Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

storia della scuola in Italia dal 700 ad oggi., Prove d'esame di Storia della scuola e istituzioni educative

descrizione dell'evoluzione scolastica

Tipologia: Prove d'esame

2017/2018

Caricato il 06/07/2018

jessica-lombardo-1
jessica-lombardo-1 🇮🇹

4.5

(11)

22 documenti

1 / 22

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica storia della scuola in Italia dal 700 ad oggi. e più Prove d'esame in PDF di Storia della scuola e istituzioni educative solo su Docsity! STORIA DELLA SCUOLA IN ITALIA DAL 700 AD OGGI INTRODUZIONE Considerazioni preliminari La storia della scuola è legata alla storia della didattica e dei metodi educativi. L'idea di scuola nei vari periodi cambia molto di significato ma l'aspetto comune è nello sforzo di trasmettere conoscenze nella maniera più intenzionale possibile così che coloro cui vengono trasmesse entrino a far parte produttivamente e attivamente di quella determinata Società Caratteristiche: 1-autonomia e quindi laicità (le ragioni del proprio agire sono in se' stesse) 2-gratuità ovvero tensione al superfluo 3-funzione universalistica, per cui la scuola non forma specialisti ma I'uomo nella sua funzione 4-intenzionalità che implica organizzazione 5-primarietà del codice alfabetico 6- Tensione cognitiva 7-verificabilità e sperimentazione di conoscenze e strategie 8-fondamentalità del ruolo docente 9-Capillarità e struttura sistematica 10-pubblicità e pluralismo Politica scolastica Una scuola funziona se stimola e alimenta tutte le potenzialità culturali di un territorio e ne è a sua volta stimolata e alimentata. (interazione) La politica scolastica è da intendersi come I'insieme dei progetti e dei provvedimenti mirati al miglioramento dell'organizzazione e delle funzioni del sistema formativo alla luce sia di una teoria generale del governo della cosa pubblica sia di una teoria della educazione e della scuola. Per parlare di politica scolastica servono una scuola e uno Stato e che quest'ultimo avverta la scuola come una delle sue strutture portanti. PARTE PRIMA: SCUOLA E POLITICA SCOLASTICA NEGLI STATI PREUNITARI cap 1: considerazioni generali Alla metà del XVIII secolo I'insegnamento è legato alla precettistica privata. I metodi didattici si ispirano alla Ratio dei Gesuiti. In seguito si manifesta un'attenzione all'organizzazione della scuola pubblica anche a livello popolare sia da parte di llluministi, poi della Rivoluzione Francese e del periodo napoleonico. In Italia si statizza la scuola non in funzione antireligiosa ma anticuriale e antigesuitica. Nasce la volontà da parte del principe di accrescere la propria potenza avocando a sé le maggiori strutture pubbliche tra cui quella scolastica. Problemi: -mancanza dei maestri -impossibilità di prepararne di nuovi - pochissimi investimenti statali -miserrime condizioni della popolazione -gracili fondamenti teoretici della didattica -carenza di una visione dell'educazione di un popolo come educazione del cittadino delle classi popolari “assillate dalla miseria”considerano la scuola superflua e inutile alla sopravvivenza. Senza la scuola non esiste concetto infanzia. E non esiste il concetto di superfluo che renderebbe la scuola necessaria. Essa resterà per molto tempo un servizio raro e quasi inesistente. Dopo la Restaurazione in Italia la scuola tornerà allo stato pre-rivoluzionario: si dovranno aspettare gruppi di intellettuali che si rendano coscienti che affrontare il Problema scolastico popolare non è solo una battaglia ideale e filantropica, ma una lotta politica ed economica come carta vincente per cambiare la società. Il debito è infatti verso I'llluminismo. Le trasformazioni sono a livello di principio: il concetto di formazione è soprattutto quello di affare della comunità di cui deve interessarsi Io Stato. Nasce I'idea di una scuola popolare poiché si crede che il popolo debba essere parte attiva per la costruzione della nazione Permane però di fondo un'idea di popolo come classe bisognosa di una guida per poter collaborare a questo progetto e la scuola ne è Io strumenti indispensabile cap 2 le riforme dei principi illuminati Lombardo-Veneto 1765: Maria Teresa avoca a sé la direzione di tutte le scuole del Regno e nomina la Deputazione degli studi per la riforma della scuola. 1766: censimento sulle condizioni delle scuole 1769: Kaunitz: la scuola entra stabilmente tra le funzioni dello Stato. -collaborazione tra governo e congregazioni religiose -Alessandro Volta si occupa delle scuole secondarie -Scuola popolare: Regolamento generale per le scuole tedesche (Felbiger 1774) 1787: scuole a Milano, Lodi, Cremona e Casalmaggiore. L'insegnamento è a pagamento a parte per i bambini poverissimi che in cambio puliscono le scuole. In Lombardia furono aperte scuole di due classi, limitate all'insegnamento del catechismo, del leggere, scrivere e far di conto. Nel 1790 a Milano aprì una scuola principale, ma ne esistevano pochissime per cui il governo non potè chiudere le scuole private, Nel 1791 le scuole elementari e ginnasiali divennero gratuite. Metodo d'insegnamento: metodo normale di Felbiger: 1-lettere iniziali, di ogni parola, scritte alla lavagna, da imparare a memoria 2-tabelle: tavole deduttive con la visione generale dell'argomento 3-testo con domande e risposte 4-composizione affidata all'imitazione Il tutto era corredato da premi e punizioni come ammonizioni e frustate. Francesco Soave, collaboratore alla riforma di Felbiger, prediligeva una visione del mondo fatta di sottomissione e ubbidienza. Ducati di Parma e Modena Ducato di Parma: Guillaume DuTillot e padre Paciaudi. 1799: il magistrato della riforma viene sostituito con il College National des Provinces. Il nuovo ordinamento prevede la diffusione dell'istruzione popolare tramite scuole elementari triennali di catechismo dei diritti e dei doveri. 