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Tesina di maturità: Gli antieroi - Liceo Classico, Tesine di Maturità di Italiano

Tesina di maturità con argomento gli Antieroi, visti ed analizzati attraverso la letteratura, l'arte, la storia e la contemporaneità.

Tipologia: Tesine di Maturità

2014/2015
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Caricato il 08/07/2015

BBarozzi93
BBarozzi93 🇮🇹

4.3

(10)

5 documenti

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Scarica Tesina di maturità: Gli antieroi - Liceo Classico e più Tesine di Maturità in PDF di Italiano solo su Docsity! Tesina di Barozzi Benedetta Liceo Classico M. Flaminio, A.S. 2011/2012 Gli Antieroi Analisi della figura dell’antieroe dai classici alla modernità. Indice: 1.1: Introduzione pag. 4 1.2: Differenze tra eroe ed antieroe pag. 4 1.3 L’antieroe pag. 5 1 2.1 Giasone pag.6 2.2 L’Ellenismo e Apollonio Rodio pag.6 2.3 Le Argonautiche pag. 7 2.4 La Medea di Euripide pag. 9 2.5 La Medea di Seneca pag. 10 3.1 Ulisse e Telemaco pag.11 3.2 Tennyson’s Ulysses pag. 12 3.3 Joyce’s Ulysses pag.13 4.1 ‘Ntoni pag. 15 4.2 I Malavoglia pag. 16 4.3 Il contesto storico dell’opera pag. 17 4.4 L’antieroismo di ‘Ntoni pag. 18 5.1 Sherlock Holmes pag. 20 6.1 Riepilogo pag.22 6.2 Chi è l’antieroe pag. 22 Bibliografia e Sito grafia pag.23 Mappa Concettuale La figura dell’antieroe 2 Per definizione l’antieroe è colui che si contrappone all’eroe convenzionale, essendo dotato di caratteristiche antitetiche a quelle di quest’ultimo, e che, tuttavia, svolge il ruolo di protagonista in una vicenda, essendo ideato dall’autore proprio per essere l’oggetto della simpatia e dell’immedesimazione del pubblico. In certi casi può essere però portatore di tratti negativi. L’antieroe, tuttavia, si distingue dall’antagonista, che si oppone al protagonista nella vicenda. Quando invece assume tratti marcatamente negativi, riveste solitamente un ruolo secondario. Solitamente l’antieroe è calato in un contesto eroico ma viene osservato sotto un’ottica realista. Se la figura dell’eroe si può trovare in periodi nei quali è presente un sostanziale clima di speranza e ideali, al contrario l’antieroe spicca in epoche di crisi d’ideali, dove a dominare non è più il sentimento, bensì il suo contrario, la razionalità e il realismo. 2.1 Giasone 5 La prima e più rilevante figura di antieroe è certamente Giasone, che ritroviamo nelle Argonautiche di Apollonio Rodio, e nella Medea di Seneca, e che era già stato in qualche modo anticipato dalla Medea di Euripide. 2.2 L’Ellenismo e Apollonio Rodio Durante l’Ellenismo, che è quel periodo storico che si è soliti delimitare tra la morte di Alessandro Magno (323 a.C.) e la conquista romana dell’Egitto (30 a.C.), si assiste ad una graduale perdita degli ideali eroici, il dominio della razionalità è sempre più accentuato e il sentimentalismo è pressoché assente. Infatti, il sogno di Alessandro di costruire un unico impero dove unire tutti i popoli in una grande κοινή politico culturale, fallì, ma solo in parte, infatti, dopo la morte del condottiero macedone, dal 6 punto di vista politico l’impero fu diviso in vari regni, ma sul piano culturale quel sogno poté realizzarsi pienamente. Infatti, la nascita di un’Ellade sovranazionale, dove il fulcro non è più nella πολις, suscita nell’uomo greco due forti sentimenti: il cosmopolitismo di un mondo senza confini, dove razze e culture s’incontrano, ma anche un forte individualismo volto a ricercare dentro di sé quei valori perduti che erano propri della πολις. Questa nuova situazione produsse una mutazione nell’ambito sociale e culturale, tanto che le dottrine filosofiche si concentrarono principalmente nella ricerca di un’etica individuale, la scienza si sviluppò enormemente, l’architettura manifestò una tendenza al grandioso e allo scenografico, le arti figurative sposarono un realismo esasperato, e la letteratura presentò una ricerca sempre più raffinata ed erudita, in cui la ricercatezza formale assunse