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Domande d'esame storia della scuola prof. Angelo Gaudio, Appunti di Storia della scuola e istituzioni educative

Domande d'esame storia della scuola prof. Angelo Gaudio

Tipologia: Appunti

2021/2022

Caricato il 17/02/2024

Robertinaa2345
Robertinaa2345 🇮🇹

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Scarica Domande d'esame storia della scuola prof. Angelo Gaudio e più Appunti in PDF di Storia della scuola e istituzioni educative solo su Docsity! STORIA DELLA SCUOLA DOMANDE D’ESAME Europa nell’età dell’assolutismo. Ovviamente la legge Casati era consapevole che un sistema scolastico ostile alla religione difficilmente avrebbe avuto il consenso delle famiglie e quindi viene inserita la religione sotto forma di catechismo e storia sacra. L’istruzione elementare era di due gradi: inferiore e superiore (ordinamento quadriennale: 2 inferiore + 2 superiore). L’istruzione elementare era obbligatoria per il grado inferiore e la gestione era a carico dei comuni, che pagavano anche i maestri. Essa era data gratuitamente in tutti i comuni, in base ai bisogni degli abitanti. In ogni comune c’era una scuola in cui era garantita l’istruzione inferiore maschile e femminile in due classi distinte. In realtà però non sempre fu così, infatti nei comuni situati in realtà disagiate in cui il numero di alunne era limitato, si videro costretti a inserirle all’interno delle classi maschili. [Il vertice dell’apparato dell'istruzione pubblica attestava la predilezione del governo per la messa in campo di un sistema ubbidiente ad una cabina di regia ministeriale, da cui dipendevano, gli apparati periferici. L’assetto amministrativo era di per sé eloquente dato che le università erano incarico all’erario, gli istituti tecnici a province e stato, mentre le scuole elementari ai comuni.] Scuole elementari di grado superiore dovevano garantirsi nei comuni di oltre 4.000 abitanti e dove esistessero istituti di istruzione pubblica che richiedevano, come requisito d'amissione, l’aver compiuto l'intero ciclo di base. C’era un sistema di esami pubblici con scadenza semestrale che garantivano la verifica degli apprendimenti. Un aspetto interessante fu quello della determinazione dei criteri di numerosità dei bambini per ciascuna classe. Infatti ogni classe poteva avere un massimo di 70 studenti presenti simultaneamente con un unico insegnante. La scuola secondaria classica, insieme all’università aveva nella legge Casati una preponderanza. Si definisce un insieme di quadri orari con progressivi aggiustamenti dei programmi. Si creò un sistema medio di classicità che era al tempo stesso meno nazionale di quello francese ma anche meno linguistico filologico di quello tedesco. In questa legge l’istruzione elementare e quella magistrale erano pensate accanto all’istruzione tecnica. La legge Casati prevedeva 9 scuole normali maschili e 9 femminili. Il corso si articolava in 3 anni, al termine del secondo si poteva sostenere l’esame per la patente di grado inferiore. A questa legge si deve la tripartizione con cui si distingue la scuola classica tradizionale dagli istituti tecnici e da quelli professionali. La separazione tra istruzione tecnica e ginnasiale/liceale riguarda proprio gli edifici scolastici, i livelli di competenza tra centro e periferia e il personale direttivo degli istituti. Con il regolamento attuativo della Casati organizza gli studi tecnici nelle sezioni commerciale amministrativa, chimica, agronomica virgola e in quella fisica matematica. Tra le altre cose, la legge Casati era anche lo strumento legislativo che doveva raccogliere le diverse sedi universitarie in un unico sistema nazionale e rimetterle al passo coi modelli internazionali più avanzati. C’è una decisa reazione alle influenze ecclesiastiche e quindi si caratterizza per un carattere centralizzato e dirigista incentrato sul ruolo del Ministero e del Consiglio superiore della pubblica istruzione. Le sedi universitarie esistevano solo con il riconoscimento governativo, il quale tra l’altro sceglieva quali tra le facoltà riconosciute dovevano essere presenti in ogni sede, stabiliva per ogni facoltà l’elenco delle materie fondamentali e il numero di cattedre coperte dai professori ordinari. La selezione degli insegnanti era sotto controllo ministeriale, infatti dovevano fare un concorso in cui erano valutati da esperti della disciplina che si vuole insegnare. Nelle cattedre senza concorso il ministro poteva nominare studiosi competenti sulla disciplina. Questo sistema ha fatto sì che negli atenei ci fossero insegnanti politicamente graditi dal governo. L’istruzione superiore (università) doveva provvedere ad indirizzare la gioventù verso carriere pubbliche o private. Accanto alle facoltà tradizionali (teologia, giurisprudenza, medicina, scienze fisiche matematiche e naturali, filosofia) fu istituita la SCUOLA DI APPLICAZIONE PER GLI INGEGNERI. Per essere ammessi all’università dovevi superare l’esame di ammissione e i titoli di studio delle università statali avevano valore legale su tutto il territorio. Se si arrivava da scuole non statali si pagava il doppio delle tasse. Delle università che erano poche se ne occupava solo lo Stato. La legge Casati aveva anche stabilito dei minimi salariali degli stipendi annuali che variavano in base alla classificazione della scuola (urbana e rurale), al grado (inferiore e superiore) e alle classi maschili e femminili. Per quanto riguarda l’istruzione secondaria, la legge Casati ometteva qualsiasi riferimento al femminile. Le scelte di Casati vengono viste da una parte come espressione di una visione classista della scuola, dall’altra giustificate con necessità di dare all’Italia una classe dirigente formata ai valori della nazione da una scuola nazionale. La prima legge scolastica italiana instaura un impianto educativo a due canali: lo Stato sostiene a suo carico la formazione delle élite e delle professioni, mentre affida ai comuni il mantenimento della scuola elementare. L’uscita dalla legislazione casatiana sull’istruzione primaria si realizza: 1) Momento segnato dalla legge speciale per le provincie meridionali 2) Legge Daneo-Credaro del 1911 che getta le basi per l’uscita della casati 3) Effetti positivi dell’età giolittiana. Gli investimenti indotti dalla Casati e sostenuti dallo stato nel 1906, hanno creato un’offerta accessibile a gruppi sociali disposti ad investire nell’istruzione di base dei figli. Riprendendo la legge Lanza si ribadiva che il ministero promuoveva le scuole pubbliche e vigilava su quelle private. Il testo si occupa prima del ministero, poi università, poi liceo e infine scuola elementare. Lo Stato governa la scuola, collaboratori esecutivi del ministro sono 3 ispettori generali (per università, scuola secondaria, normali e elementari). Responsabili locali subordinati al ministro. Rettore a capo dell’università, Provveditore a capo delle secondarie, Ispettore a capo delle normali e elementari. 1860 - IMPRESA DEI MILLE Regno d’Italia (1861-1946) 1861 - proclamato il regno di Italia. - il 78% degli italiani è analfabeta. - fino al 1876 destra Storica: regolamenti 1865 (stabilì che l’istruzione religiosa non era compresa nelle ore d’insegnamento al ginnasio o al liceo e che era impartita nell’oratorio della scuola a classi riunite), ministro De Sanctis, laicizzazione della scuola (gradualmente la religione fu considerata come materia facoltativa e solo per gli studenti i cui genitori la richiedevano). 1862 - REGOLAMENTO MATTEUCCI SULL’UNIVERSITÀ → Matteucci nel 1862 provvede all’omologazione amministrativa ed economica degli atenei fissando un anno accademico a cadenza uniforme. Il ministro procedette con un piano radicale di uniformazione dei programmi di studio e di verifica del profitto. Le lauree sarebbero state rilasciate ogni anno da commissioni insediate nell’università di Torino, Pavia, Bologna, Pisa, Napoli e Palermo, ossia le sedi “maggiori” dotate di tutte le facoltà e interamente sostenute dallo stato. Le università minori avevano la necessità di integrare dotazioni economiche assai più poveri con finanziamenti privati o di enti locali. L’idea era quella di concentrare le risorse disponibili su un numero limitato di atenei, in grado di sostenere impianti scientifici di avanguardia e di offrire le condizioni più adeguate agli alti studi. Il regolamento Matteucci incontrò immediatamente opposizioni negli atenei di provincia e, di conseguenza, tra il personale politico amministrativo rappresentante di quei territori. Amari, successore di Matteucci, accantonò la differenziazione funzionale tra gli atenei e ogni progetto di chiusura delle sedi. Anzi vennero istituite nuove istituzioni accademiche come: l’accademia scientifico letteraria, la scuola di applicazioni per ingeneri. 1866 - TERZA GUERRA DI INDIPENDENZA → Veneto e Udine entrano a far parte dell’Italia. Fu combattuta dal Regno d'Italia contro l'Impero austriaco. Ebbe origine dalla necessità dell'Italia di affiancare la Prussia nel tentativo comune di eliminare l'influenza dell'Austria sulle rispettive nazioni. 1867 - Alessandro Rossi organizza un asilo infantile nel suo lanificio  l’asilo aziendale nasce quindi NON con finalità pedagogiche, ma nell’interesse economico dell’azienda, perché altrimenti la mamma avrebbe dovuto stare a casa per allattare il figlio. 1870 - BRECCIA DI PORTA PIA → lo Stato pontificio è annesso al regno di Italia. Decretò la fine dello Stato Pontificio quale entità storico-politica e fu un momento di profonda rivoluzione nella gestione del potere temporale da parte dei papi. L'anno successivo la capitale d'Italia fu trasferita da Firenze a Roma (legge 3 febbraio 1871, n. 33). L'anniversario del 20 settembre è stato festività nazionale fino al 1930, quando fu abolito a seguito della firma dei Patti Lateranensi. 