Scarica Storia Contemporanea. Paolo Borruso. e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Storia contemporanea Prof. P. Borruso Che cos’è la storia? La storia è una forma di conoscenza, è una scienza, che non rientra nel campo delle “scienze esatte”, si costruisce attraverso alcuni strumenti: 1. l’osservazione della realtà : trovare le tracce del passato nel presente, attraverso alcuni elementi (Es. Libri, statue, giornali…); 2. la raccolta di dati empirici : i materiali, le fonti (dal monumento ai documenti d’epoca, le immagini…); 3. specifica metodologia : organizzazione dei dati, per poter comprendere eventuali connessioni. Rivoluzione storiografica Marc Bloch e Lucien Febvre fondano la rivista “Annales d’histoire économique et sociale” (1929), rivista innovativa, allargava i confini della storia a tutte le questioni politiche e sociali. L’oggetto della conoscenza storica sono: - gli uomini e le donne: non di un uomo generico, ma di persone specifiche in un contesto preciso; - individualità e identità collettive; "Lo storico è come l'orco della fiaba: là dove fiuta odore di carne umana, là sa che è la sua preda." Bloch; - le relazioni con altri uomini e altre donne: “La storia è la scienza degli uomini e delle donne, e delle loro relazioni nel tempo” Bloch; - la storia riguarda tutte le componenti della società: non più una storia d’elite, di personaggi, è una scienza inclusiva. Questa definizione, che ha un forte impianto umanistico, ha cambiato profondamente il modo di fare storia. Storia scienza inclusiva Fernand Braudel, discepolo di Bloch, ha scritto: “Tutto è storia, quel che è stato detto o pensato o fatto o soltanto vissuto…” : vengono abbattuti tutti i limiti della storia, l’interesse dello storico non si focalizza più solo su grandi eventi ma su tutte le componenti sociali (storia degli emarginati). “La storia è una dialettica della durata…”: lunga durata: arco temporale nel quale sono connessi molti eventi e in cui il singolo evento acquisisce importanza in quanto connesso con gli eventi precedenti e gli eventi futuri (cause e sviluppi). sono inseparabili, il presente è lo sviluppo del passato, la storia sta nella dialettica tra passato e presente, il cui studio ha come finalità la comprensione del presente. Lo storico scegli l’oggetto del suo studio partendo da una domanda del presente, per capire quello che succede oggi mi interrogo sul passato, nel quale trovo la bussola che mi può guidare oggi. Bloch parla della differenza tra storico e antiquario: l'antiquario prende oggetti del passato, per un gusto personale, lo storico non parte da un interesse ma parte dalla realtà. La storia porta anche ad una realizzazione della complessità del presente (in contrasto con la semplificazione della comunicazione a cui siamo abituati). Storia alleata La storia ha bisogno delle altre scienze: ● La geografia → l’evoluzione dell’ambiente: geografia naturale e antropica. ● La sociologia → le trasformazioni sociali. ● Antropologia (dal greco ànthropos = “uomo” e lògos = “parola, discorso”) ed Etnologia (dal greco ethnos: popolo): struttura delle organizzazioni umane, nate soprattutto nell’ambito delle esplorazioni extraeuropee. ● Psicologia e Psicanalisi → il mondo dell’interiorità e dell’inconscio (processi emotivi, cognitivi, sociali e comportamentali). ● L’economia → oggi divenuta la scienza dominante, poiché sembra regolare l’indice di sviluppo di un paese. Scienze con un percorso autonomo, ma strettamente interconnesse, perché il comportamento dell’uomo del passato può essere visto sotto tutti questi aspetti (geografico, sociologico, antropologico, economico…). Conoscenza storica: Marrou definisce il passato come una dimensione temporale “altra”, qualcuno che non esiste più. Per entrare in contatto con questo passato lo storico deve “uscire da sé”, dal proprio presente e dai propri modi di giudicare il presente, non si può comprendere il passato alla luce del presente. Virtù dello storico e della storia Apertura culturale: una comprensione libera dai pregiudizi. Sensibilità umana. Profondità spirituale. ↓ L’interesse per l’«Alterità» sia del presente che del passato. Per Marrou la storia insegna a comprendere l’«Altro da sé»: comprendere e non giudicare (Bloch). Il giudizio storico: profondo. Paradosso della simpatia Secondo Marrou non c’è storia senza “simpatia” per coloro che cerchiamo di conoscere: senza entrare nei sentimenti dell’altro (nel senso più profondo di simpatia), immedesimarmi con “l'altro da sé” e comprenderlo, in questo senso uscire da sé (dal contesto in cui viviamo), capire come ragionano gli uomini del passato, con i quali si instaura un dialogo a distanza. Questa riflessione presenta alcune difficoltà. La simpatia per personaggi che hanno contribuito a rendere migliore il mondo è facile, ma per altri come Hitler, come Stalin? Hitler è un mostro o un uomo? Se lo giudico come un mostro ne faccio qualcosa al di fuori della storia, lo devo giudicare e comprendere come uomo (compito dello storico, vincere la repulsione etica) lo devo calare nel contesto in cui ha vissuto, partire dal fatto che è stato un uomo come gli altri e capire per quali motivi si sia differenziato per disumanità dagli altri, la sua disumanità era collettiva (consenso di molti tedeschi). La simpatia non implica il fatto che condivida le idee dell’uomo che sto studiando, simpatia nel senso di approccio, di comprensione, la storia non deve né giudicare né giustificare. Il present interroga il passato Lo storico parte da interesse, curiosità, una domanda che scaturisce dal presente. Con lo studio del passato si cercano anche delle risposte alle sfide del presente. La storia è una forma di conoscenza dell’umano “nel tempo”. A che cosa serve la storia? La “data” ci rimanda al momento in cui il documento è stato prodotto: un cammino “a ritroso”, dalla traccia del presente risaliamo alle radici del passato. Serve a calarci in un contesto preciso. L’errore della datazione Se sbagliamo data cambia il contesto. La data deve essere collegata ad un evento, acquisisce un valore simbolico. La storia è diversa dalla cronologia, la cronologia ci dà una serie di eventi, la storia non è solo eventi ma anche l’interpretazione di questi. Metodi di datazione La datazione può essere: ● “diretta”: la data compare sul documento (Es. Giornale, fotografia…); ● “indiretta”: la data è assente (Es. Mobile antico, lettera, fotografia…). Per datare una fonte si cercano elementi che permettono di «datare» il documento/oggetto nel tempo: - gli aspetti materiali (carta, inchiostro); - il tipo di scrittura; - le informazioni riportate; - il mittente; - il destinatario… In quest’ultimo caso, raramente la datazione è “precisa”. Datazione di vari documenti: slide 7-8 Contestualizzazione delle fonti documentarie Devo capire dove la traccia che trovo è inserita, in un: ● corpus (insieme) documentario, ● corpus bibliografico. Su queste fonti si sviluppa il dibattito storiografico, in particolare a partire dell’interpretazione di un evento/fonte. Es. Prima guerra mondiale → fine del Risorgimento / inizio del “secolo breve” / prima guerra “globale”. Gli strumenti del dibattito sono i libri e le riviste, su cui si pubblicano saggi e ricerche. Il giudizio storico può variare a seconda delle interpretazioni, questa possibilità di variare è segno della libertà e democrazia, che non in tutto il mondo esiste. La storia in rete La rete velocizza la ricerca ma presuppone: - conoscenza dell’argomento che si vuole approfondire; - attendibilità dei siti: “wikipedia” non è una fonte attendibile, anche se può dare informazioni utili al momento … (ma anche errori grossolani). Internet non sostituisce l’uso del cartaceo → la frequentazione di biblioteche e archivi tradizionalI rimane un aspetto “metodologico” fondamentale. La periodizzazione della storia contemporanea Rivoluzione francese (1789) come inizio età contemporanea. ● Cambia radicalmente il modo di organizzare lo spazio politico in Europa → le nazioni. ● La modernizzazione dell’economia e del sistema dei trasporti. ● Nascono i grandi complessi urbani: le città, esodo dalle campagne, formazione delle periferie, dei quartieri operai. Le trasformazioni della “mentalità”. Gli effetti del “lungo periodo”. Congresso di Vienna (1815) → si crea un nuovo sistema di equilibri. Primavera dei popoli (1848) → anno della pubblicazione del Manifesto comunista da parte di Marx e Engels esperienza rivoluzionaria, scontro tra vecchio e nuovo. Altre interpretazioni giudicano riduttivo identificare l’inizio dell’età contemporanea con il solo superamento dell’Ancien Régime: 1. Geoffrey Barraclough, Guida alla storia contemporanea (1971): a. prospettiva allargata del mondo contemporaneo: storia che include anche il contesto extraeuropeo; b. lunga transizione verso l’età contemporanea dal 1890 alla presidenza Kennedy (1960). 2. Arno J. Mayer, Il potere dell’ancien régime fino alla prima guerra mondiale (1981): l’Ancien Régime dura fino al 1914 (persistenza di elementi non solo politici, ma anche culturali e sociali). 