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Storia romana Geraci-Marcone, Schemi e mappe concettuali di Storia Romana

schema riassuntivo del manuale Geraci-Marcone

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2015/2016

Caricato il 22/04/2016

cristina.caliendo
cristina.caliendo 🇮🇹

4.5

(13)

13 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Storia romana Geraci-Marcone e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Romana solo su Docsity! GLI ULTIMI DUE SECOLI DELLA REPUBBLICA Gli avvenimenti degli ultimi due secoli della repubblica determinarono proprio il passaggio dall’età repubblicana a quella imperiale. Si assisterà in particolare all’emergere di nuove figure che cercano di accentrare i poteri nelle proprie mani. Un esempio lo sono Mario e Silla. Al problema dell’esercito provvide Caio Mario, verso la fine del 100 a.C.;ci ritroviamo con l’Italia invasa dai Cimbri e dai Teutoni:due popolazioni germaniche che iniziarono a migrare verso sud,a causa di problemi di sovrappopolamento nelle loro terre.Oltrepassato il Danubio scesero fino al Norico sino a giungere in Gallia.Nel frattempo c’è Giugurta dall’altro lato che si era impossessato della Numidia;egli assedio' la città di CIRTA,importante centro del commercio granario e base operativa di molti mercanti romani e italici i quali furono tutti uccisi:ROMA decise a questo punto di entrare in guerra (111 a. C.). L’Italia si trova minacciata quindi da queste popolazioni ma l’esercito non è adeguato (mancando la terza, la quarta e la quinta classe ). Allora Mario,bisognoso di nuove truppe fa approvare una legge, che non sopprime la prima forma di reclutamento, ma consiste nel fatto che da quel momento in poi tutti i proletari, i nullatenenti, potranno arruolarsi come volontari, come professionisti,dietro pagamento ma non erano mercenari.Da un lato questa riforma risolse il problema della mancanza dell’elemento militare e diede subito frutti positivi, perché arrestò l’invasione dei Cimbri e dei Teutoni, dall’altro però ciò determinerà uno dei presupposti chiave dell’età imperiale, e che costituirà la caduta dell’impero romano. Si cominciarono a formare, infatti, dei corpi di forza, centri di potere, che combatteranno per il loro comandante, spinti da quel che egli prometteva loro! E se qualcun altro prometteva qualcosa di meglio, erano pronti a schierarsi con qualcun altro. Erano tanti gli eserciti che si vennero a formare, tutti in lotta tra loro; ciò porterà ad un potere sempre superiore degli eserciti. Mario (fine II secolo, inizi del I) era un grande generale; è definito omo novus, perché riuscì, per le sue qualità, ad assurgere al potere senza ricoprire nessuna magistratura intermedia, ma balzando direttamente al potere (solitamente l’omo novus derivava dal ceto equestre).Un grave episodio dell’inizio degli anni 90, da non dimenticare, è stata laguerra sociale o italica. Gli italici quando videro che né i Gracchi né Livio Druso, riuscirono nell’intento di concedere loro la cittadinanza romana, presero le armi contro Roma, formando uno Stato dentro lo Stato (ebbero un loro senato, i comizi, coniarono monete, ebbero una loro capitale). Il problema della cittadinanza fu risolto con la guerra sociale che fu lunga e sanguinosa con sconfitte e distruzioni da entrambe le parti.Il cattivo andamento delle operazioni portò Roma ad una soluzione politica del conflitto;venne approvata una legge che concedeva la cittadinanza romana agli alleati rimasti fedeli e alle comunità che avessero deposto rapidamente le armi;un'altra legge estendeva la cittadinanza a quegli Italici che si fosseroregistrati presso il pretore di ROMA entro 60 giorni. Tra l’altro, contemporaneamente, Mitridate ( Re del Ponto )aveva cercato di invadere i territori romani, ed era arrivato già ai Balcani, e Roma non poteva difendersi perché lottava contro gli Italici. A questo punto, Roma capisce di dover risolvere il problema con gli italici prima di potersi difendere in Asia Minore. All’interno di questa guerra civile si distinse Silla, che propose la cittadinanza a tutti coloro che avessero deposto le armi ( entro sei mesi ). Concessa loro la cittadinanza romana, gli Italici combatterono, a fianco dei Romani, contro Mitridate. Il re del Ponto Mitridate VI Eupatore , interrompendo i rapporti amichevoli che da tempo sussistevano fra il suo Paese ed i Romani, prese ad estendere la propria area di influenza politica e militare in Asia Minore fino a provocare l'intervento di Roma . Ne seguirono tre conflitti, detti Guerre Mitridatiche, che si svolsero fra l'88 a.C. ed il 63 a.C Prima Guerra Mitridatica Invadendo la provincia d'Asia , Mitridate incontrò il favore degli occupati che erano contrari al governo romano e, attegginadosi a liberatore, riuscì ad estendere la propria popolarità anche in Grecia. Ne nacquero ribellioni e fermenti contro i quali Roma organizzò una spedizione comandata da Lucio Cornelio Silla . Gaio Mario si oppose alla nomina d i Silla e tentò di farla annullare dal Senato ma Silla fatto senza precedenti, marciò su Roma con le proprie legioni mettendo in fuga Mario ed i suoi sostenitori . Silla sconfisse Mitridate a Cheronea ma, preoccupato per l'attività dei suoi avversari a Roma, affrettò la fine della guerra stipulando il trattato di Dardano (85 a.C.) con il quale Mitridate usciva dal conflitto subendo soltanto modeste perdite territoriali Seconda Guerra Mitridatica Le ostilità ripresero nell'83 a.C. Questa volta il comando romano fu affidato a Lucio Licinio Murena, ufficiale di Silla, rimasto in Oriente dopo la fine della prima guerra mitridatica, il quale aveva attaccato Mitridare di propria iniziativa per ragioni pretestuose . Le operazioni militari romane non ebbero successo, le legioni furono respinte e sconfitte finchè nell'81 a.C.Silla ordinò a Murena di ritirarsi. Incoraggiato da questi avvenime nti, Mitridate riprese i propri progetti espansionistici. Terza Guerra Mitridatica Nel 75 a.C.Nicomede IV, re di Bitinia, morendo lasciò il proprio regno in eredità al popolo romano. Opponendosi al testamento Mitridate provocò il terzo conflitto . L'invasione della Bitinia ad opera di Mitridate fu bloccata dal generale Lucullo, che diresse le operazioni dal 75 a.C. A l 66 a. C. quando, a seguito di una ribellione delle legioni, dovette cedere il comando a POMPEO MAGNO . POMPEO concluse vittoriosamente la campagna nel 63 a.C. , POMPEO scelse il suicidio ed il Ponto fu annesso alla Bitinia formando una provincia. Già abbiamo due grandi problemi risolti, ma un altro grande problema è quello che si scatena, all’interno del Senato, tra “ optimates “ e “ populares “. Gli “ optimates “ erano gli aristocratici per eccellenza, i conservatori; i “ populares “erano i democratici. Entrambi differivano per i programmi ma non per l’ideologia di base, perché erano, sempre, tutti Senatori; quindi, avevano una propria ideologia che era quella del latifondo, della proprietà terriera, differivano solo per i programmi.Gli optimates e i populares insanguinarono tutto questo periodo, fino ad arrivare ad Augusto ( è il periodo in cui si afferma il primo triumvirato). Dobbiamo dire qualcosa sulle rivolte servili. Furono tre: 140132; 104100; l’ultima è quella di Spartaco del 73.Le rivolte servili partivano da schiavi pastori che, a differenza di coloro che lavoravano legati alle catene, in quanto liberi creavano problemi allo Stato romano.Ma erano rivolte che fallirono presto; gli schiavi infatti non erano in sintonia tra loro.Molto grave fu la rivolta di Spartaco, un gladiatore venuto da Capua e che tenne in scacco le legioni romane per 2 anni.Attorno a Spartaco si coagularono gli interessi degli emarginati e dei diseredati a causa del dominio romano;alcune rivolte passarono in Sicilia, da dove tentarono di fuggire con delle navi che però furono fatte sparire dai pirati. Alcuni fuggirono verso nord e furono annientati da Pompeo; altri verso sud e furono annientati da Crasso.Spartaco morì in battaglia, anche se si dice che il console romano lo costrinse ad assistere alla morte in croce dei suoi uomini e che lui fosse stato l’ultimo ad essere crocifisso. FRAATE III era sorta una lotta tra i suoi 2 figli,ORODE e MITRIDATE, il quale sarà appoggiato da CRASSO.Nel 53 a. C. invase il paese de nord,marciando attraverso le steppe della Mesopotamia;ma venuti in contatto con i Parti,nei