcos’altro ad Austin collegato ai pullman (se fossero venuti per qualcosa in particolare). Il post è accompagnato da alcuni hashtag: #fakeprotest #trump2016 #austin. Se non avesse messo hashtag questo post sarebbe stato visto dai suoi follower e nessun’altro; invece i primi due hashtag rendono questo post visibile a tutti coloro che hanno cercato contenuti relativi a questi hashtag e seguono questi flussi di discorso, tra cui: i supporter di Trump, quelli organizzati (strutturati in gruppi che agiscono anche all’interno di altre piattaforme come gruppo di sostegno, e che chiaramente sono molto vicini all’idea che le manifestazioni anti-Trump siano sostenute dai democratici) ; il tweet viene quindi rilanciato su un’altra piattaforma chiamata “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Reddit”, di social news, in cui le persone si riuniscono all’interno di gruppi e condividono notizie su temi che gli interessano, in questo caso il post è stato condiviso da un gruppo di supporter di Trump ed è stato fatto nel modo in cui loro hanno interpretato la notizia scrivendo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a They found the buses! Dozen lined up just blocks away from the Austin protests”, tutto ciò diventa una breaking news. 10 novembre, il tweet fa un altro salto e finisce in un forum (di cui probabilmente fa parte un membro dei supporter precedenti) su Facebook chiamato “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a free republic” e questa volta ha come descrizione l’insieme dei due testi e il tutto diventa ancora più credibile, più apparentemente vero. A questo forum non hanno accesso solo persone comuni ma anche personaggi politici (conservatori) che non hanno neanche loro il tempo di andare indietro a vedere se questa cosa è vera e quindi, a sostegno di una cosa di cui loro già sono convinti, lo condividono sulle loro pagine Facebook. Questo iniziale tweet, quindi, compare in Facebook come post di personaggi politici che rappresentano l’area conservatori come per esempio Robertson Family Values. Si aggiunge così un altro effetto di veridizione in quanto non è più solo l’uomo comune ad aver condiviso questa cosa, ma lo hanno fatto due forum e un profilo politico importante. -Omofilia delle reti (riferimento a filter bubble ed eco chambers): si definisce omofilia delle reti sociali l’attrazione tra soggetti dovuta alla presenza di tratti comuni (insieme di valori) e la tendenza di questi ad associarsi e a stabilire legami con gli altri simili Spesso contribuisce a strutturare le reti di relazioni degli individui e influisce sul loro comportamento, ovviamente l’omofilia delle reti sociali esiste anche nei social media dove: -spesso contribuisce a strutturare le reti di relazione degli individui e influisce sul loro comportamento comunicativo (nei social mancano ovviamente molti altri aspetti che ci fanno entrare in relazione con le altre persone nella realtà come vivere vicino, ritrovarsi insieme e fare un’attività… nei social l’elemento principale che mette in comune le persone è il riconoscimento di una certa similarità) Nella “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a vita reale” ci sono due grandi aree del riconoscimento di una similarità: l’omofilia “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a di status” -età, etnia, religione (nei social molto meno influente e riconoscibile) l’omofilia “di valori” basata appunto su valori, attitudini, credenze (nei social elemento fondamentale, come mi pongo agli altri, in cosa credo, cosa ritengo giusto e sbagliato sono tutti aspetti importanti nel riconoscersi simili e affini a qualcuno sui social) Quali sono gli effetti dell’omofilia delle reti nei social media? 1) Percezione di somiglianza incrementale (una sorta di meccanismo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a ad accumulo”): -più percepisco alcuni soggetti come simili a me, più interagisco con loro (like, share, mention) -e più interagisco con loro, più mi è evidente la loro somiglianza “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a La percezione di omofilia incrementa la quantità di relazioni comunicative che si instaurano tra due o più soggetti e questa densità di relazioni incrementa anche la percezione di essere simili” Barnet e Benefield, 2017 Ciò succede perché si continua a porre l’attenzione sulle persone con cui interagisco e ciò mi porta ad avere sempre maggiore sicurezza/certezza che ci siano molti elementi di similitudine 2) Sviluppo di sistemi di significati condivisi il circuito chiuso di relazioni tra soggetti che si percepiscono come simili genera sistemi simili di interpretazione dei fatti e degli eventi (se percepisco che un mio contatto social la pensa come me su un argomento ciò conferma ancora di più la mia credenza su quell’argomento) Es: caso di Austin, le persone anti Trump si sono sempre più consolidate per sostenere quell’ipotesi “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a in un mondo connesso quello che fluisce attraverso le reti, fluisce attraverso confini tra similarità. La capacità di connetterci con altri simili a noi consente di far circolare i contenuti attraverso spazi e tempi in un modo radicalmente nuovo, ma c’è anche l’altro lato della medaglia… In un mondo di media connessi, è facile non avere accesso a punti di vista di