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documenti per concorso tfa 2020, Appunti di TFA Sostegno

documenti per concorso tfa 2020

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Scarica documenti per concorso tfa 2020 e più Appunti in PDF di TFA Sostegno solo su Docsity! LEGISLAZIONE SCOLASTICA GENERALE LEGGE BASSANINI n°59 15/03/1997  autonomia scolastica COSTITUZIONE: Art 3  uguaglianza formale Art 9  sviluppo cultura Art 33  libero insegnamento e autonomia didattica Art 34  scuola aperta a tutti con istruzione base obbligatoria e gratuita D.P.R. 275/1999  Scuola centro di erogazione di servizi con libertà di regolare i tempi dell’insegnamento, i metodi, gli strumenti, l’organico dell’autonomia. Ampia libertà progettuale anche con accordi di rete. Autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Gestione autonoma dei fondi assegnati dallo stato. Possono essere previste forme di autofinanziamento ed autonomia negoziale (mutui, immobili…). Le reti di scuole possono stipulare convenzioni sul territorio, far circolare doc, unire la gestione amministrativa, scambiarsi docenti… RIFORMA MORATTI L. 53/2003  - Riarticolazione studi divisi in: Infanzia; 1°ciclo ( primaria + secondaria di 1°);esame di stato; 2°ciclo; esame di stato. - Nuovi licei - Alternanza scuola/lavoro - Invalsi - Personalizzazione del contenuto e della metodologia RIFORMA GELMINI (2008/2011)  - Maestro unico nella Primaria - Voti da 1 a 10 nel 1°Ciclo - Obbligo scolastico fino a 16 anni - Indicazioni nazionali degli obiettivi specifici di apprendimento - Riordino secondaria di 2° LEGGE BUONA SCUOLA n°107 13/07/2015  - PTOF - Rafforzamento alternanza scuola/lavoro - Piano Nazionale Scuola Digitale - Potenziamento e Sostegno assegnati come organico dell’autonomia in base al PTOF - Piano assunzioni Gae e idonei 2012 - Portale unico dati Aperti per la scuola - D.Lgs n°59/2017 formazione iniziale x accesso ai ruoli secondaria - D.Lgs n°60/2017 promozione cultura umanistica - D.Lgs n°61/2017 revisione istruzione professionale - D.Lgs n°62/2017 relazione al termine della primaria ed esame al termine del 1° ciclo - D.Lgs n°63/2017 potenziamento carta dello studente - D.Lgs n°64/2017 scuola italiana all’estero - D.Lgs n°65/2017 educazione 0-6 - D.Lgs n°66/2017 inclusione scolastica GLI ORDINAMENTI DIDATTICI SCUOLA DELL’INFANZIA DPR 89/2009 e DLgs 65/2017  DURATA: 3 anni FREQUENZA: Facoltativa ETA’: 3 – 5 anni compiuti entro il 31 dicembre dell’anno di riferimento; anticipo per chi compie i 3 anni entro il 30/04 SEZIONI: 18 – 26 bambini, se presenti 104 allora 18 – 20 ORE: 40 ore settimanali estendibili a 50 SEZIONI PRIMAVERA: bambini tra i 24 e i 36 mesi INDICAZIONI NAZIONALI DI CURRICOLO E CAMPI DI ESPERIENZA: 1. IL SE E L’ALTRO 2. IL CORPO E IL MOVIMENTO 3. IMMAGINI, SUONI, COLORI 4. I DISCORSI E LE PAROLE 5. LA CONOSCENZA DEL MONDO PERSONALE: INFANZIA SFP ; NIDI SCIENZE DELL’ED INDIRIZZO INFANZIA O SFP + 60 CREDITI SCUOLA PRIMARIA DPR 89/2009 e DLgs 66/2017  DURATA: 5 anni (1° continuità + 2 bienni) FREQUENZA: Obbligatoria ETA’: 6 anni compiuti entro il 31 dicembre dell’anno di riferimento; anticipo per chi compie i 6 anni entro il 30/04 SEZIONI: 15 – 26 bambini estendibile a 27 in caso di resti, se presenti 104 allora 15 – 20; Pluriclassi 8-18 bambini, zone remote il minimo x classe è di 10 bambini. ORE: 24,27, 30 e 40 ore settimanali INDICAZIONI NAZIONALI DI CURRICOLO E MATERIE: Italiano, Inglese, Storia, Geografia, Cittadinanza e Costituzione, Matematica, Scienze, Musica, Arte e Immagine, Ed. Fisica, Tecnologia. PERSONALE: sfp, nel tempo pieno 2 insegnanti curricolari, nell’ordinario insegnante unico SCUOLA SECONDARIA DI 1° DPR 89/2009 e DLgs 60/2017  DURATA: 3 anni FREQUENZA: Obbligatoria SEZIONI: 18 – 27 bambini estendibile a 30 in caso di resti, se presenti 104 allora 18 – 20 ORE: 990 annuali, 29 settimanali + 33 ore annuali di approfondimento per un totale di 30 ore settimanali nell’ordinario, nel prolungato 36 ore elevabili a 40 comprensive del tempo mensa INDICAZIONI NAZIONALI DI CURRICOLO E MATERIE: Consolidare padronanze e capacità. Italiano,Storia, Geografia (+ Cittadinanza e Costituzione), Matematica, Scienze, Tecnologia, Inglese, Seconda Lingua, Arte e Immagine, Ed. Fisica, Musica, Religione Cattolica. CONTINUITA’ VERTICALE CONTINUITA’ ORIZZONTALE: Collaborazione con la Famiglia con cui costruire un’alleanza educativa. ORGANI COLLEGIALI IL CONSIGLIO DI INTERSEZIONE NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA  è composto da insegnanti delle sezioni dello stesso plesso, dai doc. di sostegno, dai rappresentanti dei genitori ed è presieduto dal DS o da un doc da lui delegato. Ha il compito di formulare proposte. IL CONSIGLIO DI INTERCLASSE DELLA SCUOLA PRIMARIA  è composto dai doc di classi parallele o dello stesso circolo o dello stesso plesso, più un rappresentante dei genitori x ciascuna delle classi e dai doc di sostegno. È presieduto dal DS. Ha il compito di formulare proposte IL CONSIGLIO DI CLASSE DELLA SCUOLA SECONDARIA  è composto da doc. di ogni classe, dai doc. di sostegno e si occupa dell’andamento generale della classe. È presieduto dal DS. Delibera sull’accoglimento di domande di trasferimento, di formulare il giudizio analitico sul profitto e sull’ammissione alla maturità, può disporre sanzione disciplinari. IL COLLEGIO DOCENTI  è composto dal personale insegnante, dai doc di sostegno e dagli assistenti. È presieduto dal DS. Elabora il PTOF, cura l’adegamento dei programmi, la scelta dei testi e dei sussidi didattici, fa proposte per la formulazione dell’orario e per lo svolgimento di attività aggiuntive. Promuove iniziative di innovazione e aggiornamento, programma le iniziativi di sost h, multiculturalità. Valuta l’azione didattica esaminando i casi particolari. Formula pareri al DS sulla sosp del xsonale doc. L’ASSEMBLEA DEI GENITORI  l’art. 12 TU dispone che i genitori di ogni ordine e grado abbiano il diritto di riunirsi in assemblea nei locali scolastici al di fuori dell’orario curricolare, docenti e DS hanno diritto di partecipare e di parola. L’ASSEMBLEA DEGLI STUDENTI  l’art. 12 TU dispone che gli Studenti delle scuole superiori di 2° grado abbiano diritto di riunirsi nei locali scolastici. L’art 13 D.lgs 297/1994 consentono l’approfondimento di preoblemi della scuola e della società per la formazione culturale e civile degli studenti. IL CONSILIO DI CIRCOLO O DI ISTITUTO  è composto da 14 membri se la scuola < 500 alunni, da 19 se > 500. Vi sono rappr. dei doc, dei non doc, dei genitori, degli studenti ed il DS. È presieduto da uno dei suoi membri. Dura in carica 3 anni. I rappr degli studenti sono eletti annualmente. Ha in carico il governo economico e finanziario della scuola. Delibera sull’organizzazione e sulla programmazione della vita e delle attività scolastiche. Approva il PTOF, il Bilancio Preventivo ed il Conto Consuntivo, adotta il regolamento d’Istituto, adatta il calendario scolastico, promuove i contatti con altre scuole, adotta iniziative per la prevenzione IL COMITATO PER LA VALUTAZIONE DEGLI INSEGNANTI  definito dalla 107/2015 coadiuva il DS nell’assegnazione del Bonus per merito ai docenti. È composto da 3 docenti, 2 rappresentanti dei genitori (o 1 gen e 1 stud) e un componente esterno dell’USR. Da il proprio parere anche sul suxamento dei xiodi di formazione e prova. INFANZIA PRIMARIA SECONDARIA INFANZIA PRIMARIA SECONDARIA IL DIRIGENTE SCOLASTICO E I SUOI COLLABORATORI IL DIRIGENTE SCOLASTICO  art. 25 D.Lgs 165/2001 – assicura la gestione unitaria dell’istruzione, è responsabile della gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali, organizza le attività scolastiche ed è titolare delle relazioni sindacali. È un vero e proprio datore di lavoro ed è chiamato ad una gestione imprenditoriale delle proprie funzioni. Può avvalersi di collaboratori per specifici compiti I DOCENTI COLLABORATORI  individuati dal DS per svolgere compiti specifici come il controllo delle attività, il coordinamento degli insegnanti. Sono retribuibili con finanziamenti a carico del fondo per le attività aggiuntive. COLLBORATORE VICARIO  sostituisce il DS in caso di assenza o impedimento per brevi periodi, è un semplice preposto d’ufficio e pur svolgendo la funzione dirigenziale non ne diventa titolare DOCENTI INCARICATI DELLE FUNZIONI STRUMENTALI AL PTOF sono identificate con delibera del C.D. in coerenza con il PTOF. Vengono retribuiti con trattamenti accessori. Non sono cumulabili con la collaborazione DIRETTORE DEI SERVIZI GENERALI E AMMINISTRATIVI  sovraintende ai servizi generali della scuola coordinandone il personale. Ha alle proprie dipendenze gli ATA. La sua area di competenza si suddivide in: - SERVIZI GENERALI: oganizza il lavoro del personale non docente e l’erogazione dei servizi ecessari alla quotidianità scolastica. - SERVIZI AMMINISTRATIVI: erogati dalla segreteria, suddivisi per settori: didattica, contabilità, personale, beni… IL PTOF: L.107/2015 ciascuna scuola ha il compito di definire la propria identità culturale e progettuale, rispetto alle linee guida nazionali, con un Piano Triennale dell’Offerta Formativa. È uno strumento di programmazione e gestione interna atto a rilevare la situazione di partenza, evidenziare le linee di sviluppo ed individuare possibili scostamenti dagli obiettivi, contiene la programmazione curricolare, extracurricolare, educativa, didattica ed organizzativa. Deve essere coerente con gli obiettivi nazionali e le esigenze del territorio. È elaborato del C.D. sulla base degli indirizze del D.S. e approvato dal Consiglio di Circolo o di Istituto. È possibile modificarlo entro il 30 ottobre. L’ art. 1 co 7 della 107 elenca alcuni obiettivi formativi inseribili quali il potenziamento di competenze linguistiche, scientifiche, artistiche; lo sviluppo di competenze ispirate alla legalità o a competenze digitali, il potenziamento di metodologie laboratoriali… La nota 2805/2013 sottolinea che debba essere coerente con il procedimento di valutazione del RAV anche attraverso forme di flessibilità didattica ed organizzativa. Può articolarsi in 4 parti: - LE FONTI (curricolo, orario, didattica e integrazione) - IL REGOLAMENTO - LA VALUTAZIONE (metodi, modalità di verifica e valutazione) PREDISPOSIZIONE DEL CURRICOLO piano di studi della singola scuola, contenente discipline fondamentali (quota nazionale), alternative e integrative. Elaborato dal C.D. PROGETTAZIONE DELLE ATTIVITA’ DIDATTICHE  l’attività di programmazione della scuola si esplica in 3 momenti fondamentali: - L PROGRAMMAZIONE DI ISTITUTO: elaborata dal consiglio di istituto che individua le risorse interne ed esterne a disposizione. - LA PROGRAMMAZIONEEDCATIVA: elaborata dal C.D., progetta percorsi formativi correlati agli obiettivi e alle finalità nei programmi della scuola: area cognitiva, area sociale, area motoria, area affettiva. - LA PROGRAMMAZIONE DIDATTICA: elaborata dal Consiglio di intersezione, di interclasse o di Classe, delinea il percorso formativo della classe e del singolo alunno verificando i prerequisiti e le abilità e predisponendo interventi didattici mirati, INDIVIDUAZIONE DEL FABBISOGNO DEI POSTI COMUNI E DI SOSTEGNO ma anche di quelli di potenziamento, ATA, delle infrastrutture e attrezzature materiali PROMOZIONE DI INIZIATIVE  volte a contrastare le disuguaglianze socioculturali, la dispersione scolastica, la promozione dell’inclusività PIANIFICAZIONE DI ATTIVITA’ che comportano lo sviluppo delle 8 competenze chiave di cittadinanza L’ATTIVAZIONE DI PRINCIPI DI PARI OPPORTUNITA’  x promuovere la parità sessuale, prevenire la violenza di genere e le discriminazioni LA STRATEGIA EUROPEA EUROPA 2020 mira a far crescere i Paesi dell’Unione secondo 3 profili: - INTELLIGENZA: promuovendo lo sviluppo delle conoscenze e dell’innovazione - INCLUSIVITA’: volta a promuovere l’occupazione, la coesione sociale e territoriale - SOSTENIBILITA’: con un’economia sempre più orientata alla biocompatibilità. Sono state individuate 8 aree d’azione congiunta: ACCESSIBILITA’  i disabili devono poter fruire di beni, servizi e dispositivi di assistenza specifici per la propria patologia, deve essere garantito loro l’accesso ai trasporti, alle tecnologie ed alle strutture a disposizione dei normodotati PARTECIPAZIONE  i disabili devono poter vedere riconosciuto il pieno esercizio dei diritti fondamentali legati alla cittadinanza dell’Unione UGUAGLIANZA  i paesi devono applicare una legislazione di contrasto alle discriminazioni fondate sulla disabilità OCCUPAZIONE  l’aumento del numero dei lavoratori disponibili sul mercato grazie a politiche di accessibilità ISTRUZIONE E FORMAZIONE  gli studenti disabili devono poter accedere a istruzione e formazione, anche mediante misure di accompagnamento individuale ed il supporto di figure professionali. PROTEZIONE SOCIALE misure messe in campo per contrastare i rischi di disparità di reddito, povertà ed esclusione. SALUTE  adeguare i costi delle strutture e dei trattamenti in modo da renderne il costo accessibile AZIONE ESTERNA  la UE si impegna a sostenere lo sviluppo e l’aiuto ai Paesi Membri con finanziamenti CTS  Centro Territoriali di supporto, hanno il compito di informare i docenti, gli alunni, gli studenti e le famiglie delle risorse tecnologiche disponibili, gratuite e non. Organizza formazione sull’inclusione scolastica e BES. Offrono