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Storia Romana Geraci Marcone, Dispense di Storia Romana

riassunto del libro degli autori Geraci Marcone

Tipologia: Dispense

2017/2018

Caricato il 22/12/2018

calaf
calaf 🇮🇹

4.7

(25)

5 documenti

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Scarica Storia Romana Geraci Marcone e più Dispense in PDF di Storia Romana solo su Docsity! STORIA ROMANA- Geraci Marcone Nozioni introduttive: Datazione L'età cristiana venne introdotta da Dionigi Esiguo. Il sistema cronologico di Dionigi riportava alla nascita di Cristo solo gli avvenimenti accaduti dopo tale data. Questo sistema, adottato inizialmente in Italia si diffuse poi in tutta l'Europa Occidentale. A Roma a partire dall'età Repubblicana, ciascun anno fu indicato mediante i magistrati eponimi, ovvero quelli che davano il nome all'anno. Invece tra la fine dell'età Repubblicana e l'inizio dell'età imperiale si iniziò a esprimere la data partendo dalla fondazione di Roma però solo negli ambienti dotti antichi, non nell'uso comune. Questo metodo che conta a partire dalla fondazione di Roma (754 a.C) venne fissato in epoca Cesariana da Marco Terenzio Varrone. Onomastica Romana Nell'età più antica i cittadini Romani avevano un unico nome. Col tempo se ne aggiunse un secondo e poi un terzo. Quindi il nome completo del cittadino libero era composto da 3 elementi: -Il prenome, che era il nome personale -Il gentilizio, che rappresentava la gens di appartenenza e veniva trasmesso di padre in figlio (Claudius, Cornelius, Tellius) -Il cognomen che spesso derivava da un soprannome individuale tratto da caratteristiche fisiche o da cariche ricoperte dalla famiglia oppure poteva derivare dalla provenienza. In caso di adozione l'adottato assumeva i tre nomi del padre adottivo a cui seguiva un secondo cognomen tratto dal gentilizio della famiglia di origine. Le cittadine Romane di nascita libera ricevevano come nome solo il gentilizio paterno al femminile, per esempio Cornelia o Clodia. Gli schiavi invece erano denominati con un unico nome personale, mentre i liberti cioè gli ex schiavi liberati tramite un atto che prendeva il nome di manomissione, assumevano il prenome e il gentilizio dell'ex padrone. L'Italia Preromana: In Italia si assiste dal III al I millennio a.C a uno sviluppo di notevoli proporzioni. Tra l'età del bronzo e l'età del ferro si passa dalla presenza di una miriade di gruppi umani di piccole dimensioni al sorgere di forme complesse di organizzazione protostatale. L'Italia nell'età del bronzo è caratterizzata da siti dislocati un po' ovunque nella penisola ma in numero prevalente lungo la dorsale montuosa e per questo tale cultura viene detta appenninica. Un fenomeno importante in questa età è l'incremento demografico e il successivo sviluppo di villaggi. Inoltre con le varie culture presenti in Italia all'inizio del primo millennio a.C abbiamo un grande quadro linguistico. Queste lingue si possono ricondurre a due grandi famiglie: Indoeuropee come il latino, il celtico e il messapico, e non indoeuropee come l'Etrusco, parlato in Toscana, il Ligure e Il Sardo. I primi frequentanti dell'Italia meridionale: Lo storico Greco Dionigi di Alicarnasso che scrive nell'epoca dell'imperatore Augusto, affermò che i più antichi frequentatori dell'Italia meridionale erano una popolazione proveniente dall'Arcadia, in Grecia. Ma dati archeologici presuppongono l'arrivo di popoli indigeni. L'Italia centrale: Nell'Italia centrale invece si assiste a un fenomeno di espansione di popolazioni dell'appennino centro meridionale. I Sabini entrano nella Roma dei Latini e altri gruppi etnici di lingua non latina come Equi, Ernici e Volsci occupano il Lazio. Questo movimento ha il suo apice con l'espansionismo dei Sanniti. Origine ed espansione degli Etruschi: Gli Etruschi sono la popolazione più importante dell'Italia preromana. I Greci li chiamavano Tirreni, ma loro chiamavano se stessi Rasenna. • La ricerca archeologica moderna riconduce la loro origine ad uno sviluppo autonomo realizzatosi nell'attuale Toscana, Umbria e Lazio settentrionale. Nella fase della loro massima espansione gli Etruschi controllavano gran parte dell'Italia centro occidentale ma non diedero mai vita a uno Stato Unitario. Gli Etruschi si organizzarono fin dalle origini in città indipendenti governate da sovrani detti lucumoni che furono poi sostituiti da magistrati eletti annualmente, gli zilath. Inoltre la loro società aveva un carattere profondamente aristocratico. Il governo delle città era infatti nelle mani di un gruppo ristretto di proprietari terrieri e ricchi commercianti. Il loro processo di espansione però subì diverse sconfitte: -Inizialmente vennero sconfitti in una battaglia navale dai Focei, che avevano fondato in Corsica una colonia e questo era stato visto dagli Etruschi come una minaccia ai loro interessi commerciali. -Poi anche la loro espansione verso l'Italia meridionale fu arrestata. Infatti vennero sconfitti a Cuma dai Greci di Siracusa. -Inoltre ci furono altri due eventi che contribuirono alla loro decadenza, ovvero la presa dell'importante città di Veio da parte dei Romani e la perdita dei possedimenti nella Val Padana caduti in mano ai Celti. -L'Etruria passò poi progressivamente in mano Romana. Religione Etrusca: Per quanto riguarda la religione degli Etruschi, le divinità del Pantheon Etrusco sono simili a quelle greche. Questi avevano una ricchezza di culti, scritti sacri e riti magici. Importante anche la concezione dell'aldilà infatti il defunto si pensava che continuasse la sua vita nella tomba che veniva infatti riempita di cibo, bevande e simboli del suo status sociale. Inoltre sacrificavano gli animali per scopi religiosi. La lingua Etrusca: Per quanto riguarda la lingua, l'alfabeto Etrusco è composto da 26 lettere ed è un riadattamento di quello Greco quindi i testi possono essere letti con relativa facilità. La difficoltà principale però è che l'Etrusco è una L'influenza Etrusca : Roma conobbe uno sviluppo notevole nel periodo in cui si trovò sotto il dominio Etrusco. 1. Tarquinio Prisco fu il primo Re Etrusco. Secondo la tradizione alla morte del padre ereditò le sue ricchezze ma la sua origine straniera non gli permetteva di entrare nel governo della città a Tarquinia in quanto il padre era greco. Quindi si trasferì a Roma che accoglieva generosamente gli stranieri e qui strinse importanti amicizie. Anco Marcio ne fu affascinato tanto che alla sua morte venne eletto suo successore e tutore dei suoi figli. Per quanto riguarda le imprese militari Tarquinio Prisco è noto per aver preso le armi contro la lega latina e contro i sabini che si erano stanziati tra il Tevere e un suo affluente per ottenere il controllo delle vie commerciali. Qui vinse sulla lega latina. Inoltre appoggiava mercanti,artigiani,allevatori e agricoltori Etruschi. Per ottenere consenso elesse circa 100 etruschi a senatori e come difensori della plebe. 2. Servio Tullio fu il secondo Re Etrusco che salì al potere grazie a Tarquilla, la moglie di Tarquinio che era stato assassinato dai figli di Anco Marcio. Quindi la sua ascesa al trono non era legittima, infatti i Romani non erano contenti di ciò perchè il re doveva essere eletto dal popolo e non per successione. Allora per ottenere consenso Servio Tullio fece delle riforme sociali a favore della plebe: -Eliminò la schiavitù per debiti -Fece distribuire le terre conquistate in guerra tra i ceti poveri -Organizzò il censimento(il primo) per poter tassare equamente il popolo 3. -Introdusse nell'esercito l'ordinamento censuriato che si occupava dell'esercito e della leva militare togliendo il reclutamento alle curie a cui rimanevano quindi solo compiti politici e religiosi. In questo modo ebbe la plebe a suo favore ma non i nobili. Allora Servio fece un gesto coraggioso, riunì i nobili nella valle del Foro dove annunciò di abbandonare il trono stanco delle minacce dei pretendenti al trono che pensavano solo alle proprie ambizioni e non ai bisogni del popolo. Grazie a ciò il popolo lo acclamò re di roma. 4. Tarquinio il Superbo invece assume le caratteristiche del tiranno che infligge ai suoi cittadini ogni tipo di maltrattamento La nascita della Repubblica e le varie magistrature Sulla nascita della Repubblica, Tito Livio e da Dionigi di Alicarnasso, raccontano una storia sulla caduta della monarchia. Infatti Sesto Tarquinio, figlio dell'ultimo re Etrusco, venne respinto dall'aristocratica Lucrezia e lui la violentò. Lei prima di suicidarsi raccontò tutto al padre, al marito e ai loro amici. Così scoppia una rivolta guidata da questi aristocratici, che porta alla caduta della monarchia, evento fissato al 510 a.C. L'anno successivo, nel 509 a.C i poteri che durante la monarchia erano del re passarono con la Repubblica in mano a due consoli detti pretores. Questi erano eletti dai comizi centuriati e avevano vari compiti: -Il comando dell'esercito -Il mantenimento dell'ordine all'interno della città -Il potere di convocare il senato e le assemblee popolari -La cura del censimento e della compilazione delle liste dei senatori -Avevano a funzione eponima, davano il nome all'anno. Inizialmente vi erano 3 tipi di pretori: Uno urbano, uno peregrino e quattro provinciali. Successivamente si ebbe un unico pretore affiancato da un pretor peregrinus, incaricato di amministrare la giustizia nelle liti dei peregrini ovvero i cittadini non Romani. Vi erano però dei limiti. Infatti la durata della carica dei consoli era di un anno, inoltre i due avevano gli stessi poteri, quindi uno poteva opporsi all'altro se riteneva un azione dannosa per lo stato,azione detta collegialità. In caso di indisponibilità di entrambi i consoli veniva eletto un interrex ovvero un magistrato che subentrava al loro posto. Poi vi erano altre magistrature. Al primo anno della repubblica risalgono i questori. Originariamente erano in due e assistevano i consoli nelle attività finanziarie. Inizialmente erano eletti a scelta dai consoli stessi ma in seguito la carica divenne elettiva. In rapporto con i questori vi erano i quaestores parricidii che eseguivano i processi per delitti di sangue tra parenti. Il reato di alto tradimento era invece giudicato dai duoviri perduellionis. Inoltre il compito di tenere il censimento e di compilare le liste dei senatori venne sottratto ai consoli e affidato a due nuovi magistrati, i censori. Questi avevano la cura morum (condotta morale dei cittadini) che conferiva ai censori ampi poteri di intervento su diversi aspetti della vita pubblica e privata. I censori venivano eletti ogni 5 anni e la loro carica durava 18 mesi. In caso di necessità però i supremi poteri della Repubblica venivano affidati a un dittatore. Questo non veniva eletto da un assemblea popolare ma da un console da un pretore o da un interrex. Il dittatore non era affiancato da nessun collega con uguali poteri ma da un magister equitum ovvero un comandante della cavalleria scelto da lui. Contro il volere del dittatore non valeva né l'appello al popolo né l'opposizione del veto da parte dei tribuni della plebe. (veto= diritto di bloccare provvedimenti presi da un autorità). La carica del dittatore durava 6 mesi. Per quanto riguarda il senato, la carica di senatore era vitalizia. Avevano l'auctoritas patrum ovvero il potere di influire nella vita politica della Repubblica. Cittadinanza e assemblee popolari: Il terzo pilastro sul quale si reggeva la Roma Repubblicana, oltre alle magistrature e al senato, erano le assemblee popolari. Potevano far parte di questa assemblea solo i maschi adulti di libera condizione e in possesso di cittadinanza. Si diventava cittadini Romani essenzialmente per diritto di nascita in quanto figli legittimi di padre cittadino Romano. La più antica assemblea di Roma, ovvero i comizi curiati, persero progressivamente di significato. Nella prima età repubblicana l'assemblea più importante era quella dei comizi centuriati dove i cittadini erano divisi in classi di censo e all'interno di questi divisi in centurie. Le decisioni venivano prese non a maggioranza di voti individuali ma per ogni centuria un unità di voto. La funzione più importante dell'assemblea centuriata era quella elettorale. Infatti spettava proprio ai comizi centuriati l'elezione dei consoli e dei magistrati. L'ultima assemblea creata fu quella dei comizi tributi a cui venne affidata l'elezione dei questori. In questa assemblea il popolo votava per tribù territoriali che secondo la tradizione erano state istituite da Servio Tullio. Però vi erano delle disuguaglianze. Infatti il numero delle tribù urbane rimase sempre fissato al numero di 4, stabilito da Servio Tullio, mentre il numero delle tribù rustiche si accrebbero da 16 a 31. In questo modo la popolazione delle campagne aveva nei comizi tributi più peso rispetto alla popolazione urbana. Le assemblee popolari avevano comunque delle limitazioni. Infatti non potevano autoconvocarsi né assumere nessuna iniziativa autonoma. L'iniziativa veniva sempre presa dai magistrati che presiedevano l'assemblea. Le proposte di legge inoltre potevano essere accettate o respinte ma non modificate. Sfera religiosa: Per quanto riguarda la sfera religiosa, il potere era in mano al rex sacrorum, il re delle cose sacre, come nella monarchia. Oltre a questo vi erano i Flamini, che rappresentavano la personificazione terrena di Dio stesso. Successivamente al rex sacrorum vennero affiancati altri sacerdoti, i pontefici e gli àuguri. Il collegio dei pontefici era guidato da un pontefice massimo che costituiva la massima autorità religiosa dello stato. Un uomo diventava pontefice per cooptazione venendo cioè scelto dagli altri membri del collegio a vita. Il collegio degli auguri aveva invece la funzione di assistere i magistrati nel loro compito di trarre gli auspici cioè interpretare la volontà degli dei tramite l'osservazione dei fenomeni naturali. Questo collegio aveva un importante ruolo politico perchè in caso di presagi sfavorevoli il senato o un magistrato bloccava qualsiasi procedimento. Poi vi erano i duoviri sacris faciundis che erano incaricati di custodire i libri sibellini ovvero una raccolta di oracoli e poi vi erano i Feziali che dovevano dichiarare guerra solo qualora gli dei fossero favorevoli al conflitto. Il conflitto tra patrizi e plebei: Il periodo che va dalla nascita della repubblica 510 a.C al 287 a.C è dominato dal contrasto tra patrizi e plebei e a causa di rivendicazioni di natura economica e politica. • Per quanto riguarda il problema economico, la caduta dei Tarquini portò gravi