1873 - LEGGE SCIALOJA-CORRENTI → nel 1873 vi fu l'abolizione delle facoltà teologiche nell’università statali. La loro cancellazione era pensata per garantire alle discipline di impianto storico, filosofico e letterario ospitate nella facoltà una collocazione che garantisse meglio il loro sviluppo critico e scientifico. Le facoltà tradizionali fornivano una preparazione caratterizzata dal classico impianto teorico delle professioni liberali, non immediatamente applicabile a professionalità che lo sviluppo economico e industriale di fine 800 rendeva più ricercate. Furono affiancate alle tradizionali università istituti di istruzione superiore da essi distinti, per la formazione non solo di ingegneri, ma anche di veterinari, agronomi e farmacisti. L’inchiesta di Scialoja del 1873 testimoniò le carenze e le eterogeneità e anche la mancanza di una comune stabilità diffusa verso le esigenze di riforma. Ne emerse la consapevolezza della carenza di professori laureati. A questo si cerca di venire incontro con il regolamento generale della facoltà di lettere filosofia dell’85 che prevedeva una licenza biennale che dava adito all’insegnamento nelle prime 3 classi del ginnasio e delle scuole tecniche. 1875 - REGOLAMENTO BONGHI → il regolamento Bonghi stabilì che le donne potevano iscriversi a qualsiasi facoltà universitaria. Anche questa decisione fu frutto di un dibattito, in linea con quanto stava accadendo in altri paesi europei. Le donne potevano accedere all’università, a patto che gli studi universitari non incrinassero il compito materno. Le prime pioniere che approdarono all'università appartenevano alla borghesia commerciale e intellettuale del tempo, mentre le giovani di famiglie operaia e quelle della nobiltà e alta borghesia erano accomunate da un medesimo destino, impossibilità di ottenere un'istruzione superiore per poter aspirare al lavoro qualificato. Una questione che emerse nella politica universitaria fu la necessità di attrezzare gli atenei alla formazione dei docenti. Nel 1875 grazie a Bonghi le facoltà letterarie scientifiche si dotarono di uno strumento di preparazione all’insegnamento medio, con le scuole di magistero, cicli di lezioni ed esercitazioni da sostenersi a partire dall’ultimo biennio di studi universitari. 1876 - Sinistra storica al governo (rivoluzione parlamentare) → allargamento dell’elettorato politico (potevano votare tutti i maschi maggiorenni che avessero fatto almeno il primo ciclo elementare) Obbligatorietà della scuola (il primo ciclo passa da 2 a 3 anni): ma è obbligo di ISTRUZIONE non di ISCRIZIONE. Nell'età della sinistra storica si assiste alla ricostruzione di una rete di scuole gesuitiche, della separatezza di alcune élite urbane rispetto al nuovo stato, ma anche di un attivismo di nuove élite laicali. 1877 - LEGGE COPPINO → la legge Coppino del 1877 determina l’obbligo scolastico dai 6 ai 9 anni con l’esplicitazione delle sanzioni e le eventuali inadempienze di alunni, famiglie e comuni; e il carattere aconfessionale di questo percorso di studi. Quella Coppino era un intervento che raggiungeva alcuni obiettivi cari alla sua famiglia politica, ovvero cercava di dare una risposta ai risultati insoddisfacenti dell’alfabetizzazione popolare e tendeva ad agganciare l’acquisizione dell’istruzione ad un ampliamento della partecipazione civile. La legge perseguì le attese e gli orientamenti ideologici di quella parte della borghesia italiana che aveva visto nella chiesa una delle istituzioni più stili alla completa unificazione. Quindi scuola elementare portata da 4 a 5 anni con obbligo per i primi 3 anni e vere sanzioni per i trasgressori. Si omette l’insegnamento della religione cattolica, si inserisce l’insegnamento dei diritti e doveri dell’uomo e del cittadino. Dato che la legge Coppino NON aveva abrogato quella Casati (che prevedeva l’obbligo dell’insegnamento religioso alle elementari), la maggioranza dei Comuni continuò a farla insegnare. - ERNESTINA PAPER È LA PRIMA LAUREATA DOPO L’UNITÀ un'esigenza fortissima e dal bisogno di risolvere in parte i numerosi problemi nati dall'occupazione femminile nell'industria, presenta dei difetti tali da farla apparire del tutto misera, se non addirittura ingiusta. Essa offre una scarsa tutela alle donne, in quanto non tiene conto del lungo periodo di gravidanza, in cui la madre e il bambino sono esposti a numerosi pericoli, proprio a causa del lavoro, della fatica, e delle sostanze tossiche di lavorazione. 1903 - LEGGE NASI → riguarda lo stato giuridico degli insegnanti delle elementari. Con l’approvazione di questa legge si intendeva porre fine all’arbitrio delle nomine locali, costringendo le amministrazioni comunali a corrispondere lo stesso stipendio a coloro che insegnavano nelle classi maschili, al di là della differenza di genere. Con questa legge si consolida la posizione giuridica dei maestri e si impone ai comuni con oltre 10000 abitanti di istituire una direzione didattica per gruppi di almeno 20 classi di scuola elementare. 1904 - LEGGE ORLANDO → richiamava la necessità per i comuni di iscrivere in bilancio un fondo per sovvenire gli iscritti appartenenti a famiglie povere, sia con la refezione scolastica, sia con la distribuzione di indumenti, di libri di testo e altro. Prometteva, nel termine di un anno dalla promulgazione, la presentazione delle fondazioni scolastiche esistenti. Quindi assistere gli alunni più poveri ed elargisce fondi ai Comuni con modesti bilanci. L'orientamento del ministro pubblica istruzione Orlando era di accompagnare lo sviluppo industriale con un miglioramento complessivo dell'istruzione pubblica. In questo senso la creazione della scuola popolare da lui istituita nella legge del 1904, per non disarticolando il modello della Casati e non mettendo in discussione le mutabili esigenze locali, affidava all’erario, e non alle casse municipali i nuovi oneri derivati dalla riforma. Nei provvedimenti Orlando del 1904 vi è l'introduzione della scuola popolare come istruzione post-elementare che intende costituire l'anticamera agli istituti professionali veri e propri, garantendo al contempo uno spazio per l’adempimento dell'obbligo di istruzione elevato 12 anni. Orlando riporta il corso elementare quattro anni pensati da Casati e definisce una scelta al termine del primo ciclo di studi: chi intendeva proseguire gli studi avrebbe sostenuto un esame di maturità, mentre gli altri avrebbero completato l'obbligo scolastico nella quinta e nella nuova sesta classe (corso popolare, una scuola di avviamento professionale, a conclusione della quale si conseguiva la licenza elementare). Quindi la scuola è sempre articolata in inferiore e superiore (4+2). La legge prevedeva l'equalizzazione della retribuzione degli insegnanti della scuola elementare, innanzitutto in relazione alla bipartizione tra biennio inferiore e superiore, ma anche rispetto a diversi tipi di discriminazione, in base al sesso, al luogo di insegnamento (periferia, campagna, città) o quant'altro. 1905 - NUOVI PROGRAMMI PER LE SCUOLE ELEMENTARI (FRANCESCO ORESTANO) → insistono sulla finalità pratica ed utilitaristica di tutto l'insegnamento. Manca la caratterizzazione tecnica della scuola e degli istituti tecnici. Erano organizzati per materie ma disposti per classi. L'estensore Orestano chiariva che occorreva prestare molta attenzione al lato psicologico che esiste tra lo sviluppo formale dell'intelligenza e la facoltà di appercezione. Per questo il fanciullo doveva vedere il mondo prima con i tuoi sensi e suo intelletto, secondo un criterio di progressività in grado di condurre alle nozioni più generali e teoriche al termine del percorso di studio. In ogni caso l'istruzione elementare sarebbe stata strettamente confinata ai bisogni del popolo anzi ancor più delle singole popolazioni. La scuola primaria doveva servire per l’avvio alle future professioni secondo le tipicità del territorio. Con i programmi del 1905 c’era un approccio didattico ancorato a un’osservazione diretta dei fatti, piuttosto che alle nozioni. In questi programmi c’è un dibattito sulla scuola media unica e laica. - Ernesto Soncini fonda l’Istituto pro lattanti e slattati a Mantova 1906 - LEGGE SONNINO → legge speciale per le province meridionali: impegno dello stato per le scuole elementari. Avrebbe permesso la costruzione, l'ampliamento il restauro delle scuole elementari con il concorso dello Stato. 1907 - MARIA MONTESSORI FONDA LE “CASE DEI BAMBINI” A ROMA → dove iniziò a mettere a punto quello che diviene il metodo Montessori. Si parte dall’idea che il bambino che approda alla scuola dell’infanzia è già un bambino deviato da abitudini famigliari. Quello che viene consegnato è solo uno stereotipo di bambino, ma non quello autentico, l’ambiente di apprendimento predisposto era diretto alla normalizzazione dell’infanzia. Pur avendo le caratteristiche di un luogo protetto e famigliare, che fosse a misura di bambino e davvero “dei” bambini e non “per” i bambini, era anche una clinica didattica. Il bambino esce dalla mente assorbente (0-3 anni), al bambino e alla sua nuova mente matematica (3-6) deve essere offerta la possibilità di operare una selezione più consapevole dei dati. Tutta la vita della Casa era supervisionata da un nuovo tipo di insegnante, la cui prima caratteristica doveva essere l’umiltà. La Casa era supervisionata da un nuovo tipo di insegnante, la cui prima caratteristica doveva esse l’umiltà. La maestra montessoriana organizzava l’ambiente di apprendimento, mostrava al bambino il corretto uso del materiale. Questa insegnante necessitava di un apposito processo formativo: per tutta la sua via la Montessori promosse un’educazione infantile e formazione per gli educatori dell’infanzia. Questa attenzione pedagogica al tema dell’educazione dell’infanzia si riverberò sulla legislazione. 