Scarica teoria della regolazione affettiva e più Sintesi del corso in PDF di Psicologia Dinamica solo su Docsity! TEORIA DELLA REGOLAZIONE AFFETTIVA. UN MODELLO CLINICO CAPITOLO 1 – LA REGOLAZIONE AFFETTIVA E LA RELAZIONE DI ATTACCAMENTO La capacità di regolazione emerge dalla relazione di attaccamento precoce quando il bambino dipende ancora in maniera fondamentale dei propri genitori per l’autoregolazione. In uno studio vengono presentati 4 bambini di 18 mesi che esemplificano modi diversi di essere e di agire quando si è impauriti. In particolare rilievo viene messa la loro capacità di passare da stati effettivi disregolati a stati affettivi regolati e le loro aspettative sul comportamento del genitore davanti al loro disagio. Mary Ainsworth (seguace di Bowlby) tramite il test strange situation procedure prese in esame la relazione madre-figlio quando quest’ultimo era impaurito. Quando il bambino è spaventato il suo sistema d’attaccamento è attivato. La funzione della madre è disattivarlo aiutandolo a sentirsi al sicuro. Era particolarmente interessata ai modi diversi in cui le madri rispondevano alla disregolazione del proprio bambino. La strange situation procedure era diviso in due parti. a) La prima consisteva in 18 visite domiciliari. b) La seconda parte si svolgeva quando i bambini avevano 18 mesi. Le madri portavano i loro bambini al laboratorio di Mary, dove veniva attuato il test che offriva una serie di episodi. ➔Nel primo episodio madre-bambino venivano fatti entrare in una stanza accogliente dove erano stati sistemati una poltrona e alcuni giocattoli. La madre veniva incoraggiata a far giocare il figlio dopodiché veniva fatta entrare nella stanza un’estranea e il bambino restava solo con l’estranea. ➔Nell’episodio successivo la madre entrava nella stanza e l’estranea usciva. Dopodiché la madre lo lasciava completamente solo. Tre minuti dopo la madre rientrava nella stanza. Mary era particolarmente interessata alla riunione tra madre e figlio e al tempo necessario perché il bambino tornasse a uno stato affettivo regolato. Mary ha identificato tre diversi pattern di relazione madre-bambino: ATTACCAMENTO SICURO. La bambina raccoglie l’invito della madre a giocare, quando l’estranea entra la bambina smette di giocare e si focalizza sulla madre, ma è facilmente rassicurata. Quando la madre la lascia da sola con l’estranea, non riesce a calmarla completamente. Al rientro della madre si precipita verso di lei e solleva le braccia per essere presa in braccio e consolata. Appena la bambina si è ri-regolata la madre esce dalla stanza, la bambina diventa fortemente angosciata e continua a esserlo fino a quando la madre non ritorna. La bambina va verso la madre con l’aspettativa positiva di essere consolata e viene calmata senza particolari difficoltà. La madre risponde in modo efficace alla sua angoscia. La bambina è in grado di autoregolarsi in maniera sufficiente per giocare autonomamente (sicura autonoma). La madre era in grado di rispondere in maniera empatica e competente → L’attenzione del bambino con attaccamento sicuro era flessibile e si muoveva adattivamente tra opportunità di gioco e i pericoli dell’estraneo o dell’abbandono. → La regolazione affettiva del bambino con attaccamento sicuro era resiliente. → Il bambino sicuro faceva un uso flessibile sia dell’autoregolazione sia della regolazione diadica. ATTACCAMENTO INSICURO EVITANTE/ DISTANZIANTE. L’ingresso dell’estranea turba poco il bambino. Quando la madre lo lascia con l’estranea non appare spaventato. Il suo gioco è un po’ apatico, privo di vitalità. Quando la madre ritorna la localizza ma non si impegna pienamente con lei. Quando viene lasciato da solo è angosciato ma capace di immergersi nel gioco. La sua calma apparente è smentita da misure fisiologiche di stress e sembra inconsapevole della propria paura. Tende a non cercare la regolazione diadica (evitante). La madre è emotivamente non responsiva nei confronti del bambino. Il bambino ha sviluppato una strategia di evitamento per minimizzare l’esperienza di essere rifiutato. → L’attenzione del bambino evitante era distolta dalla fonte di stress e su questa strategia si basava per negare il pericolo e lo stress. ATTACCAMENTO INSICURO AMBIVALENTE RESISTENTE. La bambina ha bisogno di un lungo periodo prima di giocare con i giocattoli. Quando gioca tiene d’occhio la madre, ha una forte reazione all’arrivo dell’estranea e non riprende a giocare. La bambina esige la continua attenzione della madre. Quando viene lasciata da sola con l’estranea è inconsolabile. Quando la madre ritorna la bambina reagisce aggrappandosi a lei e picchiandola alternativamente. Quando viene lasciata da sola mostra un’angoscia incontrollabile tanto che la madre è costretta a rientrare prima. La bambina è incapace di giocare se non in presenza della madre. Quant’è lasciata da sola è travolta dalle emozioni ed è difficilmente consolabile. → L’attenzione del bambino ansioso ambivalente era fissa sulla madre. → Il bambino ansioso ambivalente soffriva di prolungati stati di iperarousal, il bambino evitante di prolungati stati ipoarousal. → Il bambino ansioso ambivalente usava soltanto la regolazione diadica e il bambino evitante faceva uso soltanto dell’autoregolazione. ATTACCAMENTO INSICURO DISORGANIZZATO DISORIENTATO. Il bambino è incapace di giocare, è difficilmente consolabile, mostra comportamenti ambivalenti nei confronti della madre. Viene descritto come confuso e a volte sembra congelato. Il pattern disorganizzato è associato a gravi disturbi mentali. Gli stati similtrance suggeriscono una profonda dissociazione. Alcune madri in una relazione di attaccamento disorganizzato con i bambini sono sopraffatte dalla paura