Scarica Domande aperte linguaggi espressivi nei processi di apprendimento e di crescita personale. e più Panieri in PDF di Psicologia dell'Apprendimento solo su Docsity! Illustrare le caratteristiche della relazione tra operatore espressivo e fruitore La figura dell’operatore espressivo è una figura professionale riconosciuta in ambito pedagogico-educativo e clinico che favorisce , attraverso le tecniche espressive, la socializzazione e il superamento delle difficoltà relazionali e/o comunicative interpersonali all’interno di contesti specifici. La relazione che lega operatore e fruitore è un elemento fondante del processo espressivo e non è un rapporto lineare: si tratta di un rapporto tra due o più soggetti (in caso di gruppo) che si influenzano reciprocamente. Questa relazione da un lato si avvale di una tecnica espressiva, dall’altro è una relazione di aiuto e quindi una relazione di ruolo dove l’operatore è “l’esperto” ovvero colui che indica la direzione da percorrere al quale il fruitore si rivolge per effettuare un percorso e raggiungere un obiettivo concordato all’inizio del percorso. È importante sottolineare che questa relazione gerarchica è presente solo all’interno del setting espressivo e quindi l’operatore è l’esperto che mette a disposizione del fruitore un servizio. La finalità dell’intervento è il cambiamento che piò avvenire solo se il fruitore trova ciò che gli serve per operare il cambiamento stesso. Sono questi gli elementi essenziali legati alla relazione interpersonale tra operatore e fruitore che portano ad una corretta formazione sia alla relazione interpersonale sia alla tecnica espressiva applicata. Illustrare le differenze tra artiterapie arteterapia e le tecniche espressive L’ARTETERAPIA è una tecnica terapeutica non verbale che utilizza l’arte come mezzo di comunicazione allo scopo di organizzare emozioni, conflitti o ricordi dando loro forma all’interno di un opera. Durante questo percorso l’attenzione dell’operatore è rivolta al processo creativo che avviene all’interno della relazione terapeutica e dunque le potenzialità terapeutiche sono presenti nel processo creativo e non nell’opera in sé che è considerata solo uno strumento utile a comunicare e a riconoscere le emozioni Il termine Artiterapie viene utilizzato per parlare dell’applicazione terapeutica in ambito clinico-riabilitativo, è l’insieme delle tecniche espressive utilizzabili nel percorso terapeutico: arteterapia, danzaterapia, musicoterapia, teatro terapia. Le ARTITERAPIE consistono in una sorta di esercizio in modo da far acquisire un linguaggio espressivo tale da restituire al soggetto l’emozione, mettendolo in grado di tradurre i propri sentimenti nel linguaggio artistico prescelto. La peculiarità delle artiterapie risiede nella possibilità di passare all’interno della cornice spazio-temporale offerta dal setting e secondo necessità e i bisogni del paziente, da pratiche dal carattere e con funzione puramente espressivi a esercizi di comunicazione simbolica delle emozioni. Grazie ad un dialogo incoscio tra paziente e terapeuta si attua una forma di comunicazione diretta degli stati emotivi che è resa possibile grazie alle sintonizzazioni affettive attraverso le quali il terapista condivide le emozioni del paziente. Cos'è e come si sviluppa nel bambino la competenza emotiva Per competenza emotiva si intende l’abilità di sperimentare, esprimere, controllare, riconoscere l’espressione, regolare l’esperienza e comprendere le emozioni proprie e degli altri. Secondo numerose ricerche effettuate negli ultimi 30 anni, i bambini sviluppano la competenza emotiva attraverso delle tappe; l’ordine con cui esse vengono raggiunte è universale e trasversale alle diverse culture anche se diversi studi hanno dimostrato l’esistenza di differenze individuali in tale sviluppo. A 2-3- anni i bambini sono in grado di identificare le emozioni di base come la felicità, la rabbia, la paura e la tristezza attraverso la sola osservazione del volto delle persone. Sono in grado di comprendere le risposte emotive ad eventi esterni come ad esempio ricevere un regalo, perdere un oggetto a cui si è affezionati. A 6-7 anni comprendono l’impatto degli stati mentali, come le