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Trame di sostenibilità. Pedagogia dell'ambiente, sviluppo umano, responsabilità sociale, Sintesi del corso di Pedagogia

Sintesi del libro breve ma dettagliata.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

Caricato il 24/10/2020

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Scarica Trame di sostenibilità. Pedagogia dell'ambiente, sviluppo umano, responsabilità sociale e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! TRAME DI SOSTENIBILITÀ Pedagogia dell’ambiente, sviluppo umano, responsabilità sociale Il tema dell’ambiente deve essere considerato pedagogicamente unitario*. L’ambiente ci forma e ci dà forma, ci chiede di essere costudito e rispettato, di essere responsabilmente salvaguardato. È di ciascuno il compito educativo di imparare ad essere saggio abitatore del pianeta. La pedagogia deve passare per l’ambiente: sollecitando prospettive euristiche riguardo situazioni ambientali e offrendo contributi riflessivo-progettuali per la sostenibilità della vita e per coltivare l’umano “Educazione alla sostenibilità” = aggiungere un qualcosa l’educazione è un processo unitario, risponde al bisogno di senso, promuove e aiuta l’altro a svelare il proprio valore Per parlare di SOSTENIBILITÀ dobbiamo far riferimento a 3 pilastri, ognuno con un compito specifico (sempre interconnesso con l’altro): - SOCIETÀ  garantire condivisioni di benessere umano e accesso alle comunità - AMBIENTE  conservare nel tempo la qualità e riproducibilità delle risorse naturali, preservando le biodiversità - ECONOMIA  generare un lavoro duraturo per il sostentamento della popolazione attraverso l’uso razionale delle risorse (quest’ultima dimensione tende a prevalere sulle altre) Tutte e tre sono fondamentali e correlate: è necessario superare il concetto di sviluppo sostenibile come mero “progresso” economico e crescita quantitativa) => Quando questi tre pilastri collaboreranno si riuscirà a generare sostenibilità L’educazione può aiutare a far da collante a questi tre pilastri I FINI sono Consapevolezza e responsabilità --> Rendere i cittadini più consapevoli della complessità e fragilità del mondo in cui vivono e dell’assoluta necessità di tutelarlo, diffondere la cultura della sostenibilità, promuovere valori e stili di vita sostenibili, orientare al ben vivere (in un’armonia sostenibile tra esseri umani e natura) EDUCARE ALLA SOSTENIBILITÀ = informare sensibilizzare rendere consapevoli le persone delle fragilità del mondo e dei cambiamenti che anche inconsapevolmente stanno subendo, renderli responsabili di azioni che possano migliorare il mondo in cui vivono Educare per giungere alla saggezza ecosofica (senso del nostro vivere nel mondo) => l’umanità dell’uomo si esprime nel saper dominare stabilire con la natura un rapporto armonico, uomo come custode del mondo Educazione alla sostenibilità è educazione al cambiamento, è parola generatrice (nuove menti, stili di vita) Strategie educative per predisporre al cambiamento verso la sostenibilità: • DIALOGO • IMPEGNO fare insieme per raggiungere obiettivo comune • RIFLESSIONE Sostenibilità come • sfida sociale-economica-ambientale per la sopravvivenza delle generazioni future • sfida culturale ed educativa • tessuto e trama, orizzonte e prospettiva multidisciplinare e poliedrica => dà vita e sviluppa la persona umana nella sua globalità, la comunità territoriale in cui vive, la società in cui opera, l’ambiente biofisico e geografico che lo comprende NB: TRIADE DEL SOTTOTITOLO Pedagogia dell’ambiente  Riflessione sul rapporto tra la formazione umana e ambiente Come? Esplorando percorsi critici ed individuando emblematiche prospettive di ricerca, in una costante tensione al miglioramento e all’offrire risposte sempre più adeguate ai problemi Sviluppo umano  lo sviluppo per essere autentico deve essere integrale (promozione di ogni e tutto l’uomo) Responsabilità sociale  educare in, con, per la sostenibilità. Conduce alla coscienza dell’esigenza di nuovi stili di vita, accresce la responsabilità a promuovere il benessere Nell’incontro di diversi punti di vista è possibile raggiungere il rinnovamento etico ed antropologico, poter co-costruire un terreno fecondo per l’ambiente e per l’uomo, nella reciproca interdipendenza “Un essere umano è parte di un tutto che chiamiamo "Universo", una parte limitata nel tempo e nello spazio. Ha esperienza di sé come se fosse separato dal resto, una sorta di illusione ottica della sua coscienza. Questa illusione è una sorte di prigione che ci limita ai nostri desideri personali e all'affetto per le poche persone che ci sono più vicine. Il nostro compito è quello di liberarci da questa prigione, ampliando la nostra cerchia di compassione per includere ogni creatura vivente e l’intera natura nella sua bellezza” A. Einstein “TRAME DI SOSTENIBILITÀ” per educare ed educarci ad abitare la Terra nella consapevolezza della potenza creatrice della Vita, riappropriandoci della profondità e della meraviglia del nostro “essere relazionale”, per far fiorire l’umanità nel bene comune, nella giustizia, nella solidarietà, nella bellezza e nella libertà. AMBIENTE E CURA CAPITOLO 1 - Dono, filantropia, sapere pedagogico “Non si può vivere assieme una vita buona se non ci sentiamo innanzitutto parte di un destino comune, che ci porta a considerare i nostri cittadini compagne e compagni di viaggio alleati per la costruzione del Bene comune” Bruni Perché si dona? Per quali motivi o buone cause? Esiste una pedagogia del dono? PERCORSO POLITICO-ISTITUZIONALE PER LA SOSTENIBILITÀ - 1972 CONFERENZA DI STOCCOLMA SULL’AMBIENTE UMANO “The limits of Growth” --> l’ambiente viene considerato per la prima volta una delle dimensioni essenziali dello sviluppo umano - 1987 COMMISSIONE PER LO SVILUPPO E PER L’AMBIENTE “Rapporto Brundtland” --> riconosce il connubio tra esigenza di sviluppo e di protezione dell’ambiente, da la definizione di ‘sviluppo sostenibile’ - 1992 CONFERENZA ONU SU AMBIENTE E SVILUPPO: Rio de Janeiro (Earth summit) --> uno sviluppo sostenibile non può limitarsi ai soli aspetti ambientali ma deve prevedere l’intreccio indissolubile tra questi e le problematiche della giustizia economica e dell’equità sociale • Agenda 21: programma globale d’azione per realizzare la sostenibilità, definisce obiettivi strumenti e azioni => cambiamento dei modelli di consumo, integrazione ambiente e sviluppo nel processo decisionale, partecipazione del pubblico al processo decisionale - 2005(-2014) DESS (Decennio per l’Educazione allo sviluppo Sostenibile): proclamato dalle Nazioni Unite, aprì una fase di riflessione e operatività, condivisione ed elaborazione di progettualità educative comuni. Si sostiene la possibilità di conciliare crescita economica + diffusione del benessere + tutela dell’ambiente - 2015 AGENDA GLOBALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE 2030: anno europeo dello sviluppo sostenibile --> le politiche educative assumono assoluta rilevanza, sia con l’Agenda 2030 e i suoi 17 obiettivi* sia con l’Esposizione universale di Milano Nutrire il pianete energia per la vita. *Sustainable Development Goals (SDGs) = sostituiscono gli obiettivi di sviluppo del millennio (MDGs) che hanno caratterizzato i primi quindici anni del terzo millennio 8 obiettivi -> 17 obiettivi [la fame viene posta come secondo obiettivo, dopo la povertà] tutti collegati fra loro e raggruppati in 3 aree: 1- Limitare e porre fine alla povertà estrema 2- Combattere ingiustizie e disuguaglianze 3- Contrastare il degrado ambientale Necessità di un’azione condivisa (economia + istruzione + società civile) - 2015 LAUDATO SI e CONFERENZA ONU di Parigi sui cambiamenti climatici --> esigenza di una governance dello sviluppo umano, di buone pratiche di ricerca e formazione su scala internazionale e locale.  