1800-1814=occupazione francese. La scuola è divisa in due ordini: primario e secondario, ognuno di tre classi. Si aggiungono licei triennali e scuole speciali (università e accademie). Si assegnavano molte borse di studio per studenti bisognosi. L'educazione faceva perno sulla religione cattolica e sulla fedeltà all'imperatore. cap 4: la transizione verso I'unita' Lombardo-Veneto Con il ritorno del dominio austriaco la scuola è riportata al periodo pre- francese. Le scuole elementari sono suddivise in minori, maggiori e tecniche. Sono affidate ai Comuni sotto la direzione del parroco. Ogni maestro deve conseguire I'abilitazione. Gli anni del Risorgimento. Una commissione coordinata da Cattaneo riorganizza la scuola secondaria in ginnasi e scuole reali, perché diventi strumento di rinnovamento della società e di accrescimento dei mezzi di produzione. Il tentativo è destinato al fallimento. Nel Veneto il governo affida I'istruzione ai parroci. In tale contesto fioriscono le scuole private, nascono le scuole di mutuo insegnamento e gli asili infantili che però verranno presto chiusi. Sostanzialmente sono le congregazioni religiose ad occuparsi dell'istruzione e dell'educazione di varie categorie di persone creando un organismo ordinato e sistematico che ha come conseguenza una diminuzione dell'autorità statale a favore di quella ecclesiastica. In Lombardia nascono gli asili aportiani i cui promotori concepiscono la scuola infantile come scuola pubblica con insegnanti laici. Fu un fenomeno che si allargò in quasi tutta la penisola eccetto Stato pontificio e Regno di Napoli. La borghesia comincia a rendersi conto della necessità di "preparare gli animi cominciando ad educarli sin dalla più tenera età". Gli asili aportiani divengono un aspetto centrale dell'iniziativa educativa liberale. Nel 1848 il governo austriaco cercò di valorizzare la cultura scientifica a scapito di quella umanistica con Io scopo di meglio adattarla a un' impostazione educativa moralistico- religiosa. Ducati di Parma e Modena Francesco IV ripristina I'ordine dei Gesuiti e affida loro le scuole. Nonostante decreti come quello di Farini del 1859, non vi furono sostanziali cambiamenti a livello educativo. Nessuna scuola esisteva per la formazione dei docenti. La scuola tornò sotto il controllo del magistrato della riforma e I'insegnamento ebbe una forte connotazione cattolica"base stabile dei governi". Maria Luigia riordinò più volte il sistema scolastico e gli stipendi degli insegnanti. Si aprirono anche degli asili aportiani. Al ritorno dei Borboni il discorso non cambia. Il problema di fondo rimane quello di istituire una vera scuola elementare, gratuita ed obbligatoria. Granducato di Toscana Ferdinando III non ha posizioni fortemente reazionarie, ma la situazione economica disastrata del granducato fa sì che I'istruzione rimanga comunque prerogativa dei privati ed in particolare dei religiosi degli Scolopi. Nacquero comunque le scuole di mutuo insegnamento, le scuole agrarie, tecniche ed infantili oltre alle iniziative di Ridolfi, Capponi e Lambruschini. L'Antologia: era un rivista di stampo liberale fondata dal Vieusseux che si reputa all'origine del modello sociale e del sistema educativo popolare dell'Italia unita. Il gruppo dell' A. fa della dimensione politica un aspetto indissolubile del problema educativo, elaborando un modello sociale"imprenditoriale"in funzione della collaborazione attiva delle infime classi. Si cerca di avanzare rispetto alla società dell' ancien regime. I liberali si rendono sempre più conto dell'importanza di organizzare capillarmente un modello teorico, organico e funzionale di risposta alle istanze ereditate dail'llluminismo. Dopo il 1846 Io Stato abdica sostanzialmente al proprio ruolo di organizzatore del sistema scolastico e Io lascia interamente nelle mani del clero. Non esistevano scuole per la formazione degli insegnanti elementari. Il fine supremo dell'educazione doveva essere I'educazione morale fondata sul dogma della religione cattolica. Stato pontificio Pio Vll ripreso possesso dei suoi territori fa chiudere le scuole di mutuo insegnamento. Le scuole secondarie sono del tutto autonome egestite da religiosi. Esse sono trascurate come quelle per la formazione dei docenti. Il Regolamento delle scuole private elementari del 1825 organizza tutte le scuole pubbliche sotto il controllo dei vescovi. L'orario scolastico è di 6 ore giornaliere. Gli alunni pagavano una retta e ricevevano punizioni corporali. Il metodo era quello tradizionale come in tutta la penisola: organizzato nei dettagli lascia poco spazio alla vera istruzione: Io spirito è quello di carità che mai si incontra con il concetto di diritto. Le scuole notturne: Roma, 1819,opera di Giacomo Casoglio. Erano completamente gratuite, fornivano materiale didattico, promuovevano pubblicazioni per le famiglie e si espansero al punto di presentare il problema della formazione degli insegnanti. Incontrarono il favore della Curia. Gli asili di carità vennero invece chiusi perché frequentati da liberali. La più vera funzione dell'istruzione rimane sempre quella di miglior antidoto contro I'insorgere di atteggiamenti ostili all'autorità politica e il diffondersi dell'immoralità. Erano bandite le punizioni corporali. Non divennero mai scuole dello Stato. Regno delle due Sicilie Ferdinando IV divenne Ferdinando I delle due Sicilie. Affidò le scuole agliordini religiosi. Il problema era quello comune: avere un popolo educato ma non troppo istruito, avere una scuola che desse più educazione che istruzione. In Sicilia ogni capoluogo aveva una scuola per maestri, mentre nei territori continentali non C'erano. Dopo il 1820 Ferdinando comincia a temere la cultura e affida I'istruzioneagli ecclesiastici, la mette sotto controllo, fa istituire un indice dei libri proibiti e chiudere le scuole di mutuo insegnamento. 