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sociologia della comunicazione Vittadini, Appunti di Sociologia Della Comunicazione

appunti del primo semestre

Tipologia: Appunti

2015/2016

Caricato il 10/02/2016

blinky_olga
blinky_olga 🇮🇹

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Scarica sociologia della comunicazione Vittadini e più Appunti in PDF di Sociologia Della Comunicazione solo su Docsity! SOCIOLOGIA della COMUNICAZIONE Password: sociologia ESAME: dicembre e febbraio preappello scritto per frequentanti sul primo semestre. Maggio preappello scritto per frequentanti sul secondo semestre. Da giugno in poi: prova orale per chi non ha sostenuto le prove scritte o hanno rifiutato il voto. Si può dare tutto il corso o solo una parte se si ha sostenuto l'altra parte scritta. Primo modulo: 15h la comunicazione interpersonale 15h la comunicazione "mediata" Secondo modulo: temi culturali 15h media, cultura e relazioni sociali 15h gli audience studies 9 ottobre 2014 Che cos'è la sociologia? Etimologia ibrida. La sociologia è un neologismo coniato nel 1800 circa ed è l’unione di 2 termini: uno di radice latina (socius) e l’altro invece di radice greca (logos). Il significato di ‘sociologia’, dunque, è quello di studio (discorso sul) del sociale. É lo studio della società: società fondata dall’uomo e non una società come struttura che sovrasta l’uomo. La sociologia come materia di studio è stata fondata da Comte (a lui anche il merito di aver coniato il termine). ~ Auguste Comte 1824: sosteneva che esistessero dei fenomeni sociali che avevano delle leggi e che andavano studiate. La sociologia per lui è lo studio positivo dell’insieme delle leggi fondamentali proprie ai fenomeni sociali. Queste leggi non sono altro che le leggi sociali, l’oggetto della sociologia sono i rapporti tra gli uomini all’interno di queste strutture sociali + lo studio delle stesse strutture sociali + lo studio dei gruppi sociali e della loro formazione all’interno della società. Lo sguardo da utilizzare nello studio è quello di non limitarsi a guardare, ma anche analizzare le regolarità e le costanti all’interno delle società. Studio scientifico delle regole. ~ Max Weber 1922, precisa la definizione di sociologia: esistono i fenomeni sociali. Punto di attenzione della sociologia è l'azione sociale; la sociologia studia come le persone agiscono, studia gli agenti nella società a cui appartengono e, secondo Weber, si agisce con un obiettivo: quello di creare reazioni delle quali si deve tenere conto. Comte era più statico, cercava le leggi e la struttura, ciò che la fonda. Weber: studia l'agire della società, punta sulle persone e sul loro agire nel contesto sociale. Non tutti i tipi di azioni sono rilevanti, per essere significative devono avere queste caratteristiche: -essere azioni intenzionali: ci deve essere un significato. Essere intenzionali, cariche di significato da parte di chi le compie. -essere dirette nei confronti di altri individui. Attorno a una persona ci sono altre persone. Se non ci sono queste due caratteristiche non sono azioni sociali. Sociologia – Appunti lezioni I sociologi devono studiare le azioni sociali, ossia azioni che sono intenzionali e in un contesto con altre persone. La comunicazione è un'azione sociale. Sta al cuore dello studio della sociologia. ~ Simmel 1894: lui sostiene che la sociologia sia la scienza che studia i gruppi e le interazioni sociali. Punta l’attenzione sulle interazioni comunicative all’interno della struttura sociale. Non solo le azioni, quindi il fondamento, ma anche i gruppi e le reti sociali (tutt'oggi sono centrali). ~ Luciano Gallino 1989: la centralità dei gruppi ha continuato ad essere importante negli studi della sociologia. L'importante è capire le reti di relazioni, come si collegano tra loro e con l'insieme della società. La sociologia deve descrivere, interpretare, comprendere le società contemporanee e il modo in cui le loro componenti interagiscono. Secondo Gallino lo studio della sociologia è quindi lo studio delle collettività, le quali esistono perché nella società le persone comunicano. Quindi la comunicazione è il collante tra le persone e tra le persone e la società. Al centro c'è sempre la comunicazione. A cosa serve la sociologia? Essa spiega molti fenomeni accaduti nelle società, come: -La globalizzazione: concetto che viene dagli studi sociologici. Fenomeno delle società contemporanee in cui le frontiere perdono importanza e la conseguenza è la possibilità di circolazione di persone, merci e anche prodotti culturali. Il processo di globalizzazione si attua appieno quando si acquisisce la consapevolezza (da parte della società) dell’esistenza di legami sovranazionali con la conseguenza di una grande interdipendenza tra società diverse: reti di interdipendenza continue e solide oltre l’ambiente nazionale. Questo fenomeno genera altri processi legati ad essa: delocalizzazione e rilocalizzazione. Due dimensioni: la globalità, interconnessione a livello economico, circolazione culturale, ecc provoca un processo chiamato “delocalizzazione”, si ha un adattamento del prodotto, persone, beni e prodotti arrivano in territori che non sono quelli della loro origine, in questo incontro si generano dei fenomeni di fusione. Le reti si ampliano, i confini spariscono, ecc. un esempio è la delocalizzazione di brand, che incontrano altre culture. (McDonald) Rilocalizzazione: non si è persa l'importanza delle culture locali. Contaminano il prodotto globale, se ne appropriano e lo modificano. Esistono diverse culture e da tenere conto è il fenomeno di immigrazione. È un mescolamento di culture perché gli immigrati mettono in atto quella che è una riappropriazione, anche in maniera estrema, della loro cultura nazionale (la cultura di partenza, che è parte dell’identità della persona). Quanto più i flussi migratori sono intensi tanto più sorge la necessità di riallacciarsi alla propria cultura, ma questa necessità di legame con la cultura nazionale è visibile in maniera ancora più evidente in questo momento. Sociologia della comunicazione -Comunicazione interpersonale -Comunicazione e media = comunicazione mediata -Comunicazione e internet = comunicazione mediata (da internet) (Slide: la sociologia studia:.....) La comunicazione è ciò su cui si fonda la società stessa e quindi nello studio della società non si può fare a meno di parlarne. George Mead è uno psicologo sociale (1934) che inizia a occuparsi del significato della comunicazione interpersonale all'interno della società. Lui sostiene che a noi interessa sapere che tale comunicazione è la forma d’interazione sociale per eccellenza. E si parla di questa comunicazione quando questa interazione avviane face to face; dopodiché si è dovuto aggiungere che è comunicazione mediata attraverso forme di comunicazione (il telefono ecc … ) purché esista un contatto diretto tra gli interlocutori. Ma questa forma di comunicazione avviene sempre face to face? Avviene sempre tramite telefono? Ci sono degli altri luoghi per esempio i social network. Ci sono tre dimensioni di tale comunicazione interpersonale: - trasmissiva: componente che da informazioni, approfondisce conoscenze e informazioni già possedute. Trasmissione di informazioni. - interpretativa: messa in comune delle cornici interpretative (es: cosa vuol dire che suona la campanella tra 5 min? Se uno studente non lo sa) interpretazione dei significati trasmessi dai soggetti agenti. - rituale: condivisione di una interpretazione del mondo: creare consenso, partecipazione, accordarsi per agire. Ci interessa osservare i processi della comunicazione e ci interroghiamo sui cambiamenti spazio-tempo della comunicazione e ci interroghiamo sui processi della comunicazione (spazio e tempo sono fondamentali) un altro sguardo è quello culturale, cioè come la comunicazione avviene in una cultura e come tale cultura viene trasmessa in un contesto comunicativo. 16 ottobre 2014 La c. i. (comunicazione interpersonale) può essere analizzata da due punti di vista: 1. Processuale: descrive cosa avviene quando si comunica, come comunichiamo e cosa influisce su tale processo (approcciò strutturale). 