procedere comunitario che potrà scaturire una conversione ecologica in grado di modificare radicalmente gli atteggiamenti personali e le scelte sociali. Donare è atto di benessere individuale + tensione orientata ad una felicità universale Donare all’altro significa donare se stessi nella logica della fraternità. Donare per sviluppare Sé e l’Altro da sè, l’ambiente intorno e dentro di noi in modo unico ed integrale CAPITOLO 2 - Etica, fede e formazione dell’umano: alleate nella cura della casa comune 1. Filosofia e ambiente: un po’ di storia Etica  branca della filosofia che si occupa di definire e indagare i principi che reggono l’azione volontaria soggetta al dovere e che consentono di distinguere le azioni giuste da quelle sbagliate. Ambiente  complesso sistema naturale dotato di proprietà auto-regolative ed emergenti, costituito da: - Enti organici - Enti inorganici - Dinamiche che condizionano e caratterizzano il loro continuo relazionarsi, il co-evolversi e il co-adattarsi Tappe storiche dell’ETICA AMBIENTALE: • 12mila anni fa, l’essere umano cominciò a stabilirsi nei terreni più fertili del pianeta, dando vita alle pratiche della domesticazione, pastorizia e agricoltura  trasformazione della percezione della relazione tra l’umano, il vivente e l’ambiente • La Natura viene intesa come una realtà meccanica fatta di materie inerte  era dell’industrializzazione, del progresso e dello sviluppo • XIX, scoperte scientifiche: Darwin, Haeckel, Lorenz; D. eliminò ogni forma di gerarchia tra specie che non fosse “di grado o di adattamento”, relegò la specie umana ad una delle tante possibilità evolutive • Fine XX e inizio XXI: esigenza di affrontare la situazione anche da un punto di vista etico. Nel 1970 gli ambientalisti fecero pressione sui filosofi che erano al corrente dei problemi ambientali, chiedendo loro di parlare in favore di un’etica ambientale. Etica ambientale: volta ad esaminare le basi morali della responsabilità verso la natura. Si interroga sull’eticità del nostro relazionarci con gli enti non umani e/o le dinamiche naturali, il loro status morale e le possibilità che questi posseggano un valore indipendente dal nostro giudizio o dalla nostra utilità. Esistono 2 teorie che affermano la responsabilità morale verso la natura: 1. Antropocentrica  la natura, in tutta la sua grandezza, molteplicità e splendore è il prodotto della mente creatrice di Dio buono e giusto che ha fatto buone tutte le cose, come si afferma nella Genesi. Il compito dell’uomo è quello di prendersi cura dell’ambiente, in modo da trarre da esso nutrimento e sussistenza per una vita felice e pacifica. Con il passare del tempo però, l’egoismo e l’ingordigia dell’uomo ha alterato e snaturato tale prospettiva di matrice religiosa, sostituendola ad una meramente utilitaristica; il senso estetico, l’umiltà e la gratitudine sono stati oscurati quasi totalmente 2. Natura come un bene in sé che merita considerazione morale per se stessa e indipendentemente dagli esseri umani • 1975: Holmes Rolston III scrive “Esiste davvero un’etica ecologica?”: anni d’oro dell’etica ambientale che comincia a influenzare anche la direzione di diverse politiche ambientali  inizia l’epoca dello sviluppo sostenibile , l’etica ambientale diventa etica per un vivere sostenibile [l’etica ambientale/sostenibile acquista un proprio statuto riconosciuto anche dalle organizzazioni internazionali] 2. La svolta culturale con l’etica della terra di Aldo Leopold Aldo Leopold diede un contributo molto importante al pensiero ambientale, pubblicò The Land Ethic/Etica della Terra => considera come un unico insieme la comunità umana, animale e naturale “la cultura Occidentale, con il suo sistema educativo ed economico, ha promosso un profondo senso di scissione tra l’essere umano e la natura divenuto ormai insostenibile. L’essere umano occidentalizzato è separato dalla terra e da molti altri uomini” È necessario rimuovere gli ostacoli per un corretto uso della terra, una riforma intellettuale e morale (mente e cuore) con cui superare alcuni limiti del pensiero economico, politico e pedagogico. “Si può salvare la natura continuando a pensarla nei termini di una mera risorsa? NO” PENSIERO ECONOMICO Vanno messi in discussione i modelli economici moderni, basati su una teoria della società industriale, sulla crescita illimitata e sulla rimozione dei problemi ambientali prodotti dallo sviluppo PENSIERO POLITICO I programmi in materia ambientale sono molto importanti. Ma quando vengono meno i vantaggi finanziari di politiche di difesa ambientale, viene meno anche la difesa ambientale. PENSIERO PEDAGOGICO Non vi è cultura senza un’educazione alla natura. Occorre che si apprenda a pensare ambientalmente a partire dallo studio dei vari saperi 3. Ambientalismo e umanesimo: criticità pedagogiche Aspetto fondamentale da approfondire: relazione tra ECOLOGISMO-UMANESIMO. L’etica dell’ambiente è un superamento della visione antropocentrica MA il superamento dell’antropocentrismo implica necessariamente il rifiuto dell’umanesimo? Da qui nasce l’idea di un - umanesimo anti-ecologico = difende l’essere umano e i suoi valori contro la sacralizzazione della natura - ecologismo anti-umanesimo = difende la natura accusando la tradizione culturale occidentale. Sfida pedagogica: esplorare le possibilità di un umanesimo ecologico  La pedagogia deve approfondire e salvaguardare i principi dell’etica umana con i nuovi doveri verso la natura e altri esseri viventi, insegnando alle nuove generazioni a viver bene con sè e con gli altri nel cosmo. 