1830: Ferdinando Il: la precaria situazione economica del regno non permette miglioramenti a livello scolastico; nel 1843 la scuola è completamente affidata ai vescovi. Le caratteristiche della scuola sono I'inefficienza, la scarsità numerica e il monopolio clericale. Regno di Sardegna Vittorio Emanuele I rimise in vigore le Costituzioni del 1772: -la scuola torna nelle mani degli ordini religiosi, soprattutto i Fratelli delle scuole cristiane -le scuole di mutuo insegnamento vengono chiuse -Regie Patenti (Carlo Felice 1822): scuola elementare gratuita maschile e femminile. -1 maestri sono nominati e pagati dal Comune previo esame del magistrato e con un certificato vescovile. La scuola è in mano al clero, ma il governo ne manovra le fila: il fine è fabbricare sudditi fedeli e obbedienti alla Chiesa e allo Stato e non a formare personalità intellettualmente e moralmente compiute e capaci. 1834: Raccolta dei Sovrani decreti per le scuole: -L'insegnamento è in italiano -1837: riviste"Letturepopolari"e"Letture per la famiglia" (1842) -1842: scuola di pedagogia a Cuneo fondata da V. Troya. -1844: scuola di metodo per i maestri -1845 scuola serale per adulti -1846 ministero della Pubblica Istruzione ( Regia Segreteria di Stato per I'istruzione pubblica) 1853: Regolamento delle scuole elementari. Ministro Cibrario. Istruzioni: tutti possono trarre profitto dalla scuola elementare nella quale i maestri pongono la loro attenzione soprattutto verso i più svantaggiati. Sono la testimonianza della consapevolezza del ruolo della scuola; per il miglioramento sociale. Si comincia a pensare che il popolo istruito può contribuire alla grandezza di uno Stato anche se non si comprende che la scuola non è al servizio dello Stato ma che è un servizio dello Stato. In generale la situazione rimane comunque piuttosto scadente: la maggior parte del popolo rimarrà a lungo analfabeta e le scuole primarie insegnavano al massimo a leggere I'abbecedario e a recitare il catechismo. 1848: Legge Boncompagni: pone le premesse della legge Casati e conduce sotto il controllo dello Stato la P.I. Apre il problema della libertà d'insegnamento. Sistema in 3 gradi: -elementare (inferiore e superiore, 2 anni) -secondario (grammatica, retorica, filosofia, 7 anni)- -universitario-corsi speciali (scuole tecniche) -viene potenziata I'istruzione primaria -si cerca di istituire scuole professionali -nascono i convitti collegi -si organizzano vari organi collegiali per il controllo della scuola che fanno capo al Consiglio superiore della Pubblica istruzione. I problemi sono però che la collegialità cui si aspira andrà subito perduta a causa della burocratizzazione e che la laicità della scuola rimane più virtuale che reale poiché gli insegnanti rimangono per la maggior parte religiosi. Intanto però la scuola non è più lasciata al caso, maorganizzata dallo Stato: il ministro Cibrario si occupa di rinnovare i programmi delle scuole materne ed elementari, la legge Lanza del 1857 cerca di dare maggior coordinamento alla parte amministrativa. Io Stato crede di avere in mano saldamente la scuola. PARTE SECONDA: LA SCUOLA NELL'ITALIA UNITA cap 1: il progetto formativo della scuola popolare nell'italia liberale Una scuola per una classe subalterna 13 NOV. 1859: legge Casati. Ministro della P.I. del regno sardo con il gabinetto Lamarmora. Raccoglie e sintetizza le leggi Boncompagni (1848), Cibrario (1854) e Lanza (1857) Presenta le tipiche ambiguità liberali che intendono il popolo come classe subalterna cui non si vuol dare una solida istruzione, ma solo un'infarinatura sufficiente a creare sudditi fedeli a Re e Patria. Mantiene in sostanza la separazione tra educazione e istruzione. L' obbligatorietà scolastica mette in crisi il Governo che non ha né mezzi né strutture né personale per farvi fronte. Nel periodo giolittiano il controllo delle realtà sociali rimane sempre in mano ad apparati statali nei quali la burocratizzazione crea evidenti problemi. Per questa ragione e perché le scuole sono tutte in mano ai religiosi la legge Casati deve tenerne conto e tenta di non scontentare i Cattolici che chiedono un ridotto intervento statale e concede la facoltà di aprire scuole a chiunque avesse compiuto i 25 anni e I'obbligo di insegnamento religioso nella scuola elementare. La scuola per I'infanzia L'istruzione prescolastica non è presa in considerazione dalla legge Casati. I liberali hanno verso di essa un atteggiamento di"calcolata incuria": -le lacune dello Stato vanno colmate dai privati, anche Cattolici -la Chiesa deve essere indennizzata dalle perdite dell'unificazione, e questo può avvenire nel settore educativo popolare che Io Stato considera marginale. -Io Stato considera la scuola infantile meno importante per la formazione dell'uomo e COSÌ la"cede"volentieri alla Chiesa. - La formazione del personale non è necessaria. Nonostante un Regio Decreto del 1889 stabilisce una forma di istruzione per le maestre della scuola dell'infanzia, Io Stato si asterrà da qualsiasi intervento migliorativo sino ai programmi Pasquali del 1914. La scuola infantile nell'età giolittiana A livello teorico e pratico le innovazioni di Agazzi, Montessori, Cena, Aleramo e altri, fanno si che la scuola infantile viva un periodo propizio, ma il Paese "che conta" è in questo periodo assorbito da deliri di conquista e di gloria che emarginano qualsiasi messaggio sociale imperniato sul valore del'educazione e quindi della razionalità. Si segnalano però nel 1904 la nascita dell'Unione nazionale educatrici dell’infanzia e di una scuola biennale di metodo per la formazione delle maestre nel Sud e nelle isole. Si muove qualcosa, insomma, anche se la mentalità è sempre quella tattica delle emergenze e delle circostanze e manca di strategia sul lungo termine. La legge Credaro del 1911 obbliga i Comuni a fondare nuovi a non rispondono a bambini ritardo nella crescita, incapacità di concentrazione, di prolungare Io sforzo, problemi di vista. Il vestiario era insufficiente a livello protettivo e igienico e i costi della scuola per quanto minimi erano spesso proibitivi per tutti. L'ambiente familiare, lungi dall'essere di stimolo, era spesso focolaio di malattie, etilismo, criminalità e depressione sociale e culturale. Il sistema scolastico popolare non incide sulla società: la dislocazione delle scuole ne impedisce il