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Traduzione Seneca - Epistulae Morales ad Lucilium 1.6, Appunti di Latino

Una traduzione di un passo delle Epistulae Morales ad Lucilium di Seneca. In questo passo, Seneca parla dell'importanza di riconoscere i propri difetti e di lavorare per migliorarsi. Inoltre, invita il suo amico Lucilio a incontrarsi di persona per discutere di filosofia, sostenendo che l'insegnamento tramite l'esempio è più efficace di quello tramite le parole.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 07/02/2023

annafrauu2004
annafrauu2004 🇮🇹

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Scarica Traduzione Seneca - Epistulae Morales ad Lucilium 1.6 e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! TRADUZIONE SENECA- EPISTULAE MORALES AD LUCILIUM 1.6 (1) Oh Lucilio mi accorgo che non soltanto vengo corretto ma anche trasformato, non prometto ne spero che mi rimanga nulla che debba essere mutato. Perché non dovrei avere molte cose che debbano essere accolte, attenuate, esaltate? E questa stessa è la dimostrazione di un animo che si è elevato perso il meglio, il fatto che vede i propri vizi, i quali fino a quel momento ignorava, avviene una congratulazione a certi malati quando essi si accorgono di essere malati. (2) Desidererei così comunicare il mio cambiamento tanto repentino con te, allora inizierei ad avere fiducia più salda della nostra amicizia, di quella vera, la quale, nulla speranza, non il timore, non l’attenzione del proprio vantaggio estirpa, di quella con la quale gli uomini muoiono, per la quale gli uomini muoiono. (3) Ti offrirò molti che mancarono non di un amico ma di un'amicizia (molti esempi) ciò non può accadere quando una pari volontà di desiderare cose oneste unisce gli animi nella società. Perché non potrebbe? Infatti, sanno che loro stessi hanno tutte le cose comuni e hanno più le cose avverse. (4) Non puoi comprendere con l'animo quanto (di) progresso ogni singolo giorno veda. Dici “Invia anche a noi quelle cose delle quali ha esperito tanta efficacia” Ma in realtà io voglio trasmettere tutte le cose a te, e gioisco ad imparare qualcosa affinché io lo possa insegnare. Nessuna cosa mi diletterebbe sebbene fosse altissima e salutare, cosa che fossi destinato a conoscere per me solo. Se fosse data sapienza con questa eccezione che io la tenga inclusa e non ne parli, rinuncerei: il possesso di nessun bene è gioioso senza nessun amico. (5) Ti invierò dunque questi stessi libri, affinché non sprechi molta fatica mentre selezioni le cose che potrebbero giovarti, metterò delle annotazioni affinché tu acceda a queste cose delle quali mi meraviglio subito. Tuttavia, gioverà più la voce dal vivo e la convivenza piuttosto che il discorso; è opportuno che tu venga nella circostanza presente, in primo luogo poiché gli uomini credono di più agli occhi che alle orecchie, in secondo luogo il viaggio è lungo mediante i precetti, breve ed efficace tramite gli esempi. (6) Cleante se avesse soltanto ascoltato non avrebbe potuto esprimere Zenone (capire), partecipò alla sua vita, vide le sue cose segrete, osservò lui e se vivesse secondo la sua formula. Platone, Aristotele e tutta la massa dei filosofi che presero strade diverse impararono più dai comportamenti che dalle parole di Socrate, non la scuola di Epicuro ma la convivenza rese grandi uomini Metrodoro, Marco e Polineo. Non ti invito soltanto per questo