4. La proposta di sintesi del cattolicesimo Papa Francesco - Enciclica Laudato sì (2015): cerca di favorire lo sviluppo di un umanesimo ecologico L’attuale realtà ambientale è descritta nei termini drammatici di una crisi ecologica che merita di essere presa in “dolorosa coscienza”: la sorella Terra protesta per il male che provochiamo a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso di beni che Dio ha posto in lei”. L’umanesimo e l’ecologismo sono minacciati da una stessa tirannia: la libertà assoluta dell’uomo. Più nel dettaglio il Pontefice parla di diverse tematiche: - Inquinamento generale - Accumulazione di rifiuti - Incapacità di smaltire rifiuti - Surriscaldamento del pianeta - Massicci fenomeni migratori dai Paesi più poveri - Problema all’accesso all’acqua - Sfruttamento irresponsabile delle risorse - Perdita delle biodiversità La crisi ecologica non può a sua volta non riversarsi negativamente sulla “qualità della vita umana”. La scienza da sola non può far fronte ai problemi che affliggono il pianeta; occorre un’ecologia integrale, accompagnata da un nuovo umanesimo (nuova antropologia priva di ogni forma di dispotismo) 5. Nuove prospettive di sviluppo per la ricerca pedagogica. L’unitarietà dei saperi e l’educazione integrale È necessario, per permettere alle giovani generazioni di far fronte alle sfide del mondo post-moderno, dar vita ad un’educazione integrale, educare alla tutela dell’ambiente nell’ottica dell’unitarietà dei saperi Quali sono le coordinate culturali che costituiscono il riferimento per lo sviluppo di un progetto educativo di base? Quale è la funzione delle discipline di studio? Cosa bisogna insegnare ai giovani oggi? E come? 1. EDUCATORI  hanno il dovere di fornire, attraverso le conoscenze disciplinati, gli strumenti culturali per comprendere il mondo e le sue sfide (ambientale) e per agire opportunamente con strategie pianificate sempre più ampiamente condivise. 2. DISCIPLINE DI STUDIO  strumenti ed occasioni per uno sviluppo unitario ma articolato e ricco di funzioni, conoscenze, capacità ed orientamenti indispensabili ed in grado di compiere scelte mature 3. SCUOLA  finalità educativa: formazione integrale dell’uomo CAPITOLO 3 - Dare corpo all’educazione, alla cura e alla salute 1. La corporeità come esperienza estetica di conoscenza Il corpo è da considerarsi il primo segno della nostra esistenza, è necessario prenderne coscienza per potersi relazionare correttamente anche con l’ambiente circostante. Educare al rispetto di sé implica infatti anche educare al rispetto di ciò che ci circonda. La responsabilità dovrebbe essere considerata come una caratteristica insita nell’essere umano nonostante sempre più di frequente egli manifesti un atteggiamento di indifferenza [ conseguenza della tendenza dell’uomo a dare per scontato ciò che lo circonda] “Se noi ci accostiamo a noi stessi, alla natura e all’ambiente senza questa apertura allo stupore e alla meraviglia, se non parliamo più il linguaggio della fraternità e della bellezza nella nostra relazione con il mondo, i nostri atteggiamenti saranno quelli del dominatore, del consumatore o del mero sfruttatore della risorse naturali, incapace di porre un limite ai suoi interessi immediati. Viceversa, se noi ci sentiamo intimamente uniti a tutto ciò che esiste, la sobrietà e la cura scaturiranno in maniera spontanea”. Papa Francesco 2. L’intelligenza come esercizio di sguardo, emozione, azione e salute Intelligenza = espressione della tensione a voler conoscere per partecipare armoniosamente alla vita: è inter-legere le relazioni sane per essere di sostegno alla qualità della vita È importante educare all’interrelazione e generare una radicale trasformazione nella direzione di scelte di responsabilità, cura e amore => atteggiamento di premura e attenzione verso se stesso e ciò che lo circonda  spirito di gratuità (= spirito attento, lucido, stabile, astratto dall’aspirazione alla realizzazione della piena dignità di sé) La progettualità educativa deve promuovere la salute [assenza di malattia + percezione del proprio sentirsi in salute] come partecipazione attiva del soggetto  gestire direttamente le proprie condizioni di benessere, dirigere la propria condotta esistenziale NB: “ben-essere” individua il soggetto-persona come parte attiva per la qualità del proprio benessere e per il proprio progetto di salute 3. Progettare per sapere, saper fare e saper far fare: laboratori di educazione attraverso la corporeità Il PROGETTO presentato di seguito si basa su: paradigmi della fenomenologia e del pragmatismo deweyano & sistema filosofico-cosmologico-medico delle tradizioni orientali --> attenzione a questioni strettamente legate all’esistenza Si fonda sulla convinzione che sia necessario dar vita ad una formazione più efficace alla riflessività e alla conoscenza di sé per coloro che operano in campo educativo e assistenziale. Si serve di metodi che portano alla conoscenza e sperimentazione del proprio corpo, della propria mente e del proprio respiro, che quindi valorizzano l’unitarietà della persona Questo permette di realizzare resilienza, self-efficacy ed empowerment. L’approccio utilizzato rende conto dell’uomo nel suo essere unità di più dimensioni ugualmente importanti e in reciproca relazione 4. L’intelligenza del gesto Il percorso inizia con esercizi volti a regolarizzare la postura in differenti situazioni, poi sviluppato sperimentando la corrispondenza tra qualità della postura, del respiro, dell’attenzione. L’obbiettivo è quello di conoscere, sperimentare e rispettare la propria corporeità, promuovere il miglioramento della qualità di vita [Essere in grado di sistemarsi correttamente nello spazio - Essere in grado di ascoltare i propri respiri, movimenti e suoni…] Si utilizzano metodi che consentono di imparare a conoscere nel senso più pieno e significativo: sapere, saper fare e saper far fare  questo è il presupposto per educarsi, educare e generare autentica trasformazione: partecipare consapevolmente al proprio progetto di ben-essere [soggetto protagonista] determinante sulle scelte di consumo famigliari e le esperienze dell’infanzia segnano poi in modo indelebile le abitudini di consumo future Molte sono le opzioni utilizzate per proporre ai bambini beni e servizi: - Il nag factor / fattore assillo , induce il bambino a fare richieste insistenti ai genitori fino a quando la sua richiesta non viene esaudita - Il trans-toying , implica la trasformazione di qualsiasi prodotto in un giocattolo (dolciumi con la forma di personaggi noti dei cartoni animati) Il quadro descritto sopra offre al discorso pedagogico alcuni interessanti spunti di riflessione relativi all’educazione informale e ai nuovi stili di vita. Diviene fondamentale chiedersi: - Sono forniti al bimbo mezzi per crescere informato e consapevole, per sviluppare il pensiero critico? - Attraverso un’adeguata educazione al consumo è possibile favorire lo sviluppo di competenze etiche? - Un corretto approccio al mercato può generare comportamenti corretti in relazione allo spreco dei beni? Oggi: le numerose pubblicità rischiano di promuovere una mentalità materialistica legata esclusivamente al possedimento, la società tende ad eliminare il desiderio, richiedendone la soddisfazione immediata o trasformandolo in un bisogno urgente che deve essere appagato attraverso il consumo. => necessità di un cambiamento nei comportamenti di consumo nell’infanzia, PEDAGOGIA gioca un ruolo determinante: educare ad interpretare in maniera critica il proprio rapporto con gli