ripercussioni nella situazione economica di Roma. La sconfitta subita dagli Etruschi da parte di Ierone di Siracusa nella battaglia di Cuma portò un definitivo crollo del dominio etrusco in Campania ma anche un grave danno per Roma che era prosperata anche grazie alla sua funzione di punto di passaggio sul Tevere lungo la via commerciale che conduceva dall'Etruria alle città etrusche della Campania. Inoltre le continue guerre tra Roma e i suoi vicini provocò • Inoltre vietava che si potessero possedere più di 500 iugeri di ager publicus che corrispondevano a circa 125 ettari • Infine eliminavano il tribunato militare con potestà consolare e ridavano il potere dello stato in mano ai consoli, uno dei quali doveva essere sempre plebeo, anche se la legge non esclude che entrambi fossero patrizi. Infatti Sestio utilizzò proprio questa legge per divenire primo console plebeo ma dopo di lui spesso i consoli erano entrambi patrizi. Solo nel 172 a.C compare la prima coppia di consoli plebei. Nel 366 a.C vennero create due nuove cariche: il pretore e due edili curuli Il pretore= che aveva il compito di amministrare le giustiziee tra i cittadini Romani. A questo pretore urbano venne poi affiancato quello peregrino incaricato di amministrare la giustizia nelle liti tra Romani e peregrini, ovvero stranieri. Dotato di imperium il pretore poteva in caso di necessità essere messo a capo di un esercito Gli edili curuli= erano invece incaricati di organizzare i Ludi Maximi. Questi dovevano essere scelti ad anni alterni tra patrizi e plebei. Nel 356 a.C venne nominato il primo dittatore plebeo, Caio Marcio Rutilio. Questo divenne anche il primo plebeo a rivestire la censura. Nel 300 a.C un plebiscito consentì ai plebei l'ingresso nei collegi sacerdotali dei pontefici e degli auguri. Il diritto di accesso dei plebei alla magistratura comportò anche il loro ingresso nel senato La censura di Appio Claudio Cieco: Appio Claudio Cieco percorse un brillante cursus honorum in quanto rivestì quasi tutte le cariche pubbliche e militari. Fu console, censore e anche dittatore. Come console, nel 312 a.C • Compilò le liste dei senatori includendo tra questi persone ricche che non avevano ancora rivestito nessuna magistratura. • Inoltre voleva favorire i membri della plebe urbana consentendogli di iscriversi in una qualsiasi delle unità esistenti mentre prima potevano solo nelle 4 tribù urbane, con la conseguenza che il loro peso nei comizi tributi era minoritario Infatti i consoli del 311 a.C rifiutarono di riconoscere la nuova lista di senatori e continuarono a convocare il senato sulla base dei vecchi elenchi. Inoltre i nuovi censori nel 304 a.C confinarono ancora la plebe nelle 4 tribù urbane. Inoltre un provvedimento non attribuito direttamente a Claudio Cieco ma riconducibile al suo periodo e alla sua linea politica è il nuovo censimento. Il censo dei cittadini che fino ad allora era calcolato solo in base ai terreni e al bestiame, fu valutato anche in base ai beni mobili, consentendo anche a coloro che non erano impegnati nell'attività agricola e di allevamento di vedere il proprio peso economico e quindi politico, riconosciuto adeguatamente nell'ordinamento centuriato. Direttamente alla censura di Appio Claudio viene invece attribuita la costruzione di opere pubbliche molto importanti a Roma, come -Il primo acquedotto della città -La via che congiungeva Roma a Capua, che dal censore prese appunto il nome di Via Appia e che risultò importante nella seconda guerra sannitica. La Legge Ortensia: La legge Ortensia fu una legge promulgata a Roma nel 287 a.C ai tempi della Repubblica dal dittatore Quinto Ortensio a seguito di un ennesimo conflitto tra patrizi e plebei (nella prima secessione). Questa imponeva che le decisioni prese durante il consiglio della plebe dovessero vincolare tutto il popolo romano. La legge Ortensia equiparò completamente i plebiscita alle leggi votate dai comizi centuriati e dai comizi tributi. La nobilitas Patrizio-Plebea Le leggi Licinie Sestie e le conquiste della plebe tra la fine del 4 e gli inizi del 3 secolo chiusero per sempre l'età del dominio dei patrizi sullo stato. Si formò una nuova aristocrazia formata dalle famiglie plebee più ricche e dalle stirpi patrizie. A questa nuova èlite si da il nome di NOBILITAS che rappresenta tutti coloro che • Avevano raggiunto il consolato o la pretura • O che discendevano in linea diretta da un console o pretore L'accesso alle magistrature superiori era riservato ai membri di poche famiglie, ma ci furono dei personaggi che raggiunsero i vertici della carriera politica pur non avendo antenati nobili e vennero chiamati homines novi. Prima di intraprendere la carriera politica un giovane romano doveva servire per almeno 10 anni nella cavalleria, che era reclutata nelle 18 centurie che costituivano il vertice dell'ordinamento centuriato. Inizialmente il censo minimo per potervi fare parte era di 100mila assi, in seguito venne elevato per gli equites a 1 milione di assi. Quindi per accedere alla carriera politica a Roma si doveva appartenere a una delle famiglie più facoltose. Il denaro però non bastava. Per avere successo bisognava ereditare la rete di clientele paterne o nel caso degli homines novi, godere del patronato politico di un nobile importante. La conquista dell'Italia: La situazione del Lazio alla caduta della monarchia Roma alla caduta della monarchia Etrusca controllava nell'antico Lazio un territorio che si estendeva dal Tevere alla regione Pontina grazie anche agli accordi politici-matrimoniali condotti dai Re Etruschi. Infatti Tarquino il Superbo aveva dato in sposa la figlia a un nobile della città Latina di Tuscolo. Questo dato è confermato dal primo trattato romano-cartaginese secondo il quale i Cartaginesi non dovevano attaccare le città del Lazio soggette a Roma e se un esercito punico le avesse conquistate avrebbe dovuto consegnarle all'alleato. Tra la fine del VI e l'inizio del V secolo questa realizzazione rischiò di crollare. Infatti buona parte delle città latine approfittarono delle difficoltà interne di Roma per liberarsi dalla sua egemonia. Le città latine si strinsero in una lega detta lega latina i cui membri condividevano alcuni diritti: • LO IUS CONNUBII: ovvero il diritto di stipulare matrimoni leggittimi con cittadini di altre comunità latine • LO IUS COMMERCII: ovvero il diritto di stipulare contratti aventi valore legale fra cittadini appartenenti a comunità diverse • LO IUS MIGRATIONIS: grazie al quale un latino poteva assumere i pieni diritti civici in una comunità diversa da quella in cui era nato semplicemente prendendo la residenza. La battaglia del lago Regillo e il foedus Cassianum: La lega latina si mostrò valorosa in battaglia sconfiggendo insieme ad Aristodemo di Cuma il figlio di Porsenna, Arrunte, nella battaglia di Aricia. Qualche anno dopo la Lega tentò di affermarsi attaccando Roma. La guerra sarebbe stata suscitata da Ottavio Mamilio di Tuscolo con la speranza di far tornare al potere il suocero Tarquinio il Superbo. La guerra venne combattuta nel 496 a.C sul lago Regillo dove i Romani sconfissero le forze congiunte della Lega. Da ciò si ottenne: -L'uscita di scena di Tarquinio che morì a Cuma -La conclusione di un trattato che regolò i rapporti tra Roma e i Latini per i successivi 150 anni. Il trattato è chiamato Cassiano dal nome di spurio Cassio che lo siglò in quanto era console. Nel trattato Romani e latini • Si impegnavano a mantenere tra loro la pace • Ad aiutarsi a vicenda in caso di attacchi • I bottini di guerra dovevano essere divisi equamente. Nel 486 a.C Roma completò il suo sistema di alleanze stringendo un accordo con gli Ernici, una popolazione che abitava la valle del fiume Sacco a sud est di Roma in un territorio compreso tra due popoli ostili, gli Equi e i Volsci. Il trattato con questi prevedeva le stesse regole del trattato Cassiano. Il conflitto con Sabini, Equi e Volsci: L'alleanza stretta da Roma con la Lega latina e gli Ernici risultò preziosa per fronteggiare le minacce di tre popolazioni che dagli Appennini occupata dai Sidicini. Questi chiesero aiuto alla Lega Campana che a loro volta chiesero aiuto a Roma che accettò per non perdere la possibilità di impadronirsi della regione più ricca e fertile d'Italia. La prima guerra Sannitica si risolse con una parziale vittoria dei Romani che già nel primo anno di guerra sconfissero il nemico a Capua. D'altra parte Roma non riuscì a proseguire la guerra a causa di una rivolta dell'esercito in Campania dunque accettò il trattato di pace offerto dai Sanniti che venne poi rinnovato riconoscendo a Roma la Campania e ai Sanniti Teano. La grande guerra Latina: Roma sostenuta dai Sanniti si trovò a dover fronteggiare i suoi vecchi alleati Latini, Campani e Sidicini a cui si aggiunsero i Volsci e gli Aurunci. • I Latini volevano staccarsi da un alleanza con Roma • I Campani e i Sidicini erano insoddisfatti per gli esiti della 1 guerra Sannitica • I Volsci volevano prendersi una rivincita dalla sconfitta subita • Gli Aurunci si vedevano accerchiati dalla potenza Romana Il conflitto noto come Grande Guerra Latina fu durissimo ma finì a favore dei Romani. Infatti • La Lega Latina venne disciolta e alcune città che ne avevano fatto parte vennero incorporate nello stato Romano come municipi come era accaduto per Tusculo • Inoltre alle vecchie città latine vennero aggiunte nuove colonie latine composte sia da cittadini romani che da alleati, che perdevano la loro cittadinanza per acquisire quella Romana • Latini vecchi e nuovi furono costretti a fornire truppe a Roma in caso di necessità • Inoltre ottennero il diritto di voto nelle assemblee popolari • Gli abitanti di Trivoli e Preneste che si ribellarono a Roma persero i privilegi di connubium,commercium e dovevano anche pagare di tasca propria le truppe che fornivano a Roma. • Nelle città dei Volsci e dei Campani Roma concesse una forma patriziale di cittadinanza romana detta cives sine suffragio. Questi avevano gli stessi obblighi dei cittadini Romani quindi dovevano prestare il servizio di leva e pagare il tributum ma non potevano votare nelle assemblee popolari né potevano essere eletti alle magistrature • Infine ad Anzio venne creata una colonia dove gli abitanti conservavano la piena cittadinanza romana. • Nei decenni successivi vennero fondate altre colonie romane sul modello di Anzio. Quindi dopo la guerra Latina Roma si trova ad avere un territorio molto ampio e densamente popolato. La seconda guerra Sannitica: La causa della seconda guerra Sannitica riguardò le divisioni interne di Napoli che era l'unica città greca della Campania rimasta indipendente. Quì si fronteggiavano: -Le masse popolari favorevoli ai Sanniti -Le classi più agiate favorevoli ai Romani I Romani sconfissero rapidamente la difesa che i Sanniti installarono a Napoli e conquistarono la città ma non riuscirono ad entrare nel Sannio. Dopo ciò ci fu un interruzione delle imprese militari che riprese nel 316 a.C quando i Romani attaccarono Saticula, ai confini tra Campania e Sannio, che venne poi conquistata. Roma a questo punto preparò il suo esercito per lo scontro finale contro i Sanniti. La legione venne organizzata su tre linee: I primi ad affrontare il nemico erano i PRINCIPES, poi gli HASTATI e infine i TRIARI. Roma così affrontò i Sanniti conquistando Boviano, uno dei centri maggiori dei Sanniti, e rinnovarono l'accordo di pace nel 304 a.C. La terza guerra Sannitica: La sconfitta dei Sanniti nella seconda guerra era stata grave ma non li aveva indeboliti del tutto. L'ultimo scontro con Roma si aprì nel 298 a.C quando i Sanniti attaccarono i Lucani e i Romani andarono in aiuto di questi ultimi. Il comandante dei Sanniti, Gellio Egnazio, organizzò una coalizione anti-romana che comprendeva Etruschi, Galli e Umbri. Lo scontro decisivo avvenne a Sentino, al confine tra Umbria e Marche. Gli eserciti riuniti dei due consoli Romani Quinto Fabio Rulliano e Publio Decio Mure, riuscirono a prevalere sui Sanniti e i Galli. • I Sanniti vennero sconfitti nella battaglia di Aquilonia e costretti ad assistere alla distruzione del Sannio, chiedendo di conseguenza la pace. • I Galli alleati con alcune città Etrusche cercarono di entrare nell'Italia centrale ma vennero bloccati • Inoltre vennero sconfitti anche Sabini e Petruzzi e gli vennero confiscati i territori e organizzata la colonia di Handria • Nell'Ager Gallicus venne fondata la colonia Latina di Rimini. Vedendosi circondati, i Piceni tentarono una disperata guerra contro Roma ma furono costretti alla resa ricevendo la civitas sine suffragio. La conquista del Piceno venne consolidata con la fondazione di una colonia latina a Fermo. La guerra contro Taranto e Pirro: Secondo un trattato risalente al 4secolo a.C Roma si era impegnata a non entrare nelle acque del Golfo di Taranto. Nonostante ciò aiutò la città greca di Turi, minacciata dai Lucani, inviando una flotta davanti alle acque di Taranto andando così contro il trattato. A questo punto Taranto chiamò a soccorso un condottiero della madrepatria greca, Pirro, re dei Molossi e comandante della Lega epirotica. Nel 280 a.C Pirro sbarcò in Italia con un esercito di 22 mila fanti, 3 mila cavalieri e 20 elefanti da guerra. Per affrontarli, Roma si vide costretta ad arruolare per la prima volta i capite censi, ovvero i nullatenenti che fino ad allora erano esclusi dal servizio militare. I Romani subirono una sanguinosa sconfitta sia a causa dell'abilità di Pirro ma anche a causa dell'effetto che gli elefanti ebbero sui soldati Romani. Nonostante ciò l'esercito di Pirro era insufficiente per assediare Roma che era protetta dalle mura. Quindi si aprirono delle trattative di pace. Pirro chiedeva 1. Libertà e autonomia per le città greche dell'Italia meridionale 2. La restituzione dei territori strappati ai Lucani, Bruzi e Sanniti Queste richieste furono respinte. In risposta al fallimento delle trattative Pirro dopo aver rafforzato il suo esercito minacciò le colonie latine di Venosa e Luceria, città a Roma vicine politicamente, perse molti soldati ma vinse nuovamente. Nonostante ciò non riuscì a concludere la guerra. Quindi Pirro decise momentaneamente di cambiare area accettando la richiesta di aiuto da parte di Siracusa contro i Cartaginesi per il possesso della Sicilia. Pirro riteneva che il possesso della Sicilia avrebbe accresciuto la sua potenza consentendogli una volta per tutte di sconfiggere Roma. Quindi si recò in Sicilia lasciando lasciando una forte difesa a Taranto. In Sicilia passò di vittoria in vittoria costringendo i Cartaginesi