quando i piccoli sono spaventati, di fatto la loro paura è amplifica alla paura dei loro bambini che successivamente li disregola. I bambini evitanti hanno imparato a non chiedere aiuto quando sono angosciati, a distogliere la propria attenzione dalle preoccupazioni di attaccamento. I bambini ambivalenti hanno imparato a essere ipervigilanti e a tenere viva l’attenzione della madre. I pattern di attaccamento insicuro e preoccupato sono considerati insicuri e strutturati. → L’attenzione del bambino disorganizzato era disorientata. → Il bambino disorganizzato oscillava tra stati di iperarousal e ipoarousal ed era soggetto a stati disadattivi e vuoti. →Il bambino disorganizzato era incapace di utilizzare con successo l’autoregolazione e una regolazione diadica. Capitolo 3 – LA NEUROBIOLOGIA DEL SISTEMA PRIMARIO DI REGOLAZIONE AFFETTIVA La regolazione dell’affetto è cruciale per il funzionamento ed è centrale per l’esperienza soggettiva. Le strutture neurologiche del sistema primario di regolazione affettiva sono il target della terapia basata sulla regolazione affettiva. Se desideriamo cambiare la capacità del paziente di regolare l’affetto dobbiamo modificare il modo di operare del sistema primario di regolazione affettiva. Il cervello come sistema complesso Il cervello è una macchina enormemente complessa deputata al processamento dell’informazione. I neuroni si combinano per formare reti neurali, che si combinano per formare moduli, per costruire modalità, che a loro volta si combinano per formare sistemi più estesi. Il primo principio della teoria della complessità è che i sistemi complessi di questo tipo funzionano al meglio in stato di massima complessità a cui tendono per scongiurare l’entropia. È necessario un reciproco scambio di informazioni. Più è integrato, più lo stato del sistema è stabile e flessibile. Quando un sistema degrada perde la propria flessibilità adattiva e diventa o rigido o caotico. È importante sottolineare che il cervello èun sistema aperto che riceve e trasmette informazioni. Il sistema limbico Il sistema limbico svolge la funzione esecutiva che consiste nel valutare l’informazione emozionale e nel rispondere a essa. Si trova al centro del cervello e permette connessioni veloci con altre aree del cervello. Il sistema limbico ha un periodo di forte crescita subito dopo la nascita e un periodo di sviluppo critico durante il quale è soggetto all’influenza dell’ambiente e di accudimento. Il sistema limbico processa informazioni fisioemozionali proveniente dal corpo e informazioni socioemozionali proveniente da altre persone. Il sistema limbico assembla una soggettività psicobiologica e un’intersoggettività. La disregolazione affettiva rappresenta una disorganizzazione del sistema limbico che porta al collasso di soggettività e intersoggettività. La Corteccia Orbitofrontale inibisce le componenti subcorticali sottostanti. L’amigdala è continuamente innescata e in allerta rispetto a predittori di stress. Ricordi di esperienze minacciose sono immagazzinati nell’amigdala e utilizzati come riferimento per indicazioni di pericolo provenienti dall’ambiente. Quando è innescata, mette l’organismo in stato di iperarousal. Il cingolato anteriore media i comportamenti materni e regola aggressività e arousal affettivo. È impiegato nel riconoscimento facciale e nell’orientamento dell’attenzione. L’insula genera la consapevolezza viscerale dell’affetto ed è essenziale per la sensazione di esperienza soggettiva. È disattivata in stati dissociativi il che contribuisce alla sensazione di intorpidimento e al distacco emozionale associato a tali stati. L’ippocampo media la registrazione e il recupero dei ricordi. L’ippocampo inibisce l’amigdala, le reazioni dell’amigdala mettono l'ippocampo in allerta rispetto a ciò che è importante ricordare. L’ANS E L’ASSE HPA Il sistema limbico regola l’affetto regolando il sistema nervoso autonomo (ANS) e l’asse ipotalamo- ipofisi-surrene (HPA), un sistema endocrino costituito da una serie di ghiandole ormonali. Questi sistemi generano il livello di arousal e la tonalità edonica dell’affetto. L’ANS è costituito dal sistema simpatico e parasimpatico. Il primo intensifica il battito cardiaco e la frequenza respiratoria. Il secondo inibisce l’arousal. Se eccessivamente dominante genera stati disregolati di ipoarousal. Per l’uomo esposto a situazioni che costituiscono una minaccia per la vita il freezing implica una fuga psicologica: una disconnessione dall’esperienza somatica e dalla realtà che fa orrore. Senza un bilanciamento tra questi due sistemi siamo inclini a stati cronici di arousal simpatico o parasimpatico o a passaggi improvvisi tra estremi di iper e ipoarousal. Per regolare l’affetto è implicato l’asse HPA responsabili della regolazione del livello di arousal e del tono edonico dell’affetto. Viene indicato come sistema dello stress. Capitolo 4 – IL CERVELLO DESTRO, I PROCESSI IMPLICITI E IL SÉ IMPLICITO Secondo Schore il cervello destro è determinante nello sviluppo precoce dell’attaccamento, nella patogenesi dei disturbi di sviluppo e nel trattamento psicoterapeutico dei disturbi di regolazione affettiva. Schore come Freud considera i processi impliciti fondamentali e ritiene che sottendono i problemi psichici. Diversamente da Freud, Schore sostiene che problemi hanno origine in processi inconsci di regolazione affettiva che sono scarsamente organizzati che possono essere modificati attraverso la relazione di attaccamento con il terapeuta, capace di regolare gli affetti. I nostri cervelli destro e sinistro processano tipi diversi di informazione in modo diverso e svolgono funzioni diverse. Il cervello destro media processi impliciti: memoria implicita, cognizione