3. Eric Hobsbawm, Il secolo breve (1994): a. L’età contemporanea → dalla Rivoluzione bolscevica (1917) alla fine del comunismo (1989). b. Centralità dell’evoluzione del modello comunista nel XX secolo. La scansione tra diverse epoche storiche è interpretativa: - sul piano del tempo naturale, la storia è in un continuum, segue il flusso del tempo; - sul piano degli avvenimenti (tempo storico), vi sono CESURE e TORNANTI, a seconda di come lo storico valuta un evento, su questo si fonda: - la “COSCIENZA STORICA” → la percezione che i contemporanei hanno della storia, maturato dopo un complesso percorso di conoscenza. Gli elementi caratteristici della storia contemporanea Il ruolo delle masse La società di massa: spersonalizzazione degli individui e omologazione dei modelli di vita (standard). Le masse emergono come elemento sociale con la Rivoluzione francese, con la quale si afferma il concetto di laicità: - separazione tra sfera politica e sfera religiosa, fino a quel momento trono e altre erano legati; - “partecipazione” popolare → rappresentanza; - uguaglianza politica (dei diritti) come principio universale e obiettivo da raggiungere; ↓ cesure nei confronti delle epoche precedenti Protagonismo delle masse, che si rivela crescente lungo l’ottocento e il novecento, le masse sostengono i remigi, sono l’opinione pubblica, hanno la funzione di legittimare i sistemi politici (il “consenso”, di cui anche i regimi totalitari avranno bisogno). Battaglia per l’uguaglianza politica, obiettivo di ottenere uguali diritti e di essere rappresentati, alla base di questa lotta c’è l’ottenimento del suffragio universale. Le rivoluzioni del 1848 in Francia portano al suffragio universale (maschile), traguardo di una lunga battaglia. Prima basati su sistemi censitari. Ci sono delle resistenze tra i ceti intellettuali e politici liberarli: - le masse fanno paura, rappresentano una minaccia all’ordine sociale; - derive rivoluzionarie. Le masse cambiano radicalmente il sistema economico e urbanistico delle società, pensiamo alla rivoluzione industriale che nasce in Gran Bretagna (seconda metà XVIII sec.): 1. donne e bambini lavorano in fabbrica → masse “marginali” entrano nel sistema economico → nuovi “soggetti” storici; 2. masse di lavoratori si concentrano negli slums e modificano l'assetto urbanistico delle città. Rivoluzione industriale: mondializzazione economica, rivoluzione dei trasporti, sviluppo della borsa e delle attività bancarie. Ricchezza e povertà La potenza non si basa più sulla potenza militare ma sulla potenza economica. L’economia diventa centrale nei rapporti tra gli Stati, la prima potenza è l’Inghilterra. Assistiamo al trionfo dell'economia di mercato → “libero scambio” e “protezionismo” politica adottata soprattutto nei periodi di crisi. L’economia modifica il percorso dello sviluppo nazionale, nascono: - nuove classi sociali (ceti medi, proletariato); - nuovi soggetti politici (Trade Unions, associazionismo operaio), l’arma principale di questi nuovi soggetti è lo sciopero. Lo sviluppo di un paese coincide sempre di più con il suo arricchimento, l’obiettivo dell’industrializzazione. Cambia l’organizzazione del lavoro: produzione in serie (Taylor, applicata da Ford) → aumentano i salari, cresce la domanda interna individuale, necessità di manodopera specializzata. Nasce il termine “Modernità” che irrompe nella “contemporaneità” che rivela anche molte contraddizioni e una profonda trasformazione della “mentalità”. Tempi moderni Charlie Chaplin, l’uomo che diventa ingranaggio. Il novecento: nodi e contraddizioni della modernità L’irrisolta questione sociale, si manifesta un divario crescente tra ricchi e poveri, in questo entrano in gioco le rivendicazioni dei ceti operai e contadini. La prima guerra mondiale: cesura anche sul piano economico → il caso dell’Italia: 1. la crisi del dopoguerra 2. il biennio rosso (1919-1920) e la questione sociale: il divario molto forte provoca le reazioni dei Scomparsa della religione ? … “Il cristianesimo sta per morire?” (Jean Delumeau, 1977). molti intellettuali avevano pronosticato una decadenza della religione, eppure con l’inizio del III millennio, alcuni tra cui Agostino Giovagnoli parlano di “risveglio del sacro”. Religioni monoteistiche L’Ebraismo dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme si apre la stagione della “diaspora” (dal 70 d. C.), spostamento in nuovi territori: - tolleranza / integrazione in Europa occidentale - discriminazione in Europa orientale In Russia alla fine dell’ottocento si verificano i “pogrom”, favoriti dallo Stato, gli ebrei vengono massacrati, questi eventi di discriminazione favoriscono un’emigrazione verso gli Stati Uniti. L’antisemitismo, comincia a radicarsi anche in Europa occidentale: per esempio in Francia → affare Dreyfus (1894): generale ebreo accusato di spionaggio sulla base di prove totalmente costruite, nel corso del processo si innesca una campagna antisemita (l’antisemitismo>giurisdizione). All’interno del mondo ebraico nasce l’idea di un ritorno in Palestina, il contagio del nazionalismo. Theodor Hertzl (1860-1904), fonda il movimento sionista (monte Sion), l’obiettivo è tornare in Palestina. L’olocausto, durante la seconda guerra mondiale, legittima il nazionalismo ebraico, nel 1948: nasce lo Stato d’Israele, in questo periodo nasce una politicizzazione dell’identità ebraica. L’islam, tanti islam Il mondo islamico comprende al suo interno moltissime differenze. Tra ‘800 e ‘900 si verifica una rinascita islamica, di alcuni gruppi che: - riaffermazione delle prescrizioni fondamentali: tornare ai caratteri originali dell’islam; - rifiutano la laicizzazione dello Stato. L’Islam è un mondo diversificato: - Mondo arabo: include sunniti, sciiti, wahabiti; - Africa, Asia: si configura in confraternite. Sunniti: sono la maggioranza, Sunna ("costume“, "codice di comportamento“), rappresentano la tradizione, seguono gli atti e detti del Profeta Muhammad, hadith, circa il 90%. Sciti: provengono da una scissione politica, già nel 632 d.C., la figura più importante è l’Imam ovvero il capo della comunità musulmana. Il sufismo (sec. XII-XIII): scienza della conoscenza diretta di Dio, è un Islam mistico, composto dalle tarīqe (confraternite), guidate dai “marabutti, accanto a queste confraternite c’è la corrente dei Dervisci. Wahabismo: movimento riformatore (Muhammad ibn ʿAbd al-Wahhāb, 1703-1792), predica il ritorno alla purezza originaria, al regime tradizionale fondato sulla “sharia” (legge islamica che viene applicata come legge dello stato, assenza tra politica e religione). Nel corso dell’età contemporanea, come per gli ebrei, si verifica una politicizzazione dell’Islam: - fine ‘800: fattore di mobilitazione anti-coloniale - movimento afroamericano per i diritti civili (anni 1960-70, Malcom X) Fondamentalismo: fenomeno trasversale alla storia di tutte le religioni (Crociate), è un termine ambiguo: fondamentalismo non significa tradizionalismo, ma integralismo, chi trasgredisce viene eliminato. Rivoluzione iraniana, paese a maggioranza sciiti, del 1979, Khomeini, si mette a capo di una protesta con il Pascià, instaura un regime “teocratico” e adotta la Sharia come legge, Khomeini assume ruolo di capo politico e religioso. Uso ambiguo del termine “Jihad”, non significa guerra santa, ma sforzo sul cammino di Dio. Gli attentati alle torri gemelle hanno portato ad emergere il fondamentalismo come nuova lettura della realtà e della politica, si presenta come un ritorno ai fondamenti, contro l’Occidente e la modernità. In realtà, la sue caratteristiche non sono religiose, ma ideologiche, uso strumentale della tradizione in funzione di riscatto, soprattutto dopo la fine della Guerra fredda con la mancanza del comunismo (riscatto degli oppressi). Divisioni del cristianesimo e movimento ecumenico Tre confessioni (non religioni): 1. Cattolicesimo (Europa occidentale, America latina): struttura piramidale che fa capo al Papa. 2. Ortodossia (Grecia, Europa orientale, Medio ed Estremo Oriente). 3. Protestantesimo (Europa centro-settentrionale, Nord America). Nel 1054 avviene il grande scisma d’oriente, ortodossi e cattolici. Oggi la chiesa ortodossa: - Chiesa greco-bizantina : Costantinopoli. - Chiesa russa : Mosca (“terza Roma”, 987 d.C. con la conversione del re russo). - Chiesa serbo-ortodossa (Balcani). - Chiesa siro-caldea (Turchia, Armenia). - Chiesa copta (egiziana). - Chiesa etiopica (africana): l’unica chiesa autenticamente africana, non frutto degli europei. Con il declino di Costantinopoli, le Chiese ortodosse divengono nazionali, comincia il “filetismo”. Il Patriarca di Costantinopoli (ecumenico), capo della chiesa ortodossa è “primus inter pares”, non sceglie per le altre chiese. Athenagoras I, patriarca di Istanbul, molto interessato al tema dell’ecumenismo, dell’unione dei cristiani, diceva. “Chiese sorelle, popoli fratelli”. L’altra grande frattura nel cristianesimo avviene con la riforma luterana, nascita della chiesa protestante. Si distinguono nell’attività missionaria e negli studi teologici: elaborano il metodo storico-critico, per verifica la veridicità dei vangeli e dell’esistenza di Cristo. Oggi si preferisce usare i termini “Chiese evangeliche” o “Chiese riformate”, ” si oppose al nazismo. Cattolicesimo: pace e dialogo Si distingue per la tradizione “petrina”, il primato di Roma. Si scontra con la rivoluzione francese: separazione tra Stato e Chiesa (dopo il 1789). All’interno del cattolicesimo nascono due correnti: - liberale: legare il cattolicesimo con i nuovi principi liberali; - intransigente: Pio IX non accetta la sottrazione del potere politico alla chiesa. Il 1870 anno della presa di Roma, il Papa si