1910-11 - gli iscritti ai percorsi di istruzione tecnica sono il doppio di quelli a ginnasi e licei 1911 - LEGGE DANEO-CREDARO → segnò il passaggio dell’istruzione elementare dai comuni allo Stato, con l’eccezione dei comuni che avessero contenuto l’analfabetismo dei cittadini. La legge Daneo-Credaro, con l’avocazione allo stato della gestione delle scuole elementari, fu la più significativa risposta legislativa al fatto che domanda e offerta di istruzione si incontravano su livelli più alti: la scuola cresceva come sistema e anche gli insegnanti sembravano proiettati verso un maggior riconoscimento sociale. Daneo la propone, mentre Credaro la porta a termine. Luigi Credaro, radicale, ministro della pubblica istruzione dopo Orlando, filosofo, molto influenzato dalla massoneria. La sua legge si occupa di scuola elementare “AVVOCAZIONE ALLO STATO DELLE SCUOLE ELEMENTARI”, rendendo la scuola elementare servizio statale, lo Stato deve pagare gli stipendi dei maestri. Obbligatori in tutti i comuni i PATRONATI SCOLASTICI. A ridosso però della 1 guerra mondiale, la sua applicazione fu problematica. Una delle ultime importanti riforme dell’età giolittiana, alla quale si oppose molto la Chiesa. - il tasso di analfabetismo scende sotto il 50% 1911-12 - guerra italo turca 1913 - regolamento del ministero agricoltura, industria e commercio sulle scuole professionali 1915-18 - Italia nella prima guerra mondiale → l’avvento della prima guerra mondiale diede nuovi argomenti che incolpavo la scuola di non alimentare adeguatamente il senso di appartenenza alla stazione alla nazione. 1919-20 - la conferenza per la pace a Versailles ridisegna gli equilibri mondiali - biennio rosso 1919 - D’Annunzio guida l’occupazione di Fiume – abolita l’autorizzazione maritale → le donne possono esercitare ogni professione (tranne quella di magistrato) 1922 - scuole aziendali industriali → fondata la scuola professionale interna alla FIAT - marcia su Roma → Mussolini va al potere 1923 - RIFORMA GENTILE → La riforma messa in atto da Gentile nel 1923 faceva da sintesi a molti dibattiti irrisolti nell’Italia postunitaria (limiti nella formazione dei maestri, organizzazione degli studi, questione della libertà di insegnamento) e ribadiva il ruolo preminente dello Stato nell’educazione nazionale chiudendo la porta al sistema politico liberale, mettendo le basi per una svolta fascista dell’istruzione pubblica. Questa venne riordinata varie volte con tre interventi normativi: con il RD 1054/1923 viene ordinata l’istruzione media al cui interno troviamo l’istruzione magistrale, RD 2185/1923 che riguardava l’ordinamento dei gradi scolastici e dei programmi didattici dell’istruzione elementare e con RD 2410/1923 che articolava le scuole elementari in classificate e non classificate provvisorie e sussidiate. Lui dice che “La pedagogia è una scienza filosofica” → è più importante sapere COSA insegnare che come. Concezione elitaria della scuola: poche ma buone! È una riforma di ordinamento gerarchico e centralistico: 1. RELIGIONE NELLE SCUOLE ELEMENTARI (La scelta di rendere obbligatoria l’istruzione religiosa a livello elementare era da intendersi non come un cedimento dello Stato alle esigenze della Chiesa, ma come una concessione data in virtù dei vantaggi politici ed ideologici che sarebbero derivati dal riconoscimento di questa materia da parte del governo. Il suo schierarsi per l’insegnamento della religione si comprende considerano che la disciplina nella scuola elementare doveva essere intesa come una philosophia inferior, propedeutica alla maturità filosofica). 2. ESAME DI STATO (per tutti gli studenti di tutte le scuole secondarie, davanti ad una commissione esterna nominata dal ministro). 3. CENTRALITA’ DEL LICEO CLASSICO 4. STORICISMO DEI CONTENUTI Si occupa dell’amministrazione delle scuole, rafforza il potere dei dirigenti, cancella le rappresentanze elettive degli insegnanti (aboliti i consigli scolastici provinciali): annulla tutte le innovazioni sul decentramento amministrativo, cancella ogni forma di autonomia scolastica, accentrando tutto sotto un rigido controllo gerarchico del governo. L’istruzione elementare si distingue in 3 gradi: preparatorio (3 anni-infanzia), inferiore (3 anni) e superiore (2 anni). Il modello pedagogico della scuola materna voluta da Gentile era il metodo delle sorelle Agazzi. Obbligo scolastico fino a 14 anni: dopo le elementari si poteva scegliere fra ginnasio (5 anni, che consentiva di accedere ai licei classico e scientifico), istituto tecnico (3 anni, poi si continuava con l’istituto tecnico superiore), istituto magistrale (7 anni per le future maestre, inserì il latino ma tolse psicologia e tirocinio), scuola di avviamento professionale (3 anni). Gentile riaffermò inoltre la libertà dell’insegnante superiore e universitario attraverso l’abolizione dei programmi d’insegnamento ministeriali e sostituendoli con quelli d’esame. I docenti avevano così libertà di scelta dei propri metodi, tenendo conto solamente degli obiettivi didattici preposti dal Ministero. e l'aumento delle tasse di iscrizioni imposto da Gentile, il cui obiettivo era quello di accompagnare la riduzione selettiva del numero degli studenti universitari all’aumento delle dotazioni finanziarie per l'assistenza di giovani meritevoli e meno abbienti. Con la riforma Gentile il consiglio superiore e il rettore di tutte le università tornano a essere di nomina governativa, ma i singoli atenei potevano darsi gli statuti che debitamente approvati consentivano la libera organizzazione dei percorsi di studio. Giovanni Gentile nel 1923 si fece interprete delle istanze relative ad una scuola ad hoc per le donne, con la realizzazione di un liceo femminile, di durata triennale che offriva gli elementi di base di cultura generale per le signore. - PROGRAMMI PER LA SCUOLA MATERNA (LOMBARDO-RADICE) → si ufficializzarono i giardini di infanzia e le Case dei bambini di ispirazione montessoriana, obbligando ogni istituto preposto alla formazione delle future maestre. Sempre in quell’anno si normalizzavano le adozioni dei libri di testo nelle scuole elementari e nelle scuole popolari pubbliche e private, si organizzava la scuola elementare introducendo l’obbligatorietà dell’istruzione religiosa e si classificavano i gradi dell’istruzione elementare. Il primo grado, detto preparatorio era costituito dalla scuola materna, della durata di 3 anni, per bambini e bambine dai 3 ai 6 anni. per sancire il distacco culturale con il passato, erano aboliti gli asili. Nel 1923 Il grado preparatorio era denominato scuola materna e si trasferivano ufficialmente la vigilanza e tutela del settore Ministeriale della Pubblica Istruzione, e non più ad altri ogni dello Stato. Era stabilito che le insegnanti avessero il titolo di abilitazione all’insegnamento del grado preparatorio. 1924 - rapimento e uccisione di Matteotti 1937 - NASCE LA GIOVENTÙ ITALIANA DEL LITTORIO (GIL) → era un’organizzazione fascista. Fu fondata con lo scopo di accrescere la preparazione spirituale, sportiva e militare dei ragazzi italiani ambo i sessi da sei anni alla maggiore età, fondata sui principi dell'ideologia del regime. Sorta dalla fusione delle organizzazioni fasciste denominate Opera nazionale balilla e Fasci giovanili di combattimento. La GIL rispondeva direttamente alla segreteria nazionale del Partito Nazionale Fascista. Inoltre vengono a essa affidate le istituzioni scolastiche già dipendenti dalla soppressa Opera nazionale Balilla; ne sarebbe dovuto derivare un vero e proprio servizio scolastico, offerto dallo Stato, comprendente non solo la frequenza obbligatoria alle lezioni, ma anche la partecipazione, anche questa imposta, alle attività della GIL. 1938 - PROVVEDIMENTI PER LA “DIFESA DELLA RAZZA” (LEGGI RAZZIALI) → leggi razziali ed esclusione alunni, docenti e personale ebreo dalle scuole. Non sarebbero stati ammessi all’ufficio di insegnante nelle scuole statali o parastatali persone di razza ebraica e al contempo si negava agli alunni di razza ebraica di iscriversi nelle scuole. Erano inoltre vietati tutti i libri di autori ebraici. Si tratta di interventi che portavano a compimento un montante antisemitismo che aveva radici profonde e che si era espresso pubblicamente nel “manifesto del razzismo italiano” redatto da un gruppo di studiosi fascisti. L’esclusione di insegnanti ed alunni nati da genitori di razza ebraica era il risultato del censimento di tutti gli ebrei appartenenti all’amministrazione statale. L’unica concessione da parte dello Stato fu la possibilità di istituire sezioni separate di scuola elementare, laddove si fossero potuti raccogliere almeno 10 e alunni razza ebraica e la possibilità per la comunità ebraica di gestire proprie scuole. 1939 - CARTA DELLA SCUOLA → il ministro Bottai volle costituire una teoria del fascismo in grado di sostituirsi al gentilianesimo considerato obsoleto e non in grado di rispondere alle attese di un moderno stato totalitario con ambizioni belliche, dall'altro lato voleva introdurre delle pratiche che rendessero la scuola realmente fascista nei contenuti, nei metodi e nella sua articolazione. Con la carta si voleva porre fino alla ripetizione di disposizione legislative e regolamentari. L'intervento quindi aveva il carattere di un recupero dell'unità filosofica dell'insegnamento con la restaurazione della disciplina nella scuola, ma anche di un’innovazioni in grado di portare la scuola sul piano dell’impero. La pedagogia del fascismo doveva essere totalitaria, come era totalitario lo stato. Quindi la scuola non poteva limitarsi a fare da portavoce di nozioni, ma doveva intervenire sulla formazione dell’individuo nella sua totalità, trasmettendo valori e radicando il suo senso di appartenenza allo Stato. L’umanesimo fascista di Gentile non veniva cancellato, ma, semmai reinterpretato in forza della proposta di unificare i corsi inferiori di ginnasio, istituto magistrale e liceo scientifico e dall’introduzione del lavoro. L’impiego del lavoro era visto come uno strumento in grado di far emergere le attitudini di ciascuno. Nella scuola che secondo le dichiarazioni della Carta formava la coscienza umana e politica di nuove generazioni, età scolastica ed età politica coincidevano. Dell' ampio programma contenuto nella carta della scuola viene attuato solo quello relativo alla media inferiore, grazie soprattutto all'opera di Nazareno Padellaro. Con questa carta erano previsti corsi per lavoratori, eredi di quelle per maestranze da organizzarti da parte delle organizzazioni di rappresentanza degli interessi, datoriali e sindacali. Conseguenza di queste sarà la nascita di istituti nazionali di formazione professionale extra scolastica per settori di attività. Essa sottomette la scuola agli interessi della politica. Le sue finalità sono quelle di modificare il sistema scolastico italiano e riadattarlo alle esigenze del mercato del lavoro e della politica razziale. Il ministro Bottai accentua la preparazione ed il ruolo della cultura militare, prolunga la scuola per alleggerire le difficoltà nel mercato del lavoro, accentua l'antifemminismo, amplia gli impieghi nel terziario, approfondisce il carattere reazionario di massa e cerca di contenere l'urbanizzazione. Il fondamento della Carta della scuola è " di sostituire ad una scuola borghese una scuola popolare, che sia veramente di tutti e risponda veramente alle necessità di tutti, cioè alle necessità dello Stato". La riforma non fu attuata per lo scoppio della guerra; l’unica disposizione adottata fu la scuola media unica istituita nel 1940. 