a rifugiarsi a Lilibeo. Successivamente Pirro torna in Italia e vede la situazione molto cambiata, in quanto molti suoi alleati si schierarono con i Romani. Lo scontro decisivo lo si ha nel 275 a.C quando il console Manio Curio Dentato sconfigge Pirro dove qualche anno dopo venne fondata la colonia di Benevento. Pirro 3 anni dopo morì come soldato nel Pelopponneso e Taranto nello stesso anno entrò nei socii di Roma. La prima guerra Punica: Nel 264 a.C Roma controllava tutta l'Italia peninsulare fino allo stretto di Messina. In questa zona per la prima volta gli interessi di Roma entrarono in conflitto con quelli della vecchia alleata Cartagine. Lo scontro iniziò a causa dei Mamertini, dei mercenari di origine Italica che dopo essere stati congedati dal re di Siracusa si erano impadroniti con la forza di Messina. Questo provocò la reazione dei Siracusani che insieme al generale Ierone inflissero ai Mamertini una sconfitta e avanzò verso Messina. I Mamertini • Inizialmente chiesero aiuto a una flotta cartaginese che si installò a Messina e Ierone fu costretto a tornare a Siracusa • Successivamente si stancarono dell'aiuto cartaginese e chiesero aiuto a Roma dove iniziò un dibattito a favore o contro l'intervento a Messina. Questo intervento infatti era rischioso, perchè avrebbe causato delle controversie con Cartagine ma probabilmente anche con Siracusa. Anche se Roma non dichiarò guerra a Cartagine, si aprì un conflitto lunghissimo ovvero La Prima Guerra Punica (che durò più di 20 anni): motivo di contrasto tra Roma e Cartagine era il trattato di alleanza stretto da Roma con la città di Sagunto, a sud dell'Ebro. Secondo il trattato, gli eserciti Cartaginesi non potevano oltrepassare a nord questo fiume. Annibale sfruttò proprio questo trattato a suo favore, così alle prime minacce cartaginesi i Saguntini chiesero aiuto a Roma. • Annibale così partì nel 218 a.C dalla base di Nova Cartago con un esercito formato da truppe Spagnole, con il sostegno dei Galli, dei Boi e degli Insubri. • Il primo grande scontro si ebbe nel fiume Trebbia dove Annibale sconfisse gli eserciti di Scipione e del collega Tiberio Sempronio Longo. • Nell'anno seguente, Annibale sfuggì ai Romani che tentarono di fermarlo negli Appennini e soprese le truppe di Caio Flamino nel lago Trasimeno. L'esercito Romano in questo caso viene annientato e Caio Flamino ucciso. • L'ex Console Quinto Fabio Massimo, che venne nominato dittatore, iniziò a pensare che fosse impossibile sconfiggere Annibale, e l'unico modo per batterlo era quello di controllare le sue mosse e impedire che gli arrivassero rinforzi dalla Spagna o da Cartagine. Per questo motivo venne chiamato “il temporeggiatore”. Questa strategia alla lunga avrebbe portato alla vittoria di Roma che però avrebbe dovuto assistere alla devastazione dell'Italia senza reagire. Per questo motivo, scaduti i sei mesi della dittatura di Fabio Massimo, Roma decise di combattere, sperando di sconfiggere Annibale per superiorità numerica. • Ma nel 216 a.C Annibale riesce nuovamente a sconfiggere gli eserciti congiunti di Marco Terenzio Varrone e Lucio Emilio Paolo. • La guerra ormai per Roma sembrava perduta. Inoltre Ierone di Siracusa che era un fedele alleato di Roma, morì e gli succedette Ieronimo che si schierò con i Cartaginesi. • Inoltre i Romani vennero a conoscenza di un patto tra Annibale e Filippo V di Macedonia. Infatti si ebbe la Prima Guerra Macedonica. Questa iniziò nell'Adriatico, con un tentativo di invasione dell'Italia da parte di Filippo V e delle forze armate di Annibale. Roma riuscì a fermare il re Macedone creando una coalizione di Stati greci a lui ostili tra i quali vi era la Lega Etolica. Quando gli Etoli vollero abbandonare la lotta, Roma concluse un accordo di pace con Filippo. • La svolta decisiva della seconda guerra Punica si ebbe in Spagna. • Qui, Publio Cornelio Scipione e il fratello Cneo affrontarono divisi le forze che i cartaginesi avevano concentrato nella penisola iberica ma vennero uccisi. • Venne allora nominato comandante delle truppe in Spagna il figlio di Publio Cornelio Scipione, Scipione l'Africano. • Questo si impadronì della base Cartaginese Nova Cartago e sconfisse il fratello di Annibale, Asdrubale che poi morì in battaglia. • Annibale si ritirò mentre Scipione sconfisse definitivamente gli eserciti cartaginesi nella battaglia di Ilpia. Tornato in Italia, Scipione venne eletto console e iniziò a pensare all'invasione in Africa. Lo sbarco in Africa avvenne nel 204 a.C e Scipione, alleato con Massinissa, re della tribù dei Massili, vinsero contro Cartagine nella battaglia dei Campi Magni. Ma la battaglia che pose fine al conflitto si ebbe nel 202 a.C nei pressi della città di Zama dove la cavalleria di Massinissa diede la vittoria ai Romani. La seconda guerra Macedonica: La causa della seconda guerra macedonica fu l'interesse di Filippo V di Macedonia nell'area dell'Egeo e sulla costa dell'Asia Minore che lo portarono a scontrarsi con le potenze di quell'area, il regno di Pergamo e la repubblica di Rodi. Le due potenze chiesero aiuto a Roma, dove iniziò un dibattito per quanto riguardava la ripresa della guerra poco dopo il conflitto con Cartagine. Però i comizi centuriati votarono a favore. Roma decise di inviare a Filippo un ultimatum in cui gli si chiedeva di -Non attaccare le città greche -Di restituire i danni di guerra inflitti agli alleati di Roma Filippo però ignorò l'ultimatum. Intanto Roma ottenne il sostegno di Atene che era militarmente influente ma era comunque la città greca più importante, e poi della Lega Etolica che decise di aggiungersi alla coalizione antimacedone. Una svolta venne impressa dal nuovo comandante delle forze romane, Tito Quinzio Flamino che chiese la liberazione della Tessaglia che era sotto il dominio della monarchia macedone. La richiesta venne respinta ma ad uno ad uno gli stati della grecia si schierarono dalla parte dei liberatori, anche la lega achea che da decenni era alleata alla Macedonia. L'esercito di Filippo venne successivamente annientato proprio in Tessaglia. Il re macedone allora accettò le condizioni di pace ovvero -Il ritiro delle truppe macedoni ancora presenti in grecia -Il pagamento di un indennizzo di guerra -La consegna ai romani della flotta macedone, tranne 5 navi. In quell'anno Flamino annunciò la libertà per tutta la Grecia e i Romani tornarono in Italia. La guerra Siriaca: La guerra Siriaca ebbe inizio a causa di Antioco III, re di Siria che stava -Estendendo la sua egemonia sulle città greche dell'Asia Minore -E voleva i possedimenti della costa della Tracia, occupata storicamente dal re di Siria Seluco I, ma poi perduti. Roma chiedeva: • la cessazione degli attacchi alle città dell'asia minore • l'evaquazione dell'Europa Ma queste richieste vennero respinte. A ciò si aggiunsero gli Etoli che scontenti del bottino della guerra macedone volevano fondare una coalizione anti-romana. La lega Etolica chiese ad Antioco III di liberare la grecia dai suoi falsi liberatori, ovvero i Romani, ma il re di Siria venne battuto alle Termopili dai Romani e dovette fuggire in Asia minore. Però Roma voleva allontanare una volta per tutte la minaccia Siriaca dall'area dell'Egeo e colpire Antioco nel suo stesso regno. Così, Lucio Cornelio Scipione insieme al fratello Scipione l'Africano sconfissero l'esercito di Antioco dove avvenne la pace di Apamea. Antioco dovette: • Pagare un indennità di guerra • Affondare la sua flotta • Consegnare alcuni nemici di roma che si erano rifugiati nella sua corte, come Annibale. I territori presi ad Annibale non vennero inglobati come province romane, ma spartite tra i più fedeli alleati di Roma. Il processo degli Scipioni: Alcuni tribuni della plebe accusarono Lucio Cornelio Scipione, il vincitore di Antioco III, di essersi impadronito dell'indennità di guerra versata dal re di Siria. Il veto di uno dei due tribuni impedì che Lucio fosse condannato a pagare una pesante multa. Nello stesso anno l'attacco venne rinnovato al fratello Scipione l'Africano che si rifiutò di rispondere alle accuse limitandosi a ricordare i suoi servizi resi allo stato e ritirandosi nella sua proprietà in Campania dove morì. La terza guerra Macedonica: La terza guerra Macedonica fu una guerra combattuta tra Roma e il regno di Macedonia, governato dal re Perseo. Infatti nel 179 a.C era morto FilippoV e gli succedette il figlio Perseo che era riuscito a sbarazzarsi del fratello Demetrio. Nel 172 a.C Eumene II di Pergamo che odiava la Macedonia si presentò a Roma con un lunghissimo elenco di accuse contro Perseo. Allora i Romani dichiararono guerra alla Macedonia: • Perseo vinse la prima battaglia, presso Larissa in Grecia dove sconfisse le truppe di Publio Licinio Crasso • Ma successivamente Perseo fu battuto dal comandante Lucio Emilio Paolo nella battaglia di Pidna. Fatto ciò • Perseo venne portato in Italia come prigioniero • La monarchia venne abolita in Macedonia • La Macedonia venne divisa in 4 repubbliche che non potevano intrattenere alcuni tipi di rapporti tra loro, come i matrimoni • Questi inoltre dovevano versare un tributo a Roma • Simile fu la sorte dell'Illiria divisa in 3 stati anch'essi tributari di Roma La quarta guerra macedonica La quarta guerra macedonica segnò la fine delle guerre con i macedoni. In Macedonia un tale Andrisco, fingendosi figlio di Perseo riuscì ad unire per l'ultima volta le forze macedoni sotto la bandiera monarchica. Dopo qualche successo Andrisco venne eliminato da Quinto Metello. La guerra acaica: L'ager publicus e il tentativo di riforma agraria di Caio Lelio: Le guerre di conquista avevano fatto crescere notevolmente l'ager publicus, ovvero il terreno di proprietà dello stato Romano. • Parti di questo terreno venivano concesse in uso a privati a titolo di occupatio, cioè la proprietà restava dello stato che poteva decidere quando riprendersi quel terreno • Inoltre l'utilizzo di questi terreni era garantito a coloro che pagavano una tassa detta vectigal Quindi l'ager publicus andava sempre nelle mani dei proprietari terrieri più ricchi e mai ai piccoli proprietari. Da ciò nasce la necessità di fare delle norme che mirassero a una divisione equa e giusta dell'ager publicus. Caio Lelio, un uomo della vecchia nobiltà provò a fare una riforma agraria ma i senatori si opposero quindi lui ritirò la proposta. Tiberio Gracco: Tiberio Gracco era il figlio maggiore di Tiberio Sempronio Gracco e di Cornelia, figlia di Scipione l'Africano. Quindi era figlio di una ricchissima famiglia di origine plebea. Tiberio Gracco nell'anno del suo tribunato della plebe voleva riprendere il tentativo di Caio Lelio di fare una riforma agraria e propose: • Un limite massimo di 500 iugeri, ovvero 125 ettari + 250 iugeri per ogni figlio fino a un massimo di 1000 iugeri, quindi 250 ettari per famiglia • Inoltre propone un triumvirato per l'assegnazione delle terre, eletto dal popolo e composto da Tiberio stesso, dal fratello Caio e dal suocero Appio Claudio Pulcro che era il presidente del senato • Propone infine di distribuire i terreni in eccesso ai cittadini più poveri in lotti di 30 iugeri, quindi 7 ettari per persona e inalienabili cioè non potevano essere venduti. I fondi necessari per l'applicazione della riforma sarebbero stati ricavati utilizzando il tesoro del Re di Pergamo Attalo III che morto senza eredi lo aveva lasciato al popolo Romano. Gli obbiettivi di questa legge erano: • Stabilire una pace sociale • Acquisire consenso • ricostruire un ceto di piccoli proprietari che era stato distrutto dalle varie guerre soprattutto per formare persone che possono essere reclutate dall'esercito, in quanto i nullatenenti non potevano essere reclutati Questa riforma però dava fastidio perchè i grandi proprietari terrieri si ritenevano espropriati di risorse che ritenevano proprie, anche se non lo erano. Così il giorno che la legge doveva essere votata nei comizi tributi, un tribuno della plebe Marco Ottavio votò contro. Tiberio però riuscì a far deporre Ottavio perchè essendo stato eletto per difendere il popolo, in quel modo gli stava andando contro. Così la legge Sempronia Agraria fu approvata. Dopo di che Tiberio fa un grave errore, ovvero per paura di perdere l'inviolabilità personale si ricandidò ma pagò con la vita questa scelta in quanto fu ucciso da senatori e avversari. Da Tiberio a Caio Gracco: Caio Gracco era il fratello di Tiberio che gli succedette dopo la morte. Alla morte di Tiberio però fu evidente fin da subito il malcontento degli alleati Latini e Italici, che si erano ritrovati a dover cedere, per la legge sempronia agraria, le parti in eccesso delle loro terre ai nullatenenti romani. Inizialmente si fece interprete delle loro lamentele Scipione Emiliano, cognato dei Gracchi ma loro avversario politico. Però morì improvvisamente e venne sostituito da Flavio Flacco, membro del triumvirato agrario. Questo propose che: • Tutti gli alleati che ne avessero fatto richiesta potevano ottenere la cittadinanza • E chi avesse preferito conservare la propria condizione poteva appellarsi al popolo contro eventuali abusi dei magistrati. Ma queste proposte non vennero accettate. Successivamente venne eletto Caio Gracco, fratello minore di Tiberio. Questo completò il lavoro già iniziato dal fratello promuovendo: • La fondazione di nuove colonie di cittadini Romani, sia in Italia che nel territorio di Cartagine • Poi una legge frumentaria che assicurò ad ogni cittadino residente a Roma una quota mensile di grano a prezzo agevolato • Una legge giudiziaria che riservava ai cavalieri il controllo dei tribunali permanenti a cui erano affidati i processi di concussione e gli venne affidata anche la riscossione delle tasse nella provincia d'Asia • infine propose di concedere la cittadinanza Romana ai Latini e quella Latina agli Italici ma questo provvedimento non venne approvato. Caio poi si allontanò da Roma per occuparsi di Cartagine ma al suo ritorno si ricandida e non viene rieletto, anzi viene dichiarato Hostis ovvero nemico del popolo. Il senato fece allora ricorso al senatus consultum ultimum con cui venne affidato ai consoli il compito di tutelare la sicurezza dello stato. Intanto Caio Gracco si fece uccidere da un suo schiavo, in quanto avevano ordinato il massacro suo e dei suoi sostenitori. Inoltre ci fu lo smantellamento della riforma agraria. I lotti attribuiti erano di nuovo alienabili e le terre tornarono nelle mani dei più ricchi. I nuovi mercati: ASIA, GALLIA, BALEARI Il Re di Pergamo Attalo III aveva lasciato ai Romani il suo regno poiché era senza figli. Una rivolta