stabilisce nel Vaticano, segna la perdita del potere temporale. Prevale la contrapposizione e la condanna: - Il SILLABO (1869) contro le ideologie laiche e la modernità. - L’anticomunismo. Anni ‘20 e ‘30 del ‘900, il Papa Pio XI cerca di venire a patti per salvare la sua autonomia, firma dei concordati (Patti lateranensi) con i regimi totalitari (fascismo, nazismo) in funzione anticomunista e per proteggere i fedeli. Il confronto con le guerre mondiali: la cristianità alla prova, scontri tra cattolici, per la prima volta si fa carico della difesa della pace e della condanna della guerra, cerca di risolvere con la diplomazia. Le sfide globali del secondo Novecento: ● Concilio Ecumenico Vaticano II (1962-65): grande evento “riformatore” della Chiesa cattolica: ○ la Chiesa non è più in contrapposizione con il mondo moderno, ma nel mondo, non condanna più, ma comprende l’uomo contemporaneo: ■ “condividere” le sofferenze e le speranze. ■ “Dialogo” ecumenico e interreligioso. Giovanni Paolo II convoca ad Assisi un incontro interreligioso per la pace, intende le religioni come strumento di pace. Le relazioni internazionali Nel corso dell’età moderna e contemporanea le relazioni internazionali subiscono dei forti cambiamenti. In età moderna: ● l’Europa al “centro” del sistema internazionale; ● allargamento dei rapporti internazionali. Secondo Machiavelli (1419-1527), primo teorico dello Stato moderno si fonda su: - ragion di stato; - autonomia dall’impero e dal papato; - l’autorità del “Principe” (1513) teorizza uno stato con un territorio definito: sovranità territoriale. Nel Settecento si instaura un ordine internazionale pluralistico, fondato su: - reciproco riconoscimento; - rapporto teoricamente “paritario” tra gli Stati Sistema che vuole garantire la sopravvivenza di stati, nasce il diritto internazionale, norme e codici che intendono regolare il diritto tra gli stati (ius belli) e, sulla base del diritto internazionale, nasce la diplomazia. Nasce anche la società internazionale, oggi si preferisce parlare di comunità internazionale, il termine società implica una conviveva, il termine comunità significa anteporre gli interessi comuni a quelli personali. Lungo il XIX sec. questo sistema inizia a mutare, si forma l’Europa delle “grandi potenze” (militare ed economica). Due eventi introducono a questa Europa: 1. Rivoluzione americana (1776-83): per la prima volta uno stato fuori dall’Europa conquista indipendenza nazionale e libertà. 2. Francia rivoluzionaria (1789-99) e napoleonica (1799-1814): trionfo dell’idea di Nazione e della sua natura “espansiva”. Nasce l’idea di una “missione universale”: la rivoluzione diventa guerra europea contro l’Austria / Napoleone, espansione della nazione francese (impero), l’idea dei francesi si scontra con un fallimento. Esempio di Ikea: dentro Ikea troviamo il mondo, un mercato globale, questo modello si è diffuso ovunque, Ikea del mondo. Con la globalizzazione la percezione del tempo e spazio sono cambiate, viene introdotta: - simultaneità, in tempo reale; - presente dilatato e spazio ravvicinato. Ci sono una serie di problematiche connesse alla globalizzazione: lavoro dei minori, povertà, impatto ambientale. Anche sul piano culturale: scontro di civiltà (soprattutto dopo 11/09). Papa Francesco ha parlato di una terza guerra mondiale a pezzi, una serie di guerre in aree molto distanti (America Centrale, Asia e soprattutto Africa e Medio Oriente), conflitti localizzati ma che entrano in contatto tra di loro, per esempio l’Isis lo possiamo trovare anche in Africa. L'obiettivo è informare i modo, un modello che dovrebbe avvicinare economicamente tutto il mondo. L’origine della globalizzazione Sono antiche? L’impero romano aveva conquistato gran parte del mondo conosciuto, e anche se lasciavo molto pazione alle culture comuni nascono forti scontri tra tutte le culture. Andando avanti nel tempo le grandi scoperte geografiche aprono una stagione di scambi tra aree del mondo poco conosciute. Importante era il commercio degli schiavi (tratta atlantica e musulmana: la seconda più duratura), mondi estranei entrano in forte contatto, si aprono dei processi di contaminazione culturale. Il 15% muoiono nel viaggio, molti altri ancora prima. Il rapporto schivista-schiavizzato di tipo economico, sfruttamento della manodopera, non ancora in senso razziale (solo dall’800). Leggi di Burgos (1513) attenuano la schiavitù degli indios in Brasile, ma comincia l’importazione di schiavi africani per sostituire gli Indios nelle miniere di ferro. Il cristianesimo, e soprattutto la fusione con la cultura illuminista, ebbe una funzione di condanna della tratta, nasce il movimento abolizionista (Thomas Clarkson). Ci sono anche ragioni economiche, A. Smith scrive: “Il lavoro servile, per quanto sembri non costare nulla, è il più caro di tutti: l’uomo che non può acquistare nulla, è indotto a mangiare il più possibile e a lavorare il meno possibile”: il mercato di tipo capitalista si è allargato, in seguito all'industrializzazione il lavoro servile non conviene più, servono operatori salariati (motiva il lavoro, alimenta il mercato). In Inghilterra la rivoluzione industriale trasforma la sensibilità culturale, il movimento abolizionista denuncia la disumanità del traffico, comincia una battaglia parlamentare. Nel 1807 William Wilberforce (1759-1833) ottiene la maggioranza dei voti per l’abolizione della tratta. Il provvedimento inglese avvia il processo di abolizione generale, gli inglesi cercano un sistema: le crociere britanniche a cui spettava un riconoscimento economico se avessero intercettato degli schiavi. In Francia, la prima abolizione viene proclamata durante la Rivoluzione giacobina (1793), ripristinata da Napoleone Bonaparte (1802), la schiavitù viene definitivamente abolita con la Rivoluzione del 1848. Se in europa lo schiavismo viene gradualmente abolito la “questione schiavista” riemerge negli Stati Uniti: la schiavitù viene abolita con la guerra di secessione (1865), rimane una questione razziale ancora irrisolta. Nel corso del XIX secolo si comincia ad avere una percezione del mondo più interconnesso: una “comunità di destino”. Forte crescita di alfabetizzazione e comunicazione, aumenta la carta stampata: l’informazione e opinione pubblica diventa sempre più importanti. Alla fine ‘800: il mondo come realtà interconnessa. Ci sono degli elementi che favoriscono questa interconnessione, primo di tutto la rivoluzione dei trasporti (ferrovie, imbarcazioni a vapori), che ha una ricaduta sia economica, maggiore facilità di trasporto, che culturale, mondi molto lontani entrano in contatto. Anche tempo e spazio vengono misurati in modo più preciso: - orologio da tasca; - fusi orari; - le esportazioni della terra. Sistemi che permettono di unificare e semplificare il mercato e i sistemi di scambi. Si sviluppa una percezione di sentire globale, altro elemento unificati fondamentale su la rivoluzione delle comunicazioni: la percezione di una simultaneità globale degli eventi grazie alla radio (Titanic). A fine ottocento assistiamo alla nascita dei nuovi movimenti di massa: - il movimento socialista acquisisce importanza; - internazionale cattolica: comincia ad affrontare le tematiche sociali introdotte dall'industrializzazione, difesa dei lavoratori e espansione missionaria. Aumento della conflittualità-concorrenza in uno spazio globale. Economia mondiale Economia mondiale come sistema-ingranaggio unitario di connessioni interne ed esterne, che diventano realtà vicine, lo stato non è più isolato, e ha bisogno delle connessioni per sviluppare la sua economia. Si parla di economia-mondo (1870-1914), aumentano i flussi di forza lavoro, capitali e merci si influenzano a vicenda. Londra diventa il fulcro delle reti commerciali che si sviluppano in una dimensione globale. Questa nuova economia si fonda a una connessione sistemica, iniziative concordate tra Stati (gold standard: valore economiche comune su cui fondare il sistema di mercato). La crisi del 29 rappresenta un evento epocale, per la prima volta il capitalismo e il sistema finanziario mostrano le loro debolezze, si allontana il rapporto tra interno e esterno, lo stato deve intervenire con misure protezionistiche. La politica di potenza si avvicina sempre più al controllo dell'economia mondiale, diventa espressione della concorrenza aggressiva per la conquista dei mercati, il mondo diventa uno scenario di interazione tra stati concorrenti. Anche l’Italia è coinvolta ma non aveva risorse sufficienti per star dietro a questo sistema Depretis adotta politiche protezionistiche. Fattore demografico: subisce profonde trasformazioni, i flussi migratori aumentano, si parla della necessità di uno spazio vitale, l’emigrazione si lega alle conquiste coloniali. Il 68: ha origine negli USA principalmente come ribellione verso la guerra del Vietnam, si trasferisce in Europa, assume caratteri pacifisti. Travalica i confini nazionali. Il terrorismo: trova connessioni tra persone, diventa globale. 