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Tesina finale: ADHD - DDAI, Test d'ammissione di TFA Sostegno

Il disturbo da iperattività e deficit dell'attenzione (DDAI): spunti di riflessione e buone pratiche attuabili in ambito scolastico

Tipologia: Test d'ammissione

2021/2022

In vendita dal 19/01/2023

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Scarica Tesina finale: ADHD - DDAI e più Test d'ammissione in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! Dipartimento di Studi Umanistici Lettere Beni Culturali e Scienze della Formazione CORSI DI FORMAZIONE PER IL CONSEGUIMENTO DELLA SPECIALIZZAZIONE PER LE ATTIVITÀ DI SOSTEGNO Anno Accademico 2020/2021 Tesina finale in Pedagogia e didattica speciale per la disabilità intellettiva e dei disturbi generalizzati Il disturbo da iperattività e deficit dell'attenzione (DDAI): spunti di riflessione e buone pratiche didattiche attuabili in ambito scolastico Relatore: Prof.ssa Lucia Monacis Corsista: Paola Mariani Anno Accademico 2020/2021 2 INDICE Introduzione pag.3 PRIMA PARTE pag.5 1.1 - Caratteristiche generali dell’ADHD pag.5 1.2 - Sintesi del profilo clinico pag.8 2 - SECONDA PARTE pag.8 2.1 - Interventi operativi in ambito scolastico pag.8 2.2 - Organizzare l’ambiente pag.9 2.3 - Organizzazione dell’aula pag.10 2.4 - Spunti operativi per il team dei docenti pag.11 2.5 - Spunti operativi per l’insegnante di sostegno pag.11 3 - Interventi operativi pag.13 3.1 - Il training di autoistruzione verbale pag.13 3.2 - Il floor time pag.15 3.3 - La pianificazione della routine pag.16 4 - Il costo della risposta: premi e mancati riconoscimenti pag.16 5 - Il rispetto delle regole pag.17 Conclusioni e riflessioni finali pag.19 Bibliografia e sitografia pag.21 5 Nel presente lavoro ho cercato di dare quei contributi informativi relativi al problema del deficit attentivo con iperattività, fornendo una panoramica delle caratteristiche del disturbo, delle difficoltà che il bambino incontra nei compiti scolastici e sociali e suggerendo degli approcci di carattere pratico, indispensabili soprattutto per chi interagisce quotidianamente con loro: genitori e insegnanti. PRIMA PARTE 1.1 - Caratteristiche generali dell’ADHD Da qualche decennio a questa parte il Disturbo da Deficit dell’Attenzione e Iperattività o ADHD (Attention Deficit Hyperactivity Disorder) è al centro di un ampio dibattito internazionale che coinvolge studiosi, psicologi e ricercatori di diversi paesi. Sulle cause del disturbo vi sono state diverse interpretazioni che sono andate dal microdanno cerebrale ad anomalie biochimiche, dalle complicanze neonatali a fattori genetici, dai fattori ambientali agli effetti di particolari diete e conduzione poco sana della gravidanza. Tutto ciò spiega come mai non sia stato trovato subito un rimedio efficace e valido per tutti i casi e si sia ricorso spesso alla terapia farmacologia in certe nazioni (come negli Stati Uniti), mentre in altre essa è rimasta ai margini. L’ADHD è attualmente una delle patologie psichiatriche più importanti dell’età evolutiva: in Europa l’utilizzo di differenti criteri di classificazione dei disturbi psichici fa sì che questa patologia venga difficilmente diagnosticata e ancora più difficilmente trattata in maniera efficace. Il disturbo può tuttavia essere osservato, con differenti manifestazioni cliniche, dall’età prescolare all’età adulta e può coinvolgere e compromettere numerose aree dello sviluppo e del funzionamento sociale del bambino.2 Per chiarire meglio e definire con precisione i tratti del soggetto affetto da ADHD, può essere utile citare come fonte il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali DSM - IV (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders)3 redatto nel 1994 dall’Associazione degli Psichiatri Americani (American Psychiatric Association), nel quale questo disturbo viene 2 GM Marzocchi, I Bacchetta (2011) Quali sono le cause dell'ADHD? Il contributo delle neuroscienze - Psicologia Clinica dello sviluppo, - rivisteweb.it 3 Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR). Tr. It APA–American Psychiatric Association - 1996 - Milano: Masson 6 definito