capeggiata dal figlio naturale di Eumene II, padre di Attalo, tenne testa alle pressioni annessionistiche di Roma. La ribellione fu stroncata e il console Manio Aquilio organizzò il nuovo territorio nella provincia romana D'ASIA. Poi attirò l'attenzione di Roma la GALLIA meridionale. Rispondendo a una richiesta di aiuto dell'alleato Marsiglia contro tribù celto-liguri e galliche, fu inviato prima Flavio Flacco poi Caio Sesto Calvino. Questo fondò il centro di Acque Sestie potendo cosi controllare da Nord l'entroterra di Marsiglia. Cneo Domizio Enobarbo e Quinto Fabio Massimo invece posero le basi per la nuova provincia Narabonese, attraversata dalla Via Dalmazia che collegava Italia e Spagna. Furono poi conquistate anche le BALEARI. A Maiorca vennero fondate le due colonie Romane Palma e Pollenza. L'Africa: La guerra contro Giugurta Scipione Emiliano aveva regolato le questioni africane dopo la 3 guerra punica tramite la costruzione della Provincia Romana D'Africa e aveva stabilito buoni rapporti con le città vicine e con i figli di Massinissa, re di Numidia che era alleato dei Romani. Morto Massinissa gli succedette Macipsa ma morto anche lui il regno numidico fu conteso tra i 3 figli. Giugurta si sbarazzò di uno di loro mentre l'altro, Aderbale si rifugiò a Roma dove il senato decise per la divisione della Numidia tra i due fratelli. Ad Aderbale la parte orientale, più ricca A Giugurta la parte occidentale, più vasta. Giugurta di ciò non era contento quindi nel 112 a.C assediò la capitale Cirta, attuale Costantina in Algeria, e uccise il fratello e anche i Romani e gli Italici che svolgevano lì le loro attività. Nel 111 a.C Roma si vide costretta a entrare in guerra. Al comando fu posto Quinto Cecilio Metello che sconfisse più volte Giugurta ma non riuscì mai a concludere una campagna in modo decisivo. Allora venne affidato a Caio Mario il comando della guerra contro Giugurta. Caio Mario era un homo novus, non aveva nessun antenato illustre e fu il primo della sua famiglia ad arrivare ai vertici dello stato. Mario, bisognoso di truppe aprì l'arruolamento volontario ai capite censi ovvero coloro che erano nullatenenti. Con il suo nuovo esercito tornò in Africa e gli occorsero 3 anni per sconfiggere Giugurta. Più che una sconfitta però fu una trattativa diplomatica per rompere l'alleanza tra Giugurta e il suocero Bocco, re di Mauretania. Grazie a Lucio Cornelio Silla che era un legato di Mario, Bocco tradì Giugurta e lo consegnò ai Romani. La Numidia Orientale venne così data a un nipote di Massinissa, fedele a Roma e la parte rimanente venne data a Bocco con cui venne stipulato un trattato di amicizia e alleanza. Giugurta fu fatto prigioniero e Mario rieletto console Conflitto contro Cimbri e Teutoni: trasformazioni della Legione Mariana Cimbri e i Teutoni erano due popolazioni Germaniche: • I Cimbri venivano probabilmente dalla penisola dello Jutland, odierna Danimarca • I Teutoni erano insediati nella zona dell'Holstein Questi avevano iniziato un movimento migratorio verso sud probabilmente a causa o di sovrappopolamento o di maree che rendevano instabili i loro territori. La guerra sociale fa riferimento ai socii, quindi gli alleati Italici dei Romani, che per difendere i propri diritti fecero una rivolta armata a cui Etruschi e Umbri però non parteciparono. • I Romani si trovarono quindi a combattere contro gente armata e addestrata allo stesso modo, con identiche tecniche di attacco e di difesa • Gli Alleati si organizzarono in una libera lega con un proprio esercito, una propria capitale nel Sannio e addirittura coniarono una propria moneta Gli Italici: Si organizzarono in un esercito di oltre 100mila uomini cono Quinto Poppeddio Silone a Nord nel Piceno mentre a sud in Campania e nel Sannio Gaio Papio Mutilo. I Romani: Si organizzarono anche loro con circa 100mila legionieri, con a nord il console con Cneo Pompeo Strabone e Caio Mario e a sud l'altro console Lucio Giulio Cesare con Lucio Cornelio Silla. Nonostante Caio Mario e Cneo Pompeo Strabone avevano portato alcune vittorie sui ribelli, Lucio Giulio Cesare propone: -La Lex Iulia che concedeva la cittadinanza romana agli alleati rimasti fedeli quindi le colonie latine e a coloro che avessero deposto le armi -La Lex Plautia Papiria che estendeva la cittadinanza a coloro che entro 60 giorni si sarebbero registrati presso il pretore di roma -La Lex Pompeia proposta da Cneo Pompeo Strabone che dava il diritto latino alle comunità alleate al nord del Po Lo scopo degli Italici era quindi stato raggiunto. Erano cittadini romani e avevano fondato i presupposti per un loro accesso alle magistrature e un successivo ingresso al senato. I PRIMI GRANDI SCONTRI TRA FAZIONI IN ARMI Mitridate VI Eupatore Nel 112 a.C Mitridate VI Eupatore diventò re del Ponto e aveva esteso il suo regno a Sud, a Est e a Nord del Ponto impossessandosi anche della Cappadocia, attuale Turchia. • Nel 92 a.C Silla, come pretore, intervenne per dare il trono di Cappadocia a un re piu gradito ai Romani. Approffittando della guerra sociale Mitridate riprese la sua politica espansionistica facendo invadere nuovamente la Cappadocia dal suo genero Tigrane re d'America e spodestando dalla Bitinia il nuovo re Nicomede IV. • Roma decise di inviare in Oriente una legazione, capeggiata da Manio Aquilio per rimettere sui loro troni i re di Bitinia e di Cappadocia. • Mitridate allora dichiarò guerra ai Romani. • Per suo ordine più di 80 mila romani e Italici vennero massacrati e lui divenne presto padrone di tutta l'Asia. • Anche l'isola di Delo, caposaldo del commercio romano in Oriente, e anche Atene, si allearono con Mitridate e solo Rodi rimase fedele a Roma. • Roma decise di reagire inviando Silla che era impegnato nell'assedio di Nola Il tribunato di Publio Rufo, il ritorno di Mario, Silla e la marcia su Roma: Mentre Silla accelerava le operazioni a Nola per poter andare al più presto contro Mitridate, a Roma il tribuno della plebe Publio Suplicio Rufo voleva: • privare Silla del comando della guerra • risolvere il problema dell'inserimento dei nuovi cittadini italici nelle tribù romane. Il problema dell'inserimento di questi cittadini nelle tribù subentrava dal momento che se questi venivano iscritti e divisi tra tutte e 35 le tribù e se si fossero recati in massa a Roma per votare sarebbero stati in maggioranza in ciascuna tribù. Quindi si pensò di inserirli in un numero limitato di tribù così siccome si contava un voto per ogni tribù avrebbero influito solo sul voto di poche tribù. Rufo invece propone: • L'inserimento in tutte e 35 le tribù • un limite massimo di indebitamento di 2000 denari per ciascun senatore oltre al quale sarebbero stati espulsi dal senato • Infine fece approvare il trasferimento del comando della guerra contro Mitridate da Silla a Mario. Appresa la notizia della sua sostituzione Silla marciò su Roma, se ne impadronì e fece nominare i suoi avversari nemici pubblici: Sulpicio fu subito eliminato e Mario riuscì a scappare in Africa. Silla e la 1 fase della guerra Mitridatica: Prima di recarsi in Oriente Silla fece approvare una serie di norme: • ogni proposta di legge avrebbe dovuto essere approvata dal senato prima di essere sottoposta al voto popolare • i comizi centuriati dovevano divenire la sola assemblea legislativa legittima. Ottenuto ciò partì in Oriente. Sbarcato in Epiro Silla assediò e saccheggiò Atene e si diresse verso la Grecia centrale dove sconfisse le truppe di Mitridate. Nel frattempo, Lucio cornelio Cinna uno dei consoli, riprese la proposta di iscrivere i neocittadini italici nelle 35 tribù, ma venne cacciato da Roma e si rifugiò in Campania dove venne raggiunto da Mario e ci fu una nuova marcia su Roma dove Silla venne dichiarato nemino pubblico. In questo clima, Mario venne eletto console per la 7 volta insieme a Cinna e venne mandato un nuovo corpo di spedizione in Oriente a combattere contro Mitridate, in sostituzione di quello Silliano. Alla morte di Mario, Cinna venne rieletto console 3 volte fino all'84 e fu definitivamente risolta la questione della cittadinanza con l'immissione dei cittadini in tutte e 35 le tribu. Inoltre sempre verso la fine dell 84 alla notizia del ritorno di Silla,Cinna cercò di anticiparlo mettendo delle truppe ad Ancona ma fu ucciso da una rivolta dei suoi stessi soldati. Fine della prima guerra Mitridatica: Quindi in Grecia nell 86 erano presenti due armate romane di opposte fazioni: • quella capeggiata da Silla • e quella inviata da Cinna agli ordini di Flacco a cui era subentrato dopo averlo fatto assassinare Caio Flavio Fimbra. Queste due fazioni non si scontrarono mai ma agirono parallelamente per cacciare Mitridate in Asia. Nell'85 venne firmata una trattativa di pace a Dardano. Mitridate conservava il suo regno ma doveva evacuare il resto dell asia ed era obbligato a versare un' indennità di guerra e consegnare le proprie flotte. Così Silla incorporò il suo esercito a quello di Fimbra e La rivolta servile di Spartaco: Nel 73 a.C scoppiò la III rivolta degli schiavi, dopo le due siciliane. Questa scoppiò a Capua in una scuola di gladiatori. I ribelli si erano riuniti sul Vesuvio, dove vennero raggiunti da altri gladiatori e schiavi provenienti da ogni parte dell'Italia Meridionale. A capo della rivolta si posero 2 gladiatori: Spartaco e Crisso. La rivolta si estese rapidamente in tutto il sud italia, ma tra i ribelli mancava un piano preciso e unitario. Infatti Spartaco voleva condurli al di la delle Alpi per raggiungere ciascuno il proprio paese d'origine, mentre Crisso e i Germani preferivano dedicarsi alla razzia e al saccheggio vagando per l'Italia. Il senato visto ciò affidò un considerevole esercito a Marco Licinio Crasso. Egli li sconfisse in Lucania e lo stesso Spartaco morì in battaglia. Migliaia di prigionieri furono fatti crocifiggere da Crasso sulla via Appia, tra Roma e Capua. Consolato di Pompeo e Crasso e smantellamento dell'ordinamento Silliano: Nel 70 a.C Crasso era stato eletto console insieme a Pompeo, andando contro l'ordinamento Silliano in quanto era molto al di sotto dell'età minima per ricoprire il consolato e non aveva neanche attraversato le varie tappe per arrivare al consolato, quindi questura, edilità e pretura. Pompeo e Crasso portarono a termine lo smantellamento dell'ordine Sillano infatti: • Fu abolito il divieto a chi era stato tribuno della plebe di ricoprire altre cariche • Poi evano fatto approvare una legge frumentaria che ripermettevano le distribuzioni di grano a basso prezzo • Poi ripristinarono i poteri dei tribuni della plebe che potevano di nuovo proporre leggi all'assemblea popolare e opporre il veto alle iniziative di altri magistrati. • Inoltre furono rieletti dopo 15 anni i censori Pompeo in Oriente: Operazioni contro Mitridate e i Pirati In oriente tra l'80 e il 70 a.C erano emerse due gravi minacce: i Pirati e Mitridate. • Per quanto riguarda Mitridate, questo dopo la pace di Dardano, voleva prendersi la rivincita. L'occasione si era presentata nel 74 alla morte di Nicomede IV di Bitinia che alla sua morte aveva lasciato il suo regno ai Romani consentendogli il controllo del Mar Nero alterando gli equilibri di forze dell'Asia, quindi Mitridate decise di invaderla. Contro di lui furono mandati i due consoli Marco Aurelio Cotta e Lucio Licinio Lucullo. Lucullo occupò il Ponto, costringendo Mitridate a rifugiarsi in Armenia dal genero Tigrane. Allora Lucullo invase l'Armenia, conquistandola. Da qui si spinse ancora piu a nord-est all'inseguimento di Mitridate e Tigrane, ma la sua marcia fu fermata dal malcontento dei suoi soldati che erano stanchi per proseguire. Così Mitridate ne approffittò per riprendere le ostilità. L'anno successivo un tribuno della plebe, Caio Manillo, propose che venisse esteso a Pompeo il comando della guerra contro Mitridate. Pompeo marciò verso il Ponto dove sconfissè e cacciò Mitridate che fu costretto a rifugiarsi lungo il mar Nero, dove si fece uccidere per non cadere in mano ai Romani. Tigrane invece venne privato della Siria che divenne provincia Romana. Poi Pompeo continuò la spedizione, andò in Palestina dove si impadronì di Gerusalemme, che divenne stato autonomo e successivamente tornò a Roma. • Per quanto riguarda invece il probema dei Pirati, un tribuno della plebe propose che si prendessero misure drastiche contro i pirati in quanto il trasporto delle merci era diventato sempre più difficile e rischioso. Quindi propose che che fosse attribuito a Pompeo per 3 anni un imperium infinitum su tutto il mediterraneo. Nonostante l'opposizione senatoria contro un provvedimento che dava troppo potere a una sola persona, venne approvata. Pompeo riuscì a scacciare rapidamente i pirati. Il consolato di Cicerone e la congiura di Catilina: Durante l'assenza di Pompeo a Roma in quanto era impegnato contro Mitridate, si era verificata una grave crisi: Catilina, discendente di una famiglia aristocratica decadua, si era arricchito e tentò nel 65 a.C di ottenere il consolato, ma la sua candidatura fu respinta in quanto era sotto processo per abuso di potere quando governava in Africa. Assolto dall'accusa, ci riprovò nel 63 a.C sostenuto da Crasso ma non ci riuscì quando al suo posto venne eletto Marco Tullio Cicerone sostenitore di Pompeo. Catilina però non mollò e pensò di prendere il potere con la forza. Quindi organizzò un esercito che partiva dall' Etruria per arrivare ad attaccare e conquistare Roma ma il piano fu scoperto da Cicerone, che costrinse Catilina ad allontanarsi da Roma e successivamente morì in battaglia contro un esercito consolare a Pistoia. Il ritorno di Pompeo e il "primo triumvirato": Nel 62 Pompeo tornato a Roma, si aspettava -che il senato ratificasse i suoi accordi presi in Oriente -e che venissero date ai suoi veterani le terre che aveva promesso Ma in senato i suoi avversari politici lo ricambiarono umiliandolo e rimandando questi provvedimenti di giorno in giorno. Deluso Pompeo si riavvicinò a Crasso e al suo nuovo alleato Caio Giulio Cesare con i quali strinse nel 60 a.C un accordo di sostegno reciproco comunemente chiamato PRIMO TRIUMVIRATO. Questo era segreto e prevedeva che • Cesare fosse eletto console nel 59 a.C • e avrebbe dovuto approvare una legge agraria che sistemasse i veterani di Pompeo. Nel 59 Cesare venne eletto console e fece approvare subito 2 leggi agrarie che prevedevano la distribuzione di tutto l'agro pubblico rimanente in Italia a tutti i vetarani di Pompeo. Furono poi fate ratificare tutte le decisioni di Pompeo in Oriente. Inoltre fu ridotto di un terzo un canone d'appalto delle imposte