11/09: la reazione degli USA è immediata, individuano nell’Afghanistan lo stato che protegge i colpevoli, in meno di un mese viene rovesciato il potere talebano. Nel 2003 gli USA attaccano l’Iraq con la scusa dell’utilizzo di armi chimiche, porta il rovecamendo di Saddam Hussein. L'obiettivo non è solo sconfiggere i responsabili, ma ridisegnare il medio oriente secondo un proprio schema e portare forzosamente la democrazia. Guerra in Siria ancora non conclusa. Il fattore guerra è un elemento importante nei processi di interconnessione del mondo, crea legami tra popolazione del mondo, in Italia vengono a combattere americani, inglesi, africani. I flussi migratori hanno assunto una componente fortemente globale. Globalizzazione: - processo storico - categoria storiografica “Risalire la storia / Rileggere la storia”: quali sono le radici della “globalizzazione” contemporanea? Temi che hanno influenzato molto la globalizzazione: ● Imperialismo e colonialismo ● Prima guerra mondiale ● Rivoluzione russa ● Crisi del dopoguerra e avvento dei totalitarismi ● La crisi del 1929 ● Guerra d’Etiopia e guerra di Spagna ● Seconda guerra mondiale ● Guerra fredda e decolonizzazione ● Post-guerra fredda e “disordine globale” Imperialismo e colonialismo europeo: evento globale (1970-1914) L’Europa conosce una forte dilatazione dei propri interessi, si comincia a parlare di sistema-mondo, si super l’eurocentrismo a favore di un ampliamento dei confini. India britannica Questo moto di dilatazione parte dall'Inghilterra, la maggiore potenza. Dalla seconda metà del settecento si inaugura il dominio inglese in India, ma solo dal 1858 diverrà un possedimento ufficiale, per governare viene adottato il sistema dell’indirect rule, il governo poggia sulle autorità locali che devono rispondere ad un governatore inglese, questo permette di governare con costi contenuti. Conquiste francesi Nella prima metà dell'ottocento iniziano le conquiste francesi, in particolare l’Algeria (1830-1870) l’esercito francese deve scontrarsi con una forza resistenza locale. La Francia ragiona in termini di assimilation, di integrazione, viene considerata parte del territorio nazionale, con un sistema di governo diretto: ufficiali e amministratori francesi. Due sistemi molti diversi, con obiettivi e modalità diversi sul piano teorico, sul piano pratico furono molto simili. Nel 1869 viene costruito il canale di Suez (Luigi Negrelli), un evente determinante per i traffici commerciali, aumenta l’intensità dei traffici. Il caso emblematico: l’Africa Fino al 1884 i possedimenti europei erano limitati a pochi territori costieri. Nel 1876 re Leopoldo II del Belgio ottiene il controllo del Congo come presidente di una società umanitaria. Questo suscita critiche e reazioni dalle società europee, nel 1884-1885 si tiene la conferenza di Berlino: - legalizza la sovranità belga sul territorio congolese; - autorizza il diritto all’espansione delle altre potenze. Inizia la gara per la conquista dell’Africa, le potenze europee si proietta con armi ed eserciti superiori a quelli africani, la conquista è rapida. Il territorio africano vede un incontro-scontro, scontri tra eserciti ma anche contaminazioni culturali. Dopo il 1885 l’espansione europea cresce molto, in Nord America, India, Australia (UK), Angola, Mozambico (Portogallo), Algeria (Francia). L’Africa diventa l’oggetto delle mire europee, occorreva però il consenso dell'opinione pubblica. Nel 1914 tutta l’interno continente è occupato dalle potenze europee, tranne l’Etiopia: soprattutto Francia e Inghilterra. Anche l’Italia conquista dei territori: Eritrea, Somalia. Resistenza primaria: gli africani provano a contrastare gli invasori ma con scarsi risultati. Le guerre Herero e Nama nell’Africa tedesca del sud-ovest (1904-1907, attuale Namibia), popolazioni represse dall’azione tedesca, 75.000 vittime, le Nazioni Unite lo hanno definito come “il primo genocidio del XX vista come un protettorato, furono queste discrepanze che porteranno allo scoppio della guerra. Dopo il 1894 Crispi riprese la politica coloniale, continuando l’espansione verso l’interno e rivendicando il rispetto da parte dell'Etiopia dell'interpretazione italiana del trattato di Uccialli. Il Negus si rifiutò, allora Crispi diede l'ordine alle truppe italiane di penetrare in territorio etiopico, lo scontro si risolse ancora una volta in un disastro. Nel dicembre 1895 il presidio italiano, composto da 2.300 uomini, venne assalito e annientato da circa 30.000 abissini (esiste una guardia imperiale, gli eserciti al comando dei signori locali si uniscono, la chiamata alle armi avveniva attraverso dei tamburi); infine l’uno marzo 1896, 16000 soldati italiani, guidati dal’ex garibaldino Oreste Baratieri, si scontrarono con 70.000 abissini nei pressi di Adua; lo scontro fu una disfatta, 7000 soldati italiani rimasero uccisi, molti vennero mutilati. Questa sconfitta ebbe una grande eco, smonta il mito dell’invincibilità dell’uomo bianco. A seguito del fallimento Crispi si dimise e prese il suo posto Antonio di Rudinì che nel 1896 firmò il Trattato di Addis Abeba con cui l'Italia rinunciava a qualsiasi pretesa sull'Etiopia e limitava il suo dominio all’Eritrea e alla Somalia. Seconda fase: la conquista della Libia (1911-12) Nel 1911-12 con il governo Giolitti assistiamo alla ripresa del colonialismo italiano, principalmente per quattro motivi: 1. aumentare il prestigio nazionale principalmente per il movimento nazionalisitco che era nato; 2. assecondare i maggiori gruppi industriali e finanziari; 3. per accontentare l’opinione pubblica; 4. per gli interessi dell’esercito che che voleva riscattarsi dalla disfatta di Adua. Giolitti cambio l’obiettivo, non più l’Etiopia ma la Libia, nel 1911 l’Italia dichiara guerra alla Turchia (l’ex impero Ottomano si stava molto indebolendo), che controllava la Libia. Dopo i primi successi la popolazione libica organizzò una tenace resistenza e, non riuscendo a piegarla decide di cambiare strategia, spostando il conflitto in Turchia. Vennero occupate alcune isole delle Sporadi che formarono il dominio italiano del Dodecaneso. I Turchi spaventati da un’altra incursione sullo stretto dei Dardanelli e ancor più dalla possibilità di un’imminente guerra nei Balcani, nel 1912, firmarono il trattato di Losanna con il quale accettavano il dominio italiano sulla Libia e la restituzione delle isole del Dodecaneso, che però non avvenne. Questa guerra venne molto propagandata, vista come una sorta di crociata contro gli islamici libici. La guerra di Libia si rivela molto dura, nel deserto, viene introdotta una nuova difesa: la trincea, in un contesto privo di difese naturali. Gli ascari eritrei aiutarono molto, le violenze furono moltre, alcuni capi libici si sottomettono. L'incontro-scontro coloniale: passaggio decisivo dei processi di globalizzazione: - L’Italia in Africa. - L’Africa in Italia. La grande emigrazione (1876-1914) Si interseca con l'espansione coloniale, molti italiani colonizzano il sud america (Argentina), Tra 1876-1900 circa 5 milioni, tra il 1901-1915 più di 8.5 milioni. Le americhe, ma anche l’Australia rappresentano la meta principale degli italiani, ma . Migrazioni che interessarono largamente anche altri stati europei. Simboli e contraddizioni dell’emigrazione: ricerca di libertà ma con pochi mezzi e soldi, si creano quartieri italiani, i disagi sono molti: la lingua, il lavoro, gli alloggi. Processo di criminalizzazione che devono fare giuramento di fedeltà agli Stati Uniti. Ci sono sospetti di malattie portate dagli italiani. Le donne vivono in estrema difficoltà. Nasce un forte legame con la criminalità organizzata. Ci sono figure che aiutano, per esempio Mons. Giovanni Battista Scalabrini (1839-1905), vescovo di Piacenza, che si dedica all’assistenza degli emigranti italiani. La prima guerra mondiale e il caso dell’Italia Interrompe quel clima di ottimismo e fiducia della belle epoque. La crisi di fine secolo: - questione sociale: affrontato dal socialismo, ma anche dalla chiesa la bolla Rerum Novarum; - moti di piazza; - assassinio di re Umberto; - “affaire Dreyfus”: simbolo dell’antisemitismo dilagante. L’Italia giolittiana (1903-1914) Le riforme di Giolitti: ● suffragio universale maschile, primo passo dell’estensione del diritto elettorale; ● riforme sociali: ○ limiti dell'orario di lavoro; ○ divieto di lavoro ai minori di 12 anni; ○ maggiori sussidi; ○ riconoscimento dei sindacati. Ripresa dell’espansione coloniale, vedi sopra. Nascono i socialisti italiani: - riformisti: Turati, seguono una linea politica parlamentare; - massimalisti: si ispira rigorosamente all’ideologia marxista, impulso rivoluzionario. Cause della guerra Fattori internazionali: ● conflitto economico e coloniale tra Germania e Gran Bretagna; ● tensione tra Germania e Francia per l’Alsazia e Lorena; ● tensione nei Balcani tra Austria e Russia; ● coalizioni tra stati: Triplice Alleanza (Austria, Italia, Germania), Triplice Intesa (Francia, Russia, Inghilterra); ● colonialismo e imperialismo. Fattori legati alla politica interna: ● corsa agli armamenti; ● peso politico delle gerarchie militari; ● militarizzazione delle coscienze, idea positiva della guerra; ● crisi del pacifismo socialista; ● nazionalismo aggressivo. Scoppio della guerra Il 28 giugno 1914 assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando, 28 luglio 1914 dichiarazione di guerra dell'Austria alla Serbia. Scatta il meccanismo delle alleanze. Inizialmente l’Italia si mantiene neutrale, interviene poi attraverso il patto di Londra (1815), a fianco dell’intesa con la speranza di ottener i territori irredenti. Guerra mondiale? Coinvolge l’Europa, ma anche parte del mondo extra-europeo (Medio Oriente, Nord Africa, Sudafrica- Namibia). Coinvolgimento