Scarica Il Vaticano Latino - Antonelli: Descrizione e Importanza del Manoscritto Medievale - Prof. e più Sintesi del corso in PDF di Filologia italiana solo su Docsity! IL MANOSCRITTO VATICANO LATINO - ANTONELLI E' conservato presso la Biblioteca Apostolica Vaticana ed è datato fine Duecento- inizio Trecento, probabilmente confezionato a Firenze. E' composto da 24 fascicoli, pressoché tutti quaderni (ognuno di 8 fogli per 16 facciate). Rispetto alla consecuzione originaria, mancano due quaderni (XVI e il XVII) e due fogli interni al Il fascicolo. Il totale è di 188 fogli membranacei, più un foglio di guardia aggiunto al | fascicolo, l’indice. | quaderni I-XIII sono contrassegnati con ordinali in lettere piene, gli altri in romani. Il copista preparò prima i quaderni, destinandoli più o meno ciascuno ad un autore o ad un gruppo di autori, poi copiò i componimenti, iniziando dalla rubrica, dunque numerò le canzoni, stese l'indice e forse provvide alla rilegatura dei fascicoli. La presunta origine fiorentina del manoscritto è data dalla prima mano di un copista, che lavorò forse a cavallo tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo e contemporanea deve essere la seconda mano. Entrambe sono fiorentine e sono scritture non riferibili a scribi non professionisti: la prima mano utilizza una grafia mercantesca e dunque ci appare di discreta cultura; la seconda usa una uscola cancelleresca, designando un colto borghese o magnate toscano. Gli aspetti paleografici sono importanti perché ci informano sia sugli ambienti, che in questo caso è sociale alto-mercantile, borghese, ma ci dicono molto anche sul tipo di pubblico interessato alla poesia: un pubblico di lettori probabilmente ignari del latino che entrano in contatto con una nuova letteratura in volgare e che vede, dunque, nel Vaticano uno dei suoi massimi rappresentanti. Dunque comprendiamo che tale manoscritto non proveniva da ambienti universitari, colti, a contatto con la lingua latina. La prima mano è responsabile anche dell'indice, che ricopre interamente il | fascicolo. L'indice ci offre anche informazioni circa i testi che nella configurazione odierna del codice non ritroviamo. La riflessione sull'indice risulta fondamentale in quanto porta ad ipotizzare che la prima mano sia stata anche artefice dell’organizzazione del codice. Con circa mille componimenti, il Vaticano, è il più ricco manoscritto della lirica italiana antica. Gli altri due grandi codici di poesia prestilnovistica assieme oltrepassano di poco le 500 unità: 430 per il Laurenziano Rediano, 180 per il Palatino 418. Qualora fosse venuto meno il Vaticano, la produzione poetica del Duecento sarebbe risultata dimezzata. La raccolta è divisa in due parti sulla base di diversi generi metrici: ® quaderni II-XIII sono destinati alle canzoni; @ a partire dal quaderno XIV si passa ai sonetti, anche in tenzone. Il passaggio viene segnato dalla presenza di alcune pagine bianche. L'organizzazione per generi metrici è un ordinamento convenzionale dei canzonieri antichi. Nel complesso l’idea che si aveva era la seguente: ® canzone: genere alto e nobile; * ballata: genere mediano; * sonetto: genere basso e umile. La distinzione per generi metrici risulta essere molto più importante di quanto oggi si possa comprendere: in quegli anni la questione verrà spiegata da Dante, il quale spiegherà anche come ad ogni livello stilistico debbano corrispondere precise scelte tematiche, metriche, sintattiche e sonore. E' notevole però notare il fatto che lo stesso Dante, mentre nella Vita Nova intreccia vari generi, nel De vulgari eloquentia propone, invece, una classificazione dei generi depositata nei canzonieri, tripartendola in modo gerarchico in canzoni-ballate-sonetti. La divisione fra sezioni metriche è conservata anche dagli altri due grandi libri-antologie