implicita e comunicazione affettiva implicita. Questi processi sono veloci, inconsci, non verbali e automatici. Il cervello sinistro media processi espliciti. I due emisferi comunicano tra di loro ma ognuno ha competenze specifiche. È la reciprocità del sistema a generare la complessità. Il cervello destro processa l’informazione affettiva. Il cervello sinistro ha il compito di razionalizzarlo e di attribuirgli un’interpretazione positiva. Attributi del processamento implicito ed esplicito La velocità di processamento del cervello destro è cruciale per il processamento dell’informazione socio-emozionale. Il riprocessamento olistico del cervello destro permette di tenere insieme simultaneamente idee molteplici. Il cervello sinistro processa l’informazione in maniera seriale. Processa il linguaggio in sequenza lineare. Media il linguaggio logico e matematico. Processa le informazioni in maniera cosciente, volontaria e più lenta. Da un punto di vista clinico, il processamento specifico del cervello sinistro sostiene azioni terapeutiche riflessive quali osservazione e interpretazione. → Il cervello sinistro si è sviluppato per fare previsioni e opere utilizzando informazioni già note ed è adattivo in situazioni di routine. →Il cervello sinistro si disattiva in condizioni di stress grave. L’affetto a base corporea ascende attraverso il tronco encefalico ed è in primo luogo processato dalle componenti sottocorticali del sistema limbico destro. → Il cervello destro coglie ogni oggetto come unico. Afferra il mondo così com’è. È aperto e ricettivo. È la base della creatività, giocosità e spontaneità. → Il cervello destro si è sviluppato per far fronte a situazioni nuove in grado di accettare ambiguità e ha la capacità di continuare a operare sotto lo stress che arriva con la novità. Dopo il processamento sottocorticale la corteccia orbitofrontale destra integra le informazioni fisioaffettive con l’informazione socioaffettiva ricevuta dalle transazioni relazionali. L’informazione emozionale viaggia attraverso il corpo calloso in direzione dell’emisfero sinistro per un pensiero secondario. Poi fa nuovamente ritorno nel cervello destro per un’integrazione finale più complessa. → Il cervello destro è la sede dell’intelligenza emotiva e sociale lasciato a sé stesso. → Il cervello sinistro con i suoi processi sequenziali, stabilisce con gli oggetti una relazione utilitarista, iper-regolata, decontestualizzata, emotivamente distaccata. → Il cervello sinistro in collaborazione con il cervello destro può riflettere su stati affettivi nel Sé e negli altri e usare queste informazioni per pensare in maniera più complessa. Deficit nel processamento del cervello destro portano una soggettività emotivamente sterile, vuota e all’intersoggettività carente e si resta privi di empatia. Memoria implicita e memoria esplicita Si distinguono due tipi principali di memoria: la memoria esplicita (codifica del “cosa”) e memoria implicita (codifica il come). La memoria implicita chiamata anche memoria dichiarativa consiste nel ricordare fatti ed eventi. La codifica e l’immagazzinamento di ricordi espliciti sono mediati dall’ippocampo. Memoria di lavoro e a breve termine viene usata per la pianificazione o per il problem solving. La memoria esplicita include ricordi autobiografici. La memoria implicita chiamata anche memoria procedurale è pienamente funzionale alla nascita. È codificata attraverso esperienze ripetitive. I ricordi impliciti servono da istruzioni operative per il sistema primario di regolazione affettiva. Modificare sistemi di memoria significa operare cambiamenti basilari: cambiamenti nel modo in cui siamo cambiamenti nei nostri se impliciti. Cognizione implicita La cognizione implicita si riferisce a una conoscenza non verbale che ci arriva pienamente formata. Costituita da cose che sono state apprese senza consapevolezza. Comunicazione implicita media negli scambi non coscienti dell’affetto attraverso espressioni facciali e sguardo, prosodia della voce, postura e gestualità. Inizialmente la regolazione affettiva del bambino passa attraverso comunicazione prossimali a base corporea. Quando il bambino si sviluppa e acquista mobilità la regolazione distale passa attraverso comunicazione implicite diventa sempre più importante. Il sé implicito Il sé implicito si riferisce allo stato psicobiologico del sé in un momento. Le idee di Schore sul sé implicito sono un aggiornamento del vero sé di Winnicott basato sull’esperienza spontanea. L’esperienza distaccata di dissociazione può essere pensata come un distacco dall’esperienza del sé implicito dall’esperienza corpo-mente. Le comunicazioni implicite sono gli strumenti primari con cui si instaurano la fiducia e l’alleanza terapeutica, la fiducia terapeutica è basata su intenzioni percepite, sensazioni riconosciute e accettate e sul senso della competenza emozionale del terapeuta, tutti derivati da comunicazioni implicite. Il paziente impara implicitamente a rispondere a comunicazioni affettive implicite in maniera sensibile. Sviluppa una tolleranza di fronte ad affetti forti o negativi. Capitolo 6 – MENTALIZZAZIONE: IL SISTEMA SECONDARIO DI REGOLAZIONE AFFETTIVA La mentalizzazione intesa come il sistema secondario di regolazione affettiva è un sistema di regolazione affettiva dominato dall’emisfero sinistro volontario cosciente lento. Main notò che gli adulti con attaccamento sicuro erano capaci di fare un passo indietro e di considerare i propri processi cognitivi come oggetto di pensiero/riflessione. Questa capacità è stata chiamata, da Main, monitoraggio cognitivo. Main notò inoltre che gli adulti sicuri monitoravano anche la mente degli altri. Sono le perdite irrisolte traumaticheche