come un’alterazione che dura da almeno sei mesi, durante i quali sono presenti nel soggetto almeno otto dei seguenti punti: 1. Muove spesso le mani e piedi, o si agita sulla sedia: 2. Ha difficoltà a rimanere seduto quando gli viene richiesto; 3. Viene distratto facilmente da stimoli esterni; 4. Ha difficoltà ad aspettare il suo turno nei giochi o nelle situazioni in cui interagisce col gruppo; 5. Spesso azzarda delle risposte prima che le relative domande vengano completate; 6. Ha difficoltà ad eseguire le istruzioni ricevute da altri (quando ciò non è dovuto a comportamento oppositivo o a difficoltà di comprensione); 7. Ha difficoltà a mantenere la concentrazione nei compiti o nel gioco; 8. Passa spesso da una attività non completata ad un’altra; 9. Ha difficoltà a giocare quietamente; 10. Spesso chiacchiera troppo; 11. Spesso interrompe e si comporta in modo invadente nei confronti degli altri (es. irrompe nei giochi degli altri bambini); 12. Spesso sembra non ascoltare quanto gli viene detto; 13. Spesso perde gli oggetti necessari per i compiti o per le attività di scuola o di casa 14. Spesso si impegna in attività fisicamente pericolose, senza considerare le possibili conseguenze, ma senza che a ciò sia associato il proposito di provare forti emozioni. L’ADHD viene quindi caratterizzata da due gruppi di sintomi: - l’inattenzione, cioè come facile distraibilità che si manifesta come poca attenzione per i dettagli ed incapacità di portare a termine le attività intraprese: i bambini affetti da ADHD appaiono costantemente distratti come se avessero sempre altro in mente, evitano di svolgere attività che richiedono attenzione per i particolari o abilità organizzative, perdono frequentemente i propri oggetti personali e/o dimenticano attività importanti che avevano iniziato e che non riescono a portare a termine. - l’impulsività si manifesta come difficoltà ad organizzare azioni complesse, con tendenza al cambiamento rapido da un’attività all’altra e la difficoltà ad attendere il proprio turno in situazioni di gioco o di gruppo. Questa impulsività è generalmente associata all’iperattività, in quanto i bambini sembrano mossi da un’energia inesauribile: hanno difficoltà a rispettare le regole, i tempi e gli spazi dei coetanei e a scuola trovano molta difficoltà anche a rimanere seduti. 7 È utile subito precisare che tutti questi sintomi non sono causati da deficit cognitivi o ritardo mentale, quanto piuttosto da difficoltà oggettive nell’autocontrollo e nella capacità di portare a termine degli obiettivi. Infatti, se un po’ tutti i bambini, in determinate situazioni, possono presentare alcuni dei comportamenti sopra descritti, la cosa si fa preoccupante se queste modalità di comportamento sono persistenti in tutti i contesti (casa, scuola, ambiente ludico), nella maggior parte delle situazioni (ad es. durante la lezione, i compiti a casa, nel gioco con i genitori o con i coetanei, a tavola, davanti al televisore), diventando una caratteristica principale, costante e stabile del soggetto. I bambini con ADHD, soprattutto in assenza di un supervisore adulto, mostrano un rapido raggiungimento del livello di "stanchezza" e di noia, il quale si evidenzia chiaramente nei frequenti spostamenti da un’attività non completata verso una nuova, nella perdita di concentrazione e nell’incapacità di portare a termine qualsiasi attività che si protrae nel tempo. Nella gran parte delle situazioni hanno difficoltà a controllare i loro impulsi, non riescono a riflettere prima di agire, ad aspettare il proprio turno, a lavorare per un premio o rinforzo lontano nel tempo anche se di natura consistente. Se confrontati con i coetanei, mostrano una eccessiva attività motoria nelle diverse situazioni (muovono continuamente le gambe anche stando seduti, giocherellano e lanciano oggetti, si alzano dal loro posto per circolare in aula, ecc.), fatto, questo dell’iperattività, che nel contesto scolastico compromette in maniera notevole un adeguato apprendimento. Non a caso questi soggetti, nei diversi contesti ambientali, sono percepiti dalle persone esterne non informate del disturbo, come agitati, irrequieti, incapaci di