Scarica Tesina su Giambattista Marino e "Adone" e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! GIAMBATTISTA MARINO BIOGRAFIA: Giambattista Marino nacque a Napoli il 14 ottobre del 1569. Nato da una famiglia di origine piuttosto modesta, fu indirizzato inutilmente dal padre, già notaio, agli studi giuridici, probabilmente per rimediare alla difficile situazione economica. A causa dei continui insuccessi del giovane poeta il padre lo cacciò di casa, cosa che lo costrinse a vivere per tre anni senza un tetto. La situazione si risolse quando, nel 1596, Matteo di Capua, il principe di Conca, lo chiamò presso la sua corte. Gli anni napoletani furono i più movimentati nella vita del poeta, infatti nel 1600, fu arrestato per la prima volta come colpevole dell'aborto e della conseguente morte della figlia di un ricco mercante siciliano. Il secondo arresto, che sicuramente lo avrebbe condannato alla pena capitale, lo costrinse a lasciare la sua città natale per aver falsificato alcune bolle vescovili nel tentativo di liberare un suo amico dal carcere. Grazie all'aiuto dei suoi conoscenti più potenti riuscì a trasferirsi a Roma, dove nel 1602 venne accolto alla corte di Clemente VIII, il cardinale Pietro Aldobrandini che seguì anche a Ravenna. Nel 1608 Marino passò alla corte torinese di Carlo Emanuele I di Savoia dove rimase fino al 1615: furono anni di successi letterari e mondani ma anche di profondi contrasti con lo stesso duca Gaspare Murtola che, in seguito alla pubblicazione di componimenti infamanti e di accuse, tentò perfino di sparargli. Persi i favori del duca, e dopo un altro periodo passato in carcere per motivi non molto chiari, Marino ricevette nel 1615 l'invito alla corte di Francia da parte di Maria de' Medici. Questo periodo rappresentò il più alto momento di gloria sia sul piano letterario che sociale. Tornato in Italia nel 1623, si trasferì a Roma e in seguito nuovamente a Napoli, dove si ammalò e morì nel 1625. STILE E TECNICA: Con il nome di marinisti vengono indicati i poeti che, al di là del gusto condiviso per l’artificio e l’ossessione formale, hanno l’idea, tipicamente barocca, che ogni argomento possa essere oggetto di lirica, da quelli alti e sublimi, a quelli repellenti e inconsueti. Al centro della ricerca stilistica di Marino domina la metafora. Egli spesso costruisce complessi sistemi di metafore che generano un linguaggio ricco e magniloquente. Da questo frequente utilizzo di metafore nasce quella “meraviglia” che secondo Marino deve sorprendere il lettore coinvolgendolo in un’opera di decodifica del sistema metaforico. La novità della lirica di Marino è ricondotta all’interesse costante per una sperimentazione sul piano linguistico e stilistico. Tale ricerca raggiunge il culmine nello sviluppo spesso eccessivo dell’uso della metafora. Al di là della sua funzione di caposcuola di un’intera generazione di poeti secenteschi, non aderisce agli estremismi espressivi come i registi stilistici contraddittori, tipici della lirica barocca. Uno dei punti principali della poetica di Marino è costituito dal problema dell’imitazione. In una lettera scritta a Claudio Achillini nel 1620, chiarisce il proprio atteggiamento nei confronti sia della tradizione antica, sia verso la produzione letteraria recente o contemporanea. Egli sottolinea come la poesia sia legata agli esempi precedenti da cui trae la propria materia, attraverso una traduzione, o per imitazione o mediante un furto vero e proprio. Il passato viene visto come un’enorme biblioteca piena di materiali pronti per il riuso. Il valore dell’opera non risiede nel modello, ma nella capacità di combinare materiali e citazioni. Marino applica all’ambito artistico un procedimento di sostituzione delle regole della morale con un gusto raffinato basato sull’esperienza e sul piacere. Secondo Marino è necessario un attento esercizio del gusto per giungere alla definizione di una norma artistica individuale e personale a cui attenersi. Questo autore introduce un’importante innovazione, il “leggere col rampino”, che consiste nel riutilizzare liberamente, al di là di ogni poetica di imitazione, un repertorio di frasi, di luoghi letterari e di situazioni già rappresentate ed espresse nella tradizione. Il carattere del suo lavoro viene chiarito in un’affermazione dallo stesso poeta, che