Scarica Tacito Vita e Opere e più Dispense in PDF di Latino solo su Docsity! TACITO VITA: Cornelio Tacito nacque intorno al 55 a Roma, una città in cui la repubblica era finita da tempo e dominavano imperatori crudeli, corrotti ed immorali. I cittadini dovevano collaborare con l’imperatore, solo in questo caso avrebbero dato continuità alla ricchezza e alla forza abbaglianti di quel periodo, mentre il ritorno ad una repubblica sarebbe stata rovinosa. Il suo prenome è incerto, forse gaio o Publio; incerto è anche il luogo, che potrebbe essere la Gallia Narbonese e secondo altri Terni. Ebbe una fantastica educazione, fu allievo di Quintiliano e successivamente intraprese la carriera politica. Con l’impero di Nerva divenne console, a questo periodo risalgono le sue prime opere; strinse amicizia con Plinio il Giovane, che lo influenzò a dedicarsi alla scrittura. Infine morì tra il 116 e il 122. Tacito ha saputo percepire la tragedia dell’uomo davanti alla storia, per questo motivo è considerato il più grande storiografico. Qualsiasi persona, per quanto buona, rischia di cadere in preda a forze incontrollabili, questo porta l’autore ad avere una visione pessimistica e disincantata dell’uomo. Il suo metodo storiografico si fonda sulla pretesa dell’imparzialità, ma nessuno storico potrà mai essere totalmente imparziale. Tacito critica i suoi predecessori, che hanno scritto i suoi stessi argomenti deformandoli, in questo ha ragione, ma anch’egli ha raccontato la storia con una prospettiva senatoria. Considera il senato cardine delle istituzioni romane, mentre parla della plebe sempre con grande disprezzo; riguardo l’intero impero era convinto che servisse un nuovo sistema politico e che Roma non poteva essere governata da una repubblica tanto instabile, l’unica soluzione era un buon principe, capace di far coesistere la libertà con la stabilità del potere: il suo ideale fu rappresentato da Traiano. Tacito compie anche una riflessione riguardo la natura del potere, riteneva che chi fosse padrone di Roma era di conseguenza padrone del mondo. Le fonti di cui si servì riguardavano resoconti del senato, lettere di imperatori, memorie ed epistole di privati, testi storici del passato, la voce popolare e le dicerie (dalle quali prese il più delle volte le distanze). Il fine della storiografia era quello di educare, ma allo stesso tempo doveva appassionare il lettore. Grande modello per Tacito fu Sallustio, al quale si rinvia la concezione pessimistica della natura umana, l’approccio moralistico agli eventi, la centralità del personaggio, ma anche lo stile, dominato dall’inconcinnitas. OPERE: Le opere che si sono conservate per intero sono quasi tutte di carattere storico: Agricola (biografia di suo suocero), Germania (opuscolo etnografico sulle popolazioni e sulla cultura germanica), Dialogus de oratoribus (dialogo sull’eloquenza). Mentre le sue opere più importanti sono arrivate in modo frammentato: Historiae (descrivono il periodo dalla morte di Nerone all’assassinio di Domiziano), Annales (sono rappresentati i regni precedenti a Nerone). DE VITA ET MORIBUS IULII AGRICOLAE: L’Agricola è un’opera di impianto monografico, divisa in 46 capitoli, in cui si incrociano generi letterari diversi; dedicata alla memoria del suocero Giulio Agricola, morto probabilmente perché era stato avvelenato per ordine dell’imperatore, geloso dei suoi successi militari. Della vita privata non si dice quasi nulla, viene prestata attenzione al racconto che riguarda la conquista della Britannia, di cui viene fatto un excursus geografico ed etnografico. Tacito lodava la figura del suocero, in questo modo lodava indirettamente anche la sua famiglia; occorreva depurare la memoria di Agricola dai sospetti di collaborazione con il vecchio regime ed egli doveva essere presentato come una vittima. Agricola è un vir bonus, aveva saputo affrontare le vicende della vita con coraggio, egli vuole servire lo stato, anche sotto un governo ingiusto, ma seppe mantenere la dignità anche nei momenti più duri di oppressione. Già dall’esordio, Tacito loda il nuovo impero, con il quale non vengono più uccisi senatori, ma si torna a respirare. Agricola nacque nel 40 a Forum Iulii, un’importate base navale, studiò a Marsiglia