un’importanza primaria. Proprio in questo contesto s’inserisce la figura di Apollonio Rodio. Le notizie riguardo la vita di quest’autore sono incerte. Già il suo soprannome “Rodio” suscita perplessità, giacché quasi sicuramente nacque ad Alessandria tra il 295 e il 290 a.C., e sembra, quindi, derivare da un prolungato soggiorno del poeta nell’isola di Rodi, dove si trasferì, dopo essere stato alla guida della biblioteca di Alessandria, e rimase fino alla morte, intorno al 215 a.C. 2.3 Le Argonautiche L’opera che donò la fama ad Apollonio è sicuramente le “Argonautiche”, un poema in esametri suddiviso in quattro libri. L’argomento è costituito dalla celebre spedizione cui parteciparono i più valorosi guerrieri della generazione pretoriana, fra cui Eracle, Polifemo, Peleo, Castore, Polluce e Orfeo; tutti costoro saranno chiamati Argonauti dalla nave Argo sulla quale erano imbarcati. Guida di questi combattenti è Giasone, figlio del re di Iolco a cui il fratellastro Pelia ha sottratto il trono: è proprio quest’ultimo che, per sbarazzarsi del nipote, gli affida il compito di riprendere il vello d’oro. I primi due libri narrano, dunque, del difficile viaggio, ricco d’insidie e avventure, intrapreso dagli Argonauti verso la Colchide, sede del vello d’oro. Il terzo libro è incentrato principalmente sulla figura di Medea e sul suo folle amore per Giasone, il quale, da vero antieroe, si serve di lei spingendola ad aiutarlo a superare le prove che gli erano state imposte per conquistare il vello. 7 Nella Medea, quindi, l’autore latino esaspera la gelosia fino a sfociare nel macabro; in questo modo la figura di Medea acquista ancor maggiore centralità, togliendo contemporaneamente vitalità tragica a Giasone, che qui risulta ancora più inerte e insensibile, e di lui scompare quasi totalmente l’abilità retorica che mostrava nella tragedia di Euripide e nel poema di Apollonio. Qui Giasone appare totalmente sopraffatto e sommerso dall’ira di Medea e la sua figura antieroica si esprime totalmente: il grande condottiero, conquistatore del vello d’oro, ricco di virtù eroiche scompare, facendo posto ad un personaggio inerte, incapace e insensibile. D’altronde anche Seneca, come Euripide e Apollonio, vive in un’epoca particolare, uno dei periodi più critici sul piano dei valori dello spirito che Roma abbia attraversato: un’età che assisteva al progressivo disgregamento di ogni senso morale, percorsa dalle più torbide passioni. I delitti più atroci erano forniti dalla stessa casa imperiale, dove l’incesto, il fratricidio, l’uxoricidio e il matricidio erano impunemente perpetrati. I miti tragici a cui Seneca si rifà, si trovano, quindi, perfettamente ambientati nella Roma dei Cesari. 3.1 Ulisse e Telemaco 10 Anche il personaggio di Ulisse può essere considerato un antieroe; persino nel poema omerico bastato sulle sue imprese, l’Odissea, questo personaggio mostra alcune caratteristiche tipiche dell’antieroe, come, ad esempio, il frequente uso dell’astuzia e della retorica piuttosto che quello della forza delle armi. Ma è nella letteratura inglese che questa figura viene associata alla normalità dell’antieroe, come vedremo per l’Ulysses di James Joyce, o idealizzata e contrapposta alla figura antieroica del figlio Telemaco, come in Tennyson. 3.2 Tennyson’s Ulysses Alfred Tennyson was born in 1809, during the so called “Victorian Age”, from a traditional family background. He was parted educated at home, but later went to Trinity College. He began to make a reputation as poet in 1840, and in 1850 he was made Poet Laureate, in succession to Wordsworth. In the same year he settled in the Isle of Wight where he had a peaceful life until his death in 1892. His early works are substantially unimportant, but some poems are different, in particular “Ulysses”. Ulysses had been written in 1833. The poem is a dramatic monologue in which Ulysses is an old king who is bored with the commonplace life, he leads on Ithaca where he is surrounded by an “aged wife”, a