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Erodoto e Tucidide: Storiografia e Politica in Grecia Antica, Sintesi del corso di Storia Antica

La storiografia greca antica attraverso i lavori di Erodoto e Tucidide, due autori che hanno lasciato un'impronta duratura sulla nostra comprensione della storia greca. Erodoto, autore di 'Storie', descrive la vita e le opere di Ecateo di Mileto, un storico greco che ha documentato le relazioni di potere tra i popoli sotto il dominio di Dario. Tucidide, autore di 'Storia della Guerra del Peloponneso', descrive la guerra tra Atene e Sparta e la sua influenza sulla politica greca. una visione della storiografia greca antica e della sua importanza nella comprensione della politica e della cultura greca.

Tipologia: Sintesi del corso

2013/2014

Caricato il 31/08/2021

centuy
centuy 🇮🇹

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Scarica Erodoto e Tucidide: Storiografia e Politica in Grecia Antica e più Sintesi del corso in PDF di Storia Antica solo su Docsity! A STORIOGRAFIA TRA RICERCA E POLITICA ECATEO: LA LAICIZZAZIONE DELLE GENEALOGIE Ecateo nella rivolta ionica L'opera di Ecateo, greco d'asia, nato a Mileto da nobile famiglia intorno alla metà del VI secolo, è andata perduta. Erodoto ci riporta la sua opera. Ecateo ci appare per la prima volta in una circostanza drammatica: momento in cui la lonia sta per insorgere contro i Persiani, nel 500 a.C., e Aristagora, uno dei capi principali della rivolta, raduna i compagni d lotta dopo aver ricevuto da Istieo, signore di Mileto,il messaggio che lo invita all'insurrezione. Ma Erodoto scrive che Ecateo aveva prodotto un catalogo di tutti i popoli sui quali Dario comandava e della sua forza militare, quindi per lui era importante la considerazione dei rapporti di forza. Quindi l'esperienza di Ecateo come viaggiatore e indagatore del mondo sono fondamentali , ed è un primo nesso, nel mondo greco, tra storiografia e riflessione politica. Erodoto non presenta Ecateo sotto una buona luce e polemizza contro il tentativo di Ecateo di dissuadere alla guerra. La prima reazione di Ecateo all'incitazione di Istieo non ebbe successo. Aristagora da inizio alla rivolta e si recherà a Sparta per convincere Cleomene a partecipare. Aristagora porterà con se la carta disegnata da Ecateo e cerca di minimizzare il numero dei barbari indicati da Ecateo, per convincere Cleomene. L'argomento periegetico non ebbe alcun successo su Cleomene. Ma Ecateo ricompare in seguito alla rivolta ionica, quando le città venivano ormai prese dai persiani, e contrasta la proposta di Aristagora di rifugiarsi in Sardegna o in Tracia, ma suggerisce di arroccarsi nell'isola di Lero attendendo che Dario si ritirasse da Mileto. Consiglio ingenuo secondo Erodoto. Nascita del pensiero laico I consigli che Ecateo fornisce alla fine della rivolta hanno però valore, ovvero sono espressione di un pensiero laico. In Ecateo questa laicizzazione diviene programma e metodo nel celebre esordio delle GENEALOGIE. “ Così parla Ecateo” = significato polemico di liberazione. Importanza nella storia umana di quella rottura lo comprendiamo meglio con Erodoto, dove terreno della storiografia è Atene, la città della parola e dello scontro tra più verità. La storiografia diventa in quel modo strumento propagandistico della democrazia ateniese. Quindi segno che la storiografia p una nuova forma di rapporto col potere. La SCOPERTA DEL PASSATO: IE GENEALOGIE Una conseguenza della laicizzazione della storia è la scoperta del passato storico. DI contro alla tradizione orientale, dove parla unicamente il sovrano e assomma a sé tutti gli eventi, lo sforzo genealogico di Ecateo stabilisce una cronologia il cui scopo è quello di spingersi il più possibile indietro con l'AKOè. Erodoto che leggeva Ecateo e lo utilizzava, dice, che secondo la sua ricostruzione, tra la generazione precedente a lui e gli dei ci sarebbero state 16 generazioni. LA PERIEGESI Ecateo non tentò un racconto di imprese disposte lungo una traiettoria temporale. Egli continuò ad utilizzare la periegesi, come quando per dimostrare la difficoltà della rivolta si mise a compilare un catalogo di tutti i popoli su cui regnava Dario. Un sapere pratico. Quindi l'uso della carta geografica da parte di Aristagora per convincere Cleomene di Sparta. Erodoto criticherà la Periegesi di Ecateo, nonostante inserì nella sua opera intere parti della Periegesi. Erodoto seguirà le sue stesse tappe. La periegesi di Ecateo descriveva l'Occidente dalla Spagna alla Sicilia, ma