stare fermi, con difficoltà nel comprendere le istruzioni ricevute. Questa incapacità di rimanere attenti per un tempo sufficientemente lungo o di controllare gli impulsi, come conseguenza ovvia, dà origine, oltre ad una minore resa scolastica e ad uno sviluppo molto difficoltoso delle abilità cognitive. In età scolare, infatti, la difficoltà attentiva, l’iperattività e l’irrequietezza possono anche far parte di un quadro più complesso di ritardo cognitivo lieve o moderato, oltre a ciò essi possono presentare, associate alle difficoltà scolastiche, dei disturbi comportamentali e di socializzazione o anche disturbi specifici di apprendimento. 10 2.3 - Organizzazione dell’aula La gran parte degli insegnanti conosce la migliore disposizione dell’aula per i propri alunni. In presenza di alunni particolarmente "difficili" può essere utile tener in debita considerazione il controllo delle fonti di distrazione all’interno della classe (non facendo sedere il bambino vicino alla finestra, in prossimità del cestino, vicino a compagni rumorosi o ad altri oggetti molto interessanti). Non è ugualmente produttivo collocare l’allievo in una zona completamente priva di stimolazioni, poiché il bambino diventerebbe più iperattivo andando alla ricerca di situazioni nuove e interessanti. È importante disporre i banchi in modo che l’insegnante possa passare frequentemente in mezzo ad essi, per controllare che i più distratti abbiano compreso il compito, stiano seguendo la lezione ed eseguendo il lavoro assegnato. Prima di iniziare le spiegazioni e durante l’attività in classe si possono approntare le seguenti misure o procedure: - accertarsi che quando vengono spiegate le lezioni o vengono date delle istruzioni per eseguire dei compiti, il bambino non sia fisicamente e mentalmente occupato a fare qualcos’altro. - In generale il contatto oculare è la tecnica più efficace per controllare l’attenzione del bambino; - fornire istruzioni semplici e brevi, in quanto è fondamentale assicurarsi che il bambino abbia compreso le istruzioni di un compito: per esserne sicuri è spesso utile chiederglielo; - una volta assegnato il testo di un problema di aritmetica o un testo che contenga delle istruzioni, può essere opportuno aiutare il ragazzo disattento e iperattivo ad individuarne le parti più importanti; - accorciare i tempi di lavoro, rendendoli più brevi con frequenti pause soprattutto durante i compiti ripetitivi e noiosi; - rendere le lezioni stimolanti e ricche di novità, in quanto i bambini con ADHD offrono prestazioni maggiormente deficitarie quando i compiti sono noiosi e ripetitivi; - modulare adeguatamente il ritmo della voce durante le spiegazioni, al fine di incidere positivamente sulla capacità attentiva degli alunni; - interagire frequentemente, verbalmente e fisicamente, con i bambini, facendo in modo che debbano rispondere abbastanza spesso durante la lezione; 11 - utilizzare il nome degli studenti distratti per spiegare concetti o fornire esempi, al fine di catturare la loro attenzione e gratificarli; - costruire situazioni di gioco per favorire la comprensione delle spiegazioni (es. utilizzare il gioco di ruoli per spiegare concetti storici, in cui siano coinvolti vari personaggi); - abituare il soggetto impulsivo a controllare il lavoro svolto. 2.4 - Spunti operativi per il team dei docenti Il luogo preferito dal bambino disattento e iperattivo per "fare mostra" di tutte le sue difficoltà è sicuramente la scuola. I seguenti consigli, molti dei quali fanno parte di interventi psicoeducativi strutturati e manualizzati, basati sulle funzioni neuropsicologiche che in questi bambini sono alterate, possono fungere da valido supporto agli insegnanti che si trovano a dover fronteggiare quotidianamente alunni con ADHD. Come regola generale va ricordato che l’atteggiamento degli insegnanti verso il bambino disattento e iperattivo ha un forte impatto sulla modificazione del suo comportamento. L’intensità e la persistenza dei comportamenti risentono infatti notevolmente delle variabili ambientali e di come il bambino si sente accettato e aiutato di fronte alle difficoltà.5 2.5 - Spunti operativi per l’insegnante di sostegno Nel presente paragrafo si elencano di seguito alcuni consigli e suggerimenti a beneficio soprattutto dell’insegnante di sostegno che stabilisce con l’alunno adhd un rapporto prossemico e di relazione più stretto.  