1940 - RIFORMA BOTTAI → la riforma coinvolgeva l'intero sistema scolastico del Regno d'Italia e aveva come obiettivo quello di facilitare l'accesso alle scuole superiori anche da parte dei ceti meno abbienti, nel contesto di quello che venne definito "umanesimo fascista". In particolare, la riforma dava maggiore importanza alla scienza e alle attività manuali, ponendole sullo stesso piano delle discipline umanistiche, preponderanti nell'istruzione superiore dell'epoca; in realtà, la riforma mirava anche a ridurre la mobilità sociale verticale, ma al contempo riduceva il rischio di fenomeni come l'inflazione dei titoli di studio e l'ipercredenzialismo. La riforma stabiliva l'obbligo di frequentare la scuola materna e suddivideva la scuola elementare (detta "del primo ordine") in due cicli: la scuola elementare triennale, a sua volta divisa in urbana e rurale, con diversi orari e programmi didattici, e la scuola del lavoro biennale. La scuola media (detta "del secondo ordine") veniva divisa in tre corsi: la scuola artigianale era concepita per il ceto rurale e per i piccoli insediamenti e si divideva in vari indirizzi (commerciale, industriale, nautica, agricola, artistica), la scuola professionale, di maggiore rilievo rispetto alla prima, era rivolta a chi volesse proseguire gli studi in una scuola tecnica, mentre la scuola media unica preparava gli alunni al liceo e all'università. La scuola media fu istituita con la riforma Bottai nel 1940. Unificava i primi tre anni del ginnasio, dell'istituto tecnico inferiore e dell'istituto magistrale inferiore, ossia le tre scuole medie inferiori che, all'epoca, consentivano il proseguimento degli studi. Vi si accedeva dopo il superamento dell'esame di licenza elementare e dopo il superamento dell'esame di ammissione. Il latino rimaneva un insegnamento obbligatorio, come nelle suddette tre scuole precedenti. Il programma di studi era basato sul vecchio ginnasio (italiano, latino, storia, geografia, etc), ma prevedeva anche lo studio delle scienze naturali, come nell'istituto tecnico, della musica e del disegno, come nel vecchio istituto magistrale. La scuola d'avviamento professionale, la quarta scuola media inferiore fino ad allora esistente, che non consentiva il proseguimento degli studi, rimase regolarmente in attività. Pertanto, malgrado la dizione scuola media unica solitamente usata, la nuova scuola non era l'unica scuola media inferiore prevista dalla riforma Bottai. La riforma Bottai mirava ad allentare il rigido sistema selettivo previsto dalla riforma Gentile. Fu l'unica applicazione concreta di quanto previsto nella "Carta della scuola", un progetto complessivo di riforma approvato nel 1939 dal Gran Consiglio del Fascismo e finalizzato a fascistizzare la scuola italiana. Fu mantenuto l'esame di ammissione, eredità della riforma Gentile; chi non lo superava doveva completare l'obbligo scolastico, fino a 14 anni, nella scuola di avviamento professionale. 1940-45 - SECONDA GUERRA MONDIALE → vide contrapporsi le cosiddette potenze dell'Asse (Germania, Italia, Giappone) e gli Alleati (Regno Unito, USA, Francia). L’Italia ne esce sconfitta. 1946 -EMENDAMENTO CORBINO → deputato all'Assemblea Costituente fu autore, fra l'altro, dell'emendamento al III comma dell'art. 33 della Costituzione che recita: «Enti privati hanno il diritto di istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato». 1943 - CADUTA DEL FASCISMO → con caduta del fascismo (indicata anche come 25 luglio 1943 o semplicemente 25 luglio) ci si riferisce a una serie di avvenimenti che si susseguirono in Italia dalla primavera del 1943, culminando nella riunione del Gran consiglio del fascismo del 24 luglio al termine della quale venne decisa la deposizione di Benito Mussolini. Dopo la messa in minoranza del duce del 1943 e la nascita del governo Badoglio i ministri della pubblica istruzione, ben cinque nel periodo, smantellarono alcuni capisaldi dell’educazione fascista: saluto romano, le forme di animazione paramilitari come il sabato fascista, la Gioventù Italiana del Littorio. - ARMISTIZIO TRA L’ITALIA E GLI ANGLO-AMERICANI → l'armistizio di Cassibile (detto anche armistizio corto) è un episodio della seconda guerra mondiale con il quale l'Italia firmò la resa incondizionata agli Alleati. Tale atto sancì il disimpegno dell'Italia dall'alleanza con la Germania nazista di Adolf Hitler e l'inizio della campagna d'Italia e della Resistenza nella guerra di liberazione italiana contro il nazifascismo. - CONSIGLI PER LA MODERNIZZAZIONE DELLA SCUOLA ELEMENTARE 1943-45 - la repubblica sociale italiana prosegue la guerra a fianco dei nazisti nel nord del paese. 1945 - LIBERAZIONE DAL NAZI-FASCISMO E FINE DELLA GUERRA - PROGRAMMI PER LA SCUOLA ELEMENTARE E MATERNA → frutto della commissione istituita dal ministro De Ruggiero (tra cui faceva parte Washburn, a cui sono attribuibili). Questi programmi presentano alcuni aspetti innovatori, innanzitutto annullano la distinzione tra scuole urbane e rurali, maschili e femminili, propongono un'attività scolastica non più autoritaria e competitiva, ma comunitaria e fondata sull'autogoverno, sulla responsabilità individuale e collettiva. Mirano a suscitare invece del nazionalismo razzista, sensi di fraternità umana e fondano l'insegnamento religioso non sul catechismo ma sul Vangelo. Purtroppo questi principi espressi in forma astratta risultano incomprensibili a molti maestri impreparati e sprovveduti ma sono anche in contraddizione con le avvertenze ed il contenuto delle singole discipline. Per la prima volta dopo il ventennio fascista i problemi scolastici venivano affrontati con spirito libero, aperto e costruttivo. Nel complesso questi programmi risentono di un'impostazione empirica che rivela l'assenza di un principio informatore unitario; sono avvertibili influssi della pedagogia americana, anche perché la commissione che procedette alla loro stesura era presieduta, da un discepolo di Dewey e non mancano reminiscenze neoidealiste, tipiche della cultura italiana. Sono questi i programmi più liberi e più aperti che l'Italia poteva darsi in questa fase della sua storia e soprattutto le istruzioni sono ricche di idee, proposte e suggerimenti nuovi e significativi in senso democratico. Ispirati dallo spiritualismo pragmatista e con una metodologia americana, tali programmi respingono la base psicologico -scientifica, accentuano il valore del metodo ed esaltano il principio di collaborazione, come efficace propedeutica dell'educazione dell'individuo sociale e riconoscono fondamentale il principio dell'autogoverno come riflesso didattico del principio democratico. La scuola elementare non doveva limitarsi a combattere l’analfabetismo strumentale, ma anche quello spirituale che si manifesta come immaturità civile, impreparazione alla vita politica ecc. La nuova scuola aveva il compito di combattere qualsiasi forma di ignoranza, educando nel fanciullo l’uomo e il cittadino. C’era anche un chiaro riferimento alla pacificazione in quanto si parlava di fraternità umana. Questi programmi nascevano da una chiara visione dei problemi etici da svilupparsi in materie come religione, educazione morale-civile-fisica, lavoro ecc. - LA SCUOLA DI VILLA CELLA A REGGIO EMILIA Repubblica Italiana (dal 1946) 1946 - le donne ottengono il diritto di voto → nel 1945 il Regno d'Italia istituì il suffragio femminile e le donne votarono alle amministrative; nel 1946 avvenne il primo voto su scala nazionale. - dopo il referendum l’Italia diventa una repubblica (2 giugno) → referendum istituzionale del 2 giugno a suffragio universale in cui vince la repubblica. 1947 - istituita la Scuola popolare contro l’analfabetismo → Gonella nel 1947 varò un decreto volto a istituire la scuola popolare, al fine di combattere l’analfabetismo e completare l’istruzione popolare per i giovani adulti dai 12 anni in su. La scuola popolare prevedeva: corso per analfabeti, corso per semi alfabeti, corsi per sprovvisti di licenza media. 