pressi della città di CARRE (MESOPOTAMIA NORDOCCIDENTALE) i Romani furono letteralmente travolti dalla cavalleria corazzata partica e massacrati dagli arcieri a cavallo;mentre si ritirava CRASSO fu preso ed ucciso. Tuttavia, mentre Giulio Cesare si trova in Gallia, a Roma il Senato e Pompeo si coalizzano contro di lui, al fine di togliergli il proconsolato della Gallia.Questi, che nel frattempo è impegnato a sedare la sollevazione di alcune tribù indigene (guidate da un capo gallico,Vercingetorige) su cui riuscirà a trionfare ad Alesia nel 51, tenta contemporaneamente dismorzare la tensione politica col Senato e Pompeo, onde evitare l'inizio di un ennesimo conflitto civile.Ma nel momento in cui il suo avversario ha scelto di allearsi con i repubblicani più intransigenti, ha decretato purtroppo anche l'inevitabilità della guerra. Di fronte alla minaccia di venire spodestato dalla propria carica e allontanato dai propri domini, estromesso quindi per sempre dalla vita politica, Cesare è costretto infatti a scegliere la strada del ritorno in Italia. Il dieci gennaio del 49 varca così il Rubicone (il limite estremo del pomerium, cioè l'inizio dei territori italici, e il confine della provincia gallica), per difendere egli dice la propria dignità e quella dei tribuni della plebe.Ha così inizio la guerra civile. La guerra tra Cesare e Pompeo La guerra si svolgerà su tutto il territorio dell'Impero, giungendo perfino nelle province più orientali: è l'ennesima dimostrazione di come Roma sia oramai andata oltre un orizzontemeramente peninsulare e cittadino, e sia divenuta una realtà globale e mondiale. Subito dopo la discesa di Cesare in Italia infatti, Pompeo risponde riparando nei territori orientali, laddove sa di avere le influenze politiche e le alleanze più salde,quindi maggiori probabilità di vincere il conflitto.Tale mossa apparentemente saggia, osteggiata tuttavia da gran parte del Senato (legato tradizionalmente alle regioni occidentali), si rivelerà unerrore fatale. Essa darà difatti a Cesare tempo e modo di sistemare le zone occidentali dell'Impero procurandosi la loro fedeltà o comunque la loro neutralità, e d'approntarsi così una discesa sicura verso l'oriente, fattore che gli preparerà la vittoria. Appena giunto a Roma, Cesare tenta infatti un riavvicinamento col Senato, cercando di giustificare il proprio precedente operato e garantendo la revoca di molti dei passati provvedimenti dei popolari (dei quali Cesare è il principale esponente politico), provvedimenti che decretano tra l'altro la cancellazione sommaria dei debiti: veri e propri 'attentati' contro la proprietà fondiaria.Nonostante tali disposizioni, i suoi rapporti col Senato rimarranno, anche negli anni futuri, sempre estremamente tesi e difficili (come dimostra anche l'esito della sua vicenda personale). E tuttavia, nell'immediato, egli riesce attraverso esse a diminuire la tensione politica con la nobiltà, ingraziandosi almeno una parte della classe senatoria.La seconda mossa di Cesare consiste poi nel coprirsi la spalle a Occidente, bloccando i possibili focolai di rivolta in Spagna (un territorio sul quale il suo avversario aveva esteso negli anni precedenti la sua influenza politica). Nel 49 egli guida infatti una campagna che partendo da Marsiglia arriva fino nella Spagna vera e propria, e che si conclude lo stesso anno.Per conquistare la fiducia delle popolazioni locali egli adopererà, pur nell'azione bellica, molta cautela, limitando il più possibile gli atti di saccheggio e di vandalismo dei propri uomini e moderando le pene inflitte ai vinti.Infine, nel 48, Cesare raggiunge Pompeo nelle regioni orientali, dove questi lo attende assieme a parte del Senato (quella che, fuggita con lui da Roma, lo ha aiutato a prepararsi ad affrontare la guerra). Le ostilità si svolgeranno principalmente in Epiro. In una prima battaglia, quella di Durazzo, Cesare uscirà sconfitto, rischiando quasi di perdere la guerra; ma nella seconda e decisiva battaglia di Farsalo, egli riuscirà a piegare definitivamente il nemico e a chiudere lo scontro in proprio favore. A questo punto egli si trova ad essere in buona sostanza il padrone assoluto dei territori romani, tanto che anche il Senato seppur controvoglia si vede costretto a riconoscere la sua autorità. Nello stesso anno Pompeo fugge in Egitto, chiedendo asilo e rifugio a Tolemeo XIII, sovrano di tale stato assieme alla sorella Cleopatra, nonchè suo alleato politico (quantomeno fino a prima della sconfitta). Ma, anziché ricevere aiuto e solidarietà, egli viene assassinato a tradimento per ordine dello stesso Tolemeo.Saputa la cosa Cesare, divenuto oramai 'padrone' anche delle zone orientali, fa destituire Tolemeo dal trono, dimostrando di non gradire un atto tanto scopertamente opportunistico, e celebra la memoria del rivale appena scomparso.Subito dopo egli si lega a Cleopatra(dalla quale avrà un figlio ,TOLOMEO CESARE), divenuta sovrana unica dell'Egitto, annettendo all'Impero come zona a protettorato romano anche quest'ultima regione orientale, fino ad allora rimasta indipendente. (Vedremo più avanti il ruolo assunto da questa provincia, di antichissime tradizioni, all'interno dell'economia imperiale, soprattutto nel fomentare e guidare la rivolta dell'Oriente nei confronti del predominio delle zone occidentali.) Nel 47, inoltre, Cesare affronta e sconfigge il re del Ponto Farnace (figlio di Mitridate) e si prepara alla campagna che tuttavia non farà a tempo a combattere contro l'agguerritissimo Impero partico.Nel 45 infine, egli affronta e sconfigge in Spagna gli ultimi residui del partito di Pompeo, guidati dai figli di questi, Gneo e Sesto. Dopo aver annientato tutti i propri nemici sul piano militare, gli rimane però un'ultima (e forse più difficile) impresa: quella di giustificare, alla luce delle tradizioni e della costituzione romane, il proprio pressoché assoluto predominio politico, e ciò sia agli occhi del Senato che del popolo. Egli deve affrontare insomma uno scottante problema, che è stato già dei condottieripolitici (da Mario a Silla a Pompeo) che l'hanno preceduto. CESARE Cesare a Roma si distinse per la sua clemenza, assunse un atteggiamento conciliante nei confronti degli oppositori, e questo fece sì che avesse l’appoggio del popolo; quelle che prima erano ostilità, si trasformarono in simpatia.Cesare nel 46 a.C. ( abbiamo la trasformazione della Repubblica ) ottiene una serie di onori dal Senato, tra cui la dittatura a vita, che è una magistratura straordinaria pericolosissima. Dare a Cesare la dittatura a vita era come se gli si desse tutto il potere.Gli vennero attribuiti gli onori del primo posto in senato,del titolo di IMPERATOR (cioè di detentore dell'IMPERIUM)a vita e di quello di padre della patria. L'eccessiva concentrazione di poteri,il moltiplicarsi di onori senza precedenti finirono per creare allarme non solo tra gli ex pompeiani.Perché l’uccisione di Cesare? Dire perché voleva aspirare alla Monarchia è falso perché Cesare aveva già il potere a vita, e desiderare di più non si sarebbe potuto, in quanto aveva già tutti i poteri in mano! A dare fastidio era la sua legislazione sociale ed economica, che tra le altre cose contemplava il condono dei debiti e ciò, per i grandi latifondisti, che erano grandi debitori, sarebbe stato un guaio. Cesare fece una legislazione a vantaggio dei ceti più disagiati, degli schiavi; tutto questo è chiaro che portò una nota di dissenso in quella parte del Senato che era più importante, quella dei latifondisti. Quindi, Cesare era un pericolo, un ostacolo per l’oligarchia che era al potere. Nell’ambito del senato si crearono 2 correnti: coloro che volevano andare avanti con Cesare e coloro che lo ritenevano pericoloso e che temevano che volesse diventare un monarca. Ma uno che ha già la dittatura a vita , ha già tutti i poteri in mano; semmai si può pensare che la sua legislatura togliesse qualcosa ai senatori e che ciò abbia creato problemi per la paura di perdere parte dei loro beni. Per questo, nel 44 a.C. , presso la curia del senato, fu ucciso con 33 coltellate, alle idi di marzo ( 15 marzo). Si difese fino all’ultimo, ma quando vide tra i congiurati Bruto e Cassio (suoi uomini fidati), si coprì col mantello e si lasciò uccidere. La situazione che si determinò nel senato fu paradossale, perché o si sarebbe dovuto condannare Cesare (cioè cancellare