consulenza alle scuole. Promuovono intese territoriali con i servizi sociosanitari. CTI  Centri Territoriali per l’inclusione, prevedono un territorio inferiore rispetto ai CTS e riescono ed essere più capillari. GLH  Gruppi di Lavoro h, previsti dalla 104/1992, hanno compiti di consulenza e proposta al provveditore agli studi, di consulenza alle scuole, di collaborazione con gli enti locali e le unità sanitarie locali. Si suddividono in: GLHI o GLI  Si riunisce in media 2 volte l’anno e la sua costituzione è tra gli obblighi del DS, presiede alla programmazione generale sull’integrazione ed ha il compito di collaborare alle iniziative previste dal Pei. Opera per analizzare la situazione complessiva, le risorse dell’istituto, predisporre un calendario d’incontri per i GLHO, verificare gli interventi, formulare proposte per la formazione e l’aggiornamento. È composto da: Dirigente scolastico, Docente referente per la disabilità, Docente o docenti referenti per i BES, Docenti di sostegno, Rappresentante dei servizi dell’ASL competente per territorio, Rappresentante dei genitori. Possono eventualmente farne parte rappresentanti di associazioni o enti. Ha le seguenti funzioni: gestione HR, passaggio ed accoglienza, gestione e reperimento risorse e materiali, continuità verticale, aggiornamento del personale, rilevazione BES presenti a scuola, raccolta documentazione degli interventi didattico educativi, confronto sui casi , consulenza e supporto ai colleghi, monitoraggio e valutazione a livello di inclusività, raccolta e coordinamento delle proposte formulate dai singoli GLHO sulla base delle effettive esigenze, elaborazione del PAI (Piano annuale Inclusività) sulla base del quale procede ad una valutazione di punti di forza e criticità, formulando una strategia di miglioramento. Il piano viene poi discusso dal CD ed inviato all’USR. GLHO  lavorano sul singolo alunno con disabilità insieme alle famiglie. È composto da: DS, Consiglio di Classe, Referente personale Asl, Genitori dell’alunno, Rappresentanti di Enti e Associazioni. Si riunisce normalmente 3 volte l’anno ed ha funzione di presiedere alla stesura e all’aggiornamento del bilancio diagnostico e prognostico del Profilo Dinamico Funzionale; interviene sulla progettazione e verifica del Piano Educativo Individualizzato; indica al GLHI le ore e le aree di sostegno necessarie per il successivo anno scolastico GLIR  Gruppo di Lavoro Interistituzionale Regionale, è presieduto dal direttore USR e prevede la partecipazione di rappresentanti delle Regioni, di Enti locali, delle Associazioni. Fornisce consulenza all’USR e verifica l’attuazione degli accordi GIT  Gruppo per l’inclusione territoriale, riceve dai DS la quantificazione delle risorse di sostegno didattico, le verifica e le propone all’USR. È presieduto da un Dirigente Tecnico o Scolastico ed è composto da 3 DS dell’ambito di riferimento; 2 docenti per la scuola dell’infanzia, primaria e superiore nominati con decreto dall’USR GLIP  Gruppo di Lavoro Interistituzionale Provinciale, vedi sopra. LA CERTIFICAZIONE DPR 1994 – DPCM 185/2006  L’accertamento della disabilità spetta ad un’apposita commissione ASL formata da uno psicologo, un pedagogista, un’assistente sociale, ed eventuali operatori riabilitatori, tuttavia è sufficiente la certificazione di uno specialista pubblico. La segnalazione può essere fatta anche dal DS sebbene sarebbe opportuna la collaborazione della famiglia. LA DIAGNOSI FUNZIONALE  viene redatta dopo l’attestazione dello stato di h. Contiene la descrizione analitica della compromissione funzionale dello stato psicofisico dell’alunno con i suoi deficit e le sue potenzialità. È redatta prima dell’iscrizione o dopo la segnalazione dell’Unità Multidisciplinare. Presenta l’ANAMNESI FAMILIARE, gli ASPETTI CLINICI e gli ASPETTI PSICOSOCIALI. Deve essere aggiornata in relazione alla crescita del bambino e redatta in tempo utile per la compilazione del PEI. Dopo il pervenimento della Certificazione e della DF i docenti dovranno confrontarsi con la famiglia e procedere con un’osservazione sistematica dell’alunno IL PROFILO DINAMICO FUNZIONALE – PDF  è formulato sulla base della DF, del Fascicolo personale dell’alunno, delle info della scuola precedente, delle info della famiglia e delle osservazioni sistematiche. Viene redatto da un Gruppo di lavoro misto composto dall’Unità Multidisciplinare, dai doc curricolari, dal doc di sostegno e dai genitori. Nel pdf si parlerà in termini di possibilità nel medio periodo in un quadro dinamico che ottimizzi le potenzialità consentendo sviluppi nel funzionamento. Il pdf comprende i seguenti ambiti: COGNITIVO(livello di sviluppo, stile cognitivo, utilizzo delle competenze), AFFETTIVO RELAZIONALE (potenzialità nell’area del sé, del rapporto con gli altri, all’atteggiamento rispetto all’apprendimento scolastico), COMUNICAZIONALE ( potenzialità esprimibili in relazione alle modalità di interazione, ai contenuti, ai mezzi privilegiati), LINGUISTICO ( potenz. Esprimibile in relazione alla comprensione del linguaggio orale, alla produzione verbale, all’uso del linguaggio, del pensiero verbale e di linguaggi alternativi), SENSORIALE (potenzialità dei 5 sensi), MOTORIO PRASSICO (potenzialità della motricità globale e fine, delle prassie semplici e complesse), NEUROPSICOLOGICO ( potenzialità riguardo le capacità mnesiche, intellettive e di organizzazione spazio temporale), AUTONOMIA ( potenzialità di autonomia personale e sociale), APPRENDIMENTO (potenzialità in relazione all’età evolutiva). Sarà aggiornato ad ogni grado scolastico e verificato ogni 2 anni. Ha valore amministrativo in quanto indica le ore di sostegno e l’area disciplinare del docente di sostegno. IL PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO – PEI  è il progetto di vita scolastica di ogni alunno con disabilità, individua le azioni, le strategie, i percorsi, i mezzi, i materiali, le prove e i tempi d’apprendimento. Collaborano alla stesura del PEI l’insegnante di sostegno, gli insegnanti curricolari, gli operatori designati dall’ASL, i genitori dell’alunno ed i rappresentanti istituzionali che se ne occupano. Va redatto ogni anno scolastico. I doc necessari alla sua elaborazione sono la relazione finale del PEI precedente, la programmazione didattica individualizzata, la DF, il PDF, i verbali delle riunioni previste dalla 104/1992, il progetto continuità, i progetti di tempo integrato per l’attività educativa con l’extrascuola, progetti rieducativi, progetti significativi per l’integrazione e presenti nel POF. Nella stesura del Pei l’insegnante di sostegno raccoglie le info con strumenti oggettivi, progetta le griglie per la registrazione delle abilità, analizza le certificazioni ed i documenti scolastici precedenti… l’osservazione dovrà interessare l’asse cognitivo, l’asse affettivo relazionale, l’asse linguistico, l’asse sensoriale, l’asse motorio prassico, l’asse neuropsicologico, l’asse dell’autonomia personale e sociale. Nella stesura finale del PEI si utilizza un modello e si seguono delle indicazioni ministeriali che sono solitamente divise in 5 sezioni: la storia clinica e familiare, la valutazione delle aree fondamentali dello sviluppo, la valutazione della dimensione psicologico emotiva, il progetto educativo, la verifica finale e in itinere. La programmazione che seguirà l’alunno è riferita agli obiettivi della classe , procede per obiettivi minimi semplificati ed è differenziata. Il Consiglio di Classe decide le linee operative assumendosi la responsabilità delle scelte e ne da comunicazione alla famiglia. L’ins di sostegno deve avvicinare gli obiettivi individuali a quelli della classe ed individuare metodi, strumenti, strategie e tempi efficaci e verificare l’efficacia del Pei. La Progettazione di Intervento Didattico deve contenere l’analisi del contenuto e la situazione di partenza dell’alunno, gli elementi di forza e di debolezza, le conoscenze, competenze e abilità da promuovere, l’unità di apprendimento di riferimento, una valutazione adeguata alle modalità contenute nel Pei. Deve avere una fase di INPUT, un NUCLEO DI INTERVENTO e un OUTPUT, seguono verifica e valutazione finale. IL RAGIONAMENTO: ELEMENTI E STRATEGIE IL RAGIONAMENTO  Procedimento che in base ad ipotesi articola passaggi e approda ad una conclusione. STRATEGIA  Successione organizzata di risposte guidata da ipotesi nel tentativo di arrivare alla soluzione del problema TIPOLOGIE DI PENSIERO  - IL PENSIERO INTUITIVO: afferra la situazione risolvendo il problema senza saperne descrivere i passaggi - IL PENSIERO LOGICO: giustifica ad ogni passaggio gli strumenti adottati - IL PENSIERO PRODUTTIVO: procede individuando una risposta intuitiva (INSIGHT) che modifica il punto di vista da cui parte l’analisi del problema - IL PENSIERO MECCANICO: utilizza vecchie soluzioni per problemi nuovi - IL PENSIERO CREATIVO: dipendendo dal mondo interno, invece che cercare una spiegazione tipica si prende come punto di partenza un altro evento simile ma diverso - IL PENSIERO RIGIDO: si limita all’elaborazione e all’ordinamento delle info - IL PENSIERO DIVERGENTE: è capace di risposte flessibili e soluzioni molteplici e originali - IL PENSIERO CONVERGENTE: non si lascia influenzare dagli spunti dell’immaginazione - IL PENSIERO REALISTICO: si attiene ai dati della realtà - IL PENSIERO MAGICO: vive nell’animismo - IL PENSIERO ESTROVERSO: ha in vista l’oggetto nella sua fisicità, nella sua concretezza e realtà - IL PENSIERO INTROVERSO: si alimenta del riflesso interiore che gli oggetti esteriori provocano sul soggetto. LE NEUROSCIENZE (che approfondiscono la struttura del cervello per analizzarne il funzionamento e si occupano di: FUNZIONAMENTO NEUROTRASMETTITORI NELLE SINAPSI, FUNZIONAMENTO STRUTTURE NEURALI, COME I GENI CONTRIBUISCONO ALLO SVILUPPO, MECCANISMI BIOLOGICI ALLA BASE DELL’APPRENDIMENTO, STRUTTURAZIONE E FUNZIONAMENTO NEURALE NELLA PERCEZIONE, NELLA MEMORIA E NEL LINGUAGGIO) E LA PSICOLOGIA COGNITIVA (che si occupa del comportamento umano analizzando i processi mentali, è caratterizzata da un approccio interdisciplinare) GEHLEN  ha definito l’uomo come un animale indebolito che reagisce alla propria insufficienza biologica con un adattamento che proviene dallo sviluppo di abilità cognitive e dalla sua attitudine tecnica, per questo vi è un rischio di sopraffazione della tecnica. LA TEORIA EVOLUZIONISTA  Sostiene che non esiste una natura originariamente già data ed immutabile, esiste invece un’evoluzione continua, sussiste una naturale continuità tra le specie e la mente umana risulta essere il prodotto dell’evoluzione LA PEDAGOGIA  dovrà considerare natura e tecnica come strettamente connesse, ideare percorsi formativi che favoriscano lo scambio e l’interazione tra genetica e stimoli ambientali, valorizzare le differenze, facilitare l’intervento tempestivo nei periodi di massima capacità di apprendimento, organizzare l’offerta formativa per ottimizzare le capacità. Rispetto al binomio intelligenza naturale/ intelligenza artificiale dovrà approfondire i codici delle info, l’ampliamento e l’integrazione linguistica, i problemi dati da stimoli ambientali frantumati e impoveriti, il rapporto computer/scuola/bambino. La pedagogia deve infine comprendere e valorizzare le capacità evolutive del cervello-mente programmando strategie di formazione: - OFFERTE FORMATIVE PER L’INFANZIA: devono consentire un esercizio del pensiero che permetta di realizzare le potenzialità individuali - OFFERTE FORMATIVE TEMPESTIVE PER I PERIODI CRITICI: creare percorsi pedagogici mirati che individuino e veicolino capacità cognitive emergenti e talenti. - OFFERTE FORMATIVE CHE VALORIZZINO LE DIFFERENZE: anche con percorsi personalizzati - QUALITA’ DELLA FORMAZIONE: alleata con la didattica - PROMOZIONE DEL PENSIERO ECOLOGICO: compartecipazione dell’uomo all’ambiente in cui vive. I NEURONI A SPECCHIO DI RIZZOLATTI  Il Gruppo di Rizzolatti negli anni ’90 scopri casualmente i neuroni a specchio, ovvero neuroni che si attivano sia quando si compie un’azione sia quando la si osserva. Hanno aiutato ha comprendere l’importanza dell’imitazione per il processo di apprendimento LO SVILUPPO DEL LINGUAGGIO LA TEORIA DI SKINNER  un bambino apprende a parlare tramite rinforzi e punizioni, grazie al condizionamento operante dagli adulti LA TEORIA DI CHOMSKY  si è predisposti fin dalla nascita allo sviluppo del linguaggio. La Competence (capacità di generare e comprendere l’insieme infinito di frasi di una lingua) determina in gran parte la Perfomance (reale manifestazione linguistica del soggetto) LA TEORIA DI PIAGET  lo sviluppo del linguaggio si evolve dall’interno verso l’esterno, ovvero dalla genetica alla psiche con una precisa successione: 1) LINGUAGGIO AUTISTICO: 2 anni circa, volto a soddisfare i bisogni essenziali dell’Io 2) LINGUAGGIO EGOCENTRICO: parallelo allo stadio preoperatorio (2-7 anni), incentrato sul proprio punto di vista 3) LINGUAGGIO SOCIALE: si evolve progressivamente in qualità di funzione interpsichica proiettata all’esterno LA TEORIA DI VYGOTSKIJ  il linguaggio del bambino è già in origine di tipo sociale perché viene assorbito in modo inconscio in famiglia e nell’ambiente circostante. Da interpsichico diviene intrapsichico diventando funzione guida del comportamento e del pensiero. Da 2-6 anni il linguaggio si accresce ed arricchisce articolandosi in 2 piani: - Mantiene la funzione di contatto sociale - Diventa linguaggio egocentrico volto a soddisfare i bisogni dell’Io Intorno al 7 anno il linguaggio va in profondità e diventa linguaggio per se con la funzione di ordinare le idee, categorizzare la realtà e formulare i concetti. A seguito di ciò Vygotskij formula la tesi dei 3 linguaggi: 1) IL LINGUAGGIO INTERIORE: caratterizzato da abbreviazioni, frammentarietà, condensazione, aggregazione, predicazione assoluta. Emittente = ricevente  comprensione è totale. 