1948 - PROMULGATA LA COSTITUZIONE → viene promossa dall’Assemblea Costituente. Si indicava quindi un programma politico per gli anni a venire, dato che impegnava lo Stato, e quindi anche la scuola, a rendere effettivi, sul piano pratico, quella pari dignità sociale e quell’uguaglianza economica. Ci sono 2 articoli che parlano di istruzione (33, 34), Prima della scuola media unica, era stata la scuola elementare a rappresentare il limite dell’obbligo di istruzione, che si conseguiva con il superamento dell’esame di licenza o con la frequenza scolastica per almeno cinque anni. Per decenni la scuola media (già ex-ginnasio triennale) era stata scuola di élite a cui si accedeva con un esame di ammissione. In alternativa a quella scuola, per cinque anni potevano proseguire gli studi frequentando scuole di avviamento che avevano normalmente sbocco verso il lavoro. Con la nascita della scuola media unica prendeva avvio in Italia la scolarizzazione di massa che avrebbe avuto pochi anni dopo la sua massima espansione con la frequenza della scuola secondaria superiore e che, in particolare, avrebbe portato anche le donne ai massimi livelli di istruzione. - A REGGIO EMILIA SI APRE LA PRIMA SCUOLA COMUNALE PER L’INFANZIA 1963 - PROGRAMMI SCUOLA MEDIA UNICA → Nel 1962 fu abolita la scuola di avviamento professionale e, di conseguenza, la scuola media rimase l'unica scuola a cui si poteva accedere dopo le elementari. Da allora si parla di scuola media unificata. Il programma di studio prevedeva un blocco di materie obbligatorie a cui si potevano aggiungere alcune altre materie facoltative. Il latino rientrava tra queste ultime, ma rimaneva obbligatorio per l'iscrizione al liceo. La disciplina "Applicazioni tecniche", eredità della scuola di avviamento professionale, era un insegnamento al "fare ragionato" e voleva educare gli alunni alla manualità. 1967 - GLI STUDENTI OCCUPANO L’UNIVERSITÀ DI PISA - LETTERA A UNA PROFESSORESSA → sempre più studenti vanno sempre più a lungo a scuola ma con esiti e modalità significativamente diversi, dipendenti dalle diverse situazioni socio-economiche (montagnacittà). A questo proposito c’è Don Milani, il quale insegnava in una scuola privata (Barbiana, primo tentativo di scuola a tempo pieno) e diventa simbolo di scuola pubblica. La scuola di Barbiana era un vero e proprio collettivo dove si lavorava tutti insieme e la regola principale era che chi sapeva di più aiutava e sosteneva chi sapeva di meno, 365 giorni all'anno. Nella scuola di Barbiana la scrupolosità intellettuale del maestro di fondevano con il sudore degli alunni dando vita a un linguaggio nuovo. Lettera a una professoressa è una lettera scritta da Don Milani insieme ai suoi studenti che conteneva critiche alla mancata attuazione dei principi di base della scuola democratica, infatti vi si denunciavano il sistema scolastico e il metodo didattico che favoriva l'istruzione delle classi più ricche tra cui il cosiddetto "Pierino del dottore" (cioè Pierino, figlio del dottore, che sa già leggere quando arriva alle elementari), lasciando la piaga dell'analfabetismo in gran parte del paese. 1968 - SCUOLA MATERNA STATALE → la scuola materna statale viene attuata nel 1968 con l’ordinamento della scuola materna statale grazie a Gui. Con l’aggettivo statale si intendeva il preciso dovere dello Stato verso la prima infanzia. La scuola ha per finalità l’educazione, lo sviluppo della personalità infantile e l’assistenza e la preparazione alla frequenza dell’obbligo scolastico. La scuola si rivolge ai bambini dai 3 ai 6 anni strutturata su tre sezioni (con un massimo di 9) con non meno di 15 bambini. Per la prima volta nella storia dell’Italia unita, gli oneri per l’edilizia erano a carico dello Stato e non degli Enti locali. Il personale era solo femminile fornito di un diploma specifico e iscritto in appositi ruoli organici presso i Provveditorati agli Studi (dura fino al 1983). A causa della situazione instabile gli orientamenti della nuova scuola arrivano solo dopo un anno, nel 1969, e si proseguiva nel rifiuto del concetto di programmi, per questo segmento scolastico, e nel mantenimento della dizione orientamenti. Gli orientamenti identificavano le forme dell’opera educativa della scuola materna: Educazione religiosa, Educazione emotiva, morale e sociale. alla stesura degli orientamenti apportò un contributo il Centro Didattico per la Scuola Materna di Brescia. Reggio-Children e Montessori sono i metodi più usati al mondo. 1968-69 - sviluppo del movimento studentesco e operaio (autunno caldo). 1969 - LIBERALIZZAZIONE DELL’ACCESSO ALL’UNIVERSITÀ (LEGGE CODIGNOLA) → Fino a questa data, l'accesso al mondo universitario era permesso esclusivamente agli studenti che si fossero diplomati al liceo. Ora con qualunque diploma ci si può iscrivere a qualsiasi laurea. Il provvedimento introdusse la liberalizzazione degli accessi universitari e dei piani di studio, senz'alcuna distinzione tra le tipologie di diploma. Nacque così l'università di massa, fenomeno che interessò gran parte dell'Europa e che vide crescere negli anni il numero degli iscritti agli atenei. - NUOVO ESAME DI MATURITÀ → due prove scritte e due materie per il colloquio (di cui una a scelta del candidato); punteggio finale espresso in sessantesimi; soppressione degli esami di riparazione e liberalizzazione degli accessi agli studi universitari. Nelle classi sperimentali due prove scritte ma colloquio orale su tutte le materie del quinto anno. La commissione era completamente esterna tranne che per la presenza di un membro interno. - ORIENTAMENTI SCUOLA MATERNA STATALE → Questi Orientamenti propongono un modello di scuola vicino al pensiero pedagogico Piagetiano e agisce da propulsori di cambiamento e rinnovamento per il sistema scolastico italiano: sono il documento programmatico della scuola materna statale. In questi Ordinamenti si conferma la figura professionale dell’Educatrice con la coadiuvazione di una assistente. 1971 - SCUOLA ELEMENTARE A TEMPO PIENO → ci furono alcune importanti innovazioni nell’organizzazione didattica della scuola elementare: fu infatti resa possibile la realizzazione di un nuovo modello didatticoorganizzativo (il tempo pieno), che si era già affermato nel tempo come risposta a emergenze sociali e culturali e che voleva superare il tradizionale ed assistenziale doposcuola. La sperimentazione di scuola a tempo pieno condotta da insegnanti di ruolo si estese progressivamente coinvolgendo un grande numero di alunni. La legge “norme sull’ordinamento per la scuola elementare” dava legittimità giuridica al tempo pieno nella scuola elementare. - GLI ASILI NIDO COMUNALI → si denomina il Piano quinquennale per l’istituzione degli asili-nido comunali con il concorso dello Stato. Questa legge rappresentava un importante e decisivo provvedimento nel campo delle politiche sociali italiane per l’infanzia, infatti riconosceva a tutti i bambini e le bambine il diritto di accedere all’asilo nido che diventava così un servizio pubblico. Effetto di questa cultura fu anche l’idea di de-istituzionalizzare i minori, offrendo all’infanzia degli anni Settanta una nuova attenzione pedagogica. A concorrere all’affermazione e alla nascita dell’asilo nido ci furono più soggetti: donne, sindacati, partiti di sx, enti locali. La legge 1044 riconosceva ai bambini il diritto all’educazione e all’assistenza, trasformandoli in cittadini e non più trattandoli come membri di una famiglia. Questa legge affermava il principio del carico sociale dei costi, superando l’idea che il nido fosse una faccenda privata. La nuova legge stabiliva il principio del finanziamento pubblico di queste istituzioni mediante l’istituzione di un fondo speciale. Gli asili nido non erano più collegati a uno specifico luogo di lavoro, ma a un territorio e quindi erano riconosciuti come servizi sociali pubblici. Era una legge che riconosceva le pari opportunità alle donne, attenta a garantire e valorizzare la partecipazione dei genitori e delle forze sociali. Un carattere innovativo riguarda il ruolo degli enti locali, infatti la legge prevedeva il passaggio di tutti gli asili nido finanziati pubblicamente dallo Stato sotto il controllo delle amministrazioni locali. Mancava nella legge un minimo riferimento programmatico che specificasse i termini di una qualità educativa del servizio. 1972 - nasce l’ISFOL (ist. per la formazione professionale dei lavoratori) 1974 - DECRETI DELEGATI → i provvedimenti delegati sulla scuola (anche chiamati decreti delegati sulla scuola) sono una raccolta di sei atti normativi. I provvedimenti delegati hanno segnato la vita della scuola italiana istituendo gli organi collegiali della scuola, i distretti scolastici, nuovi enti per l'aggiornamento e la valutazione (oggi accorpati in due importanti istituzioni, l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione e l'Agenzia nazionale per lo sviluppo dell'autonomia scolastica); garantendo il diritto di assemblea, la libertà di insegnamento, le libertà sindacali per tutto il personale della scuola; riformando gli stati giuridici ed il trattamento economico di docenti, dirigenti, ispettori e personale ausiliario, tecnico e amministrativo. Ciò che interessa più direttamente l’organizzazione scolastica che si apre per la prima volta al territorio e alla pluralità, è contenuto fondamentalmente nel D.P.R. 416 riguardante gli Organi Collegiali per la gestione democratica della scuola. Nel D.P.R. 417 viene delineata la funzione docente con un ruolo prevalentemente “trasmissivo” della cultura, seguono la funzione direttiva e quella ispettiva. Con il D.P.R. 419 esce dall’occasionalità e viene ormai istituzionalizzata la ricerca nella scuola, insieme alla sperimentazione e all’aggiornamento. In questo decreto sono individuati due campi di attuazione della ricerca: la didattica e la metodologia, le strutture e gli ordinamenti, con le relative possibilità di sperimentazione. Nello stesso 419 l’aggiornamento professionale e culturale è inteso come esperienza irrinunciabile degli insegnanti in collaborazione con personale specializzato e con gli IRRSAE, gli Istituti Regionali di Ricerca, Sperimentazione e Aggiornamento Educativi, appositamente istituiti. Motivazioni politico, sociali, culturali del perché nascono questi decreti: i cambiamenti politico-sociali modificano i rapporti e l’educazione, i movimenti studenteschi ‘69/’70 spingono ad una scuola aperta e democratica, da una scuola d’élite ad una per tutti: non è più un privilegio ma un diritto. La scuola è di tutti, è affidata allo Stato e garantisce uguaglianza e pari opportunità. FINALITA': Gestione sociale, aperta e partecipata della scuola - REFERENDUM CONFERMA LA LEGGE SUL DIVORZIO 1977 - LEGGE FALCUCCI → abolizione delle classi differenziali per gli alunni svantaggiati. Consentito a tutti gli alunni in