la sua opera) o i suoi congiurati. La situazione paradossale stava nel fatto che da un lato si riconobbe tutta l’opera di Cesare, dall’altro fu concessa l’immunità ai cesaricidi. D’altronde il senato era tutto coinvolto; la situazione non era chiara e non si voleva sbilanciare. In questa ambiguità sta il nodo principale di ciò che succede dopo Cesare.Cesare riportò grandi successi militari; aveva in programma la guerra contro i Parti, che avevano ucciso Crasso e che avanzavano verso i territori romani. Alla morte di Cesare, si afferma la figura di Marco Antonio,suo luogotenente e che era stato console, insomma, era una figura che si era distinta; Antonio si riconobbe ideale continuatore di Cesare, infatti, egi stesso si occupa di fare i funerali a Cesare e rimane famosa la lode che gli fece. Ma, quando meno ce lo aspettiamo, spunta Caio Ottavio (diciottenne), a cui Cesare aveva lasciato l’eredità:era un pronipote di Cesare che si trovava in Grecia per motivi di studio. Nessuno sapeva della sua esistenza, fino a che venne aperto il testamento di Cesare, in cui parte dell’eredità andava al popolo romano e parte a Caio Ottavio, il quale, a questo punto, venne a Roma e, presentandosi ai Comizi, dove venne aperto il testamento, accettò l’eredità. Di conseguenza, fu chiamato figlio adottivo di Cesare, quindi, nel momento in cui accettò l’adozione, cambiò il proprio nomen in Caio Giulio Cesare Ottaviano (secondo l’onomastica romana ). Abbiamo detto che alla morte di Cesare la posizione del senato fu equivoca; ma si sbloccò, potremmo dire, dopo l’apertura del testamento cesareo. Da ciò già possiamo capire che Cesare alla monarchia non pensava affatto, ma ad un cambiamento di regime sicuramente si. Entrato in possesso dell'eredità Ottaviano pose come caposaldo del suo impegno politico la tutela e la celebrazione della memoria del padre adottivo e la vendetta della sua uccisione;buona parte del senato vide in lui un mezzo per arginare la strapotere di ANTONIO. Infatti in Italia dimostrò tutto il suo carattere nello scontro a Modena con Antonio, che non lo accettava; Ottavio riesce a vincerlo, a tornare vincitore a Roma e a far riconoscere la sua adozione dai comizi (gli viene cioè riconosciuta ufficialmente). A questo punto si comprende che è meglio evitare ulteriori guerre civili e unire i 3 uomini più potenti del tempo OTTAVIANOANTONIOLEPIDO; si forma così il secondo triumvirato, che durerà 5 anni (dal 43 a.C. al 38 a.C.). Tale alleanza venne rafforzata da una massiccia epurazione chiamata "proscrizione": molti avversari politici furono condannati a morte, e fra i trecento senatori e i duecento cavalieri uccisi vi fu anche il famoso oratore Cicerone.Tale triumvirato è da considerarsi una magistratura istituzionale, allo scopo di riscrivere la costituzione e creare un equilibrio nello Stato (REI PUBLICAE CONSTITUENDAE): essa conferiva il diritto di convocare il senato e il popolo,di promulgare editti e di nominare i candidati alle magistrature. Da questo momento inizia trasformare lo Stato in un Impero e, temendo di fare la stessa fine di Cesare, fece in modo che sembrasse che tutto fosse rimasto come prima, anche se cambiò il modello politico, accentrò tutto nelle sue mani, dando ai senatori l’impressione di governare anch’essi. Tutto ciò si chiama “ PARADOSSO COSTITUZIONALE “ O “ FIXIO COSITUTIONALE “, perché, in realtà, tutto il potere è nelle mani di Ottaviano. Stiamo bene attenti! Quando diciamo Augusto ci riferiamo solo a lui, come nome proprio, se diciamo, invece, l’Augusto o un Augusto, non è lui ma saranno i titoli onorifici di altri.Con Augusto entriamo nell’Età Imperiale. La prima parte la chiameremo Principato perché Augusto è ora PRINCEPS,cioè il primo uomo dello Stato.Il senato avendo trovato la pace, gli concesse una serie di onori (dal 27 a.C. al 23 a.C.), tra cui il titolo di augustus (da questo momento in poi sarà dunque Augusto), dal verbo latino augere (accrescere) , come colui destinato ad accrescere il bene dello Stato col valore della divinità, ha un’accezione carismatica e religiosa. Egli ci ha lasciato le “RES GESTAE DIVI AUGUSTI” , una grande iscrizione (la regina delle iscrizioni) suo testamento spirituale, in cui narra le sue imprese e le sue linee politiche.Una copia la fece affiggere nel suo mausoleo (ma questa nei secoli si è persa); ci sono pervenute le copie che fece affiggere nelle parti più importanti dell’impero (Apollonia, Antiochia, Ancara). Quella di Ancara, detta monumentum anciranum, ci ha chiarito le idee su Augusto stesso e sulla sua idea di principato. Nelle sue parti lacunose è stata integrata mettendola a confronto con le altre copie. PRINCIPATO AUGUSTEO Il suo regno coincise con un periodo di pace, di prosperità economica e di grande fioritura culturale, noto come età augustea; Ottaviano riportò l'unità e rafforzò il governo dopo quasi un secolo di guerre civili. Nel 2 a.C. ricevette il titolo di Pater patriae ("Padre della patria").Come protettore delle arti, Augusto fu amico e mecenate dei poeti Ovidio , Orazio , Virgilio nonché dello storico Livio . Patrocinò l'architettura e promosse la costruzione di opere monumentali e civili. Cercò di far rivivere gli antichi valori in un'epoca di grande permissivismo: per porre un freno all'immoralità dei costumi emanò leggi contro il lusso e rafforzò l'istituto familiare. In campo economico promosse lo sviluppo dell'agricoltura in Italia . Augusto anche se si presenta come “princeps”, in effetti non lo era; per far passare il suo progetto politico si è posto allo stesso livello dei senatori, in più dei quali aveva solo l’auctoritas. Augusto propone le leggi, indirizza il consiglio: per questo si parla di principato con Augusto. Cioè, Augusto lasciò tutto in mano ai Senatori ma dietro ad ogni Senatore vi piazzò un cavaliere equestre, che dipendeva direttamente dall’Imperatore, era un uomo fidato dell’Imperatore. Tutti i posti chiave ora vanno in mano al ceto equestre e, quindi, il ceto equestre ha ora una funzione determinante. I poteri particolari, grazie ai quali egli era superiore agli altri, ma che voleva nascondere erano: “IMPERIUM PROCONSOLARE MAIUS ET INFINITUM”, “TRIBUNICIA POTESTAS” , a cui si aggiunge il “PONTIFICATO MASSIMO” . Il primo è il comando supremo su tutte le province (potere militare e giurisdizionale, su un proconsole e su tutte le province): Augusto fu quindi a capo, non solo delle sue province ma, anche di tutte le altre province romane . In questo modo, Augusto aveva un potere ( civile e militare ) immenso, anche se, ufficialmente , il potere era de l Senato.I l secondo consiste nel convocare il senato, è il potere che hanno i tribuni della Plebe, quindi, ha un valore enorme, lui si fa attribuire solo il potere della TRIBUNICIA POTESTAS ma non la carica. Quest’ultima la lascia ai tribuni della Plebe, ma sono delle cariche vuote perché i poteri ce li ha Augusto.Dal momento che lui non è un tribuno della Plebe ma ha i poteri del tribuno della Plebe, non ha un compagno e quindi nessuno gli può opporre il veto, invece lui lo può opporre a tutti gli altri. Qui sta il suo enorme potere, ecco perché ha tutti i poteri civili: perché lui è il primo a legiferare, il primo a poter opporre il veto agli altri e nessuno gli si può opporre.Il grande segreto di Augusto sta nel fatto che lui ha tutti i grandi poteri civili e militari.Si tratta di poteri civili che lui si attribuisce, senza però avere la carica corrispondente. GOVERNO DELLO STATO E AMMINISTRAZIONE DELL'IMPERO Per la città di Roma Augusto attuò un' opera su 2 piani:quello monumentale e quello della razionalizzazione dei servizi.Accanto alla sua casa sul Palatino fece costruire un tempio ad APOLLO;completò i programmi edilizi di Cesare;sul CAMPO MARZIO edificò il PANTHEON e il suo mausoleo,un complesso architettatonico in cui attraverso immagini e iscrizioni veniva celebrata l'opera del Princeps.Durante il principato augusteo furono costruiti o ristrutturati molti edifici pubblici,acquedotti,terme,teatri e ci si preoccupò dell'organizzazione dei servizi per l'approvvigionamento alimentare:a seguito della carestia che colpì Roma nel 22 a.C. Augusto assegnò ad alcuni senatori l'incarico di provvedere alle distribuzioni gratuite di grano e in seguito alla crisi dell' 8 d. C. istituì un servizio stabile che doveva provvedere al rifornimento granario dalle provincie,con