2) IL LINGUAGGIO PARLATO: emittente ≠ ricevente ma prossimità fisica, comunicazione verbale e non 3) IL LINGUAGGIO SCRITTO: emittente ≠ ricevente, nessuna prossimità, il linguaggio dev’essere preciso e formale. FISIOLOGIA DEL LINGUAGGIO  LA FONETICA: è lo studio dei suoni linguistici intesi come eventi fisico- acustici (foni). Comprende lo studio del modo in cui questi suoni sono prodotti dall’apparato articolatorio e dalle loro proprietà acustiche e percettive. LA FONOLOGIA: è quella parte della linguistica che studia come nelle varie lingue è organizzato il sistema dei suoni che hanno funzione distintiva (fonemi),infine studia le regole secondo cui i fonemi possono combinarsi tra loro IL SUONO: è caratterizzabile secondo 2 parametri - LA FREQUENZA n°di cicli al secondo, misurata in hertz e determina l’altezza - L’INTENSITA’ differenza tra il picco superiore ed inferiore dell’onda nell’unità di tempo, misurata in decibel. LA FONAZIONE: processo di produzione dei suoni del linguaggio, è composta da 3 elementi che interagiscono Il Flusso D’Aria subisce una prima modificazione All’Altezza della Laringe ed altre nel Tratto Vocale ad opera della lingua e delle altre strutture atomiche LE FASI DELLO SVILUPPO LINGUISTICO  le capacità di discriminazione dei fonemi che hanno mostrato i neonati hanno spinto ad ipotizzare che essi abbiano una capacità innata di segmentare le parole in sillabe: NASCITA: usano una varietà di pianti ed espressioni FINE PRIMO MESE: primi suoni vocalici 3-4 MESI: primi suoi consonantici 6 MESI: fase della lallazione 10-20 MESI: prime parole singole 18-20 MESI: esplosione del vocabolario e della complessità grammaticale 18- 24 MESI: iniziano le prime frasi formate da un termine perno e un termine aperto. Linguaggio telegrafico. 2-3 ANNI: le emissione verbali sono costituite da coppie di parole. Le frasi sono più lunghe e compaiono termini funzionali. Il bambino cerca di impadronirsi delle regole. A 3 anni conosce circa 1000 vocaboli 5 ANNI: ha acquisito le strutture fondamentali della sua lingua madre LA COMUNICAZIONE NON VERBALE  Birdwhistell ha individuato 50 movimenti del corpo di cui ci si può avvalere nel corso di una comunicazione. La CNV è spesso involontaria. Anche la conversazione telefonica utilizza segnali analogici come il tono o le pause. Ekman sostiene che esistono espressioni facciali comuni in tutto il mondo. La CNV è formata dall’insieme di un sistema motorio-gestuale ed un sistema di paralinguismo. In senso generale si esprime con 3 comportamenti: 1) IL COMPORTAMENTO SPAZIALE: prossemica 2) IL COMPORTAMENTO MOTORIO GESTUALE: esprime significati attraverso il movimento delle mani e del capo. Ha funzione di rinforzo 3) IL COMPORTAMENTO MIMICO DEL VOLTO LA PROSSEMICA: studia come distanza, contatto e orientamento assumano significati diversi a seconda della cultura e dell’ambiente e come abbiano valore comunicativo profondo. Maggiore è la distanza più i rapporti sono formali. Hall individua un livello intimo <45 cm, livello personale 45<120, livello sociale 120<360, livello pubblico 360<. LA CINESICA: indaga la mimica, la gestualità e le posture. Hanno particolare importanza: - I Rituali (gesti connessi a riti religiosi o civili) - Gli Emblemi (gesti con un netto significato convenzionale traducibile a parole) - I Gesti Illustratori (elaborati con consapevolezza d’intento) - I Gesti non Intenzionali (esprimono uno stato emotivo) - I Gesti Regolatori (xmettono il sincronismo conversazionale) - I Gesti Adattivi (privi di significato ma indizi di personalità) LO SVILUPPO PSICODINAMICO, SOCIALE ED EMOTIVO BOWLBY  osserva il legame tra madre e figlio nei primati, ipotizzando che alla base dell’attaccamento vi sia una componente biologica, poiché esso è fondamentale per l’evoluzione della specie favorendone la sopravvivenza. Si sviluppa nei primi mesi di vita attorno alla figura della madre. Si può parlare di attaccamento in termini di: - COMPORTAMENTO DI ATTACCAMENTO - SISTEMA COMPORTAMENTALE DI ATTACCAMENTO - LEGAME D’AFFETTO Il tipo di legame con la figura di riferimento (CARGIVER) definisce la sicurezza d’attaccamento e la formazione di modelli operativi interni che determinano i comportamenti relazionali futuri. L’ATTACCAMENTO SICURO: si sviluppa se il bambino sente di avere dalla figura di riferimento senso di sicurezza e affetto. L’ATTACCAMENTO INSICURO si sviluppa quando il bambino nutre verso la figura di riferimento sentimenti di instabilità, paura di abbandono e dipendenza eccessiva. Le 4 fasi del legame di attaccamento: 1) Da 0 a 12 settimane: il bambino non è in grado di distinguere tra le persone che lo circondano anche se può riuscire a riconoscere attraverso l’odore e la voce, la propria madre. A partire dalle 12 settimane crescono rapidi gli stimoli sociali 2) Dai 6-7 mesi: il bambino pur mantenendo comportamenti cordiali metterà in atto comportamenti sempre più selettivi, soprattutto con la figura materna. Questa capacità discriminativa diviene sempre più sofisticata 3) Dai 9 mesi: si caratterizza per la stabilità e la peculiarità del legame di attaccamento con il cargiver, il bambino acquisisce abilità come quelle di richiamare l’attenzione della figura di riferimento, servirsene come base per esplorare l’ambiente, ricercare protezione soprattutto al cospetto di un estraneo 4) Dai 3 anni: il bambino acquisisce la capacità di mantenere tranquillità e sicurezza in un ambiente sconosciuto purchè in compagnia di figure di riferimento secondarie e con la sicurezza che il caregiver ritorni. La separazione dalla figura di riferimento può essere suddivisa in tre momenti: la protesta, la disperazione e il distacco. WINNICOT  centrale è lo studio dell’influenza dell’ambiente sullo sviluppo del soggetto che si esprime nella relazione di legame e separazione tra madre e bambino. Il neonato percepisce una sorta di mamma ambiente holding . Pee garantire il passaggio tra la fase fusionale e quella soggettiva, in cui il bambino scopre l’esistenza del mondo esterno disilludendosi, c’è bisogno che tra mamma e bambino si instauri uno spazio simbolico ludico creativo, lo spazio del gioco, in cui si inseriscono gli oggetti transizionali. La figura materna dovrà prima stimolare l’illusione ed in seguito il disincanto , originando una dimensione di prassi ludica che si evolverà poi in arte, lavoro e cultura. SELF (Sé): totalità di parti che si uniscono le une alle altre con l’aiuto dell’ambiente umano TRUE SELF (Vero Sé): il neonato lo possiede già in potenza ma perché si sviluppi serve che la madre ne faciliti l’evoluzione. Il Vero Sé diventa tale solo con la riuscita ripetizione delle risposte della madre sia ai gesti spontanei del neonato sia alle sue allucinazioni sensoriali. FALSO Sé: sviluppo abnorme delle difese dell’Io che si manifesta sotto forma di iperattività della funzione mentale dissociata dalla sfera emozionale e affettiva. Esiste una normalità quindi del Falso Sé che può però diventare patologico quando sostituisce la personalità reale e induce a rapporti superficiali e privi di significato, può essere destrutturato tramite una terapia di regressione. SPITZ  osservò che esistono esperienze esistenziali che rappresentano criteri organizzatori dello sviluppo psicologico: - LA FASE PRE-OGGETTUALE: alla nascita il bambino vive una sorta di autismo e risulta ripiegato su sé stesso. Non esiste distinzione tra sé ed il mondo - LA FASE DELL’OGGETTO PRECURSORE: nel corso del 3° mese il bambino comincia a riconoscere il volto umano come altro da sè - LA FASE DELL’OGGETTO LIBIDICO: il piccolo comincia ad esprimere gioia quando sta con persone che conosce e timore verso gli sconosciuti Verso i 2 anni avviene la separazione identitaria con la madre, il bambino comincia e dire no ed a far valere la propria volontà LO SVILUPPO PSICODINAMICO, SOCIALE ED EMOTIVO IZARD  il bimbo possiede un corredo emotivo costituito da emozioni fondamentali quali la rabbia, la tristezza , la gioia, il disprezzo. L’emozione è quindi un’organizzazione innata che concorre a motivare il comportamento e viene secondariamente influenzata dall’esperienza. In particolare l’esperienza soggettiva e l’espressione facciale delle emozioni manifestano proprietà permanenti dalla loro prima comparsa. il processo emotivo è funzione del sistema nervoso centrale e le emozioni compaiono secondo un programma maturativo innato combinandosi poi in figure complesse. Il sorgere di una nuova emozione amplia la complessità dell’esperienza cosciente BANDURA  fece un esperimento per valutare l’influenza dei mass media. Prese 3 gruppi di bambini. Al primo gruppo fece vedere il filmato di un bambino che picchiava una bambola e veniva premiato, al secondo il filmato di un bambino che picchiava una bambola e veniva punito, al terzo il filmato di un bambino che giocava tranquillamente con una bambola. Alla visione seguiva una fase di gioco. Il primo gruppo nel giocare mostrava aggressività, il secondo gruppo nel giocare mostrava un’aggressività inferiore alla norma mentre quelli del terzo gruppo erano perfettamente nella norma. Da questo esperimento si evidenziò non solo il peso dei mass media ma anche che alcuni atteggiamenti come l’aggressività risentano del rinforzo sociale SROUFE  è il principale esponente della teoria della differenziazione emotiva secondo la quale l’individuo possiede fin dalla nascita un corredo emotivo indifferenziato e le emozioni si differenziano con lo sviluppo dell’individuo stesso. Delinea 8 stadi: 1) PRIMI GIORNI: il bambino è invulnerabile agli stimoli esterni, appaiono i precursori delle emozioni come il sorriso ed il dolore. È assente l’elaborazione cognitiva 2) <3 MESI: il bambino si apre al mondo esterno e diventa sensibile alle stimolazioni cui risponde con meccanismi pre-programmati di elaborazione delle eccitazioni (attività motoria, vocalizzi) 3) 3<6 MESI: inizia con il sorriso sociale, con la comparsa della distinzione tra mondo interno e mondo esterno, comincia un avita emotiva a tutti gli effetti (piacere, rabbia, disappunto) 4) 7<9 MESI: si assiste ad una sempre più ampia differenziazione delle emozioni quali la gioia, la rabbia, la sorpresa. 5) 9<12 MESI: è il periodo dell’attaccamento in cui si stabiliscono profondi rapporti emotivi tra il bambino e le persone che si prendono cura di lui. La pressione delle emozioni diventa altamente raffinata (con gradazioni emotive) 6) 12<18 MESI: è lo stadio della sperimentazione in cui il bambino comincia ad esplorare l’ambiente e a sperimentare la separazione concomitante con il bisogno d’attaccamento che continua a persistere 7) 18<36 MESI: dalla tensione tra attaccamento e separazione ha origine lo sviluppo della coscienza del Sé e delle corrispondenti emozioni 8) 3-5 ANNI: cominciano le espressioni di emozioni complesse e il bambino comprende le conseguenze delle sue emozioni iniziando a modularle e nasconderle URIE BRONFENBRENNER  rappresentante della scuola ecologica, concepisce il soggetto in fase di sviluppo non come una tabula rasa ma come un’entità dinamica che sviluppa e agisce in una propria struttura in interazione vicendevole e bidimensionale con l’ambiente SPITZ  osservò che esistono esperienze esistenziali che rappresentano criteri organizzatori dello sviluppo psicologico: - LA FASE PRE-OGGETTUALE: alla nascita il bambino vive una sorta di autismo e risulta ripiegato su sé stesso. Non esiste distinzione tra sé ed il mondo - LA FASE DELL’OGGETTO PRECURSORE: nel corso del 3° mese il bambino comincia a riconoscere il volto umano come altro da sè - LA FASE DELL’OGGETTO LIBIDICO: il piccolo comincia ad esprimere gioia quando sta con persone che conosce e timore verso gli sconosciuti Verso i 2 anni avviene la separazione identitaria con la madre, il bambino comincia e dire no ed a far valere la propria volontà FORME DI PENSIERO pensare implica una produzione autonoma di contenuti e una filtrazione dei dati provenienti dall’esterno. Le componenti esterne intervengono al momento di compiere una scelta, nella creazione delle idee, quando un’intuizione originaria ancora vaga e informe, viene modellata e raffinata fino ad assumere la sembianza pura e razionale dell’idea. PENSIERO LATERALE  generativo, esplorativo che può fare salti ed essere creativo, può essere adoperato per la ricerca di alternative, l’entrata casuale e la provocazione. PENSIERO VERTICALE  logico, selettivo e sequenziale DE BONO  di fronte ad una problematica la nostra valutazione cambia a seconda del punto di osservazione. Possiamo immaginare di indossare un cappello diverso in base alle situazioni, assumendo un certo atteggiamento del pensiero. Si tratta di una tecnica metacognitiva utile per scorporare il flusso di pensieri che si affollano nella nostra mente permettendoci di esaminare le questioni sotto differenti aspetti. De Bono parla di 6 cappelli che favoriscono l’attivazione di diversi settori della mente: 1) CAPPELLO BIANCO: analisi dei dati, raccolta delle info precedenti… pensare con questo cappello significa essere neutrali ed obiettivi, valutare soltanto ciò che è suffragato da prove. 