della provincia d'Asia come voleva Crasso. Sul finire del consolato a Cesare venne affidato x 5 anni il proconsolato delle Gallia Cisalpina e dell'Illiria e il controllo della Gallia Narbonese. Publio Clodio Pulcro tribuno della plebe: Cesare, Pompeo e Crasso appoggiarono la candidatura a tribuno della plebe di Publio Clodio Pulcro che era un ex patrizio che coinvolto in uno scandalo si fece adottare da una famiglia plebea potendo cosi rivestire il tribunato della plebe in quanto da patrizio non avrebbe più potuto rivestire alcuna carica. Questo fece approvare una serie di leggi: - Una lex frumentaria che rendeva gratuite le distribuzioni di grano ai residenti a roma, in quanto fino ad allora il grano era a prezzo politico, ovvero un prezzo più basso di quello di mercato, deciso da un politico - Poi una lex de auspiciis con la quale nessun magistrato avrebbe potuto interrompere le assemblee pubbliche prevedendo auspici sfavorevoli (tranne gli auguri e i tribuni) - vennero nuovamente legalizzati i collegia, associazioni private con fini religiosi - il potere dei censori di espellere membri dal senato fu limitato - infine un provvedimento per esiliare chiunque condannasse a morte un cittadino Romano senza dargli la possibilità di appellarsi al popolo. • Nel 49 Cesare inviò una lettera al senato nella quale si dichiarava disposto a deporre il comando se anche Pompeo l'avesse fatto ma i suoi avversari ottennero che solo Cesare ponesse fine alle sue cariche. Il senato votò allora il senatum consultum ultimum, affidando ai consoli e a Pompeo il compito di difendere lo stato. Appresa questa decisione Cesare varcò in armi il Rubicone (il confine tra Gallia Cisalpina e territorio civico di Roma) dando così inizio alla GUERRA CIVILE. Pompeo con consoli e parte del senato, abbandonò la città per imbarcarsi verso Oriente e Cesare non riuscì a fermare il loro piano. Allora Cesare andò contro le forze pompeiane stanziate in Spagna sconfiggendoli. Tornato a Roma Cesare venne eletto dittatore allo scopo di convocare i comizi elettorali che lo elessero console per il 48. Lo scontro con Pompeo si ebbe in Tessaglia dove si verificò la disfatta Pompeiana. Pompeo allora fuggì verso l'Egitto dove era in corso una lotta dinastica tra Tolomeo XIII e la sorella Cleopatra VII. I consiglieri del re lo fecero assassinare non appena sbarcato in Egitto. Cesare arrivato in Egitto si trattenne ancora un anno per risolvere la contesa tra i fratelli. Cleopatra VII fu confermata regina d'Egitto insieme al fratello e Cesare e Cleopatra diedero vita a Tolomeo Cesare. Nel 47 Cesare sostò brevemente a Roma e subito ripartì per l'Africa dove si erano rifugiati i pompeiani vinti, che si erano assicurati l'appoggio di Giuba, re di Numidia. Cesare li sconfisse, Giuba si suicidò e la Numidia divenne provincia romana con il nome di Africa Nuova. Poi Cesare fu costretto a partire di nuovo per la Spagna per combattere i figli di Pompeo: Cneo e Sesto. Ma a Munda l'esercito di questi due fu distrutto e solo Sesto si salvò fuggendo. Cesare dittatore perpetuo: • Nel 48, mentre si trovava in Egitto Cesare fu incoronato dittatore per un anno. • Nel 46 venne eletto per il suo 3 cosolato e a metà dello stesso anno gli fu conferita la dittattura x 10 anni per riformare lo Stato. • Nel 45 ricoprì il suo 4 cosolato • Nel 44 il quinto consolato e fu nominato dittatore a Vita, dittatore perpetuo. A tutte queste magistrature supreme si era aggiunta via via una serie di poteri straordinari, infatti: • Era stato fatto per 3 anni PREFECTUS MORIBUS, cioè aveva competenze analoghe ai censori, quindi vigilare sui costumi, controllare le liste dei senatori, dei cavalieri e dei cittadini. • Potè sedersi fra i tribuni della plebe e gli vennero assegnati anche i loro poteri come l'inviolabilità personale e il diritto di veto. • Gli fu attribuito il potere di fare trattati di pace o dichiarare guerra senza consultare il senato o il popolo. • Infine gli era stato dato il titolo di imperator (detentore di imperium) a vita e anche quello di parens patriae cioè padre della patria. Con tutti questi poteri, mise in atto un numero vastissimo di riforme: - Concesse il perdono e il richiamo in patria a tutti gli esuli e condannati politici. - Vennero facilitati per i debitori i pagamenti arretrati - Estese il diritto di cittadinanza romana agli abitanti della Transpadania -il senato fu portato a 900 membri e da 20 a 40 il n. dei questori e da 4 a 6 quello degli edili -furono confermate le distribuzioni gatuite di grano ma limitate a un certo numero di persone -venne realizzato un programma di colonizzazione e di ditribuzione di terre ai veterani di Cesare -Vennero fatti molti lavori pubblici per migliorare Roma e fornire lavoro La morte di Cesare, Le idi di Marzo: 15 marzo del 44 L'eccessiva concentrazione di poteri nelle mani di Cesare finirono allarmò senatori e cavalieri ma anche ex pompeiani superstiti e anche gli stessi sostenitori di Cesare. Così proprio quando Cesare aveva preparato una campagna contro i Parti con l'intenzione di ristabilire l'egemonia romana in Asia, il 15 marzo del 44, prima della sua partenza per questa impresa, un gruppo di senatori temendo che Cesare volesse divenire re di Roma, decisero di eliminarlo. Così secondo la tradizione lo uccisero ai piedi della statua del suo nemico Pompeo. L'eredità di Cesare: Ucciso Cesare, i cesaricidi non si preoccuparono di eliminare anche i suoi collaboratori, Marco Emilio Lepido e Marco Antonio. Alla morte di Cesare fu stabilito che ad Antonio dopo il consolato sarebbe stata attribuita la Macedonia. Inoltre questo, dopo essersi fatto consegnare dalla vedova il testamento di Cesare, si fece interprete dei voleri di Cesare facendo approvare una serie di progetti di legge che egli sostenne di aver trovato nelle carte. Alla lettura del testamento di Cesare che era morto con un solo figlio, Tolomeo Cesare, si scoprì che il dittatore aveva nominato suo erede il figlio adottivo, Caio Ottavio. Ottavio nel frattempo si trovava in Illiria, e appena seppe del testamento arrivò a Roma per celebrare il padre adottivo e per vendicare la sua uccisione. In questo modo ottenne l'appoggio dei cesariani, dei veterani e del senato che vide in lui un mezzo per bloccare il potere di Antonio. La guerra di Modena: In tutto ciò, Antonio, per poter controllare da più vicino l'Italia, si fece assegnare al posto della Macedonia le due province della Gallia Cisalpina e della Gallia Comata dai comizi per 5 anni. Però quando Antonio andò verso la Gallia Cisalpina, Decimo Bruto al quale era stata assegnata dopo la morte di Cesare, si rifiutò di cedergliela e si rinchiuse a Modena, dove venne assediato da Antonio. Iniziò così la guerra di Modena. Il senato allora ordinò ai due consoli di andare in aiuto di Bruto così Antonio venne battuto dai soldati di Ottavio, e costretto a ritirarsi verso la Gallia Narbonese, che era sua, dove contava di unire le sue forze a quelle di Lepido. Il secondo triumvirato: Morti i due consoli in battaglia contro Antonio, Ottavio chiese al senato il consolato. Al rifiuto marciò su Roma ottenendo il consolato insieme al cugino Quinto Pedio. Nel frattempo Antonio in Gallia era riuscito a riunire il suo esercito con quello di Lepido. Quindi nel 43 Ottaviano, Antonio e Lepido stipularono un accordo a Bologna dove formarono il secondo triumvirato per la riorganizzazione dello stato con la durata di 5 anni. Questo gli dava il diritto di: -convocare senato e popolo -promulgare editti -eleggere i candidati alle magistrature Antonio: avrebbe conservato il governatorato della Gallia Cisalpina e Comata Lepido: avrebbe ottenuto la Gallia Narbonese e le due Spagne Ottaviano: L'Africa, La Sicilia la Sardegna e le due Corsiche, la parte peggiore in quanto queste terre erano minacciate da Sesto Pompeo figlio di Pompeo. Le liste di proscrizione In questo periodo del secondo triumvirato vennero rifatte le liste di proscrizione con i nomi degli assassini di Cesare e dei nemici dei triumviri. Vennero uccisi senatori e cavalieri e confiscati i loro beni. La vittima più nota fu Cicerone. Sesto Pompeo: L'accordo di Brindisi, Miseno e Taranto: Sesto Pompeo era riuscito a impadronirsi della Sardegna e della Corsica. Inoltre essendoci la possibilità di un alleanza tra Antonio e Sesto Pompeo, Ottaviano si avvicinò a Pompeo sposando Scribonia, sorella del suocero di Pompeo. Preoccupato, Antonio si mosse dall'Oriente in Italia dove fece un accordo con Ottaviano detto l'Accordo di Brindisi, con il quale • Veniva assegnato ad Antonio l'Oriente e ad Ottaviano l'Occidente esclusa l'Africa affidata a Lepido • Tornato a Roma, Ottaviano egli rinunciò a tutti i suoi poteri straordinari, anche se mantenne l'imperium domi et militie, cioè con l'imperium domi comandava a Roma e con l'imperium militie comandava l'esercito nel resto dell'impero, quindi comandava fuori e dentro. Questo veniva visto probabilmente in maniera positiva come se Ottaviano si stesse sacrificando per il bene di tutti utilizzando un potere che non gli dava nessuna carica superiore agli altri ma sappiamo che fu una mossa furba da parte di Ottaviano. • Inoltre gli viene dato un imperium proconsolare per 10 anni con il quale decide di occuparsi di tutte quelle province che creavano piu problemi, quindi quelle non pacificate (Spagna, Gallia, Siria, cipro, Cilicia ed Egitto) per riorganizzarle e riconosegnarle allo Stato. L'imperium proconsolare secondo la tradizione repubblicana implicava il comando militare. L'imperium proconsolare dell'imperatore però non aveva limiti temporali ne spaziali. Non doveva essere rinnovato, anche se ad Agusto venne rinnovato. Questo era estendibile a tutte le province dell'impero anche a quelle senatorie, perchè l'imperium procosolare dell'imperatore era superiore a tutti. L'Italia e Roma erano escluse da questo imperium ma poichè il mare faceva parte dell'imperium l'imperatore poteva gestire i porti. Inoltre poteva avere una guardia del corpo. • Il senato dopo avergli dato l'imperium, lo proclamò Augusto termine che va ricollegato al verbo latino augere che significa innalzare e infatti con questo nome veniva innalzato in una dimensione sacrale. Gli fu inoltre consegnata una corona civica fatta di foglie di quercia e uno scudo d'oro sul quale erano elencate le virtù di Augusto: clemenza verso i vinti, giustizia, coraggio nel combattimento e pietà verso gli dei e verso la patria. La crisi del 23 a.C Nel 23 a.C vi fu una grave crisi: in Spagna Augusto, dove era andato per combattere i popoli che non si erano sottomessi al dominio Romano, si era gravemente ammalato. La sua morte avrebbe portato ad una crisi dinastica e a nuove guerre civili: egli allora non avendo figli maschi pensò al suo genero Marcello che aveva sposato la sua unica figlia, Giulia. Ma Marcello poi morì e Giulia fu data in moglie ad Agrippa che divenne cosi il successore di Augusto. Inoltre, essendo vittima di una cospirazione, Augusto depose il consolato che ricopriva gia dal 31 a.C e ottenne in cambio: • Un imperium proconsolare maius che gli permetteva di governare come magistrato su tutte le province. Questo potere non consentiva però ad Augusto, quando si trovava a Roma di agire nella vita politica. • Quindi per sfuggire a questo impedimento ricevette il potere di un tribuno della plebe a vita diventando protettore della plebe di Roma, poteva convocare i comizi, aveva diritto di veto e godeva della sacrosantitas, cioè divenne sacro e inviolabile. • Inoltre gli venne aggiunto il potere di convocare anche il senato. In questo modo Augusto aveva i poteri che presi singolarmente erano compatibili con la tradizione repubblicana, ma era incompatibile il fatto che li detenesse tutti insieme. Per quanto riguarda le elezioni queste erano controllate da Augusto attraverso 2 procedure: -La nominatio: cioè l'accettazione della candidatura da parte del magiistrato che sovraintendeva all'elezione -La ommendatio: cioè la raccomandazione da parte dell'imperatore stesso. Negli anni successivi, ad Augusto vennero aggiunti altri poteri: • Infatti in seguito a una carestia, il popolo offrì ad Augusto la dittatura ma lui rifiutò e assunse la cura annonae, cioè l'incarico di provveddere all'approvvigionamento di Roma. • Successivamente assunse anche i poteri di censore. • Nel 18, scadeva il mandato di 10 anni sulle province non pacificate e sia a lui che ad Agrippa venne rinnovato per 5 anni l'imperium proconsolare e adottò i figli di Agrippa e Giulia che diventarono i suoi sucessori designati. • Nel 12 a.C gli venne data anche la carica di Pontefice Massimo quindi era anche alla guida della vita religiosa di Roma. • Nel 2 a.C gli venne attribuito l'ultimo riconoscimento, ovvero quello di Pater Patriae overo il padre della patria. ( slide) Il problema di Augusto: Il problema di base di Augusto era quello di trovare una chiara definizione di rapporti con il Senato. Augusto non era un avversario del Senato, veniva dal Senato e aveva come obiettivo quello di riformare lo stato, renderlo forte ed eterno. Questo pensava che se il Senato sarebbe durato per sempre, anche lo Stato Romano sarebbe durato per sempre. Quindi Augusto continua a far credere a tutti che coloro che detengono i poteri costituzionali sono -Il senato -Il popolo Il senato mantiene i suoi poteri perchè l'imperatore voleva solo conotrllare il Senato e non sopprimerlo. Anzi viene dotato anche di conferire l'imperium e la tribunicia al princeps e si vede aumentare con il senato consulto le sue capacità legislative. La 1° Lectio Senatus Il senato, negli ultimi anni della repubblica aveva visto una profonda trasformazione nella sua composizione e un aumento dei suoi membri da 600 a più di 1000 a causa dell'ingresso di sostenitori di Cesare e poi dei triumviri. Augusto a causa di questa situazione prese provvedimenti due volte: 1. Una volta nel 28 a.C quando Augusto era console e si fece dare la potestà censoria. In quest'anno fece la Lectio Senatus cioè la revisione delle liste dei senatori, eliminando tutte le persone indegne ovvero quelle la cui origine e il cui censo non corrispondevano agli standard previsti 2. Poi la seconda volta nel 18 a.C sempre grazie alla potestà censoria portò il numero dei senatori a 600 come previsto da Silla. Inoltre innalzò il censo minimo per entrare in senato da 400 mila sesterzi a 1 milione. Senatori ed Equites, i ceti dirigenti: Durante la repubblica, chi possedeva un censo pari a 400 mila sesterzi e aveva delle caratterisctiche specifiche come la nascita libera e aver esercitato professioni non disonorevoli, faceva