situazione di handicap di accedere alle scuole elementari e alle scuole medie inferiori. Insegnanti di sostegno specializzati, numeri di alunni per classe non superiore a venti, interventi specialistici dello Stato e degli Enti Locali. Nel 1974 il ministro Franca Maria Malfatti nominò una commissione nazionale d’indagine, presieduta dalla senatrice democristiana Franca Falcucci, per lo studio del problema degli alunni handicappati: la commissione propose un nuovo e più avanzato modello di integrazione dell’alunno all’interno della normale vita scolastica in quanto la scuola appariva come la struttura più appropriata per far superare le condizioni di emarginazione in cui altrimenti sarebbero condannati i bambini handicappati. - mini riforma della scuola elementare (L. 517) → ispirata dai provvedimenti e le proposte del documento Falcucci. Prevedeva l’inserimento e l’integrazione nelle classi normali degli alunni portatori di handicap con la prestazione di insegnanti specializzati e che fossero assicurate delle particolari forme di sostegno e il servizio socio-psicopedagogico. Una vera e propria miniriforma costituito da un unico provvedimento. In esso vi è all’ampliamento di tempi di permanenza scuola, la flessibilità nell’organizzazione dei gruppi classe, introduzioni nuovi criteri di valutazione e la scelta alternativa al libro di testo. Si trattava anche l’abolizione degli esami di riparazione e nuovi criteri di valutazione degli alunni. Oltre all'abolizione degli esami di riparazione scuole medie inferiori e l'inserimento dei disabili prevede anche l'abolizione del latino come disciplina nella secondaria di primo grado. 1978 - rapimento e omicidio di Aldo Moro 1979 - PROGRAMMI PER LA SCUOLA MEDIA → furono adeguati alle nuove finalità di conseguire una preparazione culturale di base uguale per tutti e di porre le premesse per l’ulteriore educazione permanente e ricorrente. I nuovi programmi, elaborati da una Commissione di 60 esperti di diversa formazione culturale e filosofica, sono una vera e propria ridefinizione degli stessi obiettivi della scuola media. I suoi principi, proprio "pedagogici", ossia di concezione dell'educazione e di impliciti riflessi metodologicididattici, non sono stati né soppressi, né sostituiti da altri princìpi [...]. Siamo sempre nella scuola media unica, obbligatoria, gratuita, di tutti che esige di tradursi in scuola di ciascuno". Il tempo pieno decollava, superando definitivamente la fase sperimentale. Veniva introdotto per la prima volta l’insegnamento della lingua inglese. La legge prevedeva che i docenti del modulo riservassero una quota oraria del loro obbligo di servizio alla programmazione settimanale delle attività didattiche. 1991 - I NUOVI ORDINAMENTI PER LA SCUOLA MATERNA → la scuola materna rimaneva nel titolo, ma nelle relazioni si utilizzava il termine relazione dell’infanzia. sanciscono la nascita della scuola dell’infanzia che assieme alle terminologie “scuola materna” e “casa del bambino” vengono utilizzati in maniera indifferente per indicare la stessa istituzione statale, ma che si riteneva di adattivo l’appellativo “scuola dell’infanzia”, perché questo sottolineava il cambiamento del ruolo che rivestiva: non più un prolungamento dell’ambiente familiare, bensì un servizio sociale che assicurava e tutelava i diritti dell’infanzia; inoltre si caratterizzava come “agenzia educativa secondaria”, differenziandosi da quella primaria che è la “famiglia”. Gli orientamenti riaffermavano la centralità del bambino, la non obbligatorietà della scelta scolastica, un curricolo propedeutico alla continuità, una personalizzazione dei percorsi e infine una grande attenzione ai vari momenti educativi nello sviluppo cognitivo e affettivo. Gli orientamenti sono arricchiti da una sezione dedicata alla didattica e all’organizzazione, in cui viene delineato un metodo fondato sulla valorizzazione del gioco. Per svolgere un’attività educativa degna di tale nome è anche necessaria un’adeguata organizzazione, che curi la struttura delle sezioni, le attività ricorrenti. Si crea la figura di un professionista dell’educazione formato a livello universitario e in continuo aggiornamento. La progressiva conquista dell’autonomia, la consapevolezza della propria identità e l’acquisizione delle competenze rappresentano i tre cardini di questo documento. Il bambino è qui riconosciuto come soggetto attivo e responsabile, che impara progressivamente a essere autonomo, ad acquisire una certa sicurezza emotiva e pratica, a orientarsi nello spazio e nel tempo; a interiorizzare progressivamente, insieme al senso del sé, anche i valori della società. Lo fa attraverso la conquista, lenta e continua, degli strumenti indispensabili per la sua crescita: abilità sensoriali, percettive, motorie, linguistiche e intellettive. Organizza le attività intorno a sei campi di esperienza. 1992 - INIZIA “MANI PULITE” A MILANO → Mani pulite (comunemente nota anche come Tangentopoli) è il nome giornalistico dato ad una serie d'inchieste giudiziarie, condotte in Italia nella prima metà degli anni novanta da parte di varie procure giudiziarie, che rivelarono un sistema fraudolento ovvero corrotto che coinvolgeva in maniera collusa la politica e l'imprenditoria italiana. 1995 - le facoltà di Scienze della Formazione sostituiscono quelle di Magistero → non più destinati soltanto alla formazione degli insegnanti, ma finalizzati anche alla preparazione di nuove figure professionali, quali educatori e formatori operanti in diverse istituzioni sociali, oltre che nella scuola. 1997 - LEGGE BASSANINI → Inizio del processo dell’Autonomia scolastica. La riforma, dopo una fase di sperimentazione dell’Autonomia, andrà a regime il 1° settembre 2000. Bassanini, per la sua riforma, ha seguito due princìpi guida, i quali ancora ispirano le riforme attuali e cioè: la semplificazione amministrativa, e il decentramento secondo il paradigma della sussidiarietà. La legge attribuisce alle istituzioni scolastiche: autonomia organizzativa; autonomia didattica; autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo. - LEGGE TURCO → disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l’infanzia e l’adolescenza ricordata anche come Legge Turco. La legge non era rivolta solo alla prima infanzia, ma anche all’adolescenza, con particolare attenzione ai soggetti in difficoltà. Venne programmata l’attivazione di servizi a vari livelli che potessero assicurare ai cittadini di minore età le opportunità indispensabili per un adeguato processo di sviluppo e di costruzione. La legge rappresenta sicuramente il primo grande strumento di cambiamento nel sistema delle politiche sociali italiane. Sceglieva itinerari di crescita, di formalizzazione e di socializzazione delle persone come luogo di prevenzione del disagio e rafforzamento delle identità; concepiva le politiche per l’infanzia e per l’adolescenza non come sottosettore, ma come tratto distintivo delle politiche sociali; si richiedeva alle istituzioni, alla società civile e a tutte le organizzazioni non lucrative di elaborare i Piani di intervento e non solo di realizzare le attività; si auspicava l’intreccio tra solidarietà sociale e compatibilità ambientale. - RIFORMA DELL’ESAME DI MATURITÀ → la prova cambiò molto, a cominciare dalla denominazione, da maturità a esame di Stato, basato sulla verifica e certificazione delle conoscenze, competenze e capacità. Tre le prove scritte, di cui la terza predisposta dalla commissione e colloquio su tutte le discipline dell'ultimo anno; introduzione del credito scolastico e del credito formativo. La Commissione era composta da 6 o 8 commissari, di cui metà interni e metà esterni, più il Presidente esterno all'Istituto. Votazione espressa in centesimi: 45 punti alle prove scritte, 35 al colloquio orale, 20 punti al credito scolastico. Viene valorizzata la presenza nell'esame della lingua straniera. Il diploma e la certificazione delle competenze recano la traduzione in quattro lingue straniere (francese, inglese, spagnolo, tedesco), secondo i modelli europei. 1998 - nasce il corso di laurea in scienze della formazione primaria 1999 - REGOLAMENTO PER L’AUTONOMIA → testo di profondo significato pedagogico, che afferma il primato dell’educazione sulla formazione e sull’istruzione e specifica, in modo articolato, le forme di autonomia (organizzativa/ didattica/di ricerca, sperimentazione e sviluppo) attribuite alla scuola dalla legge 59/97. L'autonomia scolastica, secondo l'ordinamento giuridico italiano, si riferisce alla possibilità degli istituti di poter fare progetti nazionali e internazionali e di organizzare l'orario scolastico nella scuola in Italia. Le singole istituzioni scolastiche, nel rispetto della libertà d'insegnamento e del pluralismo culturale, progetteranno e realizzeranno gli interventi di educazione, formazione ed istruzione. 