2) CAPPELLO ROSSO: emotività, espressione istintiva e liberatoria di intuizioni. Utilizzare questo cappello significa pensare con il cuore, essere autorizzati a dire questa è la mia sensazione rispetto al problema» 3) CAPPELLO GIALLO: rileva gli aspetti positivi, i vantaggi, le opportunità, è l’avvocato dell’angelo, è costruttivo e fondato su una base logica, valuta guadagni e benefici. Il pensatore con questo cappello sogna e si fantastica mantenendo però i piedi per terra 4) CAPPELLO NERO: è l’avvocato del diavolo. Rileva gli aspetti negativi, le ragioni per cui la cosa non può andare. L’oggetto specifico di questo pensiero è la valutazione pessimistica. Si cerca di individuare in modo obiettivo ciò che è debole e falso, scorretto e sbagliato. Va visto come il tentativo di inserire con imparzialità gli elementi negativi 5) CAPPELLO VERDE: indica sbocchi creativi, nuove idee, analisi e proposte migliorative. Il cappello verde serve per produrre il pensiero creativo. Pensare con questo cappello significa muovere un’idea per approdare ad una nuova visione. Il pensatore con il cappello verde utilizza le tecniche del pensiero laterale che consentono di tagliare trasversalmente gli schemi dei sistemi organizzati, anziche seguirli, per generare concetti nuovi. Per essere creativi è necessario affrontare l’ignoto e i rischi. 6) CAPPELLO BLU: stabilisce priorità, metodi, sequenze funzionali, pone domande esplorative, stabilisce le regole e conduce il gioco. È adibito al controllo, è il direttore d’orchestra, colui che individua e mette a fuoco i problemi. Questo tipo di funzione è attiva all’inizio, durante ed alla conclusione del processo. PENSIERO DIVERGENTE  secondo J.P. Guilford è la capacità di produrre una gamma di possibili soluzioni alternative per una data questione. Secondo Guilford il pensiero divergente è misurato da 3 indici: LA FLUIDITA’ (abbondanza idee prodotte), LA FLESSIBILITA’ (elasticità nel pensare ad un diverso approccio), ORIGINALITA’ (attitudine a formulare soluzioni uniche e personali) PENSIERO CONVERGENTE  è il ragionamento logico e razionale, e consiste in un procedimento sequenziale e deduttivo, nell’applicazione meccanica di regole apprese, nell’analisi metodica d’informazioni. Questo pensiero si adatta a problemi chiusi con un’unica soluzione BRUNER  sostiene che in educazione si tenda a ricompensare solo le risposte giuste, tuttavia l’insegnante dovrebbe essere preparato ad agire in un’atmosfera in cui anche la risposta non convenzionale possa essere incoraggiata e apprezzata, perché anche se fallisse potrebbe essere apportatrice di nuove idee. Secondo Bruner il pensiero creativo è olistico, produce risposte con un’ampiezza superiore al valore delle parti mentre il pensiero convergente è algoritmico, genera risposte che sono inequivocabilmente se stesse. FONDAMENTI DI PEDAGOGIA LA PEDAGOGIA  è la scienza o il complesso delle scienze e dei saperi relativi all’educazione L’EDUCAZIONE  fa riferimento sia alla dimensione dello sviluppo delle potenzialità umane che all’affinamento dei valori, degli affetti, delle relazioni sociali. Educare significa effettuare un complesso processo di intervento culturale sugli individui. LA FORMAZIONE  complesso degli eventi in grado di esercitare un’influenza globale sull’individuo. Formare significa stimolare un individuo a raggiungere una migliore coscienza e conoscenza di sé e del suo mondo, a potenziare la propria personalità lungo l’intero ciclo di vita. Si ha la formazione quando sono in gioco contemporaneamente tutti i seguenti aspetti dell’individuo: PSICHICO, SOCIALE ED ETICO e si sviluppano armonicamente TEORIE SOCIOCENTRICHE  vedono l’educazione come adeguazione del singolo uomo ai canoni della realtà sociale, sono svolte più a preservare la solidità e la stabilità sociale che la libertà del singolo. TEORIE INDIVIDUALISTICHE  vedono l’educazione come il processo base che consente ad ogni singolo individuo di affermarsi autonomamente e criticamente rispetto all’ambiente sociopolitico di appartenenza TEORIE D’INCONTRO E BRUNER  sono centrate sulla convinzione che nelle società complesse come la nostra il potenziamento delle proprie capacità personali possa rappresentare nello stesso tempo anche un arricchimento del gruppo sociale di appartenenza, cioè della comunità e della realtà ambientale con cui si è in contatto e non soltanto una sottomissione o adeguazione ad esse. Ne «la cultura dell’educazione» Bruner pone l’accento proprio sull’importanza di considerare i fenomeni dell’apprendimento come una sintesi tra abilità personali e capacità di relazione con gli altriLA RICERCA PEDAGOGICA  si delinea attorno ai seguenti ambiti: - Teoria dei fini o scopi dell’educazione - Studio dei metodi, degli strumenti o delle forme organizzative dell’educazione - Attenzione teorico pratica nei confronti dello studente o dell’educando in genere. IL PROCESSO PEDAGOGICO  affida la sua scientificità a due elementi fondamentali: - Il notevole patrimonio di conoscenze portate dalla psicologia sulla natura e sviluppo della mente umana e sui processi di apprendimento e meccanismi nei bambini e negli adolescenti. - La tecnica dell’istruzione, cioè lo studio dei metodi più efficaci per progettare e controllare il risultato effettivo dell’insegnamento. PRINCIPALI APPROCCI PEDAGOGICI TEORICI FERRANTE APORTI  fondò l’asilo, non solo come forma di assistenza ma anche come opera di difesa sociale e di prima educazione dei fanciulli, con l’obiettivo dello sviluppo armonico e graduale della personalità con un percorso articolato in tre aspetti: FISICO, INTELLETTUALE E ETICO-RELIGIOSO. Riteneva che l’educatore dovesse nutrire sentimenti materni verso gli alunni e le sue lezioni dovessero essere chiare, varie ed adeguate ai tempi d’attenzione. La sua proposta ped. Mancava però di conoscenza della psiche infantile, dei rilievo del gioco e sovrabbondava di lunghe e difficili preghiere. GIOVANNI BOSCO  raccolse il suo pensiero peda nei «regolamenti» dei suoi oratori e nel « Sistema Preventivo per l’educazione della gioventù». Negli Oratori viene dato grande spazio al gioco che egli ritiene essere possibilità per attirare i bambini ed educarli in un ambiente a loro misura ADOLPHE FERRIèRE fondò l’Ufficio internazionale delle scuole nuove per stabilire rapporti di aiuto tra le varie scuole. Nel 1921 ne riassunse i principi di base: - Espressione dell’energia vitale del fanciullo - Rispetto dell’individualità singolare - Spontanea espressione degli interni e dell’esperienza diretta - Attenzione alle fasi di sviluppo - Atteggiamento cooperativo - Coeducazione - Educazione dell’uomo e del cittadino. OVIDE DECROLY  incentrò la sua peda nella psico infantile, nel rispetto per l’individuo e la natura. Fondò la Scuola dell’Ermitage in cui sperimentare le proprie teorie, in cui il bambino potessi avvicinarsi alle attività sociali e materiali nella duplice funzione di alfabetizzarlo e di promuoverne la formazione dell’identità personale. Individuò 4 centri di interesse che servono per impostare correttamente l’esercizio delle attività di osservazione, associazione ed espressione: 1) IL BISOGNO DI NUTRIRSI 2) IL BISOGNO DI LOTTARE CONTRO LE INTEMPERIE 3) IL BISOGNO DI DIFENDERSI DAI NEMICI 4) IL BISOGNO DI LAVORARE CON GLI ALTRI, RIPOSARSI E RICREARSI La conoscenza parte dal concreto e attraverso l’analisi passa all’astratto. La debolezza della sua peda è la scelta dei 4 centri che non tengono conto dei bisogno affettivi-emozionali, intellettuali e religiosi. EDUARD CLAPAREDE  fondò l’Istituto Jean Jacques Rousseau. Scrisse « psicologia del fanciullo e pedagogia sperimentale» «la scuola su misura» e « l’educazione funzionale». Individuò le leggi fondamentali dello sviluppo alle quali l’educatore deve rifarsi x individuare le concrete modalità di sviluppo di interessi e bisogni dell’allievo: 1) LA LEGGE DELLA SUCCESSIONE GENETICA ( lo sviluppo avviene x tappe costanti, ripetendo lo sviluppo delle specie) 2) LA LEGGE DELL’ESERCIZIO GENETICO-FUNZIONALE (l’esercizio di ogni funzione he determina lo sviluppo, è premessa dello sviluppo di quelle successive) 3) LA LEGGE DELL’AUTONOMIA FUNZIONALE (implica che il bambino deve essere considerato un essere completo ed autonomo) 4) LA LEGGE DELL’ADATTAMENTO FUNZIONALE (l’esercizio nasce da un bisogno o da un interesse) 5) LA LEGGE DELL’INDIVIDUALITA’ (ogni individuo è unico) Il bambino deve essere libero di farsi da se, l’educatore deve guidare e stimolare gli interessi nel fanciullo. Teoria puerocentrica. PRINCIPALI APPROCCI PEDAGOGICI TEORICI JOHN DEWEY  è artefice di una rivoluzione della metodologia educativa. Il lavoro diventa punto centrale della formazione diventandone uno strumento mediante cui l’allievo può svolgere attivamente la sua professione di alunno. La scuola diventa un luogo intenzionale di istruzione dove si utilizzano materiali didattici concepiti come strumenti di lavoro. L’educatore ha la funzione di guidare e di stimolare l’esperienza infantile, senza imposizioni e forzature. Questa nuova scuola, superando la tradizionale separazione tra tecnica e umanesimo sarà in grado di garantire un’educazione democratica destinata a tutti. MARIA MONTESSORI  rivaluta l’energia latente in ogn individuo che si sviluppa secondo modalità autonome e che può essere stimolata ma non generata da interventi didattici. Autentica educazione è soltanto l’autoeducazione, la pedagogia, la metodologia, le insegnanti sono solo mezzi preparatori e ausiliari per la realizzazione dell’Io interiore. Per arrivare a ciò vanni utilizzate in maniera concreta le conoscenze sperimentali sulle diverse fasi dello sviluppo psichico e cognitivo dei bambini. Punto chiave è l’allestimento di un ambiente totalmente innovativo «la casa dei bambini» che deve essere completamente a misura di bimbo. Privo del tradizionale arredo, collocato nel tessuto urbano ma con un giardino, con classi ridotte e suppellettili fabbricate scientificamente. La pulizia viene affidata ai bambini e l’insegnante è direttrice e coordinatrice delle attività. MATERIALE DIDATTICO  studiato per lo sviluppo cognitivo serve a stimolare la sensibilità infantile. Il bambino concentrava la sua attenzione nelle parti elementari degli oggetti e attraverso un processo di analisi dovrò arrivare alla maturazione cognitiva. Gli strumenti didattici sono scientifici e vanno applicati rigidamente e senza varianti. Comprendono l’incastrare, il seriare, il porre in scala e il graduare. Anche i procedimenti di acquisizione di lettura e scrittura prevedono la stessa logica di acquisizione cominciando dalle lettere in dimensioni grandi e con guide tattili. Successivamente si compongono parole con alfabeti mobili o disegnando lettere per imitazione. La lettura procede simmetricamente ed esplode all’improvviso. ROSA E CAROLINA AGAZZI  sostengono il concetto di semplicità e di eliminazione di ogni convenzionalismo mnemonico e l’attenzione ai bisogni ed alla situazione concreta del bambino. Fondano nel 1895 l’asilo di Mompiano (BS) LORIS MALAGUZZI  nel 1945 con la vendita dei residuati bellici tedeschi in provincia di Reggio Emilia costruirono delle scuole di cui Malaguzzi divenne direttore. Nel 1963 nacque la prima scuola comunale, nel 1970 il primo nido, nel ’72 il consiglio comunale votò il regolamento della scuola dell’infanzia. Dall’esperienza nacque il volume «esperienze per un a nuova scuola dell’infanzia». Diresse anche la rivista «Zerosei» che fu poi sostituita dal mensile «Bambini». L’esperienza aveva fatto maturare una serie di consapevolezze: la scuola per il bambino deve essere amabile, operosa, vivibile, documentabile, comunicabile, luogo di ricerca, apprendimento, ricognizione e riflessione nel quale stiano bene bambini, insegnanti e famiglie. Questa scuola valorizza le intrinsecazioni di cognitivo, relazionale, affettivo, riconosce il diritto del bambino di essere protagonista. Gli autoapprendimenti e i coapprendimenti dei piccoli hanno una particolare importanza nell’organizzazione delle idee e dei comportamenti. Il docente deve avere una conoscenza almeno affidabile dei contenuti e delle forme delle diverse aree disciplinari fino al punto di scioglierli in cento linguaggi ed in cento dialoghi con i bambini. Nelle scuole dell’infanzia comunali di Reggio Emilia è presente e valorizzata l’aula di musica e l’atelier APPRENDIMENTO modificazione del comportamento più o meno stabile che consegue a un’interazione con l’ambiente. Questo processo è il risultato di esperienze che determinano nuovi schemi di risposta agli stimoli esterni. È basato sui concetti di MUTAMENTO, STIMOLO E RISPOSTA. IL CONDIZIONAMENTO CLASSICO DI PAVLOV  uno stimolo incondizionato (SI) determina automaticamente un riflesso incondizionato (RI): carne -> cane saliva. Uno stimolo neutro condizionato associandolo ad un’idea genera una RI anche in assenza di SI: campanello (che precendentemente veniva suonato prima di carne) -> cane saliva. In questo caso RI diventa Risposta Condizionata (RC) IL CONDIZIONAMENTO OPERANTE  Thorndike studiò l’apprendimento per prove ed errori (puzzle box) e formulò la