della lirica italiana, ma ciò che sorprende del Vaticano è il rigore storico-culturale dell'ordinamento, un vero monumento letterario e critico alla poesia prestilnovistica. Il fascicolo è l’unità fondamentale del codice e del disegno stesso tacciato dal copista: il I fascicolo contiene l'indice; il Il fascicolo e l'intero manoscritto si aprono con Notaro, Giacomo da Lentini, caposcuola dei poeti federiciani. La scelta del componimento di apertura, Madonna dir vo voglio, appare emblematica: è una canzone in settenari ed endecasillabi. Il III quaderno si apre con un rimatore di rilievo, Rinaldo d'Aquino, le cui rime sono aperte da una grande canzone di settenari ed endecasillabi, uno dei rari esempi di coblas unissonans. | primi quaderni contengono canzoni di stile elevato, canzonette persino di stile oggettivo, ma mai giullaresco. Al IV quaderno è riservato un ambito stilistico mediano, aperto dal contrasto attribuito dall’umanista Colocci a Cielo d’Alcamo. Il fascicolo è completato da un devinalh di Ruggieri Apugliese e da Giacomino Pugliese, rimatore apprezzato per il suo carattere popolareggiante. Il quarto fascicolo potrebbe rappresentare uno spartiacque tra circolo federiciano e poeti aulici con i quali emerse la poesia nelle Corti dell’Italia centro-settentrionale. Il V quaderno è aperto da un autore di notevole posizione sociale e culturale, Mazzeo di Ricco a cui Guittone d'Arezzo indirizzò una canzone. Il VI quaderno apre la serie di rimatori dell’Italia municipale e centrale a partire dall’Emilia, come Guinizzelli, per poi arrivare ai comuni toscani che precedettero l'egemonia fiorentina, Lucca, Pisa e Siena. La scelta di aprire il fascicolo con Guinizzelli non è da considerare come un’incoerenza da parte dell'ordinatore: pensiamo, a tal proposito, al fatto che re Enzo compare sia nel V fascicolo che ne VI con una propria canzone (S’eo trovasse pietanza). I VII e VIII fascicoli sono interamente dedicati a Guittone d'Arezzo. Si tratta di un’organizzazione che rimanda al Laurenzano Rediano 9. Parliamo di un'organizzazione nettamente divisa in due: da un lato abbiamo i componimenti attribuiti a Guittone, dall'altro quelli attribuiti a Frate Guittone. La conversione di quest’ultimo comportò un cambio di poetica passando dall’amore cortese ai temi morali e religiosi (etichetta palinodia di Guittone+ una specie di contrapposizione a se stesso, il passaggio verso un nuovo modo di vedere le cose, che comporta una condanna netta, ma non sfocia verso lo stile comico, ma verso quello morale e religioso. Il che ci fa capire che il suo bifrontismo fu diverso rispetto a quello di Rustico Filippi in quanto non sfocia nel comico). Il Guittone del Vaticano è il prevalenza un poeta laico sia nelle canzoni sia nei sonetti. AI Guittone morale il canzoniere fiorentino riserva solo 5 canzoni e 10 sonetti contro le 23 canzoni e i 63 sonetti del Guittone amoroso e cortese. Il IX fascicolo apre i poeti fiorentini: Chiaro Davanzati e Monte Andrea. Chiaro con più di 60 canzoni occupa due fascicoli e mezzo (X, XI, XII); Monte, con un minor numero di componimenti, occupa il XIII fascicolo. Il fascicolo XIV riprende poeti già precedentemente antologizzati (Bonagiunta, Guido delle Colonne e Monte). All'altezza del XV fascicolo, scribi diversi integreranno l’opera della prima mano. La seconda mano troverà, invece, modo di inserire Dante e il vero manifesto del dolce Stil nuovo, Donne ch’avete intelletto d'amore, ed una serie di canzoni anonime Mancano i fascicoli XVI e XVIII, forse perché l’ordinatore si ritrovò senza il materiale atto a riempirli. Si apre poi la seconda sezione, dedicata appunto ai sonetti: ® IIXVIII si apre con un noto testo del Notaro: la tenzone di 5 sonetti con l'Abate di Tivoli sulla natura dell'amore. Seguono altre tenzoni più o meno sullo stesso argomento.