conformist son and a “savage race”. His dissatisfaction with his present life, his regret for his adventurous past and his thirst for knowledge, drive him to “sail out into the west”. He is still a brilliant speaker as he persuades his aged crew to join him. In the poem we can find a theme that symbolized the romantic conception of heroic spirit, but with this heroic conception, that Ulysses impersonate with his refusal of conformity of a Victorian life style, his desire of new adventures and experiences, there’s another idea that Telemachus, the Ulysses’s son, impersonate; in fact in the central part of the poem appear the figure of the son, that figure is the opposite of 11 Ulysses, if Ulysses is a Romantic hero, Telemachus is the typical man of Victorian age, with a quiet temper and a reflective behavior, if Ulysses is an hero, Telemachus is an antihero. Thelemachus represents the good and wise king that Ulysses had never succeeded to embody. So Ulysses is the hero that people in Victorian age asked to a poet and is the character in which Tennyson recognizes himself, but Telemachus embodies the real man of Victorian Age. With his “Ulysses”, Tennyson wants to say that Romanticism is an age with good ideals, but he lives in Victorian Age, with his materialism and his positivism. 3.3 Joyce’s Ulysses In James Joyce’s Ulysses we can see how this two figures of Telemachus and Ulysses are reversed, as Telemachus represents the pure intellect and Ulysses is an anti-hero, like Eliot said, used by Joyce as a constant reminder of the decadence of our modern age. James Joyce was born in Dublin in 1882, from a middle-class family. His interest was for a broader European culture, and this led him to begin to think of himself as a European rather than an Irishman. So he established himself on the continent and spent some time in Paris, but his mother’s illness brought him back to Dublin. He meets and fell in love with Nora Barnacle and they moved to Italy, settling in Trieste where Joyce began teaching English and made friends with Italo Svevo. The years in Trieste were difficult, filled with financial problems, so he and his family moved to Zurich, since his position as a British national in Austrian-occupied Trieste left him no alternative. Hitler’s advances in Europe made the Joyces flee from France to neutral Switzerland where the writer died in 1941. His masterpiece, “Ulysses” first came out in Paris in 1922, thanks to the efforts of Sylvia Beach, the owner of the famous “Shakespeare & Co.” bookshop. In England the book was banned for obscenity until 1936. Joyce’s Ulysses has no traditional plot. The whole novel takes place on a single day, on Thursday 16th June 1904. It tells the events of an ordinary day in the life of three inhabitants of Dublin: Leopold Bloom who is the Ulysses of the title, his wife Molly who corresponds to Penelope and Stephen Dedalus who represents Telemachus. Joyce, using the epic model, stresses the lack of heroism, of ideals, of love and trust in the modern world. “Ulysses” is divided in three parts called “Telemachiad” (chapters 1-3), “Odyssey” (chapters 4-15) and “Nostos” (chapters 12 legate al verismo, come le “Novelle rusticane” e il secondo romanzo del ciclo de “I vinti”, “Mastro don Gesualdo”. Dopo quest’ultimo romanzo il Verga si ritirò a vita privata a Catania, abbandonò l’attività di scrittore, vivendo i suoi ultimi anni in modo schivo e riservato. 