legge dell’effetto: si tende a ripetere i comportamenti che producono un risultato vincente, cioè funzionale al nostro scopo. Skinner studiò il condizionamento tramite esperimenti (Skinner box) che dimostravano che il comportamento del ratto era funzionale al procurarsi premi o punizioni. In realtà poiché i premi devano maggior risultato si soffermò sul fenomeno del modellamento che consiste nello stimolare un comportamento premiandone ogni fase. L’APPRENDIMENTO IMITATIVO  secondo Bandura l’apprendimento è un processo attivo che comprende l’osservazione di modello (ed. bambola picchiata) APPRENDIMENTO PER INSIGHT  Kohler (Gestalt) fece una serie di esperimenti da cui emerse che la comprensione poteva per insight producendo una restrutturazione concettuale dei dati di cui il soggetto disponeva fino a quel momento. Apprendere per insight significa individuare soluzioni creative per risolvere i problemi L’APPRENDIMENTO PER MAPPE COGNITIVE  Toleman condusse una serie di esperimenti sui topi per valutare la capacità di elaborare delle mappe mentali utili a portare a termine più velocemente il percorso. Il lavoro di Toleman ha permesso di elaborare la teoria DELL’APPRENDIMENTO LATENTE caratterizzato da due aspetti NON NECESSITA DI RICOMPENSE e può NON ESPRIMERSI E RESTARE SILENTE. APPRENDIMENTO ASSOCIATIVO: associazione tra stimolo e risposta APPRENDIMENTO COGNITIVO: intervento attivo della mente IL COSTRUTTIVISMO (Piaget, Vygotskij, Bruner…)  il costruttivismo ribalta l’idea dell’apprendimento passivo intendendolo come un prodotto dinamico. TEORIA DEI COSTRUTTI PERSONALI DI KELLY: ognuno percepisce il mondo in base ad un proprio punto di vista, elaborando specifiche costruzioni mentali che determinano poi gli atteggiamenti. COSTRUTTO: schema che l’individuo costruisce per conoscere gli eventi. Costituisce una modalità di percezione, di interpretazione, di anticipazione, sono dinamici e sono astrazioni mentali. L’individuo costruisce gli eventi della realtà nella misura in cui mostra una capacità creativa che gli permette di rappresentarsi l’ambiente, di modificarlo, costruirlo e adattarlo alle proprie esigenze. L’individuo è come uno scienziato. IL SOCIOCOSTRUTTIVISMO  l’apprendimento dell’individuo è il risultato di due fattori: la COOPERAZIONE con gli altri e le CARATTERISTICHE DEL COMPITO da svolgere. La conoscenza è quindi una costruzione che scaturisce dal confronto e dallo scambio sociale, cioè dalla condivisione di informazioni con coloro che si trovano a fronteggiare lo stesso problema. Il lavoro di gruppo diventa fondamentale, anche se la dimensione affettiva riveste un ruolo di primo piano nella costruzione della conoscenza. Lo scambio sociale deve avvenire in un clima sereno, all’interno del quale il conflitto derivante dallo scontro di opinioni diverse può essere risolto e generare un arricchimento. L’ANALISI DELL’INTERAZIONE SOCIALE DI DOISE: l’interazione sociale tra individuo e contesto può essere studiata in quattro dimensioni: 1) INTRAINDIVIDUALE (valutazione dei processi cognitivi che l’individuo usa per processare le info) 2) INTERINDIVIDUALE (osserva come i rapporti interpersonali influenzano i meccanismi individuali di elaborazione dei dati) 3) POSIZIONALE ( studia come la posizione sociale degli individui che partecipano al gruppo influenza l’acquisizione degli apprendimenti individuali) 4) NORME SOCIALI ( si basa sul modificarsi delle abilità individuali in relazione all’adesione a determinate ideologie) APPRENDIMENTO modificazione del comportamento più o meno stabile che consegue a un’interazione con l’ambiente. Questo processo è il risultato di esperienze che determinano nuovi schemi di risposta agli stimoli esterni. È basato sui concetti di MUTAMENTO, STIMOLO E RISPOSTA. LA MOTIVAZIONE  costituisce lo slancio necessario che permette ad una persona di raggiungere il suo obiettivo. MOTIVAZIONE: causa o fattore che determina un comportamento o induce un’azione COMPORTAMENTO MOTIVATO: si realizza in base a 3 fattori STIMOLO (sollecitato dall’ambiente esterno) MOTIVAZIONE (determina le strategie cognitive utilizzate per la realizzazione dei fini) EMOZIONE. Si considerano 3 livelli della motivazione: 1) I RIFLESSI: rappresentano la più semplice forma di attività di un organismo in risposta all’azione degli stimoli esterni. Si tratta di una risposta automatica rapida e non derivante da un apprendimento precedente. 2) GLI ISTINTI: ovvero una sequenza comportamentale messa in atto dall’organismo in relazione a determinate sollecitazioni ambientali. Gli istinti si differenziano dai riflessi per la presenza di una maggiore complessità, data dal fatto che il comportamento istintivo è orientato verso una metà. 3) LE PULSIONI: non scaturiscono da un fattore interno ma da una molla interiore. Nutrirsi nasce dal bisogno naturale (la fame) ed è il risultato di un processo cognitivo che ha permesso all’organismo di individuare le strategie più funzionali per procacciarsi il cibo. LA PIRAMIDE DI MASLOW  Schematizza 5 tipo di bisogni fondamentali: 5) BISOGNI DI AUTOREGOLAZIONE 4) BISOGNI DI STIMA, AUTOSTIMA E FIDUCIA IN SE 3) BISOGNI DI APPARTENENZA E DI AFFETTO, SOCIALE, EMOTIVA, SENTIMENTALE 2)BISOGNI DI SICUREZZA, STABILITA’, PROTEZIONE 1) BISOGNI FISIOLOGICI CONNESSI ALLA SOPRAVVIVENZA MASTERY LEARNING Metodologia didattica, tra i cui ideatori figura lo psicologo Bloom, fondata sul presupposto che tutti gli studenti possano imparare una materia purchè vengano loro garantiti un tempo adatto ed un’adeguata motivazione. Le condizioni che favoriscono l’apprendimento sono parcellizzare le informazioni, l’aumento di autonomia dello studente, la gratificazione dei risultati positivi, il cambiamento di rotta laddove i risultati non siano quelli sperati, l’abilità nel motivare gli studenti COOPERATIVE LEARNING  si basa sul lavoro in piccoli gruppi e parte dal presupposto che dalla collaborazione e dallo scambio di idee scaturiscano elementi utili ad agevolare l’apprendimento. Le principali caratteristiche sono: lo sviluppo di un legame positivo tra gli studenti, la creazione di un’interazione faccia a faccia, lo stimolo alla responsabilizzazione e lo sviluppo delle abilità sociali MOTIVAZIONE E CURIOSITA’  la curiosità è fonte di motivazione. Hebb ha sostenuto che la curiosità è essenziale per far assorbire al bambino tutti gli elementi costitutivi dell’ambiente. Berlyne sostiene che i comportamenti siano prodotti fa una motivazione interna, che egli chiama PULSIONE ESPLORATIVA che si attiva quando l’individuo si trova di fronte a situazioni inconsuete e sconosciute. X far si che la curiosità del bambino diventi motivazione ad apprendere le istituzioni formative dovrebbero metter in campo opportune metodologie didattiche volte a conservare e promuovere lo slancio verso gli oggetti, lo studio e la ricerca LA DIDATTICA INCLUSIVA INDIVIDUALIZZATA: se finalizzata a favorire l’apprendimento seguendo le peculiarità dei bambini verso il proseguimento di obiettivi che sono comuni alla classe (diversificazione dei percorsi di apprendimento). PERSONALIZZATA: se anche gli obiettivi, i contenuti e le attività sono specifiche per il singolo. L’attività è invece individualizzata se costruita sul singolo invece che sulla classe e personalizzata se costruita sul singolo specifico alunno. Il raggiungimento dell’equilibrio tra persone e gruppo, in una dinamica che si arricchisce dei rapporti reciproci e della capacità di convivenza e rispetto civile, determina la fusione della didattica individualizzata e personalizzata verso una didattica integrata. l’eterogeneità diviene normalità e la diversità non solo è accettata ma valorizzata. METACOGNIZIONE  fa riferimento all’uso di strategie di acquisizione e impiego di contenuti e di relative procedure d’azione attraverso l’utilizzo di codici di comunicazione. È funzionale a sviluppare la consapevolezza del funzionamento delle proprie modalità di apprendimento in modo da divenire attori principali dei propri processi cognitivi. È la competenza dell’imparare ad imparare che deve essere insegnata dai primi anni di scuola IL CORPO E LA SENSOPERCEZIONE  per creare una didattica inclusiva è necessario un approccio multidimensionale capace di intervenire mediante una molteplicità di input, mettendo in relazione le funzionalità del bambino con gli obiettivi da raggiungere. Va favorita la capacità di sensopercezione. Nel caso di deficit sensoriale è utile lavorare attivando le risorse residuali mediante i sensi vicarianti. La dimensione corporea è alla base dello sviluppo dell’identità, dell’autonomia e delle competenze perché tutto ciò che i bambini sperimentano e assimilano in modo significativo passa attraverso i sensi, il corpo e il gioco motorio. Attraverso il movimento il bambino esplora, conosce il mondo e scopre le sue potenzialità. Una didattica dell’integrazione non può non tener conto del corpo come ambiente privilegiato dei processi formativi, ponte intelligente tra le diverse capacità, forma intellettiva autonoma, ma capace di interagire per tracciare nuove vie per i percorsi di apprendimento. INTELLIGENZE DI GARDNER E DIDATTICA  - INTELLIGENZA LOGICO-MATEMATICA: esercizi logici, classificazioni, categorizzazioni, calcoli, quantificazioni, incentivazione del pensiero scientifico sperimentale - INTELLIGENZA LINGUISTICA: letture, discussioni in gruppo, giochi di parole, dibattiti, controversie, invenzione e racconto di storie - INTELLIGENZA SPAZIALE: immaginazione visiva, cartine, grafici, diagrammi, schemi, diapositive, video, film, fotografie, labirinti, pittura, collage - INTELLIGENZA CORPOREA/CINESTESICA: manipolazione, costruzioni, trasformazioni, attività sportive, mimo - INTELLIGENZA INTERPERSONALE: insegnamento reciproco, tutoring, apprendimento cooperativo, giochi da tavolo, attività volte a stimolare, ruoli sociali - INTELLIGENZA INTRAPERSONALE: studio autonomo e autoprogettato, la riflessione, i diari personali, autostima - INTELLIGENZA MUSICALE: cantare, suonare, proponendo musiche legate alle emozioni, ritmi, stornelli, colonne sonore - INTELLIGENZA NATURALISTICA: osservazione, ricostruzione di habitat, prendersi cura di piante ed animali- IL GIOCO NELLA DIDATTICA  è lo strumento ideale per la crescita e lo sviluppo delle funzioni umane: - GIOCHI SENSOMOTORI: effettuati dalla nascita, consentono di sviluppare le capacità psicomotorie e sensoriali - GIOCHI IMMAGINATIVI E RAPPRESENTATIVI: consentono di esprimersi liberamente, di scaricare l’aggressività, costruendo un mondo di fantasia in cui dare sfogo ai propri desideri e bisogni. - GIOCHI D’ESPLORAZIONE: consentono di scoprire cose nuove e sconosciute ed acquisire regole comportamentali e di convivenza civile - GIOCHI IMITATIVI: stimolano ad osservare, ascoltare e muoversi allo stesso modo delle persone e degli oggetti familiari - GIOCHI DI DRAMMATIZZAZIONE E DI SCELTA DEL RUOLO: contribuiscono ad affrontare le proprie paure ed insicurezze - GIOCHI DI ABILITA’: mettono a confronto la forza muscolare e abilità motoria, capacità verbali, sonore, linguistico comunicative, conoscenze e mnemoniche. I MEDIATORI DIDATTICI  sono strumenti che consentono di mediare tra la realtà e il bambino per facilitare la rappresentazione, sono ciò che agisce da tramite tra soggetto e oggetto nella produzione di conoscenza. Si distinguono i 4 tipo: - ATTIVI: sono più vicini alla realtà, fanno ricorso alla percezione e all’esperienza diretta ovvero al learning bydoing - ICONICI: rappresentano la realtà tramite immagini, disegni, foto, ma anche film e videotape - ANALOGICI: si riferiscono alle modalità proprie del gioco, della simulazione, del role play - SIMBOLICI: utilizzano lettere, cifre, simboli ovvero codici convenzionali e univarsali. GLI APPROCCI INCLUSIVI NELLE INDICAZIONI NAZIONALI Le metodologie suggerite dalle indicazioni nazionali sono finalizzate a: - Valorizzare esperienze e conoscenze degli alunni - Promuovere interventi adeguati per le singole diversità - Promuovere l’apprendimento collaborativo - Stimolare la consapevolezza del proprio apprendimento - Sviluppare la laboratorialità COOPERATIVE LEARNING  utilizza piccoli gruppi per far si che gli alunni lavorino insieme migliorando reciprocamente il loro apprendimento. Al termine dell’attività vi è generalmente una condivisione dei risultati tra gruppi. Il docente elaborerà una sintesi destinata a fissare le conoscenze degli alunni. Si tratta di un apprendimento individuale come risultato di un processo di gruppo. Vantaggi: sviluppo legame positivo tra gli studenti, interazione face to face, responsabilizzazione verso se e gli altri, sviluppo abilità sociali. DIDATTICA LABORATORIALE  si basa sull’apprendimento per scoperta che incoraggia la progettualità e la curiosità degli allievi. Richiede tempi più lunghi. Vantaggi: gli alunni sono posti davanti ad un problema reale, si tratta di un’attività di gruppo che favorisce l’apprendimento cooperativo, sviluppa la costruzione consapevole della conoscenza, LA RICERCA-AZIONE (RA) si costruisce la conoscenza partendo da un problema, richiede collaborazione, puntualità e costanza nel verificare l’ipotesi iniziale. Si compone di 3 fasi: 1) FORMAZIONE DEL GRUPPO: selezionato specificatamente con interviste, addestrato ad una metodologia e con mete determinate 2) RICERCA: definire il problema, mettere a punto gli strumenti, fare ipotesi 