parte del CETO EQUESTRE. Quindi anche i figli dei senatori, finchè non accedevano alla questura erano cavalieri. I senatori si distinguevano dagli equites solo per aver intrapreso una carriera politica che gli assicurava l'ingresso al senato e lo dimostravano perchè portavano il LATICLAVIO ovvero una striscia color porpora sulla toga. Nell'ultima fase della Repubblica i figli dei cavalieri avevano usurpato questo diritto usando il laticlavio pur non essendo membri del senato. Augusto quindi vietò questo ai figli dei cavalieri ma lo concesse ai figli dei senatori. Eventualmente, attraverso la procedura dell'ADLECTIO poteva far entrare delle persone in senato tra le file di coloro che avevano rivestito una determinata magistratura tra ex pretori o ex questori. momento ripagati soprattutto con terre, ma successivamente ottennero perlopiù denaro. Infatti venne creata una cassa speciale detta erario militare finanziata con i soldi delle tasse sull'eredità, che garantì al soldato che avesse ottenuto l'honesta missio ovvero un certificato di servizio onorevole, un premio di congedo. Con Augusto il servizio militare nelle legioni fu riservato a volontari che potevano essere italici o provinciali. L'esercito era quindi formato da professionisti , che rimanevano in servizio x 20 anni o più. Si costituì così una forza composta da 25 legioni. Un altra innovazione importante fu l'stituzione di una guardia pretoriana affidata a un prefetto del ceto equestre. Questo era un corpo militare composto da 9 coorti, con circa 9mila uomini reclutati tra cittadini romani residenti in Italia. La flotta invece stazionava in 2 porti: MISENO e RASENNA ed era governata da un prefetto equestre. La pacificazione: Augusto per quanto riguarda le questioni orientali, preferì la diplomazia alle armi. • In Egitto furono estesi i confini meridionali grazie al primo prefetto d'Egitto Cornelio Gallo che concluse un accordo con gli Etiopi. • Il secondo prefetto d'Egitto condusse una spedizione fino allo Yemen per assicurare le vie commerciali con l'oriente. • I confini con il regno dei Parti vennero stabiliti attraverso trattati di amicizia che li ponevano in un rapporto di patronato-clientele con l'imperatore infatti sono definiti regni clienti di Roma • Nell'Armenia, gli interessi di Roma si scontravano con quelli dello stato Partico. Nelle trattative diplomatiche Augusto era riuscito a farsi restituire le insegne delle legioni romane di Crasso e Antonio da parte del re dei Parti. • Nello stesso anno Tiberio riuscì a incoronare Tigrane II re d'Armenia che divenne re cliente di Roma L'espansione: Attraverso questa politica di accordi, Augusto potè concentrarsi sull'Occidente. • In occidente ci furono vari scontri. I primi si verificarono nella Penisola Iberica che fu poi pacificata cosi come l'area alpina. • Successivamente, il console Balbo estese il controllo romano nell'Africa Meridionale e sud occidentale contro le tribù dei Garamanti. • Nel 16 a.C ci fu la conquista dell'arco alpino centrale fino all'alto corso del Danubio da parte dei figliastri di Augusto: TIBERIO e DRUSO. • Pochi anni dopo ci fu l'occupazione della Pannonia (Ungheria) e della Mesia (Bulgaria) che segnò il definitivo consolidamento della frontiera danubiana. • L'insuccesso però fu la mancata sottomissione della Germania. Infatti il territorio germanico a oriente del Reno non fu mai sottomesso. Scoppiò una grande rivolta delle tribù germaniche contro i Romani e si ebbe poi un episodio decisivo ovvero Quintilio Varo fu sconfitto da Armino e tre legioni vennero annientate. Anche se ci furono poi altre spedizioni in germania, non ci furono vittorie definitive e la frontiera doveva rimanere il Reno. La succesione di Augusto Augusto prima di morire, doveva trovare il modo di far si che la sua posizione di potere non andasse perduta. L'erede scelto all'interno della gens avrebbe ricevuto non solo il patrimonio privato ma anche una posizione di prestigio nella carriera politico-militare. Egli allora non avendo figli maschi pensò 1. Prima di tutto al suo genero Marcello che aveva sposato la sua unica figlia, Giulia. Ma Marcello poi morì. 2. Giulia fu data in moglie ad Agrippa che però morì 3. Alla morte di Agrippa, essendo i suoi figli minorenni, Augusto si rivolse ai figli della terza moglie Livia: Tiberio e Druso nati dal matrimonio di questa con Tiberio Claudio Nerone. 4. Tiberio dovette divorziare dalla moglie e sposarsi con Giulia. Questo ricoprì due volte il consolato e ricevette la potestà tribunizia ma poi si ritirò dalla vita politica forse per la predilezione mostrata da Augusto per i due figli di Agrippa e Giulia che però morirono giovanissimi 5. Allora Tiberio ritornò a Roma divorziando da Giulia che fu condannata all'esilio dal padre stesso a causa di uno scandalo. 6. Tiberio adottò Germanico, figlio del fratello Druso e sua volta Augusto adottò Tiberio. 7. Nel 13 d.C Tiberio celebrò il trionfo sui Germani e gli venne conferito un imperium pari a quello di Augusto. Nel 14 d.C Augusto muore e vi era così una persona con pari poteri in campo civile e militare che poteva succederlo: Tiberio I Giulio-Claudi Tra il 14 e il 68 d.C il potere rimase all'interno della famiglia Giulio Claudia, cioè discendenti della famiglia degli Iulii a cui Augusto apparteneva dal momento che era stato adottato da Giulio Cesare e quella dei Claudii, cioè della famiglia di Tiberio Claudio Nerone primo marito di Livia e ultima moglie di Augusto. Alla morte di Tiberio, successore di Augusto, non potè avverarsi quanto previsto da Augusto che aveva predestinato alla successione Germanico, figlio di Druso. Germanico infatti morì e il potere passo nelle mani di Caligola, figlio di Germanico. Alla morte di Caligola il potere rimase nella famiglia di Germanico, passando a suo fratello Claudio, il primo princeps completamente estraneo alla casa Giulia e che prese il nome di Cesare. L'ultimo esponente della dinastia fu Nerone che era della famiglia dei Domizi ed era figlio di un aristocratico estraneo alla famiglia di Augusto, Cneo Domizio Enobarbo. Era erede della famiglia Claudia e di quella Giulia solo dalla parte della madre, in quanto figlio di Agrippina minore e inoltre fu adottato da Claudio che l'aveva sposata dopo che lei aveva divorziato con Cneo Domizio. Quindi si succedettero: Tiberio, Caligola, Claudio e Nerone Tiberio (14-37 d.C) Tiberio era figlio adottivo di Augusto e alla sua morte gli succedette proseguendo positivamente il suo governo. Infatti era bravo sia come militare sia come uomo di governo, molto attento alla gestione dello stato e delle province però nella vita civile e nei rapporti con lo Stato non era apprezzato quanto lo era Augusto. Inoltre facceva fatica a prendersi responsabilità, infatti rifiutò più volte l'imperium fino a quando poi accettò l'imperium proconsolare + la tribunicia. Durante il suo regno eseguì tutte le istruzioni date da Augusto evitando le innovazioni. Inoltre fu molto rispettoso del senato tanto che trasferì il potere elettivo dal popolo al senato. Il popolo non apprezzò ma probabilmente Tiberio lo fece per timore del senato. Nonostante ciò il senato non era contento, perchè non poteva assumere decisioni in quanto l'appello supremo era riservato al principe. Quindi Tiberio si ritrovò a dover fronteggiare un opposizione che rivendicava l'autonomia decisionale e la libertas del Senato. Molto valoroso in questo periodo fu Germanico, figlio del fratello di Tiberio da lui adottato, che si pensava fosse predestinato all'impero. Ma quando questo venne mandato da Tiberio in Siria, questo morì probabilmente avvelenato da Pisone con il quale divideva il comando dell'esercito. La svolta del regno di Tiberio si ebbe nel 23 d.C quando il prefetto del pretorio Seiano si guadagnò la sua fiducia tanto che quando Cladio morì avvelenato dalla moglie Agrippina per assicurare al figlio Nerone la successione al trono. Nerone (54-68 d.C) Durante il suo regno Nerone fu accompagnato inizialmente dal suo precettore, Seneca, il quale scrisse per lui il "De Clementia" un opera dove Seneca gli da consigli su come comportarsi per essere ben voluto dal popolo e dove fa anche un programma di governo. In quest'opera si nota il mutamento del potere del princeps. Infatti secondo Seneca da Augusto in poi la res publica è nelle mani di una sola persona e il potere e la ricchezza sono assoluti. Inizialmente Nerone seguì i consigli di Seneca e del prefetto del pretorio Antonio Burro e quindi cercò una forma di collaborazione con il senato ma se ne distaccò quasi subito per avere completamente il potere imperiale prendendo spunto dalla Grecia, dall'Oriente e dall'Egitto provocando l'opposizione del senato. Inoltre Nerone si macchiò di gravi delitti infatti: • fece assassinare il fratellastro Brittanico per essere l'unico erede • Poi fece uccidere la madre Agrippina che ostacolava la relazione di Nerone con Poppea Sabina e si opponeva al divorziò di da Ottavia, figlia di Claudio. Così riuscì a sposare Poppea. • Inoltre, iniziò i processi di Lesa Maestà, ed eliminò tutti gli uomini che potevano minacciare la sua posizione e il suo potere. • Il dispotismo di Nerone terminò con l'incendio di Roma nel 64. Tacito scrisse che l'imperatore si diede molto da fare per i soccorsi infatti nonostante si pensi che l'incendio fosse stato ordinato dall'imperatore, non ci sono prove. Per eliminare i sospetti la colpa venne data ai cristiani. La situazione che Nerone dovette affrontare dopo l'incendio fu molto grave. I costi della ricostruzione di Roma furono altissimi e Nerone cercò di rimerdiare alla crisi finanziaria con una riforma monetale ovvero con una svalutazione della moneta tramite la riduzione del peso del denario, la moneta principale del mondo romano. Per riempire le casse dello stato Nerone usò anche lo strumento dei processi e delle confische essendo così sempre meno accettato dalla nobiltà senatoria tanto che nel 65 fu minacciato da una congiura detta "La congiura dei Pisoni". Seneca e Fenio Rufo, prefetto del pretorio, furono le principali vittime. In politica estera, Nerone ebbe qualche successo sul fronte Orientale. Qui un suo generale riuscì ad avere la meglio sui Parti e a riportare l'Armenia sotto l'inflenza Romana. Poi Nerone partì in Grecia, dove partecipò e vinse tutti i giochi di Corinto e proclamò la libertà delle città greche. Nel 67 iniziarono una serie di ribellioni da parte: -Del Legato della Gallia, Giulio Vindice -Del Governatore della Spagna, Galba -Del governatore dell'Africa -Dalle truppe del Reno. Anche i pretoriani non appoggiavano più Nerone che venne dichiarato nemico pubblico e venne riconosciuto come nuovo princeps Galba e Nerone si suicidò. Con lui si concluse la dinastia Giulio Claudia. L'anno dei 4 imperatori: Nel 68 d.C alla morte di Nerone si vengono a creare le condizioni per una nuova guerra civile che vide contrapposti senatori, governatori di provincie o comandanti militari che, uno dopo l'altro assunsero il titolo di imperatore. Nel corso del 68 e del 69 si succedettero 4 imperatori: 1. Galba 2. Otone 3. Vitellio 4. Vespasiano Che erano esponenti il primo dell'aristocrazia senatoria, il secondo dei pretoriani e gli ultimi 2 dell'esercito, e questi combatterono l'uno contro l'altro. Galba: Era un anziano senatore, governatore della Spagna Tarraconense. I suoi soldati lo proclamarono Cesare ma lui rifiutò il titolo, ritenendo che i militari non avessero nessun diritto a conferirlo. Poi si diede da fare per ottenere il sostegno di altri oppositori di Nerone e dei pretoriani. Successivamente un gruppo di senatori gli diedero il titolo di imperatore ma Galba non seppe guadagnarsi la popolarità e gli appoggi necessari per mantenere il potere. Otone: Quindi nel 69 venne proclamato imperatore Otone. Questo era popolare soprattutto tra i pretoriani e l'ordine equestre, ed era stato amico di infanzia di Nerone. Ebbe anche il riconoscimento del senato, delle province Danubiane e dell'oriente. Contemporaneamente però le legioni sul Reno non riconoscendo la sua autorità proclamarono imperatore il proprio comandante Vitellio. Vitellio: Era un senatore di rango consolare che aveva rivestito incarichi importanti sotto tutti i giulio claudi. Ebbe presto il sostegno degli eserciti della Germania, Spagna e Gallia. Il suo esercito riuscì ad attraversare le Alpi e sconfiggere Otone. Vitellio venne riconosciuto imperatore ma ebbe grandi difficoltà a frenare i soldati che avevano combattutto per Otone e anche a controllare i propri che si davano a saccheggi e devastazioni. A quel punto le legioni orientali e quelle danubiane si ribellarono a Vitellio proclamando imperatore Vespasiano. La dinastia Flavia (69- 96 d.C) Con Vespasiano inizia la dinastia dei Flavi che comprende il periodo di impero di Vespasiano e dei suoi figli, Tito e Domiziano. Il fatto di avere due figli e di poter garantire stabilità all'impero fu uno dei punti di forza di questo regno. Vespasiano (69-79 d.C) Dovette risolvere il problema del grave deficit nel bilancio provocato dalla politica di Nerone e dalla Guerra Civile e si rivelò un ottimo amministratore riuscendo a risanare con diversi provvedimenti il bilancio dello stato. Infatti • Estese ai cavalieri la responsabilità di alcuni uffici della burocrazia, togliendoli ai liberti. • Fece fronte alla crisi di reclutamento dovuta al peggioramento delle condizioni sociali ed economiche dell'Italia favorendo l'estensione della cittadinanza ai provinciali e reclutando sempre più spesso i legionari delle province • Fece entrare nel senato numerosi esponenti delle elitè delle province occidentali e delle colonie spagnole che gia avevano la cittadinanza • Ristabilì anche l'ordine sul Danubio e in Britannia. • In Britannia voleva estendere i confini sia nella zona orientale che settentrionale e ciò fu portato a termine da Giulio Agricola nel regno di Domiziano • In germania annesse l'area dei cosiddetti AGRI DECUMATES che servirono a Domiziano per la fortifica del limes germanico, quell'insieme di fortificazioni che servivano per dividere e difendere il mondo romano dai barbari e da stati stranieri • In Oriente abbandonò la politica dei regni clienti aggregando i territori alle province esistenti o creando nuove province In generale Vespasiano fu apprezzato. Vi fu solo un episodio di opposizione da parte di alcuni senatori appartenenti al circolo dei filosofi, che probabilmente erano contro l'idea del principato ereditario. Vespasiano reagì mettendo a morte molti filosofi. Vespasiano e Tito con la distruzione del tempio. Ebrei e cristiani subirono anche le