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Tacito: vita e opere, Appunti di Lingue e letterature classiche

In questo file è illustrata in maniera perfettamente ordinata e comprensibile la vita e le opere di uno dei più importanti autori della letteratura latina, Tacito. Nella prima parte sono trattate le vicende più importanti della sua vita e una breve descrizione di quelle che sono le sue opere principali. Nella seconda parte c’è un’attenta descrizione dell’opera “Agricola” con analisi dei testi più importanti di questa opera “Un deserto chiamato pace”, “La schiavitù imposta dai romani e “Il punto di vista dei romani, il discorso di Petilio Ceriale”. In seguito viene trattata anche l’opera “Germania”, “Dialogus de oratoribus”; le opere storiche quindi “Le Historiae” e “Gli Annales”. Viene spiegata anche la visione storiografica di Tacito.

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 12/12/2023

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anna-paola-botti-1 🇮🇹

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Tacito: vita e opere e più Appunti in PDF di Lingue e letterature classiche solo su Docsity! Tacito è uno storico, scrive tutte opere storiche tranne una che è oratoria in cui si riflette sul tema della decadenza dell'eloquenza (non si è sicuri che questa opera sia di Tacito) Tacito è la fonte principale della storia del primo secolo dopo cristo a Roma: scrive due opere che vanno a coprire questo secolo e la sua storia. La sua opera storiografica si doveva riallacciare all'opera di Tito Livio che era un'opera che doveva arrivare fino alla morte di Ottaviano ma non ci arriva perché Livio muore prima (il titolo vero degli annales era infatti "dalla morte di Ottaviano") Tacito scrive prime le Historiae che si occupano della dinastia Flavia e poi gli annales che si occupano della dinastica Giulio-claudia (che viene prima di quella Flavia) Tacito era uno storico ma non storico sul modello di Livio che era un divulgatore e ha raccontato la storia del grande popolo romano che aveva il compito di civilizzare nonostante avesse qualche dubbio sulla sua contemporaneità. Livio era uno scrittore, Tacito no infatti per tutta la vita lui ha fatto il politico e ha avuto una carriera politica dignitosa ed era esponente della classe senatoria. Anche Cesare era un politico che però scrive anche, come Tacito ovvero un politico che scrive Il maestro di Tacito era Sallustio che era diventato lo storico moralista. Tacito si rifà a lui sia per lo stile sia per l'approccio. Al giorno d'oggi si tende ad avere un atteggiamento scientifico verso la storia, caratterizzato dalla presenza di dati documenti ecc. l'aspetto psicologico conta molto nella storia ma questo approccio non si considera mai Gli antichi invece erano convinti che la storia fosse fatta dagli uomini. Con approccio moralistico si intende o come lo intendiamo noi oggi o come era per Sallustio e Tacito, si riferisce alle persone e ai loro comportamenti, per capire la storia bisogna capire i moventi, i comportamenti e le passioni delle perone. Lui essendo un politico conosce bene questo aspetto e sa il peso che i comportamenti e il carattere delle persone importanti della storia Cosa interessante di tacito: per noi moderni studiare storia è qualcosa che deve essere scientifico (dati, fonti ecc.) ma in un approccio troppo scientifico sfuggono degli elementi, in quanto la storia è fatta da uomini e questi non é detto che siano sempre mossi da razionalità ma essendo appunto esseri umani sono mossi anche da passioni istinti ecc. Gli antichi pensavano la storia come fatta dagli uomini e Tacito ha sempre fatto politica e questo gli permette di avere uno sguardo più preciso. Tacito ha provato cosa vuol dire far politica e sa che indietro non si torna, a lui non piace l'impero ma sa che se questo c'è è perché ci sono state delle ragioni e indietro non si può tornare, ormai l'imperatore c'è Patologia del potere: significa che chi ha il potere rischia di combinare guai proprio perché ha il potere di dire di sì o di no e cadere nei deliri di onnipotenza è un attimo, così come è un attimo sospettare che tutti vogliano tradirlo; significa anche che chi circonda i potenti tende a comportarsi in modo viscido per entrare nelle loro grazie Forse questa convinzione ha influenzato l'opera di Tacito in quanto in essa tutti gli imperatori vengono vesti male, forse solo Augusto si salva. Augusto era stanco del potere e voleva ritirarsi a vita privata ma non poteva. Dopo Augusto c'è Tiberio che era un bravo generale ma era sospettoso cupo ecc. dopo Tiberio c'era Caligola caratterizzato da diverse depravazioni e uccide tutti tranne Claudio