delle popolazioni civili. Muta l’ordine sociale delle società: le donne che devono sostituire gli uomini al fronte, diventano protagoniste del lavoro delle società. Muta l’ordine internazionale. In Italia: interventisti e neutralisti La propaganda nazionalista si rivela molto forte e diffusa, assume anche simboli religiosi, fa presa su grande parte dell’opinione pubblica. Il 24 Maggio 1915 l’Italia entra i guerra, motivazioni irredentiste. La prima guerra moderna: nuove armi (gas) tecniche (carri armati, trincee, aerei). Guerra di posizione. Guerra in alta montagna, soprattutto sul fronte italiano. La pace come problema globale: l’internazionale cattolica, la nota di Papa Benedetto XV (Agosto 1917) alle potenze belligeranti: condanna la guerra come “inutile strage”, vuole giungere ad una riconciliazione tra i cristiani che si combattevano, non c’è più la guerra giusta, ma viene condannata in termini assoluti. Il Papa viene accusato di disfattismo. Le conseguenze di questa guerra sono tragiche, le morti di massa lasciano un segno indelebile nella coscienza collettiva. Nel corso della guerra scoppia la rivoluzione russa, una rivoluzione globale, per la prima volta la Il fascismo comincia a trasformarsi in regime, Mussolini si pone l'obiettivo della quota 90, vuole aumentare il valore della lira, questo provoca un aumento del costo della vita. Mussolini ha il problema di cercare il consenso della società e soprattutto dell’altro centro di potere, la chiesa (ormai la monarchia era vicina a Mussolini); dal 1880, con la presa di Roma, le relazioni si erano rotte, con una serie di trattative si giunge ad una riconciliazione: Patti lateranensi (1929), si risolve la “questione romana”: il cattolicesimo religione di Stato (viene insegnata nelle scuole), il fascismo per la chiesa aveva una funzione anticomunista. L’obiettivo del fascismo è la formazione di un uomo nuovo: a partire dai giovani, i bambini vengono educati secondo degli inquadramenti paramilitari (6-8 anni figli/figlie della lupa), su questo c’è uno scontro con la chiesa che cerca di mantenere una sua autonomia e non d’accordo ad un’educazione di questo tipo, nel 1931 molte sedi dell’Azione Cattolica vengono assaltate dai fascisti. L’educazione dei giovani è volta alla forza: Giovani Avanguardisti (14-18 anni) e i Gruppi Universitari Fascisti. Il 1929 è anche l’anno della grande crisi, nel primo dopoguerra in USA c’è una grande industrializzazione e un’alta produttività, le banche incentivano gli investimenti. Aumenta la produttività, l’offerta ma non la domanda, crisi di sovrapproduzione: - disoccupazione: si creano dei centri di sostegno; - svalutazione del dollaro; - periodo di recessione. Il 24 Ottobre crolla la borsa di Wall Street: Giovedì Nero. Molti perdono la casa, vengono costruiti dormitori pubblici e baraccopoli. Il presidente Roosevelt avvia il New Deal: ● programmi di lavori pubblici (costruzione e manutenzione di strade, scuole, parchi, campi da gioco, ecc.): istituzione del Civilian Conservation Corps (CCC). Bisogna rimettere in circolo il denaro e creare posti di lavoro. ● Riforma monetaria. ● Abrogazione del proibizionismo. In pochi anni l’economia si risolleva. Questa crisi ebbe importanti ripercussioni in Europa, alcuni stati escono illesi dalla crisi (Ungheria, UK, URSS, Svezia). Si riprendono misure economiche protezionistiche. Negli URSS il modello chiuso socialista funzionò, l’isolamento facilita, mezzi di produzione non più privati, forte industrializzazione soprattutto pesante. Il contraccolpo della Grande crisi: viene sospeso il piano Dawes. Inizia a prendere piede il nazismo che voleva legare un’idea vagamente socialista con un nazionalismo molto accentuato, esagerato. Agli inizi degli anni ‘30 passa da movimento a regime, in particolare con l’elezione a cancelliere di Hitler. Le sua visione della società era ispirata al darwinismo sociale, l’evoluzione della specie avrebbe significato la vittoria della specie più forte su quella più debole, Hitler applica questa teoria alla società, con l'obiettivo di stabilire una società omogenea, una pura razza ariana, gli elementi da eliminare sono i malati di mente (rendevano la società impura), forte insistenza sul modello fisco, si passa anche alla persecuzione verso i malati terminali, alcolisti… Si focalizza poi contro gli ebrei, vengono emanate le leggi di Norimberga nel 1935, gli ebrei (molto integrati nella società) perdono la cittadinanza tedesca. Kristallnacht, 9-10 Novembre 1938 distrutti e incendiati negozi degli ebrei e le sinagoghe. Unione sovietica Scontro tra Trockij “rivoluzione permanente”, voleva esportare il comunismo nel mondo e Stalin “socialismo in un solo paese”. Questa rivalità si conclude con la vittoria di Stalin, Trockij fugge in Messico dove verrà poi raggiunto dai sicari nel 40. La politica di Stalin: - abolisce la NEP (nuova politica economica) introdotta da Lenin per risollevare l’economia, quindi abolisce la proprietà privata delle terre e delle fabbriche. - Piani quinquennali (1928): punta sull'industria pesante. - Collettivizzazione della terra: acquisita dallo stato e distribuita ai contadini. - Industrializzazione: industria pesante e armamenti. - Lotta all’analfabetismo. Stalin per consolidare il suo potere deve eliminare gli avversari politici, le “grandi purghe” (1933-1937): - circa 1,5 milioni di comunisti; - circa 15 milioni di cittadini sovietici (inclusi i suicidi veri o dichiarati tali), tra cui l’intellettualità prerivoluzionaria. - persecuzione della chiesa ortodossa. La guerra d’Etiopia (1935-36): la crisi dell’equilibrio europeo Mussolini invade l'Etiopia, riprendendo il mito dell’impero coloniale per acquisire il prestigio di grande potenza. Infrange i vincoli della società delle nazioni (Italia e Etiopia entrambe membri), Hitler riconosce la legittimità dell'invasione, di forma l’asse Roma-Berlino (1936). Guerra che dura diversi mesi, anche con l’utilizzo di armi proibite (gas). La guerra civile in Spagna (1936-39) La sinistra aveva vinto le elezioni, c’è una rivolta da parte delle truppe di Franco (di ispirazione fascista), si trasforma in una guerra civile, acquisisce un forte carattere ideologico e globale (fascismo- antifascismo), prefigura lo scontro mondiale. Francisco Franco-Germania-Italia Francia, Inghilterra + Brigate internazionali L'espansionismo hitleriano Anschluss (13 marzo 1938): annessione dell’Austria, senza incontrare resistenze La Conferenza di Monaco (29-30 settembre 1938): le democrazie europee tentano di contenere Hilter, l’«appeasement» inglese, ci si illude di placare le misure espansionistiche con una serie di concessioni. Nel Marzo 1939 occupazione tedesca della Cecoslovacchia. Il 22 Maggio 1939 sigla il Patto d’Acciaio. In questa strategia di è spedizione verso l’oriente necessità di una neutralità dei russi, firma il patto Molotov-Ribbentrop (22 Agosto 1939), prevede: - patto di non aggressione; - spartizione della Polonia. Il primo Settembre del 39 Hitler invade la Polonia da est e Stalin occupa la parte ovest, scatattano le allenze, inizio della seconda guerra mondiale. Espansionismo giapponese Tra il 31 e il 39, occupa la Manciuria, la Corea già occupata, e altri territori della Cina. Nel 1936 firma il patto anti-comintern, contro l’URSS, anche in Asia si crea uno scontro tra Giappone e URSS. Affermazione dei regimi totalitari e la crisi La crisi esprime un fenomeno limitato nel tempo, sul piano storico è un periodo transitorio, ma non è soltanto la fine delle sue ripercussioni ma anche legata al mutamento di percezioni nel tempo. La durata della crisi è legata alla percezione dei contemporanei. Con la Grande Guerra il modo esce cambiato e sconvolto, accentua la sensazione di un cambiamento profondo, il passaggio da un’epoca di certezze a un’epoca di instabilità. Crolla la fede nella civiltà e nel progresso illimitato. La guerra del 14-18 si rivela come un grande cambiamento ma così anche l’affermazione del comunismo. I moltissimi morti (17 milioni di morti, 10 nella Riv Russa e altri con Stalin), la crisi si fa terminare nel 45, in quest'anno c’è la percezione di un cambiamento, comincia a diffondersi la fiducia nella possibilità di una ricostruzione, si apre una stagione di equilibrio. Il continente Europeo assieme ad uno spostamento verso la destra autoritaria (Fascimo, Naszismo, in Spagna scioloto il parlametno e succesivmente Franco, in Polonia regime militare monopartitico), la componente militare fondamentale per il potere. Le democrazie rivelano diverse difficoltà soprattutto nel fronteggiare le conseguenze della Prima Guerra Mondiale. Nella zona della Lituania si affermano regimi monopartitici, l’Austria rimane democratica fino al 36 ma poi si instaura un regime militare. Dittature nei balcani, in Grecia. Questi orientamenti li ritroviamo anche fuori dall’Europa (Turchia, in Cina, in Giappone forte reazione nazionalista dopo la crisi del 29). Anche in Inghilterra e UK nascono delle opposizioni alla democrazia. Questa cambiamento perché: - forte fascino della dittatura, culto della personalità forte di una persona: il clima era quello della necessità di un leader carismatico, il regimo totalitario attrae, soprattutto per chi si sente vittima della crisi e del fallimento dello stato liberale. Il passaggio alla democrazia viene visto come una cessione del potere al proletariato. Il nazismo col tempo assume un senso di coesione, di esclusività; la propaganda si basa su pregiudizi che trovano un grande consenso nella collettività. Questi movimenti militaristi sono ben riconoscibili, attraverso divise e stemmi, questo aumenta ancora di più un senso di appartenenza; un coinvolgimento collettivo già dai piccoli. L’opinione pubblica è attratta dalle promesse di rinascita economica. Si instaura un clima di paura, le persone di sentono obbligate e in pericolo. La seconda guerra mondiale 1° settembre ‘39 → invasione della Polonia, scatta il sistema delle alleanze: - dichiarazione di guerra di Francia e Inghilterra; - l’Italia dalla non belligeranza all’entrata in guerra (10 giugno 1940). 