a capo un prefetto di ordine equestre,il PRAEFECTUS ANNONAE. Il governo di Roma fu attribuito ad un PRAEFECTUS URBI di ordine senatorio;l'Italia fu divisa in 11 regioni; i più importanti provvedimenti riguardavano l'organizzazione del sistema di comunicazioni.Vi furono inoltre numerose iniziative edilizie:porte,mura,strade,acquedotti. Le province le divise in SENATORIE ed IMPERIALI. Bisognava trovare un compromesso con i senatori: pretendevano che non fossero toccati i propri possedimenti e visto che Augusto li tranquillizzò, acconsentirono alla sua politica. LE PROVINCE SENATORIE erano affidate alla gestione dei senatori, che manderanno un loro uomo (proconsole o pretore). Queste province (dette pacate, pacificate) sono di antica romanizzazione (fedeli a Roma) e che non hanno nessun esercito, o legione, ma solo funzionari amministrativi. Sono delle province che devono pagare dei tributi. Il 90% dei senatori avevano investito i loro beni in queste terre pacificate, dove non c’era pericolo di rivolte e dove mandavano i loro proconsoli di fiducia, che dovevano agire sulle aliquote delle imposte che gravavano sui terreni (e che variavano da provincia a provincia). Si dovevano pagare a Roma i tributi in percentuale; ma loro per arricchirsi le aumentavano e pagavano a Roma solo quello che spettava. LE PROVINCE IMPERIALI sono quelle che dipendono direttamente dall’Imperatore e che sono amministrate dai “ legati augusti propretori “( uomini al posto di Augusto, dei suoi legati, di sua fiducia ).Erano quelle di nuova acquisizione; erano turbolente, in esse infatti venivano stanziate le legioni, gli eserciti, sui quali ad Augusto premeva avere un certo controllo, visto che non erano di poco conto. Il suo potere era maius, significa che al di sopra delle province senatorie c’era sempre lui, anche se non interveniva nella loro gestione. Le tasse delle province senatorie aumenteranno nell’erario, mentre quelle delle province imperiali nel fisco; queste ultime entreranno nelle casse dell’imperatore che le userà per pagare l’esercito. In quanto maius, Augusto può trasformare le province, quelle senatorie per esempio in imperiali (come fece in Spagna). Con Augusto si afferma il ceto equestre:poichè il numero dei senatori che avevano tutte le più importanti magistrature e le maggiori posizioni di comando civile e militare in provincia non era sufficiente vennero impiegati anche dei membri dell'ordine equestre,non solo in ambito giudiziario e negli appalti pubblici ma anche in campo militare e in cariche amministrative. Per quanto riguarda il cursus onorum dei senatori: con Augusto la carica sarà ereditaria; prima si doveva avere un certo reddito di tipo fondiario; i senatori che avevano ricoperto una magistratura, divenivano poi senatori a vita. Ogni 5 anni veniva fatto l’aggiornamento delle liste e chi non aveva più un certo reddito veniva eliminato. Il senato comincia a modificarsi: entrano gli ominis novi, gli italici e i provinciali, vigirdivireti (20 uomini) (serie di collegi, dai quali era necessario passare per procedere al cursus onorum). Diversa è la carriera equestre che, anzitutto, non è rigida; erano funzionari dello stato che gestivano per esempio i latifondi imperiali o che governavano piccole province. Poi c’erano anche le prefetture, che costituivano il massimo a cui potevano aspirare e che per lo più erano ricoperte da amici dell’imperatore. Una era quella d’Egitto. Continuiamo con le prefetture (costituite da gente fidata dell’imperatore): Annona, che si occupava dell’approvvigionamento alimentare della città di Roma; parte di quest’imposta veniva pagata in natura. Aveva i poteri ma non era tribuno e per il fatto di essere solo non gli si poteva opporre veto, invece lui poteva estendere il suo potere a tutti. I Senatori, da parte loro, avevano tutto come prima, ma il potere era tutto di Augusto. Il Senato aveva una sorta di tornaconto, vi era una sorta di compromesso che sta nel fatto che i Senatori erano grandi proprietari terrieri e le loro terre erano tutte nelle province pacate, tipo la Sicilia, quindi loro volevano il controllo di questi possedimenti (Spagna, Gallia, Cartagine). Quindi, si assicurarono il controllo di queste terre mandando governatori di loro fiducia. Questi governatori di loro fiducia si dovevano occupare di un’altra cosa, cioè di gestire al meglio l’aliquota che questi dovevano pagare ( perché anche allora c’era la tassa sulla proprietà, però quella era una tassa che variava a seconda del tipo di località, del tipo di coltivazione ) e l’abilità dei governatori stava nel far pagare il meno possibile. Il ceto dei cavalieri, con Augusto, diventa un vero ceto burocratico, mentre prima erano dei privati ora sono delle vere e proprie carriere che possono essere: militari, amministrative, civili, ecc.Il potere religioso e politico torna ad essere nelle mani del princeps,infatti con la morte di Lepido, Augusto riuscì ad ottenere il pontificato massimo. La religione romana, che era politeista, era fondamentale per i Romani per i quali ogni atto doveva essere sottoposto alla volontà degli dèi.Fino ad ora, abbiamo visto che c’erano stati più collegi religiosi, tra cui quello dei pontefici, a capo c’era il collegio dei pontefici massimi, ed i poteri religiosi erano separati dai poteri politici; invece, Augusto si fece attribuire i l pontificato massimo e quindi unì in sé i due poteri . Quindi, ebbe proprio tutti i poteri invece le cariche rimasero ai magistrat i (mentre il potere rimaneva in mano ad Augusto, perché le cariche sono diverse dal potere). Qui sta la differenza tra Repubblica e Impero, perché ora tutti i poteri sono accentrati nelle mani di uno solo, Augusto, anche se non era un potere istituzionalizzato. Nel 12 d.C. morì Lepido. Il potere religioso è molto importante per muovere le masse, per guidarle, per governarle. Vigili , corpo speciale che si occupava della polizia della città. Il più importante prefetto era quello pretorio, che costituiva il vice dell’imperatore (che nel corso dei secoli non troveremo più). Il pretorio era a capo delle coorti pretorie, dei reparti militari (pretoriani), guardie dell’imperatore. Essi venivano scelti tra romani ed italici ed avevano dei privilegi (rispetto ai legionari), ma si comportavano con ogni sorta di arbitrio: nominavano ed abbattevano l’imperatore, per esempio. SUCCESSIONE IMPERIALE Quella di Augusto non è una monarchia istituzionale, quindi si pone il problema della discendenza, della successione. Nel I e nel II secolo d.C. la successione avviene nell’ambito della stessa famiglia, è un sistema dinastico/ ereditario, dinastico perché, finché era in vita, il Princeps designava il suo erede e, finché era in vita, lo cooptava ( gli dava parte del potere, una della repubblica. Contemporaneamente, però, fa giustiziare alcuni di coloro che hanno congiurato contro Caligola, pur facendo annullare tutti gli atti del suo predecessore. Si pone però con modestia nei confronti del senato e dei magistrati; si occupa dell'amministrazione della giustizia con estremo impegno, non diserta i suoi doveri nemmeno durante le feste comandate, revisiona varie disposizioni di legge che ritiene inique, cercando di inasprirle o di renderle maggiormente tolleranti a seconda dei casi. Tuttavia, nonostante il suo fervente impegno teso ad una migliore amministrazione della giustizia, Quanto alle azioni militari, che pure non mancano, Claudio non vi partecipa mai direttamente. E' presente solo durante la conquista di Camolodunum, l'odierna Colchester, allora capitale del territorio dei Belgi nella bassa Inghilterra. La campagna di Britannia è infatti vittoriosamente condotta da Aulo Plauzio che annette definitivamente l'Inghilterra meridionale e centrale all'Impero, impresa fallita sotto Caligola. Nello stesso periodo, Claudio annette all'impero anche due provincie della Tracia, che diventano così provincia romana a tutti gli effetti e preziosa fonte di reclutamento di truppe. Relativamente alle truppe ausiliarie, Claudio dà particolare enfasi alla concessione della cittadinanza a coloro che hanno prestato servizio nell'esercito per almeno venticinque anni, allargando tale diritto anche ai loro figli e alle mogli, e continuando nella elargizione dei cosiddetti "diplomi" di bronzo già introdotti dai suoi predecessori. Questo non è certo in contrasto con la visione