Scarica tesi sul libro: "donne ,razza e classe" di Angela Davis e più Versioni in PDF di Sociologia solo su Docsity! Donne, razza e classe: Angela Davis. Nella sua ricerca, iniziata negli anni in cui era in carcere e pubblicata nel 1981, Angela Davis ricostruisce la storia dei delitti umani contro il popolo nero durante lo schiavismo e negli anni successivi all’abolizione dello stesso, degli abusi sessuali, della segregazione raziale e delle disuguaglianze di genere, di classe e di razza all'interno dei movimenti politici e sociali. Nella stesura di traduzione del saggio a cura di Marie Moïse e Alberto Prunetti, vengono lasciati e spiegati i termini caratteristici del saggio, per mantenere il significato delle stesse parole che la Davis voleva evidenziare. Dalle note di traduzione si evince: -La parola” Donna “: categorizza il genere femminile non come un dato biologico ma come condizione materiale, storica e sociale; Il testo si caratterizza per un utilizzo sistematico dell’iniziale maiuscola nell’aggettivo “Nero/a”; Nel testo col termine “Razza” la Davis non conferisce alcuna connotazione biologica, al contrario, il suo uso è squisitamente politico: si tratta di rendere visibile il costrutto teorico che afferma il razzismo con rapporto strutturale di dominio; Infine, con il termine “Class” o in particolare “working class” viene conservata la versione inglese o, in qualche caso, l’espressione “classe operaia” è usata solo quando Angela Davis scrive esplicitamente di donne operaie che lavorano in fabbrica. - Il saggio inizialmente ricostruisce la storia degli schiavi americani neri, con lo scopo di sfatare il mito del matriarcato nero; alla luce della descrizione della vita di Harriet Tubman si può percepire l’importanza degli insegnamenti che i genitori le impartirono. Da operaia agricola, imparò, di avere in quanto donna le stesse potenzialità di un uomo. Mentre lavorava spalla a spalla col padre, le insegnò a tagliare la legna, a spaccare le recinzioni, a camminare senza fare rumore nei boschi e a nutrirsi e curarsi con piante, radici ed erbe. Le lezioni impartite dal padre le risultarono utili durante i suoi viaggi e la resero così caparbia da essere l’unica donna ad aver guidato delle truppe in battaglia durante la guerra civile. Secondo il pensiero comune della società del tempo, l’uomo nero era considerato inferiore persino alle loro stesse donne, anche se all’interno delle famiglie nere vi era un’effettiva uguaglianza di genere nella gestione domestica e nell’allevamento dei figli. Se nelle famiglie nere il ruolo della donna era paritario, la schiavitù non contava tali privilegi; le donne svolgevano gli stessi compiti lavorativi degli uomini, ciò vuol dire che i lavori pesanti, prettamente maschili, erano svolti anche dalle donne come, per esempio, il lavoro in miniera, lavoravano in fonderia oppure trainavano il materiale per la costruzione delle ferrovie, dato che le stesse valevano meno del bestiame. Nel saggio sono presenti storie di vita vera, dalle stesse si possono ricostruire le tragedie. Ad esempio, i castighi inflitti alle donne superavano d’intensità quelli impartiti agli uomini, perché esse non venivano solo frustate ma anche stuprate e di certo non venivano risparmiate le donne incinte. Da una testimonianza anonima vi è una descrizione accurata dei castighi inflitti: “una donna incinta che ha commesso una violenza nel campo è obbligata a sdraiarsi su una fossa adatta a contenere il suo peso corpo, dopodiché viene sferzata con una frusta o battuta con un manico perforato. A ogni colpo si forma una piaga. Una delle mie sorelle viene punita proprio in questo modo, tanto duramente da far cominciare il travaglio. Il bambino nacque nel campo. Quello stesso sorvegliante, mr. Brooks, uccise nella stessa maniera una ragazza che si chiama Mary, davanti ai suoi genitori”. Questi castighi disumani e quella vita indecente spinsero molte donne a praticare aborti o a togliere la vita alla propria progenie, come nel caso di Margaret Garner che decise di uccidere i propri figli