2. Culturale: come la comunicazione avviene all’interno di una cultura, subcultura e quindi come essa venga trasmessa e costruita. La c.i. risponde a dei bisogni: 1. Affettivo (costruzione del legame) 2. Integrativo/inclusivo (possibilità di essere parte di un gruppo) 3. Controllo (influenzare l’altro non solo negativamente). Gli elementi della comunicazione interpersonale Chi comunica è un soggetto agente (s.a.) intenzionale: -persona -attore sociale (che agisce in un ruolo sociale determinato, non agisce solo sulla base delle sue caratteristiche individuali). -organizzazioni e istituzioni (attraverso s.a.) i soggetti agenti possono comunicare per organizzazioni ed istituzioni. I primi due livelli in chi comunica sono sempre presenti. Gli atti comunicativi sono sempre effetto di un’azione reciproca, ossia un’azione di due soggetti agenti (feedback). Da un lato ogni azione comunicativa implica un feedback (reazione) ma dall’altro lato queste interazioni sociali sono sempre co-costruite (niente si sviluppa in maniera autonoma) e negoziati nella relazione tenendo conto degli elementi strutturali e condizionali che la vincolano. Sociologia – Appunti lezioni →stratificazione dell’attore sociale + dimensione di co-costruzione. La c.i. è caratterizzata da scopi e da norme, perché si tratta di un’interazione sociale che avviene entro un determinato contesto. Quando si cambia il contesto alcune regole della comunicazione vanno ridefinite o reinventate (es: face to face v.s. smartphone). Ciò spiega come la comunicazione sia costruita, co-coordinata e negoziata. L’interazione sociale avviene sempre all’interno di diversi tipi di contesti. 1. Contesto micro-sociale: dove? Quando? Come?In quanti siamo?...Avviene il singolo scambio. Questo è il contesto dell’azione comunicativa. Campo di esperienza dei s.a. (conoscenze, esperienze, valori). Ex: lezione in aula – uscita al bar con amici. 2. Contesto macro-sociale: ciò che racchiude le caratteristiche del sistema/ struttura della comunicazione in una società (economia, politica, norme, educazione). All’interno di qualsiasi interazione comunicativa circolano dei prodotti culturali. I prodotti culturali sono tutte le forme culturali che incorporano un significato e i sistemi della comunicazione. I prodotti culturali tengono conto del periodo storico entro cui vengono condivisi. Oggi si ha una moltiplicazione di prodotti culturali che circolano, anche in presenza (face to face). Ex: 5 amici al bar : prodotto culturale di un video, di immagini, musica o frammenti di altri strumenti culturali. Ciò definisce come avviene l’interazione comunicativa oggi, e che 20 anni fa era assente. L’innovazione tecnologica ha fatto da moltiplicatore, la comunicazione non è più sostenuta solo da scambi verbali, le interazioni comunicative diventano mediaticamente dense e ricche. I sistemi della comunicazione istituzionalizzati (media) hanno modificato ed influenzato la comunicazione interpersonale. Non si tratta del semplice uso dei media (smartphone) ma dello sviluppo ed evoluzione (es: fruizione dei contenuti su diverse piattaforme, frammentazione dei contenuti …) tutto ciò ricade sulla comunicazione i. Tra i due soggetti agenti si hanno prodotti e oggetti culturali che circolano anche in relazione a come si evolvono i sistemi di comunicazione. Nella comunicazione le norme vengono sempre rinegoziate a causa del contesto entro cui si comunica. Tutto ciò è inserito in un microcontesto, inserito a sua volta in un macrocontesto. I soggetti I soggetti che comunicano hanno un problema, interagire con un altro soggetto che in parte è simile e in parte è distinto (simili ma diversi). Chi comunica si immagina il soggetto con cui sta comunicando (fare delle previsioni sulle reazione e comportamenti), nasce la necessità di rappresentare questo altro con cui si comunica (1 persona – 5 persone – una platea). Una risorsa del soggetto che comunica è l’esperienza dell’altro (L’esperienza di un singolo non è applicabile a tutti), questa però non è sufficiente. Si usano degli schemi di esperienza, dei modelli di comportamenti possibili, di un altro generalizzato. Questi schemi utilizzano repertori di interpretazioni condivise (attraverso libri, film, l’educazione, istituzioni formative …) del contesto sociale, che ogni cultura sviluppa. Condividere degli schemi di esperienze serve a non essere impreparati davanti alle interazioni comunicative (gesti, azioni, parole …), servono per lavorare anche sul piano delle intenzioni. Lo scarto si ha quando si viene a contatto con culture diverse. Ognuno agisce sulla base delle interpretazioni delle intenzioni di chi comunica. Intenzionalizzazione: intenzioni di chi comunica Re-intenzionalizzazione: intenzioni che l’altro s.a. interpreta Perché la comunicazione avvenga ci deve essere intenzionalità (consapevolezza con il proprio e altrui atto comunicativo), riflessività (capacità dell’individuo di farsi oggetto a se stesso, ovvero auto-osservarsi, effettuare una decodifica anticipatoria) e essere rivolti all’altro (avere la volontà di comunicare). In quanto l’intenzionalità comporta azioni e reazioni: l’intenzionalità è un rapporto consapevole con il proprio o altrui atto comunicativo (Mind). Oltre che di intenzionalità si deve parlare anche di riflessività. Mind, Self and society Come funzionano i meccanismi di riflessività e le stratificazioni degli individui che comunicano? L’essere umano è capace di divenire oggetto a sé stesso perché bisogna essere rivolti all’altro, tenere conto dell’altro nella comunicazione. Secondo Mind la capacità di interpretazione è la capacità “di assumere la prospettiva dell’altro”. Senza tale capacità sarebbe impossibile la cooperazione che caratterizza ogni società. Tale capacità implica che l’individuo consideri anche se stesso dal punto di vista dell’altro: in questo modo, l’”io” può meglio valutare le conseguenze del suo agire nei confronti dell’altro, rivolgersi verso l’altro, anticipare le reazioni dell’altro. La riflessività delle persone (capacità di auto osservarsi) è fondamentale nella possibilità di costruire la cooperazione sociale e la comunicazione con l’altro. Tutto questo discorso dell’intenzionalità fa parte dello studio dell’interazionismo simbolico condotto da Mind: gli esseri umani agiscono nei confronti delle “cose” (oggetti fisici o persone o istituzioni o idee ecc … ). Il significato che attribuiscono a queste “cose” nasce dall’interazione tra gli individui: è condiviso dai partecipanti dell’interazione, è cioè un prodotto sociale. Questi significati sono poi costruiti e ricostruiti attraverso un processo interpretativo messo in atto da una persona nell’affrontare la “cosa”: processo continuo di attribuzione di senso a determinare “cose”: processo inserito in un contesto sociale che contemporaneamente costruisce degli schemi interpretativi della reazione probabile dell’altro. Riflessività: guardarsi da fuori per mettersi nei panni degli altri. (es: quando mi facciò una foto, scelgo il luogo, la posa per un altro a cui la farò vedere –mi guardo con gli occhi di qualcun altro/come voglio che l’altro mi legga-). La riflessività può essere più o meno sviluppata in base ai contesti sociali in cui gli individui vivono. Più la società è complessa più la riflessività è maggiore, perché ci sono maggiori relazioni sociali. Secondo me dovremmo vivere in una società altamente cooperativa. Oggi non è così. La cooperazione non avviene automaticamente: non ad ogni aumento di riflessività c’è un Sociologia – Appunti lezioni Presupposti: la tipizzazione la posso fare se ho delle competenze, il neonato per esempio non lo può fare. Devo saper ricondurre le caratteristiche a una categoria e poi elevarle a un 'tipo perfetto' e inferire il comportamento probabile dell'altro. -Individualizzazione: comunque anche all’interno della tipizzazione del ruolo inseriscono un qualcosa di più individuale/unico: una personale interpretazione del ruolo. -assunzione di posizione sociale: gli individui assumendo un ruolo occupano una particolare posizione sociale e acquisiscono di conseguenza anche dei valori di comunità. Tutti i percorsi sono messi in comune da una società, da solo non riuscirei a fare questi passaggi. La domanda è: cosa deve essere condiviso? Problema: attribuzione del comportamento alla persona o al ruolo? Se assumessimo delle regole di ruolo e fossimo identici ai tipi ai quali ci riconducono, saremmo una società di automi, ma non è cosi. Quindi c'e il passaggio dell'individualizzazione. Noi all'interno di un'interazione comunicativa rappresentiamo qualcosa di più, di