riguardo alle proprie vaste letture scriveva: “Imparai sempre a leggere col rampino, tirando al mio proposito ciò ch’io ritrovava di buono, notandolo nel mio zibaldone e servendomene a suo tempo”. INFLUENZA NELLA LETTERATURA ITALIANA E EUROPEA: La fortuna di Marino non è stata lunga, ma è stata immensa l’influenza che ha esercitato nella lirica e negli altri generi letterari per la virtuosità, le analogie, le metafore e l’artificiosità. Sulla sua scia i seguaci sconvolgono le immagini poetiche cinquecentesche. I lirici vogliono rappresentare tutta la realtà possibile, allargare la molteplicità degli oggetti come simboli di caducità della vita umana, di corruzione, di disfacimento, di morte. Quest’ultima appare spesso come oscuramento e annullamento di tutto. Un altro tema molto sviluppato è quello che, al posto della perfetta donna stilizzata dai capelli biondi, introduce la donna dai capelli rossi o neri oppure con la chioma bionda piena di pidocchi. Alcuni marinisti sono: Giambattista Basile, Baldassarre Bonifacio, Leonardo Leonardi, Anton Maria Narducci, Emanuele Tesauro, Girolamo Preti e Claudio Achillini. Con il termine antimarinismo si intende la reazione, sul finire del XVII secolo alla poesia marinista. Al sensualismo, al gusto del fantastico e del meraviglioso e all’indifferenza religiosa, si oppone il rispetto della verosimiglianza, del decoro formale, dell’equilibrio tra contenuto ed espressione, dell’impegno etico ed educativo. Fautori dell’antimanierismo sono: Ludovico Antonio Muratori, Gian Vincenzo Gravina, Giovan Mario Crescimbeni e Francesco Redi. ADONE: L'Adone, con le sue 5033 ottave ripartite in venti canti, è il poema più lungo della letteratura italiana. Marino andò sempre fiero di questa monumentalità, in gara con la “Gerusalemme Liberata” di Tasso, carattere tipico della letteratura barocca. La monumentalità dell'Adone, inoltre, è ricondotta all'intenzione del poeta di rappresentare nella sua opera la configurazione del Cosmo. Il poema viene terminato e pubblicato nel 1623 con una prefazione del giovane letterato Jean Chapelain e una dedica dell'autore a Luigi XIII. Nella prefazione Chapelain sottolinea una caratteristica fondamentale dell'opera: l'Adone si presenta come un poema epico strutturato sul modello della “Gerusalemme Liberata” di Tasso, ma ne rovescia le convenzioni del genere letterario, poiché tratta una vicenda priva di motivi bellici, incentrata sull'esperienza amorosa dei protagonisti. Il protagonista è un'antica figura mitologica di origine siriaca, che inizialmente incarnava il ciclo stagionale della natura: un giovinetto di cui si innamorarono sia Venere, dea dell'Amore, sia Proserpina, dea della Primavera. Per risolvere questa rivalità, Giove stabilì che Adone avrebbe passato parte dell'anno con ciascuna di esse: ma il ragazzo scelse di stare con Venere, scatenando la gelosia di Marte, il quale alla fine ne provocò la morte. Secondo il racconto di Ovidio nelle “Metamorfosi”, le gocce di sangue di Adone morente vennero trasformate da Venere in fiori purpurei: gli anemoni. Trama: CANTO I: Amore, per vendicarsi di Venere che lo ha battuto, su consiglio di Apollo trama per farla innamorare di Adone. Poi in seguito ad una tempesta sollevata da Nettuno, Adone sbarca a Cipro. CANTO II: Adone, guidato da Amore, giunge al palazzo di Venere. Dopo aver seguito un cervo, il giovane, stanco per l'inseguimento, si ritrova nel bosco. CANTO III: Adone, stanco dell'inseguimento, si addormenta nel bosco, proprio nei pressi della fonte dove si sta bagnando Venere. La dea, non appena vede Adone, viene colpita dalla freccia di Amore. Venere, vedendo il giovane, si innamora di lui e lo bacia, mentre Adone, svegliatosi, vede la dea e si innamora a sua volta. CANTO IV: All'interno del palazzo Amore racconta ad Adone la storia dei suoi amori con Psiche. CANTO V: Mercurio, per insegnare al giovane le maniere da tenere con Venere, gli racconta cinque storie esemplari di incontri fra giovinetti e divinità. CANTO VI: Adone e Venere si ritrovano nel giardino del piacere, o giardino dei cinque sensi. Il primo è quello della vista E il secondo è quello dell'odorato. CANTO VII: I due amanti visitano il giardino dell'udito, poi quello della musica e del gusto. CANTO VIII: Nel giardino del tatto, Mercurio unisce in matrimonio i due amanti.