che non temeva. Dopo Claudio c'è Nerone (molti sostengono che la sua figura sia stata deformata da Tacito). Tacito approfondisce molto la dimensione psicologica e umana delle persone di cui parla, in particolare dei potenti. LA VITA E LA CARRIERA POLITICA Di Tacito non conosciamo né l'anno di nascita né la città di origine. La nascita si può collocare con buona probabilità tra il 55 e il 58 d.C., pochi anni prima di quella di Plinio il Giovane, dato che questi, in una lettera all'amico, definisce se stesso e Tacito «all'incirca pari per età e posizione sociale», aggiungendo però che quando egli era ancora adolescente, Tacito già godeva di fama, sicuramente come oratore. Maggiore incertezza riguarda il luogo di nascita. L'ipotesi dell'origine dalla città di Terni si sostiene sul vanto dell'imperatore Tacito (III sec.), nativo di quella città, di discendere dalla famiglia dello storico. Più probabile, però, che sia di rigine gallica, data la diffusione del cognomen Tacitus in quel territorio La carriera politica e le nozze con la figlia di Giulio Agricola indicano che Tacito era di condizione sociale elevata e di famiglia benestante La sua carriera politica di svolge soprattutto sotto la dinastia Flavia: Vesoasiano ha avviato la carriera, Tito l’ha fatta proseguire e Domiziano l’ha portato ancora più avanti; alla morte di Domiziano sale Nerva al potere e pare che sotto di lui, Tacito abbia raggiunto l’apice della sua carriera politica (Metafora del Rombo: un pescatore pesca un rombo grande e lo porta a Domiziano perché aveva paura e gli dice che un pesce così sarà sicuramente suo e scappato dai suoi allevamenti e Domiziano convoca il senato per decidere come cucinarlo, ovvero se tagliarlo o se creare una padella grande apposta) (Tacito scrive tutte le sue opere in età adulta perché come dice in una parte dell'Agricola, quando c'era Domiziano la libertà era limitata e non aveva senso scrivere, con Nerva invece torna la libertà) Per l'epoca della morte si possono soltanto fare ipotesi; la più probabile è che sia avvenuta nei primi anni del principato di Adriano, intorno al 120 AGRICOLA L’Agricola è una biografia post mortem dedicata al suocero. Nell’ampia prefazione presenta e giustifica l’opera e chiarisce la sua posizione nei confronti del passato regime. Ricorda con sdegno le persecuzioni fatte da parte di Domiziano, mentre rende omaggio a Nerva e Traiano per aver restituito la libertà di parola L’opera ripercorre l’esistenza di Giulio Agricola, offrendone un ritratto idealizzato. Il personaggio appare una figura di moralità superiore in un’epoca di corruzione. Questa moralità gli viene dalla capacità di privilegiare l’interesse pubblico e di collaborare con il potere È comprensibile che Tacito provi un certo imbarazzo nell’esaltare una scelta di vita prudente come era stata quella di Agricola. A fronte di questo imbarazzo, Tacito tenta di presentare Agricola come una delle vittime innocenti di Domiziano: a tale scopo insiste sulla gelosia che i successi militari di Agricola avrebbero suscitato in Domiziano e riporta la diceria secondo cui la morte di Agricola sarebbe stata causata dal veleno fattogli somministrare dall’imperatore. Tacito si premura di dichiarare che si trattava di una voce; tuttavia il racconto è costruito in modo da gettare sull’imperatore i più neri sospetti Un altro aspetto importante consiste nel fatto che si può vedere la figura di Agricola come alter ego della figura di Tacito: Agricola ha fatto carriera come Tacito sotto Domiziano, il peggior imperatore, dunque il racconto della vita di Agricola diventa un modo per Tacito di giustificare la sua carriera e inoltre si riflette sul dovere di ognuno di noi se dovesse vivere in un contesto del genere. Tacito ritiene che anche in condizioni pessime bisogna cercare di fare il proprio dovere per lo stato proprio come ha fatto Agricola. Quindi, di fronte al dilemma se sia più utile ostinarsi nell’opposizione a un principe malvagio o accettare di collaborar e, assecondando il despota e sopportando soprusi per poter servire la patria Dedicato al tema della decadenza dell’oratoria, si distingue dalle altre opere di tacito non solo per il genere letterario ma anche per lo stile, il che mette in dubbio l’attribuzione a tacito, che è stata oggetto di discussione tra gli studiosi Tacito con Seneca è il campione dell'età argentea. Questo dialogo sembra quasi un'opera di Cicerone dal punto di vista dello stile. Però per quanto riguarda il contenuto questo si avvicina molto ai ragionamenti di Tacito poiché in questa opera si discute un tema tipico di questo periodo ovvero le cause della caduta dell'eloquenza: a Roma saper parlare era sempre