persone che la pensano in modo diverso da noi” Danah Boyd, 2009 3) Incremento di credibilità i contenuti condivisi da un “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a contatto social” che condivide le proprie posizioni culturali o narrazioni degli eventi acquisiscono un surplus di credibilità (chi condivide il nostro punto di vista ci sembra più credibile) “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a i contenuti diffusi all’interno di reti omofile, acquistano particolare valore proprio in relazione al fatto che vengono ricevuti in modo selettivo in quanto corrispondono a interessi, temi e valori propri di una specifica rete sociale” Baresh at al, 2011 Nel caso di Austin -i soggetti che attivavano le cascate di ri-condivisioni spesso appartengono a reti omogenee (il gruppo di supporter di Trump su Reddit, il forum repubblicano FreeRepublic, i fan delle pagine dei politici su Fb…) -la maggior parte delle condivisioni è avvenuta all’interno di reti omofili e molto veloci -il tweet di partenza viene rapidamente incluso in flussi di comunicazione che coinvolgono individui impegnati politicamente (in questo caso) che più facilmente filtrano i messaggi privilegiando fonti a loro vicine, evitando le informazioni che possono mettere in discussione le loro posizioni La terza “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a lesson learned” imparata è: -Ci sono logiche di credibilità come si sviluppa la fiducia nei social? (elemento fondamentale della comunicazione) (fiducia reciproca sul fatto che ci sarà una comunicazione cooperativa e che non ci si imbroglierà su ciò che si è veramente): -la fiducia è anche la misura della certezza che un soggetto o più soggetti si comporteranno nel modo previsto (come mi aspetto io, quindi qualcosa di vero e trasparente; un contenuto degno di fiducia) (Si parla di “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a misura” della certezza perché posso fidarmi parzialmente o totalmente) Premessa: nella co-evoluzione tra modelli di comunicazione attivi in un contesto sociale e fiducia si sono creati: -la riduzione della fiducia nei media tradizionali (chiamata anche “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a fiducia sistemica” = fiducia nel funzionamento delle organizzazioni/istituzioni e nelle loro regole ci fidiamo del tg perché i giornalisti hanno verificato le fonti e ci restituiscono una notizia credibile) -un incremento della fiducia nelle reti e nelle fonti comunitarie (sono fonti comunitarie le testate locali per esempio così come anche le reti sociali in cui circolano le informazioni, come un gruppo/ una testata che seguo su un social, pensate per audience specifiche che consentono un dialogo e un coinvolgimento diretto degli utenti). Ciò succede perché alle fonti comunitarie attribuiamo una fiducia interpersonale, basata su una rete di relazioni reciproche. Quandt, 2012 I social media hanno un peso nel fatto che la fiducia interpersonale sia cruciale nella contemporaneità, che da parte di essi è sostenuta dall’intensità delle relazioni: reciproche, cooperative e regolari (like reciproci, regolari, attenti) La fiducia è una PREcondizione della comunicazione, nel senso che ogni forma di comunicazione si basa su una concessione di fiducia, su un accordo portante su cui si basa la relazione comunicativa. Quine e Davidson l’hanno chiamato anche “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a principio di carità o di benevolenza interpretativa”, ovvero “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a quando sono predisposto a comunicare con te, apro verso l’altro un credito in termini di fiducia, concedendogli la mia disponibilità a credere che l’altro si comporterà come mi aspetto”, e senza questo principio non c’è comunicazione. Su che basi io mi apro verso l’altro? Mi apro verso l’altro perché confido che l’altro possa ascoltarmi e capirmi, sia disponibile a farlo e contemporaneamente lo faccio immaginando che anche lui abbia qualcosa di significativo da comunicarmi. Un altro aspetto della fiducia come precondizione parte dal presupposto che io ho fiducia nel fatto che l’altro sia come appare e sia quello che dice di essere (pensando ai social è abbastanza una “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a scommessa” questa dimensione, in quanto ognuno di noi deve fidarsi quando conosce qualcuno per avere una relazione comunicativa però attraverso i social media è molto difficile filtrare cosa è sincero da cosa non lo è) Un ulteriore aspetto è quello legato alla dimensione della verità, e quindi che ci sia un’autenticità dei soggetti che comunicano e una disponibilità a credere vero ciò che ci si comunica (che l’altro creda alla verità di quello che dico e quindi della mia “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a faccia”). Infine, la fiducia che si apre nel rapporto comunicativo è anche dettata dall’ aspettativa che l’altro si comporterà in modo corretto nel gestire la comunicazione, senza manipolarla ad esempio, e che sarà cooperativo e rispettoso degli impegni, sincero su di sé e sul mondo. Quindi, possiamo dire che la fiducia nasce dalla relazione tra una credibilità proiettata (quello che io faccio per rendermi credibile) e una credibilità percepita (quello che gli altri fanno per riconoscermi credibile). Quindi, la credibilità