individuale, di atipico, perché il ruolo viene inteso diversamente da persona a persona e pur restando riconoscibile viene esplicato, rappresentato in modo diverso. Non tutti quelli che assumono un medesimo ruolo lo rappresentano in maniera identica. Il ruolo non schiaccia, non annulla, ma nella sua pratica, attualizzazione si integra con la persona e lo interpreta secondo il sé individuale. Ruolo non avrebbe senso se noi non vivessimo in un sistema di posizioni sociali differenziate. Occupando queste posizioni sociali ognuno acquista un valore di comunità, ha un senso per la comunità. Il ruolo del medico ha senso perché non tutti fanno il medico. Fare il medico pero ha un senso perché acquisire quella posizione da a quella persona un valore specifico rispetto alla comunità. In una comunità non differenziata il ruolo non ha senso. All'interno di una società come la nostra si, ha un senso. A cosa serve questo meccanismo del ruolo? Il ruolo ha una funzione soprattutto pratica all’interno della situazione comunicativa. Serve a: -Orientare la propria condotta. Se si ha un certo ruolo si sa cosa fare. -Definire la reciprocità delle aspettative: formulare previsioni sul comportamento degli altri. -Restringere il margine di imprevedibilità delle interazioni comunicative e per gestire il loro coordinamento. A questo punto possiamo dire che il ruolo si trova a metà tra due diverse dimensioni: -Dimensione normativa: ci da delle regole, quelle dell'agire tipico di un ruolo. -Dimensione interpretativa: ciascun individuo interpreta il ruolo in modo particolare. Ci si può trovare in una situazione di assorbimento del ruolo: quando si adempie completamente alle norme socialmente condivise o di distanza dal ruolo: quando, secondo Goffman, comunichiamo in uno spazio intermedio tra le aspettative di ruolo (= le regole del ruolo) e il nostro self (= la nostra individualità). Habermas: 'Teorie dell'agire comunicativo' 1981. Come impariamo i ruoli? E come li sappiamo interpretare? È qualcosa che ci insegniamo reciprocamente. Continuiamo a insegnarceli e a diffonderli all'interno del contesto sociale. Ossia: socializzazione. Percorso attraverso cui impariamo il vivere sociale. Dentro queste regole ci sono i comportamenti di ruolo. Li impariamo dalla famiglia e dalla scuola, dalla comunicazione mediata, dai gruppi sociali di riferimento. Nella comunicazione tra pari ci insegniamo i comportamenti corretti di ruolo, sanzionando i comportamenti scorretti. Per es: amica del cuore che spiffera un segreto, viene sanzionata. I bambini non li sanno i ruoli, non agiscono in base alle regole. Attraverso la socializzazione primaria ne imparano alcuni. Ruoli di genere e i comportamenti legati alle età sono i primi che si imparano. Goffman: Interpretiamo il ruolo la 'role performance' grazie all'adattamento e alla distanza. Distanza dal ruolo: (la vita quotidiana come rappresentazione). Elementi informali per personalizzare il ruolo. Libertà nell'interpretazione del ruolo per rinnovarlo o rivitalizzarlo. Ci sono regole di ruolo ma possono essere interpretate in maniera atipica, vedi il ruolo del professore ne 'L'attimo fuggente'. Vedi papa Francesco e il suo abbigliamento, percorso di innovazioni, elementi fondamentali del comportamento di ruolo vengono mantenuti, ma viene rinnovato. 28 ottobre 2014 E i media? E la comunicazione mediata? I ruoli perché coinvolgono i media? Strumento di socializzazione dei ruoli. Es: figura della donna o della madre. Ruoli familiari. Ruoli professionali vedi Grey's Anatomy, ruolo individuale e professionale si mischiano. Vedi 'House of cards' racconti dei conflitti del ruolo. Media: strumento di rappresentazione sociali dei ruoli. Servono a condividere i ruoli, le regole dei ruoli e attraverso cui impariamo i ruoli sociali. Non tutte le rappresentazioni nei media sono uguali. Rappresentazione di tipo conservativo: ci racconta come deve essere il ruolo. Vedi: ER, rappresentazione del medico in maniera conservativa. Rappresentazione di ruolo innovativo: 'l'attimo fuggente', dr house per l'approcciò con i pazienti. Rottura rispetto alla rappresentazione classica del ruolo. Alla fine però riesce a guarire i pazienti, questo rimane rispetto alle aspettative di ruolo. Rappresentazione di ruolo disruptive: mettono in crisi il ruolo anche rispetto all'efficacia della cura del paziente. Vedi 'Scrubs'. I media non rappresentano come dovrebbe essere il ruolo. Ci sono rappresentazioni conflittuali, sono messe in discussione. Effetto destabilizzante rispetto alle aspettative di ruolo. Sociologia – Appunti lezioni Si identificano situazioni in cui non si può prescindere dalle regole di ruolo (quindi in questo caso c’è una devianza sanzionata): Dimensione sociale del ruolo: a volte i ruoli si irrigidiscono, la trasgressione a volte diventa più facilmente sanzionabile quando: - il gruppo sociale si sente minacciato, si irrigidisce la richiesta di rispetto dei ruoli. -il gruppo sociale ha uno scopo ben preciso, accettato e morale in cui ogni individuo deve fare la sua parte ricoprendo il proprio ruolo in maniera normativa. -il gruppo ha bisogno di pianificazione, organizzazione definita che si realizza con un’attuazione normativa all’interno del ruolo. Mettere in discussione i ruoli significa che il gruppo sociale non si sente minacciato e che non ha uno scopo ben preciso. 40 anni fa, per esempio, non si poteva mettere in scena il Dr House. La minaccia può essere vera. Tipo una situazione di conflitto, di guerra, regimi. Gruppi più piccoli per esempio quando si ha un obiettivo da raggiungere che ha valore positivo: una squadra, vedi CSI, una squadra di calcio. I capi non sono messi in discussione, non sbagliano mai, hanno una visione conservativa, questo perché sono squadre e hanno un obiettivo morale. La messa in discussione del ruolo non è accettata. O per esempio all'interno di un'azienda. Ma assumere dei ruoli comunicativi non è un processo semplice perché è un percorso che può generare anche dei conflitti che possono essere di due tipi: -conflitti intra-ruolo: situazione in cui bisogna scegliere quale regola di ruolo privilegiare. Quando due aspetti dello stesso ruolo sono contradditori. -conflitti inter-ruolo: quando due ruoli ricoperti dalla stessa persona indicano comportamenti diversi. Quando qualcuno è poliziotto e viene arrestato il fratello. Conflitto inter-ruolo. Ruolo: strumento che collega l'individuo al sistema sociale e che consente all'individuo di stare all'interno di una rete di relazioni. Componenti del ruolo: -formali: ruoli professionali. -informali: ruolo che ha delle sue regole ma non ha un riconoscimento istituzionale, ruolo che viene definito all'interno delle relazioni sociali di un gruppo. -ascritte: uomo, donna. -acquisite: ruoli che si acquisiscono perché si acquisisce una posizione sociale che prevede regole di ruolo. 30 ottobre 2014 Contesto comunicativo Come situazione sociale Cornici interpretative e frames Frames e media Altro elemento della relazione comunicativa è quello del conteso: la relazione comunicativa non si svolge nel vuoto, ma si trova sempre inserita in un contesto fisico, Mettiamo in atto forme di interpretazione, sappiamo capire quando la situa comunicativa è reale o messa in scena o segue regole precise. Sappiamo decodificare una situazione relazionale di lotta, se è in strada o in una palestra ecc. Si mette in chiave le situazioni, si sa riconoscere quando le situa comunicative appartengono a una chiave specifica e mettere in atto comportamenti diversi. È anche vero che ci sono situazioni in cui dare una definizione è difficile e bisogna aspettare sino al termine o dopo l’evento, sono situazioni in cui la definizione è tenuta in sospeso e chiusa solo alla fine dell’incontro. A volte proiettiamo un'aspettativa che può essere confermata o no solo quando una situazione si chiude, possiamo tenerla in sospeso. Ci sono due possibilità di sospensione: -Messa in chiave -Tenerla in sospeso fino a che la situazione comunicativa non sia conclusa. I media contribuiscono alla costruzione dei frames. Contribuiscono a mettere in chiave ciò di cui parliamo per ricondurlo a dei frames che l'individuo conosce. Preleviamo dei frames che già conosciamo e gli utilizziamo quando dobbiamo dire qualcosa di nuovo. Frames sono degli schemi di interpretazione per classificare eventi e fatti, ne strutturano il significato, ecc (vedi slide). I