stato considerato fondamentale, per esempio per il tribunale (orazioni giudiziarie) (per difendersi o attaccare), per l'attività in senato (orazioni deliberative) o per le conferenze (orazione epidittiche) In quel periodo l'oratoria continuava a decadere e i romani si chiedevano il motivo poiché per loro era sempre stato importante saper parlare: Quintiliano dice che non ci sono dei modelli buoni, adatti; o ancora si fa riferimento a cause politiche poiché finché parlare era effettivamente il mezzo per far carriera, l’oratoria serviva, ora che c’è l’imperatore e decide tutto lui, l’oratoria è andata decadendo CONTENUTO: Marco Apro e Giulio Secondo, i più noti avvocati del tempo, maestri e modelli di Tacito, si recano a far visita a Curiazio Materno, senatore e oratore che ha da poco abbandonato l’oratoria per la poesia tragica L'arrivo di un quarto interlocutore, Vipstano Messalla, crea una breve pausa che serve a impostare l'argomento centrale: i motivi delle differenze tra l'oratoria antica e quella moderna, considerate da tutti, tranne che da Apro, come manifestazioni di un declino Il primo a parlare è Apro: la sua tesi è che nell'età contemporanea non vi è decadenza, ma evoluzione e trasformazione dell'arte oratoria, in armonia con il mutare dei tempi, delle procedure giudiziarie, dei gust.. Ai tempi moderni è adatto uno stile rapido e brillante, ricco di sententiae, in grado di destare interesse e piacere Nel suo intervento Messalla afferma invece la decadenza dell'oratoria contemporanea, passando in rassegna le cause cui tradizionalmente se ne attribuiva la responsabilità: la negligenza dei genitori nell'educare i figli, il livello scadente delle scuole, la futilità dei temi delle declamazioni Dopo il capitolo 35 si apre una lacuna, cui segue un nuovo discorso di Materno. Egli propone una ragione politica del declino dell’oratoria: l'eloquenza è paragonata a una fiamma, che per bruciare e splendere deve essere alimentata. Nell'età repubblicana essa trovava alimento e stimolo nella competizione politica, con i dibattiti in Senato e i discorsi al popolo, di cui ciascuno cercava di guadagnarsi il favore in occasione dei processi e nel corso delle accanite lotte civili Dopo aver individuato nella perdita della libertà politica la causa più profonda e più vera del declino dell'eloquenza, l'autore, fa esprimere al personaggio di Materno una pacata accettazione della realtà contemporanea. LE OPERE STORICHE Tacito dedicò la sua prima opera storica, le Historiae, alla dinastia dei Flavi, comprendendo anche la guerra civile del 69 dalla quale era uscito vincitore vespasiano. In quella successiva, gli Annales, l’autore risalì all’indietro narrando il periodo della dinastia Giulio Claudia, dalla morte di Augusto a quella di Nerone. Secondo una notizia di Girolamo, le due opere comprendevano nell’insieme 30 libri, molti dei quali perduti LE HISTORIAE Si aprono con un'ampia prefazione all'inizio della quale l'autore, dopo aver lodato gli storici del periodo repubblicano, condanna gli storiografi del principato, inaffidabili. Ne consegue la necessità di una nuova storiografia onesta e obiettiva, come quella appunto che Tacito si prefigge di attuare. Tacito passa poi all'esposizione dell'argomento di cui tratterà, sottolineandone l'importanza e accentuandone gli aspetti negativi: egli annuncia infatti una tremenda sequela di atrocità, delitti, tradimenti e scandali, di sconfitte, distruzioni e disastri. Nelle Historiae racconta quella che è la dinastia Flavia: parte dal 69 che è l’anno della guerra civile, ossia l’anno dei quattro imperatori; la figura più interessante è quella di Galba che era diventato imperatore subito dopo l’omicidio di Nerone. Morto Nerone si estingue la dinastia Giulio Claudia e prende il potere Galba che era un vecchio senatore che, resosi conto di essere vecchio, decide di adottare un successore ma il problema è che ne adotta uno altrettanto vecchio Siccome questa situazione si trova tale e quale quando ci fu la morte di vespasiano con Nerva, per molti interpreti tacito avrebbe messo in bocca a Galba quelle che erano state le parole di Nerva Il problema è che poi prende il potere vespasiano e altrettanto importante è famoso è il frammento del libro V: ci viene raccontata l’inizio della guerra giudaica Nella storia delle grandi religioni monoteistiche, la distruzione di Gerusalemme nel 70 per opera di Tito porta alla costruzione dell’arco di Tito che aveva represso gli Ebrei Dopodiché non ci è arrivato più niente: noi sappiamo che tutto sommato la figura di vespasiano è passata alla storia come quella di un grande militare; il figlio Tito era discreto, peccato che muoia