ostilità di Domiziano che promosse la figura del principe come rappresentante di giove sulla terra innalzando il princeps come divinità. Nel II il Cristianesimo mise salde radici in tutto l'impero consolidando la fede cristiana. Il II secolo: Il secondo secolo è considerato come l'età più prospera dell'impero caratterizzato da un notevole sviluppo economico e culturale. Nerva (96-98) Il breve principato di Nerva durò solo 2 anni. Le fonti sono molto limitate e ci si deve basare sulla narrazione dello storico greco Cassio e sulle monete che ci danno informazioni su qualche provvedimento preso da Nerva. La prima proeccupazione di Nerva fu quella di controllare le reazioni all'uccisione di Domiziano, di allontanare il pericolo dell'anarchia e di garantire l'ordine interno. Inoltre: • fu votata una legge agraria per assegnare lotti di terra ai nullatenenti e furono concessi dei prestiti da parte dello stato agli agricoltori che ne beneficiavano accettando di ipotecare i loro terreni. • Inoltre rioroganizzò il sistema di approvvigionamento idrico di roma. • Però nel 97 si verificarono dei sintomi di crisi. Infatti gli sgravi fiscali e la politica sociale non rimediavano le difficoltà economiche già emerse sotto Domiziano e Nerva non riusciva a porne rimedio. • Sul piano politico i pretoriani chiesero di punire gli assassini di Domiziano. Nerva accettò, ma in questo modo puniva colore che lo avevano portato al potere. L'unico modo per poter evitare un altra disgregazione dell impero era di scegliere un successore in grado di affermarsi anche militarmente contro i pretoriani. Fu così che Nerva adottò Traiano, un senatore di origine spagnola che in quel momento era il governatore della germania superiore. Ottenne il consenso del senato e gli eserciti gli giurarono fedeltà quindi alla morte di Nerva Traiano gli succedette come imperatore. Traiano (98-117) Quando fu designato imperatore Traiano stava svolgendo le sue funzioni di governatore in Germania Superiore. A Roma si recò solo nel 99 dopo aver completato il consolidamento del confine renano. Traiano veniva considerato come l'optimus princeps, cioè il sovrano ideale rispettoso delle istituzioni, che seguiva le leggi e gradito all'esercito. Egli era anche sostenuto dalla classe senatoria e a differenza di Domiziano aveva molto rispetto per questa assemblea. Traiano tra i suoi programmi, diede molta importanza all'estensione territoriale, infatti durante il suo regno si verificarono le campagne daciche (Dacia=romania). Dopo aver sconfitto Decebalo, che Domiziano non era riuscito a battere definitivamente, la Dacia, regione ricca d'oro fu ridotta a provincia. L'ernorme bottino ricavato dalla conquista e l'oro che arrivava a roma dalle miniere daciche servì per finanziare imprese militari e la costruzione di diverse opere pubbliche. L'imperatore mostrò grande intersse anche per la frontiera orientale: infatti istituì la provincia d'Arabia grazie alla quale aveva anche il controllo della via commerciale di mare per l'India, e nel 114 d.C organizzò una grande campagna contro i Parti, durante la quale furono occupate L'Armenia, l'Assiria e la Mesopotamia. Però tutte queste conquiste, a parte quella della Dacia, non andarono a buon fine. Traiano infatti venne richiamato a fronteggiare una rivolta degli ebrei in Mesopotamia e decise di abbandonare le nuove conquiste. In seguito morì in Cilicia sulla dopo essersi ammalato sulla via del ritorno verso Roma. Le truppe acclamarono imperatore il governatore della Siria Adriano. Secondo alcune fonti Traiano lo adottò. Adriano (117-138 d.C) Adriano era entrato a far parte del senato probabilmentre grazie a Traiano, che lo aveva voluto al suo fianco nella prima guerra dacica e nella guerra Partica affidandogli la provincia di Siria e prima di morire per malattia, gli aveva affidato anche il comando dell'esercito per fronteggiare la rivolta degli ebrei in Mesopotamia . Come imperatore Adriano prima di tutto cercò di alleviare il malessere economico cancellando i debiti e facendo delle distribuzioni al popolo. Fu un amministratore attento e un riformatore della disciplina militare. Inoltre favorì il reclutamento dei provinciali. Per far fronte alla riduzione del numero di reclute italichè creò delle nuove unità dette numeri, formate da soldati che conservarono gli armamenti e i sistemi di combattimento tradizionali delle popolazioni non romanizzate. Adriano fu anche un uomo di grande cultura e favorì l'arte e la letteratura. Inoltre passò gran parte del suo regno viaggiando attraverso le province. Visitò le province Renane e Danubiane e visitò la Britannia. Passò poi in Gallia, Spagna, Africa e infine in Asia minore e in Grecia. Poi durante uno dei suoi lunghi viaggi, scoppiò in Palestina una gravissima rivolta provocata dalla volontà di Adriano di assimilare gli ebrei con gli altri popoli dell'impero e che si manifestò con la fondazione a gerusalemme di una colonia dove Adriano stesso avrebbe dovuto essere oggetto di culto. La ribellione fu repressa in maniera spietata che vide villaggi distrutti e mezzo milione di morti. Adriano passo 12 dei suoi 21 anni di regno lontano da Roma. Come successore Adriano scelse il console Lucio Cesare che adottò. Poi però quest ultimo morì e dunque lo successe Antonino Pio che è un senatore della Gallia Narbonese. Costuì adottò a sua volta Lucio vero e Marco Aurelio. Antonino Pio (138-161 d.C) A differenza di Adriano, Antonino, rinunciò ai suoi viaggi attraverso l'impero quindi trascorse gran parte della sua vita in Italia dove possedeva grandi tenute agricole. Si tratta di un periodo privo di avvenimenti e questo fu positivo per l'impero. In qusesto periodo non ci furono minacce per l'Impero. Il principe ebbe buoni rapporti con il senato e fu un amministratore parsimonioso. Infatti proprio durante il regno di Antonino uno scrittore greco scrisse un elogio dell'Impero Romano da lui celebrato come un governo ideale dell'universo. Lo statuto delle città: Nell'età di Antonino Roma raggiunse l'apice del suo sviluppo. Le città con le sue strutture rappresentavano nel mondo antico il segno distintivo della civiltà rispetto alla rozzezza. Nell'impero le città erano organizzate secondo 3 tipologie fondamentali: CITTA PEREGRINE: cioè quelle città peesistenti alla conquista e alla loro riorganizzazione all'interno dell'impero. A loro volta si posso dividere in 3 gruppi in base al loro status giuridico: -le citta stipendiate erano quelle sottomesse a Roma che dovevano pagare un tributo - le città libere con diritti speciali concessi da Roma -libere federate ovvero le città libere che hanno concluso un trattato con Roma su un piede di eguaglianza MUNICIPO: Ovvero una città a cui Roma ha concesso di elevare il suo status precedente di città peregrina. Agli abitanti di questa città veniva accordato il diritto latino o romano. COLONIE: erano città di nuova fondazione con apporto di coloni che godono della cittadinanza romana su terre sottratte a città o popoli vinti. La colonia adotta il pieno diritto romano ed è organizzata a immagine di Roma. Dunque le città peregrine aspiravano a diventare municipi di diritto latino e questi ultimi disederavano ottenere il diritto romano. Marco Aurelio e Lucio Vero (161-180 d.C) Crisi del III secolo e riforme di Diocleziano: Già durante il regno di Marco Aurelio ma soprattutto del figlio Commodo, all'interno dell'impero si erano manidestati diversi fattori di crisi che colpirono componenti sia della società romana che del governo: - In campo politico il senato si trovò privo di potere che venne preso invece dai militari, visto che i bisogni dell'esercito crescevano per respingere le popolazioni barbare; - in campo fiscale i ceti medi si impoverirono a causa della svalutazione della moneta portando la decadenza economica della città. Nel corso del III secolo questa crisi si aggravò per colpa di due componenti: - l'esercito all interno - i barbari all esterno Queste due componenti interagirono come fattori di crisi. Infatti l'accresciuta importanza dell'esercito che si trovò nella condizione di dover nominare imperatori a suo piacimento, soprattutto nelle province va messa in relazione con l'accentuata pressione dei popoli barbari ai confini. In questo periodo cambia anche il rapporto tra senato e imperatore: ormai l'imperatore riconosce al senato solo la funzione di organismo burocratico soggetto alla propria autorità assoluta. Al contrario, durante il principato Augusteo il princeps era rispettoso nei confronti dell'aristocrazia senatoria. Inoltre, si diffonde anche una progressiva sfiducia nei valori religiosi e tradizionali. Quando verso il 250 d.C il pericolo barbarico si manifesta in tutta la sua gravità, il potere imperiale decise di scatenare la prima grande persecuzione dei cristiani. La dinastia dei Severi: Dopo l'uccisione di Commodo si capì subito che la lotta per il potere riguardava chi aveva il controllo delle forze militari più ingenti. La competizione si verificò tra: - SETTIMIO SEVERO (legato di Pannonia), - PESCENNIO NIGRO (governatore della Siria), - CLODIO ALBINO (governatore della Britannia). Settimio Severo nel 197 vinse sui rivali e arrivato a roma si impossessò del potere, dando vita alla dinastia dei Severi nella quale si succedettero Settimio, Caracalla, Elagabalo e Alessandro Severo. Settimio Severo (197-211 d.C) Con Settimo Severo inizia quella che viene definita una monarchica militare basata sulla forza degli eserciti. Settimio rivolse subito la sua attenzione verso la frontiera orientale nuovamente minacciata dai Parti ottenendo un successo su questi impadronendosi della capitale nemica che venne rasa al suolo. Inoltre riuscì a portare il confine romano al Tigri e fu grazie al successo che ottenne con i Parti che prese forma il suo progetto dinastico: il figlio maggiore Caracalla fu nominato Augusto, mentre il minore Geta fu proclamato Cesare. I due avrebbero dovuto regnare in piena concordia anche se poi non fu così. Negli anni successivi Severio decise di organizzare una spedizione in Britannia, dove creavano problemi le invasioni delle tribù dei Caledoni, abitanti dell'odierna Scozia. Le operazioni di difesa dei confini, che prevedevano il rafforzamento del vallo di Adriano non si erano ancora concluse quando Severo morì. Egli chiese ai suoi figli di andare d'accordo e di arricchire i soldati, sotto di lui infatti era cresciuto il soldo che era la paga dei soldati. Caracalla (211-218 d.C) Caracalla fece assassinare il fratello Geta per avere tutto il potere per se. Questo concesse la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell'impero ad eccezione dei DEDITICII ovvero coloro che si sono arresi, probabilmente i riferito ai barbari non ancora assimilati. Grazie alla promulgazione di questo editto detto editto di Caracalla oltre al superamento della distinzione tra italici e provinciali, aumentava anche il numero dei contribuenti. La politica di forti concessioni ai legionari e ai pretoriani che Caracalla proseguì dal padre, richiedeva maggiori risorse e per fronteggiare la forte inflazione prese un altro provvedimento: la coniazione dell'antoniano. Questa moneta aveva infatti il valore nominale di 2 denari pur avendo il valore effettivo di un denario e mezzo. Anche Caracalla volle condurre una campagna contro i Parti, ma durante questa spedizione venne ucciso, senza aver nominato un successore. Venne proclamato imperatore il prefetto del pretorio Macrino ed era la prima volta che un appartenente all ordine equestre venisse proclamato imperatore. Però l'opposizione del senato ma soprattutto la scontentezza dello stesso esercito che l'aveva portato al potere, insoddisfatto della pace da lui stipulata con i Parti, fecero si che il regno di Macrino durasse solo un anno. Quando Macrino fu ucciso la zia di Caracalla fece si che venne eletto imperatore suo nipote Elagabalo. Questo salì al trono a 14 anni e a parte le sue innumerevoli stranezze, che lo portarono a sperperare ingenti risorse, egli è ricordato soprattutto per il suo intenso misticismo e per il tentativo di imporre come religione di stato un culto esotico e stravagante, quello del Dio Sole venerato in Siria. Però Elagabalo fu assasinato dai pretoriani in una congiura e gli successe il cugino Alessandro Severo. Alessandro Severo (222-235 d.C) Alessando Severo, quando assunse la porpora, simbolo del potere imperiale, era un ragazzino. Almeno nei primi anni l'azione di governo fu in mano al prefetto del pretorio Ulpiano: grazie a questo, i rapporti tra imperatore e senato iniziarono a ristabilirsi creando un rapporto di collaborazione. Durante il regno di Alessandro Severo, i Persiani scatenarono un offensiva contro la Mesopotamia romana, arrivando a minacciare anche la Siria. L'intervento di Alessandro in Oriente riuscì a bloccare l'offensiva nemica. Poi fu chiamato in Gallia, minacciato da popolazioni Barbariche e proprio in questo periodo fu assassinato da una congura di militari. Con la sua morte finisce la dinastia dei Severi che aveva provocato un indebolimento della classe dirigente e accentuato la forza dell'esercito. L'anarchia militare: Nel 235 alla morte di Alessandro Severo, ci fu un periodo di anarchia militare fino al 284. Al posto di Alessandro Severo l'esercito proclamò un generale di origine Trace, Massimino. Con il suo regno incomincia l'epoca considerata di massima crisi. In questo periodo si succedono circa 20 imperatori legittimi e illegittimi. Massimino il trace ottenne delle vittoriose battaglie militari contro i barbari ma durante il suo regno impose una fortissima pressione fiscale, che lo fece dichiarare nemico pubblico dal senato. Il Senato proclamò allora Gordiano, proconsole in Africa a cui si associò il figlio. Scoppiò allora una rivolta repressa dai soldati fedeli a Massimino e i 2 Gordiani morirono e il senato affidò la guida dello stato 20 consolari al cui interno furono nominati Augusti, Pupieno e Balbino. Massimino intanto venne assassinato dalle sue stesse truppe. Nel frattempo a Roma furono uccisi anche Pupieno e Balbino dai pretoriani che proclamarono Augusto il nipote di Gordiano: Gordiano III. Alla morte di Gordiano III nel corso di una campagna contro la Persia fu acclamato imperatore Filippo, detto l'arabo. Filippo si affrettò a stipulare una pace col re Persiano. Malgrado alcuni suoi success conservarle. Per bloccare l'inflazione tentò di imporre un prezzo massimo che non era consentito superare. Lo spirito conservatore di Diocleziano in altri 2 editti che riguardano uno la tutela del matrimonio e l'altro la messa al bando della setta