credenze e sono in grado di rilevare la differenza fra ciò che una persona prova realmente e ciò che esprime. A 10-11 anni i bambini comprendono emozioni più complesse come ad esempio senso di colpa, vergogna, orgoglio ed emozioni ambivalenti, comprendono inoltre come regolare i propri sentimenti in maniera efficace attraverso strategie psicologiche. Definire in modo approfondito gli approcci alla comprensione delle emozioni Due sono gli approcci alla comprensione delle emozioni ed entrambi riconoscono l’influenza delle caratteristiche idiosincratiche dei bambini e del loro ambiente familiare ma si differiscono nel concepire la natura di tali influenze. Il primo approccio è quello Evolutivo e cognitivo in cui giocano un ruolo fondamentale nella comprensione delle emozioni la qualità delle capacità simboliche e cognitive dei bambini e delle loro famiglie: più grandi sono queste abilità, maggiore sarà la comprensione delle emozioni dei bambini. Inoltre le influenze simboliche e cognitive sono bi-direzionali: l’ambiente comunicativo familiare ha un impatto sulla comprensione delle emozioni del bambino, ma anche quest’ultimo porta le sue competenze linguistiche a tale ambiente comunicativo. Il secondo approccio è quello Psicodinamico ed etologico dove la qualità dell’esperienza affettiva del bambino, in particolare con la madre, ha un’influenza di importanza rilevante sulla comprensione delle emozioni del bambino. Ciò che emerge dagli studi è che l’esperienza di benessere positivo dei bambini, prevalentemente all’interno del nucleo familiare, faciliti la loro esplorazione, accettazione, e comprensione delle emozioni. Maggiore è il benessere affettivo del bambino e del caregiver, maggiore sarà la capacità del bambino di comprendere le emozioni. Illustrare i tre stadi di sviluppo della comprensione delle emozioni La comprensione delle emozioni è la comprensione che il bambino ha delle cause, delle conseguenze e delle possibilità di controllo delle emozioni proprie o altrui, positive o negative… È stato individuato un modello generale di sviluppo emotivo articolato in 3 stadi caratterizzati a sua volta da 3 componenti della comprensione delle emozioni. Il primo stadio detto esterno emerge da 2-3 a 5-6 anni e le sue componenti sono riconoscimento, cause situazionali e ricordi. Il secondo stadio è quello mentale e va dai 5-6 a 8-9 anni e le sue componenti sono desideri, conoscenze e controllo delle espressioni Il terzo stadio è quello riflessivo che emerge tra 8-9 e 11-12 anni e le sue componenti sono la regolazione di ciò che provano, le emozioni miste e quelle morali. Ciò che accomuna queste componenti è che il bambino quando riesce a controllarle correttamente, è capace di comprenderne la complessità e di prestare attenzioni alle proprie. Definisci conoscenza dichiarativa e procedurale Le forme di conoscenza sono definite conoscenze di livello meta poiché si riferiscono al proprio funzionamento cognitivo ed emotivo e sono caratterizzate da processi tra loro interdipendenti. Lo sviluppo delle conoscenze dichiarativa riguarda la conoscenza che l’individuo ha dei propri funzionamenti cognitivi ed emotivi; lo sviluppo della conoscenza procedurale riguarda invece le attività che il soggetto svolge con funzioni di controllo su diversi tipi di processi prima pianificando, poi eseguendo e infine verificando la loro realizzazione. Illustrare le due forme di esteriorizzazione delle emozioni Vi sono due forme di esteriorizzazione delle emozioni: - l’ espressione delle emozioni: tipo di comunicazione non verbale e spontanea che coinvolge l’espressività facciale, corporea e vocale che si manifesta in concomitanza con l’esperienza emozionale. L’espressione è una componente della risposta emotiva - la comunicazione delle emozioni o sulle emozioni è una forma di comunicazione verbale e volontaria che l’individuo utilizza in differita rispetto all’esperienza emozionale. E’ un processo che agisce sugli effetti della risposta emotiva. Definire le componenti della risposta emotiva Le componenti della risposta emotiva sono 5: -componente cognitiva: comprende valutazioni, memoria, associazioni e consente la valutazione cognitiva della rilevanza dello stimolo rispetto ai