3) AZIONE: definire gli obiettivi, sviluppare il piano di intervento, applicarlo e diffondere i risultati LA DIDATTICA PER PROGETTI  il singolo studente è chiamato a realizzare un prodotto mettendo in gioco ile sue competenze e il suo saper fare. L’insegnante incoraggia, facilita, coordina senza ordinare, crea le condizioni perché gli studenti operino al meglio, aiuto a dare significato al lavoro svolto. PROBLEM SOLVING  il modo più conosciuto è il F.A.R.E.: - FOCALIZZARE: descrizione scritta del problema verificato e definito - ANALIZZARE: fissare i valori di riferimento, raccogliere i dati e fare un elenco di fattori critici - RISOLVERE: scelta della soluzione del problema ed elaborazione del piano di attuazione - ESEGUIRE: portare a termine il piano monitorandolo e valutandone i risultati Un altro metodo è quello delle 5 W e 2H: - Who? Chi? - What? Cosa? - When? Quando? - Why? Perché? - How? Come? - How Much? Quanto Costa? MASTERY LEARNING  gli obiettivi non vengono perseguiti secondo una linea temporale ma ognuno con i propri tempi, gli alunni andranno orientati alle tecniche usate, andranno progettate una serie di uda con contenuti ed obiettivi da raggiungere, andrà pianificato il lavoro tenendo presente le verifiche dei progressi ed i correttivi. MAPPE CONCETTUALI  servono a rappresentare un argomento secondo un principio cognitivo di tipo costruttivista. PEER EDUCATION  attiva il naturale passaggio di conoscenze, emozioni ed esperienze, tra i membri di un gruppo, mettendo in moto un processo di comunicazione globale che va oltre il modello educativo e diviene una vera e propria occasione per il singolo. TUTORING O MENTORING  - TUTORING: intervento che sostiene o aiuta ogni individuo in difficoltà di apprendimento . La figura del Tutor in alcune realtà scolastiche è istituzionale e si identifica con il docente che si occupa del disagio giovanile. In alcuni casi il tutor è un altro alunno. - MENTORING: è una relazione formale che si sviluppa con uno scopo di crescita e miglioramento personale. Si tratta di una metodologia di formazione basata sulla relazione tra un soggetto con più esperienza (Senior o Mentor) ed uno con meno esperienza con lo scopo di promuovere in quest’ultimo lo sviluppo di competenze che riguardano la sfera personale, professionale e sociale. La funzione del mentoring sono: sostegno del processo di apprendimento, trasmissione e diffusione della cultura organizzativa di riferimento, facilitazione di processi di iniziazione alla cultura organizzativa. LA RELAZIONE EDUCATIVA PAUL WATZLAWICK  non si può non comunicare, tutto il comportamento è comunicazione. La relazione è un sistema complesso di comportamenti circolari BAUMAN  il fallimento di una relazione è quasi sempre un fallimento di comunicazione. Prerequisito di un buon comunicatore è la capacità di ascoltare. L’ascolto attivo si pone alla base di qualsiasi relazione positiva L’APPROCCIO SISTEMICO  OLISMO: approccio conoscitivo che attribuisce importanza alla totalità di un essere per capire il comportamento delle parti che lo compongono. SISTEMISMO: tenta di capire il comportamento degli esseri viventi tenendo conto della loro interdipendenza TEORIA DEI SISTEMI  tutto ciò che accade sul nostro pianeta è composto da aspetti, elementi e fattori correlati tra loro. TEORIA DELLA COMPLESSITA’ DI MORIN  elementi che caratterizzano un approccio educativo complesso: - IL CONTESTO: insieme di elementi che danno senso ad un evento - IL GLOBALE: insieme di parti diverse ad esso legate - IL MULTIDIMENSIONALE: unità complesse - IL COMPLESSO: deriva da complessus e significa tenuto insieme Il Pensiero complesso intende la realtà come composta di relazioni. L’ed. deve promuovere una conoscenza basata sulla capacità di riferirsi al complesso in modo multidimensionale. LA RELAZIONE INSEGNANTE/ALLIEVO  è sempre bidirezionale e asimmetrico. Elementi fondanti della relazione educativa sono: - LE CARATTERISTICHE DELLA PERSONALITA’ - LA COMUNICAZIONE - LA FORMAZIONE CULTURALE E PROFESSIONALE E LE METODOLOGIE DIDATTICHE UTILIZZATE La Professionalità educativa è basata sulla capacità di utilizzo di una molteplicità di procedure didattiche da adattare alle situazioni scolastiche partendo dalle proprie esperienze e dal proprio sapere. È importante educare alla PROSOCIALITA’ promuovendo la cooperazione, l’empatia e l’ascolto attivo fin dall’infanzia CARL ROGERS  ritiene che l’apprendimento dipenda dal comportamento dell’insegnante che deve favorire un clima positivo di accettazione. L’apprendimento deve essere significativo ed avere carica motivazionale e affettiva (Montagne: «meglio una testa ben fatta che una testa ben piena»). Va stimolato un coinvolgimento globale della personalità degli allievi, un apprendimento che coniughi il piano cognitivo, affettivo ed esperienziale, e stimoli l’autoconsapevolezza e l’autovalutazione nello studente, sviluppi l’impegno personale, la capacità di iniziativa e l’identificazione di soluzioni democratiche. L’insegnante deve essere un facilitatore con fiducia, stima e comprensione per gli studenti. LA TASSONOMIA DI BLOOM  classifica obiettivi educativi: 1. DOMINIO COGNITIVO: • CONOSCENZA (apprendimento di competenze elementari, memoria) • COMPRENSIONE ( capacità di rielaborare le informazioni acquisite) • APPLICAZIONE (applicazione teoria a pratica) • ANALISI (capacità di individuare rapporti e gerarchie tra gli elementi che formano un insieme) • SINTESI (convogliare dati in modo mirato estrapolando ciò che serve per ristrutturarlo in una nuova configurazione) • VALUTAZIONE ( capacità di esprimere giudizi e formarsi opinioni sulla base delle info apprese) 2. DOMINIO AFFETTIVO: • INTERESSE (ricettività agli stimoli e attenzione a quanto accade attorno) • IMPEGNO (reattività ed intevento nel processo formativo) • PARTECIPAZIONE (interazione attiva con contributo all’attività didattica) LA PROFESSIONALITA’ DOCENTE  al centro dovrebbero esserci la competenza, l’abilità e la riflessività. INSEGNANTE RIFLESSIVO: capace di ripensare costantemente il proprio agire in un’ottica di pedagogia critica e matacognitiva. COMUNICAZIONE INTERSOGGETTIVA: basata sull’ascolto attivo, badando a come si comunica oltre a cosa. Bisogna instaurare con l’allievo un rapporto empatico, garantire la ridondanza ed un altro livello di ricettività facendo corrispondere ad un contenuto razionale un comportamento emotivo, individuare disturbi della comunicazione e correggerli, evitare moralismi e favorire la ricerca. Il rapporto comunicativo può venire ostacolato dalla distrazione dello studente, dalla saturazione e dall’inadeguatezza dei canali, da codici incompatibili. INSEGNANTE AFFETTIVO si pone in maniera equidistante da autoritarismi e permessivismi, si pone come guida autorevole. Possiede 3 capacità essenziali: ASCOLTO ATTIVO, COMPRENSIONE DINAMICHE DI GRUPPO E INTROSPEZIONE DOCENTE INCLUSIVO: Pubblicato nel 2012 dall’Agenzia Europea per lo Sviluppo dell’Istruzione degli alunni disabili si fonda su 4 aree: 1) VALORIZZARE LA DIVERSITA’ 2) SOSTENERE GLI ALUNNI 3) LAVORARE CON GLI ALTRI 4) SVILUPPO ED AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE LE TIC contribuiscono a definire l’organizzazione del lavoro. La loro centralità è ribadita dalla letteratura scientifica e da interventi strategici indirizzati alla scuola ed ai sistemi di istruzione e formazione. Il livello di integrazione delle tecnologie nei processi di insegnamento ed apprendimento appare essere ancora ad un livello iniziale. Per gli insegnanti la maturazione di un concetto di competenza digitale richiede una revisione dei modelli formativi (framework TPACK, il modello EPICT, l’ICT). Per predisporre i docenti al nuovo paradigma pedagogico è necessario: - Esplorare il potenziale innovativo delle tecnologie informatiche nella didattica - Sperimentare le nuove metodologie didattiche - Sensibilizzare sul coinvolgimento degli studenti in processi di apprendimento attivi ed efficaci. - Diffondere competenze informatiche strutturate e consapevoli LA COMUNICAZIONE ORGANIZZATIVA  è caratterizzata da un sistema di processi operativi di interscambio e di condivisione, il contenuto delle attività comunicative può essere informativo o inerente al trasferimento dei valori che costituiscono il fondamento dell’organizzazione stessa. Secondo Butera una comunità orientata ai risultati ha una struttura chiamata delle 4 c: 1) COOPERAZIONE INTRINSECA autoregolata 2) COMUNICAZIONE ESTESA potenziata dalle tecnologie 3) CONOSCENZA CONDIVISA 4) COMUNITA’ PROFESSIONALE La comunicazione organizzativa assume quindi rilevanza quale leva dello sviluppo globale dell’organizzazione, in quanto determina l’incremento dell’efficienza complessiva attivando processi di accrescimento e sviluppo. FOR TIC 3/ DIGISCUOLA  piani di formazione e alfabetizzazione informatica, distribuzione strumenti e piattaforme di formazione continua FOR.DOCENTI e raccolta CDD DOCENTE DIGITALE  Abilità tecniche: • Saper usare i software per la produttività personale • Saper utilizzare la rete per navigare e reperire risorse • Sapere elaborare testi multimediali • Saper utilizzare un content menagement system per pubblicare contenuti in rete • Saper organizzare dati utilizzando gli strumenti informatici • Conoscere e saper utilizzare software didattici e di authoring multimediale. Aspetti cognitivi e culturali della competenza digitale: • Conoscere il ruolo della scuola nella società dell’informazione • Conoscere la funzione e le implicazioni delle tecnologie digitali dei processi culturali e sociali della società contemporanea • Decodificare testi multimediali che prevedono l’utilizzo della comunicazione visiva, audiovisiva e dell’interattività • Utilizzare le tecnologie per reperire, analizzare, elaborare, riorganizzare info • Conoscere gli strumenti di comunicazione mediata dal computer ed i loro utilizzi nell’ambito formativo. Uso delle tecnologie in ambito scolastico: • Conoscere i fondamenti teorici di riferimento per l’uso delle tecnologie nella didattica • Conoscere le principali tipologie di contenuti digitali per la didattica • Conoscere i software didattici, gli strumenti e gli ambienti di elearning, le tecnologie, i tool per la valutazione e la creazione di esercizi. • Saper individuare risorse didattiche per la realizzazione di attività curricolari. • Saper progettare un setting tecnologico in funzione di un’attività didattica. In sintesi occorre che il docente impari a: • PROGETTARE ATTIVITA’ DIDATTICHE CON LE TIC • STRUTTURARE PERCORSI DIDATTICI CON LE TIC • REALIZZARE CONTENUTI DIDATTICI DIGITALI STRUMENTI TECNOLOGICI PER L’INCLUSIONE STRUMENTI COMPENSATIVI  la legge 170/2010 obbliga le istituzioni scolastiche a garantire strumenti compensativi per gli alunni BES. Sono strumenti didattici e tecnologici che sostituiscono o facilitano la prestazione richiesta nell’abilità deficitaria WORD PROCESSOR  è un software che consente di creare o modificare testi complessi con immagini, tabelle, formule matematiche. Può essere incrementato con il controllo ortografico che segnala gli errori e con la sintesi vocale SINTESI VOCALE  consente di ascoltare in voce testi digitati o importati nel PC, è utile affiancarla a mappe concettuali AUDIOLIBRI  libri letti da narratori MAPPE CONCETTUALI (VISUAL LEARNING)  facilitano gli studenti nella comprensione e nella sintesi di un testo, esplicano la loro piena efficacia quando vengono rappresentate con colori, forme e strutture. SCANNER CON SOFTWARE OCR  trasforma doc cartacei in digitale e li salva CALCOLATRICE CON SINTESI VOCALE  consente di controllare i dati inseriti attraverso l’ascolto del numero, del segno e del risultato RICONOSCIMENTO VOCALE  consente di controllare i dati inseriti attraverso l’ascolto del numero, del segno e del risultato LIM  dotata di programmi specifici DIZIONARI E TRADUTTORI  di lingua straniera COMPUTER E DIVERSAMENTE ABILI  esistono numerosi software e supporti a seconda del tipo di h BISOGNI EDUCATIVI E SCUOLA DELL’INCLUSIONE INCLUSIONE  riconoscimento dell’individualità di ciascuno e diritto di tutti alla partecipazione piena e attiva alla vita scolastica. Prevede la capacità di docenti ed educatori di fornire opportunità e valorizzazione di ciascun alunno BES ALUNNI CON DISABILITA’ L. 104/1992 • Disabilità psicomotoria • Disabilità sensoriale • Disturbi neuropsichici • Pluridisabilità DIRITTO AL SOSTEGNO PIANO EDUCATIVO INDIVIDUALIZZATO (D.P.R. 24/2/94) Obbligatorio Redatto dalla scuola e dai servizi sociosanitari con la collaborazione delle famiglie Le azioni definite dal PEI devono essere coerenti con le indicazione di DF e PDF. ALUNNI CON DSA L.170/2010 • Dislessia • Disortografia • Disgrafia • Discalculia PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO (Linee Guida 2011) Obbligatorio Redatto dalla scuola in accordo con le famiglie. Le azioni definite dal PDP devono essere coerenti con le indicazioni espresse nella Certificazione DSA consegnata alla scuola. ALUNNI CON ALTRI BES D.M. 27/12/2012 e C.M. 8/1023 • Altre tipologie di Disturbo Evolutivo specifico DDAI • Alunni con DSA non certificato • Alunni con svantaggio socioeconomico • Alunni con svantaggio socioculturale PIANO DIDATTICO PERSONALIZZATO Redatto dalla scuola in accordo con le famiglie ed eventuale contributo di esperti. Tiene conto dell’esistenza di diagnosi. La scuola è libera di