oggetti, far crescere dal punto di vista dell’informazione e delle capacità di scelta Educare l’infanzia ad un consumo consapevole = aiutarla a costruire la propria identità in modo consapevole, autonomo e responsabile, prepararla ad entrare nella comunità adulta in modo corretto. È indispensabile educare al concetto di valore del bene che si determina in base al prezzo tenendo conto del suo valore d’uso in logica di rigenerazione continua PRODUZIONE – CONSUMO – SMANTELLAMENTO Ottica del RIUTILIZZARE, AGGIUSTARE, RINNOVARE e RICICLARE i prodotti e riconoscere i consumi Responsabilità morale alla scelta etica di un’esistenza armonica in senso individuale, sociale e inevitabilmente anche ambientale. Una progettualità sostenibile, capace di offrire i contributi per formare ad una cittadinanza responsabile impegnata in una transizione verso un’economia circolare, richiede partecipazione e impegno collettivo 1. Famiglia Nella società a noi contemporanea i bambini sono sottoposti a numerosi stimoli e questo gli richiede di sviluppare una conoscenza più approfondita della realtà che li circonda La famiglia ricopre un ruolo fondamentale, essendo il contesto in cui il bambino entra in contatto con le prime esperienze di consumo e in cui prende il via quell’educazione alla scelta che gli consente di accostarsi agli oggetti di consumo riconoscendo ciò che è necessario da ciò che è superfluo. Nella società globalizzata è in aumento il fenomeno che porta all’esibizione dei beni posizionali (oggetti che sottolineano le differenze tra le persone, il loro status). Il possesso di un bene rischia di diventare l’unico fattore da cui dipende la condizione di benessere/malessere della persona, portando così a dimenticare il valore e l’importanza dei beni relazionali L’infanzia è da considerarsi una risorsa per il futuro della nostra società -> la PEDAGOGIA è chiamata a interrogarsi, elaborare proposte educative che consentano di ripensare il rapporto con i beni di consumo ed il mercato ed a individuare degli interventi mirati efficaci CAPITOLO 7 - Educazione alimentare ed educazione ambientale La costruzione di un equilibrio a partire da lavoro educativo per prevenire il food waste 1. Il food waste: problema o risorsa per l’educazione alimentare? Il tema del cibo ha rappresentato, negli ultimi anni, il fulcro di moltissimi dibatti -> si sottolinea il legame ambivalente tra fame di cibo e eccesso di nutrimento Educare ad una corretta alimentazione ha rappresentato uno dei principali imperativi della nostra epoca, assieme all’educazione relazionale e ambientale  pratiche educative finalizzate a supportare “stili di vita sani” in un “ambiente sano” Il food waste rappresenta un enorme problema per la popolazione mondiale, ha ricadute sia sulla salute dell’ambiente sia su quella delle persone, si distingue in: Food loses  perdite che si determinano a monte della filiera di produzione Food waste  sprechi che avvengono durante la trasformazione industriale, la distribuzione ed il consumo Cause: cattive abitudini relative sia al comportamento alimentare che alla conservazione dei cibi. Conseguenze: produzione dei rifiuti, impatto ambientale, inasprimento di disuguaglianze e malnutrizione Prevenire gli sprechi risulta fondamentale sia per motivi etici che economici -> in Italia nel 2016 è stata approvata una legge contro gli sprechi alimentari Food waste può essere considerato come una risorsa per l’educazione alimentare poiché permette di dar vita a nuove esperienze e a guardare al problema in una prospettiva olistica. 2. Dalla food literacy alla ecoliteracy. La costruzione di un equilibrio tra educazione alimentare, sostenibilità ed educazione ambientale Il food waste corrisponde ad un comportamento sulla gestione del cibo che risulta essere strettamente legato alla food literacy [abilità di conoscere e comprendere la natura del cibo, quanto essa sia importante per l’uomo e come gli alimenti vengano prodotti]. È una parte più ampia della health literacy e deve rientrare nell’educazione delle giovani generazioni. È fondamentale che l’educazione supporti lo sviluppo di una food literacy e che si inizi a guardare ai momenti del pasto come occasioni ed esperienze di apprendimento  Life long learning. Il rapporto con il cibo si lega ed è influenzato da modelli educativi specifici Per es, nella pedagogia montessoriana, i pasti vengono considerati campi di esperienza in cui gli oggetti (della tavola) diventano mediatori educativi. Si è quindi passati dal considerare i pasti come: 1. Momenti durante cui supplire alle mancanze delle famiglie più povere 2. Campi di esperienza per lo sviluppo di sé e la cura dell’ambiente 3. Momenti per affrontare dinamiche e situazioni complesse come la sicurezza a scuola, le relazioni, la prevenzione e l’educazione (al rapporto con il cibo, l’acqua, l’energia e l’ambiente) Dalla food literacy si dovrebbe poi passare ad una ecoliteracy [abilità di comprendere i sistemi naturali che rendono possibile la vita sul pianeta] che consiste nell’approfondire: - Forme di empatia verso le varie forme di vita - Tema della sostenibilità - Tema della comunità di pratica - Riconoscimento degli effetti del comportamento dell’uomo e delle politiche economiche 3. Il food waste come stile di vita “fuori e dentro la scuola” Negli ultimi anni sono stati attivati molti progetti attorno al tema del food waste e rivolti alla comunità scolastica o alla formazione degli operatori MA è necessario che questo tipo di interventi coinvolgano più attori di una comunità. Sono da sottolineare alcuni studi, tutti rivolti a soggetti in età scolare: - Roe e Bruser: necessità di andare oltre l’educare ad un consumo “etico” in modo, promuovere la nascita di cittadini ecologici educati a partire dal rapporto che intrattengono con il mondo Connettono l’educazione alimentare a temi quali il global food, il management (la sua gestione) - Jones muove da un programma il cui obbiettivo è quello di promuovere un’alimentazione al contempo sana e sostenibile  Food for Life Partnership Tale programma, attuato in 30 scuole inglesi, ha portato ad un aumento nell’assunzione di frutta e verdura da parte dei bambini di età compresa tra 9 e 11 anni. Tale successo è dovuto sia all’enorme quantità di attività proposte, molte delle quali esperienziali, sia dalla loro integrazione. - Martins, sempre finalizzato alla riduzione dello spreco di cibo, ha dimostrato che l’educazione contro il food waste è più efficace se in questo processo vengono coinvolti anche i docenti - Moscato sottolinea il ruolo della famiglia e l’importanza di un coinvolgimento dei genitori. Ritiene importante che i temi legati all’alimentazione vengano trattati usando materiale narrativo, che consente di attivare la discussione e la partecipazione sviluppando quindi una forte riflessività. Rimane il PROBLEMA di raggiungere tutte quelle persone che sono ormai lontane dall’istruzione. Roe e Bruser ipotizzano anche per gli adulti un embodied food