Scarica Tacito, vita e opere e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! TACITO (55d.c - 120) Ultimo grande storico dell’età imperiale ma su di esso sappiamo poco e le poche notizie ci vengono dal Plinio il giovane il quale dice che fosse suo coetaneo. Il nome era comune nella Gallia Narbonese e che probabilmente veniva da questi luoghi e si pensava fosse parente di un re con il medesimo nome. Inizia subito una carriera militare e politica e quando comincia la sua carriera politica che lo portano fuori dall’Italia e si sposta con Giulia Agricola, figlia di Giulio Agricola, il quale fece una spedizione militare (matrimonio per motivi economici). Dopo l’età di Domiziano inizia a scrivere e ciò significa che durante quel periodo gli intellettuali erano prudenti per paura dell’imperatore. Riceve la nomina con Nerva e Traiano di Consul supplectus (console supplente) con Traiano fece un’altra spedizione, i periodi sotto Nerva e Traiano erano più felici, infatti coniò la frase (felicitas temporum) per definire il clima di cambiamento politico e celebra gli imperatori che hanno portato la libertas repubblicana. Dopo il 120 non si hanno più notizie. Tacito è molto impegnato in ambienti politico e subito dopo questo egli inizia a scrivere facendo una riflessione sulla politica e storia di Roma per glorificare la res pubblica, questa visione era quella degli aristocratici letterari, cioè quella di prendere parte alla società. Glorificazione della res pubblica, si parla di aristocratici che sentono di rappresentare la loro dedizione all’attività militare. AGRICOLA= scritta nel 96 e rappresenta la biografia del suocero, questa nasce perché forse essendo assente al funerale non poté fare la laudacio funebris, in cui i doveva lodare il defunto. Scrive questo per elogiare il defunto. Inizia l’opera elogiando i nuovi imperatori e condanna Domiziano. Ma è sotto quest’ultimo che raggiunge l’apice della sua carriera politica, ciò significa che aveva dei rapporti e collaborò con l’imperatore, ma poi lo attacca. Quindi ha un atteggiamento di ipocrisia. L’opera traccia la biografia di Agricola, cioè un comandante moderato che lavora per il popolo, facendo anche una digressione sugli usi e costumi britannici, e abbiamo poi l’accusa a Domiziano di aver avvelenato Agricola, per invidia. Se dovessimo definire il genere letterario i critici dicono in primo luogo sembra una laudacio funebris ma contiene questo escursus etnografico in cui fa parlare i britannici che sono presentati come più rudi e incivili dei Romani ma più autentici e motivati alla protezione dei territori. È presente un discorso, di Calgaco e uno dei capi britannici che presente i romani come invasori e predatori, perché rubano tutto ciò che è possibile. Questo discorso sembrano perché sembrerebbe un’accusa da parte di Tacito ai romani, ma ciò rivela una apertura mentale da storico, comprendendo il punto di vista dei britannici e questo era un aspetto difficile in quel periodo e originale perché rappresenta una grande prova di intelligenza. Quindi tratta il genere etnografico e anche del pamphlet senatorio, perché l’accusa è fatta a Domiziano da parte del senato. Secondo i critici l’opera rappresenta un atto di difesa da parte di Tacito, cioè la biografia di Agricola è una forma di difesa verso ciò che ha subito prima. Agricola per Tacito è un modello di civis romano che esercita nel migliore dei modi gli incarichi militari e politici che erano a beneficio di Roma e non proprio. Agricola rappresenta il perfetto funzionario statale indipendentemente dall’imperatore, ciò fa capire che il funzionario (è leale allo stato non per forza con il singolo imperatore) statale deve fare comunque il suo lavoro. Questa si verifica realmente perché Tacito non perde mai la sua posizione, ma Tacito scrive ciò perché doveva riparare dopo aver collaborato con Domiziano. “la Germania” opera monografica in cui parla della Germania ed è divisa in due parti: nella prima c’è la descrizione geografica, negli usi e dei costumi; nella seconda parte fa una disamina delle tribù germaniche che agli occhi dei Romani erano divisi. È l’unica opera etnografica che ci è pervenuta della letteratura antica, ma non ne abbiamo altre dedicate a questo argomento (monografica). Tacito scrive