rende possibile, consolida e conferma tutti questi atti di fiducia. Questa dimensione è poi attiva ovviamente in tutti i meccanismi di comunicazione social e in tutti quei processi di costruzione delle fake news che si basano proprio su meccanismi di concessione di fiducia e di riconoscimento di credibilità. La fiducia interpersonale, basata sulla rete di relazioni reciproche e sulle sue qualità è sostenuta nei social media da: -intensità di relazioni reciproche, cooperative e regolari (anche perché questo tipo di fiducia si sviluppa in contesti piccoli come fonti comunitarie/locali ed è quindi più semplice stabilire relazioni costanti e regolari) -like reciproci, attenzione costante… Questa continua attività di relazione reciproca costituisce un senso di familiarità diffusa (ci si riconosce come simili e ci si riconosce come tali). I tre grandi tipi di credibilità su cui reggono i meccanismi di fiducia sono: -credibilità cognitiva (sulla base delle nostre relazioni con il soggetto/medium/interlocutore che ci parla e lo si definisce competente/esperto; attribuendogli quindi credenza e fiducia razionale, basata anche su costi e benefici se riconosco qualcuno come competente gli credo perché può rispondere a un mio bisogno) credo in chi parla perché: -è competente -è riconosciuto credibile per la competenza in uno specifico settore -è “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a l’esperto” (i mezzi di comunicazione/le fonti informative attraverso le quali parla un esperto che io ascolto) -credibilità normativa (sulla base delle relazioni con il soggetto lo si può definire espressione di valori (che abbia valori simili ai nostri) o status desiderabili (per noi, come qualcuno che ci sembra più affidabile di qualcun altro) ; fiducia basata sulla stima e sul rispetto, più che sulle competenze razionali) credo in chi parla perché: -incarna valori che si ritengono desiderabili, rappresentando così il “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a modello ideale” (dimensione aspirazionale) -è credibile per l’insieme di valori che rappresenta, è un “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a leader carismatico” -credibilità affettiva (le relazioni con il soggetto hanno permesso lo sviluppo di una relazione affettiva; fiducia basata sull’identificazione e sulla familiarità) motivo per cui ci fidiamo di nostra madre, della nostra migliore amica… Quindi non sviluppata sulla competenza, né sull’aspirazione di valori condivisi, ma solo perché abbiamo costruito con queste persone delle relazioni nel tempo di tipo affettivo che comportano la fiducia reciproca. credo in chi parla perché: -ha con noi un rapporto affettivo la credibilità cognitiva è in difficoltà in quanto è più difficile definire competente un soggetto all’interno dei social, non perché non ci siano gli esperti, ma perché in molti casi noi non veniamo a conoscenza di un contenuto direttamente dalla fonte primaria e perché anche gli esperti quando si collocano “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a alla pari” in relazione con gli altri all’interno di un social, rimangono esperti ma nell’ambito di una relazione di fiducia interpersonale, e quindi quella posizione di “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a superiorità” basata sulle competenze viene un po’ meno, e ci fidiamo quasi di più per la quantità e qualità di relazioni che abbiamo con loro (quanto li seguiamo, quanti like abbiamo messo, come si pongono come persone referenti di un insieme di valori) e non più per una credibilità puramente cognitiva. (situazione 1: l’esperto può essere un medico, un avvocato, un giudice e mi trovo in una relazione interpersonale: io ho bisogno di qualcosa, l’esperto me lo da situazione 2: i media mi mettono in scena l’esperto che non a caso parla o dal suo studio, o dall’ospedale, insomma da un luogo che lo riconosce come tale. Nel momento in cui questo esperto “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a si abbassa” nell’ambito della comunicazione social (come se fosse un’arena comunicativa) le relazioni sono più paritarie; dove io posso interagire con l’esperto e non c’è più una barriera): fiducia non puramente cognitiva (ma insieme di affettiva e normativa) All’interno delle piattaforme social le due radici di credibilità che rimangono sono: 1- la pagina della testata giornalistica (o sommario e quindi insieme di servizi che raccontano una notizia) 2-la modalità ricerca attraverso Google Quali sono le differenze? Il concetto di pagina o sommario è andato man mano disaggregandosi, diventando sempre meno significativo e importante, a favore della singola notizia. (se leggo un quotidiano quando arrivo alla notizia che mi interessa (esempio di Joe Biden) trovo un’intera pagina, la quale mi restituisce il contesto, mi ricorda come si sono distribuiti i voti, mi ricorda i ricorsi fatti da Trump.) se cerco su Google “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Biden grandi elettori” escono diversi articoli, perché il lavoro che fanno i motori di ricerca è: ogni singola storia diventa un prodotto separato, nudo sul mercato; decontestualizzato dall’insieme delle storie che lo caratterizzano e ha un percorso di vita totalmente suo; vive o muore sulla base dei propri meriti in termini di remunerazione.) Queta è una disaggregazione