4.2 I Malavoglia Prendiamo quindi in considerazione il romanzo “I Malavoglia”, per analizzarne il contrasto tra coppie di personaggi, in un contesto eroe-antieroe. Innanzitutto è necessario considerare il ruolo del romanzo all’interno di quello che sarebbe dovuto essere il ciclo de “I vinti”. Verga del Positivismo e del Naturalismo francese accoglieva solo il metodo d’indagine, ma rifiutava la fiducia nel cambiamento e nel progresso: egli, infatti, portava l’attenzione non sulle conquiste dello sviluppo, ma sul prezzo che queste comportavano; più che celebrare i vincitori, Verga pone la sua attenzione “ai deboli che restano per via, ai vinti che levano le braccia disperate e piegano il capo sotto il piede brutale dei sopraggiungenti”. I cinque romanzi che dovevano comporre il ciclo, dei quali furono completati solo i primi due e alcuni capitoli del terzo, dovevano rappresentare, a livelli sociali diversi, una serie di esistenze stroncate dal desiderio di affermarsi nella lotta per la vita. “I Malavoglia” è il primo romanzo del ciclo e, infatti, si svolge all’interno dello strato sociale più basso: si rappresenta la vita dei pescatori di Aci Trezza e si narra la vicenda della famiglia Toscano, detta Malavoglia, negli anni successivi all’unità d’Italia. La famiglia è guidata dal vecchio padron ‘Ntoni; la barca da pesca “Provvidenza” e la casa patriarcale “del nespolo” costituiscono i mezzi essenziali e i valori di vita della famiglia; ma una serie di disastri, che inizia col tentativo di commerciare un carico di lupini e col naufragio della “Provvidenza” in cui muore il figlio di padron ‘Ntoni, Bastianazzo, porta la rovina economica e la disgregazione della famiglia. I Malavoglia perdono la barca e la casa, il nipote ‘Ntoni, venuto a contatto con l’ambiente urbano in seguito al servizio militare, rifiuta di tornare al duro lavoro tradizionale che potrebbe risollevare le sorti della famiglia e antieroicamente si dà al contrabbando, a una vita dissipata e finisce in carcere. L’altro nipote, Luca, muore nella battaglia di Lissa; la nipote Lia fugge a Catania dandosi alla prostituzione. Solo dopo lunghi sacrifici, il nipote Alessi riesce a riconquistare la casa del nespolo e a ricostruire gli essenziali valori familiari, ma ciò è funestato dalla morte di padron ‘Ntoni in ospedale, mentre ‘Ntoni, uscito dal carcere, capisce di non poter più restare e abbandona tristemente il suo paese. 4.3 Il contesto storico dell’opera 15 Un elemento fondamentale, sia per capire la vicenda narrata nel romanzo, si per comprendere l’ambiente in cui si muoveva l’autore, sia per chiarire la vicenda di ‘Ntoni, personaggio che seguiremo per il suo atteggiamento antieroico, è senza dubbio l’epoca in cui si svolge il romanzo. I riferimenti temporali sono pochi ma abbastanza precisi da permetterci di inquadrare la vicenda lungo un intervallo di circa quindici anni a partire dal 1863; ci troviamo, quindi, nel periodo immediatamente successivo all’unificazione d’Italia, durante il governo della Destra Storica e precisamente la vicenda ha inizio durante il primo governo Minghetti. Un’epoca quindi di grosse difficoltà per il neonato stato italiano, dove innumerevoli erano i problemi e il maggiore di questi era sicuramente la cosiddetta “questione meridionale”. Il sud era, infatti, in tutti i settori, estremamente arretrato rispetto al nord e compito dei governi che si susseguirono in questo periodo fu quello di cercare di colmare questo difetto del meridione. Si cercò di unificare il mercato attraverso l’abolizione dei sistemi doganali tra i vari stati che una volta formavano quella che ora è l’Italia, ma questo significava la non protezione delle economie più deboli e soprattutto di quelle meridionali. Infatti gli industriali del nord consideravano il sud come uno sbocco industriale, i meridionali prima si difendevano con la barriera doganale, che, eliminata, non fece che peggiorare la situazione. Inoltre l’unificazione prevedeva un aumento della pressione fiscale che gravò più su ceti meno abbienti con una forte imposizione di tasse, ad esempio quella sul macinato. Ad acuire la posizione del sud fu anche l’imposizione del servizio militare obbligatorio che, come vediamo nella vicenda del romanzo, oltre a togliere braccia importanti alle famiglie, spesso traviava i giovani che venivano a contatto con il nuovo mondo urbano borghese. Per tutte queste ragioni la popolazione del mezzogiorno faticò a riconoscersi nel nuovo stato unitario, considerandolo come un estraneo che esigeva tasse e che obbligava i giovani uomini alla leva militare, togliendo braccia all’agricoltura, alla pesca, alle saline e alle miniere di zolfo, unici sostentamenti. L’opposizione sfociò nello sviluppo del brigantaggio e del commercio di contrabbando, altro elemento che ritroviamo nella vicenda e che favorisce ulteriormente l’antieroismo di ‘Ntoni. 