costruire modelli o strumenti che ritiene più efficaci. PAI  strumento programmatorio predisposto dal GLI con cui la scuola fa il punto del processo di inclusività messo in campo. Deve preventivare richieste di fondi. È dinamico e flessibile PI  Piano d’inclusione, documento con il quale sono definite le modalità per l’utilizzo coordinato della risorse e gli interventi di miglioramento della qualità dell’inclusione scolastica. Viene predisposto ogni anni nell’ambito del Piano dell’Offerta formativa. Viene definito dal CD sulla base della programmazione proposta dal Gli con il supporto di studenti, genitori e associazioni. GLI  Ha il compito di: Rilevazione dei BES, Raccolta e documentazione degli interventi didattico-educativi attivati anche in rete, Focus e confronto sui casi, consulenza e supporto ai colleghi sulle strategie e metodologie di gestione delle classi, Rilevazione, monitoraggio e valutazione del livello di inclusività della scuola, Raccolta e coordinamento delle proposte del GLH, elaborazione dei PAI riferito a tutti gli alunni BES, essere punto di contatto tra CTS e servizi sociosanitari per ottimizzare le risorse. LA SCUOLA DELL’INTEGRAZIONE MULTICULTURALE MULTICULTURALITA’  descrive la presenza di diverse culture nello stesso spazio. Si tratta di un processo STATICO INTERCULTURALITA’ indica uno scambio tra culture che ha come risultato un arricchimento reciproco. Si tratta di un processo DINAMICO SCUOLA E CLASSE MULTICULTURALE  formate da alunni che hanno appartenenze linguistiche, etniche o religiose diverse PROGETTO PEDAGOGICO MULTICULTURALE  posizione a favore della coesistenza di gruppi di culture diverse, gli uni accanto agli altri, come una sorta di mosaico ma senza connessioni tra loro PROGETTO PEDAGOGICO INTERCULTURALE basato sul confronto e sullo scambio tra culture diverse, che si sviluppa nella prospettiva del principio di convivenza democratica e implica un arricchimento reciproco. LA PEDAGOGIA INTERCULTURALE  si sviluppa come pedagogia compensativa, volta a facilitare il recupero di abilità e capacità da parte di un individuo per renderne più rapido il percorso di inserimento. LE DICHIARAZIONI INTERNAZIONALI  - 1948 DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI: diritto all’istruzione diventa diritto fondamentale - 1959 DICHIARAZIONE DEI DIRITTI DEL FANCIULLO: diritto all’istruzione tutelato e riconosciuto fondamentale - 1992 TRATTATO DI MAASTRICHT: dimensione europea della formazione intesa come risorsa e come sfida sociale - 2000 STRATEGIA DI LISBONA: scuola perno per lo sviluppo di competenze significative. Accesso a tutti, lifelong learning - 2010 EUROPA 2020: crescita intelligente, sostenibile e solidale. Educazione di qualità, equa, inclusiva e apprendimento per tutti. LA NORMATIVA ITALIANA  - COSTITUZIONE: diritto allo studio e all’istruzione per tutti - PROGRAMMI ELEMENTARI 1985: educazione alla convivenza democratica - CIRCOLARE MINISTERIALE 205/1990: introduce il concetto di educazione interculturale - ORIENTAMENTI PER LA SCUOLA MATERNO 1991: parla di integrazione costruttiva del diverso da se - CIRCOLARE MINISTERIALE 160/2001: corsi e iniziative per minori stranieri - CIRCOLARE MINISTERIALE 24/2006: linee guida per l’accoglienza e l’integrazione - INDICAZIONI NAZIONALI PER IL CURRICOLO DEL PRIMO CICLO DEL 2012: valorizzazione della diversità - OSSERVAORIO NAZIONALE PER L’INTEGRAZIONE DEGLI STUDENTI E PER L’INTERCULTURA 2014 - INDICAZIONI NAZIONALI E NUOVI SCENARI DEL 2017: impegno interculturale organizzato intenzionalmente a prescindere dalla presenza di alunni stranieri. LINEE GUIDA DEL 2014  Prevedono nel dettaglio: - Alunni con cittadinanza non italiana sono il 9% del totale ma il dato è in crescita - Alunni con ambiente familiare non italiofona - Minori non accompagnati - Alunni figli di coppie miste - Alunni arrivati per adozioni internazionali - Alunni rom, sinti e caminanti Le linee guida hanno previsto: - Lo stanziamento di apposite risorse finanziarie - La realizzazione di accordi di rete tra le scuole e gli enti locali. Gli uffici scolastici possono decidere quanti alunni accogliere ma non dovranno superare il 30% - Per migliorare la conoscenza della lingua italiana possono essere istituiti corsi di potenziamento LA SCUOLA DELL’INTEGRAZIONE MULTICULTURALE PROGETTI DI EDUCAZIONE INTERCULTURALI  il progetto interculturale nella scuola può assumere diverse forme e articolazioni: - LA SCUOLA REALIZZA UN EVENTO - LA SCUOLA PRATICA L’INTERCULTURA ATTRAVERSO LA DIDATTICA DI UNA DISCIPLINA - LA SCUONA RIFONDA I CURRICOLI IN CHIAVE INTERCULTURALE - LA SCUOLA PROGRAMMA ATTIVITA’ AGGIUNTIVE DPR 394/1999: fornisce criteri ed indicazioni per l’iscrizione e l’inserimento degli alunni con cittadinanza straniera rimettendo al CdI ed al CD la responsabilità per un corretto inserimento INDICAZIONI NAZIONALI 2012: stesse condizioni di istruzione ed obbligo scolastico. Possibilità di attivare percorsi individualizzati e personalizzati CIRCOLARE MINISTERIALE 8/2013: ha chiarito che gli alunni stranieri necessitano di interventi didattici relativi all’apprendimento della lingua e solo in via eccezionale di un PDP L. 107/2015: percorsi di orientamento x studenti stranieri, laboratori linguistici x lingua italiana. Disciplina la valutazione. L’INSEGNAMENTO DELL’ITALIANO COME SECONDA LINGUA L2  gli obiettivi di questa prima fase sono: - Capacità di ascolto e produzione orale - Acquisizione delle strutture linguistiche di base - La capacità tecnica di letto- scrittura ALUNNI STRANIERI ADOTTATI  possono presentare difficoltà maggiori rispetto agli alunni stranieri perché spesso arrivano da esperienze particolarmente sfavorevoli e subiscono un totale distacco dal paese d’origine. Le aree critiche di intervento sono: - BAMBINI CON DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO - BAMBINI DI DIFFICOLTA’ PSICO-EMOTIVA - SCOLARIZZAZIONE NEI PAESI DI ORIGINE - BAMBINI SPECIAL NEEDS - PREADOLESCENZA E ADOLESCENZA - ITALIANO COME L2 - IDENTITA’ ETNICA Il MIUR ha identificato 3 aree di intervento: L’AMBITO AMMINISTRATIVO BUROCRATICO, L’AMBITO COMUNICATIVO RELAZIONALE, LA CONTINUITA’ LINEE DI AZIONE PER L’INTEGRAZIONE INTERCULTRALE  si tratta di strategie che vedono come destinatari diretti gli alunni di cittadinanza non italiana e le loro famiglie. Sono riconducibili a quest’area: - LE PRATICHE DI ACCOGLIENZA E INSERIMENTO NELLA SCUOLA - L’APPRENDIMENTO DELL’ITALIANO COME SECONDA LINGUA - LA VALORIZZAZIONE DEL PLURILINGUISMO - LA RELAZIONE CON LE FAMIGLIE STRANIERE E L’ORIENTAMENTO Sono invece rivolti agli attori che operano sulla scena educativa: - LE RELAZIONI A SCUOLA E NEL TEMPO EXTRASCOLASTICO - LE DISCRIMINAZIONI E I PREGIUDIZI - LE PROSPETTIVE INTERCULTURALI NEI SAPERI E NELLE COMPETENZE. INSERIMENTO A SCUOLA  nella fase di accoglienza entrano in gioco diversi fattori: - CONOSCITIVO: ricostruire la storia personale, scolastica e linguistica del bambino - AMMINISTRATIVO: sulla base degli elementi raccolti lo si inserisce nella classe più adeguata - RELAZIONALE: si stabilisce un patto educativo con le famiglie - PEDAGOGICO-DIDATTICO: vengono rilevati i bisogni linguistici e di apprendimento, le competenze e i saperi - ORGANIZZATIVO: vengono predisposti i dispositivi più efficaci È possibile avvalersi di mediatori culturali o interpreti PROTOCOLLO DI ACCOGLIENZA DEGLI ALUNNI STRANIERI  è un documento deliberato dal CD diretto a rispondere alle esigenze di integrazione degli alunni stranieri, contiene criteri, principi, indicazioni riguardanti l’iscrizione e l’inserimento degli alunni stranieri, definisce compiti e ruoli dei docenti e del personale amministrativo dell’istituto scolastico, delinea il contributo dei facilitatori di italiano L2 e dei mediatori linguistici. Va inserito nel Ptof. COMMISSIONE DI ACCOGLIENZA  è composta da Docenti Referenti, personale di segreteria, DS, mediatori e/o operatori interculturali. Ha il compito di vigilare sull’attuazione del Protocollo di accoglienza, esamina la documentazione raccolta dalla segreteria all’atto dell’iscrizione, effettua un colloquio con la famiglia, fornisce info sull’organizzazione della scuola, stabilisce la classe di inserimento. BULLISMO, DEVIANZA E DISPERSIONE SCOLASTICA BULLISMO  è un comportamento aggressivo ripetuto nel tempo contro un individuo con l’intenzione di ferirlo fisicamente o moralmente è caratterizzato da certe forme di abuso con le quali una persona tenta di esercitare un potere su un’altra persona. Può manifestarsi con l’uso di soprannomi offensivi, di insulti verbali o scritti, escludendo la vittima da certe attività, da certe forme di vita sociale, con aggressioni fisiche o angherie. I bulli possono talvolta agire in questo modo per essere popolari o per essere considerati duri o per attirare l’attenzione. Possono anche essere spinti dalla gelosia o agire in questo modo perché sono a loro volta vittime di bullismo. Il problema del bullismo si configura come un fenomeno estremamente complesso, non riducibile solo alla condotta di singoli ma che riguarda il gruppo dei pari nel suo insieme. Gli atti di bullismo possono essere di varia natura, fisica, verbale, psicologica. Tutti hanno lo stesso obiettivo isolare la vittima escludendola dal gruppo, indebolendola dal punto di vista psicologico. Esistono 2 forme di bullismo, quello diretto in cui sono evidenti le prepotenze fisiche e/o verbali. Più facilmente individuabile. Quello indiretto in cui il bullo non affronta direttamente la vittima ma agisce diffondendo dicerie, calunnie e pettegolezzi sul condo della stessa. Nel bullismo vi è una relazione diretta tra il bullo e la vittima addirittura un’interdipendenza. Il bullo è apparentemente sicuro di sé e tende ad ostentare la sua supremazia di fronte ai coetanei. La vittima può essere passiva, provocatrice o collusa. DEVIANZA  alla base della devianza giovanile ci sono molteplici fattori il cui iter di disagio crea una struttura profonda e generalizzata. Il passaggio alla devianza spesso avviene in età adolescenziale con i comportamenti di violazione sistematica e consapevole di norme e aspettative sociali. Il rischio è trattare come caratteristiche devianti atteggiamenti occasionali e sporadici che creino il fenomeno dell’etichettamento e della profezia che si autoadempie. L’espressione di forme d aggressività e violenza fisica è veicolata talvolta anche da una serie di modelli propagati dai mass media e predisposti come vincenti e come valida alternativa al dialogo DISPERSIONE SCOLASTICA  al fine di prevenire la dispersione scolastica i docenti devono mettere in campo numerosi strumenti per prevenire le situazioni di disagio e rafforzare la motivazione allo studio. Possono promuovere attività basate sulla narrazione e sul lavoro di gruppo. Altre strategie sono ricorrere a premi e incentivi, attribuire incarichi di tutoraggio, promuovere la cooperazione tra studenti, ricorrere ad attività laboratoriali, incentivare le uscite didattiche, strutturare le attività di problem solving, promuovere l’autoconsapevolezza. Compito del docente è fare in modo che il singolo studente si senta compreso nella sua individualità e promuovere in lui capacità critiche e abilità metacognitive. IL CYBERBULLISMO  è una forma di bullismo indiretto che si manifesta attraverso i social sfruttandone la capacità di diffusione e immediatezza. Con il diffondersi dei cellulari tra i bambini della primaria questi fenomeni cominciano a registrarsi anche in tenera età NORMATIVE  - LINEE DI ORIENTAMENTO PER AZIONI DI PREVENZIONE E DI CONTRASTO AL BULLISMO E CYBERBULLISMO DEL 2015 (NOTA MIUR 2529) - PIANO NAZIONALE PER LA PREVENZIONE DEL BULLISMO E DEL CYBERBULLISMO A SCUOLA DEL 2016 PER CREARE UNA RETE NAZIONALE - L.71/2017 in ottemperanza della quale sono state emanate le nuove LINEE DI ORIENTAMENTO e dovrà essere redatto un nuovo PIANO DI AZIONE INTEGRATO PER IL CONTRASTO E LA PREVENZIONE DEL CYBERBULLISMO - LE NUOVE LINEE DI ORIENTAMENTO DEL MUIR La nuova normativa impone a tutte le scuole di promuovere l’educazione all’uso consapevole della rete internet. Ai primi segnali il docente deve: sensibilizzare il gruppo classe, somministrare un questionario, vigilare sul comportamento degli studenti sia in classe che nelle pause, organizzare incontri della classe con esperti di devianza giovanile, organizzare incontri personali con i genitori e i familiari di bulli e vittime, ricordare alla classe quali sono le regole di convivenza sociale, prevedere progetti extracurricolari su temi concernenti la legalità e la convivenza civile, sanzionare i comportamenti DISTURBI DELLO SPETTRO AUTISTICO L’IC10 classifica l’autismo con il nome di autismo infantile e lo definisce come un disturbo evolutivo di tipo globale con una compromissione dello sviluppo che si rende manifesta entro i 3 anni, da un funzionamento anomalo delle aree di integrazione sociale, comunicazione e comportamento che risulta limitato, stereotipato e ripetitivo. Frequenti fobie, disturbi del sonno e dell’alimentazione, aggressività. Il DSM5 descrive il Distrurbo dello Spettro autistico come un gruppo di sindromi che condividono alcuni aspetti clinici come i deficit persistenti della comunicazione sociale e dell’interazione sociale, il deficit della reciprocità socioemotiva, il deficit dei comportamenti comunicativi non verbali, il deficit dello sviluppo e della comprensione delle