che riguarda anche l’interno dei prodotti informativi, in quanto essi sono pensati sempre come aggregati (il giornale è un aggregato in cui gli articoli stanno insieme a spiegarsi gli uni con gli altri) mentre i video dei servizi giornalistici noi li percepiamo come singoli prodotti separati nella loro individualità. L’avvento delle piattaforme, quindi, ha portato una grande trasformazione del modo con cui noi accediamo alle notizie (frammentato, disaggregato, singolo) e anche una trasformazione rispetto ai prodotti informativi in sé che si sono progressivamente disaggregati passando attraverso le piattaforme. Il primo effetto di questa vicenda è stato che le testate hanno progressivamente perso il controllo sulla “curatela” delle notizie, ovvero sull’offerta di una copertura delle notizie accurata ed estesa basata su più articoli, dandoci un contesto ampio, mostrandoci diversi aspetti; lavoro invece tipico della testata giornalistica/televisiva Riaggregazione: Tutti questi frammenti messi in circolazione sulle piattaforme dall’avvento dei motori di ricerca hanno poi trovato anche dei punti di riaggregazione (che non sono evidentemente le testate giornalistiche da cui sono partiti), quindi quali sono? Sono riaggregazioni a carico delle piattaforme; tutte queste notizie frammentate si riaggregano nei servizi di news delle piattaforme (come google news che prende tutti questi elementi disaggregati costituiti dai singoli articoli delle diverse testate e li rimette insieme in un unico database è un riaggregatore di frammenti di articoli informativi provenienti da diverse fonti riproposti e riconfezionati dalla piattaforma stessa con la possibilità di trovare argomenti cercando per parola chiave. Su Google News si trovano quindi articoli provenienti da diverse testate giornalistiche, ma esso non li ordina in termini di rilevanza, quindi è facile trovare un articolo del Corriere della Sera affiancato a un articolo di “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Today.it”; sono inoltre notizie a diverso statuto (blog, testate, podcast). Quello che è importante è che questi motori di ricerca (aggregatori) cominciano a diventare, negli anni 90, il primo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a gateway” (portale di accesso) alle notizie, piuttosto che le testate. Il punto è che le notizie vengono mostrate sulle logiche di popolarità, quantità di like, condivisioni… totalmente indipendenti dalla qualità della notizia, dalla sua rilevanza; quindi questi nuovi aggregatori diventano i nuovi filtri con cui noi accediamo all’informazione. Tutto questo fenomeno prosegue anche negli anni 2000, perché la disaggregazione è spinta anche dall’avvento dei social, nei quali continuano a circolare contenuti informativi in modo disaggregato (sempre il singolo articolo, il singolo video stesso modello del motore di ricerca) ed ha continuato ad esistere sui social anche la caratteristica della “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a casualità” delle notizie, senza essere ordinate per rilevanza o per qualità. (se apro la mia home di Facebook posso trovare articoli della Repubblica o del Tg e sottostante un post di un mio contatto ritrovo proposte notizie a diverso statuto). Passando dai motori di ricerca alle piattaforme social: disaggregazione dei contenuti riaggregazione dentro il flusso delle bacheche secondo una logica che unisce soggetti a diverso statuto. La disaggregazione continua negli anni 2000 I protagonisti non sono più i motori di ricerca ma le piattaforme social, che continuano in questo processo di disaggregazione/frammentazione (non vediamo mai l’intera pagina di un giornale ma solo singoli articoli, l’unica eccezione la fanno le stories che, pubblicate in sequenza, possono dare una visione più ampia e completa) -le piattaforme stano proponendo forme di consumo “nativo delle news” -continuiamo a trovare contenuti vicini proposti con lo stesso statuto da soggetti estremamente diversi (persone comuni, testate giornalistiche, gruppi…) Anche i processi di riaggregazione continuano negli anni 2000: le piattaforme stesse stanno proponendo delle piattaforme di riaggregazione delle notizie sul modello Google News, si stanno qualificando come soggetti che fanno informazione, come aggregatori. Non producono contenuti originali, ma diventano il gateway attraverso cui accedo alle informazioni, proponendo una selezione tra processi di selezione della piattaforma stessa e scelte di testate da parte dell’utente. Le piattaforme che propongono questa riaggregazione di notizie sono di due tipi: -quelle social (in particolare Facebook) -quelle che propongono i device (per esempio Apple) Questo significa che il fornitore di notizie non è il produttore (cosa che invece accade con i media tradizionali come i telegiornali e i giornali), la piattaforma si propone e si da l’obiettivo di diventare il primo punto di accesso delle news, mettendo insieme le notizie in nuovi formati, diventando il punto principale da cui partiamo (e forse terminiamo) l’accesso alle notizie cambia molto il rapporto tra noi e chi realizza i servizi giornalistici, che diventa sempre più complesso. Il primo tentativo di muoversi su questo versante da parte di Facebook è stato quello della proposta degli “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a instant