anche la costa del Mar Nero e la Scizia, l'intera Asia Minore, la Persia, l'India e il Nord Africa e infine l'Etiopia, estremo limite meridionale del suo universo. Il distacco di Erodoto da Ecateo deve essere avvenuto quando egli ha operato il salto verso la storia, riplasmando i LÒGOI della sua periegesi dentro la cornice più storica. Instaura così una sorta di polemica verso il predecessore: incomincia dove Ecateo si arrestava. É probabile che tale visione gli sia venuta dall'epica e dal ciclo, ovvero effettuando quella continuazione rispetto al predecessore. Continuazione e emulazione sono indissolubili. ERODOTO DALLA PERIEGESI ALLA STORIA POLITICA IL NOVELLISTA ITINERANTE Sin dall'antichità fu usuale considerare Erodoto il vero iniziatore del genere storiografico. Fu il primo ad utilizzare il termine HISTORIE, ma è chiaro che per lui questo termine non indica la storia, bensì ogni umana ricerca. Quindi definisce il proprio lavoro come esposizione della ricerca, che non riguarda solo le geste umane ma anche i grandi monumenti realizzati dall'uomo. Alle spalle Erodoto ha l'esperienza dei periegeti ionici e i suoi viaggi che lo hanno portato da Samo all'Egitto, da Babilonia alla Scizia, al Bosforo, a Taso. Le opere di Erodoto erano destinate alle pubbliche lettura, che gli procuravano anche dei compensi. L'opera era strutturata come racconto scritto, attraverso una serie di unità narrative ( logoi) autonome attraverso il veicolo della recitazione. Lo stile è novellistico, in cui dominano l'andamento anulare. É lo stile della recitazione, in cui il racconto progredisce sulla basi di siffatte riprese. L'AKRÒASIS era la pubblica lettura. VITA DI ERODOTO Nasce ad Alicarnasso. Non fu testimone delle guerre persiane, che costituiscono la parte centrale del suo racconto, ma piuttosto lo fu delle crisi successive alla sconfitta persiana nella sua città. In tali conflitti la famiglia di Erodoto ebbe la peggio: Erodoto fuggì con la sua famiglia e trovò riparo a Samo. Il momento in cui Erodoto entra in connessione con Atene è con la fondazione di Turii ( 444) nella quale assume la cittadinanza della nuova colonia. Erodoto sarebbe morto a Turii e sarebbe stato sepolto nell'agorà. La pubblicazione dell'opera di Erodoto è avvenuta via via man mano che egli ne recitava le varie parti, inoltre sono stati eseguiti da lui vari aggiustamenti e riletture. ERODOTO AD ATENE Nel momento in cui partiva per Turii egli aveva già una stretta connessione con l'ambiente pericleo ad Atene. Per quanto concerne la vittoria sui persiani: Secondo Erodoto, senza l'audacia di Atene la libertà della Grecia sarebbe finita, è Atene che ha scelto che la Grecia restasse libera. Questa è la risposta davanti alla propaganda di Sparta. Erodoto ha vissuto questo scontro politico-propagandistico e per questo volle ribadire, in un'opera di valenza politica che tutta la Grecia, ed in primo luogo gli spartani, erano debitori verso Atene della loro libertà. La sua non è un opera partigiana. Inoltre la rivendicazione da parte di Erodoto della lealtà di Atene nei confronti di Sparta durante l'intera guerra è un altro tema della propaganda periclea. Ad esempio quando Erodoto mette in luce il tentativo di Gelone, tiranno di Siracusa, che pretende il comando supremo della flotta e delle truppe di terra, mentre gli Ateniesi, consapevoli della loro superiorità sul mare, dichiarano che solo a Sparta potrebbero cedere il comando. LA SVOLTA STORIOGRAFICA: | MEDIKà Pericle è il grande incontro di Erodoto e anche il motore di svolta storiografica. É uno schieramento verso Pericle. L'esaltazione della sua nascita anticipata da un sogno della madre ha un significato preciso. Così l'opera di Erodoto che narra le guerre persiane con una successione di logoi geografici ha trovato il suo baricentro nel racconto del conflitto greco-barbaro, risentito come attuale in forza della sua grande attualità politica, strumento di legittimazione storica-ideologica dell'Atene periclea e della sua politica imperiale. Erodoto ha cominciato come Ecateo, come viaggiatore elaborando logoi sul mondo abitato da barbari ( persiani, Lidia, Egitto, Scizia). Il passaggio alla storia si è prodotto per lui nel momento in cui filo conduttore è divenuta una storia persiana in cui i logoi già composti hanno trovato posto agevolmente. Il racconto di Erodoto prosegue oltre la disfatta persiana. Il racconto sembra avviarsi verso un nuovo punto conlusivo ( finale protratto) e invece si arresta con la notizia della presa di Sesto. Ma davvero