e poi intraprese la carriera militare nell’esercito romano in Britannia. A Roma sposò Domizia Decidiana, la cui figlia diventò moglie di Tacito. Oltre alla moglie di Agricola, la sua famiglia era nota anche per Giulia Procilla (madre di Agricola) e la figlia di Agricola e Domizia. Agricola fu nominato da Vespasiano imperatore della Britannia e dovette combattere contro i ribelli Caledoni, che erano molto più numerosi ma furono sconfitti. Prima di questa battaglia i due comandanti riuniscono le truppe e Tacito riporta il discorso del comandante dei Caledoni (utilizza parole di un uomo fiero e libero) e successivamente quello di Agricola. Tacito aveva un po di rispetto anche per i nemici, che difendevano la loro libertà ed erano feroci e selvaggi nel combattere. I romani da subito annientano i nemici, dopo questa vittoria Agricola cade nei sospetti di Domiziano che lo richiama a Roma e lo invita a ritirarsi a vita privata. Già in quest’opera emerge la capacità di Tacito di delineare il carattere dei personaggi e di creare scene emozionanti e movimentate; lo stile è ricco di sfumature, è vario e sono presenti diversi passaggi di tono. GERMANIA: Si presenta come un trattato etnografico, anche se l’attenzione viene posta principalmente sul grande problema storico che riguardava il motivo per il quale il potere inarrestabile di Roma si era bloccato di fronte alle popolazioni germaniche sul Reno e sul Danubio. Tacito ritiene che la decadenza dell’impero sia dovuta alla corruzione; a differenza di popoli germanici in cui ritrova il modello di integrità morale e di purezza che un tempo avevano reso grande Roma. Ad esempio viene posta attenzione sui matrimoni dei Germani, in cui le donne sono di assoluta pudicizia, non come le romane corrotte dai teatri e dai banchetti, inoltre gli adulteri erano rari e severamente puniti in Germania. Tacito vuole denunciare la società attuale del suo tempo e continua con le differenze tra Roma e Germania, dove in quest’ultima sono presenti uomini liberi, integri, alienati dagli allettamenti di una vita ricca e rilassata, come un tempo lo erano i romani. L’opera si divide in due parti: la prima è etnografica, vengono descritti usi e costumi della società germanica; la seconda sezione è geopolitica, dove si passano in rassegna le varie tribù in cui si dividevano i germani. DIALOGUS DE ORATORIBUS: In quest’opera si discute di arte oratoria. Tacito era uno dei migliori oratori della sua epoca e questo gli permise di parlare con grande libertà di questo tema. A partecipare al dialogo sono Apro (un avvocato), Materno (un poeta) e Messalla (un retore). Apro difende il suo mestiere e nega che l’eloquenza sia corrotta, sostenendo che i tempi nuovi richiedono nuovi metodi di comunicazione e uno stile non tradizionale che deve convincere gli ascoltatori. Messalla sostiene che gli oratori moderni fossero mediocri e nelle scuole di oratoria si praticasse la banalità. Infine, Materno è il portavoce del pensiero di Tacito, egli ha abbandonato la retorica per dedicarsi alla poesia tragica; secondo lui la causa della decadenza dell’oratoria è la tranquillità dell’impero, solo in un regime dove il compito di dirigere la politica è affidato all’oratore, l’oratoria può raggiungere la sua grandezza. I periodi sono più distesi e ampi, alla maniera di Cicerone. HISTORIAE: Già nell’Agricola aveva annunciato l’idea di volersi dedicare ad un’opera interamente storiografica, così per vari anni si dedicò alla ricerca di materiale utile da utilizzare. In quest’opera, Tacito si dedica ad una storia contemporanea; è divisa in 14 libri, di cui se ne sono conservati i primi quattro e i primi ventisei capitoli del quinto libro. L’impianto è annalistico e l’opera si apre con il racconto dell’anno dei 4 imperatori, più precisamente con i fatti avvenuti nel periodo che si accinge a narrare, ossia guerre civili, ribellioni militari, catastrofi naturali. Con la morte di Nerone ebbe fine la dinastia giulio-claudia, senza la quale l’impero si sentiva orfano. La scelta del senato cadde su Galba, che aveva intrapreso un’ottima carriera politica, egli era un uomo anziano e fragile e si trovò in una situazione delicatissima, rendendo evidente da subito la sua debolezza. Il primo