articles”: articoli di testate giornalistiche tradizionali che vengono pubblicati direttamente sulla piattaforma; le organizzazioni giornalistiche “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a consegnano” i loro contenuti alle piattaforme dove possono essere consumati e connessi con le inserzioni. (il corriere della sera invece che pubblicare un articolo sul suo sito e poi aggiungere il link per Facebook, lo pubblica direttamente su Facebook realizza sulla propria pagina Facebook un piccolo prodotto culturale, ricco di immagini e link, che è nativo rispetto alla piattaforma Facebook; un post multimediale e interattivo che contiene un articolo E’ come la differenza tra fare un video, salvarlo e poi caricarlo su Fb oppure farne uno direttamente su Fb) I vantaggi di questi articoli istantanei: -articoli più veloci da caricare in quanto sono già lì, non c’è bisogno di aspettare di passare a un altro link o pagina, sono già caricati sulla piattaforma -aumento del coinvolgimento -diminuzione della frequenza di rimbalzo (di chi si stufa ed esce) Grazie a questi articoli quindi Facebook propone, come una nuova partenship con gli editori, non solo la possibilità di avere una pagina sulla piattaforma ma anche di poter pubblicare direttamente gli instant articles Questa è la prima chiave attraverso cui Fb, il quale sta pensando da tempo come capitalizzare il fatto d’essere diventato una fonte informativa, cerca di capire come dare una forma e una struttura conveniente a questo esser diventato una fonte informativa Che cosa caratterizza questi instant articles? -velocità e qualità -essendo formati già nativi “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a nascondono” la presenza dell’editore dietro la notizia uniformandola agli altri contenuti digitali (si perde ancora di più la percezione che dietro ci sia un giornale) Perché questi articoli poi non hanno avuto tutto il successo che si aspettava il team di Facebook? Perché riducono il controllo degli editori sul rapporto con l’audience, che non è più misurabile sulla base di quello che il pubblico fa sul sito della testata giornalistica, di conseguenza il controllo su ciò che i lettori leggono, sui loro interessi, diventa meno facile per le testate giornalistiche (sono un programma di hosting che consente agli editori di estendere le campagne pubblicitarie o di attivarne di specifiche, e questo dava l’idea di incrementare il numero di spazi pubblicitari che la testata poteva vendere) Ovviamente Facebook ha agito per un suo interesse, in quanto questi instant articles sono vantaggiosi per loro perché trattengono gli utenti sulle piattaforme (che invece salterebbero da un sito di una testata giornalistica ad un altro), permettendo di raccogliere e controllare sempre più dati. Allora Facebook, che non se ne sta con le mani in mano, sta studiando un’altra proposta, chiamata “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Facebook news”, esistente da giugno negli USA e che dovrebbe arrivare in Europa nei prossimi anni. Facebook News è una sezione di Facebook stesso, che è stata pensata con una propria icona, che contiene: - una selezione di articoli di testate giornalistiche o comunque media tradizionali (non solo a stampa) che io vedo sulla base di 3 criteri: 1- Personalizzazione (io posso indicare a Facebook News che voglio vedere le news delle pagine che seguo (e che quindi ho gia preso come miei riferimenti es: se seguo la pagina del corriere della sera potrò mettere come filtro che io veda solo articoli del corriere) 2- Notizie scelte in base a ciò che gli utenti leggono e condividono (sulla base di ciò che ho gia visto, gia letto, gia condiviso, Facebook mi manda degli altri articoli) 3- Notizie del giorno selezionate da un team di giornalisti assunto dalla compagnia (finora queste piattaforme non avevano delle redazioni giornalistiche, e anche in questo caso non saranno giornalisti che producono, ma che scelgono, definendo quello che è il sommario della giornata. Questo è un passo avanti rispetto agli instant articles, c’è una vera e propria struttura di riaggregazione che mette insieme scelte dell’utente, logiche algoritmiche e il fattore umano, un team di giornalisti che confeziona una sorta di prima pagina di selezione di notizie del giorno per Facebook News. Questa riaggregazione va evolvendosi nelle sue forme, nel modo di articolarsi. Diventa una nuova struttura tra noi e le notizie Perché gli editori dovrebbero aderire a questa proposta che fa loro Facebook? 1) Perché in questo modo i loro contenuti entrano nel flusso, che altrimenti farebbero fatica in quanto il formato cartaceo è ormai molto in disuso e non riuscirebbero a raggiungere molte persone. Il supporto digitale è quindi quello più efficace per far sì che una testata giornalistica riesca ad arrivare al suo pubblico 2) Perché gli editori guadagnano sulla base delle visite o della pubblicità presente sulla piattaforma Abbiamo quindi visto che nella relazione tra testate giornalistiche e piattaforme social ci sono due possibili strategie che possono essere applicate: 1- Strategie di network (i social consentono la circolazione a link di contenuti per reindirizzare le audience al sito web dell’editore come Facebook News: fb e gli editori fanno rete, fb fa circolare brevi sintesi e link -L’incremento dei canali (grazie