intralciano la coerenza meta-cognitiva e narrativa. Fonagy si è focalizzato sul processo implicato nelle costruzioni di narrative coerenti. La mentalizzazione riguarda la rappresentazione degli stati mentali. La lettura degli stati mentali propri e degli altri è interessata alla capacità di rappresentare verbalmente stati intenzionali. La capacità di una madre di mentalizzare il proprio bambino è al centro della teoria della mentalizzazione dello sviluppo ottimale e della patogenesi. LO SVILUPPO DEI PROCESSI DI NEUTRALIZZAZIONE Per mentalizzare dobbiamo sviluppare un senso del fatto che la mente è per sua natura rappresentazionale, e che le intenzioni possono essere rappresentate e indicare possibili azioni. Dobbiamo riuscire a comprendere che costruiamo rappresentazioni dotate di un diverso grado di accuratezza. Tutto ciò non si realizza prima dei sei anni circa. La teoria della mentalizzazione ha delineato quattro modalità di mentalizzazione che si sviluppano sequenzialmente. Le tre che si sviluppano per prime sono considerati processi di pre-mentalizzazione. La piena mentalizzazione implica un’integrazione delle modalità dell’equivalenza psichica e del far finta. Modo teleologico: Le intenzioni possono essere comprese solo in termini di azioni, manca ancora la capacità di sentire che la mente è di natura rappresentazionale o le azioni sono precedute da pensieri. Modo dell’equivalenza psichica: Il bambino ha il senso della natura rappresentazionale della propria mente, ma non distingue tra rappresentazione e ciò che essa rappresenta. Il bambino non ha ancora sviluppato la capacità di andare oltre l’egocentrismo. Modo di far finta: La rappresentazione mentale è sperimentata come separata dalla cosa rappresentata. Non è collegata al sufficiente senso di realtà. Piena mentalizzazione Conseguita quando l’equivalenza psichica e il modo di far finta vengono integrati. Le presentazioni sembrano reali e possono essere messe in discussione. La mentalizzazione ci permette di rappresentare le nostre emozioni così da interpretarle, modificarle, regolarle e utilizzarle in maniera adattiva. LA METANIZZAZIONE DELL’AFFETTO L’effetto primario è la risposta del corpo a stimoli salienti provenienti dal mondo interno e esterno. È caratterizzata da due dimensioni basilari: il continuum di ipoarousal e di iperarousal e il tono edonico positivo o negativo. Gli affetti categoriali comprendono l’affetto primario che è stato sottoposto a una valutazione cognitiva di più alto livello e l’effetto categoriale. L’affetto primario è processato e regolato non verbalmente nel cervello destro. L’affetto categoriale è il prodotto del cervello destro e sinistro. L’ affetto stabilisce la nostra relazione con l’oggetto. Con la mentalizzazione il significato soggettivo dell’oggetto viene conosciuto con precisione crescente. L’aggiustamento dei significati attraverso la mentalizzazione dell’affetto è centrale per correggere la relazione oggettuale. Il sistema di mentalizzazione regola l’affetto innanzitutto identificandolo, poi è possibile un processo di elaborazione e opinione iniziale che viene sottoposta a rivalutazione. L’elaborazione regola l’affetto cambiandone il significato. Dalla mentalizzazione dell’affetto emerge un senso di padronanza e di responsabilità. IL SISTEMA PRIMARIO E IL SISTEMA SECONDARIO DI REGOLAZIONE AFFETTIVA La mentalizzazione dell’affetto offre una presa cognitiva e un affinamento del significato che serve ad aggiustare cognitivamente livello di arousal e a modificare il tono edonico. I due sistemi di regolazione affettiva giungono insieme al punto in cui l’affetto primario processato dal cervello destro viene processato dal sinistro e il non verbale diventa verbale. In stati dissociati l’affetto non è disponibile per il processo cosciente. Il funzionamento e lo sviluppo del sistema secondario dipendono dal sistema primario.
Capitolo 7 – TEORIA DELL’ATTACCAMENTO MODERNA: LO SVILUPPO DEL SISTEMA PRIMARIO DI REGOLAZIONE AFFETTIVA La teoria dell’attaccamento moderna delinea le strutture neurobiologiche e le dinamiche psicobiologiche del sistema primario di regolazione affettiva e ne collega lo sviluppo alle esperienze di regolazione affettiva della relazione di attaccamento. Schore avanza l’idea di un periodo critico bifasico nello sviluppo del sistema primario di regolazione affettiva, uno scatto di crescita neurologica che inizia in epoca prenatale e prosegue fino ai 16-18 mesi d’età. Durante questo periodo, le strutture del sistema limbico si attivano sequenzialmente e si organizzano gerarchicamente con le strutture corticali. Il sistema limbico si collega con le due branche del sistema nervoso autonomo. Il bambino può disporre, per la valutazione degli effetti a base corporea e dell’informazione socio- emozionale, di un sistema limbico funzionante in collegamento con un sistema di regolazione dell’arousal. È qui che la neurobiologia affettiva incontra la teoria dell’attaccamento. Lo sviluppo del sistema primario di regolazione affettiva presenta due fasi distinte, che si intersecano con un cambiamento qualitativo nella relazione di attaccamento. LO SVOLGIMENTO DELLA CAPACITÀ DI REGOLARE L’AROUSAL SIMPATICO Schore avanza l’ipotesi che la rivitalizzazione del bambino sia causata dall’impatto del contatto oculare sul sistema nervoso simpatico. Secondo Schore, momenti segnati da gioia condivisa stabiliscono una predisposizione a impegnarsi nella regolazione diadica. I ricordi impliciti di sequenze di esperienze affettive sono codificati in rappresentazioni presimboliche della madre. Il paradigma dello Still Face inizia con una diade madre-bambino sicura impegnato in un gioco faccia-a-faccia regolato. A un segnale prestabilito