practice che permetta loro di sperimentare nuove modalità relazionali con il cibo Il cittadino che ha sviluppato una food literacy per gestire il food waste è colui che ha saputo sviluppare un’intelligenza ecologica, è diventato in grado di capire le modalità con cui la natura sostiene la vita. Esempi di attività che possono promuovere un’intelligenza ecologica sono: - Recupero delle tradizioni locali - Riflessione sul concetto di spreco - Individuazione di svaghi e pasti alternativi - Riflessioni sui vari sistemi di produzione (acqua, cibo, energia) CAPITOLO 8 - “Mio figlio cittadino del mondo”. L’immagine come strumento di formazione genitoriale 1. Eco-centrismo: premesse per un’educazione ambientale Ambiente (dal latino ambiens: circondare, andare attorno) = materia fluida che gira attorno ad ogni cosa Riflessione attorno al legame esistente tra ambiente e mondo dell’educazione L’ambiente è innanzitutto: 1. Materia  rende possibili delle esistenze umane poiché offre delle condizioni entro cui fare esperienza e formarsi. L’educazione può quindi avvenire perché situata. La disposizione degli ambienti e dei luoghi in cui si svolge il processo educativo è una delle variabili che influenzano maggiormente la trasmissione l’educazione. Il mondo permette, grazie alla sua natura, di educarsi e educare 2. Fluidità  è costituito da elementi in continuo cambiamento, l’uomo gioca un ruolo fondamentale in queste trasformazioni (influenza sul sistema climatico che causa l’inquinamento dell’aria, delle acque e del suolo). Affinché l’ambiente possa continuare a rigenerarsi è fondamentale che l’uomo si assuma le proprie responsabilità 3. Relazioni  è l’insieme delle relazioni che si sviluppano in natura, comprese quelle nelle quali l’uomo è presente. Di studiare queste relazioni si occupa l’ecologia. Parlare di pedagogia dell’ambiente significa riflettere sulla qualità delle relazioni che si sviluppano tra uomo e natura. Si vuole abbandonare un’immagine antropocentrica ed aderire ad una visione ecocentrica [è l’unica che consente di dar vita ad interventi educativi consapevoli e mossi dal rispetto per l’ambiente] Meritano di essere messe in luce due questioni tra esse legate: - A fronte di un contesto ambientale precario, in cui le risorse naturali vengono continuamente sfruttate, il passo da compiere è prenderci cura del mondo che ci circonda. Ciò è possibile solamente se si assume uno sguardo ecocentrico  l’uomo acquista una posizione relativa e egualitaria rispetto agli altri elementi della natura - “Ogni iniziativa che l’uomo intraprende nei confronti dell’ambiente è anche un’iniziativa che intraprende nei propri confronti e dell’umanità”  la cura dell’ambiente è far si che esso si mostri nelle proprie molteplici forme naturali => Formazione e Cura sono legate in un processo nel quale conoscere e preservare l’ambiente sono azioni che educano l’individuo Educarsi è innanzitutto formarsi consapevolmente al miglioramento dell’ambiente. Affinchè ciò sia possibile è necessario partire dai contesti quotidiani, promuovere processi di formazione dei genitori in modo da migliorare la loro conoscenza delle pratiche educative più adatte a formare le giovani generazioni alla tutela dell’ambiente 2. L’Art Based Research come spunto per un percorso formativo genitoriale Una ricerca di dottorato (pag. 98-102) condotta di recente riflette circa la possibilità di formare i genitori alle tematiche legate alla pedagogia dell’ambiente. - Sviluppo di competenze che derivano dal rapporto con la natura; - L’inserimento di un approccio olistico per cui l’educazione ambientale non coinvolge solo la singola uscita didattica ma si inserisce in un modello più ampio. Visione ecologico-olistica della gita naturalistica; non preclude l’apprendimento di conoscenze specifiche, ma le integra in un modus vivendi in cui esse si integrano con azioni, bellezza e aspetto etico-biofilo. 3. La progettazione di una gita ‘eco-logica’ e il valore del ‘viaggio’ Nel progettare gite e visite d’istruzione sostenibili è necessario servirsi di un approccio definito green way [green indica l’ambiente naturale, paesaggistico, culturale e storico + way indica il viaggio che conduce ad un modo d’essere sostenibile] Nell’organizzare tali uscite è necessario attraversare due fasi: 1. CONTESTUALIZZAZIONE : in base alle caratteristiche della classe, al grado di approfondimento della tematica ed ai compiti autentici che si intendono proporre 2. PIANIFICAZIONE : durata, enti coinvolti, mezzi di trasporto, orari di partenza e arrivo… => è importante coinvolgere gli studenti per favorirne la motivazione, aiutarli ad organizzare in maniera consapevole il tempo a disposizione e a contestualizzare a livello geografico la meta prescelta => focus dell’attività didattica può essere l’individuazione della meta dell’uscita e la riflessione sul viaggio; si cerca di superare l’incapacità delle giovani generazioni di interagire con l’ambiente reale e lo spaesamento (determinato dalla sempre più prorompente realtà virtuale in cui sono immersi) => è importante prestare attenzione al percorso che conduce alla meta, in modo che sia coerente con le finalità. Quando si organizzano uscite naturalistiche, per poter dar vita ad un’esperienza realmente sostenibile sarebbe necessario incentivare lo spostamento a piedi  si risponde alla finalità ecologica dell’uscita + si educa ad osservare e usare i sensi per stabilire nuovi rapporti con l’ambiente naturale => è importante educare all’utilizzo di mezzi di trasporto “non convenzionali” come il treno, che permette di sviluppare competenze che gli saranno utili lungo tutto l’arco della vita [attendere in stazione, sapere su quale treno salire, acquistare un biglietto] INSEGNANTI: un viaggio d’istruzione richiede un investimento di risorse da parte dei docenti che devono dimostrarsi sensibili alla tematica e disponibili al cambiamento, ma acquista anche una nuova identità che consente di riscoprirne il valore TEMPO: l’utilizzo di un tempo ‘lento’ consente la reale scoperta di sé e di quanto lo circonda  Tali strategie aiutano i bambini ad orientarsi, a trovare la propria rotta, a destreggiarsi nella società e nel mondo in maniera critica e consapevole. 