27 settembre 1940 firmato “Patto tripartito” Berlino-Roma-Tokyo, nella prima fase della guerra Hitler mette l’Europa sotto l’occupazione dell’Asse: inizia la questione ebraica e la Shoah L’Asia in fiamme: il Giappone conquista la Manciuria e attacca gli USA → entrata in guerra degli USA (1941). La guerra in Europa e l’espansione dell’Asse (1939-1942) Espansione verso ovest. In questi anni comincia la Shoah, disseminando in Germania e in Austria molti campi di concentramento. Nel 1940 l’Italia entra in guerra, Mussolini era convinto di una rapida vittoria tedesca, in pochi mesi l’Italia perde l’Etiopia (gli inglesi aiutano), resa dell’Amba Alagi. Haile Selassie, imperatore, comincia il processo di restaurazione. ● Hitler forza motrice del movimento nazista ● In che misura l’Olocausto rappresenta un “unicum”, cioè una rottura con il passato? ○ Il carattere totale della sua ideologia. ○ La pianificazione. La soluzione finale: annullamento totale degli ebrei. Coinvolgimenti degli alleati e dei conquistati. Heinrich Himmler (1943): “Essere andati fino in fondo e – a parte casi di debolezza umana – aver mantenuto la nostra integrità, è questo che ci ha resi duri. Nella nostra storia, questa è una pagina gloriosa che non è stata scritta né mai lo sarà” Autoesaltazione, l’idea di attuare qualcosa di inedito, mai avvenuto nella storia. Un’impresa “storica”. Fase di accelerazione dello sterminio, dopo la disfatta in Unione Sovietica (1942-43). Léon Poliakov: “Il nazismo e lo sterminio degli ebrei”: mostra la logica apocalittica e suicida in questa fase, l’autoesaltazione era talmente forte che genera una volontà di non essere «soli» di fronte al fallimento... un suicidio collettivo che esorcizza la sconfitta e la trasforma in una «vittoria», perché non ci si espone alle umiliazioni della sconfitta. La “soluzione finale” non è lo scopo principale della guerra, ma lo “diventa”. Hilberg: “Volevo esplorare il nudo meccanismo della distruzione, e quando mi tuffai nel problema vidi che stavo studiando un processo amministrativo, mandato avanti da burocrati in una rete di uffici disseminati su un continente” Analizza gli ingranaggi della distruzione. Gli archivi minuziosi lasciti dai tedeschi: che descrivevano la cronaca dello sterminio. La storicizzazione rafforza lo sdegno etico, gli dà una base di memoria trasmissibile. L’indicibilità lo relativizza e lo indebolisce, perché ne fa qualcosa al di fuori della storia, favorisce fenomeni di rimozione della memoria: il negazionismo. Problema delle fonti La scarsità di documentazione direttamente emanata da Hitler, Hilberg ha scoperto l’esistenza di un “governo per annunci”: non ordini scritti, ma la trasmissione del mandato, il ruolo dei “burocrati” è centrale, Hitler usa un apparato già esistente per la trasmissione degli ordini. Il problema del consenso Perché tanti militari e funzionari civili hanno obbedito ad Hitler? Mommsen svela una mentalità “tecnocratico-gerarchica” tipica dell’amministrazione tedesca, espressione: “Ho eseguito gli ordini”. L’ingranaggio si avvia non sulla base di ordini, ma di uno spirito comune, di un'efficienza tipica della burocrazia tedesca. La politica razziale nazista di modifica nel corso degli anni, i medici nazisti avevano una visione “biomedica”, Legge sulla Sterilizzazione (1933) di malati di mente, schizofrenici, psicotici, epilettici, sordi, ciechi, affetti da malformazioni, alcolisti. Tra il 1933-35 circa 225.000 sterilizzati giudicati malati ereditari. Leggi di Norimberga (1935) - La caratterizzazione antisemita. - Programma di “eutanasia” intesa come trattamento pietoso. - Nuovi provvedimenti per la sterilizzazione delle donne: escono dei film sulle “vite indegne di vita” in cui si dimostra che lo Stato stabilisce il valore di una vita e ha il diritto di deciderne la morte, l’uccisione di “vite indegne di vita” diviene atto lecito. Perché non si fece di più? Le notizie arrivavano da chi fuggiva, erano incredibili si finiva per dare poco credito, nella stampa americana nasce uno scetticismo (antisemitismo diffuso). Stalin rifiuta di accogliere ebrei in fuga: “gli ebrei sono borghesi capitalisti” (in Germania gli ebrei erano accusati di “alleanza giudeo-bolscevica”), accusati da entrambe le parti. La Chiesa di Pio XII, era stato investito di una polemica che lo accusava di non aver denunciato lo sterminio e di essere rimasto passino gli studi recenti, in particolare, di Andrea Riccardi, parla di “neutralismo attivo” e “filosofia dell’imparzialità”. Il problema è che in contesto è di guerra, a Roma Pio XII doveva confrontarsi con un’amministrazione senza scrupoli, il Papa scegli di non denunciare pubblicamente per evitare ritorsioni tedesche sui cattolici. La Chiesa procedere con un’azione informale» a favore dei perseguitati, invita gli istituti religiosi e cittadini cattolici ad aiutare, l’idea di Pio XII è quella di una Chiesa-Asilo. La guerra fredda, decolonizzazione, “Terzo mondo” La categoria di terzo mondo viene usata dal sociologo francese Sovit all'inizio degli anni cinquanta per definire i paesi che si liberavano dal dominio europeo, il richiamo era alla rivoluzione francese (terzo stato che rovescia gli equilibri, il terzo mondo avrebbe fatto lo stesso). Da questo concetto sono derivati i teromondismi, i movimenti ideologici e politici protagonisti delle lotte di liberazione. Il contesto: nel 1941 negli USA le potenze alleate firmano la Carta Atlantica, insieme di principi su cui fondare un nuovo ordine mondiale: 1. Divieto di espansioni territoriali. 2. Autodeterminazione e libertà dei popoli. 3. Democrazia. 4. Rinuncia all'uso della forza. 5. Sistema di sicurezza fondato sul disarmo. 6. Libertà di commercio e di navigazione. Già elaborati nei 14 punti di Wilson alla fine della prima guerra mondiale. Conferenze di Yalta (4-11 febbraio 1945) Nel febbraio del 1945 le sorti della guerra sembra già segnate, i tre grandi leader mondiali si riuniscono (Churchill, Roosevelt, Stalin), viene concepito un modo composto da sfere di influenza, ognuna delle tre nazioni doveva avere influenza sui territori liberati. Si forma la cortina di ferro, una divisione tra est (democratico, liberale) e ovest (comunista), si apre la stagione della guerra fredda, i protagonisti son Truman, nuovo presidente, e Stalin. NON diventa mai uno scontro armato, ma include una serie di conflitti in territori periferici come Asia e Africa. Il cuore di questa divisione è la germania, nel 1949 viene divisa in due stati: - Repubblica Federale Tedesca (Germania ovest) - Repubblica Democratica Tedesca (Germania est) Questa divisione si consolida con la costruzione del muro di Berlino, in seguito alle frequenti fughe da est. Globalmente nasce il Patto atlantico per contenere i sovietici, nel 55 Patto di Varsavia, viene costituito il blocco dei paesi dell’est alleati con l’URSS. Decolonizzazione (1945-75) Riguarda l'indipendenza degli stati assoggettati al colonialismo europeo. Il processo comincia dall’India, nel 1947, con Gandhi che ebbe un ruolo fondamentale. È famosa la sua filosofia di non violenza, predica la forza dell’amore. Il suo spirito e la sua sensibilità fu qualcosa di più di una strategia politica. Crede nella possibilità che l’India sia unita e indipendente seppur con le sue differenze (soprattutto religiose), il nazionalismo di Gandhi è inclusivo, non è aggressivo. Nel 1947 l’Inghilterra concede l’indipendenza, il progetto di Gandhi viene rifiutato dai nazionalismi più estremi, si divide il territorio tra Pakistan (musulmano) e l’India . Gandhi viene ucciso da un estremista indù. Tra 10-12 milioni di persone vengono cacciare o fuggono anche se una grande parte dei musulmani rimangono in India. A Gandhi succede Nehru, India repubblica democratica. La rivoluzione cinese: guidata da Mao Tze Tung, si afferma i secondo stato comunista nel mondo, gli USA cercano di arginare l’avanzata cinese, assume tratti più popolari rispetto a quelli dell’URSS, il modello cinese entra in contratto e in concorrenza con esso. Si associa alla lotta di decolonizzazione di altri paesi. Negli anni 50 emerge il terzo mondo, nel 55 a Bandung si raccolgono 30 paesi africani e asiatici che si erano liberati dagli europei (paesi del Sud del mondo), si riconosce in principi comuni: - condanna del colonialismo / razzismo; - diritto all’autodeterminazione nazionale: indipendenza. Si trattava di paesi molti diversi e distanti ma che avevano vissuto un percorso comune. Rappresentano un soggetto terzo rispetto a USA e URSS, che non vuole assumere le parti di nessuno dei due (neutralismo di Bandung). Sulla base del naturalismo nasce nel 1961 il movimento dei paesi non allineati (India, Ghana, Egitto, Indonesia, Jugoslavia), paesi che non si allineano e rappresentano un terzo polo. Ha il limite di non rappresentare un potere forte, organizzato con un suo supporto militare. Medio oriente La decolonizzazione si intreccia con la situazione post bellica, nel 1948 viene fondato lo stato d’Israele che innesca forte tensioni e guerre. Soprattutto con l’Egitto, che con Nasser mira alla riunificazione dei paesi arabi (Panarabismo). Nel 1956 scoppia la crisi di suez, Nasser lo nazzionaliszza, sul canale Francia e Inghilterra avevano avuto delle quote, gli anglo-francesi reagiscono con un attacco in accordo con Israele che invade la zona del Sinai (seconda guerra arabo-israeliana). Di fronte alla crisi sia URSS che USA disapprovano l'intervento, provocando il fallimentare e permettendo a Nassere di prendere il controllo dello stretto. Nel 58 Nasser fonda la Repubblica Araba Unita assieme allo Yemen e alla Siria, una federazione che dura per 3 anni. In questo contesto c’è l’anomalia italiani, la Libia, l'Eritrea, la Somalia e l'Etiopia le aveva già perse durante la seconda guerra mondiale (1941-43). Era stata l'ultima potenza ad ottenere una conquista coloniale ma era anche stata la prima a perderla. Si parla si una decolonizzazione precoce. AI trattati di pace del 47 rinuncia alle colonie. Nel 1950 l’Italia ottiene dall’ONU un mandato di 10 anni sulla somalia, un accompagnamento verso l'indipendenza, quello che accadrà. Lo scenario internazionale del dopoguerra è segnato da alcuni eventi: - guerra fredda; - Bandong; - fondazione CEE. Salvatore Foderaro (democristiano) e l’Istituto italo-africano, elogia le azioni italiane in africa, auspica per l’italia un ruolo da ponte con l'Africa come “estremo lembo meridionale”. Nel 1959 a Roma viene ospitato il secondo congresso degli scrittori e artisti neri, dimostrazione di un'iniziale apertura dell’Italia verso l’Africa. Nella giovane generazione democristiana emerge una nuova visione: il neoatlantismo, La Pira sindaco di Firenze, vuole rilanciare la città come simbolo di incontro universale, inaugura una serie di incontri con i “popoli nuovi” che aspirano all’indipendenza: - 1955 - Convegno dei Sindaci delle capitali del mondo: Firenze e il mondo. - 1958 - I “Colloqui mediterranei”: “pace” e “dialogo” tra le religioni e tra i popoli. - 1961 - terzo colloquio: “L’idea del mediterraneo e l’Africa nera”, presenti soprattutto paesi africani australi. La Pira esprime una visione di inclusione e di apertura dell’Italia verso questo continente emergente. Uno dei rapporti più significativi e quello con Senghor (poeta-presidente), presidente del Senegal e cattolico, al quale affida un messaggio di pace da mandare al Concilio Vaticano II, La Pira stabilisce rapporti e terreni di incontro che secondo lui posso attenuare le tensioni della guerra fredda. Entrambi credono ad una connessione europa africana, in questo senso pongono l'accento sui limiti di una decolonizzazione vista come recisione dei rapporti, Pedini vede una continuazione dei rapporti, nuovi rapporti di interconnessione. La politica di cooperazione internazionale deve rompere la condizione di povertà, un’Africa non efficiente determinerebbe un vuoto politico e geografico. L’Africa vive la fase acuta della decolonizzazione, si rivela sempre più terreno di scontro tra est e ovest, l’URSS spinge per il socialismo, l’USA cerca di contente questa espansione. Nel 1960 finisce il mandato italiano in Somalia, che viene proclamata indipendente, evento che libera definitivamente l’Italia dall’ultimo residuo coloniale. Questo dà all’Italia occasione di porre maggiore attenzione nel processo di decolonizzazione, Fanfani (ministro degli esteri) vede l’Italia con un nuovo ruolo: questione algerina, era in atto la guerra con la Francia, Fanfani e La Pira sono convinti che il processo di indipendenza algerino sia irreversibile, impostano una strategia diplomatica tesa a convincere la Francia sulla necessità si negoziare. Un atteggiamento che ritroviamo in molti frange politiche (soprattutto cattoliche) che cedono l’emancipazione coloniale con simpatia. Per la prima volta c’è una crisi nella decolonizzazione, in congo, vengono uccisi 13 aviatori italiani, nell’ambito di una missione ONU, sogno delle critiche, soprattutto dalle destre, rivolte all’ONU ma anche contro gli stessi africani. Fanfani difende l’operato dell’ONU e l’operato dell’Italia. Negli anni ‘60 il ruolo dell’Italia si fa sempre più euro-africano, Mario Pedini (deputato italiano e europeo) gioca un ruolo originale, è convinto che l’italia come membro europeo debba essere mediatore. L'obiettivo è la costruzione dell'associazione tra comunità europea e stati africani, prevista dai Trattati di Roma del 55, si era tentato di impostare dei rapporti con il continente africano al di fuori dello schema coloniale. Per Pedini si tratta di un rapporto economico e di una prospettiva culturale nuova, si rende conto delle profonde differenze tra Africa e Europa, condanna l'imposizione del modello europeo. La rete di contatti di Pedini è frutto di una politica concepita come relazioni, questo gli permette di intervenire in situazioni come quelle createsi durante la guerra del Biafra: 11 tecnici dell’ENI (aveva stabilito delle sedi in Nigeria) vengono uccisi e altri 18 vengono catturati, con una complessa trattativa il presidente della Costa d’Avorio con la mediazione di Pedini ottengono il rilascio dei prigionieri. Lungo gli anni ‘60 il PCI si interessa dell’Africa, manifesta un atteggiamento terzaforzista, era contro gli USA ma non appoggiò nemmeno l’URSS, manifesta simpatia per il movimento non allineato, diventano degli importanti alleati di molti stati africani emancipati. Berlinguer. Negli anni ‘70 si apre la stagione della cooperazione: coinvolge molte realtà sociali (Reggio Emilia) vengono creati canali di comunicazione e scambio con vari stati africani (soprattutto le colonie portoghesi). Dal ‘78 (anno contro la lotta all'apartheid) la rivista ufficiale del National african congress inizia la pubblicazione in italiano, con l’obiettivo di trovare consensi contro il regime oppressivo Sudafrica. Vengono realizzati molti progetti di sviluppo. L’africa occupa uno spazio sempre più rilevante nella politica italiana, luogo di scontro e convergenza di partiti nemici (DC e PCI), una visione basata sull’interconnessione tra Africa e Europa che deve aiutarla nella crescita economica, questa cooperazione viene anche considerato uno strumento di dispersione delle tensioni internazionali nel quadro della guerra fredda. Il ‘68: radici e sviluppi È un fenomeno complesso. Negli anni ‘50 in America di forma un modello l’american way of life genera una ribellione culturale (Marlon Brando, James Dean), simboli di questa ribellione, non ideologica, non strutturata. Si sviluppa una cultura underground, due esponenti famosi furono Kerouac e Ginsberg, trasgrediscono le consuetudini gli stili di vita. La questione razziale è importante, forte contraddizione di un paese orientato verso lo sviluppo ma al cui interno rimane la discriminazione razziale, altro tema su cui i giovani si confrontano: il movimento nero assume posizioni determinate (Black Power, black panther party). Due importanti personaggi furono: - Malcolm X: molto povero , finisce in prigione ed entra in contatto con l’Islam e si converte, intende assumere una posizione di leadership del movimento nero su posizioni radicale rifiutando la violenza, viene ucciso nel 1965 da un estremista della sua organizzazione; - Martin Luther King: il movimento per i diritti civili, pastore protestante, adotta il metodo gandhiano, della non violenza per la lotta dei diritti civili, viene ucciso nel 1968. Crisi di Cuba: era l'espressione più concreta di essere entrati in una nuova era, nucleare, si vive nella paura e della minaccia globale. La guerra del Vietnam: USA devono contrastare l’avanzata comunista, è la prima grande disfatta degli Stati Uniti, provoca: Protesta studentesca: i giovani non si riconoscono in questo interesse di conquista, rifiutano di arruolarsi per una guerra lontana e priva di senso, soprattutto una guerra che contraddice l'autodeterminazione dei popoli. Maggio francese: gli studenti si rivoltano, azioni violente, forte componente pacifista e anti americana, la rivolta americana si era trasmessa in europa. Questa francese parte dal disagio per la marginalità del mondo studentesco, sentono di non essere un soggetto rilevante, i movimento è inizialmente: - anti-istituzionale - anti-autoritario - anti-militarista (Vietnam) - anti-nuclearista (guerra nucleare) - contro il modello americano e consumista - contro la divisione del mondo in blocchi: la logica della guerra fredda. Obiettivi universalistici e utopici: ● una rivoluzione globale ● ricerca di un mondo e un’esistenza alternativi ai modelli sociali imposti Su queste giovani generazioni hanno una larga influenza le teorie rivoluzionarie di Herbert Marcuse (L’uomo a una dimensione, 1964), cerca di adattare il marxismo nella società moderna, sostiene: - la rivoluzione contro l’omologazione della società industriale avanzata; - riadattamento del marxismo alla società moderna: la lotta non è più solo contro lo “Stato borghese”, ma contro un sistema-modello sociale che “omologa” e condiziona i modelli di vita. Il pensiero marxista si sociologizza. Il ‘68 si collega anche al