È preferibile badare più all’azione che alle parole, in quanto l’ADHD è un disturbo che diminuisce le capacità di controllo del bambino, il quale non è capace di controllare i propri comportamenti senza l’aiuto o l’istruzione di altri. Questo causa problemi a scuola e in contesti dove le azioni devono essere iniziate e fermate. Spesso il disturbo (o la predisposizione) viene "ereditato" da uno dei genitori. Le capacità attentive di molti bambini con diagnosi di ADHD maturano più lentamente rispetto ai coetanei. Poiché il soggetto ha notevoli problemi nel mettere 5 AA.VV.( ADHD a scuola - Strategie efficaci per gli insegnanti – Edizioni Erikson 12 in atto quei comportamenti adeguati che vorrebbe l’insegnante potrebbe andare incontro a situazioni conflittuali e varie incomprensioni. Il vero problema riguarda più la mancata performance positiva, che non la comprensione: più l’insegnante parla o "spiega", cercando di farsi capire, più tardi arriveranno i risultati. È bene invece usare spesso e rapidamente commenti positivi, premi, ricompense, cercando di ridurre la ripetizione continua delle regole, le critiche verbali o le "prediche";  È importante mostrarsi positivi, spiegando i comportamenti desiderati e attesi in modo positivo e chiaro. Pertanto, l’insegnante prima deve decidere che cosa vuole che il bambino faccia e poi glielo deve spiegare. A tal proposito sarà opportuno mettere a punto una lista di premi per incoraggiare lo sviluppo ulteriore di questo comportamento, in quanto i bambini hanno bisogno di molta attenzione e rassicurazione. Dopo alcuni giorni dall’inizio di questa "sperimentazione" può risultare utile un colloquio con i genitori per svolgere insieme un’azione coordinata di attenzione e accoglimento delle specificità del bambino. Non sarebbe infatti produttivo affidarsi alle punizioni, le quali, anche se inizialmente paiono efficaci, non riescono a controllare i comportamenti indesiderati per un lungo periodo di tempo;  È importante fare largo uso di complimenti ed elogi poiché i bambini con ADHD hanno bisogno di conoscere gli "esiti" del comportamento che è adeguato e richiesto: questo gli aiuta a controllare i loro comportamenti ed a migliorare i risultati del loro lavoro;  È opportuno mostrarsi coerenti e costanti negli elogi, ricorrendo il più possibile a commenti brevi o rapidi incoraggiamenti, anche fisici;  La rapidità deve riguardare anche le ricompense e i premi, dal momento che i bambini con ADHD mostrano di aver bisogno di molti premi che possono vedere o sentire. Questi premi devono risultare importanti e desiderabili, pertanto è utile che l’insegnante conosca i gusti del proprio alunno, oppure possono derivare anche da elogi e dal contatto fisico. I premi sono importanti per il bambino perché lo aiutano a gestire o a controllare i suoi comportamenti, soprattutto se vengono "elargiti" con notevole rapidità, come accennato in precedenza;  Poiché i bambini affetti da ADHD si stufano presto delle cose, è determinante essere creativi e vari anche nella scelta del premio (tenendo sempre presenti le preferenze del bambino), prevenendo così la noia e la demotivazione da parte sua nel mettere in atto comportamenti positivi;  È bene essere preparati e pronti nell’affrontare le situazioni problematiche che vengono a crearsi, prevedendo (in base all’esperienza passata) in quali situazioni si potrebbe verificare un comportamento difficile da gestire o controllare. A tal fine è opportuno pianificare la gestione dei problemi prima che questi accadano, contribuendo così a far diminuire la probabilità che 15 sensibile nell’interazione, iniziare il lavoro con giochi interessanti, piuttosto che su compiti scolastici e, soprattutto, impedire che il bambino si dia un’autoistruzione meccanica e passiva.7 3.2 - Il floor time  Fare ricorso al floor time,8 dedicando al bambino una mezz’ora del tempo scolastico: non si tratta semplicemente di passare del tempo