piuttosto che vederli diventare adulti e vivere la brutalità della schiavitù. I continui maltrattamenti fisici, le estenuanti ore di lavoro, sotto il sole o sotto la pioggia, non placavano la voglia di libertà e di rinascita del popolo nero. L’accesso al sapere, infatti, non solo si configurò come lotta per l’accesso all’istruzione, ma anche come vera e propria forma di resistenza; non è raro che le schiave acquisissero di nascosto le abilità di scrittura e lettura, cruciali per fare circolare notizie e informazioni, sino ad arrivare alla realizzazione delle Scuole di mezzanotte. La lotta per l’educazione scolastica non era combattuta solo dai neri, a loro si aggiunsero donne bianche insegnanti che sfidarono la società razzista per i diritti all’apprendimento degli afroamericani. A partire dal 1787 Prince Hall, abolizionista e leader della libera comunità nera di Boston, fondò la “Massoneria Prince Hall” e fece pressione per i diritti all’istituzione dei bambini afroamericani. Successivamente un ’ex schiava riunì neri e bianchi delle classi popolari, altrimenti esclusi dall’istruzione, fondando la “Ferguson School of the poor”, una scuola che prevedeva classi miste di genere, classe e “razza”. Quarant’anni dopo, Prudence Crandall, una giovane insegnante bianca, difese con tenacia il diritto delle ragazze nere di frequentare le istituzioni scolastiche. In questo ambito Davis sottolinea come ci sia stata una proficua unione fra le donne bianche e le donne nere, grazie anche a figure emblematiche come Myrtilla Miner che fondò una scuola di formazione per insegnanti neri, rischiando la propria vita. La rivendicazione degli afroamericani e delle donne inizia ad entrare anche negli ambiti politici con il supporto incredulo di uomini. Politico, scrittore, editore, riformatore e soprattutto abolizionista e sostenitore dei diritti delle donne, Frederick Douglass, figlio di una madre schiava e di un padre bianco (che non ha mai conosciuto), è cresciuto con sua nonna in una piantagione del Maryland. All'età di otto anni fu mandato a Baltimora come servitore della famiglia Auld; lì imparò a leggere grazie alla signora Auld; poco dopo la morte del padrone riuscì a fuggire e si stabilì a New Bedford (Massachusetts), dove adottò il nome di Douglass per evitare l'arresto e lavorò come operaio a giornata tra il 1838 e il 1841. Nello stesso anno, in un convegno anti-schiavitù tenutosi a Nantucket, Frederick Douglass raccontò la sua esperienza di schiavo con un tale sentimento ed eloquenza che impressionò profondamente il pubblico. Douglass partecipò al sostegno dei diritti delle donne e sostenne il suffragio femminile, nonostante il razzismo che in quegli anni si diffondeva nei movimenti delle suffragette. Molte donne, afroamericane e non, emersero nella politica antiabolizionista e nella rivendicazione dei diritti delle donne. Donne come: Isabella Baumfree, o meglio conosciuta come Sojourner Truth, un nome che lei stessa scelse per rivendicare la sua identità. La storia di Sojouner inizia come la maggior parte delle donne schive afroamericane, venduta all’asta all’età di 9 anni insieme a un gregge di pecore per 100 dollari; nelle sue memorie ricorda la brutalità e la violenza del suo padrone. La sua figura viene associata al suo discorso al congresso delle donne ad Akron in Ohio. Fra tutte le donne presenti fu la sola in grado di rispondere a tono ai raggiramenti suprematisti maschilisti di un gruppo di provocatori e diede alla luce uno slogan pieno di significato “Non sono una donna?” una frase ripetuta più e più volte durante il suo discorso, impartendo una pesante sconfitta alla tesi maschilista del “sesso debole” respingendo, inoltre, l’idea che il suprematismo maschile fosse un principi cristiano: - Quell’ometto vestito di nero laggiù ha detto che le donne non possono avere gli stessi diritti degli uomini perché Cristo non era un donna. Ma Cristo com’è nato? Da dove viene il nostro Cristo? Da Dio e da una donna! I maschi non c’entrano nulla. –e continua dicendo che -Se la prima donna che Dio ha