alle piattaforme) attraverso cui si possono raggiungere gli utenti è uno svantaggio dal punto di vista della vendita di spazi pubblicitari perché più sono i canali, meno si può fare pagare l’accesso a quei canali (il rapporto tra informazione e pubblicità è nato quando c’erano pochissimi mezzi e media, come il giornale e la tv; oggi le testate sono aumentate, ce ne sono moltissime e di conseguenza c’è un numero molto più alto e diversificato di utenti da raggiungere se sono l’unica testata la pubblicità all’interno del mio sito sarà molto costosa; se ci sono 10 testate ci sono più possibilità di raggiungere persone e il prezzo dell’acquisto di spazi pubblicitari diminuisce ) “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a online la relazione tra contenuti, pubblico e pubblicità genera molti meno ricavi di quanto non avvenisse offline” Turow, 2011 Questo perché la possibilità di comprare spazi pubblicitari su un sito web o su un canale digitale è ampissima, quindi non si riesce a quantificare il costo di ogni singola inserzione in modo così alto come si faceva prima Giustamente le testate hanno bisogno di fondi per pagare i giornalisti che lavorano, i costi di stampa, di produzione ecc…, l’acquisto delle copie non è abbastanza per garantire una produzione di notizie di qualità e quindi ce ne devono essere delle altre. Una comunicazione di prodotto corretta (se non dice cose false ecc..), è pur sempre una comunicazione informativa, anche se di tipo promozionale o pubblicitario, può stare (sottostando ad alcune regole) all’interno di una testata Contemporaneamente questa crisi ha fatto nascere altre forme di pubblicità, diverse da quelle che conosciamo, come l’annuncio messo sull’edizione a carta stampata del giornale e nemmeno l’inserzione all’interno di un social; sono invece forme di pubblicità che stabiliscono un rapporto diverso tra contenuto ed advertising, sono nate per rispondere al bisogno di sostegno economico che hanno le testate. Queste nuove forme di pubblicità, tipiche della platform society, si chiamano NATIVE ADVERTISING Native sia perché è nativo delle piattaforme digitali, ma soprattutto per il legame che ha con il tipo di contenuto “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Il Native Advertising fa riferimento ad annunci a pagamento coerenti con il contenuto della pagina, con il design e il comportamento della piattaforma in cui sono ospitati, in modo che l’utente li percepisca come parte di essa” IAB, Native Advertising Playbook, 2013 Coerenti nel senso che se pur visibili come pubblicità, non sono qualcosa di lontano dai temi di cui si parla all’interno della pagina web in cui compaiono, anzi sono perfettamente legati, sono forme di comunicazione pubblicitaria che noi quasi non distinguiamo dal resto della pagina, percependolo come quasi integrante di ciò che vediamo. Il Native Advertising Blog ha poi stabilito delle altre caratteristiche del Native Advertising: - porta valore, perché essere la pubblicità coerente con i contenuti della pagina fa si che ci siano informazioni in più sullo stesso contenuto, ulteriori informazioni utili per gli utenti -porta integrazione, perché questa pubblicità sembra all’interno del contenuto organico/editoriale (non sembra che la pubblicità interrompa bruscamente la tua lettura/visione) -è trasparente, è chiaramente marcata, non ci possono essere incomprensioni a proposito del suo essere pubblicità -è rilevante rispetto al contenuto editoriale/organico, e anche per la promozione del brand La pubblicità è calata nel contesto dell’esperienza del fruitore (non quello che viene chiamato interaction marketing, ovvero qualcosa che cattura la mia attenzione togliendola dal resto) E’ piuttosto un metodo pubblicitario contestuale (la pubblicità diventa parte dell’esperienza dell’utente/fruitore) Il contenuto e l’advertising si adattano reciprocamente: il native advertising ibrida contenuti e annunci pubblicitari, rendendoli compatibili I vantaggi intravisti nel Native Advertising: -aggirare la “banner blindness”, ovvero aggirare il fatto che ogni volta che leggiamo una pagina web tendiamo a saltare a prescindere gli annunci pubblicitari, rendere invece la pubblicità coerente tende ad aggirare la disattenzione che di solito online viene attribuita a ogni contenuto pubblicitario -creare engagement con l’utente, coinvolgerlo emotivamente nei confronti del brand (es: sto cercando info sulla città di Atene, mentre leggo mi escono pubblicità legate a hotel, attività e cosa vedere ad Atene) -creare forme di “continuous campaign”: instaurare una relazione e conversazione continua con gli utenti a differenza delle campagne tradizioni di interruzione Che relazione possono avere queste campagne di Native advertising con il contenuto? -contenuto brandizzato che parla di temi legati a brand: permette al brand di presidiare temi legati al suo business e al tempo stesso dare al lettore un contenuto rilevante -contenuto brandizzato che parla di temi a cui il brand si vuole legare: permette al brand di presidiare temi di interesse pubblico che arricchiscono la sua identità (es: advertising che si colloca nelle attività di ricerca su Google scrivo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a occhiali”, clicco la voce “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a shopping” nel