che Claudio ha dell'Impero. Dimostrando una visione politica straordinariamente moderna, egli infatti tende a ritenere la composizione multietnica dei territori annessi una possibilità di progresso piuttosto che un elemento disgregante. Pur rimanendo convinto della superiorità dei cittadini romani nei confronti dei provinciali, Claudio propone la presenza in senato anche di membri provenienti dalle provincie non ancora "romanizzate".Claudio si occupa anche con particolare interesse del miglioramento delle opere pubbliche, in particolare degli acquedotti;costruì il porto di OSTIA per consentire l'attracco delle navi granarie. Il regno di Claudio è caratterizzato dagli intrighi di corte.Egli aveva sposato in terze nozze Messalina da cui ebbe un figlio, Britannico.Svetonio, Tacito descrivono Messalina come afflitta da tre vizi capitali,lussuria, crudeltà e avidità. Claudio manderà a morte Messalina dopo un tentativo di colpo di stato ordito dalla donna e da Gaio Silio, uno dei suoi amanti, con l'intenzione di porre sul trono Britannico, il figlio di appena sette anni dell'imperatore e della stessa Messalina. La congiura, perpetrata durante un viaggio di Claudio a Ostia, viene sventata dal liberto Narciso. L'imperatore,nel 49 d.C. convola a giuste nozze con Agrippina Minore, alla quale è legato da un profondo affetto. Agrippina è figlia di suo fratello Germanico e, pur di sposarla, Claudio ottiene persino dal senato la modifica della legge che impediva matrimoni tra consanguinei. L'imperatore muore infatti nell'ottobre del 54 d.C., all'età di sessantaquattro anni, dopo aver mangiato dei funghi avvelenati:la prima indiziata della sua fine è sicuramente Agrippina, preoccupata che la freddezza mostrata negli ultimi tempi dall'imperatore nei suoi riguardi possa compromettere l'eredità al trono di Nerone, suo figlio di primo letto. Agrippina, infatti, trama da sempre nell'intento di scalzare il figlio di Claudio, Britannico, dalla possibilità di successione e ha già indotto l'imperatore ad adottare Nerone dopo il matrimonio di quest'ultimo con Ottavia, la sorella di Britannico. Nonostante le stravaganze e i comportamenti palesemente ottusi raccontati dai suoi contemporanei, Claudio è comunque un uomo di profonda cultura grazie alla quale sa mostrare momenti di straordinaria apertura mentale Plinio il Vecchio lo annovera tra i cento scrittori più colti del suo tempo e Livio, durante la gioventù di Claudio, si dichiara sicuro che egli avrà un luminoso futuro come storico. Claudio compone numerose opere letterarie tra le quali una storia etrusca in venti libri, una storia di Cartagine in otto libri e altrettanti libri autobiografici, andati purtroppo tutti perduti. Scrive anche un saggio sull'alfabeto romano, al quale aggiunge tre nuove lettere che vengono però eliminate subito dopo. NERONE (54 d.C.68 d.C.) Nerone fu l' ultimo imperatore della gens GiulioClaudia. Figlio di Gneo Domizio Enobarbo e di Agrippina Minore, cambiò il suo nome (Lucio Domizio Enobarbo) in Nerone Claudio Cesare dopo essere stato adottato dall'imperatore Claudio , che sua madre aveva sposato in seconde nozze. Nel 53 sposò la figlia di Claudio, Ottavia. Alla morte di Claudio, nel 54, i pretoriani, guidati dal prefetto del pretorio Sesto Afranio Burro (fedele ad Agrippina) lo proclamarono imperatore. Sotto la guida di Burro e del filosofo Seneca, suo tutore, Nerone cercò una collaborazione col senato, la cui autorità era notevolmente diminuita durante i regni degli ultimi imperatori. Entrato in contrasto con la madre, che si opponeva alla sua relazione con Poppea Sabina e intendeva esercitare sempre maggiore influenza, Nerone fece uccidere Britannico, figlio di Claudio e di Messalina, considerato un possibile pretendente al trono e allontanò la madre da Roma, facendola uccidere nel 59 a.C. Con la morte di Burro e il ritiro di Seneca dalla vita pubblica, Nerone modificò radicalmente la propria politica: divenuto ostile al senato, iniziò a favorire i ceti popolari e militari e a esercitare un potere sempre più dispotico . Quando, nel luglio del 64, Roma fu distrutta da un incendio, l'imperatore ne fu ritenuto responsabile e cercò invano di incolpare dell'incendio i cristiani . In seguito, fece costruire per sé la nuova residenza imperiale (la domus aurea) . Il contrasto con il senato si acuì in seguito alla riforma monetaria introdotta da Nerone (5960), secondo cui veniva privilegiato i l denarius (la moneta d'argento di cui si serviva soprattutto la plebe urbana) all'aureus (moneta dei ceti più agiati) . Nel 65 Caio Calpurnio Pisone ordì una congiura(nota come “congiura dei pisoni” ) ai danni di Nerone, che tuttavia la represse. Nel 66 d.C. , in Giudea, la requisizione di parte del tesoro del Tempio di Gerusalemme fu uno dei motivi dello scoppio di una violenta ribellione contro i Romani. Per rimpinguare le casse dello Stato Nerone avrebbe inoltre utilizzato lo strumento dei processi e delle confische. Nel 68 le legioni stanziate in Gallia e in Spagna si ribellarono all'imperatore, costringendolo a fuggire da Roma. Dichiarato nemico pubblico dal senato, Nerone si suicidò. La sua fine segna anche quella della dinastia giulioclaudia. La mancanza di una soluzione preordinata per la successione fu la causa di una grave crisi che fece rivivere per breve tempo all’Impero lo spettro delle guerre civili. Oggi rivalutiamo Nerone perché , in realtà, non è come lo avevano descritto le fonti antiche, ma è pur vero che cercò di introdurre un tipo di monarchia ellenizzante, che ovviamente non poteva piacere al Senato, ciò rese il Senato agguerrito nei suoi confronti. Tacito fu un Senatore ostile a Nerone e mette in dubbio che Nerone bruciò Roma; è ovvio che non fu Nerone ad incendiarla, ma l’incendio nacque da solo. L’ANNO DEI QUATTRO IMPERATORI Si erano così create le condizioni per una nuova guerra civile, che vide contrapposti senatori , governatori o comandant i militari che, forti del sostegno dei loro eserciti, assunsero il titolo di imperatore. La crisi del 69 d.C. , con quattro imperatori (Galba, Otone, Vitellio e Vespasiano, che alla fine risultò vincitore), che si combatterono l’uno contro l’altro, mostra come l’asse dell’Impero si fosse spostato lontano da Roma e come le legioni fossero in grado di imporre il loro volere. VESPASIANO (69 d.C.79 d.C.) Con Vespasiano inizia la dinastia dei Flav i , che comprende il periodo di Impero di Vespasiano stesso e dei suoi due figl i Tito e Domiziano . Con i Flavi ci troviamo nell’ambito di una successione ereditaria . Vespasiano, comandante distintosi nella guerra giudaica, salendo al trono, era consapevole di non possedere nessun retroterra culturale, cioè non aveva nessun precedente illustre ed era italico . Quando Vespasiano va al potere non ha un’aristocrazia alle spalle, ma è un generale dell’esercito, che viene eletto dal suo esercito. Non era dunque un aristocratico, anzi tutt’altro. Quindi, con Vespasiano, la monarchia non è più limitata all’ambito romano. Roma comincia a perdere la sua posizione di privilegio: gli imperatori non saranno più solo romani ma anche italici. Il principato di Vespasiano rappresenta il definitivo consolidamento dell'Impero come istituzione;come prima cosa fece approvare dal senato la “LEX DE IMPERIO VESPASIANI”(legge sull’impero di Vespasiano), che fissava le prerogative dell’imperatore e del senato (dando quindi una parvenza di legalità ai poteri dell’imperatore). Con questa legge sancisce un po’ e stabilisce i diritti e doveri, rispettivamente del Senato e del Princeps: quello che Augusto aveva fatto sottobanco, Vespasiano lo istituzionalizza, per avere una legittimazione politica. Fu un ottimo imperatore, solo che passò negativamente alla storia perché svolse una politica molto accentrata, dando poco spazio al Senato e ai Comizi.Vespasiano dovette fronteggiare il grave defic it nel bilancio provocato dalla politica di Nerone e dalla guerra civile;estese ai cavalieri la responsabilità di alcuni uffici della burocrazia;favorì l'estensione della cittadinanza e reclutò sempre più spesso i legionar i dalle provincie . Vespasiano fece comprendere la sua intenzione di creare una dinastia, associandosi al trono inizialmente solo il figlio Tito, successivamente anche l’altro figlio Domiziano. TITO (79 d.C.81 d.C.) Dopo Vespasiano, nel 79 d.C. , salì al potere il figlio Tito ( Vespasiano, mentre era in vita, nominò come suoi probabil i Cesari [ successori ] i suoi figli ), che aveva combattuto col padre, si era distinto nella distruzione di Gerusalemme, nel 70 d.C.