la madre si immobilizza, la sua faccia diventa impassibile. Tipicamente. i bambini sono messi in uno stato di allerta. Diventano sempre più angosciati e disorganizzati e fanno inutili tentativi di reimpegnarsi. Lasciato abbastanza a lungo in questo stato, il bambino può alla fine crollare fisicamente ed emotivamente e disimpegnarsi dall’ambiente. La madre non è intrusiva ma aiuta a mantenere uno stato positivo di arousal ottimale. Demos descrive due tipi di risposta della madre agli affetti negativi del figlio: - Una madre si precipita ogni volta che il bambino piange, deprivandolo dei livelli di stress ottimali e delle opportunità di sviluppare tolleranza allo stress e padronanza di sé. - L’altra non si muove, mantenendosi però disponibile, e interviene quando il livello di arousal negativo minaccia la disorganizzazione del bambino. La fiducia si stabilisce nella misura in cui il nostro volto trasmette l’intenzione di sostenere e di aiutare la crescita, la competenza emozionale e il riconoscimento non giudicante. Secondo Schore, la sintonizzazione implica una “sincronia psicobiologica” che implica microaggiustamenti reciproci degli stati di arousal. LO SVILUPPO DELLA CAPACITÀ DI REGOLARE L’AROUSAL PARASIMPATICO Il risultato ottimale consente ai bambini di autoinibirsi attraverso l’attivazione modulata del sistema nervoso parasimpatico. Il ruolo della figura di attaccamento include induzione di stati di vergogna: ipoarousal negativo. Il Caretaker impone limitazioni all’esplorazione inibendo il bambino. La capacità di processare la vergogna in maniera adattiva è cruciale per lo sviluppo sociale e personale. Serve come regolatore dell’autostima e segnala il bisogno di autocorrezione. Secondo Schore, questa vergogna ha origine in esperienze di stati affettivi intensamente dolorosi, indotti da un’inaspettata mancanza di sintonizzazione. La vergogna può essere compresa come la rappresentazione dell’improvviso, doloroso crollo indotto da qualcosa di inaspettato e carico di disapprovazione. La vergogna moderata ha un’importanza fondamentale per lo sviluppo della capacità di tollerare gli effetti negativi e di passare in maniera resiliente da stati affettivi disregolari a stati regolati (misattunement-crollo-vergogna-riparazione). LA NEUROBIOLOGIA DELL’ATTACCAMENTO SICURO Secondo Schore, le esperienze di attaccamento sicuro facilitano l’organizzazione ottimale delle strutture limbiche. Ricordi impliciti di esperienze sicure di regolazione diventano le istruzioni operative di un sistema nervoso autonomo bilanciato, che rende possibile tolleranza affettiva e regolazione affettiva resiliente. Sviluppo neurologico ottimale del sistema primario di regolazione affettiva Alla fine del periodo critico dei bambini con attaccamento sicuro si è stabilito un ANS equilibrato. I circuiti limbici che collegano la corteccia frontale destra agli aspetti simpatici e parasimpatico sono accoppiati in un sistema reciproco che rende possibile la modulazione affettiva. L’internalizzazione di procedure e di aspettative implicate negli stati di gioia condivisi e di vergogna moderata sostiene l’uso flessibile della relazione diadica o dell’autoregolazione. RIASSUNTO E CONCLUSIONI La figura genitoriale ha una competenza emozionale sufficiente a facilitare lo sviluppo dell’ANS. Esperienze ripetute di transazioni riuscite di regolazione affettiva vengono internazionalizzate come ricordi impliciti, che diventano le mosse relazionali automatizzate. La capacità di autoregolazione del genitore sicuro e l’ampiezza della sua tolleranza affettiva sono elementi fondamentali. Quando espone il bambino alla vergogna la figura di attaccamento sintonizzata empaticamente è capace di modulare l’intensità della vergogna e di ristabilire un efficace connessione psicobiologica con il piccolo. Con il completamento dello sviluppo del sistema primario di regolazione affettiva basato sul cervello destro inizia lo sviluppo del sistema di mentalizzazione: il sistema secondario di regolazione affettiva basata sul cervello sinistro. Lo sviluppo del sistema di mentalizzazione dipende dall’efficacia del sistema primario di regolazione affettiva. Capitolo 9 – DISSOCIAZIONE CRONICA: UNA SEQUELA DEL TRAUMA RELAZIONALE L’affetto dissociato può essere definito come un’informazione sullo stato del corpo che non può essere valutata e usata per risposte adattive al proprio ambiente interno ed esterno. L’affetto dissociato non può essere integrato nel nostro senso di sé e degli altri, questo indebolisce la soggettività e l’intersoggettività. Schore sostiene che lo stesso sistema primario di regolazione affettiva si dissocia. Le strutture del sistema non sono più integrate e non si scambiano più informazioni. Secondo Schore, la dissociazione cronica è un fattore chiave nell’arresto evolutivo e un ostacolo primario al progresso terapeutico. DISSOCIAZIONE GRAVE Un paziente con disturbo dissociativo può improvvisamente smettere di parlare durante la seduta terapeutica, guardare nel vuoto per qualche minuto e ignorare del tutto le domande del terapeuta. Oppure un paziente con disturbo da stress post-traumatico può improvvisamente commentare in maniera frammentaria e incoerente le immagini mentali intrusive. Fissare il vuoto e smettere di reagire suggerisce un profondo ipoarousal. Dissociazione grave caratterizzata da ipoarousal Gli stati di freezing sono adattivi quando si è esposti a pericoli che rappresentano una minaccia vitale. Tali stati sono accompagnati da depersonalizzazione e derealizzazione, che offrono una fuga psicologica quando la fuga fisica non è possibile. L’attivazione di stati di freezing diventa patologica quando diventa una risposta caratteriale a stimoli legati al trauma