quest’opera perché a quel tempo il confine con la Germania era pressato dall’arrivo delle tribù barbariche ( anche se questa colonizzazione non riuscì ad influire molto nella lingua, quindi la romanizzazione non fu totale perché queste tribù si ribellavano). Scrisse l’opera perché l’imperatore Traiano stava preparando una spedizione contro la Germania, vista la situazione e i cavalieri erano curiosi di vedere. Quindi l’opera è a scopo informativo per portare informazioni anche all’imperatore. Alcuni credono che egli possa anche aver fatto un viaggio in quei territori, ma le sue informazioni sono soprattutto derivate da fonti letterarie con un lavoro molto accurato. Egli essendo un uomo del senato poteva attingere alle fonti senatorie militari (es. quelle di Cesare nel De bello gallico) quindi è più concreta in un certo senso. DIALOGUS de Oratoribus è un’opera su cui si è discusso riguardo la sua autenticità, pensando non fosse di Tacito. È un’opera diversa dalle altre, è scritta secondo il modello ciceroniano nello stile e nell’impostazione. Egli immagina che ci siano tre oratori che discutono, basandosi sulle opere di Cicerone “De orator” e “De oratoris” usate come spunto. Discutono delle cause dell’eloquenza credendo che fosse decaduta, Quintiliano crede che le cause siano di tipo morale e uno di questi personaggi crede che sia decaduta a causa della corruzione morale. Tacito avanza un’idea nuova che rivela la capacità di riflettere, tipico dello storico e che troviamo solo in lui. Egli mette in relazione la decadenza dell’eloquenza con i cambiamenti della società dal punto di vista politico e sociale (non morale), che per l’epoca era nuovo. Cinge alla conclusione che questa decadenza è avvenuta a causa del cambiamento politico che con la diminuzione della libertas, tipica del tempo repubblicano in quando aveva un dibattito politico in cui era fondamentale sapere parlare per poter orientare il senatore e farsi votare, quindi adesso l’eloquenza non ha senso. Sembra quindi che Tacito posa rimpiangere la repubblica ma non è così. Ha una visione così negativa che ritiene che nel momento in cui non si può garantire una pacifica convivenza allora è meglio il principato così che si possa almeno garantire benessere e stabilità a Roma. perché nella sua analisi osserva ed esamina comunque il senato, nonostante ne facesse parte, riconoscendo che le difficoltà del principato nascono dalle difficoltà dei rapporti tra il principato e il senato, dove quest’ultimo scelgono una forma di dissenso sterile accusato così di servilismo, corruzione e di non saper mantenere i rapporti con il principe. È Ciceroniano lo stile dell’opera, nonostante sia completamente diverso da quello di Tacito ma le idee sono concordi con quelle che presenta nelle altre opere, ciò permette di attribuirgli l’opera. HISTORIAE E ANNALES sono opere annalistiche, scritte dopo il 100, dove si racconta la storia anno per anno. Historiae prevedeva di raccontare dall’età di Nerone a quella traianea, ma in realtà racconterà dal 68 e si ferma a quella di Domiziano. Della storia ha una visione tragica cercando di capire le dinamiche dell’età imperiale e attinge ai discorsi Del Senato e ascolta anche testimoni diversi. Il primo problema che tratta è il problema della successione, esaminando la situazione dei quattro che contendevano il potere e vede anche le conseguenze della tipologia dinastica fino a domiziano, considerando come miglior metodo quello del Principato adottivo, scegliendo il migliore. In realtà egli crede che il Principato limiti la Libertas, quindi va in contraddizione. Nelle Historiae egli afferma comunque che questa sia la scelta migliore perché garantisce stabilità ed equilibrio, a differenza della Repubblica. Ritiene che il Principato sia un male necessario. Gli annales avrebbero dovuto raccontare la contemporaneità ma in realtà esamina il periodo dalla morte di Augusto a Nerone, dal 14 fino al 68, tutto ciò che sappiamo dell’impero ci viene raccontato da lui con kil punto di vista senatorio, ma essendo uno storico egli esamina comunque in maniera lucida il senato e lo accusa di corruzione servilismo. Arrivando a dire che il problema del principato non deriva solo dalla politica ma dai rapporti conflittuali tra principi e senato