raggiungimento, miseria, malattie, sfruttamento dei bambini ne impediscono la frequentazione. Anche nelle scuole le condizioni igieniche erano malsane e spesso gli insegnanti morivano di tubercolosi. Insegnanti e associazionismo Nelle scuola mancavano anche banchi, arredi, sussidi didattici. I maestri Io erano soprattutto di nome ma non avevano preparazione culturale. Una scuola retta da maestri missionari alimenta più diffidenza che attrazione. Tutte le varie correnti politiche e culturali intervengono sulla formazione dei maestri, ma nessuna riesce a superare la concezione missionaria e vocativa dell'insegnamento. Nemmeno i socialisti che pure elaborano un piano con alcune mete da raggiungere: -parità di stipendio per maestri e maestre -sdoppiamento e sfollamento delle classi -scuola elementare statale-locali scolastici più igienici-scuola elementare veramente popolare -rivendicazioni sulle pensioni il"mito"della missione impedirà per lungo tempo ai maestri di acquisire e dimostrare una certa professionalità. I programmi A tutti i programmi è estraneo il vero concetto di scuola popolare come scuola per tutti. La scarsa presenza dell'industria incide sull'emarginazione dei programmi scientifici. 1860: programmi di A. Favanozioni di aritmetica e sist. Metr. Dec 1867: programmi di Coppino: lingua italiana solo per i dialettofoni Programmi Gabelli: fisica, scienze aritmetica e geometria, educazione come stimolo ad apprendere nella visione laica 1878: De Sanctis: obbligo di educazione fisica C'è una nuova attenzione alla preparazione tecnico professionale Il lavoro manuale Viene introdotto nella scuola elementare in sintonia con una visione agricolo-artigianale della società in contrapposizione con I'incalzare"sconvolgente" dell'industrializzazione. Si cerca insomma di fermare la realtà sociale in evoluzione riportandola a un equilibro statico pre capitalistico. Metodi e libri Potevano essere chiamati"analitici"0 " sintetici", ma sostanzialmente i metodi si rifacevano all'antichità classica e richiedevano periodi molto lunghi per essere acquisiti tramite la continua ripetizione di sillabe 0 lettere poi unite a formare parole e quindi frasi. Il sillabario era creato ad hoc per il maestro e spesso gli allievi non Io toccavano nemmeno. I libri erano ricchi di raccontini didascalici e moraleggianti ribadendo in questo modo la teoria dei due popoli d\stampo liberale. La maggior parte dei testi scolastici è improntata al conservatorismo a all'antipositivismo. Io sforzo principale è quello di presentare un mondo culturale e una società necessariamente guidati dai disegni, perfetti quanto imperscrutabili della Provvidenza. L'Italia liberale si trascina nella costante speranza di fare a meno di una vera istruzione per il popolo, e di poter perpetuare il suo modello anti- industriale, caratterizzato da una precoce immissione nel mondo del lavoro e una forte dose di"sano comportamento morale"che deve bastare per il popolo italiano. cap 3: la scuola secondaria nell'eta' liberale Il processo di accentramento (legge Casati-titolo 1-46 articoli- sull'amministrazione della P.I.) Anche la scuola secondaria si basa sulla legge Casati, che ha tra le sue finalità quella di mantenerla saldamente nelle mani dello Stato: per questo ha un'impostazione rigidamente gerarchica e ramificata al punto di bloccare qualsiasi iniziativa di autonomia. In questo modo è anche possibile controllare attentamente uomini e programmi della scuola, COSÌ da rendere inutile e superflua la formazione degli insegnanti e la cura per i programmi e stravolgere il senso dell'istruzione secondaria. I 4/5 delle scuole secondarie sono gestiti dalla Chiesa, unica istituzione in grado di garantire una seria e organizzata capillarità scolastica. L'istruzione secondaria: al di là dei nominalismi (titolo III-84 articoli) La legge Casati definisce secondario solo il ciclo di studi classici, ma poi si finisce per definire così anche quelli tecnici. L'istruzione secondaria classica è articolata in Ginnasio e Liceo, è permeata da un umanesimo retorico funzionale alla formazione della classe dirigente. L'istruzione tecnica è preclusa allo sbocco universitario ed è divisa in scuola tecnica e istituto tecnico entrambi di 3 anni. Queste scuole devono rimanere separate da ginnasi e licei. Sono sostanzialmente a carico di comuni e province. In seguito si avvertirà I'esigenza di aumentare le scuole tecniche per andare incontroalle nuove esigenze economiche del Paese. Una scuola professionalìzzante Tutta la scuola secondaria è sostanzialmente professionalizzante: dedita più alla formazione lavorativa che a quella intellettuale e Io stesso si può dire della scuola classica. A fronte di 170 giorni annui di scuola, ben 137 sono dedicati alle discipline tecnico-professionali. Nella scuola classica si cerca di dare il meglio della formazione evitando qualsiasi contaminazione con la scuola tecnica. Il progetto formativo è misero e riduttivo, manca I'insegnamentoartistico, I'educazione fisica e anche la filosofia è insegnata senza dimensioni storiche e in maniera elementare. Nella scuola classica il 70% delle ore è dedicato a studi di tipo umanistico- letterario e permette I'accesso ai pubblici impieghi minori. Dopo due anni di Facoltà di Lettere è possibile insegnare nelle scuole secondarie. LE formazione secondaria prevede invece molte discipline quasi tutte in vista della formazione di mano d'opera adatta ai bisogni del mercato di un Paese arretrato. La scuola normale rilascia la patente valida per I'insegnamento nelle scuole elementari e negli asili. Il corso dura 3 anni e dava più che altro regole e norme che il futuro maestro difficilmente riusciva ad applicare una volta in classe. Il criterio dell'infarinatura spicciola è sovrano, poiché si crede che gli allievi necessitino esclusivamente di bontà e pazienza da parte dell'insegnante, prerogative credute appannaggio del sesso femminile, che grazie all'apertura nel 1882 di due scuole di magistero a Roma e Firenze si fa sempre più presente nelle scuole