( la diaspora degli Ebrei cominciò con la distruzione di Gerusalemme ), si formò così lo Stato di Israele.Sotto il breve regno d i Tito ricordiamo,tra l'altro gravi calamità naturali:l’eruzione del Vesuvio nel 76,durante la quale Pompei venne sommersa dalla lava, e un incendio a Roma . Gli storici del I secolo sono Svetonio ( con le “ vite dei 12 cesari “ ), Tacito e Cassidione, non vissero, però, nel I secolo, Svetonio e Tacito sono a cavallo tra I e II secolo, Cassidione è del III secolo. La loro storiografia è generalmente ostile perché si rifecero a storici che ce l’avevano con gli imperatori.Tito fu definito da Svetonio “ delizia del genere umano “, perché durò poco, visse solo due anni da imperatore, nel senso che mentre il padre era stato più intransigente, Tito si distinse in maniera piuttosto negativa, per la distruzione di Gerusalemme e della Masnada ebraica ( che è una fortezza in cui si erano rifugiati gli Ebrei ); in realtà, con quelle calamità che c’erano state, cercò di venire in aiuto al popolo. Ma era considerato più figlio di Nerone che di Vespasiano, perché sperperava molto denaro in giochi e spettacoli ( con gli animali o con i gladiatori ), tutto ciò aveva costi altissimi. Tito morì e gli successe il fratello Domiziano. DOMIZIANO (81 d.C.96 d.C.) Sia di Tito che di Domiziano, gli storici non hanno un giudizio positivo. Di Domiziano si condanna l’arrendevolezza nei confronti dei barbari che premevano al confine, ma in realtà la sua fu una mossa intelligente perché per frenare la loro avanzata non poté che scendervi a patti:bisognava infatti salvare i confini romani.Si disse che avesse preso accordi con i del Senato. Si trattava di problemi sia economici sia politicomilitari. Gli sgravi fiscali e la politica sociale, che segnarono una svolta di Nerva rispetto alla pressione tributaria dei Flavi, non rimediavano, ma semmai accentuavano, le difficoltà economiche, che già si erano manifestate sotto Domiziano e a cui Nerva non poteva porre agevolmente rimedio. Nerva designò come successore Traiano, con cui entriamo nel momento di maggiore espansione dell’impero; egli infatti si impossessa della Dacia (odierna Romania), territorio ricco di risorse minerarie e umane (queste ultime servivano ad arruolare gran parte dei contingenti militari). TRAIANO (98 d. C.117 d.C.) Con Traiano inizia la dinastia degli Antonini. Il periodo degli Antonini è considerato il periodo d’oro per eccellenza per Roma; anzi, si può dire che i primi due secoli sono i migliori per Roma, perché gli Antonini furono molto equilibrati e diedero molto lustro a Roma (ricordiamo che con Traiano l’Impero arriva alla sua massima espansione , fu lui a conquistare la Dacia, che era un territorio ricchissimo, soprattutto di minerali e d’oro, e quindi, conquistò anche tutta una serie di Stato cuscinetti ). Ricevette la notizia della sua adozione da parte di Nerva e, quindi, della successione mentre svolgeva le sue funzioni di governatore in provincia nella Germania meridionale, lungo il corso del Reno. A Roma si recò solo nel 99 d.C. preferendo completare il lavoro di consolidamento del confine renano. Egli unì nella sua persona le caratteristiche di esperienza militare e il senso di appartenenza al senato che erano state proprie della tradizione repubblicana ed erano state incarnate da Augusto. Queste due prerogative lo resero agli occhi dell’opinione pubblica del tempo “l’optimus princeps”, il sovrano ideale rispettoso delle istituzioni, sottomesso alle leggi, ma nello stesso tempo eminente per le proprie virtù e gradito all’esercito. Tra i suoi programmi un posto di rilievo ha l’espansione territoriale. Le campagne daciche(101102 e 105106 d.C.), sembrano godere in particolare del sostegno del Senato. La Dacia fu ridotta a provincia, e nel territorio di nuova conquista si ebbe una forte immigrazione di coloni da tutto l’Impero. L’oro che arrivava a Roma dallo sfruttamento delle miniere daciche servì a finanziare imprese militari e le spese per opere pubbliche e sociali varate da Traiano a Roma, in Italia e nelle province. L’enorme quantità di metallo prezioso immessa sul mercato contribuì inoltre ad avvicinare il valore reale del denarius d’argento al suo valore nominale in rapporto con l’oro e, dunque, a favorire la stabilità di questa moneta, utilizzata nelle attività commerciali usuali e per la paga dei soldati. Infine, nel 114 d.C. , Traiano organizzò una grande campagna contro i Parti durante la quale furono occupate l’Armenia, l’Assiria e la Mesopotamia. Traiano, richiamato a fronteggiare una rivolta degli Ebrei scoppiata in Mesopotamia ed estesasi anche a Cirene e altre province orientali, decise di abbandonare le nuove conquiste, in seguito morì in Cilicia dopo essersi ammalato sulla via del ritorno verso Roma. Le truppe acclamarono imperatore il governatore della Siria, P. Elio Adriano, un parente spagnolo dell’imperatore. Secondo alcune fonti Traiano lo adottò come suo successore sul letto di morte, ma altri autori sostengono che l’atto di adozione sarebbe stato completato dalla moglie di Traiano, Plotina, che per qualche giorno tenne segreta la morte del marito. ADRIANO (117138 d.C.) Con Adriano e i suoi successori si porterà avanti una politica di consolidamento dei confini. Egli fu un grande imperatore di cultura ellenistica, che viaggiò molto e stette poco a Roma (ciò fu considerato un oltraggio per il senato). Da Traiano in poi gli imperatori saranno di origine spagnola. Quindi riassumiamo le dinastie: F 0 B 7F 0 2 0quella Giulio Claudia era romana F 0 B 7F 0 2 0quella dei Flavi (Vespasiano, Tito e Domiziano) era italica F 0 B 7F 0 2 0infine gli imperatori spagnoli (detti provinciali). Nel 98 era stato Adriano a portare a Traiano nella Germania superiore la notizia della morte di Nerva; poco tempo dopo aveva stretto i legami di parentela con l'imperatore sposandone una pronipote, Sabina; lo aveva accompagnato nella prima e nella Seconda guerra contro i Daci e in quest'ultima si era tanto distinto da meritarsi un dono di grande valore e di altissimo significato: l'anello prezioso che Traiano aveva ricevuto da Nerva il giorno dell' adozione. Di grande memoria, d'ingegno vivace e di parola facile, Adriano si intendeva di musica, di pittura, di scultura, di architettura, di filosofia, scriveva in prosa e in poesia, in greco e in latino; in greco anzi era così versato ed era così amante della civiltà e della cultura ellenica che a Roma gli avevano messo il nomignolo di "graeculus". Nell'agosto del 118 egli fece il suo ingresso a Roma. Voleva il Senato che il trionfo decretato a Traiano fosse da Adriano solennizzato in suo onore; ma il nuovo imperatore rifiutò e in memoria del defunto fu celebrato un trionfo splendido durante il quale la statua del conquistatore della Dacia venne portata nel tempio di Giove sul Campidoglio. Più tardi, il 24 gennaio del 119, ricorrendo l'anniversario dell' imperatore, furono dati giuochi magnifici in cui cento leoni ed altrettante leonesse furono uccise nel circo. Per cattivarsi ancora di più la simpatia del popolo di Roma e dei provinciali Adriano con un atto di opportuna generosità ridusse i debiti di questi ultimi , ai cittadini condonò i debiti che verso il fisco avevano contratti da sedici anni per una somma che raggiunse la cifra di novecento milioni di sesterzi e stabilì che ogni quindici anni si facesse una revisione dello stato dei debiti e che le imposte, anziché col sistema degli appalti, venissero riscosse direttamente. L'impero di Adriano si inaugurava coi migliori auspici, ma sciaguratamente delle condanne ne avevano macchiato gli inizi, condanne che ci mostrano come non da tutti fosse ben vista l'assunzione al principato del nuovo imperatore. Non tutti, difatti, erano contenti della scelta di Adriano. In lui parecchi, che appartenevano alla nobiltà guerriera ed erano seguaci della tradizione romana, vedevano un capo che tendeva a scostarsi dalla linea seguita da Traiano,un principe che alla politica di espansione preferiva una politica di raccoglimento e di difesa.Inoltre Adriano decise di abbandonare la politica di controllo diretto delle province orientali create da Traiano e preferì affidarle a sovrani