media suggeriscono le cornici interpretative per la particolare situazione o usano e costruiscono cornici interpretative; ma il vero problema dei media è che devono riuscire, anche creando nuovi frames, a incontrare la cornice del pubblico. Come vengono costruiti i frames? Quando viene data una notizia vengono selezionati alcuni aspetti, i più importanti, i più vicini al modello che il pubblico ha come riferimento e viene data una valutazione causale, morale del trattamento. I processi framing: (si consolida presso il pubblico se ha queste caratteristiche) - risonanza: capacità di attirare e mobilitare (per es. alluvioni) deve toccare delle sensibilità - credibilità: deve esserci una credibilità empiricamente verificabile. Ci sono documenti, riviste. Corrisponde alla coerenza. - salienza: deve toccare sensibilità che sono centrali per i destinatari. Per esempio la sensibilità nei confronti dell'ambiente; ora per molte persone è percepita come centrale. Il frame deve indicare valori e idee centrali per la cultura e la società a cui si rivolge. Goffman fa un elenco dei frames più semplici e diffusi con cui vengono costruiti questi modelli. Ce ne sono cinque di base secondo lui: -conflitto: è facile modellare una notizia sul modello del conflitto. C'e una parte A e una parte B che sono in conflitto. Ciò non completa la complessità della notizia, ma si incornicia qualcosa che si deve dire. Si capisce il buono-cattivo ecc. spesso il mondo della politica fa riferimento a questo modello. - personalizzazione/interesse umano: si racconta un evento e si sceglie un punto di vista specifico e lo si racconta da quel punto di vista li. Se si tratta di un evento di cronaca per esempio lo si racconta dal punto di vista della vittima. - conseguenze possibili: per es. l'inondazione, l'evento viene costruito dandone cause ed effetti. - valutazione/incorniciamento morale: semplifica la situazione perché fa riferimento a valori condivisi - responsabilità: tema presentato a partire dall’indicazione della responsabilità del problema e quindi da chi deve risolvere il problema. Sono tutti modelli che noi capiamo. A volte i framing fa nascere delle cose che hanno conseguenze anche ampie. I media hanno fatto nascere attraverso un processo di framing, che ha generato eventi, il femminicidio per esempio. Una parola che non Sociologia – Appunti lezioni esisteva fino a qualche anno fa. Il framing c'entra perché a un certo punto i media hanno iniziato a creare un frame a cui si potevano appendere tutti i singoli casi che prima erano individuali. C'e stata una necessità sociale per la creazione del frame. Macro evento a cui possiamo ricondurre dei singoli eventi di cronaca nera. Il frame che è stato utilizzato inizialmente era causale e poi è stato utilizzato anche un frame che ha messo al centro il punto di vista delle femmine, delle vittime. Non é solo un processo interpretativo e nemmeno di semplificazione e di racconto di notizie, è diventato azione sul territorio, per esempio le scarpe rosse, il muro di bambole. Genera delle manifestazioni concrete. Genera un modello interpretativo, genera delle cose, e anche degli effetti sociali, ha introdotto una categoria di reato, applicata nel momento in cui vengono giudicati i reati. Altra azione di framing è quello che riguarda l'epidemia di ebola. Ancora non si è consolidato, ben modellato, ma comincia a mostrare dei tratti. Tratti della pervasività, raccontato sempre più come un evento di portata globale. Raccontata attraverso il frame dell'allarme, della minaccia, oppure attraverso la responsabilità (deusexmachina?). 6 novembre 2014 Frame Ebola: Frame dell'emergenza, dell'allarme. Frame della globalizzazione x es. soldati americani in isolamento a Vicenza. Idea che ci siano soggetti che contribuiscono a gestire quest'emergenza. Oggi è presente una struttura intermedia tra i media e il pubblico: lo spazio della rete. X es. Facebook, social media principale, main stream, ci sono la maggior parte degli utenti internet. Ampia gamma di commenti e prodotti condivisi da utenti e broadcaster. All'interno di Facebook ci sono diverse comunità che mettono in chiave il tema dell'ebola. Una prima messa in chiave è da parte di chi sta operando. Volontari, professionisti che lavorano sui territori colpiti dall'epidemia. Il frame che si costruisce è duplice, segnala un allarme, contemporaneamente richiama l'idea dell'esistenza di forme per combattere l'epidemia. Risuona un po’ smorzata l'idea dell'allarme e l'idea che ci sia la possibilità di gestirlo. Su Facebook c'è anche una dimensione informativa: sui temi di maggiore interesse vengono generate delle pagine informative. Risuona il tema dell'allarme e l'info nel dettaglio del virus, suggerisce una possibilità di controllo. Costruzione di frame un po’ più spostata sulla possibilità di controllo e meno sull'allarme. Ci sono comunità che danno informazioni sullo sviluppo dell'epidemia, non degli operatori, ma un gruppo aperto su Facebook che da costantemente informazioni sullo sviluppo. Altra risorsa per il controllo. Due messe in chiave diverse: -Media tradizionali che inseriscono tutte le info in un frame: allarme globale -Nella rete un frame che tende a potenziare il modello controllabile. 'Ebola paranoid' diversa messa in chiave. Comunità gestita da singoli, diffonde un modello di informazione dell'epidemia che punta sull'allarme, sul rischio, un'idea di una verità non completamente rivelata. I media costruiscono un frame abbastanza noto, epidemia sanitarie. Tra i media e noi c'è la rete, che funge da cuscinetto. Negli spazi social ci sono una pluralità di messe in chiave, meno omogenei dei media tradizionali. All'interno di Facebook ci sono due frames: -controllo (essere informato, fare riferimento a quelli del settore) -allarme incondizionato L'utente alla fine vede cosa risuona meglio secondo la sua percezione. Sceglie il frame interpretativo che vuole adottare rispetto a questo evento. Il cuscinetto è una delega di framing. Scelgono cosa è più coerente per loro. Effetto di una maggiore frammentazione dei percorsi interpretativi della realtà. Nei media tradizionali c'è un framing solo. Si genera un percorso di frammentazione di framing da parte degli utenti e anche di collaborazione. Re-framing: Reframing rispetto all'allarme globale, rispetto a tutta l'esplosione di preoccupazione che è stata costruita dai media e dalla rete. I social network fanno da cuscinetto, attraverso Twitter per esempio. Un Washington post online ha riproposto il post di Twitter. Si è fatto co-sponsor dell'azione di re-framing. Il 6 novembre il Corriere della Sera ha ripreso il post nella sua versione online. Rimessa in chiave delle stesse notizie che non restano chiuse all'interno della rete, ma entrano in circolazione all'interno dei media. I processi di framing non sono chiusi all'interno delle nostre sensazioni riguardo al problema o al rapporto con i media, ma si riattiva per esempio la mobilità delle persone verso l'Africa. Queste cose muovono le persone sul territorio, modificano gli spazi, riattivano dei movimenti di persone, beni e prodotti tra il mondo e l'africa. Frames e individui: Goffman: Utilizziamo frame per categorizzare gli interlocutori della situazione comunicativa. Facciamo lo stesso lavoro del ruolo, lavoro di tipizzazione anche quando dobbiamo solo categorizzare l'altro. Riconduciamo l'interlocutore a una categoria. Si percepisce l’unicità fisica e comportamentale dell’altro nella comunicazione: questi rientrano nell’in-group, nostro gruppo di appartenenza. I media sono attivi a costruire categorie come: l’immigrato: è un frame come il femminicidio. Ci sono delle persone ascritte a un modello descritto dai media, ci sono delle caratteristiche ascritte a questo frame dentro le quali vengono assunte le persone che ne fanno parte. È un processo di caratterizzazione delle persone. Il processo di tipizzazione succede per tutti i soggetti che sono definiti come out-group, che non appartengono al nostro stesso gruppo sociale. Può essere macro (immigrati) o micro (inglesi). È una categorizzazione che permette di individuare queste persone dell'out-group attraverso dei frames interpretativi. Frames o schemi di tipizzazione costruiti da noi insieme ai media e anche dal cuscinetto che è la rete. Dobbiamo categorizzare le persone dell'outgroup perché ci manca l'esperienza immediata. Questi