elementari. Per queste ragioni si radica la convinzione che, specialmente per insegnare aì bambini delle classi inferiori, soprattutto se poveri, non occorrano né una solida cultura, né una preparazione metodologico- didattica. Un progetto formativo senza fondamenta La scuola secondaria non ha il sostegno di quella primaria e funziona di solito da preparatrice professionale e null'altro. Scuole secondarie e università sfornano tecnici e laureati in soprannumero rispetto alle richieste di un Paese misero e arretrato come I'Italia. I professori Il ruolo di professore finisce per esaurirsi in quello di un solerte esecutore delle disposizioni dell'amministrazione centrale e comunque caratteristica del regno era la cronica mancanza di docenti. Secondo la legge Casati andavano ammessi per concorso e con la nomina del re. Inoltre esistevano le figure dei professori reggenti e gli incaricati annuali, figure precarie e con pochi diritti. A causa della mancanza di professori si decise di reclutarli anche senza concorsi, COSÌ da favorire però clientelismi e favoritismi e creare situazioni extra legem di vero e proprio lavoro nero in cui i professori erano sfruttati e ricattati. Mentre aumentavano i provvedìmentì di sorveglianza, gli aumenti di stipendio erano sempre centellìnati. Presidi e direttori avevano più che altro funzioni di controllo. La rigida gerarchia soffocava qualsiasi spunto educativo. L'identikit del professore italiano è quello di un mediocre servitore dello Stato, con scarsa autonomia, ammalato di retorica e soprattutto malpagato. Verso la fine del secolo I'aumentodelle università produsse un numero tale di laureati da poter finalmente operare una selezione tra i professori Intanto continuava la ricerca di una soluzione al problema della formazione dei docenti. Esistevano varie correnti: quella herbartiana di Credaro, Fornelli e Piazzi, quella psicofisiologista della Montessori e di Sergi e quella che prevalse, la corrente idealista di Gentile, Lombardo-Radice e Codignola. Gli idealisti affermano che la vera preparazione è quella dello Spirito che ricerca, e non quello di pedagogia e metodica. La pedagogia anzi, è parte della filosofia. Quindi non serviva preparazione professionale. Nei primi del '900 nasce una certa coscienza sindacale dei professori i quali però sono sempre un po' più dalla parte del governo che da quella del popolo con la conseguenza di non riuscire ad ottenere migliorie della loro situazione. Nel 1906 al Vl congresso della Finsm si ribadisce I'importanza della didattica. Nel 1908 Salvemini e Galletti in un saggio ribadiscono la necessità della formazione del corpo docente su basi pedagogiche e con un tirocinio post laurea. Diventa anche chiaro quanto la questione sia non più solo pedagogica e didattica quanto politica poiché esigeva riforme strutturali profonde del sistema scolastico. H ministero non potendo PIL utilizzare le abilitazioni che creavano personale docile e fedele, si vendicò bandendo rari concorsi e utilizzando sempre più i supplenti e i precari. Il Regolamento del 1908 stabilì le modalità dei concorsi che una volta vinti andavano seguiti da: anni di tirocinio. Ma gli insegnanti preferivano le supplenze pagate. La legge Daneo- Credaro istituì un compenso per i tirocinanti dei professori universitari, ma I'inizio della prima guerra mondiale bloccò e rese inutile questa legge. Cambiamenti sì, ma non troppi La Finsm contribui al varo del nuovo stato giuridico dei docenti, riducendone i gradi, aumentandone gli stipendi e regolarizzandone le assunzioni (legge 1906). Gli idealisti erano ferventi sostenitori dei due indirizzi della scuola secondaria, COSÌ come, per motivi differenti, Io erano i liberali e i popolari di Don Sturzo. I socialisti non seppero opporre alternative precise. I temi del dibattito sono sempre libertà d'insegnamento e laicità della scuola. Il governo imposta I'asse culturale della scuola secondaria sulla filosofia come disciplina trainante e apre sempre più all'iniziativa privata. cap 4: una scuola fascista? Scuola e fascismo: un rapporto disastroso Il fascismo quando diventa regime vuole una propria scuola che formi il fascista perfetto. Tutto è mirato a suscitare emozioni, contagio emotivo e passioni: ma questo è un uso improprio della scuola che finisce per rivelarsi inefficiente. Le stesse gerarchie fasciste si lamenteranno apertamente di questa inefficienza. Il fascismo ha anche sempre dovuto accettare il compromesso con la Chiesa che desidera mantenere saldamente il controllo sull'istruzione, e Io fa concedendo parità giuridica all'Università cattolica di Milano, Sono sostanzialmente le seguenti: -eccessiva selettività -scarso controllo statale -troppe concessioni alla religione le critiche alla riforma provengono in particolare da docenti universitari, dalla rivista"Educazione Nazionale"edalla rivista"Gerarchia", ma Mussolini, conscio del vantaggio politico di questa riforma e dell'alleanza con I'autore della stessa, considera le varie critiche irrilevanti. Le critiche delle forze di opposizione Praticamente solo i socialisti e i protestanti restarono a denunciare senza riserve la riforma: fascisti, liberali, clericali e popolari finirono per accettare I'impianto gentiliano. Tra le varie visioni finisce per avere il sopravvento quella della Santa Sede che diventa I'interlocutrice privilegiata e diretta di Mussolini, tanto che si parlò direttamente di collaborazionismo. I Cattolici infatti, pur non approvando del tutto la riforma videro in essa uno spazio aperto da un laico per la loro richiesta di un ruolo nell'istruzione privata. La riforma Gentile: utilità/ingombro per il regime La riforma corrispondeva dunque ad alcuni obiettivi immediati del fascismo: poche scuole, ma buone, pochi docenti, ma d' élite. Gentile sfoltisce notevolmente la stessa amministrazione della scuola anche se la sua riforma nasce già superata: era anacronistica e tale che nessuna forza politica vi si riconosceva e la voleva perché non accontentava nessuno. Egli tentò di operare il più