velocemente GLI ANNALES La decisione curiosa è che dopo aver composto le Historiae, invece che mantenere la promessa fatta negli Agricola di ricordare la storia dell’impero gestito da persone in gamba, lui cambia idea e decide di tornare indietro: un spiegazione potrebbe essere che il periodo che stava vivendo tacito non fosse così sereno, oppure tacito nello scrive le Historiae aveva iniziato a comprendere le profonde contraddizioni del sistema imperiale e quindi diventa sensata l’idea di tacito di tornare indietro e raccontando anche le storie dei primi imperatori racconta l’origine dell’impero e vede come si è sviluppato Gli Annales si aprono con una prefazione molto breve, che comprende un sommario di storia costituzionale romana e poi un nuovo giudizio di condanna sugli storici del principato, le cui opere sono guastate o dall'adulazione o dall'odio. Tacito enuncia quindi il suo proposito di riferire nei riguardi di Augusto sole le ultime vicende della sua vita; per trattare poi l'impero di Tiberio e di quelli che seguirono Libril-VI: Dopo una sezione dedicata ad Augusto, l'autore entra in argomento, narrando il principato di Tiberio. Il racconto è nettamente distinto in due parti di tre libri ciascuna. Nel complesso Tacito traccia nella figura di Tiberio un processo di trasformazione dell'imperatore in tiranno In ciascuna delle due parti lo storico pone accanto all'imperatore una figura di spicco: nei primi due libri si distingue il figlio adottivo di Tiberio, Germanico, che seda gravi rivolte militari in Pannonia e in Germania, suscitando, secondo lo storico, astio e gelosia nel principe. Sulla sua morte improvvisa, apparentemente per malattia, sono fatti gravare sospetti di avvelenamento Nella seconda parte domina la figura del prefetto del pretorio Seiano, un individuo malvagio, corrotto e pericoloso, al quale il princeps accorda a lungo grande potere e immeritato favore. Dopo la caduta e la condanna di questi, Tiberio da libero sfogo alla sua crudeltà e dissolutezza; alla miserabile morte dell'imperatore segue un discorso conclusivo in cui lo storico ripercorre gli stadi della sua degenerazione Libri XI-XII: riguardano la seconda parte del principato di Claudio. A differenza di Tiberio, questo imperatore non presenta alcuna evoluzione: quanto resta dei libri a lui dedicati traccia dall'inizio alla fine la figura di un principe debole e incapace, dominato dai liberti e dalle mogli, prima Messalina e poi Agrippina. Libri XIII-XVI: Lo schema interpretativo applicato all'ultimo imperatore della dinastia giulio-claudia, Nerone, è per molti aspetti simile a quello impiegato per Tiberio, in quanto mostra il progressivo svelarsi di una natura malvagia. La degenerazione in tiranno procede di pari passo con una terribile serie di delitti, di cui cadono successivamente vittime, tra gli altri, il fratellastro Britannico, la madre Agrippina e l'infelice moglie Ottavia, sacrificata alla passione per Poppea. Due sono i momenti di svolta individuati dallo storico. La morte della madre toglie ogni freno alla degenerazione dei costumi privati dell'imperatore; la svolta politica del regno è messa direttamente in relazione con la morte di Afranio Burro, il ritiro di Seneca e l'ascesa della sinistra figura del nuovo prefetto del pretorio Tigellino Nerone quando diventa imperatorie aveva 16 anni, crescendo inizia a dare segni di intemperanza e diventa difficile controllarlo; muore la sua mamma e risulta evidente che è stato Nerone ad ucciderla, lei che voleva governare al posto del figlio. Quando lui diventa grande se ne vuole liberare, afranio burro muore, si spera, di morte naturale, Seneca si ritira a vita privata e Nerone si trova “padrone del mondo” Da questo momento l'eliminazione fisica delle persone sgradite e degli oppositori diventa pratica consueta: le stravaganze, gli eccessi, le crudeltà del principe portano infine all'organizzazione di una congiura capeggiata dal nobile Gaio Calpurnio Pisone. Il tradimento di un servo sventa la progettata uccisione del tiranno e dà origine a una lunga serie di arresti e condanne a morte In quest'opera la narrazione procede anno per anno, con l’alternanza di vicende interne ed esterne. Si nota tuttavia un'accelerazione del racconto rispetto alle Historiae: I libri rimasti abbracciano da un minimo di due a un massimo di nove anni ciascuno LA CONCEZIONE STORIOGRAFICA DI TACITO Tacito si propone di essere uno storico oggettivo e quindi si rifà alle fonti, costituite da diari, lettere, i famosi acta senatum, e spesso ricorre anche ai rumores (voci, dicerie), che inserisce con incredulità e scetticismo in quanto provenienti perlopiù dagli strati bassi della popolazione