o a livelli che dovrebbero essere tollerabili. Dissociazione grave caratterizzata da iperarousal Arousal simpatico estremo e dissociazione sono risposte peritraumatiche adattive alla minaccia. La loro caratteristica essenziale è la velocità. Si verificano stati alterati di coscienza che possono implicare attenzione iperfocalizzata e ristretta, distacco dall’esperienza somatica, risultante in depersonalizzazione e derealizzazione, assorbimento totale e/o senso del tempo rallentato. Fenomeni dissociativi post-traumatici si manifestano come reviviscenza di ricordi intensivi vividi, flashback e incubi. DISSOCIAZIONE MODERATA Fenomeni dissociativi moderati sono spesso conosciuti a livello soggettivo, ma non sono oggettivamente evidenti. La dissociazione moderata è distinta da iperarousal o da ipoarousal di media intensità accompagnato da una disfunzionalità di grado moderato. In stati moderati di assorbimento siamo capaci di reagire. La disregolazione moderata fa nascere stati del Sé parzialmente dissociati. C’è una sovrapposizione di ricordo e di identità associati ad altri stati del Sé. L’agentività è stata distrutta dall’automaticità. Si è distaccati dall’esperienza somatica, ma non completamente depersonalizzati. L’esperienza soggettiva di dissociazione moderata è caratterizzata da iperarousal ed è associata al pattern di attaccamento preoccupato sotto regolato. L’esperienza soggettiva della dissociazione moderata caratterizzata da iperarousal è caratterizzata da straripamento affettivo accompagnato da pensieri disorganizzati e confusi o frammentati. L’esperienza soggettiva di dissociazione moderata caratterizzata da ipoarousal. Sono associati al pattern di attaccamento evitante, iper-regolato. I sintomi della dissociazione moderata caratterizzata da ipoarousal possono essere riconosciuti proprio in base alla loro assenza. Consistono in una disattivazione e in un ritiro generalizzati, in una mancanza di attenzione o di pensiero, in un’assenza di pieno coinvolgimento, in un senso di distanza da sé e dagli altri, in una limitata vita anteriore e in un’esperienza di mancanza di affetto. Capitolo 10 – DISTURBI DI PERSONALITÀ: UNA SECONDA SEQUELA DEL TRAUMA RELAZIONALE Il trauma relazionale esita in un senso di indegnità e in sfiducia rispetto alle intenzioni e alla competenza emozionale delle figure di attaccamento. Schore sostiene che i disturbi di regolazione diversi sostengono il tipo di disturbo di personalità che si svilupperà in età adulta. ATTACCAMENTO INSICURO E DISTURBI DI PERSONALITÀ Risposte allo stress differenti sottendono strategie differenti: strategia flessibile nel caso dell’attaccamento sicuro, strategie di coping attive o passive nel caso dell’attaccamento preoccupato ed evitante e mancanza di una strategia adattiva nel caso dell’attaccamento disorganizzato. Deviazioni dal tipo ideale Per apprezzare l’unicità di una personalità, bisogna prendere in considerazione sia il temperamento innato sia il temperamento appreso. Anche cultura e genere svolgono ruolo nel modellare la personalità. Rispetto alla deviazione da un tipo ideale, una delle influenze più affascinanti sulla personalità è la dominanza emisferica. → Le personalità evitanti sono associate alla dominanza del cervello sinistro, mentre le personalità preoccupate sono associate alla dominanza del cervello destro. → Le personalità preoccupate fanno uso dell’impulsività. → Le persone evitanti mancano dell’intuizione sociale che li porta ad affidarsi al funzionamento riflessivo, troppo lento per interagire in tempo reale ed è compromesso dallo stress. La maggior parte dei pazienti con personalità evitante ha bisogno di una rieducazione emozionale e devi sviluppare un interesse per le tematiche dell’attaccamento, nonché la capacità di approfondire e di riflettere su esse. La psicobiologia dell’attaccamento sicuro Al centro del modello operativo interno sicuro opera un sistema primario di regolazione affettiva ben sviluppato. La corteccia orbitofrontale offre una valutazione abbastanza accurata degli stimoli salienti nell’ambiente esterno ed interno lavorando in combinazione con un ANS bilanciato e disponendo di una ricca riserva di ricordi impliciti che codificano risposte resilienti alla disregolazione. Offre flessibilità emozionale e solida tolleranza nei confronti di affetti negativi e positivi. L’accessibilità e la competenza delle figure di attaccamento durante interazioni stressanti generano fiducia e aspettative positive. Da adulti avranno una maggiore probabilità di stabilire relazioni sentimentali e coniugali di miglioramento reciproco nelle quali conflitti possono essere risolti. Sono capaci di intimità e di autonomia. Solida capacità di modulazione e di tolleranza affettiva sostengono la maturazione del sistema secondario di regolazione affettiva e la capacità di riflettere sugli stati interni propri e degli altri con ragionevole accuratezza, quando si sperimenta un affetto stressante ATTACCAMENTO INSICURO ORGANIZZATO E DISTURBO NARCISISTICO DI PERSONALITÀ Studi hanno distinto due tipi di disturbo narcisistico di personalità. → C’è il bias simpatico dell’attaccamento preoccupato che sostiene il narcisismo disinibito, estroverso, → mentre il bias parasimpatico dell’attaccamento evitante che sostiene un tipo introverso inibito. Benché differenti nelle loro manifestazioni esterne e nelle dinamiche socioemozionali, i due tipi di disturbo narcisistico di personalità condividono caratteristiche chiave di carente empatia, grandiosità, egocentrismo e ansia sociale. Le due personalità narcisistiche sono impegnate in una difesa cronica contro una bassa autostima e possono essere portate a relazioni oggettuali di rispecchiamento e idealizzanti