organico cambiamento del sistema scolastico e in qualche modo vi riuscì, ma la sua impronta liberale e accentratrice alla fine fu fuori posto tra i fascisti anche a causa della collusione tra Chiesa e fascismo che portò ad impreviste conseguenze. I principi ispiratori della riforma saranno sostanzialmente disciplina, gerarchia e autorità, tanto che F. Turati la definì"il manganello applicato alla scuola". Fu rinforzato I'autoritarismo burocratico e didattico: "il ministro distruggeva Io stesso spirito democratico della scuola, la vera libertà d'insegnamento e di pensiero, bloccava la spinta della scuola a divenire davvero di tutti, accentuava la distinzione tra scuole professionale per i figli degli operai, quella tecnica per i figli della piccola borghesia e la scuola classica per i figli della borghesia agiata costituente la classe dirigente del paese e destinata, per chissà quale diritto divino, a continuare ad esserlo"(Ambrosoli, 1967) la"controriforma" I ritocchi alla riforma furono così numerosi da far parlare di una vera controriforma. Benchè mai ripudiata ufficialmente essa fu svuotata dei suoi contenuti educativi più validi: un ideale meritocratico e non di basso favoreggiamento clientelare era quello sostenuto infatti dagli autori. Si cercava di selezionare in base alla capacità e alla serietà scolastica, ma questo era lontano dagli immediati interessi dei fruitori della riforma. Durante il fascismo allora vennero concesse più sessioni d'esame e fu applicata una"bonifica scolastica"in cui tutti gli insegnanti erano a discrezione del ministro. La carta Bottai: I'atto più maturo ma non più efficiente del fascismo La Carta della scuola è il documento più emblematico del fascismo che asservì decisamente la scuola agli interessi della politica. Bottai annuncia con un grande battage la sua imminente riforma in vista di una formazione dei giovani che fosse civica, guerriera e razziale. Gli scopi sono soprattutto: -prolungamento della scuola per alleggerire il mercato del lavoro e arginare la disoccupazione -accentuazione dell'antifemminismo gentili ano -ampliamento degli impieghi del terziario per ripagare la piccola borghesia del suo decisivo appoggio- approfondimento del carattere reazionario di massa - contenimento dell'urbanizzazione la preoccupazione dominante di Bottai è di avere in tempi brevi un personale esecutivo qualificato da immettere nei meccanismi della produzione e in possesso della consapevolezza di uomo, di cittadino, di fascista. Bottai fascista contraddittorio Bottai opera per il regime anche se è più per un fascismo di movimento. Il suo impegno è dare il primato all'industria ma anche alla ruralizzazione, come già in Gentile, come fonte di incremento demografico, antidoto per la disoccupazione e per i pericoli dell'urbanizzazione. In questi anni il regime è ancora impegnato nella fascistizzazione della scuola, il chè significa che non vi è ancora riuscito. La Carta fallisce in pieno i suoi scopi soprattutto quest'ultimo, nonostante gli anni 30 siano stati il periodo"più maturo"(De Felice) o di massima coercizione (Tranfaglia). Ma in ogni caso non C'era sostegno funzionale al raggiungimento delle mete. La similitudine tra i due documenti è costituito dallo spirito di classe ovvero dalla volontà di selezionare e quindi di creare scuole di semplice scarico e prive di sbocchi. L'attività scolastica è presentata come vero e proprio servizio sociale, la psicologia viene rivalutata (Gentile la ripudiava), per I'orientamento al lavoro, ma in realtà era funzionale alla nascita di una nuova " servitù della gleba"presentata come progresso sociale. Un altro problema era che spesso gli insegnanti non capivano cosa si chiedeva loro e/o non avevano il coraggio di accettare proposte come quella razziale che andava contro il loro orientamento mentale e alla loro concezione educativa. cap 6: la scuola nel periodo fascista La scuola materna: nome nuovo, stesse finalità Con la riforma Gentile gli asili si chiamano scuole materne e costituiscono il primo grado dell'istruzione primaria che sarà di 3 anni. Essa rafforza la sua caratteristica di non scuola per I'assoluta mancanza di finalità educative proprie. La riforma non dà alcun impulso innovativo, le scuole non aumentano di numero se non con I'annessione delle scuole non statali all' Onmi (opera nazionale per la protezione della maternità e dell'infanzia). Le maestre: I'istinto materno innanzitutto Nascono le"scuole di metodo"il cui scopo è soprattutto"coltivare I'istinto materno"e cmq anche quelle sono 8 in tutto Io Stato. Queste scuole, denominate scuole magistrali si fondano sull'idea che per essere una buona maestra servano le doti innate delle donne. In Italia ne esistono 21 parificate e sono tutte in mano alla Chiesa. Una scuola emarginata Soprattutto a livello amministrativo è una scuola emarginata. Nella Carta Bottai si dice sia completamente statale e obbligatoria e comporti I'obbligo del passaggio alla scuola elementare così da allarmare- inutilmente-la Chiesa. Io stesso Bottai nel 41 la definirà sempre "materna"e la baserà sulle scuole infantili cattoliche. Nel periodo della RSI il capo del dicastero fantasma è Biggini il quale tenta di recuperare la proposta di Bottai della scuola materna statale. Nel febbraio 45 il governo Badoglio pubblica i Programmi che però ancora una volt lasciano poco spazio alla scuola dell'infanzia. La figura dell'insegnante è ancora retorica e vuota e non ci si preoccupa molto della sua formazione. La scuola elementare Per Gentile I'insegnante deve porsi come autorità per assecondare la realizzazione della psiche infantile. Per Codignola I'individualità del bambino deve essere spezzata e non rispettata perché in lui nasca I'umanità che si trasformi in personalità. Inoltre per G. la scuola deve formare fanciulli destinati solo ad obbedire e la religione deve aiutare insieme alla filosofia, a dare senso alla vita. Lombardo Radice contribuì alla riforma per la parte sulla scuola elementare e mostrò una certa attenzione alla didattica, ma