schemi di tipizzazione e questi frames sono una forma di pre-comprensione, o di pregiudizio. È una forma di comprensione a priori di un altro che non conosco, che non fa parte del mio gruppo sociale. Del problema della tipizzazione se n’è occupato Roger Silverstone: Costruiamo strategie di vicinanza o lontananza verso queste persone che non fanno parte del mostro gruppo. Responsabilità dei media, quali sono le strategie di framing che i media costruiscono nei confronti della realtà e nei confronti dell'altro? Ci sono due tipi di messa in chiave dell'altro. Strategie di avvicinamento e lontanamento che però non risolvono la percezione della differenza. Rimuovono il fatto che ci sia una differenza che bisogna negoziare, mettendo in chiave l'altro o attraverso delle strategie di allontanamento. Negare il fatto che esista una differenza culturale è come se negassi una parte dell'altro. Quando i media suggeriscono questa strategia di messa in chiave (basterebbe che...e saremmo tutti uguali) in realtà si fanno un lavoro di messa in chiave che nega delle specificità dell'altro. Però molto più spesso vengono messe in atto strategie di allontanamento x es riconducendo le altre culture a caratteristiche che rendono difficile l'avvicinamento a noi. I media le fanno passare come Culture che Sociologia – Appunti lezioni Studia come si forma l'opinione pubblica nelle società contemporanee. Per opinione pubblica intende un insieme di opinioni sullo stato della cosa pubblica, generate dagli individui in relazione ai media. L'opinione pubblica si forma attraverso l'intersezione di diverse fonti: - media - comunicazione interpersonale e rapporti sociali - manifestazioni individuali di opinione - percezione dei climi di opinione nel proprio ambiente sociale Opinione pubblica: ciò che si crede gli altri credano. Elemento fondamentale è la dialettica tra inclusione ed esclusione. Nelle società di oggi la devianza è punita con l'isolamento. Per esempio il non condividere la stessa opinione di quelli che ci circondano. Quindi uno dei timori più grandi è proprio la paura dell'isolamento. È un rischio così significativo che viene utilizzato anche come minaccia all’interno della società. Per questo si continua a monitorare l'opinione di quelli che ci circondano, perché ci evita di essere isolati. Questa valutazione influenza il nostro comportamento, sopratutto nella sfera pubblica, attraverso il mettere in mostra o il nascondere le nostre opinioni. Un'influenza importante è quando e quanto parlano o tacciono e la studiosa punta sul silenzio. Le opinioni vengono mostrate o nascoste secondo quello che l'individua monitora essere o no l'opinione pubblica della società. La studiosa si domanda in che modo giocano i media. Le opinioni mostrate dai media sono presentate come le dominanti. 20 novembre 2014 Che funzione ha l'opinione pubblica? A cosa serve? -Serve come uno strumento di controllo e coesione sociale. La condivisione delle opinioni dominanti genera coesione. Strumento di controllo rispetto alla devianza. Rispetto a dei comportamenti che non sono conformi rispetto all'opinione pubblica. Controllo rispetto a una possibile evoluzione sociale in cui ciascuno agisce sulla base di sue idee e comportamenti. Serve a controllare la società. Per evitare che la società vada fuori controllo. -La dinamica di coesione e controllo la spiega così: 'l'opinione pubblica è il frutto di un lavoro sociale teso all'allineamento del singolo, è frutto dell'allineamento degli altri'. -L’opinione pubblica da un punto antropologico è la 'pelle sociale degli individui'. Negli anni '70 c'è un grande sviluppo mediale, l'avvento del broadcasting. Il sistema mediale non è più basato solo sulla carta stampata. Quando la studiosa pensa alla teoria dell'opinione pubblica si domanda se i media abbiano una qualche influenza, pensa alla televisione come elemento mediale che più può essere significativo all'interno di questo processo. I media sono importanti nel processo di costruzione dell'opinione pubblica e la tv è centrale. I media servono per suggerire un’opinione pubblica dominante, ma a volte questa opinione pubblica suggerita non diventa quella dominante nel contesto sociale e ciò genera alcune condizioni, alcuni processi di: - ridotta selettività: (in Italia c'erano solo due canali) il medium principale ci propone un numero limitato di fonti a cui attingere per sapere (cosa?)suggerisce quali sono le opinioni dominanti in quel momento. - consonanza: le persone tendono ad allinearsi con le opinioni dominanti. Opinioni dominanti presentate come omogenee. - cumulatività: questo suggerimento di propone nel tempo. I media rappresentano alcune opinioni come dominanti, rappresentano come la pensano la maggior parte delle persone. Presentano persone che la pensano in un certo modo e automaticamente gli individui la concepiscono come opinione dominante. Le opinioni presentate come dominanti dai media hanno un effetto sulla formazione dell'opinione pubblica. Le opinioni appaiono più forti di quanto non siano in realtà. Coloro che hanno un opinione diversa sembrano più deboli di quanto non siano effettivamente. Effetto di amplificazione. Il risultato è una specie di illusione ottica o acustica che riguarda la situazione effettiva della maggioranza. Chi non la pensa come quella che è presentata come opinione dominante tende a stare in silenzio, a non esprimere la sua opinione, a essere coinvolto nella spirale che lo porta ad essere sempre più piccolo e silenzioso. Finiamo per credere quello che pensiamo gli altri credano, a quello che pensiamo sia l'opinione dominante degli altri. Effetti individuali: Se noi ci immaginiamo di appartenere a una minoranza tendiamo a dissimulare le nostre opinioni; se invece riteniamo di appartenere a una maggioranza tendiamo a manifestarle maggiormente. Questo effetto si genera costantemente. Effetti sociali: I media possono presentare come dominanti delle opinioni che siano tali all'interno del media stesso o perché altri media le presentano come tali. Non sempre per manipolare. Elihu Katz (1955 –“L’influenza personale nelle comunicazioni di massa”) fa un passo in più, dice che in realtà possiamo vedere anche un effetto contrario, vediamo all'interno della società anche dei gruppi minoritari che creano un effetto di spirale. Persone che escono dal silenzio, che risalgono la spirale. Ci sono due caratteristiche che devono avere: - accesso ai media; se no da soli non riescono a risalire la spirale, devono far sentire la loro voce attraverso di essi - essere coerenti e difendere ad oltranza certe posizioni Sono le minoranze rumorose. Nascono mostrando la forza e la coerenza delle loro posizioni riuscendo man mano a entrare nel sistema dei media. Sono importanti perché possono configurare nuovi movimenti di opinione, possono spostare l'opinione pubblica. X es: i gruppi ambientalisti. X es Greenpeace è stata una minoranza rumorosa. L'opinione dominante non era per niente focalizzata sulla tutela dell'ambiente. L'opinione dominante era volta allo sviluppo delle industrie ecc... Greenpeace è coerente al suo interno, focalizzato su un tema specifico e caratterizzato dalla difesa a oltranza delle sue posizioni. Ha bisogno pero dell'accesso ai media. Quindi fanno delle azioni simboliche che consentono l'accesso ai media. Pian piano sono diventati una minoranza rumorosa che si è fatta sentire e pian piano si è configurato un movimento di opinione. Neumanon e Katz pensano alla teoria della spirale negli anni '70. Cos'e cambiato da allora? La situazione di ristrettezza di fonti su cui si ragionava. Ora ci sono molte altre reti. Loro ragionano su delle macro opinioni dominanti, noi ragioniamo su alcune macro opinioni dominanti e molte altre che comprendono singoli gruppi o reti sociali. I canali mediali si sono moltiplicati e così anche le opinioni dominanti. La spirale del silenzio funziona per le grandi opinioni, per altre è frammentata. Noi tendiamo a uniformarci comunque con l'opinione dominante. Cosa succede alla spirale quando io ragiono non sulla tv ma su internet, sulla rete. Vale ancora? Se si in che termini? Ci sono molte più opinioni, quelle silenziose hanno un maggiore spazio di visibilità. Luoghi di forte aggregazione anche per opinioni minoritarie. Possono svilupparsi più facilmente. La rete offre uno spazio di rappresentazione della propria opinione anche per i