relazioni. Pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti o ripetitivi. Sintomi presenti in un periodo precoce e che compromettano l’ambito sociale, lavorativo o altro. Disturbi: AUTISMO INFANTILE PRECOCE, AUTISMO INFANTILE, AUTISMO DI KANNER, AUTISMO AD ALTO FUNZIONAMENTO, AUTISMO ATIPICO, DISTURBO PERVASIVO DELLO SVILUPPO SENZA SPECIFICAZIONE, DISTURBO DISINTEGRATIVO DELL’INFANZIA, DISTURBO DI ASPERGER CRITERI UTILI ALLA DIAGNOSI  i sintomi vengono individuati all’interno del 2° anno di vita. In alcuni casi la compromissione funzionale è bassa L. 134/2015  tutela i Disturbi dello Spettro Autistico e li inserisce nei LEA LA SINDROME DI ASPERGER  non compromette ne il linguaggio ne la sfera intellettiva. Manifesta un approccio sociale eccentrico e unilaterale. Presenza di schemi di comportamento, interessi ed attività ripetitivi che esprimono una dedizione assorbente ad un argomento di interesse circoscritto, sul quale il soggetto può raccogliere una grande quantità di fatti e informazioni. È presente una goffaggine motoria. SINDROME DI RETT  tipica del sesso femminile apporta numerosi deficit specifici successivi ad un periodo di funzionamento normale. Si manifesta tra i 6 mesi e i 2 anni e mezzo o cmq prima dei 4 con perdita delle capacità. Compaiono movimenti stereotipati delle mani, diminuisce l’interesse per le persone, rallenta la crescita del cranio, insorgono problemi di coordinazione, è compromesso il linguaggio. Frequenti crisi convulsive. LINEE GUIDA DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI NEUROPSICOLOGIA  l’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi 3 anni di vita. Le aree principalmente interessare sono quelle relative all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri. L’autismo si configura come una disabilità permanente che accompagna il soggetto nel suo ciclo vitale, anche se le caratteristiche del deficit sociale assumono un’espressività variabile nel tempo. Metodi più utilizzati: - ABA: analisi comportamentale applicata per la modifica dei comportamenti sociali. Prende in considerazione GLI ANTECEDENTI del comportamento in esame, IL COMPORTAMENTO che deve essere osservabile e misurabile, LE CONSEGUENZE e IL CONTESTO definito nel dettaglio. Il programma di intervento viene realizzato su dati che emergono dall’analisi, utilizzando tecniche abituali della terapia comportamentale come IL PROMPTING (sollecitazione), IL FADING (riduzione della sollecitazione), IL MODELING (modellamento), LO SHAPING (adattamento), IL RINFORZO. L’obiettivo è ridurre i comportamenti disfunzionali e ampliare quelli adattivi in modo da migliorare il vissuto dal bambino al contesto sociale di riferimento - YAP: il bambino impara a rispondere a diversi comandi, i comportamenti inadeguati vengono trattati con la tecnica del time out, quelli desiderati vengono gratificati. - LEAP: proposto in età prescolare è basato su un ambiente predisposto ed il contatto tra pari. - TEACCH: prevede il ruolo attivo della famiglia e di chi ha rapporti stretti con il bambino. Si basa sui rinforzi positivi e sullo stimolo delle abilità possedute. Vengono utilizzati stimoli visivi per migliorare la comunicazione APPROCCIO DIDATTICO EDUCATIVO  per infanzia e primaria vengono individuate 2 aree di lavoro definite L’AREA COMUNICATIVA E SOCIALE E L’AREA DEGLI INTERESSI E DELLE ATTIVITA’ con i seguenti obiettivi curricolari: - Facilitare la consapevolezza delle intenzioni, delle preferenze e delle esperienze altrui - Facilitare la capacità di raccontare le proprie esperienze fornendo informazioni sufficienti per l’ascoltatore - Sviluppare l’abilità di mantenere e di modificare il tema di conversazione secondo la prospettiva dell’ascoltatore - Sviluppare abilità di mantenere e modificare il tema di conversazione secondo la prospettiva dell’ascoltatore - Sviluppare l’uso del linguaggio per mediare e risolvere i conflitti e/o divergenze di opinioni - Sviluppare l’uso del linguaggio per esprimere sentimenti ed empatia - Facilitare l’uso di un linguaggio più avanzato per esprimere le differenze di significato - Incoraggiare l’acquisizione di convenzioni verbali per iniziale le interazioni e gestirle - Incoraggiare l’acquisizione dei segnali non verbali e paralinguistici per rinforzare le interazioni sociali - Aumentare l’abilità di interpretare ed usare il linguaggio in modo flessibile secondo il contesto sociale e i segnali non verbali dell’interlocutore. Per un’efficace programmazione bisogna: 1) FORMULARE GLI OBIETTIVI: 2) INDIVIDUARE IL PROGRAMMA EDUCATIVO ATTO A PROMUOVERE L’ACQUISIZIONE DEL COMPORTAMENTO ATTESO DISTURBI DEL LINGUAGGIO IL LINGUAGGIO  è una funzione complessa che si realizza progressivamente nel tempo attraverso una maturazione e lo sviluppo di strutture come organi fonoarticolatori, l’apparato sonsopercettivo, le strutture del cervello e le competenze acquisite DISTURBO DEL LINGUAGGIO  caratterizzato da difficoltà persistenti nell’acquisizione e nell’uso di diverse modalità di linguaggio dovute a deficit della comprensione e della produzione. Lessico ridotto, limitata strutturazione delle frasi, compromissione delle capacità discorsive DISTURBO FONETICO – FONOLOGICO  è una persistente difficoltà nella produzione dei suoni dell’eloquio che interferisce con l’intellegibilità dell’eloquio stesso o impedisce la comunicazione verbale di messaggi. L’alterazione causa limitazione dell’efficacia della comunicazione. DISTURBO DELLA FLUENZA CON ESORDIO NELL’INFANZIA (BALBUZIE)  è un disturbo dell’articolazione della parola dovuto ad uno spasmo intermittente dell’apparato fonatorio per cui l’eloquio si presenta esitante, tronco e con ripetizioni. IL DISTURBO DELLA COMUNICAZIONE SOCIALE  è caratterizzato da una difficoltà con l’uso sociale del linguaggio e della comunicazione, il soggetto fatica a comprendere i sottointesi e quanto non letterale DEFICIT VISIVI E UDITIVI IL DEFICIT VISIVO di origine congenita o ad insorgenza successiva può avere varie gravità. La L.138/2001 stabilisce che: - Si definiscono CIECHI TOTALI: coloro che non vedono da entrambi gli occhi, che hanno una mera percezione dell’ombra e della luce, che hanno un residuo perimetrico binoculare inferiore al 3% - Si definiscono CIECHI PARZIALI: coloro un residuo visivo non superiore ad 1/20 in entrambi gli occhi anche con correzione, che hanno un residuo perimetrico binoculare inferiore al 10% - Si definiscono IPOVEDENTI GRAVI: coloro un residuo visivo non superiore ad 1/10 in entrambi gli occhi anche con correzione, che hanno un residuo perimetrico binoculare inferiore al 30% - Si definiscono IPOVEDENTI MEDIO/GRAVI: coloro un residuo visivo non superiore ad 2/10 in entrambi gli occhi anche con correzione, che hanno un residuo perimetrico binoculare inferiore al 50% - Si definiscono IPOVEDENTI LIEVI: coloro un residuo visivo non superiore ad 3/10 in entrambi gli occhi anche con correzione, che hanno un residuo perimetrico binoculare inferiore al 60% IL DEFICIT UDITIVO  l’O.M. 80/1995 prevede che nei confronti degli alunni con minorazioni fisiche e sensoriali non si proceda di norma a valutazioni differenziate, è consentito l’uso di strumenti compensativi al fine di accertare il livello di apprendimento. Si devono elaborare percorsi specifici finalizzati al superamento delle difficoltà. La programmazione personalizzata viene studiata in maniera dettagliata e suddivisa per aree di intervento. Gli obiettivi generali riguardano l’area affettiva, l’area dell’autonomia e l’area cognitiva. L’azione didattica deve essere pensata, progettata e realizzata per facilitare gli apprendimenti per tutti gli alunni. L’azione didattica andrà organizzata secondo fasi: 1) Individuare percorsi preferenziali e canali privilegiati 2) Indicare nodi complessi che possono costituire un ostacolo e attrezzarsi per semplificarli 3) Scegliere processi di apprendimento centrati sul gruppo 4) Uso di strumenti e mezzi informatici nella didattica come PC e LIM 5) Monitoraggio costante dell’azione didattica DISTURBI D’ANSIA E FOBIE IN ETA’ EVOLUTIVA IL SOGGETTO IPERANSIOSO  ha un’ ansia eccessiva e irrealistica avvertita particolarmente legata ad esami, interrogazioni o attività di gruppo. Comuni i sintomi fisici come l’insonnia, il tremare, il mordersi le unghie, la costrizione alla gola e i disturbi gastrointestinali. Spesso è presente fobia sociale. L’ANSIA DA SEPARAZIONE  consiste in reazioni di panico alla separazione. Il bambino spesso teme che le persone a lui care possano andare in contro a pericoli. LE FOBIE  paura o ansia intensa verso un oggetto o una situazione, paura immotivata o sproporzionata alla situazione reale. Gli elementi caratterizzanti sono l’angoscia nei confronti dell’oggetto o dell’evento, l’ansia anticipatoria e l’evitamento. - FOBIE SPECIFICHE: paura marcata provocata dalla presenza o dall’attesa di un oggetto o situazioni specifiche. Può emergere come scoppi d’ira, irrigidimento o aggrapparsi. Appartengono a questa tipologia di fobie: ANIMALI, AMBIENTE NATURALE, SANGUE – INIEZIONI – FERITE, SITUAZIONI (ascensori, ponti…), ALTRE (ipocondria…) - FOBIE SECONDO IL MODELLO COGNITIVO-EMOTIVO-COMPORTAMENTALE: si originano per apprendimento con meccanismi di condizionamento o imitazione. I più frequenti sono i processi di generalizzazione responsabili di un ampliamento delle situazione fobogene vi sono poi le paure innate proprie della memoria di specie (estranei…) - FOBIE IN ETA’ EVOLUTIVA: 0-4 anni PAURE ARCAICHE ( corrispondono all’incapacità di elaborare l’angoscia); >4-8 anni FOBIE DI AMPIA VARIABILITA’ (agorafobia, fobia per la scuola, claustrofobia, fobie ossessive) - FOBIE SOCIALI: timore irrazionale per situazioni che possono comportar sentimenti di umiliazione derivanti dal giudizio degli altri. Sono utili strategie comportamentali per l’acquisizione di social skill - IL DISTURBO DA ATTACCO DI PANICO: è all’origine di episodi di ansia acuta come tachicardia, fame d’aria, mal di stomaco, sensazione di angoscia. È dipendente da fattori inconsci e avviene anche nel sonno. DISTURBI DEL COMPORTAMENTO E DELLA CONDOTTA DISTURBO ESPLOSIVO INTERMITTENTE  episodi discontinui di incapacità a controllare gli impulsi aggressivi che producono azioni molto gravi e lesioni della proprietà DISTURBO DELLA CONDOTTA  è una modalità ripetitiva di comportamento in cui vengono violati i diritti fondamentali degli altri o regole sociali proprie dell’età . Può essere di 3 tipi: 1) TIPO SOLITARIO AGGRESSIVO: atti solitari di aggressione, può apparire prepotente e/o crudele verso i coetanei. I bambini fanno pochi tentativi di dissimulare i propri atti, iniziano precocemente con comportamenti sessuali e dipendenze. Bassa autostima, non si espongono per gli altri ma tendono ad essere manipolatori. Raramente avvertono rimorsi o sensi di colpa 2) TIPO «DI GRUPPO»: ripetute assenza da scuola, vandalismo, gravi aggressioni fisiche o scontri con gli altri, aggressioni a scopo rapina, lotte tra bande. I ragazzi mostrano preoccupazione per il benessere dei loro compagni e non sono disposti ad incolparli o dare informazioni su di loro. Alcuni rispondono positivamente ad un approccio terapeutico condotto da soggetti che hanno avuto la stessa esperienza. Genitori ed insegnanti devono essere istruiti a fungere da modello d’identificazione. 3) TIPO INDIFFERENZIATO: è riservato a soggetti non classificabili nei precedenti. IL BULLISMO rientra tra i disturbi di condotta IL DISTURBO DI TIPO OPPOSITIVO- PROVOCATORIO  comportamento negativista e provocatorio, spesso diretto ai genitori o agli insegnanti. È caratterizzato da un umore collerico ed un comportamento polemico oltre che da vendicatività. Quasi sempre questo disturbo interferisce con le relazioni personali e con le prestazioni scolastiche. LA CLEPTOMANIA  incapacità di controllare l’impulso di rubare. Preceduto da una sensazione di tensione e seguito da una sensazione di sollievo LA PERSONALITA’ OSSESSIVA IN ETA’ EVOLUTIVA IL DISTURBO OSSESSIVO COMPULSIVO è un disturbo caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni. Le ossessioni sono definite come pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti vissuti come intrusivi o inappropriati che causano ansia o disagio marcati. Le compulsioni sono definite come comportamenti ripetitivi o azioni mentali che la persona si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad un’ossessione o secondo regole che devono essere applicate rigidamente. LA PERSONALITA’ OSSESSIVA  si caratterizza per il particolare stile cognitivo ed emozionale cui si unisce una condotta pregna di perfezionismo e rigidità, con continui dubbi sull’evoluzione dell’esistenza, previsioni catastrofiche e frequenti rimuginazioni ipocondriache. Spicca un permanente stato di insicurezza di base e la convinzione che solo il raggiungimento della perfezione porterà all’approvazione di genitori, insegnanti e compagni. Spesso sono bambini ostinati e caparbi, ossessivi e ipercritici, facilmente irritabili e vendicativi. Spesso sono competitivi. LA PSICOTERAPIA PER IL BAMBINO OSSESSIVO  ruolo centrale ha la restrutturazione cognitiva effettuata in un ambiente rilassante con un setting allegro e giocoso. Va spiegato al bambino la logica della terapia e gli vanno forniti obiettivi a breve e lungo termine. Si consiglia l’utilizzo di termini chiave quali LIBERO, SPONTANEO, NATURALE, SCIOLTO e LEALE.