I'impianto stesso della riforma ne bloccò gli spunti più interessanti e Io stesso L.R. lasciò il suo posto di direttore generale dell'istruzione elementare quando si accorse delle intenzioni del fascismo nei confronti della scuola. Egli aveva cercato di dare un carattere antidogmatico all'insegnamento della religione, ma il fascismo si affiancò alla Chiesa facendo dell'istruzione e dell'assistenza religiose impartite dai "cappellani dell' onb"parte integrante ed essenziale dell'addestramento della gioventù. Il calendario scolastico invece non subì sostanziali variazioni. Un quadro desolante La scuola dell'obbligo sforna a getto continuo ondate di ripetenti raramente poco più che alfabetizzati. a) scuole e allievi: nel 1940 il direttore generale della scuola elementare definisce"angoscioso"il problema dei locali scolastici. Frequenta I'80% degli obbligati ma molti lasciano dopo le prime 3 classi. Al Sud la maggioranza dei bambini lascia la scuola entro i primi 2 anni. la selezione è spietata e fa nascere persino classi di ripetenti di 4 anni consecutivi, poi abolite perché considerate inutili. Nelle relazioni si parla di scuole inadatte, superaffollate e popolate da bambini straccioni a cui i miseri aiuti non servono a nulla e E quali la scuola continua a chiedere denaro. L'alfabetizzazione peggiora. b) Gli insegnanti: I'età media era di 35anni, che ne faceva persone educate prima del fascismo; avrebbero voluto sostituirli, ma non era possibile per la mancanza di personale. Erano infatti ritenuti poco permeabili alla propaganda fascista. Vi è un netto calo di abilitati e iscritti all'istituto magistrate quindi la maggior parte de maestri esce dalle scuole cattoliche. Dopo il Concordato questa situazione si accentua. Inoltre la pedagogia gentiliana ponendo il problema in termini filosofici e non didattici non fornisce strumenti pedagogici per I'insegnamento lasciando gli insegnanti nella confusione più totale Addirittura Bottai nelle sue riviste reclama I'azione e il ripudio per la cultura negli insegnanti, quale veicolo di agnosticismo e perbenismoborghese ottocentesco. Gli stipendi diminuiscono e aumenta la fuga dei maestri contribuendo alla femminilizzazione della professione pur contro il volere fascista. La scuola secondaria Fu quella che subì le innovazioni più importanti: le scuole superiori subirono una drastica riduzione, cosa che insieme all'introduzione dell'esame di Stato contribuì all'aumento della scuola privata. Le scuole normali vennero sfoltite. Tutte le materie del liceo classico, considerato il corso formativo per eccellenza, ruotavano attorno alla filosofia. L'accesso a questa scuola fu sempre più difficile per mantenerla borghese ottocentesco. Gli stipendi diminuiscono e aumenta la fuga dei maestri contribuendo alla femminilizzazione della professione pur contro il volere fascista. La scuola secondaria Fu quella che subì le innovazioni più importanti: le scuole superiori subirono una drastica riduzione, cosa che insieme all'introduzione dell'esame di Stato contribuì all'aumento della scuola privata. Le scuole normali vennero sfoltite. Tutte le materie del liceo classico, considerato il corso formativo per eccellenza, ruotavano attorno alla filosofia. L'accesso a questa scuola fu sempre più difficile per mantenerla elitaria. La scuola tecnica fu soppressa e sostituita dalla scuola complementare affiancata da un corso integrativo che subì un vero e proprio tracollo come I'istituto magistrate. Fu creato il liceo femminile che ebbe però vita breve. Le scuole classiche erano le sole a dare accesso all'università. Gentile rimase sempre convinto che la scuola dovesse selezionare ed essere solo per pochi, per i migliori. Bottai invece puntò sulla psicologia e sul latino, che era stato reintrodotto da Gentile e che veniva studiato solo nelle scuole per borghesi, così facendo eliminava la possibilità di continuare gli studi ai ragazzi del popolo. I tre indirizzi della scuola media avevano esattamente questo fine. La scuola nel suo insieme resta un settore marginale che Mussolini riuscì a gestire solo al Nord sotto I'egida di Hitler. L'insegnante è considerato solo uno strumento del regime: ariano, iscritto al partito, entusiasta di contribuire a formare i giovani alla coscienza imperiale e soprattutto sottomesso. che non comprendevano la legge e per la maggior parte erano- ancora nel 1966-favorevoli all'impostazione selettiva della scuola media. La richiesta di una ristrutturazione globale del sistema formativo che si evince dai cambiamenti in atto in quel periodo altro non è che la spia di una accresciuta consapevolezza che nel settore della scuola si giocano i destini della convivenza civile e democratica della nazione. Prova ne siano le esperienze di Don Milani, Don Zeno Saltini, le esperienze di Certaldo e Bologna che inducono alla riflessione certi ambienti della pedagogia ufficiale italiana. Tendenze contemporanee Mentre la scuola media ribadisce la sua funzione orientativa, nascono i decreti delegati, ispirati dal concetto di partecipazione attiva all'organizzazione scolastica di docenti, studenti e famiglie. Nascono anche altri organi quali gli istituti regionali di ricerca, sperimentazione e aggiornamento educativi, il centro europeo dell'educazione e la biblioteca di documentazione pedagogica, ma alla fine non sono di alcuna utilità. I problemi dì base rimangono sempre gli stessi: -continuità educativa-ruolo della scuola nella società -unitarietà della scuola secondaria superiore - formazione, reclutamento e aggiornamento degli insegnanti - scuola come oggetto di un progetto formativo più ampio che coinvolga tutte le Agenzie educative La scuola secondaria superiore E' I'unico ordine esente da qualsiasi tentativo di ristrutturazione. Il nostro sistema secondario si articola sostanzialmente in: a) istruzione liceale: liceo classico e scientifico b) istruzione magistrate: istituto e scuola magistrate C) istruzione tecnica: 8 tipi fondamentali, 29 indirizzi d) istruzione professionale, 51 specializzazioni