singoli. Dove si creano comunità di gruppi coerenti si creano situazioni di spirale del silenzio. Katz lavora alla Columbia University e porta avanti parallelamente un'altra riflessione. Quello che fa problema è che quando si parla di effetti dei media si parla di qualcosa che i media fanno e che influenzano direttamente le persone. Si pensava a un canale diretto. Katz non è convinto che le cose siamo cosi, che le cose siano dirette. Ma che siano legate a delle variabili che determinano gli effetti dei media sul pubblico: il grado di esposizione ai Sociologia – Appunti lezioni media, le caratteristiche dei media, gli atteggiamenti e le predisposizioni, le relazioni interpersonali. Il pensiero era quello di una relazione asimmetrica tra gli individui e i media perché si credeva che gli individui fossero degli individui atomizzati. Le relazioni interpersonali mediano gli effetti che i media hanno sulle persone. Come arriva a dire ciò? Gli individui davanti a i media non sono singoli individui isolati. Per dimostrare la teoria negli anni '40 fa una ricerca 'The people choice' (comportamento di voto nelle elezioni), studia in che modo i comportamenti di voto sono legati alla comunicazione attraverso i media. Nel '55 per indagare quest'idea (delle relazioni interpersonali) fa una ricerca sul comportamento delle donne rispetto ai media, vuole capire come i media influenzano i comportamenti d'acquisto e i comportamenti di questioni di interesse pubblico. Su queste due ricerche (empiriche) si basa la teoria 'Two step flow of communication'/teoria dei leader d'opinione. Cosa dice la teoria? Apparentemente è semplice. Dice che gli effetti dei media sono mediati da degli opinion leader, cioè: il percorso dei contenuti ha uno step intermedio, rappresentato da dei soggetti che sono dei leader all'interno di piccoli gruppi. Nei gruppi di persone ci sono dei soggetti più disponibili all'esposizione ai media, più sensibili e più competenti nell'uso dei media. Questi soggetti finiscono per essere dei leader all'interno del loro gruppo sociale di riferimento. Le persone fanno riferimento a queste persone quando si parla di media. I contenuti dei media che arrivano alle persone sono mediati da dei contatti interpersonali. Quindi la comunicazione agisce in due momenti: prima di tutto l’opinione passa prima dai media agli opinion leader o gatekeepers, che sono quelli maggiormente esposti all’influenza dei media (speaker) e successivamente passa all’audience di tutti gli altri individui del gruppo sociale. Dalla ricerca del '55 sulle donne è emerso che: ci sono per esempio all'interno di una cittadina delle persone che sono più competenti delle altre nell'informarsi sui trend della moda attraverso i media. Ciò che emerge e che alla fine i comportamenti di acquisto delle altre donne non sono influenzati direttamente dai media, ma da quello che la leader riporta dall'esperienza dei media. Quindi i media non influenzano direttamente le persone, ma ci sono dei leader d'opinione che mediano. Anche nel caso delle elezioni si fa riferimento a quello che sa tutto sulle elezioni. 27 novembre 2014 Opinione pubblica " la pubblica opinione è tutto" Lincoln " l'opinione pubblica non esiste" P. Bourdieu L'opinione pubblica è il giudizio e il modo di pensare collettivo della maggioranza dei cittadini: quindi non è una questione individuale, non riguarda quindi il singolo. È l’insieme delle idee che un determinato agglomerato umano ritiene giusto e vero in un determinato momento: quello che vale in un agglomerato, è qualcosa di variabile perché quando diciamo in un determinato momento significa che è qualcosa che in un altro momento può cambiare. È un sistema di credenze sulla cosa pubblica: dimensione dell'opinione pubblica è quella della doxa cioè quello che si crede. Non è mai qualcosa di unitario, ma è l'insieme delle correnti di opinione, anche opposte, dominanti in un società: può variare anche all'interno di uno stesso contesto sociale, non riguarda nello stesso modo le persone che appartengono ad una società ma possono essere anche opinioni pubbliche opposte in una stessa società. Per questo a metà degli anni ‘70 Bourdieu dice che non esiste proprio, perché lui dice che l'opinione pubblica è qualcosa di variato nella società. Esistono credenze che riguardano tutto quello che è legato alla dimensione pubblica della società. peso ma c'erano alcuni soggetti che erano in grado di orientare le scelte del gruppo e che questi soggetti erano quelli più esposti ai media, quindi due cose deducono da questa osservazione: 1)Dentro i gruppi primari esistono opinion leader che sono in grado di orientare le scelte del gruppo. 2)Non è vero che i media non contano, perché questi opinion leader sono coloro che portano contenuti dei media dentro le discussioni tra pari, e coloro che decidono quali discussioni mettere in luce. A partire da questi risultati, si arriva alla teoria, che tirano fuori i due studiosi è quella del two step flow model che racconta un po’ tutto perché dice che nell'orientare i comportamenti dei singoli è importante la rete sociale, dentro la rete sociale ci sono dei soggetti che sono più esposti ai contenuti dei media e sono coloro che fanno da filtro tra i media e il gruppo sociale, quindi hanno come prima caratteristica quella di essere coloro che nel gruppo sociale sono più disponibili ai media e sono anche i più competenti nel selezionare contenuti ed esercitano una funzione di gate keeping perche filtrano e di re-framing perché mediano i contenuti e ne forniscono già un'interpretazione. Due cose sono importanti di questa teoria: è la prima che mette in luce il fatto che la relazione tra contenuti dei media e persone viene mediato dalle reti sociali a cui le persone appartengono e la seconda cosa importante è il fatto che si identifica una figura all'interno di queste reti sociali che è quella dell'OL. Loro la descrivono cosi: ideas often flow from media..... Il passo in più che fanno dopo questa prima descrizione è vedere che caratteristiche hanno gli opinion leader per essere definiti tali, non basta infatti essere esposti ai media. Le caratteristiche degli opinion leader: -literacy: elevata esposizione ai media -committment: qualcuno che rispetto a specifici argomenti ha un interesse particolare, un investimento personale verso un argomento. -socievolezza: deve essere dotato di capacità relazionali. -leadership: cioè che i gruppo deve riconoscergli tutte queste caratteristiche. Cioè lo riconosca come particolarmente attento ed informato e lui raccoglie anche tanti discorsi opinioni e valutazioni quindi ancora di più mi fido, quindi è da lui che vado quando ho bisogno di sapere qualcosa riguardo un tema particolare. Gli opinion leader sono i grado di orientare su opinioni politiche ma anche di consumo. Questo è il punto in cui tale teoria spiega le due definizioni da cui siamo partiti. Perché loro dicono che ci sono due tipi di OL, alcuni appartengono al sistema e alle élite, che hanno un accesso ai media particolare, ma anche questi sono sempre leader di opinioni su specifici temi e riguardo specifiche persone quindi non ci sono dei tuttologi. Però c'è anche un altro tipo che è più diffuso e ha anche più effetto, e questo altro tipo è descritto come orizzontale ed informale perché è proprio quello che non ha uno status socio-culturale superiore agli altri. Nella rete ci sono più opinion leader di solito perché gli opinion leader sono informali cioè variano al variare dei temi. I comunicatori vanno alla ricerca proprio di questi orizzontali perche sono questi che vanno ad orientare il consumo. “Personal Influence” esce nel ‘55 e racconta cose tutt'oggi valide. Sugli opinion leader si continua a studiare. Oggi? Twitter è stato preso in considerazione per lo studio, le notizie sono centrali e anche perche è in grado di muovere una molteplicità di flussi più dinamica e inoltre si riescono a studiare i dati di Twitter al contrario di Facebook, quelli di Twitter sono più facili da scaricare. Una delle ultime ricerche che è stata fatta su Twitter, riguarda la teoria dello step flow communication, si cercava di guardare in base al twitt è vedere se si ripetevano delle dinamiche e la risposta è si perche si è visto che anche attraverso Twitter circolano degli intermediari perche ci sono persone che più degli altri twittano delle news, e i soggetti che fanno di più