bisogni dell’individuo -componente fisiologica: riguarda la modificazione di alcuni indici fisiologici e comprende le manifestazioni che coinvolgono il funzionamento dell’organismo al fine di prepararlo ad affrontare adeguatamente l’evento stimolo. -componente espressivo-comportamentale: riguarda le modificazioni espressive che svolgono la funzione di comunicazione e segnalazione all’esterno delle intenzioni e dello stato interno dell’individuo -componente motivazionale: riguarda la predisposizione dell’individuo all’azione e l’elaborazione di determinati atti per raggiungere determinati scopi -componente soggettiva: è una sintesi dell’esperienza emozionale stessa e consente all’individuo di compiere in maniera continua una sorta di auto-monitoraggio. In quali ambiti si esplica l’intelligenza emotiva? L’intelligenza emotiva si esplica in vari ambiti: nelle capacità di inside ovvero cogliere e riconoscere le proprie emozioni, nel controllo e regolazione delle emozioni, nel sapersi motivare, nel tollerare le frustrazioni e di posporre le gratificazioni, nell’empatia e nella gestione delle relazioni sociali e nel gruppo. Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva avviene grazie allo sviluppo delle capacità emozionali, delle abilità cognitive e di quelle comportamentali. Esplicare i tre livelli in cui opera la prevenzione Secondo quanto indicato dall’OMS la prevenzione è l’insieme di attività finalizzate a promuovere la salute degli individui. La prevenzione opera in tre livelli: Prevenzione primaria intesa come l’insieme di interventi effettuati sulla popolazione e/o sull’ambiente efficaci per eliminare le cause dei disturbi fisici e/o psichici. Prevenzione secondaria intesa come l’insieme di interventi sulla persona per curarne l’esordio del disturbo, ridurne la durata e prevenire il rischio di recidiva. Infine la prevenzione terziaria è intesa come l’insieme degli interventi effettuati sulla persona e sul suo ambito familiare prossimo e messi in atto successivamente alla fase acuta del disturbo. La durata di questi percorsi varia nel tempo e sono finalizzati ad evitare la cronicizzazione della patologia. Cosa intente Ba(2003) con il termine riabilitazione? Con il termine riabilitazione si fa riferimento ad un processo che ha come obiettivi quelli di identificare , prevenire e ridurre le cause dell’inabilità e nello stesso tempo aiutare la persona a sviluppare e usare le proprie risorse e capacità in modo da acquisire più fiducia in se stessa e aumentare il livello di autostima facendo leva su ciò che è sano e non sulla patologia. L’obiettivo non è la completa remissione della patologia bensì il reinserimento sociale migliorando la qualità della vita dell’individuo, aiutandolo ad assumersi la responsabilità della propria esistenza a funzionare più attivamente nella società. Esplicare l’approccio psicodinamico riferito alla riabilitazione. L’approccio psicodinamico è uno dei modelli teorici ai quali fanno riferimento tutte le prassi riabilitative. Secondo questo modello il disturbo mentale esprime un’alterazione delle capacità di relazione del soggetto con sé stesso e con gli altri , a causa di un’incapacità di differenziare sé stesso con gli altri. Questa incapacità si traduce in un alterazione della capacità di integrare e utilizzare correttamente le funzione psichiche. La riabilitazione dunque va mirata alla riorganizzazione funzionale delle strutture del sé intrapsichico. Le tecniche espressive da mettere in atto sono la musicoterapia, la danzaterapia, l’arteterapia e la teatroterapia. Indicare le competenze dell’operatore espressivo legati al suo piano professionale e personale L’operatore espressivo nel suo operare , introduce degli elementi legati alla sua soggettività e all’immagine che ha dentro di sé della propria professione. È fondamentale che deve sapere ovvero disporre delle conoscenze necessarie per attuare correttamente il suo lavoro; dele saper fare ovvero essere abile nell’applicare le conoscenze acquisite; deve saper essere e dunque avere un atteggiamento adeguato e comportamenti coerenti con il suo ruolo terapeutico; deve saper agire , sperimentare azioni coerenti nel proprio contesto; infine deve saper divenire , monitorare i cambiamenti. Definire la danzamovimentoterapia espressivo creativa a orientamento psicoanalitico La danzamovimentoterapia è una disciplina specifica orientata a promuovere l’integrazione fisica, emotiva, cognitiva di una persona. Per tutti noi il corpo è uno strumento di espressione e nell’infanzia è proprio attraverso il movimento del corpo che iniziamo a costruirci un’immagine del nostro mondo. Con lo sviluppo, esploriamo le nostre capacità e iniziamo a scoprire ciò che il nostro corpo può fare, conosciamo la nostra struttura fisica e sviluppiamo un’immagine corporea. Molto importante è il rapporto che si crea tra danza/movimento ed emozioni; Nella metodologia espressivo creativa a orientamento psicoanalitico ci sono alcuni aspetti di fondamentale rilevanza: il setting che viene strutturato come ambiente facilitante, lo spazio tempo-simbolico all’interno del quale si verifica l’incontro creativo. Viene definita la forma nel contenuto e nel processo che porta alle produzioni espressivo corporee. Tra processo creativo e terapeutico è presente la comprensione dell’interdipendenza che fa si che il lavoro svolto attraverso il movimento sia uno dei principali strumenti di analisi e intervento. La specificità della Danzamovimentoterapia si riferisce al linguaggio del movimento corporeo e della danza che, uniti al processo creativo, diventano le principali modalità di valutazione e di intervento all'interno di processi interpersonali finalizzati alla positiva evoluzione dell'essere umano. Esplicare il primo principio malaguzziano e le strategie connesse Secondo il primo principio malaguzziano, l’educazione inizia con l’immagine di bambino, immagine che rivela l’indeterminatezza dell’essere umano. Malaguzzi sottolinea l'importanza di dichiarare un’immagine di bambino, di infanzia. Ciascuno di noi ha una sua immagine ed è importante renderla esplicita. Esistono numerose differenti immagini di bambino e ognuno di noi ne possiede una. Quest’immagine orienta e dirige le azioni, le relazioni e le proposte che stabiliamo con i bambini. Ognuno di noi è portatore di una teoria di fondo e dobbiamo esserne coscienti e metterla in atto quando lavoriamo con i bambini. Le strategie connesse sono, l’idea di progettazione in contrapposizione a quella di programmazione, la pedagogia dell’ascolto e l’osservazione attraverso sonde di ricerca. Descrivere le critiche espresse da Malaguzzi alle tesi piajetiane Malaguzzi ammirava il lavoro di Piaget, poiché è stato il primo a dare un’immagine costruttivista del bambino, creativo capace di indagare ed esplorare all'interno degli schemi di significato delle proprie azioni. Il bambino di Piaget è un bambino ben individuato nei suoi momenti o stadi essenziali e di sviluppo progressivo. Piaget offre un'immagine di bambino attiva e creativa, per cui occorreva avere fiducia nelle sue capacità logiche e intellettuali. Inoltre sottolineava l'utilizzo di buoni metodi pedagogici e didattici per aumentare il rendimento degli alunni e accelerare la loro maturazione. Ma in tutto questo mancava la parte tecnica: va bene l’esistenza di tali metodi per incrementare la creatività di un bambino ma occorreva trovare soluzioni pratiche, a partire dalla scuola che doveva fornire nuove soluzioni architettoniche (esaltazione non solo dell'intelligenza ma anche dei loro valori costitutivi, la scoperta del metodo scientifico nel pensiero dei bambini attraverso un lavoro d'iniziazione alla matematica). Malaguzzi , inoltre dedicò diverse esperienze e corsi di formazione al pensiero matematico del bambino che serve a sua volta a sviluppare il pensiero logico. Inoltre credeva nell'importanza dell'interazione sociale come base per la costruzione della conoscenza. - Un'altra critica fondamentale a Piaget era quella riferita alla metodologia o alla forma di arrivare alle conclusioni (metodo clinico o di esplorazione critica).Ciò che non convinceva Malaguzzi è che la sperimentazione permessa non si faccia intorno a un progetto di significato reale costruttivo e creativo che il bambino possa inventare. Non condivideva nemmeno il fatto che questo metodo stabilisse solo una relazione individuale tra il bambino e lo sperimentatore. Si dimenticava tutta la ricchezza socio costruttiva che offre un gruppo di bambini che lavorano e pensano insieme intorno a una situazione problematica.