e) istruzione artistica: 2 indirizzi, 23 specializzazioni ci sono stati-a partire dal 1970- tentativi di riformare la scuola secondaria e di rendere il biennio iniziale della scuola secondaria un ciclo unico e obbligatorio, ma per ora non se ne è fatto nulla. Il pericoloso stallo della secondaria superiore. La scuola secondaria superiore è considerata da molti come luogo da dedica re soprattutto alla formazione professionale per un inserimento quanto più immediato e redditizio nel mondo del lavoro e in sostanza la stessa cosa è valida anche per la formazione"classica"vissuta solo in previsione di una specifica professionalità lavorativa. Gli stessi che hanno sempre perorato una scuola formativa awertono però che una vera professionalità non può mancare di buone basi culturali: oggi la scuola secondaria è discriminante senza essere davvero selettiva degli apprendimenti di specifiche abilità ed è faticosa senza essere particolarmente impegnativa dal punto di vista intellettuale a causa di una trasmissione di conoscenze molto frantumata e di uno spurio enciclopedismo. cap 9: la scuola verso il terzo millennio Uno sguardo d'insieme Certamente si devono registrare dei passi in avanti: i programmi del 1985, del 1990 e gli orientamenti del 1991 hanno impostato una soluzione del problema della continuità e dell'autonomia della scuola dell'infanzia. I problemi ovviamente rimangono: esiste e permane una politica di risparmio fino all'OSSO nei confronti del sistema formativo che certo non giova alla scuola. Permane un divario evidente tra la scuola del Nord e quella del Sud, e il ruolo dell'insegnante continua a non essere valorizzato. Negli anni 90 il 10% dei ragazzi evade I'obbligo scolastico e alla scuola secondaria si arriva al 30% della dispersione. Nonostante molte proteste da parte degli studenti che si vedono sempre emarginati da qualsiasi progetto di riforma e calpestati nei loro diritti, la scuola si rivela sempre facile preda delle strumentalizzazioni. Gli studenti appunto protestano spesso denunciando gli scempi nei confronti della scuola operati in nome delle esigenze del mondo economico, mortificati dalla scuola e ignorati dai ministri di turno. Anche gli scioperi dei docenti non ottengono che I'effetto di creare disagi alle famiglie: essi rimangono inascoltati e anzi, si parla- a ogni nuovo governo-di esubero dei posti. In realtà il governo è ben consapevole di non poter esigere dagli insegnanti una maggiore preparazione e un maggior impegno se non a fronte di un riconoscimento economico degli stessi per cui in genere preferisce lasciare le cose come stanno. I docenti , dal canto loro, stando COSÌ le cose spesso preferiscono integrare il loro stipendio con lezioni private piuttosto che protestare inutilmente perdendo energie. I concorsi vengono banditi raramente e per pochissime cattedre, affollati oltretutto da persone che hanno I'esigenza di un posto fisso più di quella di svolgere una professione seriamente e con passione. Spesso il docente viene abbandonato dall'amministrazione pubblica e dall'opinione pubblica oltre ad avere un ben misero riconoscimento economico. In seguito alle nuove richieste di impegno del 1996, soprattutto burocratizzanti la funzione docente, circa 70000 insegnanti chiesero il pensionamento anticipato e in quel modo costrinsero Io Stato a riconoscere che il cosiddetto esubero degli insegnanti in verità non era tale. Nostalgici e progetto Berlinguer Nel 1997 berlinguer propose un progetto che finalmente mostrava una volontà di rinnovamento vero di tutto il sistema formativo. L’obbligo partiva dai 5 anni e proseguiva fino a 15 anni. Seguono i 3 anni elettivi di scuola superiore che danno adito all’università. I punti interessanti sono senz’altro l’accento sulla continuità del percorso scolastico e l’istituzione dei crediti formativi che danno flessibilità al nostro sistema scolastico. L’aumento del tempo scolastico con nuove discipline, l’obbligo scolastico innalzato fino a 16 anni e il termine del ciclo di studi a 18 anni che è pari a quello europeo.Importante è anche aver differenziato tra biennio e triennio della scuola secondaria con quest'ultimo che ha una decina di indirizzi e un corso propedeutico all'università. L'obbligo dell'ultimo anno di scuola dell'infanzia comporta un controllo statale che su questa scuola non è mai esistito e questa poteva essere una pecca del progetto insieme alla mancata unificazione degli insegnanti della scuola dell'obbligo: tutti sono docenti della scuola di base che necessitano di formazione universitaria e corsi propedeutici post lauream differenziandosi solo nelle discipline e togliendo senso alla differenza tra maestro e professore. Si deve poi non prescindere mai dall'importanza del ruolo della didattica come scienza. Laicità e autonomia Sono due problemi annosi e tuttora irrisolti. Per ciò che concerne la laicità: -essa indica il processo di autonomizzazione di ogni attività umana: la scuola è un sistema di attività autonome svincolate da qualsiasi principio che non nasca da se stesso -per essere tale la scuola ha bisogno della partecipazione di tutta la comunità che fa perno su uno Stato che la garantisca da imposizioni ideologiche o economiche che siano.-La libertà della scuola è quella di poter esercitare la propria autonomia -Il pluralismo si realizza all'interno della scuola e non dando a qualsiasi cittadino licenza e finanziamenti per aprire la propria scuola. -La privatizzazione attenta all'autonomia e alla laicità della scuola. -L'iniziativa privata non deve essere scoraggiata, ma la comunità e Io Stato la devono controllare -La scuola è un affare pubblico e non privato -La scuola è di tutti e per tutti, per cui i saperi devono poter essere usufruiti da tutti a prescindere dalla fede religiosa di appartenenza. -La scuola non deve accettare differenziazioni che non dipendano dai suoi principi -La scuola non è un'azienda economica, ma una agenzia formativa: i suoi prodotti non sono merce e quindi non sono soggetti a consumo. Continuare…….