sono gli intermediari attraverso cui le informazioni circolano su Twitter e poi sono andati a vedere chi sono, e hanno osservato che la maggior parte degli intermediari non appartengono alle élite ma sono utenti comuni e quindi appartengono al tipo due, quello delle persone comuni, che hanno lo stesso status degli altri pero loro dicono che è vero che hanno lo stesso status ma non sono per niente uguali agli altri utenti, hanno tre caratteristiche diverse: -sono più esposti alle fonti mediali -hanno più follone -sono più attivi degli altri utenti. Sociologia – Appunti lezioni Sono tre delle caratteristiche degli opinion leader, quindi questo studio fatto nel 2011 dice che anche dentro ad un mezzo diverso e sociale le dinamiche degli opinion leader si ripropone in maniera simile, in maniera informale e con le stesse caratteristiche che si esprimono in modo diverso, attraverso i retwitt, attraverso l'accesso alla rete ma il modo è simile. Un'altra ricerca interessante sullo stesso filone, è di un anno prima si è occupata di misurare l'influenza degli utenti Twitter: the million follower fallacy, non si può parlare solo di follower e hanno diviso in tre: indegree Retweet Mention Queste sono le tre capacità degli utenti su Twitter. -primo livello è quello che corrisponde al numero di follower cioè di persone che mi seguono, questo è la quantità di audience, indice di popolarità; ma è chiaro che la popolarità non mi basta. -secondo step è quello dell'influenza legata ai retweet: cioè quante volte una cosa scritta è condivisa da altri, questo indica la capacità di generare un valore del contenuto, qualità di quello che si riesce a proporre e starebbe a cavallo tra la literacy e il commitment. -terzo livello è quante volte un utente viene citato all'interno di un tweet: quindi ogni volta che io scrivendo o riscrivendo metto la chiocciola in modo che tutti vedano che ho citato una persona, questo avviene quando si avvia una conversazione con qualcuno. Ciò indica la capacità di qualcuno di coinvolgere nella conversazione, e quindi è un indice di reputazione, cioè di considerazione di una persona e che sta a metà tra il riconoscimento di una leadership e la socievolezza. 2 dicembre 2014 The million follower fallacy: non è solo la popolarità che fa l'opinion leader. Tutto ciò che riguarda l'opinion leader e l'influencer è oggetto di interesse per i consumi, per coloro che si occupano di consumo. La riflessione che è stata ripresa all’interno delle riflessioni sul marketing e sulla comunicazione. Uno degli autori che sono molto citati in tal senso nel libro " tipping point". L'autore è un giovane studioso di marketing che ha scritto questo libro partendo dall’ipotesi che esiste un percorso di diffusione delle idee nella società, di idee trend e comportamenti che portano alle azioni di consumo. In questi studio Gladwell dice che ad un certo punto c’è un punto di svolta a seguito del quale i trend si diffondono nel contesto sociale come se non incontrassero più ostacoli. Ma cosa si arriva al tipping point? L'autore dice che ci sono dei soggetti che sono in grado di spingere questa idea, fino alla sommità della collina, lui dice che servono dei leader. Lui cerca di identificare delle tipologie di leader che hanno tutte una funzione: -connettori: che sono coloro che hanno la capacità di far stare insieme le persone cioè la capacità di essere socievoli, sono in grado di cerare coesione e sanno far stare insieme le persone. Però i connettori non basterebbero. -esperti: sono i procacciatori di informazioni e sono quelli che hanno soprattutto la capacità di accedere ad informazioni che altri non hanno e hanno la capacità di rendere utili le informazioni che loro hanno, hanno un accesso privilegiato ad alcune informazioni all'interno della rete e le sanno usare per rispondere a problemi che gli vengono chiesti. Essi servono per risolvere dubbi e per rendere trasparente un'informazione -persuasori: sono coloro che sanno catalizzare il consenso e sanno far muovere verso un'idea perché sanno convincere le persone ad agire e fare il passo verso l'azione. Essi sono tutti insieme quando la nostra idea sale verso la cima della collina e come sale? Egli dice che non si può pensare che questi tre tipi di leader siano per tutto il mondo degli utenti della rete, se è vero tutto quello che abbiamo detto fino adesso loro agiscono su singole comunità e non su tutto il mondo. Loro infatti agiscono ciascuno sulle loro comunità, quindi il paradosso è che non nascono contemporaneamente da tutta una massa di persone, ma nascono da tanti piccoli movimenti da quei tre tipi di influencer. Quindi il paradosso dei comportamenti che si diffondono è che per creare un movimento contagioso spesso devi creare tanti piccoli movimenti. Processo che sembra poter coinvolgere tutti ma non è nato per tutti ma nato da tanti piccoli movimenti. Inoltre egli dice che qualsiasi cambiamento di comportamento di trend e di idee nasce dalla comunità che c’è attorno a loro che si può creare grazie all'intervento degli influencer, dove si possono anche mettere alla prova e si possono esprimere e si possono nutrire: le comunità sono un po’ i luoghi dove questi trend, comportamenti e idee vengono messi alla prova e vengono condivise. Oggi l'opinione pubblica Si genera in modo frammentato, i gruppi, le comunità e quindi oggi si genera a partire da singole comunità. Attraverso forme di esposizione selettiva cioè ognuna di queste comunità ha il suo pacchetto di fonti da cui attinge. La creazione di questa opinione pubblica è strettamente legata alle idee che la comunità condivide, quindi la capacità di distinguersi è parte costitutiva del modo in cui di forma l’opinione pubblica. E inoltre da voce alle minoranze rumorose che riescono a trovare visibilità. Questione delle scie chimiche: gruppi che in qualche modo combattono la presenza di queste scie all'interno dei cieli occidentali, come traccia di qualcosa di dannoso per noi. Ci sono petizioni che chiedono di affrontare il problema di queste scie e di verificarne l'esistenza, gruppi in rete che trattano di questo tema, ma come nasce questo tema? Come si arriva ad avere questa posizione? Si tratta di una comunità e parte dell’op di questa comunità è che parte delle scie chimiche sono un problema per la salute delle persone e loro pensano che non si voglia affrontare il problema perche stanno dietro degli interessi altri. Questo tema è trattato da una comunità che è rumorosa, che vuole difendere, è coesa ma quali sono le ragioni per cui nei giorni nostri si genera una comunità di questo tipo? Esposizione selettiva cioè quando una comunità selezione fonti che considera privilegiate a cui fare riferimento poi si consolida perche seleziona fonti che sono coerenti. Quindi la possibilità di scegliere queste fonti permette il formarsi di gruppi di opinioni di questo tipo. Inoltre è parte della creazione di politiche identitarie di gruppo perché tutto circola intorno a fonti che sono privilegiate cioè che ci dicono qualcosa di più riguardo questo tema è qualcosa di privilegiato e quindi genera una forza identitaria di gruppo. Inoltre è una comunità in grado di configurarsi come minoranza rumorosa. Quindi i movimenti di opinioni farebbero fatica ad affermarsi invece nascono perche vanno in sintonia con i modi attraverso cui si costruisce l'opinione pubblica. OP si genera attraverso un' attività di conversazione permanente(permanent conversation). Censis: nel 44% dei casi ciò che influenza la politica e il passaparola mediato o immediato. Quindi grande rilevanza del passaparola. E inoltre emerge che la conversazione permanente è uno strumento attraverso cui si sta generando una nuova élite culturale che si aggiunge alle altre e che è data da coloro che sono più padroni di queste dinamiche di passaparola anche mediate. E questo ci conferma un po’ che da una Sociologia – Appunti lezioni Le tecnologie plasmano la società. A partire da Innis e McLuhan, parte una corrente che li accusa di determinismo tecnologico. Si crede che stiano dicendo che quando una nuova tecnologia entra nella società, questa modelli il contesto sociale. Williams accusa McLuhan di determinismo tecnologico. Ma Williams torna a dire una cosa che avevano detto anche loro due: che le innovazioni tecnologiche sono situate storicamente. Le tecnologie nascono con delle possibilità d'uso, che vengono attivate in parte e in parte non attivate a seconda del contesto sociale nel quale vengono applicate e come questo evolve. X es il telefono: perché nasce? Per portare nelle case una forma di intrattenimento, diffondere un intrattenimento musicale tipo grammofoni pero a distanza. Il contesto sociale non era particolarmente interessato, ha avuto un insuccesso. La tecnologia si inizia a usare per connettere dei luoghi di lavoro. A partire da questa possibilità di connettere posti di lavoro, invece che mandare solo allarmi per esempio, il padrone inizia a usarla per chiamare casa questa pressione delle pratiche, uso che non era previsto, fa evolvere la tecnologia. Pian piano il telefono diventa quello che oggi è il telefono. Diventa di uso privato. Innis e McLuhan e Williams avevano ragione: le tecnologie nascono sulla base di un'innovazione tecnologica, spinta da un bisogno sociale che però, quando cambia, fa evolvere la tecnologia. 