-Malaguzzi difendeva i modi di agire dei bambini che possono cambiare secondo abitudini, cultura e contesti attuali. Grazie ad alcune esperienze realizzate a Reggio Emilia sulla relazione dei bambini col computer, dimostrò che i bambini di oggi sono capaci- con umore e ironia -di pensare in modo diverso e il loro pensiero - logico e fantastico - supera le teorie piagetiane. Che cos’è una sonda ricerca-azione? Articolare la domanda in modo esauriente La sonda è un modo di indagare per conoscere e riconoscere i limiti e le possibilità che ci possono aiutare a osservare meglio, tenendo presente che osservare è complesso e difficile. L'osservazione è un valore che genera aspettativa nel bambino e in cui l’adulto è coinvolto. Sentirsi osservato, significa sentirsi valorizzato, mediante un'osservazione partecipante e non interferente. La sonda rappresenta un’indagine approfondita, una specie di ricerca che cerca di rivelare la complessità delle ricchezze nascoste e originali del bambino. Metaforicamente un'operazione di perforazione, un'indagine approfondita , una specie di ricerca che cerca di rilevare la complessità delle ricchezze nascoste e originali nel bambino . Essa è un desiderio di conoscere ciò che è più recondito dal punto di vista qualitativo e quantitativo del bambino. Una sonda di ricerca-azione consiste nella raccolta di comportamenti, procedure, interpretazioni, prestazioni dei bambini attorno ad una esperienza delimitata e definita e che tende a conoscere la qualità e la varietà delle influenze dei bambini sui bambini. La sonda produce ipotesi, diversifica e adegua la forma di ricerca nel momento in cui si vuole riscattare ricchezze e potenzialità dell’infanzia. I dati vanno poi interpretati, valutati criticamente e autocriticati. Esplicare il concetto di intelligenza in Malaguzzi Il concetto di intelligenza in Malaguzzi si esplica dalla sua idea che l’intelligenza si sviluppi nell’ambito delle diverse esperienze. Secondo il pedagogista, l'intelligenza è una dotazione innata della quale il bambino non è protagonista, in quanto la eredita geneticamente, anche se principalmente eredita solo il suo funzionamento. Malaguzzi non accettava l’esistenza di più intelligenze come invece sosteneva Gardner, infatti afferma che l’intelligenza è unica e che in questa intelligenza si possono ritrovare intelligenze particolari. Tradizionalmente è vista come la capacita di risolvere i problemi, ma per Malaguzzi non è solo il cervello che produce tale capacità, ma la si trova in tutto il corpo. Afferma che anche se vi sono differenze genetiche tra i bambini, tutti sono dotati di intelligenza e competenze, infatti, per lui non esiste l'handicap, ovvero bambini con deficienze, tutti i bambini sono intelligenti. L'intelligenza per lui non è solo di carattere cognitivo, ma ha anche connessione con le emozioni. Malaguzzi preferiva parlare di computazione, piuttosto che di intelligenza, in quanto, l'intelligenza è una strategia artistica che deve combinare tra loro le molteplici qualità e anche una capacità strategica di adattamento alle nuove situazioni e di superamento degli eventi. Illustrare la seconda strategia connessa al secondo principio: il piccolo gruppo La seconda strategia connessa al secondo principio riguarda, il piccolo gruppo, in cui si ha la possibilità di definire costantemente i ruoli e scoprire le potenzialità, rivelando così le caratteristiche e le complementarietà dei bambini. La costruzione del piccolo gruppo è utile per far creare in modo naturale ai bambini una forma di relazione e di apertura allo scambio con l'altro. Nel piccolo gruppo, i bambini comunicano tra loro e si scambiano le conoscenze attraverso la costruzione di idee condivise. Il piccolo essere lo stesso anche per gli educatori, perché essere sempre attivi alla costante ricerca della novità e dell'ignoto poteva agevolare l’attività educativa. Una ricerca permanente che cerca di apprendere come sono fatti i percorsi di apprendimento rende bambini ed educatori coscienti di queste abilità. Se i bambini si rendono conto di essere