4. Una gita scolastica intermodale Esempio di outdoor education: - pensato per le scuole - prevede una giornata da trascorre nell’area del Delta del Po - muoversi utilizzando il treno; i punti di ritrovo definiti sono stati Rovigo e Ferrara --> linee ferroviarie non eccessivamente affollate, grazie all’andamento lento dei treni è stato possibile osservare il paesaggio che si apriva al di la del finestrino, caratterizzato sia da grandi centri abitati che da piccoli paesi in via di spopolamento. In alcuni punti il percorso prevedeva la possibilità di compiere navigazioni turistiche oppure visitare centri storici e strutture utili alla gestione del territorio - la flessibilità del progetto consente ai docenti di scegliere il percorso più adatto a raggiungere gli obbiettivi di apprendimento ed agli studenti di gestire in autonomia percorsi diversi e di rapportarsi in modo originale con la natura. CAPITOLO 11 - Avventure en plen air Le colonie di vacanza come tentativo di realizzazione dei principi della pedagogia attiva In Italia, quando si parla di colonie di vacanza, vengono alla mente esperienze legate al periodo fascista MA si tratta di una visione in parte distorta poichè la loro storia è in realtà strettamente legata all’attivismo. La colonia di vacanza può essere definita come “un’istituzione che si realizza in un periodo limitato di tempo, caratterizzata dalla residenzialità in un luogo diverso rispetto al luogo di residenza dei giovani accolti e dalla collettività dell’esperienza” Le prime colonie di vacanza nascono con l’intenzione di ovviare alla crisi igienico-sanitaria che interessa molte delle città europee attorno alle metà del 1800, risultano però essere caratterizzate da spiccati intenti terapeutici [ospedali toscani che inviano al mare piccoli gruppi di bambini]. I primi esempi di colonia, priva di intenti di carattere ospedaliero, sono le esperienze di Giuseppe Barellai che, a partire dal 1856, realizza a Viareggio un ospizio per bambini indigenti; tuttavia la principale preoccupazione riguarda la salute fisica dei bambini e il medico è la figura di riferimento I soggiorni sono però anche l’esito di una riflessione e sperimentazione pedagogica che affonda le sue radici in Rousseau, che sosteneva la necessità di allontanare il bambino dalla città per poterlo educare Sulla sua scia Rodolphe Topffer sostiene la necessità di affiancare i viaggi all’insegnamento tradizionale, favorendo la nascita dei voyages scolaries che hanno alla base l’idea del valore educativo del viaggio (vantaggi dell’aria aperta, del contatto con la natura, dell’importanza della condivisione tra ragazzi e adulti) Nello stesso periodo in cui nascono le prime colonie in Europa ed in Nord America, si diffonde l’esperienza delle scuole nuove centrate sull’attività del bambino, sull’idea che egli debba essere liberato dai vincoli e che l’educazione debba essere promossa anche attraverso attività di carattere manuale. Alla base di questa innovazione vi sono: 1) La scoperta che la psiche del bambino è diversa da quella dell’adulto 2) Il movimento di emancipazione delle masse popolari Dal movimento delle scuole nuove deriva l’attivismo, secondo cui il bambino deve essere posto al centro del processo educativo e l’attenzione deve concentrarsi sui suoi bisogni. Nel 1921 il Boreau International des Ecoles Nouvelles elabora in 30 punti i caratteri della scuola nuova, in cui troviamo molte somiglianze con le colonie che diventano così esperienze anticipatrici delle scuole nuove e dell’attivismo Colonie = aspetti igienico-sanitari + occasioni di immersione nella natura; ne è un esempio l’esperienza del Patronato Cattolico dell’Oise  esistenza di un’intelligenza naturalistica, capacità di riconoscere gli elementi naturali  Richard Louv sostiene che il contatto con la natura sia una vera e propria terapia utile a tranquillizzare l’animo dei bambini, giunge ad ipotizzare che il deficit di natura possa determinare il disturbo da deficit di attenzione e iperattività AMBIENTE E CITTÀ CAPITOLO 12 - La città verso un nuovo umanesimo: sostenibilità, educazione, progetto Oggi è possibile pensare alla sostenibilità a partire dalle città  ecosistemi diversificati e complessi da cui dipende, in larga misura, la possibilità per l’uomo di vivere un futuro adatto a sé La riqualificazione della città deve passare necessariamente dall’educazione, unico strumento in grado di valorizzare le relazioni che stanno alla base della realtà urbana UMANESIMO = prospettiva che fa riferimento a valori come la libertà di scelta, la responsabilità, la cura solidale e che guarda alle persone come soggetti sociali e portati alla collaborazione La prospettiva umanistica delle Nazioni Unite è stata richiamata dalla Carta per l’umanità ed il pianeta in cui vengono strettamente collegati lo sviluppo economico e l’inclusione sociale, il riconoscimento delle priorità della persona sull’economia e la capacità di cooperare, il rispetto e sviluppo del capitale ambientale La sfida dell’umanizzazione oggi passa quindi attraverso: - Riduzione delle disuguaglianze - Tutela della vitalità degli ecosistemi - Sentirsi parte di un unica comunità L’enciclica Laudato Sì richiama la necessità di sviluppare un pensiero critico ed un dialogo per poter far fronte ad un antropocentrismo “deviato” Per poter dar vita ad un processo di governance urbana, bisogna quindi individuare gli attori di questo processo (le città) in modo che sia possibile dar vita a quello che Morin definisce “umanesimo planetario”: si fonda sul riconoscimento delle diversità esistenti nell’umanità e se è reso necessario dal fatto che ciascuna sfida che l’umanità si trova a dover affrontare richiede la partecipazione di tutti. Nell’Agenda 2030 uno dei 17 obbiettivi per la sostenibilità è proprio quello di “avere in futuro comunità e città sostenibili”  città è motore della sostenibilità Educazione e formazione sono strumenti principali attraverso cui operare una conversione ecologica e dar vita ad un nuovo umanesimo. Consentono di cogliere le interdipendenze che caratterizzano il futuro dell’uomo sul pianeta, di rendersi conto dei cambiamenti in atto, di valorizzare la persona umana 1. Creatività e innovazione nell’impegno urbano per la sostenibilità: l’esempio di Lubiana ed Essen “capitali verdi” d’Europa. 2008: La Commissione Europea lancia l’iniziativa European Green Capital, che conferisce ogni anno il titolo di “città green” ad una città di oltre 100mila abitanti che si distingue per i progressi intrapresi per promuovere stili di vita sostenibili Nel 2016 è stata Lubiana che si è impegnata per applicare politiche di sviluppo che interessano tutti i settori della sostenibilità: ambientale, sociale ed economica --> il 70% degli acquisti seguendo criteri ecosostenibili, mobilità sostenibile, bike sharing, bidoni per la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, fontane che permettono di berne l’acqua e di riutilizzare le bottiglie, fonti alternative e rinnovabili 3 sono stati gli slogan attraverso cui si è sviluppato il programma di comunicazione green della città: ❖ In dialogue with you —> simboleggia fiducia, tolleranza, comprensione; ❖ In dialogue with open space —> prevede l’organizzazione dello spazio pubblico come spazio aperto a tutti ed in qualsiasi momento ❖ In dialogue with nature —> attraverso cui Lubiana si è impegnata a diventare una green city Lubiana, dopo aver lasciato da parte il progetto di un grosso inceneritore, è diventata la prima capitale europea ad aver dichiarato l’obbiettivo Zero Rifiuto Nel 2017 è stata Essen per aver dimostrato di sapersi trasformare e adattare al cambiamento --> bacini artificiali, rinaturalizzazione del fiume, sistemazione del sistema fognario, piano di