Erodoto voleva fermarsi al racconto della conquista ateniese di Sesto del 478? é molto probabile che quell'episodio non avesse nulla di epocale. L'opera erodotea, tuttavia, ha un suo ultimo capitolo ( IX) e prende spunto, come spesso accade in Erodoto, da un nome: Artaicte, il persiano fuggito da Sesto assediata ma poi catturato e crocefisso dagli Ateniesi. Questo è un epilogo efficace che ha influenzato il grande libro della Persia, la Ciropedia, di Senofonte. Questo epilogo di Erodoto ci consente di osservare che si ricollega al filo originario della guerra persiana e quindi che fu una possibile conclusione adatta a certi logoi e non all'intera opera. Questa opera nata come destinata alla recitazione è rimasto imperfetto l'assetto finale. ERODOTO TRA SOFISTA E TRADIZIONALISMO ETICO L'Atene che E. incontra è quella di Pericle e del suo rinnovamento spirituale, sotto l'influenza della sofistica. L'immagine di E. è rimsta bifronte: da un lato portatore di valori tradizionali, il seguace della religione tradizionale, dall'altro acuto osservatore della relatività delle leggi umane in sintonia con i concetti cardine della sofistica. Questo secondo aspetto merita attenzione: Erodoto è giunto a porsi, con consapevolezza, il problema della verità e dunque della relatività, dei nòmoi ( che i sofisti contrappongono alla physis). La conclusione di Erodoto nel libro IIl è che Cambise è pazzo perchè ha osato deridere le cose che altri popoli ritengono sacre, oppure sempre nel Ill libro sulla discussione della miglior forma di costituzione tra democrazia, oligarchia,monarchia alla morta di Cambise e il travaglio dal quale emerse Dario. Ciò che si Può essere attinta attraverso indizi. Nel libro | ripercorre l'intero arco della storia greca, dal primo apparire di popolazioni nomadi fino alla vigilia del conflitto, incentrando poi il discorso sulla crescita delle ricchezze materiali: ricchezza, flotte, popolazione, eserciti. La conclusione è la minor grandezza delle mitizzate guerre persiane risoltesi con 2 battaglie navali e 2 terrestri, rispetto alla guerra, grandissima, sopraggiunta quando le potenze erano al vertice delle loro risorse economiche e militari. La storia è quindi storia delle guerre, come misura di tutte le cose. É quindi l'archeologia che porta Tucidide ad abbandaonare la tradizionale storia greca di Erodoto e di concentrarsi sul grande evento presente e partendo da esso cogliere le leggi politiche. A metà strada tra storiografia e teoria della storia, l'archeologia tucididea racchiude in sé alcune tra le più importanti acquisizioni concettuali di metodo. Ad esempio il rapporto tra eventi storici e la coscienza del loro significato. Tucidide considera come proprio predecessori indifferentemente Omero e Erodoto. Il dato archeologico, come quello letterario, va relativizzato per T., rapportato alle categorie del soggetto che analizza e non dunque parlante per sé. Infatti per lui il dato archeologico può addirittura avere torto a fronte di una fonte poetica. Tucidide utilizza l'indagine archeologica spingendosi ad analizzare l'origine della società, dal nomadismo alle prime società stanziali, profilo dei rapporti sociali, economici e statali arrivando fino al presente che rappresenta il culmine. La peste: il metodo tucidideo e la temperie ippocratica In un opera come quella di T. che si crede solo politica vi è anche una complessa descrizione sintomatologica delle micidiale epidemia che colpì Atene nel secondo anno di guerra e che si usa definire peste. Affinità tra indagine medica e e scientifica della politica. T. come un sintomatologo della politica e della storia: un ippocratico che trasferisce lo studio dei sintomi dall'ambito patologico a quello umano. SI pone il problema della diversa conoscibilità in base alla diversa qualità e affidabilità dei sintomi, del presente e del passato, la cosiddetta archeologia, al quale è dedicato il libro |. Secondo T.: i fatti precedenti era impossibile trovarli, ma sulla base di SEGNI mi spingo il più possibile indietro. Nel passato i segni sono scarsi e poco chiari,ma la novità concettuale è che presente e futuro sono conoscibili anch'essi grazie ai segni che rendono possibile la previsione. Egli infatti la prima notizia che ci da nella sua opera, oltre a presentarsi, è di aver previsto un conflitto ancora nella sua “ incubazione”. PREVISIONE ( PRONOSTICO) SEGNI ( SINTOMI) DIAGNOSI: questi sono gli strumenti usati da T. per l'analisi dei fatti umani che sono gli stessi della nuova medicina, quella detta