4.4 L’antieroismo di ‘Ntoni Quest’ultimo, come già accennato, ha una vicenda travagliata di progressivo declino che lo rende un perfetto antieroe, egli non si può considerare protagonista, perché protagonista è l’intera famiglia Malavoglia, ma avrebbe potuto contribuire in modo decisivo al pagamento del debito dei lupini. La partenza iniziale per lo svolgimento del servizio di leva vuole essere una denuncia del Verga della politica della Destra Storica e delle enormi difficoltà che conobbe il sud dopo l’unificazione. ‘Ntoni, infatti, ritorna dal servizio militare e ritrova la famiglia in grave difficoltà, senza più 16 la “Provvidenza” e costretta a lavorare a giornata per pagare il debito. Ma a Napoli, dove aveva svolto il servizio di leva, aveva avuto la possibilità di guardarsi attorno e di scoprire che tutto il mondo non era come Trezza, che esistevano persone che stavano molto meglio e si era indugiato ad ascoltare le sirene di un possibile miglioramento. Tornato al villaggio, a servizio militare finito, continuava a sentirsi echeggiare nell’orecchio il canto di quelle sirene. Comincia quindi il graduale e lento processo di traviamento del personaggio. I primi accenni si vedono nel capitolo VI del romanzo, dove ‘Ntoni lavora a giornata sulla barca di padron Cipolla mentre parla delle bellezze e delle fortune del mondo urbano. In seguito il processo di sradicamento del personaggio si fa sempre più evidente. Alle domande rabbiose che sempre più frequentemente il nipote pone, il nonno non sa dare risposta e continua a sostenere l’eroismo del sacrificio, il suo ostinato esempio di virtù. Ma ‘Ntoni rifiuta questo eroismo e parte alla ricerca di fortuna, dando il colpo di grazia alla famiglia. In seguito ‘Ntoni ritorna in paese come uno straccione e nonostante la sua famiglia lo accolga a braccia aperte, egli continua il suo inesorabile processo di sradicamento, dandosi alla nullafacenza e all’alcool, cadendo in seguito nel contrabbando e finendo poi in carcere. Il giovane ‘Ntoni, dunque, una volta segnato dal contatto con il mondo cittadino, perde le sue radici, infatti non riesce più a riconoscersi nei valori tradizionali della famiglia e del lavoro e percorre una lunga parabola che lo porta all’esclusione, alla partenza senza ritorno. ‘Ntoni non si rassegna alla miseria e decide di andare via, ma è sconfitto poiché, secondo l’idea fissa del ciclo de “I vinti”, chi cerca di cambiare la propria posizione, lasciando il suo ambiente familiare, quasi sempre viene calpestato, come accade alle ostriche, dice lo stesso Verga, che se si staccano dallo scoglio, muoiono. Come la Longa dice a ‘Ntoni quando lui le comunica il suo desiderio di andarsene da Trezza: " né testa, né coda, ch'è meglio ventura " Che significa “la sorte migliore è stare a metà, né tra i primi né tra gli ultimi della classe sociale” Alla fine del romanzo ‘Ntoni ritorna a Trezza e trova Alessi che ha riacquistato la casa del nespolo e ha ristabilito l’antico ordine familiare, ‘Ntoni riconosce e capisce finalmente “la santità del focolare domestico” e arriva dunque per lui l’auto-esilio, capisce, cioè, che non può più restare perché non c’è posto per gli infedeli alla religione della famiglia, e si allontana nuovamente. Il romanzo, quindi, così come si apre, si chiude con una partenza, questa volta, però, definitiva di ‘Ntoni. La decisione finale di ‘Ntoni di ripartire nasce dalla presa di coscienza di un sentimento irreversibile, del distacco da una visione del mondo dove legge del lavoro e codice d’onore coincidono. Prima non sapeva, non conosceva il valore delle radici familiari e della tradizione patriarcale, e voleva partire per inseguire dorate utopie di felicità, per vivere nell’ozio e nel benessere. Poiché, ora, ha perso le sue radici, deve morire per rinascere diverso. Sul tema folclorico e antropologico della morte-resurrezione, si chiude con la circolarità del romanzo. La battuta finale di ‘Ntoni: “[…] il primo di tutti a cominciar la giornata è stato Rocco Spatu” 17 11. Esperto schermidore col bastone, pugile, spadaccino. 