9 dicembre 2014 Meyrowitz - “Oltre il senso del luogo” Riprende l'approccio allo studio sul media. Egli ritorna a chiedersi in che modo le tecnologie che cambiano influenzano le relazioni. Egli recupera da un lato McLuhan e dall'altro Goffman. Di McLuhan recupera l'idea che le caratteristiche dei media influenzano il modo in cui in un contesto sociale si rappresenta l'asse spazio temporale, tra lo spazio e il tempo. A lui interessa più lo spazio perché lui vede dei mezzi di comunicazione che sembra che influenzino molto di più la dimensione spaziale. Recupera da Goffman che sono importanti le situazioni comunicative in cui avvengono gli scambi e che tali situazioni contribuiscono a definire i ruoli, le finalità e le regole. Recupera inoltre da Goffman la distinzione tra ribalta e retroscena. Dove trovano un punto in comune quello che dicono McLuhan e Goffman? Nella struttura delle situazioni sociali. I media cambiano i contesti e i loro spazi temporali di conseguenza cambiano le regole dell'interazione sociale. Tali cambiamenti noi li vediamo bene se andiamo a studiare i confini tra pubblico e privato, tra quello che è visibile o no in una situazione comunicativa, tra accessibile e non. Quindi se noi andiamo a vedere questi confini e vediamo come cambiano, capiamo come i media cambiano la struttura della situazione sociale. Meyrowitz Non si ferma qui e va a guardare tre tipi di spostamenti e confini, ma prima dice che dentro tutto questo meccanismo la tv è uno strumento che permette agli individui e ai gruppi di guardarsi in modo innovativo. La tv è qualcosa che ci permette di vedere lontano ma è anche qualcosa che ci permette di avere accesso a dei retroscena. Le trasformazioni Egli va a vedere un confine: quello di genere, maschile e femminile. I gender sono qualcosa che si costruisce nel tempo, aderiscono ad un modello ad una tipologia. Egli dice che per esempio questi ruoli dell'essere, che sono ascritti e culturali insieme, rispetto ad essi , i media elettronici estendono l'accessibilità delle informazioni anche a chi non fa parte del gruppo. Lui riconosce un mondo precedente alla nascita della tv, dove ci sono dei discorsi di genere a cui quelli che appartengono all’altro genere non hanno accesso. Soprattutto la tv rende visibile questo backstage, in cui si costruisce l'identità di genere anche agli altri, quindi cambia chi condivide l'informazione con chi. Un backstage può essere per esempio lo spogliatoio della scuola di calcio per il genere maschile. Gli altri ruoli sono quelli che lui chiama del divenire e sono quelli che si assumono nel passaggio dall'infanzia all'adolescenza all'età adulta, quindi ci fanno passare da una posizione all'altra, anche qui, i discorsi, i backstage sono accessibili anche ai più piccoli. Lui qui parla di socializzazione anticipatoria , cioè prima di arrivare all'età adulta, i bambini entrano a conoscenza del mondo degli adulti. Un esempio sono i bambini che assistono alle liti tra i genitori. Al contrario ci sono backstage dell'adolescenza che vengono proiettati agli adulti. Quindi anche tra varie età ci sono delle commissioni, prima non era così perché prima l'unico possibile veicolo era la letteratura. Ma la letteratura non ha la dimensione visiva, e la quantità che riguarda questo tipo di backstage che circola attraverso la tv è nettamente superiore rispetto a quelli che circolano attraverso la letteratura. Il terzo tipo di ruoli sono quelli che riguardano i ruoli di autorità, qui lui scinde i due piani perché dice che nella costruzione dell'autorità conta quanto queste figure istituzionali detengono il privilegio di accesso a delle informazioni. L'autorità ha l'accesso esclusivo delle informazioni e ha una messa in scena che privilegia il primo piano rispetto al retroscena. I media generano una diminuzione di status perché alle informazioni accede una grande quantità di persone e dall'altro una riduzione dell’autorità, perche l'autorità può anche mettere in crisi. Da un lato si genera una cura esasperata delle rappresentazioni del backstage,( Obama), si crea una cura anche della messa in scena del retroscena riguardo le figure di autorità per evitare che la loro immagine possa essere messa in crisi. Oppure tra le serie ce ne sono alcune che mettono in scena il backstage, quindi questi confini vengono messi in discussione. Sull'altro piano ci sono anche figure di autorità che sono professionali e devono mantenere una certa autoritas o la capacità di generare fiducia. Quindi lui dice che queste autoritas, (dr. House) sono tali perché hanno l'accesso a conoscenze specifiche, cioè vuoi l'info che veicola la tv o i giornali ecc ma alla fine la percezione che ha il pubblico dei media è quella di aver avuto accesso almeno ad una parte delle conoscenze, quindi cambiano i rapporti sociali dal momento che l'accesso ad un info non è più esclusivo. Quindi in generale ci sono tutti questi cambiamenti. In alcuni casi fa si che il primo piano del retroscena si fonda e che ci sia uno spazio intermedio, una scena laterale in cui si osserva il backstage, uno spazio in cui io mi trovo ad agire. Quando viene messo in scena il retroscena noi siamo in uno spazio intermedio in cui dobbiamo gestire la messa in scena di un backstage oppure capire come osservare la messa in scena. Si genera quindi un terzo spazio. Lui dice che alle volte si fondono e alle volte si moltiplicano. Rispetto alla foto di Obama c’è un altro backstage, quello in cui si prepara la foto oppure quello in cui lui proprio si sta rilassando per i fatti suoi, quindi si genera un altro retroscena profondo: che è quello che davvero non viene messo in scena. Meyrowitz vuole dire che la diffusione dei mezzi di comunicazione ha complicato molto la stratificazione di piani e quindi anche le regole, perché ho una serie di situazioni intermedie che devo gestire. Lui intuisce una cosa che va lontano, ossia che alcune situazioni sociali diventano con il tempo de-spazializzate cioè: noi ad un certo punto Sociologia – Appunti lezioni dobbiamo decidere su quale scena stiamo e non dipende dallo spazio fisico dove ci troviamo. Per es. una signora che è al bar e sta sullo spazio fisico del bar, o sta sulla scena della telefonata e quindi che siamo al bar poco importa, oppure sto sulla scena del lavoro perche usa il PC e sta lavorando: egli anticipa questa moltiplicazione di ribalta e di retroscena. Ribalta fisica quindi è il tavolino del bar e c’è una ribalta che è quelle mediata... Ecc quindi lui parla del moltiplicarsi di ribalta. Dice che siamo davanti a situazioni comunicative che richiedono regole nuove e richiedono assunzioni di ruoli nuovi e finalità nuove. Lui dice che si generano nuovi ambienti in cui le persone devono tener conto di queste cose. I soggetti diventano sempre più nomadi; cioè hanno un rapporto con il territorio sempre più debole. Non ci sono distinzioni basate sul genere e sull'età perche ci sono forme di accesso reciproco al backstage, le sfere del gioco e del lavoro non sono separate e questo lui lo dice che come lo stesso luogo diventano luogo di gioco e lavoro e per ultimo l'autorità che si conquista con la persuasione, quindi piano piano sta cambiando il modo in cui costruiamo l'autoritas. In conclusione lui dice che questa società così assomiglia a quella dei raccoglitori e cacciatori della società primitiva, in cui le cose si fanno in modo poco segmentato tra genere e età. Quindi trova tutta una serie di sintonie.