clienti.Per acquistarsi la pubblica benevolenza Adriano si preoccupò di alleviare il malessere economico,facendo distribuzioni al popolo, reintegrando il patrimonio dei senatori che avevano perduto il censo e proseguendo il programma alimentare traiano. Adriano passò gran parte del suo regno viaggiando attraverso le province. Adriano fu famoso perché era un imperatore ellenizzante, cultore delle arti classiche ( si ricorda la famosa “ Villa Adriana “ a Tivoli, il “ Vallo Adriano “,in Britannia, una specie di muraglia fortificata che delimitava il territorio provinciale ). Nel 132 d.C. , dopo il suo passaggio, scoppiò in Palestina una gravissima rivolta, guidata da Simone Bar Kochba(“il figlio della stella”), che come un nuovo Messia si pose a capo di una resistenza fatta soprattutto di azioni di guerriglia. La rivolta era stata provocata dall’intenzione di Adriano di assimilare gli Ebrei alle altre popolazioni dell’Impero, manifestatasi attraverso la fondazione sul sito di Gerusalemme della “COLONIA DI AELIA CAPITOLINA”. Qui Adriano stesso avrebbe dovuto essere oggetto di culto in un tempio dedicato a Giove, sul sito del distrutto Tempio giudaico. La ribellione ebraica dovette essere avvertita come una minaccia per l’esistenza dell’Impero, come dimostra la violentissima e spietata repressione. Adriano impose le leggi che vietano la circoncisione agli Ebrei, ecco perché la lotta, dal 132 al 133 d. C. ,era detta nazionalistica. Gerusalemme venne rasa al suolo e si fece divieto agli Ebrei di entrare a Gerusalemme. Gli Ebrei, dunque, non ebbero più una patria. Adriano, inoltre, avvertì l’importanza del ceto equestre per l’amministrazione finanziaria e ne riorganizzò la carriera, attraverso tappe di promozione prefissate.Introdusse una distinzione tra carriera militare e civile, una scala di rango definita sulla base del compenso e, allo stesso tempo, estese il campo di azione dei cavalieri con l’impiego di procuratori equestri(piuttosto che schiavi o liberti). I nuovi funzionari furono impegnati in incarichi relativi all’amministrazione del patrimonio imperiale, dalle miniere alle proprietà fondiarie, all’ammonistrazione fiscale, agli uffici dell’apparato burocratico centrale. Come successore Adriano scelse il console del 136 d.C., Lucio Elio Cesare, che adottò. Morto costui prematuramente, la sua scelta si indirizzò verso un senatore della Gallia Narbonese, Arrio Antonino, il quale adottò a sua volta Lucio Vero il figlio di Lucio Elio – il futuro imperatore Marco Aurelio. ANTONINO PIO (138 d.C.161 d.C.) Antonino Pio è stato un burocrate, amministratore, pignolo, ma un buon Imperatore, ebbe non a caso il nome di Pio.Non aveva però grandi vedute, gli mancava la conoscenza delle condizioni in cui si trovava lo Stato e della politica estera non aveva una adeguata preparazione. Egli aveva tutti i requisiti per governare ottimamente una vecchia e tranquilla provincia, era privo,di moltissime delle qualità che sono necessario al capo di un impero così vasto che per buona fortuna Adriano gli lasciava saldo e pacificato. Fin dai suoi primi atti Antonino riuscì a conciliarsi le simpatie del Senato: non prese provvedimenti contro coloro che si erano opposti all'apoteosi di Adriano, propose un'amnistia in favore di coloro che erano stati condannati dal suo predecessore, protestò di voler trattare col massimo rispetto i senatori e di governare con grande indulgenza. Antonino Pio non portò alcuna innovazione nella politica, cercò di temperare quella del suo predecessore in quello che contrastava con lo spirito e gli interessi del Senato. E poiché uno degli atti meno felici di Adriano era l'aver considerato l'Italia alla stregua delle province, secondo i più Antonino rimise la penisola nella precedente situazione di privilegio ed abolì le quattro giudicature e restituì all'Italia l'oro che era stato offerto per la sua adozione. Si tratta di un periodo sostanzialmente privo di grandi avvenimenti, un segno questo senza dubbio positivo delle condizioni generali dell’Impero. Fu un coscienzioso e parsimonioso amministratore. Durante il suo regno non furono recate minacce alla sicurezza dell’Impero. Solo in Mauritania ci fu una ribellione. Per sua volontà il vallo di Adriano in Britannia fu avanzato nella Scozia meridionale (vallo di Antonino). Antonino Pio morì nel 161, in età di settantaquattro anni, dopo tre giorni di febbre. Il giorno stesso della sua fine, chiamò nella sua camera gli amici e i prefetti delle coorti pretorie, cui raccomandò Marco Aurelio. MARCO AURELIO (161 d.C.180 d.C.) Di lui si dice che fosse un Imperatore saggio, fece una politica molto equilibrata, ma fu sfortunato perché si abbatterono gravi carestie proprio durante il suo Impero: avvenne l’attacco dei Marcomanni che superarono il nostro confine, sfondarono il limes ( che è molto più che confine, una linea in cui stazionavano le legioni ) nordorientale e giunsero fino ad Aquileia. Tutti questi episodi fecero crollare il mito di Roma eterna. I primi due secoli sono i secoli migliori di Roma. Non ci si aspettava che i Barbari riuscissero a sfondare il limes ed arrivare Egli riportò varie vittorie in varie parti dell’impero, ma al momento in cui dovette affrontare la guerra contro i germani, prese tempo e ciò non piacque alle truppe e venne ucciso. Infatti mentre combattere avrebbe significato ricchezza, la vita inattiva non avrebbe dato nessun frutto. Gli storici parlano meglio di Alessandro Severo; Però, tutto sommato era un debole, nel senso che l’esercito voleva un comandante forte, e quindi, essendo ritenuto incapace do fronte ai Germanici, fu ucciso. Dopo Alessandro Severo, inizia un periodo di anarchia militare che dura un cinquantennio.Massimino il Trace viene dopo Alessandro Severo, con lui siamo in pieno Impero barbarico, infatti, era figlio di un goto e di una alana, fu un grande condottiero, generale, combatté in Germania, fu il primo Imperatore a non venire mai a Roma. Al suo posto, nella Curia, fece mettere una sua statua, questo destò le ire del Senato. Veniva dal ceto militare, era impegnato nella guerra contro i Germani quindi, è giustificato per il fatto di aver mandato la sua statua nella Curia. Questo è un periodo che coincide con una serie di rapine e di inasprimento fiscale, perché i generali aumentavano le paghe dei soldati, e di conseguenza si inasprirono le tasse, ciò provocò la ribellione dei proprietari terrieri dell’Africa, e, per la prima volta, vi è l’alleanza tra proprietari terrieri e contadini.Massimino fu assassinato dai suoi stessi soldati e fu eletto un Imperatore che era governatore dell’Africa proconsolare: Gordiano III. Dopo Massimino, dal 235 al 28485, avremo un cinquantennio turbolento, caratterizzato dalle continue anarchie militari, a causa della mancanza di uomini forti. Il primo Imperatore è Decio. DECIO (249 d.C.251 d.C.) Decio è un Imperatore della vecchia aristocrazia, di vecchia educazione aristocratica, quindi è molto apprezzato dal Senato, svolge una politica filosenatoria. Decio (250) va ricordato perché sotto di lui vi fu la persecuzione più cruenta contro i cristiani.Quella di Decio è una persecuzione che venne fatta con un editto, quindi valida per tutto l’Impero. Questo editto, però, non era stato emanato contro i cristiani, ma era un editto che chiedeva a tutti i sudditi dell’Impero che facessero atto di lealismo, che consisteva nel fare delle offerte, dei riti pagani, per ingraziarsi gli dèi, affinché andasse in porto la spedizione contro i Goti. I pagani fecero il sacrificio, ma tutti coloro che erano di religione monoteista no e furono condannati a morte per reato di lesa maestà. La cosa si risolse, per i cristiani, in un massacro di massa. Decio cercò di restaurare le antiche tradizioni, restaurando le cariche repubblicane e la magistratura della censura, assunse personalmente il comando delle truppe sul campo di battaglia e conferì onori ai soldati indipendentemente dal loro rango. per la restaurazione nominò il censore (il primo fu Valeriano) con i seguenti compiti: • stabilire chi poteva essere fatto Senatore, • far tornare agli antichi privilegi l'ordine equestre, • stabilire i tributi e i dazi, • riformare l'esercito, • formulare leggi. Nel 250 Decio affrontò i Goti, in un numero mai visto prima e comandati dall'abile sovrano Cniva,che avevano attraversato il Danubio e premevano contro le province