terzomondismo, sfuggono alle logiche della guerra fredda. L’altro ‘68 è rappresentato dall’est: la Primavera si Praga, si vuole ottenere una liberalizzazione del regime, non una rivolta anti socialista ma una rivolta che vuole riformare il socialismo. LA rivolta viene repressa duramente dall'esercito Il ‘68 nell’Italia del boom economico: il movimento studentesco parte dalle Università del nord. Le trasformazioni degli anni ‘60: il disagio per le contraddizioni della società, lo sviluppo economico investe il Nord, il sud rimane indietro, molti meridionali si trasferiscono, un’altra contraddizione è il sistema a dell’istruzione che privilegia i ricchi, l’esperienza di Don Lorenzo Milani scrive “Lettera a una professoressa” (1967), inventa un nuovo metodo e un nuovo approccio con i bambini provenienti dai veti più disagiati, e che spesso dovevano lavorare nei campi è non potevano andare a scuola. Diventa un prete scomodo, svela la lontananza della Chiesa dai ceti più disagiati. Il tema dell'istruzione diventa uno dei nodi nella protesta del ‘68, si rivendica una scuola accessibile a tutti. Vengono create le assemblee studentesche, un nuovo momento di aggregazione, chiedono partecipazione e rappresentanza nel mondo universitario, presto le richieste allargano i propri orizzonti al di fuori dell’università, gli studenti vogliano essere protagonisti nella società, la contro-cultura, rifugio della cultura propagandata. 1966: occupazione dell’Università di Trento 1967: occupazione dell’Università di Torino e dell’Università Cattolica Nel ‘69 si inizia a spegnere la spinta studentesca, il movimento studentesco si salda all’Autunno caldo, la protesta operaia. Politicizzazione del movimento e terrorismo Nel Dicembre del 69 avviene la strage di Piazza Fontana colpisce molto l'opinione pubblica, si parla di strategia delle tensioni, si ipotizzano interventi dello stato che vorrebbero spingere verso uno stato autoritario. Questo avviene in un contesto di forte crisi economica e disagio sociale: la disoccupazione cresce, le case vengono occupate, molte famiglie meridionali vivono in baracche. I partiti di fronte a queste ansie giovanili ripropongono organizzazioni giovanili tradizionali. In questo processo di spoliticizzazioni nascono formazioni extra-parlamentari, si radicalizza anche uno scontro ideologico: tra neofascismo e antifascismo. Un altro grande dramma è la legittimazione della violenza politica che diventa uno degli strumenti della lotta, si apre la deriva terroristica. Sono molte le stragi: la strage di piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974): 8 morti, 94 feriti. La strage del treno Italicus (4 agosto 1974): 12 morti, 50 feriti. Viene identificata la “pista nera”: componenti neofasciste che vorrebbero destabilizzare il governo. Altri episodi come: profeta e per il jihad”. Boko Haram si connetterà con i jihadisti siriani. Jihad: ha assunto la traduzione di guerra santa. Il termine originario arabo aveva un significato spirituale “sforzo sul cammino di Dio”, un percorso religioso e spirituale. Fondamentalismo: utilizzano in maniera strumentale l’islam in funzione antioccidentale, è uno strumento ideologico. Avviene anche un esodo dall’eritrea, migliaia di giovani dal nord dell’Africa tentano di raggiungere l’Europa. Conflitti per l’acqua 343 conflitti locali in corso per le risorse idriche. Oltre due miliardi di persone non hanno accesso a fonti pulite. A rischio anche l’Occidente. Molte aree si stanno desertificando. Migrazioni internazionali e ripiegamento dell’Europa Processo mondiale, ciò che succede in Italia è solo una piccola parte. Globalizzazione e ristrutturazione del mondo ● Declino dell’egemonia euro-occidentale. ● Pluralità di poli e soggetti. ● Rifiuto dell’uniformità occidentale. ● “Terza mondiale a pezzi”: riabilitazione della guerra? ● La pandemia: «Nessuno si salva da solo» Le migrazioni nella storia contemporanea: il caso italiano L’Europa delle migrazioni forzate Il profugo è colui che fugge da una situazione impossibile, principalmente situazioni di conflitto. 1850- 1914: la prima grande migrazione europea transoceanico dovuta a: - reazione ai flussi di capitale nell’economia atlantica: accentua una tendenza alla ricerca di lavoro; - liberalizzazione degli scambi; - miglioramento nei trasporti, navi a vapore e ferrovie. 50 milioni di europei emigrano negli Stati Uniti, in Sud America, Australia e Nuova Zelanda, Africa settentrionale (Tunisia, Libia), Sud Africa (dove si creano vere e proprie colonie europee di popolamento). Nel mondo extra-europeo Tra fine ottocento e inizio novecento migrano circa 20 milioni di lavoratori: - cinesi e indiani in Birmania, Ceylon e Asia meridionale, Africa orientale e meridionale; - un milione di giapponesi in Brasile; - otto milioni di russi si insediano nella Russia asiatica a seguito dell’espansione dell’Impero russo; - due milioni di ebrei dalla Russia zarista e da altri paesi dell’Europa orientale: un milione e mezzo verso gli Stati Uniti e circa mezzo milione verso l’America meridionale, il Canada, l’Europa occidentale e meridionale, la Palestina. Tra le due guerra si assiste ad un blocco migratorio, anche a seguito della crisi del 29. Nel secondo dopoguerra Con la seconda guerra mondiale si ridefiniscono molti confini: 1946-1947: il confine orientale italiano - l’occupazione militare da parte di Tito di Istria, Fiume e Dalmazia, poi annesse alla Jugoslavia (trattato di Parigi del 1947) - 350 mila istriani e dalmati di lingua italiana. 1947: la partition dell’India britannica tra India e Pakistan: 15 milioni di persone obbligate a spostarsi in doppia direzione: hindu e sikh verso l’India, i musulmani verso il Pakistan (la stima delle vittime per le violenze oscilla tra 200.000 e 2 milioni). 1972: Idi Amin, presidente dell’Uganda (1971-1979), decreta l’espulsione di oltre 50.000 “asiatici” (qualche fonte attesta 80.000). 1975: il Vietnam del Nord invade il Sud e impone un regime comunista: circa un milione di persone costretto a partire senza una destinazione precisa: Boat people, intercettati da missioni umanitarie. Fine anni ‘70: Migliaia di cambogiani si rifugiano in Thailandia per fuggire dall’oppressione del governo di Pol Pot. Migrazioni nel mondo Migrazioni in Africa In Africa ci sono molte migrazioni interne, dai paesi molto poveri a quelli più ricchi. Il caso italiano Negli anni del boom economico (58-63) c’è una forte emigrazione interna, oltre 1.3 milioni di meridionali emigrano al nord. Questo fa emergere episodi di razzismo e inaccoglienza. Alla fine degli anni ’70 inizia l’immigrazione in Italia, i primi arrivati provengono dalle ex colonie del corno d’Africa: Eritrea, Etiopia, Somalia. L’Italia è l’approdo più facilmente raggiungibile: fuggono da regimi oppressivi, guerre, fame. Sono il segnale di una crisi strutturale delle aree di provenienza. Ancora pochi, sono i nuovi poveri, vivono alla giornata, sfruttati. Si registrano i primi episodi di intolleranza: a Roma nel 79 viene bruciato vivo un giovane somalo, viene ricordato da Giovanni Paolo II. Nella società italiana riemergono vecchi stereotipi che alimentano una tendenza xenofoba sempre più marcata, a società italiana sembra sempre più chiusa. Ne emerge un acceso dibattito: sul razzismo, su una possibile invasione. Nel 1989 avviene un episodio che porta alla luce questi sentimenti, Jerry Masslo viene ucciso da una banda di rapinatori, era Sudafricano, aveva vissuto l'apartheid, giunge in Italia dove gli viene vietato l’asilo politico (poteva essere richiesto solo dai cittadini dell’est comunista). Viene poi rilasciato senza uno status giuridico e ospitato in una casa di accoglienza. La sua morte ha un grande riflesso mediatico, mette alla luce il razzismo della penisola, vengono concessi i funerali cristiani di stato. Vengono organizzati scioperi contro il caporalato, vengono convocate delle asslemenbee nazionali antirazziste. La questione migratoria inizia a politicizzarsi, un mondo complesso (parole profetiche). Pochi mesi dopo viene approvata la prima legge sull'immigrazione, è l’inizio di un percorso amministrativo molo complesso. Nel 1991 con la fine della guerra fredda iniziano le immigrazioni dall’est, in particolare dall’Albania, nella quale stava iniziando un processo di transizione alla democrazia, Molti si stabilirono in Italia, altri tornati in Albania dopo aver ricevuto una formazione professionale. Le migrazioni sono un prodotto delle vicende della storia. Nel continente africano dall'africa occidentale e orientale i migranti arrivano sulle coste libiche. Come affrontare la questione migratoria? Un’involuzione razzista? Insulto, disprezzo: si tratta di un provincialismo che tra due chiusura e genera processi di volgarità e abbruttimento della società. La chiusura è irrealistica e antistorica, vuole fermare processi infermabili e non volontari. Lampedusa è il simbolo di una crisi profonda, globale, non più italiano e africano, sempre più connessa con le vicende della storia. È significativo che il primo viaggio di Papa Francesco si sia tenuto in africa: “Quella che stiamo vivendo non è semplicemente un’epoca di cambiamenti, ma è un cambiamento di epoca. Siamo, dunque, in uno di quei momenti nei quali i cambiamenti non sono più lineari, bensì epocali; costituiscono delle scelte che trasformano velocemente il modo di vivere, di relazionarsi, di comunicare ed