con lui, ma di condividere un’attività, di starci insieme seguendo le sue proposte. Si chiama floor time o "tempo sul pavimento" perché almeno con i più piccoli ci si stende letteralmente sul pavimento a giocare. L’idea è di fornire al bambino l’attenzione totale, prestandosi a fare qualsiasi cosa il bambino voglia: il segreto è far scegliere il gioco al bambino, far sì che sia lui a dirigere l’azione, controllare la conversazione, e dire cosa si deve fare. Il ruolo dell’insegnante è semplicemente quello di seguire le direttive e partecipare attivamente, senza assumere il controllo. Il floor time mostra quindi al bambino che il suo insegnante può porsi al suo livello e mantenere su di lui un’attenzione costante. Questo gli conferisce una fortissima sensazione di essere capito e voluto bene; il bambino aggressivo potrebbe iniziare ad esprimersi con le parole e non con i pugni, il bambino più timido potrebbe essere messo nelle condizioni di praticare la sua assertività, il bambino disattento potrebbe imparare ad essere più concentrato, il bambino più oppositivo potrebbe diventare più collaborativo. È utile ricordare cinque regole base del floor time: -farlo diventare un’abitudine quotidiana; - non renderlo condizionale, revocandolo quando il bambino si è comportato male; - durante quella mezz’ora focalizzarsi completamente su di lui; - far sì che sia lui ad assumere il comando delle operazioni; - restare coinvolti affettivamente ed emotivamente. 7 C. Vio, F Offredi, GM Marzocchi - Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività: sperimentazione di un training metacognitivo - Psicologia Clinica dello Sviluppo, 1999 - rivisteweb.it 8 Stanley I. Greenspan, Serena Wieder, Robin Simons – (2016) Bambini con bisogni speciali. Il metodo floortime (Vol. 2) – Giovanni Fioriti Editore 16 3.3 - La pianificazione della routine Un’altra abilità che l’alunno con ADHD deve sviluppare è la capacità di pianificazione, che l’insegnante può favorire fornendo al soggetto quei prerequisiti necessari di cui è deficitario mediante azioni quali: - stabilire delle attività programmate e di routine, in modo che il soggetto impari a prevedere quali comportamenti che deve produrre in determinati momenti della giornata (a tal fine potrebbe essere utile esporre il programma di una giornata tipo mediante disegni e brevi didascalie descrittive); - definire con chiarezza i tempi necessari per svolgere le attività giornaliere, rispettando i tempi dell’alunno; - aiutare l’allievo iperattivo a gestire meglio il proprio materiale, lasciando cinque minuti al giorno per la sua sistemazione e aiutare il ragazzo ad applicare o creare delle strategie per tenerlo in ordine; - mostrare alcune strategie per fare fronte alle situazioni di disorganizzazione, premiando il banco meglio organizzato del giorno; - utilizzare il diario per la comunicazione giornaliera con la famiglia per mantenere un rapporto attivo al di fuori delle note disciplinari. 4 - Il costo della risposta: premi e mancati riconoscimenti Specie con i bambini più piccoli, l’apprendimento delle procedure di problem solving e la loro interiorizzazione può essere resa più agevole da tecniche più strettamente comportamentali. Mediante le tecniche del "condizionamento operante" è possibile ridurre gli atteggiamenti negativi ed aumentare quelli positivi pianificando e producendo opportune conseguenze (premi o mancate gratificazioni) ai comportamenti del bambino. I comportamenti soggetti a rinforzo (premi e/o gratificazioni) solitamente riguardano lo svolgimento del compito, l’esecuzione delle attività assegnate, l’uso di efficaci strategie cognitive e il controllo dei propri impulsi. I comportamenti che determinano la perdita di rinforzi, riguardano generalmente le manifestazioni 17 di oppositività, la distruttività o l’impulsività. I bambini richiedono frequenti ed immediate informazioni di ritorno o feedback sulla accettabilità o meno dei loro comportamenti. In contesti scolastici si possono utilizzare dei rinforzi sotto forma di "gettoni" o "punti", soprattutto all’interno di ambienti controllabili come la classe, con eventuali perdita di punti o gettoni nell’eventualità