che funzionano per regolare l’autostima. Le differenze che caratterizzano le loro relazioni oggettuali e le loro difese caratteriali sono sostanziali e riflettono bias simpatici o parasimpatici. Il disturbo narcisistico di personalità caratterizzato da iperarousal deriva dall’attaccamento preoccupato. Il secondo tipo di disturbo narcisistico di personalità deriva dall’attaccamento evitante. Il narcisismo caratterizzato da iperarousal e la psicobiologia dell’attaccamento preoccupato. Questa personalità fa affidamento su difese esternalizzanti e mostra una tendenza a relazioni oggettuali invischiate. Schore riassume le caratteristiche del disturbo narcisistico di personalità preoccupato descrivendo queste personalità come egoistiche, arroganti e aggressive, che si esaltano e che richiedono attenzione, insensibili alle reazioni degli altri e inaccessibili, impermeabili ai loro sentimenti feriti e apparentemente sfrontati. La vergogna“calda” suscitata dal trauma preoccupato ha lasciato un’impronta di ipersensibilità e una paura violenta della vergogna. La relazione di attaccamento ha dato vita a una strategia di ipervigilanza rispetto ai segni di abbandono e a strategie per prevenirlo. L’incapacità di regolare l’arousal parasimpatico rende impossibile modulare e processare la vergogna. Queste personalità reagiscono alla vergogna in maniera rabbiosa. Le difese del genitore nei confronti dell’arousal impediscono la sintonizzazione con il bambino travolto dalla vergogna e ne ostacolano l’uscita degli stati di rabbia. A spese della propria autonomia e per la paura dell’abbandono e della vergogna, il bambino impara mantenere il senso di sé del genitore con il rispecchiamento e la upregolation necessari. Queste personalità sono inclini a provare forti sensazioni, a fare troppe cose e investire oggetti di significato eccessivo. I narcisisti preoccupati sono incapaci di tollerare la delusione rispetto a come stanno le cose. Le personalità evitanti soffrono delle caratteristiche opposte: fanno troppe poche cose, non riescono a registrare il significato degli oggetti e rispondono disperandosi immediatamente rispetto a come stanno le cose.
capacità di inibizione della corteccia orbito frontale destra è diminuita. La riparazione implica la costruzione di connessioni più forti tra la corteccia orbitofrontale destra i componenti sottocorticali del sistema limbico. Il sistema ha una maggiore capacità di restare organizzato sotto stress. Riparare il sé implicito Il trauma che colpisce il sistema primario di regolazione affettiva danneggia la capacità di mantenere un senso di sé sicuro integrato positivo attraverso stati affettivi. Il bias preoccupato verso la disregolazione caratterizzata da iperarousal dà origine al senso di sé esploso frammentato. L’evitante soffre di una disregolazione caratterizzata da ipoarousal che genera un senso di sé imploso: un’esperienza di non-sé. Capitolo 13 – AZIONI TERAPEUTICHE: IMPLICITO ED ESPLICITO Secondo Schore per cambiare i pattern maladattivi in modelli operativi interni sicuri dobbiamo coinvolgere il cervello destro dove l’affetto è inizialmente processato. Comunichiamo attraverso due canali paralleli: comunicazioni implicite di affetto fluttuano da cervello destro a cervello destro. → Comunicazioni verbali esplicite scorrere dal cervello sinistro al cervello sinistro. → Memorie dissociate del trauma relazionale sono immagazzinate nel sistema limbico. Stabilendo un contatto tra cervello destro dei nostri pazienti e il nostro cervello destro creiamo una connessione psicobiologica diretta. La relazioni che conta nella terapia si svolge tra i se impliciti. PROCESSI TERAPEUTICI ESPLICITI Gli interventi top down utilizzano cognizione verbale e processi riflessivi per produrre cambiamenti nel modello operativo interno e nella capacità di regolare l’affetto. Ciò include osservazioni sulla psicoeducazione e la mentalizzazione di stati affettivi. → Pazienti evitanti hanno una limitata esperienza delle emozioni e all’inizio hanno bisogno di essere guidati. Le personalità evitanti temono l’arousal emozionale e il contatto emozionale diretto. I pazienti evitanti si vergognano della propria carente capacità di sentire. → I pazienti preoccupati hanno una limitata capacità di auto oggettivazione. Si devono determinare i bias di arousal e l’iper dipendenza del paziente dall’autoregolazione dalla regolazione diadica e si devono aiutare i pazienti a comprendere le origini e le strategie della loro relazione oggettuale. La mentalizzazione degli stati effettivi diventa un intervento top down fondamentale. PROCESSI TERAPEUTICI IMPLICITI Rafforzare la tolleranza affettiva e aumentare la resilienza emozionale sono obiettivi terapeutici fondamentali della terapia basata sulla regolazione affettiva. Le azioni terapeutiche implicite si avvicinano ai limiti della tolleranza del paziente per iper o ipo-arousal. Il ruolo fondamentale del terapeuta consiste nel facilitare la regolazione affettiva del paziente e mantenere stati di arousal ottimali per il progresso terapeutico. Si costruiscono anche le condizioni per l’esplorazione. Il transfert, il controtransfert e l’alleanza terapeutica Un’alleanza terapeutica positiva rappresenta un ambiente favorevole alla crescita che implica uno sfondo di sicurezza e che mette in primo piano l’interesse per l’esplorazione di nuove esperienze. I terapeuti devono essere sia emozionalmente flessibili sia emozionalmente solidi per stabilire un ambiente che facilita la crescita. La loro capacità emozionale è il fattore chiave rispetto a quest’obiettivo. Molti modelli operativi interni insicuri offrono modi di essere in relazione basati su aspettative di interazioni intrusive o distanzianti