osservati con interesse da parte dell'adulto potranno sentirsi sicuri e apprezzati dagli altri. Esplicare il secondo principio malaguzziano e le strategie connesse Nel secondo principio Malaguzzi afferma che educare significa aumentare il numero di opportunità’ possibili, non gerarchizzare in eccesso le diverse possibilità/ proposte che la scuola deve offrire e presentare una varietà di offerte di qualità che si sintonizzi sui desideri e i diritti di tutti i bambini. Gli adulti e i bambini sono collocati in una dimensione reale e possibile e bisogna pensare diversamente e in modo critico rispetto a ciò che viene imposto dalle condizioni attuali. Sono 4 i concetti fondamentali relativi al secondo principio: REALE= una delle probabilità del possibile e una riduzione delle sue possibilità potenzialità VIRTUALE= implica un’indeterminatezza del processo, apre all’alterità, a nuovi campi di interpretazione che generano problemi nuovi POSSIBILE= offre la possibilità di esistere a opportunità scelte come realizzabili NEOTENIA= plasticità o disponibilità giovanile. Deve esserci un’adeguata organizzazione dei nidi e delle scuole d’infanzia e si deve aumentare il numero di opportunità per rendere esplicita la strategia. Esplicare il terzo principio malaguzziano e le strategie connesse Nel terzo principio Malaguzzi afferma che il bambino è un soggetto con diritti storici e culturali. L'umanità ha impiegato molto tempo prima di riconoscere l'infanzia come soggetto indipendente dall’adulto e per riconoscere i suoi diritti. La prima carta di diritti sui bambini risale al 1923 che diventò carta dei diritti dell'infanzia nel 1924 quando venne adottata dalla Società delle Nazioni, poi divenuta dichiarazione di Ginevra, fino ad arrivare alla Dichiarazione Universale dei diritti dell'infanzia nel 1989. Le strategie connesse al terzo principio di Malaguzzi sono tre: La prima strategia connessa al terzo principio è la difesa dei diritti dei bambini, degli educatori, delle famiglie e della donna. Non si possono infatti rispettare i diritti dell’infanzia, senza difendere I diritti degli educatori e delle famiglie. La seconda strategia consiste nell’identità della scuola e dell’educazione infantile. Per Malaguzzi la scuola dell’infanzia era sia un servizio sociale che un servizio educativo. La terza strategia è lo sviluppo dei diritti dell'infanzia prendendo in prestito la voce dei loro cento linguaggi. I bambini sono i protagonisti della loro storia. Elencare e descrivere i rischi nei quali può incorrere l'educazione infantile secondo Malaguzzi L'educazione impostata da Malaguzzi non è immune a rischi, ma come altre teorie è spesso soggetta problemi come il non prendere in considerazione I limiti e debolezze dei bambini, quanto invece soffermarsi sulla forza sorprendente e straordinaria delle loro potenzialità, dei loro talenti ed immediato protagonismo. I rischi nei quali l’educatore infantile può incorrere sono 12 : assistenzialismo, pedagogia pediatrica, pedagogia da infermiera, istruzionalismo, anticipo, stimolazione precoce, pedagogia da macelleria, la falsa separazione del carattere sociale ed educativo nelle istituzioni, il folklorismo ecc.. Illustrare le funzioni della tristezza La tristezza, così come le altre emozioni svolge la funzione di adattamento e di attivazione di segnali d'allarme, affinché l'individuo possa intervenire. Infatti è grazie alla tristezza, molto spesso, che si può scoprire la gioia. La tristezza è fondamentale nell’affrontare il cambiamento; infatti, si prova insieme all’ansia per ciò che ancora ignoriamo e non conosciamo e porta inevitabilmente con sé la tristezza per la perdita di ciò che si è lasciato indietro e che è cambiando, o che si è perduto. È dalla tristezza che si impara come vivere la vita: non si può essere felici se non si è anche tristi. Le funzioni della tristezza sono il rallentare i nostri pensieri e le nostre azioni e questo è un effetto positivo perché ci consente di pensare e agire più lentamente e ci consente di vedere le cose da una prospettiva diversa, comprendere meglio i nostri problemi, saperne parlare più chiaramente e riuscire a trovare una soluzione. La tristezza svolge importanti funzioni positive: offre opportunità di autoanalisi, comunica a se stessi e agli altri che qualcosa non sta andando come dovrebbe e che quindi è necessario intervenire. Gli effetti negativi si hanno quando la tristezza è persistente e comporta una perdita di interesse verso tutto e tutti, comporta forme di isolamento e ritiro sociale e non predispone all’apprendimento. Esplicitare le differenze tra rabbia e aggressività La rabbia si manifesta con una serie di segnali della faccia e del corpo. Nel viso angoli interni delle sopracciglia si abbassano e formano rughe verticali tra le sopracciglia, gli occhi restano socchiusi e la bocca è spalancata, oppure con le labbra serrate. Si stringono i pugni e si serrano le mascelle, assumendo un’espressione di sfida e alzando il tono della voce. La rabbia ha una funziona adattativa, prepara l’individuo ad agire o reagire per fronteggiare una situazione ingiusta, frustante vissuta come un ostacolo al raggiungimento dei propri obiettivi. L’individuo si prepara ad affrontare un possibile scontro e a tal fine si prepara fisicamente. La rabbia si manifesta in molte occasioni di interazioni tra bambini e se non ben controllata può sfociare in aggressività. Perché ignorare e sfruttare le paure infantili risulta controproducente? Ignorare e sfruttare le paure infantili risulta controproducente in quanto, se si ignora la paura, i bambini non si sentono compresi né rassicurati. Può provocare allo sviluppo di un senso di insicurezza e sfiducia nei confronti di chi pensavano potesse proteggerli. Se si sfruttare la paura, la strategia del terrore alimenta le paure e offre lo sviluppo di motivazioni estrinseche. I bambini vanno compresi e aiutati ad accettare e fronteggiare le proprie paure. Descrivere in modo approfondito l'espressione facciale delle emozioni di gioia e tristezza La gioia è rappresentata esternamente a livello generale da un sorriso, ma dietro un sorriso, osservando attentamente un volto si possono riconoscere altri aspetti importanti che possono distinguere la gioia dalle altre emozioni. L’espressione facciale riferita all’emozione della gioia è caratterizzata dalla fronte distesa, le guance sono sollevate e sono presenti delle pieghe e fossette, intorno agli occhi si formano delle rughe, che rivelano l’autentica espressione della gioia. La tristezza è una delle emozioni più durature. Ha gradi più o meno intensi, fino ad arrivare al dolore che si prova ad esempio per un lutto. L'espressione facciale della tristezza è caratterizzata dagli angoli della bocca che sono rivolti verso il basso, il mento preme contro la parte centrale del labbro inferiore. Gli angoli interni delle sopracciglia sono sollevati in modo che queste appaiono oblique, formando delle rughe sulla fronte appena al di sopra delle sopracciglia e gli occhi a volte possono essere socchiusi. Nelle forme più estreme, l’unico segno di tristezza può essere la totale assenza di tono muscolare nel volto. Ma spesso anche gli occhi e la fronte sono coinvolti. Esplicare la capacità di regolare e utilizzare costruttivamente le emozioni La capacità di regolare e utilizzare costruttivamente e attivamente le emozioni è data dalla competenza emotiva in cui si ha la consapevolezza delle proprie emozioni, capacità di riconoscere e comprendere, mediante l'empatia le emozioni altrui. Tale capacità è inoltre importante per capire non solo ciò che il bambino sa sulle emozioni ma anche ciò che il bambino fa con le emozioni. possedere la capacità di regolare le proprie emozioni significa saper dare loro un peso e un significato, e soprattutto saper distinguere le emozioni positive da quelle negative. Dunque le competenze personali, come l'autoconsapevolezza e l'autocontrollo, riguardano la capacità umana di gestire e usare costruttivamente le emozioni. Tale capacità è presente nei bambini che hanno instaurato nel tempo uno stile di attaccamento sicuro. La comprensione delle emozioni inizia ha svilupparsi intorno ai 3-4 anni , periodo in cui un bambino acquisisce e sviluppa la cosiddetta Teoria della Mente. Quali sono le funzioni della tristezza? La tristezza, così come le altre emozioni svolge la funzione di adattamento e di attivazione di segnali d’allarme affinchè l’individuo