in cui il bambino non dovesse rispettare determinate regole precedentemente concordate ed eventuale premio al raggiungimento di un determinato traguardo (Token economy).9 Bisogna però tener presente che i premi e le punizioni possono perdere rapidamente il loro potere e quindi vanno accuratamente selezionate e gestite. È importante inoltre ricordare che se si vogliono ottenere dei miglioramenti nel comportamento del bambino, è meglio dispensare premi e non punizioni. Inoltre la rapidità della gratificazione o delle risposte non gratificanti è in genere molto più importante della loro entità o intensità. È più utile infatti gratificare subito il bambino con un complimento, piuttosto che promettere un premio posticipando la sua gratificazione. In tutti i soggetti, e in particolare in quelli iperattivi, il tempo scorre molto più velocemente rispetto agli adulti: "domani" è talmente lontano nel tempo da far spesso perdere di vista qualsiasi interesse per la ricompensa. 5 - Il rispetto delle regole Anche questo punto risulta determinante per i soggetti con ADHD, i quali spesso fanno "disperare" i loro insegnanti per il mancato rispetto delle regole scolastiche. Per favorire un’ampia condivisione delle regole l’insegnante può: - definire e mantenere chiare e semplici regole all’interno della classe, mediante un consenso unanime su di esse; - rivedere, discutere e correggere le regole della classe, quando se ne ravvede la necessità (es. in caso di frequenti contestazioni); - spiegare chiaramente agli alunni disattenti o iperattivi quali sono i comportamenti adeguati e quelli inappropriati, facendo comprendere le conseguenze dei comportamenti positivi e di quelli negativi; 9Tiziano Pellegrini (2021) - La token economy. Teoria e applicazioni in età evolutiva 20 Un cammino che a volte sarà gratificante, e questo mi porterà a tornare a casa con il sorriso sulle labbra. Oppure potrà essere lento e difficoltoso…e questo mi porterà a tornare a casa con mille dubbi e mille incertezze. Oppure i passi in avanti saranno pochi e lenti, ma questo mi porterà a pensare che l’importante è avanzare, non stare fermi, camminare insieme perché si cresce insieme e si migliora insieme. Ma soprattutto ho riflettuto sul fatto che fino a quando penseremo fermamente che nessun bambino sarà perduto se crederemo davvero in lui, avremo contribuito ad instillare il seme dell’autostima, del riconoscersi e sentirsi “capaci”. E questo avverrà per ognuno con i tempi propri, ognuno nel proprio ruolo: come alunni, come genitori, come insegnanti che, appunto, in-segnano la strada da seguire. 21 Bibliografia - Russel A.,Barkley (2018) - ADHD: strumenti e strategie per la gestione in classe – Edizioni Erickson - GM Marzocchi, I Bacchetta (2011) - Quali sono le cause dell'ADHD? Il contributo delle neuroscienze - Psicologia Clinica dello sviluppo, - rivisteweb.it - Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-IV-TR). Tr. It APA– American Psychiatric Association - 1996 - Milano: Masson - AA.VV. - ADHD a scuola - Strategie efficaci per gli insegnanti – Edizioni Erikson - C. Cornoldi (2001) - Iperattività e autoregolazione cognitiva: cosa può fare la scuola per il disturbo da deficit di attenzione-iperattività – Edizioni Erickson - C. Vio, F Offredi, GM Marzocchi - Il disturbo da deficit di attenzione/iperattività: sperimentazione di un training metacognitivo - Psicologia Clinica dello Sviluppo, 1999 - rivisteweb.it - Stanley I. Greenspan, Serena Wieder, Robin Simons – (2016) Bambini con bisogni speciali. Il metodo floortime (Vol. 2) – Giovanni Fioriti Editore - Tiziano Pellegrini (2021) - La token economy. Teoria e applicazioni in età evolutiva - Gian Marco Marzocchi - La presa in carico dei bambini con ADHD e DSA. Costruzione della rete tra clinici, genitori e insegnanti– Erickson Edizioni - A.Paiano - Parent training per l'ADHD: Programma CERG: sostegno Cognitivo, Emotivo e Relazionale dei Genitori - 2014 - books.google.com Sitografia ADHD – DDAI – Disturbo da deficit dell’attenzione e iperattività: gruppo privato sul websocial Facebook https://sostegno20.it/ Didattica e sostegno per bambini – scuola infanzia e primaria