che inducono vergogna. tali aspettative si manifesta nella relazione implicita di transfert- controtransfert. Vengono attivati stati di coscienza dissociati che servono ad attenuare ildolore della vergogna anticipata. Un transfert evitante implica un movimento di allontanamento dall’attaccamento al terapeuta e un attestarsi in uno stato di corpo mente emozionalmente distanziato dissociato caratterizzato da ipoarousal. Il terapeuta preoccupato può non riuscire a riconoscere l’incapacità di un paziente preoccupato di tollerare ipoarousal e vergogna o può accettare come normali l’iper-reattività all’abbandono o relazione oggettuali invischiate. Terapeuti evitanti possono trovarsi completamente a loro agio con la ristretta gamma di affetti, la fragilità dell’attaccamento e l’evitamento dei temi di attaccamento dei loro pazienti (attaccamenti congruenti). Il terapeuta evitante può provare disgusto nei confronti dell’emozionalità e dei chiari bisogni di dipendenza di un paziente preoccupato. Il terapeuta preoccupato può sentirsi ferito narcisisticamente o può provare rabbia per i rifiuti del paziente davanti alla sua offerta di accudimento (attaccamenti incongruenti).
Capitolo 14 – LA REGOLAZIONE INTERATTIVA, LA SINTONIZZAZIONE VITALIZZANTE E L’EMERGERE DEL SÉ Schore sottolinea l’importanza della regolazione interattiva e della sintonizzazione vitalizzante considerando i processi terapeutici fondamentali. REGOLAZIONE INTERATTIVA DI AFFETTO DISSOCIATO: ENACTMENT TERAPEUTICI (E DE- ENACTMENT) Non regoliamo i pazienti solo quando sono diventati disregolati: il terapeuta empaticamente sintonizzato è impegnato a monitorare i pazienti e a modulare la loro intensità affettiva per evitare che diventino disregolati. Accanto alle parole si svolge un flusso parallelo di comunicazioni implicite che esprimano e determinano lo stato effettivo di partecipanti e la natura della loro relazione. Attraverso le comunicazioni implicite si esprimono e si costruiscono transfert e il controtransfert positivi e negativi. Momenti terapeutici incrementali si svolgono quando il paziente diventa disregolato e il terapeuta resta regolato e lo riporta a uno stato regolato. La prima L'azione infonde resilienza, la seconda espande la tolleranza affettiva. Enactment e de-enactment Il meccanismo che media gli enactment è compreso come identificazione proiettiva in cui tanto il paziente quanto il terapeuta vivono l’esperienza di essere stati indotti l’uno dall’altro a sentire o fare qualcosa. Ognuno è inconsapevole della propria complicità nel problema. Se lasciati irrisolti gli enactment impediscono il progresso terapeutico e minano l’alleanza terapeutica. Risoluzioni di enactment rivelano una ricca vena di materiale dissociato e possono segnare dei punti di svolta nella relazione terapeutica. L’interpretazione degli enactment proposta da Schore si focalizza sulle trasmissioni istantanee di affetto disregolato dissociato. Dalla prospettiva della teoria della regolazione degli aspetti più interessanti degli enactment sono quelli che entrano in risonanza con il trauma relazionale. Ciò si verifica quando un paziente diventa disregolato ed esprime un aspetto che disregola il terapeuta il quale non può mettersi in collegamento con il paziente e regolarlo. Perché l’enactment sia terapeutico il terapeuta deve autorganizzarsi e riconnettersi con il paziente e regolarlo. Gli enactment possono essere di due tipi caratterizzati da iperarousal o ipoarousal. I secondi sono usuali con pazienti evitanti e spesso si verificano quando il terapeuta viene sopraffatto dalla risacca di uno stato di ipoarousal di un paziente ed entrano in uno stato dissociato di down regulation. La relazione terapeutica implicita priva della vitalità generata dagli scambi effettivi si spegne (de-enactment). Stati condivisi di dissociazione caratterizzati da ipoarousal sono re-enactment di un trauma relazionale evitante. Nell’enactment caratterizzato da iperarousal la diade Deve abbassare la propria regolazione in un de-enactment con ipoarousal si deve rivitalizzare il campo intersoggettivo. Enactment terapeutici L’enactment inizia se il terapeuta non può ricevere l’affetto proiettato dal paziente e mantenersi regolato ora entrambi i partecipanti sono disregolati e dissociati. Il loro affetto è dissociato e non può essere processato soggettività e intersoggettività hanno subito un crollo e l’enactment è pronto a partire. In un enactment terapeutico il terapeuta è inizialmente disregolato dal paziente ma se ne rende conto si sintonizza con lui ne facilita la regolazione dell’affetto dissociato. L’esperienza dissociata si riverbera poi nella memoria di lavoro mentre si stavano in senso integrato delle cose. Il paziente ottiene una panoramica delle implicazioni dello stato del sé dissociato e della relazione oggettuale dissociata: di come tutto era differente. Versioni conflittuali ritornano insieme e chiedono insistentemente una soluzione. Il pattern di attaccamento può cominciare a organizzarsi intorno ad aspettative positive di un oggetto affidabile emozionalmente competente. LA SINTONIZZAZIONE VITALIZZANTE E L’EMERGERE DEL SÉ La sintonizzazione vitalizzante è cioè: stati duraturi di sintonizzazione che agiscono da catalizzatore per l’emergere di un senso di sé coerente di tonalità positiva. La sincronizzazione reciproca stabilisce un appaiamento psicobiologico e ha un effetto di organizzazione e di regolazione intrinsecamente positiva. Inoltre la sintonizzazione vitalizzante stabilisce l’ambiente di crescita ideale. La risonanza genera una curiosità a carica positiva che spinge a entrare in contatto con materiale stressante nell’esplorazione di stati interni e dell’ambiente socio emozionale.