riqualificazione urbana 2. Educare alla sostenibilità, educare al futuro Aspetto e organizzazione di una città offrono molte info circa l’umanità che la abita  relazione dialettica fra persone e città [città è esito dell’intenzionalità di chi la progetta, si riverbera sulle vite degli abitanti che possono modificare l’assetto urbano, attraverso stili di comportamento sostenibili per ambiente e persone]  rigenerare le città è un invito rivolto a cittadini, amministratori, politici, da moltissimi documenti europei e dall’enciclica Laudato sì perché la “cura della casa comune” non sia solo un auspicio, ma divenga realtà in spazi di partecipazione e di condivisione Le città progettate in chiave pedagogica possono diventare luoghi educativi collettivi, spazi innovativi di rigenerazione del pensiero, di rilancio di una nuova cultura ambientale-umana e di nuovi stili di vita. Abbiamo bisogni di città che sappiano “colorare l’ambiente” dei loro abitanti e che sappiano promuovere la propria identità culturale, memoria e patrimonio attraverso il coinvolgimento dei propri abitanti CAPITOLO 13 - Rigenerazione urbana e creazione sociale. Apprendere e partecipare nella città che cambia 1. Educare ed educarsi alla cittadinanza partecipata nei contesti urbani La città si sta rivelando una scuola informale --> occasione di apprendimento per adulti e bambini, palestra in cui coltivare il pensiero critico e tessere relazioni significative facendo crescere capacità e competenze partecipazione si propone di perseguire 3 obbiettivi: urbanistico, educativo (sviluppa capacità di osservazione) e politico - Mobilità autonoma = si consolida attraverso il progetto “A scuola ci andiamo da soli” che muove dal presupposto che la presenza dei bambini nella città sia un indicatore della sua salute 2. La legge 285 del 1997 e il progetto “Le città sostenibili delle bambine e dei bambini” La legge 285 del 1997, in linea con la CRC, riconosce il minore come soggetto di diritti e politiche pubbliche L’art.7 prevede il sostegno finanziario al progetto “Città sostenibili delle bambine e dei bambini”* La legge 451 del 1997 prevede l’istituzione di due organi fondamentali per la promozione dei diritti e del benessere dei minori: Commissione Parlamentare per l’Infanzia e Osservatorio Nazionale per l’Infanzia *La “Guida alle città sostenibili delle bambine e dei bambini” presenta i progetti che già si stavano svolgendo, contiene indicazioni e linee progettuali, sottolinea l’importanza dello spazio urbano come esperienza formativa, la necessità di spazi d’incontro e l’importanza di coinvolgere I bambini nel cambiamento della città. Tutte queste indicazioni erano supportate da documenti e programmi internazionali: la CRC, il libro Verde sull’Ambiente, la Carta delle Città educative di Barcellona e l’Agenda 21 di Rio. Le linee su cui intendeva svolgersi il progetto erano 3: • Mettere la questione delle città idonee ai bambini al centro delle agende dei comuni • Riqualificare le competenze di tecnici degli enti locali • Avviare progettazioni partecipate 1998: riconoscimento del progetto Città sostenibili delle bambine e dei bambini, si basa su 3 criteri: - Aver realizzato o avere in corso di realizzazione iniziative relative all’area ambientale con specifico riferimento alle esigenze di tutela dell’infanzia - Aver coinvolto i minori nelle iniziative - Essere impegnati nell’attivazioni di interventi riguardanti sia l’area culturale che quella istituzionale Nonostante le esperienze di questo tipo conobbero una grande diffusione, alcune fragilità venivano già sottolineate nel rapporto relativo all’attuazione della legge 285 in cui si sottolineava come spesso le iniziative erano volte solo alla sensibilizzazione e non alla partecipazione attiva 3. Le esperienze successive: il caso di CAMINA È necessario sottolineare come negli anni successivi si sia assistito ad un calo di interesse a livello nazionale, dovuto anche alla legislatura che ha posto minore attenzione alla cittadinanza attiva dei bambini pur ribadendo la promozione del progetto Città sostenibili. Senza finanziamenti e una specifica attenzione quindi molte iniziative sono terminate, altre sono continuate ad esistere grazie alla sensibilità degli enti locali ma senza essere inseriti in un sistema di monitoraggio a livello nazionale Paradigmatica è l’esperienza di Camina che nasce nel 1999 con lo scopo di collaborare con gli enti locali per la promozione della sostenibilità. Il centro si convenziona con l’Emilia Romagna, poi diviene un’associazione nazionale. Ha supervisionato e coordinato centinaia di interventi di progettazione degli spazi urbani e di mobilità, molti dei quali sono raccolti nella collana editoriale “Quaderni di Camina”. L’associazione si scioglie nel 2013. Conclusioni Incompletezza del percorso avviato => sul piano politico le esperienze di alcune città non si sono tramutate in buone pratiche da diffondere, sul piano pedagogico sembra essersi interrotta l’aspettativa di un attore di urbanità, un city marker. Altre cause del calo di interesse verso queste tematiche sono state: sottovalutazione della progettazione partecipata che viene considerata semplicemente un’appendice dell’intero processo, atteggiamenti ingenui da parte di alcuni attori che hanno impedito lo svolgersi di alcune esperienze Questo ritrarsi della progettazione è da considerarsi una sconfitta degli adulti e una messa in discussione dei principi dell’attivismo pedagogico --> sembra che, ancora oggi, manchino le premesse per considerare il minore un cittadino a tutti gli effetti, il bambino risulta un fruitore dello spazio pubblico senza poter però compiere processi di appropriazione materiale/simbolica per trasformare in luoghi gli spazi che frequenta CAPITOLO 16 - Il caso di Amburgo: una linea tra pedagogia e sostenibilità La storia della relazione tra l’essere umano e la natura è vissuta all’interno delle dimensioni dello spazio e del tempo ed è divenuta oggetto di studio nel momento in cui si è iniziato a parlare di ecologia. Passaggio da esseri dominati dalla natura ad esseri dominatori della natura => nuova responsabilità umana + riflessione al fine di instaurare un rapporto di prevaricazione armonico fra uomo e natura  Una possibile “via d’uscita” è rappresentata dall’idea del terzo paesaggio proposta da Clément che lo definisce come “uno spazio che non esprime ne il potere ne la sottomissione al potere, un insieme di paesaggi che nel loro insieme rappresentano un territorio di rifugio della diversità”. Consente di tracciare uno spazio nuovo all’interno del quale il rapporto umano-natura possa essere visto come il risultato di una scelta volontaria di ciascun essere umano, le distinzioni e le differenze non vengono eliminate ma valorizzate favorendo una convivenza pacifica che nasca da un’esperienza comune Esempio di questa possibilità di delineare uno spazio nuovo caratterizzato dalla pacifica convivenza tra uomo e natura, è rappresentato dalla smart city --> è uno spazio di sfida poichè chiama l’uomo ad affrontare i problemi di sviluppo della città all’interno di un mondo globale All’interno di questo nuovo spazio svolgono un ruolo fondamentale gli ITC (Information and Comunications Technology); prima di interrogarsi sulle modalità con cui essi possono essere utilizzati, diviene fondamentale ricostruire la cornice all’interno di cui nasce la Smart City che è caratterizzata da 4 direttrici: 1. La volontà di porre al centro la persona 2. La necessità di ricercare esperienze di cooperazione 3. Una prospettiva ecologica che sia al contempo sociale ed integrale 4. L’importanza della riflessione pedagogica Muovendo da queste direttrici, la smart city è solamente una possibilità una realtà, come testimoniato dal caso della città di Amburgo 1. Una città, quattro direttrici Amburgo è arrivata a delineare un progetto che l’ha trasformata in una Smart City, ponendosi come obbiettivo quello di rispondere ad uno squilibrio nella relazione tra uomo e natura dovuto: - alla sua storia (durante la seconda guerra mondiale ha subito diversi bombardamenti, che hanno distrutto moltissimi edifici e dato il via a problemi di ricostruzione) - alla sua posizione geografica (sorge sul fiume Elba con una struttura costituita da una fitta rete di canali che fanno sentire in maniera importante la presenza della natura) Riconosce la centralità alla persona, soprattutto a causa delle sue caratteristiche naturali che da sempre le richiedono di porre particolare attenzione all’equilibrio tra spazi naturali ed artificiali. Quest’attenzione si è concretizzata nel progetto Green Network che punta all’incremento delle piste ciclabili e percorsi pedonali e ad arrivare ad essere la prima città europea car-free, aumentando parallelamente anche le aree verdi in modo da favorire l’assorbimento di CO2. Il progetto educa i cittadini al rispetto nei confronti della natura e dimostra la capacità della città di progettare lo spazio cittadino coinvolgendo diverse realtà  da questa cultura di sostenibilità“ scaturisce un’attiva partecipazione al dibattito comunitario” per la definizione di piani e strategie sostenibili  si parla di una prospettiva integrale alla luce di una prospettiva ecologica compatta All’interno di questo contesto la riflessione pedagogica segue una strada particolare: nel 1952 l’UNESCO decide di posizionare in città l’Istituto Unesco per l’Educazione (UIE) che, nelle sue pianificazioni, pone al centro la persona a partire dall’identificazione di quest’ultima con l’ambiente che la circonda come dimostrano i processi di alfabetizzazione da esso promossi. Freire, uno dei professionisti coinvolti nella riflessione dell’istituto, ha sempre basato la sua metodologia sulla ricerca di esperienze di cooperazione tra diverse nazionalità e professioni  alla progettazione di tali esperienze hanno partecipato molti esperti tra cui si ricordano la Montessori e Piaget che hanno permesso di definire la portata educativa del centro, specializzandosi sulla formazione continua nel tempo informale e arrivando così a combinare il nome di UNESCO Istitute for Lifelong Learning (UIL)  direzione dell’Istituto all’interno di una prospettiva ecologica integrale, dichiarata da una proposta che guarda a una formazione continua, come possibilità di accrescimento per l’apprendimento, all’interno di un tempo informale, ovvero in una dimensione accessibile a tutti non escludente. 2. La sfida della città Il dialogo intrattenuto tra Amburgo e il UIL prova come, all’interno della città, uomo e natura intreccino il loro destino e si identifichino perché “ogni storia di vita si svolge in uno spazio di vita” [ tempo e spazio ] La sfida, dimostrata possibile dal caso Amburgo, richiede di interpretare i cambiamenti della città alla luce delle quattro direttrici. Fondamentale è un’azione pedagogica che intrecci tempo e spazio  per generare il futuro è fondamentale riconoscere un valore all’educazione, alla sua presenza nello spazio pubblico in rapporto con politica e istituzioni, strutture finanziarie e digitali Solo insistendo sulla linea dell’identificazione tra le dimensioni tra spazio e tempo si riuscirà a rendere consapevole la relazione tra essere umano e natura. CAPITOLO 17 - Turismo sostenibile, responsabilità, formazione PEDAGOGA DELL’AMBIENTE concorre allo sviluppo del confronto tra le scienze + rafforzamento della presenza della pedagogia nel dibattito culturale attuale che può essere interpretato adottando la prospettiva della sostenibilità  processo che deve essere sviluppato affidando alle scienze dell’educazione il compito di rendere l’uomo protagonista della propria vita. L’interpretazione ed i contenuti del termine turismo sostenibile sono strettamente legati ai temi affrontati dalla sostenibilità e hanno evidenziato l’esigenza di una formazione al turismo che si sostanzi come un’occasione di crescita e di assunzione delle proprie responsabilità. => ripensare alla dimensione economica del turismo, guardando ad esso attraverso una prospettiva che mette in luce l’importanza della salvaguardia delle identità territoriali La capacità di diffondersi ovunque dell’Alta formazione per il turismo permette di investire sul capitale umano, di migliorare i modelli educativi, di diffondere buone pratiche e di delineare nuovi orizzonti per uno sviluppo che sia competitivo. Pensare ad una progettazione educativa sostenibile richiede anche di avere cura di tutte le componenti della comunità, di tenere conto delle caratteristiche di un territorio e di analizzare anche i contribuiti già presenti in esso 1. Il viaggio nella sua valenza educativa L’importanza assunta negli ultimi negli ultimi anni dalla sostenibilità spinge a formare individui in grado di leggere ed interpretare il contesto e di promuovere iniziative di partecipazione sostenibile. Le Nazioni Unite nel 2017 hanno dichiarato l’anno del turismo accessibile come occasione per promuovere lo sviluppo dell’economia e il rispetto per l’ambiente e per le persone [rif. conferenza Rio +20] L’esperienza del viaggio, insita nella dimensione del turismo, rappresenta • rappresenta un modello incisivo e trasversale di cui ritroviamo traccia tanto nella storia quanto nei miti e nelle letterature di diversi popoli e che affonda le sue radici nell’esperienza collettiva, primordiale quotidiana  l’umanità è portata naturalmente a viaggiare; è attraverso il viaggio che ha abitato il pianeta, ha superato i propri orizzonti e si è arricchita di nuove conoscenze ed esperienze. • è considerata una metafore efficace per esprimere l’evoluzione del singolo nella percorso della vita  viaggiare è, metaforicamente, “la strada più lunga per tornare a casa” poichè è un’occasione per capire la ricchezza dell’altro e qualcosa di noi di cui prima non eravamo consapevoli. Attiva un processo inculturativo poichè permette ad ogni individuo di sperimentare un infinito intreccio di significati ed insegna ad assaporare le differenze e ad accoglierle