dei Manichei, i seguaci di una nuova religione di origine Persiana. In campo militare i successi più importanti di Diocleziano riguardarono la soppressione di una serie di rivolte scoppiate in Egitto e in Britannia. Come previsto dal sistema tetrarchico Diocleziano e Massimiano abdicarono, e il loro posto fu preso dai 2 Cesari: Costanzo Cloro per l'occidente Galerio per Oriente. Essi nominarono a loro volta come Cesari Severo e Massimino Daia. Il sistema tetrarchico entrò però subito in crisi: già alla morte di Cloro l'esercito nominò imperatore il figlio Costantino invece che il Cesare già scelto ovvero Severo. Da Costantino a Teodosio Magno: La tarda Antichità Il periodo che inizia con Costantino e arriva fino a Giustiniano viene indicato con il termine di Tarda Antichità. Al suo interno si distingue una fase particolarmente significativa, ovvero quella che va dal regno di Costantino alla morte di Tedosio Magno che coincide con il IV secolo e con il definitivo affermarsi del Crisitianesimo come religione dell'impero romano. L'impero, uscito dalle riforme di Diocleziano e di Costantino è effettivamente diverso dal passato: -le esigenze dello stato per il mantenimento della burocrazia e dell'esercito sono tali da imporre molta pressione sulla società. - Il governo dello stato era diretto dai detentori delle piu alte cariche civili e militari. -Inoltre l'imperatore non risiede più a Roma, il che comporta il distacco dell aristocrazia senatoria dali organismi di potere. -Inoltre si assiste alla scomparsa dei cavalieri che prima svolgevano le principali cariche burocraitiche e il loro potere viene preso dai senatori. -Il senato inoltre non ha più potere reale ma si accedeva come in passato dopo che si era rivestita la questura. Le tappe fondamentali della carriera senatoria rimagono questura, pretura e consolato, e questori e i pretori hanno il compito di organizzare i giochi per la plebe di Roma. Quanto al consolato si tratta di un titolo onorifico conferito dall'imperatore. Costantino (306-337 d.C) Dopo la morte di Costanzo ci fu la proclamazione imperiale di suo figlio Costantino e del figlio di Massimiano, Massenzio, con i quali si ha il crollo del sistema tetrarchico. Infatti Costantino ebbe la meglio su Massenzio nella battaglia del Ponte Milvio e potè così impadronirsi di Roma. Costantino iniziò a dare importanza a una religione di tipo monoteista e la sua vittoria fu ottenuta nel segno di Cristo da un imperatore affermò di aver abbandonato in quella circostanza, il paganesimo per il cristianesimo. La conversione di Costantino fu un evento di portata rivoluzionaria, perchè significò l'inserimento delle strutture della chiesa in quelle dello stato. La sua conversione ebbe probabilmente luogo dopo la vittoria su Massenzio e non prima. All'inizio del 313 Costantino e Licinio si incontrarono a Milano dove si accordarono sulle questioni di politica religiosa. Quest'accordo, noto con il nome di Editto di Milano è di fondamentale impo per gli sviluppi successivi. I contrasti tra Costantino e Licinio che ormai avevano il controllo su tutto l'impero, incominciarono molto presto: lo scontro finale che fu preceduto da una forma di persecuzione anticristiana da parte di Licinio, si ebbe quando Costantino sconfisse Licinio a Adrianopoli e diventò così l'unico Imperatore. Costantino fu sempre preoccupato di salvaguardare l'unità interna della chiesa infatti convocò il CONCILIO DI NICEA, che egli presiedette personalmente dopo aver supplicato Alessandro e Ario di trovare un accordo. Il problema era di natura teologica, infatti Ario negava la natura divina di Cristo e questo indeboliva la funzione della chiesa. Per rendere più efficiente l'amministrazione provinciale le diocesi in cui l'impero era stato suddiviso da Diocleziano, furono raggruppate in 4 grandi prefetture: delle Gallie, di Italia e di Africa, dell'Illirico e dell'Oriente rette ciascuna da un prefetto del pretorio. Le diocesi a loro volta riunivano al loro interno un numero più o meno grande di province. Nel 330 ci fu la fondazione da parte di Costantino di Costantinopoli (odierna Instabul), con l'intenzione di fondare una capitale lontano dalle contaminazioni con il paganesimo. Questa venne edificatain in una posizione strategicamente molto importante all'ingresso del Mar nero, nell'antica Bisanzio. Questa ebbe anche un suo senato, all'inizio composto solo da 300 membri che divennero ben presto 2000. Tra le riforme attuate da Costantino, una delle piu significative riguarda l'esercito. E' a lui che si deve la creazione di un esercito mobile detto COMITATUS perchè accompagnava l'imperatore. I soldati che vi facevano parte ricevevano una paga piu alta rispetto agli altri. Cosi i soldati collocati direttamente sulla frontiera, il LIMES, finivano per essere soldati di secondo ordine di scarsa esperienza e mal pagati. Il comando dell'esercito mobile fu affidato a 2 distinti generali, uno di cavalleria e uno di fanteria. Il problema militare non fu però superato: l'esercito mancava di soldati, infatti si ridusse l'altezza richiesta alle reclute, e si concessero privilegi per chi si arruolava. La morte di Costantino e la fine della dinastia costantiniana Costantino ricevette il battesimo solo in punto di morte nel 337. Alla sua morte però egli, non aveva affrontato il problema della successione e quindi regnava un clima di incertezza. Allora i suoi 3 figli Costantino II, Costante e Costanzo trovarono un accordo per il governo congiunto dell'Impero. Al primo venne attribuito il governo delle Gallie, della Britannia e della Spagna. Al secondo l' Africa e l'Italia Al terzo l'Oriente. L'accordo si rivelò assai precario infatti già nel 340 d.C Costantino II venne ucciso e dieci anni dopo anche il fratello Costante. Ritrovatosi unico imperatore Costanzo fu costretto a trovare qualcuno cui offrire il governo dell'Occidente e scelse il cugino Giuliano. Giuliano riuscì a garantire la sicurezza delle Gallie grazie a un successo ottenuto sugli Alemanni a Strasburgo. Nel 360 fu proclamato imperatore dalle truppe in Gallia e sembrò ricondurre l'impero verso un nuovo conflitto dinastico anche se ciò fu evitato dalla morte repentina di Costanzo. Giuliano regnò fino al 363 per soli due anni fino a quando morì in una campagna contro i Persiani. Il suo regno è ricordato soprattutto per il suo tentativo di reintrodurre la religione pagana. Dalla morte di Giuliano a Teodosio Magno: Dopo la morte di Giuliano, fu proclamato imperatore un ufficiale di origine Pannonica, Valentiniano il quale affidò al fratello Valente il governo dell'Oriente. A Valente toccò affrontare una situazione molto difficile. Infatti l'Europa centro Orientale si trovava sconvolta dall'incursione di una popolazione nomade, gli Unni, che si stavano scontrando con i Goti, che a loro volta premevano sulla frontiera danubiana. Valente li affrontò in una battaglia campale, ma nella battaglia di Adrianopoli nel 387 venne sconfitto. Fu un massacro per l'esecito romano dove lo stesso Valente perse la vita e questo è uno degli episodi che annunciano la caduta dell'impero romano d'Occidente. Mentre Valentiniano riuscì a difendere il confine Danubiano e renano dai Barbari e alla sua morte gli successe il figlio Graziano insieme al fratello Valentiniano II. Graziano, rimasto imperatore da solo con il piccolo Alarico, comandante dei Goti, nel 410 entrò a Roma e la saccheggiò. Il sacco di roma era il primo episodio dopo l'incendio gallico del 390 a.C in cui la città cadeva nelle mani dei suoi nemici, e i pagani diedero la colpa ai cristiani. Dopo aver saccheggiato Roma Alarico si diresse verso il sud dell'Italia portando con se come ostaggio la sorella dell'imperatore Onorio, Galla. Dopo la morte di Alarico i Goti si ritirarono nella Gallia meridionale, dove diedero vita a uno stato vero e proprio con capitale Tolosa. Il successore di Alarico, Ataulfo, sposò Galla che per un breve periodo divenne regina dei Visigoti ma Ataulfo venne presto assassinato. In questo periodo un ruolo fondamentale in Occidente fu svolto dal generale Flavio Costanzo, e anche questo sposò Galla. Questo si fece proclamare imperatore ma morì prima di avere il riconoscimento da parte di Costantinopoli. Allora salì al potere in Occidente suo figlio Valentiniano III. Egli era un bambino di solo 6 anni che era stato portato dalla madre Galla Placidia a Costantinopoli prima della morte di Onorio. Era lei che controllava l'occidente al posto del figlio attraverso un generale. Vandali e Unni: Nei decenni iniziai del V secolo d.C si ha la presenza di Vandali e Unni. I vandali posero fine alla storia dell'africa romana. Essi passarono dalla Spagna in Africa attraverso lo stretto di Gibilterra. L'anno dopo assediarono Ippona, nell'odierna Algeria. Poi cadde nelle loro mani anche Cartagine e il re vandalo Genserico ottenne dalla corte il riconoscimento del suo regno. Il regno vandalico non durò a lungo, infatti fu conquistato da Giustiniano e inglobato nell'impero d'Oriente. Contemporaneamente in Pannonia c'erano gli Unni guidati da Attilia. In un primo tempo essi si diressero verso Oriente, ma in seguito presero di mira l'Occidente dove regnava il debole Valentiniano III. Dopo aver invaso la Gallia furono sconfitti da Ezio. Quandò Attila andò in Italia gli Unni ma lasciarono improvvisamente la penisola dopo aver incontrato una delegazione guidata da Papa leone I. La morte di Attila provocò la rapida dissoluzione del suo regno. La fine dell'impero Romano d'Occidente: Anche Ezio fu ucciso nel 454 e Valentiniano fu assassinato l'anno dopo. Nel 455 Roma fu saccheggiata per la seconda volta, questa volta dal re dei Vandali con cui Valentiniano II aveva concluso un trattato che gli riconosceva il diritto di stabilirsi nelle province romane d'Africa. Dal 457 al 461 sale al potere MAGGIORIANO, ultimo imperatore d'Occidente che tentò una riscossa militare ma questo venne eliminato dal generale barbaro Ricimero. Ricimero assediò Roma e andato via da Roma, Zenone, imperatore d'Oriente nominò imperatore Giulio Nepote, contro il quale si ribellò Oreste. La fine dell'impero romano d'Occidente si ebbe nel 476 quando Romolo, il figlio che Oreste aveva posto sul trono, fu scacciato dal capo barbarico ODOACRE. Il regno di Teodorico in Italia: Odoacre controllò per un certo periodo di tempo la penisola italica e nel mentre l'imperatore d'Oriente Zenone cercò di porre rimedio a questa situazione con l'aiuto di popolazioni barbare amiche. Così il re dei Goti, Teodorico, arrivò in Italia con la missione di eliminare Odoacre e così avvenne. Iniziava così una sorta di regno ostrogoto dell'Italia. Gli ostrogoti, ovvero i Goti orientali, (mentre i visigoti erano i goti occidentali), si insediarono in Italia con circa 100mila persone di cui 20mila combattenti. Le intenzioni di Teodorico erano quelle di mettere in atto una forma di collaborazione tra Goti e Romani ponendo le due comunità su una base di eguaglianza. Teodorico ammirava il mondo Romano, tanto che scelse come collaboratori i più qualificati esponenti dell'aristocrazia Romana, Cassidoro, Simmaco e Severino Boezio. Ma alla lunga questa collaborazione si rivelò impossibile, anche per motivi religiosi. Infatti Teodorico fece imprigionare Papa Giovanni I e condannò i suoi stessi collaboratori, Boezio e Simmaco. Poi Teodorico morì lasciando il regno alla figlia, Amalasunta, che venne però uccisa. I regni Romano-Barbarici d'Occidente Con il termine regni romano-barbarici ci si riferisce al regno Ostrogoto in Italia e quello Visigoto in Gallia. Queste popolazioni si erano penetrate all'interno dell'impero dopo lunghe peregrinazioni. Si tratta di gruppi poco numerosi che si stanziavano in zone limitate delle province, lasciando che la parte più consistente rimanesse nelle mani dei romani. La loro organizzazione rimaneva tale, mentre nel rimanente territorio la popolazione romana continuava a seguire le sue leggi e istituzioni. Di diversa natura invece fu la seconda ondata delle invasioni germaniche che fu opera di popoli già da tempo stanziati ai confini dell'impero e che furono in grado una volta entrati al suoi interno, di imporre la propria organizzazione alla popolazione romana. Di questa fase fanno parte i regni dei Longobardi in Italia, dei Franchi in Gallia e degli Angli e Sassoni in Britannia. Una delle conseguenze delle invasioni germaniche fu l'affermarsi del monachesimo che accolse molti aristocratici che si volevano rifugiare ma funzionarono anche da centri di culura. Bisanzio L'impero d'Oriente fino al regno di Giustiniano: Il regno di Giustiniano rappresenta la conclusione del mondo antico. Il nome di Giustiniano è legato soprattutto alla sua attività di riordinamento della giurisprudenza. Egli costituì una commissione presieduta da un giurista che aveva il compito di predisporre una nuova raccolta di costituzioni imperiali. Di grande rilievo fu anche la sua attività edilizia. Forte impulso fu dato anche al commercio e a nuove attività economiche tra le quali spicca la produzione della seta. Inoltre egli attuò varie riforme amministrative cercando anche di reprimere gli abusi in campo fiscale che rappresentavano una delle maggiori ragioni di vessazione per la popolazione civile. Tra queste controversie vi erano anche quelle dottrinali. La principale era quella che opponeva l'ortodossia e il credo monofisita. Giustiniano da una parte aveva interesse a ricercare un intesa con il papato ma doveva tener conto dei notevoli sostegni che il movimento monofisita godeva in oriente. Malgrado vari tentativi Giustiniano non riuscì a portare un'effettiva soluzione alla controversia che lacerava Bisanzio da più di un secolo. Ma questi problemi non distolsero Giustiniano dalla sua idea di riconquistare l'occidente. Già nel 533 il generale Belisario sconfisse l'ultimo sovrano vandalico Gelimero, cosa che fece si che l'Africa del nord, la Sardegna e la Corsica passassero sotto il controllo Bizantino. Ben più lunga e difficile fu la guerra per il dominio dell'Italia che divenne però una della prefetture dell'impero d'Oriente posta sotto l'autorità del prefetto del pretorio d'Italia. Nel 554 Giustiniano emanò un provvedimento legislativo specifico, la Prammatica Sanzione con il quale stabiliva le modalità attraverso le quali andava ristabilita la vita politica ed economica della penisola dopo il lungo periodo di guerra. La restaurazione giustinianea in italia fu interrotta, tre anni dopo la morte dell'imperatore, dall'arrivo dei Longobardi con cui si determina la cesura che dà inizio alla storia del Medioevo in Italia e in Europa.