12. Ha una buona conoscenza pratica del Diritto britannico. 13. Capacità di usare la logica – Ottima”. Già da questa descrizione possiamo notare l’antieroismo di Holmes. Egli potrebbe essere un eroe, in quanto sa essere coraggioso e ha molte doti eroiche, ma, nonostante sia in grado di catturare criminali e risolvere casi impossibili, egli non risolve questi dilemmi per il bene comune, per salvare la cittadinanza, ma per una sua sete personale di conoscenza e per il suo continuo bisogno di affermarsi con se stesso. 6.1 Riepilogo Ripercorrendo, quindi, il percorso che abbiamo finora compiuto, troviamo, in epoca ellenistica il Giasone delle Argonautiche di Apollonio Rodio, protagonista che non compie alcuna impresa, che abbiamo visto avere qualche relazione con il Giasone della Medea di Euripide ed essere in qualche modo precursore di quello della Medea di Seneca, scritta sotto l’impero di Nerone. Abbiamo poi analizzato l’Ulysses di Tennyson e quello di Joyce, analizzando le figure di Telemaco che rappresenta le nuove generazioni dell’età vittoriana e la figura di Ulisse, uomo del suo tempo, fragile e totalmente normale. Nasce, quindi, il Naturalismo in Francia e il Verismo in Italia, dove Verga scrive “I Malavoglia” che presentano la figura di ‘Ntoni, giovane antieroe dell’Italia postunitaria. 6.2 Chi è l’antieroe Chi è, dunque, l’antieroe? E quali sono le sue caratteristiche più marcate? L’antieroe è un personaggio di denuncia, che esprime una crisi di ideali, è un personaggio pessimista, che non offre soluzioni, anzi, con il suo negare l’eroicità, vuole togliere ogni speranza di miglioramento. Egli è contraddistinto da una normalità disarmante, che lo rende vicino allo spettatore, e da un sentimento di paura, l’antieroe, infatti, non ama il rischio e teme per la sua incolumità. Negli antieroi vi è la disperata paura della morte, quella che non abbiamo mai visto negli impassibili eroi classici e neoclassici. Questi uomini esprimono tutta la loro disperazione di eroi mancati, di antieroi. “I veri eroi sono quelli che ogni giorno si alzano dal letto e affrontano la vita anche se gli hanno rubato i sogni e il futuro. Quelli che alzano la saracinesca di un bar o di un'officina, che vanno in un ufficio, in una fabbrica. Che non lottano per la gloria o per la fama, ma per la sopravvivenza. Sono coraggiosi. Gli eroi veri non stanno a cavallo” Fabio Volo, da “Esco a fare due passi”. 20 Bibliografia: Letteratura Italiana: Gian Mario Anselmi e Gabriella Fenocchio, Tempi e immagini della letteratura, volume 5 naturalismo, simbolismo e primo Novecento. Editore: Bruno Mondadori Giovanni Verga, I Malavoglia. Editore: Giunti Letteratura Inglese: Marina Spiazzi e Marina Tavella, Lit & Lab, from the early romantics to the present age. Editore: Zanichelli James Joyce, Ulysses. Editore: A penguin modern classic Letteratura Latina: Gian Biagio Conte ed Emilio Pianezzola, corso integrato di letteratura latina 4. La prima età imperiale. Editore: le Monnier Lucio Anneo Seneca, traduzione di Vico Faggi, Medea-Fedra-Tieste. Editore: I Grandi Libri Garzanti. Letteratura Greca: Dario Del Corno, La letteratura greca, storia e testi, volume 4 l’età ellenistica e l’età imperiale. Editore: Principato Pagine critiche di letteratura greca scelte e ordinate da U. Albini e A. Luppino, Editore: Le Monnier Apollonio Rodio, le Argonautiche. Editore: Mondadori Euripide, Medea. Editore: Feltrinelli. Altro: Frediano Sessi, Eroi e antieroi della letteratura. Editore: Fabbri Sito grafia: www.testatadangolo.it www.scribd.com www.antieroe.it www.wikipedia.com www.apollodoro.it www.italialibri.net 21 22