possa intervenire. Le funzioni della tristezza sono il rallentare i nostri ritmi, i nostri pensieri e le nostre azioni e questo è un effetto positivo perché ci consente di pensare e agire più lentamente e ci consente di vedere le cose da una prospettiva diversa, comprendere meglio i nostri problemi, saperne parlare più chiaramente e riuscire a trovare una soluzione. Inoltre la tristezza svolge la funzione di richiesta di aiuto, consolazione e accudimento, soprattutto ricordando eventi legati alle perdite, fa da accompagnamento e attutisce il dolore. Illustrare i vissuti che caratterizzano una delle emozioni fondamentali e la metodologia proposta dall'EC La memoria attua un collegamento con i vissuti del passato e riporta a galla sensazioni vissuti di tempi lontani e anche se ci si rende conto di quanto irrazionale possa essere una determinata reazione, tale reazione e gli stessi vissuti, seppure uguali per tutti, non vengono percepiti e vissuti allo stesso modo da tutti. Comunemente si pensa che la paura sia un'emozione negativa a causa delle sensazioni e dei vissuti spiacevoli che si provano quando si è spaventati. Tra i vissuti spiacevoli si considera il tremore, quella sensazione di freddo che attraversa il corpo, il senso di impotenza e la voglia di scappare. Nonostante i vissuti negativi, quando ci si sente minacciati da un reale pericolo, la paura consente di prestare attenzione a ciò che potrebbe essere dannoso e spinge a mettersi in salvo. La paura svolge una grande funzione adattativa garantendo la sopravvivenza in molte situazioni pericolose. Anche la paura moderata ci fa essere più prudenti. In questo caso la metodologia proposta dall’Emotion course ha due obiettivi: quello di far conoscere e far saper descrivere i segnali che caratterizzano le espressioni facciali di paura, quello di imparare a cogliere la differenza tra una persona spaventata e una molto spaventata. Il tutto si realizza con delle attività attraverso l’utilizzo di alcuni materiali quali il gioco delle sagome di Richy e Vanda e le relative facce, fogli di disegno e racconto sulle emozioni, i bambini acquisiscono la capacità di riconoscere, esprimere, regolare, etichettare e utilizzare adeguatamente l’emozione, in questo caso della paura. Illustrare le differenze tra le varie emozioni: gioia e tristezza, rabbia e paura citando le attività proposte dall'Emotions Course per aiutare i bambini al confronto Le emozioni possono essere definite come reazioni affettive intense, la cui comparsa provoca modificazioni a livello somatico e psichico. Mettendo a confronto le emozioni gioia e tristezza, rabbia e paura è possibile notare che queste hanno effetti diversi, del tutto opposti. La gioia ha effetti positivi sulla nostra mente e sul nostro corpo, influenza ciò che pensiamo. Promuove la sopravvivenza, l’adattamento e lo sviluppo degli individui. Spinge gli individui ad agire in modo costruttivo. Emerge precocemente. L’emozione della tristezza può presentarsi in modi diversi e comporta un rallentamento del pensiero e delle azioni. La rabbia si manifesta in molte occasioni, soprattutto nell’interazione tra bambini. Bisogna evitare che la rabbia si trasformi in aggressività. Elencare ed esplicare i vari punti attraverso cui l’insegnante può stimolare i bambini a partecipare attivamente all’ascolto delle storie incoraggiandoli a fare domande e commenti Durante la lettura è necessario stimolare i bambini a partecipare attivamente all’ascolto delle storie incoraggiando domande e commenti. Nel caso in cui i bambini non pongono domande, si deve interrompere la lettura ad ogni passaggio interessante e si devono porre domande ai bambini circa le emozioni provate dal protagonista. L’insegnante deve accogliere le domande dei bambini e rispondere, deve accettare qualsiasi commento di ogni bambino e chiedere il parere degli altri. L’insegnante deve ripetere i commenti e le considerazioni che consentono di rinforzare l’apprendimento delle relazioni. È importante che vengano commentati sia gli effetti positivi che quelli negativi delle emozioni e ad ogni passaggio interessante di storia interrompere la lettura e chiedere ai bambini di individuare le emozioni del personaggio principale.