motore di ricerca, e tra gli occhiali alcuni ci compariranno come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a sponsorizzato” questa è una pubblicità assolutamente NON interrupting; non c’è nessuna interruzione, né visiva, né di fruizione del sito; non mi accorgerei neanche che c’è un contenuto pubblicitario se non leggessi in piccolo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a sponsorizzato”; è una pubblicità contestuale.) (es: advertising che si colloca nelle recommendation di alcune testate giornalistiche molti giornali, infondo o in mezzo alla pagina contenente l’articolo, hanno una serie di piccoli post con copertina e titolo, alcuni riguardanti altre notizie in generale, altri riguardanti notizie sponsorizzate da marchi, in cui non si parla del prodotto preciso, ma di un evento che il Brand sponsorizza, attinente ad alcuni prodotti che il Brand vuole lanciare notizie raccomandate) (es: articolo che tratta un tema affine a un contenuto sponsorizzato il New York Times ha un’asserzione che realizza inchieste pagate/sponsorizzate da un’azienda/brand; queste inchieste sponsorizzate non devono avere dentro i loro contenuti niente che parli del Brand (non nel testo giornalistico, ma a lato, nell’angolo, sotto, sopra…). il titolo “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a negli ultimi 3 decenni il numero di donne nelle carceri americane è aumentato di più dell’80% Netflix, per sponsorizzare la sua serie tv “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Orange is the new black” riguardante appunto questo tema, costruisce insieme al New York Times un’inchiesta molto ricca di animazione, testo e video sulle condizioni delle donne nelle carceri americane; un’inchiesta vera e propria sul contenuto della serie tv. Questo è qualcosa che va oltre alla pubblicità coerente con i contenuti della pagina; è una forma di sponsorizzazione di contenuti giornalistici che non ne altera il contenuto, che anzi fa promozione in modo molto efficace ) I social media di fronte al Covid-19 L’emergenza sanitaria ha determinato un’evoluzione fondamentale nel modo con cui le piattaforme social hanno gestito il loro rapporto con la natura editoriale dei contenuti che pubblicano e l’informazione. Si tratta di un cambiamento che ha riguardato tutte le piattaforme a maggiore diffusione mondiale da cui sarà difficile tornare indietro Con il covid19, delle questioni che erano rimaste aperte, si sono poi risolte per necessità, e per vedere quali di quali questioni si parla, bisogna fare un passo indietro, verso lo scandalo di Cambridge Analytica. Quando Zuckerberg è stato chiamato a rispondere per nome di Facebook a proposito della privacy, dei diritti sui dati ecc… davanti ad alcune commissioni parlamentari, ha detto, anche a difesa della sua company “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a Facebook è una compagnia tecnologica, perché la nostra attività principale è programmazione, scrivere codici, costruire prodotti e servizi per altre persone” questo gli toglie responsabilità rispetto ai contenuti pubblicati su Facebook (l’unica responsabilità riguardante i contenuti è quella sui temi etici come violenza, razzismo, odio…), in quanto la sua responsabilità è connessa solo alla riuscita della piattaforma, al suo funzionamento; dei contenuti sono responsabili gli utenti. A seguito di questo discorso, i social media e Facebook sono stati proposti come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a tech-company” (forniscono l’’infrastruttura di piattaforma per chi la vuole usare e non come “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a media-company” (che implicherebbe una responsabilità rispetto ai contenuti veicolati) Ancora, Zuckerberg aggiunge “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a l’ultima cosa che vogliamo fare come company è censurare quello che i politici possono dire su Fb, perché nelle nostre piattaforme le persone devono essere in grado di giudicare da sole quello che leggono e non vogliamo che diventino censurate; anche perché siamo una compagnia privata” Essendo lui rappresentante dei social media, queste sue prese di posizioni sono state importanti e ci hanno lasciato, dopo il 2018 a seguito dello scandalo di Cambridge Analytica, con l’idea che i social media si autodefiniscano come piattaforme tecnologiche (tech-company) e che abbiano quindi la capacità di abilitare alla produzione e condivisione di contenuti, possono regolare la visualizzazione ma non hanno nessuna volontà di mettersi in gioco sul piano della loro natura (tranne che per i temi basilari dell’etica) Ma, all’inizio del 2020, comincia a sorgere il problema di questo corona virus, e insieme al virus stesso inizia a porsi anche il dubbio riguardante le informazioni circolanti a proposito di esso; chiamato “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a infodemia” accanto alla pandemia virale legata alla nostra salute, si diffonde anche un flusso di informazioni sulla pandemia che l’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce così Circolazione di una quantità eccessiva (eccessiva perché circolano più contenuti informativi di quello che effettivamente si sa) di informazioni, spesso non vagliate con accuratezza (perché c’è un bisogno urgente di dare risposte), che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili In questo contesto di infodemia si trovano anche le piattaforme, perché anche lì circola una grandissima quantità di informazioni; ma se rispetto a un’elezione politiza/problema italiano, le piattaforme possono anche dire “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a pazienza se circolano una serie di info non verificate”, quando invece si tratta di fronteggiare la diffusione di un virus con conseguenze che non si erano mai viste prima, fanno fatica a tirarsi indietro, a fronteggiare questa diffusione di informazioni giustificandosi con un “The People Choice”, sottotitolo “How the voter makes up his mind(opionione) in a va be, ma noi siamo solo tech-company” LA POSIZIONE DELLE PIATTAFORME ALL’INIZIO DELLA PANDEMIA: La prima piattaforma a prendere una posizione infodemica: solo nel primo mese dallo scoppio dell’epidemia in Cina, su Twitter vengono pubblicati oltre 15 mln di tweet sul tema; ovviamente raccolgono qualsiasi cosa (fonti verificate, consigli, passaparola, voci di corridoio, rimedi casalinghi). Lavarsene le mani per le piattaforme diventa molto difficile; e la prima piattaforma a prendersi delle responsabilità a riguardo è proprio Twitter, anche per ragioni competitive rispetto a Fb, perché non c’è da dimenticarsi che Twitter stava cercando di conquistare spazi di mercato/affidabilità proprio contrapponendosi alla posizione presa da Zuckerberg e Facebook rispetto ai contenuti; questa occasione ha fatto esplodere la presa di posizione di Twitter. È la prima piattaforma che, a febbraio 2020, si accorda con il Ministero della Salute italiano per inserire un messaggio che rimandi alla pagina internet del Ministero quando la ricerca verte sui temi legati al covid piccolo grande passo Twitter si prende la responsabilità di indirizzare i propri utenti verso una pagina che possa dare informazioni serie (si prende quindi quella responsabilità nei confronti dei contenuti che Zuckerberg non si era preso) -si tratta di un cambiamento strutturale che investe la natura delle piattaforme social e il loro rapporto con il contenuto. (i social non sono tech-company ma soggetti editoriali che agiscono a tutti gli effetti nella sfera pubblica, producendo contenuti informativi, agiscono a livello internazionale, orientando la formazione delle nostre opinioni e anche i nostri comportamenti concreti) Ci sono state anche tante campagne di comunicazione da parte delle istituzioni sulle piattaforme social, le quali hanno quindi contribuito a raccontarci come si evolvesse la pandemia. Ci sono state delle fasi evolutive di queste campagne di comunicazione: i soggetti: -ministero della salute, istituto superiore di sanità, protezione civile, croce rossa, presidenza del consiglio dei ministri -hanno usato Faceboook e Instagram come strumento di campagne di sensibilizzazione a tema Covid -si tratta di micro-campagne che durano al massimo tre o quattro settimane -sono spesso condivise e rilanciate tra diverse istituzioni -costruiscono un racconto per grandi fasi dell’epidemia Volendo ripercorrere queste campagne comunicative sui social, le prime sono state prodotte a fine gennaio quando è nato il tutto, dove hanno voluto raccontarci che era un problema principalmente di chi viaggiava, creando quindi campagne rivolte al target dei viaggiatori che dovevano adottare comportamenti per la quarantena, sintomi… L’epidemia per tutto gennaio resta un problema di chi vive in prima persona la globalizzazione (viaggiatori intensi) A febbraio le cose iniziano a cambiare; il racconto inizia a diventare un problema di protocollo: cose da fare. Sono nate campagne che mirassero a informare sulle procedure da seguire e sui numeri da chiamare. Sostenevano inoltre la relazione tra malato e istituzione sanitaria. (Assicurati l’igiene, evita contatti…) Verso Marzo iniziano ad attivare i cittadini sulla prevenzione Durante il mese di marzo si aggiunge il racconto della conoscenza, nascono campagne che mirano a spiegare le caratteristiche del virus, rispondendo alle domande frequenti e facendo un lavoro di debunking (segnalaz. di fakes) e anche il tema della protezione, con campagne che sottolineano l’importanza del restare a casa (es #iorestoacasa) e l’importanza della solidarietà (#besafe) Ad Aprile si parla di dover affrontare la quarantena, e nascono campagne che mettono a tema l’esperienza della quarantena stessa, con istruzioni su come gestire la permanenza in casa e su come creare sostegno, suggerendo come gestire il mio tempo, come mangiare per mantenermi in forma con una vita sedentaria. Nello stesso mese continua anche il lavoro di debunking, che non smette mai, in quanto ci sono sempre fake news di conseguenza c’è la necessità della creazione di campagne che mirino a smentire le fake news che continuano a circolare a proposito magari della facilità di contagio ecc In conclusione: Piattaforme, social, istituzioni e media hanno interagito in modo quasi inedito nello sforzo di arginare le fake news. Il Covid-19 è stato una palestra di comunicazione tra cittadini e istituzioni attraverso diverse chiavi (responsabilità, solidarietà, proiezione verso il futuro). Come ci dicevamo all’inizio, lo sviluppo della pandemia ha portato a diverse trasformazioni: 1) Nelle piattaforme nasce una natura editoriale 2) Rapporto piattaforme-istituzioni-social consolidato