2000 - RIFORMA BERLINGUER → il tentativo di riformare l’intero sistema d’istruzione e di formazione fu messo in atto da Luigi Berlinguer, ministro della Pubblica istruzione nei governi centrosinistra guidati da Romano Prodi e poi da Massimo D’Alema con questa riforma sui cicli scolastici. L’obbligo scolastico si estende oltre il ciclo primario, e comprende anche il primo biennio del ciclo secondario (cioè fino ai 15 anni). Chi, a questo punto, sceglie di lasciare gli studi, ha comunque il dirittodovere alla formazione, fino ai 18 anni. La riforma, mai attuata a causa della caduta del governo di centrosinistra, mira a riorganizzare l’intero sistema formativo. Prevede che: l’ultimo anno della SCUOLA DELL’INFANZIA sia preparatorio alla scuola elementare; la SCUOLA ELEMENTARE duri complessivamente 7 anni, articolati attraverso tre cicli biennali (scompare in tal modo la scuola media inferiore) al termine di ognuno dei quali era prevista una prova di valutazione. Comprende tre bienni, a cui seguirà un anno definito "di orientamento". La valutazione finale assumeva valore di esame di stato; la SCUOLA SECONDARIA duri 5 anni, divisi in biennio + triennio. Il biennio, destinato a completare la formazione di base; il triennio, propedeutico ai percorsi universitari o all’inserimento nel mondo del lavoro. Il primo anno della scuola secondaria era introduttivo, comune a tutti gli indirizzi e articolato in sei differenti aree: umanistica, scientifica, tecnica, tecnologica, artistica e musicale e concluso da un esame di stato che assumeva la denominazione dell'area e dell'indirizzo. Allo studente era garantita la facoltà di cambiare indirizzo, mediante l'attivazione di apposite iniziative didattiche che gli consentissero l'acquisizione di un'adeguata preparazione a quello nuovo scelto. Al termine del terzo anno, che concludeva anche l'obbligo, era previsto un esame, introduttivo al triennio finale, in cui l'offerta formativa era maggiormente caratterizzata in ordine all'indirizzo scelto. Era previsto un sistema di crediti per permettere agli studenti il passaggio fra aree, indirizzi e formazione professionale. Si riforma anche l’esame di maturità: 3 prove scritte, un colloquio, voto finale in 100esimi. Un cambiamento per cui fu sempre criticata la riforma, riguardava il fatto che veniva introdotta la possibilità per uno studente di non proseguire il proprio corso di studi purché fosse in possesso di una licenza media. In realtà la riforma non parlava di un vero e proprio "abbandono scolastico", ma di una "scuola-lavoro": infatti, lo stesso decreto-legge imponeva l'obbligo ad una formazione professionale fino ai 18 anni al termine dei quali bisognava comunque conseguire un diploma PUNTI CHIAVE DELLA RIFORMA SONO: autonomia scolastica, legge sulla parità, POF (piano offerta formativa) integrazione scolastica dei disabili, corso di laurea per insegnanti (4 anni). La scuola di base si sarebbe conclusa con un esame di Stato dal quale doveva emergere una indicazione orientative e non vincolante per il successivo percorso scolastico. La legge Berlinguer sollevo però forti opposizioni. [alcuni dicono che siano 6 di elementari e 6 di scuola secondaria] 2002 - in vigore l’Euro 2003 - RIFORMA MORATTI → Letizia Moratti, ritirò i provvedimenti che il predecessore aveva preparato per l’attuazione del riordino dei cicli scolastici. La nuova legge, approvata dal Parlamento nel marzo 2003, articolò il sistema scolastico in due cicli: il primo comprendeva la scuola dell’infanzia (triennale e non obbligatoria), la scuola primaria (quinquennale) e la scuola media inferiore (triennale); il secondo ciclo comprendeva il sistema dei licei articolati negli indirizzi classico, scientifico, economico, tecnologico, linguistico, delle scienze umane, artistico e musicale (quinquennali e di competenza statale) e quello dell’istruzione e della formazione professionale (di competenza regionale ed era preparatoria al lavoro). →ancora vigente. Entrambi questi canali formativi terminano con un esame di stato, ma solo i licei, come accadeva nella scuola disegnata da Giovanni Gentile, consentono l’accesso diretto all’università. Alla scuola dell’infanzia possono essere iscritti secondo criteri di gradualità in forma di sperimentazione bambini che compiono i 3 anni entro il del 30 Aprile dell’anno scolastico di riferimento. Fin dal primo anno della scuola primaria è previsto l'insegnamento dell'inglese e dell'uso del computer. È prevista anche una valutazione biennale. Nella scuola primaria furono introdotte due novità: la prima era la possibilità di iniziare la scuola non più a sei anni compiuti, ma facoltativamente a cinque anni e mezzo e la seconda era costituita dalla soppressione dell’esame di licenza dopo la quinta elementare. Nella scuola secondaria di primo grado è prevista una valutazione dopo il secondo anno, mentre al termine del terzo l'esame di Stato. La durata dell'anno scolastico veniva ridotta a ventisette settimane, e si riducevano da tre a due le ore di insegnamento della seconda lingua comunitaria (solitamente lingua francese); era prevista l'introduzione del cosiddetto "portfolio", un dossier che documentava le esperienze, scolastiche o meno, tramite le quali ogni studente aveva acquisito le varie "abilità". Come per la scuola primaria, anche nella scuola secondaria di primo grado veniva abolito il tempo prolungato. Nella scuola secondaria di secondo grado è previsto un primo biennio e un secondo biennio al quale si aggiunge un ulteriore anno. La Maturità è necessaria per accedere all'Università degli studi. Nelle scuole professionali è prevista una durata graduata nel corso degli anni con periodi di alternanza fra scuola e lavoro. Al termine di tre anni viene consegnato un diploma di qualifica. Ha dato inizio inoltre all'adeguamento agli altri Stati europei (con l'alternanza scuola-lavoro appunto e prevedendo la laurea, almeno in Scienze della formazione primaria, obbligatoria per i docenti di scuola primaria). È possibile cambiare indirizzo senza dover perdere gli anni già superati e facendo solo un piccolo esame integrativo delle materie differenti tra gli altri indirizzi (le materie base quali: matematica-storia ecc. fanno le stesse tappe per tutti gli indirizzi). Infine, per tutti gli ordini scolastici i programmi d’insegnamento sono stati sostituiti dai piani di studio personalizzati (PEI), mentre il ministero provvede unicamente a fornire delle Indicazioni nazionali. Cambiano i nomi delle scuole (scuola materna > scuola infanzia, scuola elementare > scuola primaria, scuola media > scuola secondaria di primo grado. Inoltre gli istituti professionali sono finanziato dalle regioni. - RICONOSCIUTE LE UNIVERSITÀ TELEMATICHE 2004 - INDICAZIONI NAZIONALI (MORATTI) → Nel 2004 non si parla più di Orientamenti ma di Indicazioni: “Indicazioni Nazionali per i piani personalizzati”, che si basano sulla legge 53/2003 dell’allora Ministro Moratti. “Piani personalizzati”: si avvia il concetto di integrazione per i soggetti portatori di disabilità. Con la riforma Moratti si pone l’obiettivo di collocare la scuola italiana su un piano Europeo, accogliendo gli ordinamenti dell’Unione Europea riguardanti l’educazione: si attua quindi la “Riforma degli ordinamenti”: la scuola acquista la sua dignità di scuola bambini, che deve relazionarsi anche con i colleghi, con le famiglie e con il territorio. Deve avere progettualità didattica e tenersi aggiornato (legge 107/2015). Gli assi portanti dei percorsi di apprendimento comuni a tutti i CAMPI DI ESPERIENZA (che si confermano a 5 con qualche cambiamento sulla nomenclatura di alcuni) sono: sviluppo di IDENTITA’, AUTONOMIA, COMPETENZE e avvio alla CITTADINANZA. Le indicazioni nazionali del 2012 e riprendono la struttura di quelle del 2007 ampliando la parte introduttiva e mantenendo il binomio fondamentale traguardi per lo sviluppo delle competenze e obiettivi di apprendimento. Le indicazioni intendevano incoraggiare la padronanza della lingua italiana, la capacità di argomentare e risolvere problemi, l’incontro con il nostro patrimonio storico, artistico e ambientale e le competenze digitali. 2015 - riforma della buona scuola (Renzi)  nel 2014 il presidente del consiglio Matteo Renzi presenta agli italiani tramite un video ovvero una forma diretta e non ancora sperimentata un programma di riforma per una buona scuola mettendo a fuoco 3 questioni: il ruolo degli insegnanti, gli argomenti di studio degli anni avvenire, organizzazione gestionale della scuola. Il punto più importante consistito nella immissione in ruolo di circa 100.000 insegnanti precari, determinato soprattutto dalla necessità di non incorrere in sanzioni da parte della Comunità europea. La legge, approvata nel luglio 2015, tra numerose critiche e resistenze, oltre a consentire l’immissione in ruolo di precari “storici”, senza passare attraverso il sistema dei concorsi a cattedre, ha introdotto alcune importanti novità come la valutazione degli insegnanti e nuovi sistemi di formazione e di reclutamento, l’alternanza scuola-lavoro a livello di secondaria superiore e il potenziamento di alcune discipline > autonomia scolastica: La riforma realizza l'autonomia scolastica assegnando maggiori strumenti ai dirigenti delle scuole per chiedere e gestire risorse umane, tecnologiche e finanziarie. Le scuole avranno un organico potenziato, l'organico dell'autonomia, per coprire le cattedre vacanti e rispondere alle nuove esigenze didattiche, organizzative e progettuali: le scuole potranno indicare allo Stato il fabbisogno di docenti e strumenti per attuare i loro Piani dell'offerta formativa che sono triennali e vengono elaborati dal collegio dei docenti, sulla base degli indirizzi definiti dal dirigente scolastico. • nuovo pof: Piano triennale dell'offerta formativa che, "esplicita la progettazione curricolare, extracurricolare, educativa ed organizzativa che le singole scuole adottano nell'ambito della loro autonomia". E che dovrà conteggiare anche il fabbisogno di cattedre per realizzare la mission che ogni scuola si darà. Il PTOF o nuovo POF dovrà essere coerente con gli obiettivi educativi delle diverse tipologie di indirizzo di studio presenti sul piano nazionale. • curriculum dello studente: le scuole superiori potranno attivare, nei limiti delle risorse assegnate e/o richieste, insegnamenti negli ultimi tre anni della scuola superiore "anche utilizzando la quota di autonomia e gli spazi di flessibilità" disponibili per legge. In questo modo gli studenti potranno personalizzare il proprio percorso scolastico adattandolo alle proprie vocazioni e preferenze. • alternanza scuola-lavoro: Per arginare l'enorme dispersione scolastica che l'Europa ci rimprovera, negli ultimi tre anni della secondaria di secondo grado saranno attivati percorso di alternanza scuola-lavoro per almeno 400 ore negli istituti tecnici e nei professionali e per almeno 200 ore complessive nei licei. Le attività potranno essere svolte anche durante i periodi di sospensione delle attività: in estate e/o durante le vacanze di Natale e Pasqua. • innovazione digitale e didattica laboratoriale: Per migliorare le competenze digitali