della Mesia e della Tracia. I Goti furono attaccati di sorpresa dall'imperatore mentre assediavano la città di Nicopoli, ma fuggirono e, traversata la penisola balcanica, attaccarono Filippopoli. Decio li inseguì, ma fu sconfitto e Filippopoli cadde in mano ai Goti che la saccheggiarono ferocemente con spaventosa ferocia.Nello scontro finale i Goti uccisero prima il figlio di Decio poi Decio stesso, nel 251. Decio fu il primo imperatore romano morto in battaglia contro il nemico. L'esercito scelse come suo successore Treboniano Gallo, poi confermato dal Senato romano, che si affrettò a far la pace coi Goti. VALERIANO (253 d.C.260 d.C.) E GALLIENO (260 d.C.268 d.C.) Nel 253 d. C. troviamo l’Imperatore Valeriano, anch’egli filosenatore, quindi molto gradito dal Senato. Salì al potere ed associò subito a sé il figlio Gallieno. Così, Valeriano governò l’Oriente e Gallieno governò l’Occidente, ciò non è una separazione di poteri di fatto, ma è un’intesa. Valeriano emanò anch’egli un editto anticristiano ( i cristiani era già arrivati alle alte vette del potere, quindi erano una minaccia ). Sorgono vari problemi, il principale è che si formano due regni separatisti: il Regno di Palmira ( in Siria ) importante città carovaniera, con a capo Odenato, l’altro è l’Imperium Galliarum (Gallia, Spagna e Britannia), con a capo Postumo. Questo è un momento gravissimo per Roma, perché, nel frattempo, ci sono i Persiani e i Goti che premono. L’imperatore Valeriano, allora, parte per combattere contro i Persiani. Questo è l’unico caso nella storia in cui un Imperatore viene preso schiavo e muore in cattività, perché nemmeno il figlio, Gallieno, riesce a riscattarlo. Quindi, tutto il potere rimane a Gallieno, il quale, per prima cosa revocò l’editto, perché si rese conto che era meglio cercare di ridurre le discordie, ma il Senato considerò questo atto una grande debolezza e così considerò, pure, la guerra contro i Goti, che non fu mai decisiva, e poi perché non riuscì più a riscattare il padre. Quel che è ancora più grave è che Gallieno riconobbe i due Regni separatisti e li riconobbe come due Stati amici. Per lo meno sarebbe toccato a loro proteggere i confini. Questa fu una cosa molto grave perché così l’Impero cominciava a sfaldarsi. Gallieno fece delle grandi riforme che gli alienarono sempre più le simpatie del Senato. Una di queste riforme era quella riguardante i comandanti degli eserciti: già da tempo vi era l’esigenza di far gestire gli eserciti dal rango del ceto equestre; ormai i senatori si occupavano più di amministrazione della sfera civile, mentre il ceto equestre guidava gli eserciti. Un’altra grande riforma fu quella di creare le truppe mobili, che erano truppe di pronto intervento. Gallieno fu ucciso nei pressi di Milano proprio da queste truppe (262 d. C. ). Un altro provvedimento di Gallieno che non piacque al senato, fu la separazione tra potere civile e militare; ma egli non fece altro che prendere atto di una situazione di fatto e cioè che la gestione dello stato era già, per consuetudine, in mano ai senatori e che l’ambito militare veniva gestito dal ceto equestre. Infatti fu ai senatori che fu affidato il potere civile e al ceto equestre quello militare. Morto Gallieno, abbiamo degli Imperatori minori, che durano pochissimo, però già si sentiva la necessità di un modello istituzionale diverso, di una vera e propria monarchia. Per fare ciò, doveva cambiare l’immagine che il popolo aveva dell’Imperatore. Tutto ciò avviene con Aureliano (270275 ). Siamo con gli Imperatori illirici. AURELIANO (270 d.C.275 d.C.) Un altro grande, grandissimo imperatore, fu Aureliano (270275), che fu chiamato“RESTITUTOR ORBIS” perché, in realtà, ricostituì l’Impero. Con Aureliano abbiamo la svolta che precede Diocleziano. Intanto, Odenato e Postumo erano morti, Aureliano riconquistò quelle terre e riottenne, così, l’unione dello Stato. Egli comprende una cosa importante: che ormai lo stato romano era arrivato ad una svolta e ad una crisi tale che bisognava assolutamente dargli un nuovo modello politico. Per gestire lo stato si doveva abbandonare il modello augusteo, ma sappiamo che il popolo Romano era contrario alla monarchia, quindi, bisognava trovare il modo per riuscire a fare ciò. Tre erano le cose principali che Aureliano doveva risolvere: 1) bisognava trovare il mezzo per far accettare la sua monarchia al popolo; 2) far ritrovare l’unità dell’esercito, perché gli eserciti, le legioni, sparsi facevano molti danni perché erano entità autonome, ognuno dei quali eleggeva un proprio comandante. Era necessario invece che tutti si sentissero legati in nome di Roma; 3) risolvere il problema economico, che non era solo un problema di spese eccessive, causato dalle spese militari necessarie, ma anche di mancata riscossione delle tasse, che se non venivano gestite bene, non potevano essere utilizzate per le uscite, creare un sistema più equilibrato di tassazione per determinare entrate fiscali più razionalizzate. Una volta risolti questi tre punti poteva essere imposta la monarchia. Ma riuscì solo nell’intento di unificare gli eserciti e nel far accettare l’idea di monarchia. La via che Aureliano tentò per creare questo nuovo modello politico, fu quella religiosa, cioè, imporre un nuovo modello politico attraverso la religione. Aureliano introdusse il culto del dio Mitra ( un culto solare in cui questo dio si presentava come un giovane aitante, con un cappello frigio [ a tre punte ], nell’atto di uccidere un toro ).Aureliano, si è presentato come la proiezione terrena del dio Mitra, ciò gli dava la legittimazione politica, nel senso che, come in cielo c’era questa divinità superiore che governava su tutte le altre divinità, così in terra, ci doveva essere un’unica persona che governasse su tutti. Aureliano adottò tutti i simboli mitraici e: indossò abiti (come il cappello frigio) di quel dio, ne prese atteggiamenti, ne fu emulo. Attraverso il culto, inoltre, Aureliano, riuscì a legittimare il suo potere, in quanto nel culto era insita l’idea di Uno e quindi di monarchia. Un altro problema che Aureliano affrontò fu quello della scarsa riscossione fiscale riuscendo ad ottenere le imposte che dagli stati di Galliarum e Palmira potevano provenire. Certo, Aureliano, non attuò il suo progetto di creare una vera e propria monarchia, ma riuscì a riunire l’esercito e l’Impero. La sua prima mossa fu la fortificazione della città di Roma, in seguito al fatto che i barbari vi si erano avvicinati. Tali fortificazioni furono costruite col lavoro coatto, cioè imposto, delle associazioni giovanili, nate (da Traiano in poi) senza scopo di lucro e che erano di tipo cultuale (legate al culto), sportivo, artistico… Nonostante tutto, fu ucciso lo stesso. Da questo momento fino a Diocleziano il periodo è di crollo totale; a risollevare le sorti dello stato e a portare avanti il disegno politico di Aureliano, sarà, appunto, Diocleziano. DIOCLEZIANO (284 d.C.305 d.C.) Con Diocleziano si ha una SVOLTA: perché con lui nasce la teocrazia (cioè, il potere deriva direttamente dalla divinità, non più dal popolo ); abbiamo già visto che un primo passo in questa direzione era stato fatto da Aureliano. Quindi, con Diocleziano abbiamo due svolte, molto importanti: 1) diarchia che poi diventa tetrarchia; 2) teocrazia. In ciò, ci avviciniamo in gran parte ad un modello di tipo greco orientale. Salito al potere creò una diarchia (governo di due), attribuendo a Massimiano la parte occidentale dell’impero e per se stesso lasciandosi l’orientale. Per difendere meglio i confini dell’impero passò alla Tetrarchia (governo di 4), dividendo l’impero in 4 parti e affidandole a due augusti e a due cesari, ognuno dei quali aveva responsabilità di una parte dell’impero, anche se a capo di tutti c’era Diocleziano. La tetrarchia aveva due scopi: quello di gestire meglio l’impero e quello di evitare una successione cruenta. Il problema dei confini e dei Barbari che premevano, con Diocleziano, fu bloccato, perché questa tetrarchia riuscì a difendere bene il limes, quindi, anche dal punto di vista militare la situazione era risolta. Però, c’erano ancora molti problemi da risolvere, come, per esempio, la situazione economica disastrosa ( a causa non solo dell’eccesso di tasse ma anche per una cattiva gestione delle entrate, cioè, era sbagliato il meccanismo di riscossione delle imposte ).