ippocratica, affermatasi ad Atene nell'ultimo trentennio del V secolo contro la vecchia medicina magico-divinatoria. Concezione politica e modello statale opera di persuasione per il politico, il quale sarà posto davanti a realtà uguali o simili in futuro. Attraverso il racconto e l'analisi di personaggi e situazioni si pone il problema del miglior governo: problema al centro della riflessione politica ateniese da Solone a Aristotele. Le tappe sono i 2 testi legati alla figura di Pericle: epitafio per i morti nel primo anno di guerra ( libro II) ed il profilo del ruolo politico e costituzionale di Pericle nella città democratica ( II). Il secondo è una riflessione più matura delle vedute tucididee ed è un chiaro apprezzamento dell'equilibrio stabilitosi durante il lungo predominio di Pericle tra meccanismi democratico assembleari, di nome era una democrazia, di fatto il potere era nelle mani del primo cittadino. Tucidide è orientato verso il potere oligarchico-moderato: lo si comprende dal giudizio che da nel VIII libro quando narra dell'effimero esperimento del governo dei 5000, avvenuto dopo il governo oligarchico dei 400 (411 AC), eletti secondo il censo. Egli considera tale fase come equilibrata mescolanza tra i molti e i pochi e che definisce come la prima forma di buon governo che gli ateniesi si siano mai dati. Ma T. non si esprime sulla miglior forma di governo in assoluto. Necessità e responsabili Al centro della sua opera c'è anche il problema della fine di una grande potenza: T. non viene da un mondo come quello erodoteo in cui imperi ed eserciti si erano disfatti e che avevano trasformato questa esperienza in saggezza, bensì il suo orizzonte è più limitato e lo ha spinto ad una grande critica verso il suo predecessore. Il suo oggetto di analisi è la sua città : Atene. Vivendone la parabola T. si è convinto che la sconfitta di Atene era stato causato da una necessità: Ad esempio la strage dei Melii, coloni di Sparta, vista come necessità, ma anche come responsabilità delle proprie azioni. SENOFONTE UN CAVALIERE NELLA GUERRA CIVILE La guerra civile La democrazia ormai logorata dalla guerra contro Sparta resse fino al disastro siciliano. Si apre quindi un periodo ( 411-404 ac) nel corso del quale per 2 volte l'oligarchia prese il potere. Dopo il disastro di Egospotami, nel 404 ci fu la resa incondizionata di Atene: perse la flotta, l'impero, l'autonomia politica. Lisandro il vero vincitore non solo dettò le condizioni della pace, ma prese parte anche all'assemblea popolare che decise l'abrogazione della democrazia e il passaggio al comitato dei 30 oligarchi. La prima oligarchia fu quella dei 400, era stata liquidata per la sua incapacità di fare pace con la guerra, la seconda cadde in seguito alla feroce guerra civile. Il nuovo governo era nato nel momento più favorevle, quello della resa incondizionata e della perdita dell'impero e della flotta. Inoltre poteva contare sull'appoggio delle grandi famiglie. Crizia e Teramene rappresentano quei signori che non erano scesi a patti con la democrazia e dalla quale si erano tenuti a distanza. Essi volevano un modello spartano: limitazione dei poteri politici ad uno strato selezionato e ristretto, unico autorizzato a portare le armi, lo spopolamento di Atene; attacco contro i ricchi che avevano sorretto la democrazia. Senofonte nella guerra civile Nasce ad Atene attorno al 430 da famiglia di alta condizione sociale. Nel 401 si aggrega al corpo di mercenari greci che Ciro aveva raccolto per detronizzare il fratello Artaserse II, re di Persia. Partecipò per stendere un resoconto ufficiale dell'impresa ma a Cunassa Ciro cadde e i capi dell’esrcito furono uccisi. Seonofonte assunse allora la guida dei diecimila mercenari sopravvissuti e insieme a loro giunse in salvo a Trapezunte sul mar Nero. La spedizione aveva avuto l'appoggio spartano e Senofonte continuò in seguito ad operare nell'orbita di Sparta. Gli fu donata dalla città una proprietà a Scillunte, presso Olimpia. Visse da signore di campagna. Nel 370 dovette però rifugiarsi a Corinto per via degli Elei che conquistarono la zona. La sua morte è dopo il 355 ma non si sa quando. Senofonte si lancia nei temi e nei modi più disparati con una pronunciata motivazione personale. Manca forse di profondità ma ha impagabile chiarezza dell'argomentazione e una spiccata attitudine alla rappresentazione. Fu lodato nell'antichità come modello di atticità ed esempio sommo di dolcezza. Queste valutazioni vanno forse ridotte ma non certo ribaltate all'opposto.