degli studenti e per svecchiare la didattica il ministero ha stanziato 30 milioni di euro che saranno ripartiti alle scuole in base al numero delle classi e al numero degli alunni. Il provvedimento prevede anche un potenziamento degli Its, gli istituti tecnici superiori che si pongono come alternativa all'università. • organico dell’autonomia: Ogni scuola, limitatamente ai precari inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento e ai vincitori degli ultimi concorsi, potrà chiedere dal 2016/2017 le risorse di personale docente che servono per realizzare l'azione educativa perseguita dal Ptof. Finora, l'autonomia scolastica è rimasta sulla carta perché le scuole non potevano contare su risorse aggiuntive di personale. In questo modo la riforma intende realizzare appieno l'autonomia scolastica, varata nel 1999 e partita nel 2000. • super preside: I presidi diventano leader educativi: dovranno promuovere il Piano dell'offerta formativa, scegliere dagli ambiti territoriali per l'anno scolastico 2016/17 i docenti ritenuti per curriculum ed esperienze più adatti al progetto educativo della propria scuola. I presidi renderanno pubbliche, attraverso il sito della loro scuola, tutte le informazioni relative agli incarichi conferiti. Con la riforma a regime tutti i docenti della scuola saranno scelti dal capo d'istituto che potrà nominare fino al 10 per cento di insegnanti come suoi collaboratori e parte della sua squadra. Il preside assegnerà anche le supplenze agli insegnanti dell'organico dell'autonomia fino a 10 giorni. • piano da 100mila assunzioni. • carta dell’insegnante: Per le spese di aggiornamento - acquisto di libri, manuali, biglietti teatrali e di spettacoli - ogni insegnate avrà un budget annuale di 500 euro da spendere. • agevolazioni fiscali: Tra i bonus previsti dal disegno di legge sono rimasti lo school bonus - erogazioni liberali che prevedono un credito d'imposta a favore del donatore - e la detrazione fiscale per coloro che mandano i figli nelle scuole paritarie. • edilizia scolastica. 2007 - istituzione del sistema integrato di istruzione e formazione da 0 a 6 anni → Il Sistema integrato di educazione e di istruzione garantisce a tutte le bambine e i bambini, dalla nascita ai sei anni, pari opportunità di sviluppare le proprie potenzialità di relazione, autonomia, creatività e apprendimento per superare disuguaglianze, barriere territoriali, economiche, etniche e culturali. Il sistema integrato 0-6 si pone l’obiettivo di promuovere la continuità del percorso educativo dei bambini e delle bambine dalla nascita sino a 6 anni, tramite un processo unitario, portato avanti dalle diverse articolazioni del sistema medesimo, ossia dai servizi educativi per l’infanzia e dalla scuola dell’infanzia statale e paritaria. Lo Stato ha, innanzitutto, il compito di programmare e coordinare l’estensione equa del Sistema integrato su tutto il territorio nazionale e di assegnare le risorse, a suo carico, nei limiti del “Fondo Nazionale per il Sistema integrato di educazione e di istruzione”, istituito presso il Miur. Uno strumento, che favorirà l’estensione del Sistema 0-6 sul territorio della Penisola, è costituito dal Piano di azione nazionale pluriennale, che deve essere predisposto dal Governo, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del decreto legislativo. Il Piano allocherà le risorse finanziarie, disponibili per l’ampliamento del Sistema integrato di educazione e istruzione, sulla base di indicatori relativi all’evoluzione demografica e al riequilibrio territoriale. Altre competenze attribuite allo Stato sono quelle relative a: promozione di azioni rivolte alla formazione del personale del Sistema integrato di educazione e di istruzione, nell’ambito del Piano nazionale di formazione introdotto dalla legge 107/15; definizione dei criteri di monitoraggio e di valutazione dell’offerta educativa e didattica del Sistema, d’intesa con le Regioni, le Province autonome di Trento e di Bolzano e gli Enti Locali; definizione, tramite apposito decreto del Miur, degli orientamenti educativi nazionali per i servizi educativi per l’infanzia. La definizione degli orientamenti avverrà sulla base delle Linee Guida proposte dalla Commissione per il Sistema Integrato di educazione e istruzione. - articolo 34 → La scuola è aperta a tutti. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. PROVA 1 1) Legge Daneo Credaro 1911 Liceo moderno Obbligo scolastico Esame di Stato X Avocazione allo Stato delle scuole elementari scuola elementare viene resa un servizio statale, disciplinare l'obbligo in modo più vigoroso anche in quelle realtà locali molto disagiate in cui in precedenza i bilanci comunali non avevano consentito una corretta organizzazione della scuola. La sua applicazione fu problematica anche per il sopraggiungere della prima guerra mondiale. La legge vide l'istituzione dei patronati scolastici comunali, per aiutare i bambini più economicamente disagiati 2) Costituzione art. 34 1°gennaio 1948 senza oneri per lo stato X obbligatoria e gratuita effettiva parità L'arte e la scienza 3) Art. 34 senza oneri per lo Stato L'arte e la scienza X per almeno otto anni effettiva parità 4) Nel 1940 venne approvata La discriminazione degli israeliti I nuovi programmi delle scuole elementari la carta della scuola X la legge sulla scuola media - Bottai scuola di educazione fascista. lo stato ha diritto e dovere di educare il cittadino, ideologia fascista nella scuola (prima ONB, GIL), creava la Scuola media, triennale, unificando i corsi inferiori di Licei, Istituti tecnici ed istituti magistrali, ma lasciando permanere un secondo canale costituito dalla Scuola di Avviamento professionale 5) Carta della Scuola 1929 1923 X 1939 1938 6) Legge Boncompagni 1848 1849 1859 1877 X 1848 espelle i Gesuiti e si appropria dei loro beni, monopolio scuole da parte dello stato 47/48 ministero pubblica istruzione primo tentativo radicale di laicizzazione dell’ordinamento scolastico, no privilegi ordine monastici, istruzione non più in mano al clero. Cerca di proporre la gratuità e l’obbligatorietà fino ai 12, bisogna aspettare Orlando nel 1904 per effettiva attuazione (proibizione lavoro minorile). elementari in 2 bienni, Post elementare speciale per andare al lavorare, post elementare secondaria per il liceo elimina anche il nulla osta vescovile per la nomina dei professori. 7) Legge scuola media unica 1969 1955 X 1962 Gui scuola media verso l’avviamento professionale, latino si o no? FORSE, assente in prima, obbligatorio in seconda, facoltativo in terza con esame se si vuole iscriversi al liceo. Consolida in Italia l’istruzione di massa. Abolizione della scuola di Avviamento al lavoro, una sola tipologia di scuola media unificata che permetta l'accesso a tutte le scuole superiori. 1963 PROVE D’ESAME DEGLI ANNI PRECEDENTI 23) Programmi elementari Ermini 1944 1958 X 1955 attivismo di Dewey, imparare ad imparare 1962 24) legge Moratti 2015 2000 X 2003 due cicli: infanzia+primaria+medie e superiori (licei o professionali), toglie esame V elementare, PEI 1999 25) Riforma Gelmini 2008 X influenza riforma finanziara - tanti tagli. Maestro unico, voti in decimi+giudizio. La laurea SFP diventa abilitante PROVA 2 1) Legge Boncompagni 1848 Regno di Sardegna Nel 1847 viene qui creato un Ministero della Pubblica Istruzione. Stesso anno dell’emanazione dello Statuto Albertino in cui non si parla di istruzione. Seconda espulsione dei Gesuiti nel 1848. La legge Boncompagni rivendica il monopolio delle leggi per le scuole da parte dello stato. Grazie all’espulsione dei Gesuiti vengono sfruttati i numerosi edifici come convitti nazionali. Nascono tante piccole nuove congregazioni religiose soprattutto femminili (Salesiani di Don Bosco, ludico- educativa). 2) Legge Casati 1859 (seconda guerra d’indipendenza che si conclude con l’annessione della Lombardia al regno di Sardegna): destinata ad essere la base dell’ordinamento della scuola elementare italiana fino al 1923 L’istruzione si divide in 3 rami: superiore Università, secondaria classica Liceo, Istruzione tecnica primaria. Il ministro vigila sulle scuole attraverso funzionari e ispettori. L’istruzione superiore ha come fine di indirizzare la gioventù nelle carriere pubbliche e private in cui si richiede la preparazione di studi speciali, per accrescere la cultura scientifica e letteraria nelle parti dello Stato. Dall’articolo 47 al 187 si parla di Università. Art. 188= l’istruzione secondaria classica mira a far crescere la cultura letteraria e filosofica degli studenti, fatta per ragazzi che andranno all’Uni. Art. 189= la scuola secondaria può essere ginnasio in 5 anni, lingua italiana (lingua francese nelle scuole Nizza, Savoia, Valle d’Aosta), latino, greco, istruzioni letteraria, aritmetica, geografia, storia. Il liceo di 3 anni, filosofia (logica ed etica, non storica), matematica, fisica, chimica, letteratura italiana, latina e greca, storia e scienze. Art. 240= il comune può istituire il ginnasio se ha già istituito la scuola elementare. Art 241= il comune può istituire il liceo se ha il ginnasio, se ha già istituito la scuola tecnica. Art 261= gli istituti di corporazioni religiose non possono dare insegnamenti contrastanti con quelli dello Stato. Art 272= istituzione tecnica ha per fine quello di dare una cultura generale e speciale ai giovani che vogliono dedicarsi a carriere nel pubblico servizio, industria, commerci e agraria. Art 315-316: si parla di scuola elementare. Due cicli da due anni ciascuno, inferiore e superiore. I programmi dell’inf. sono molto vasti, servivano 3 anni e non 2. Presente la religione. Raramente scuole miste, più probabile le divise. Le insegnanti donne sono pagate meno degli uomini. I bambini devono aver compiuto 6 anni per entrare. L’istruzione è data in modo gratuito da tutti i comuni. L’obbligo di istruzione è a carico dei padri Angelo Fava e i programmi del 1860 La legge Casati era pensata per uno stato più piccolo. Con questi programmi si passa da 4 a 5 anni. Scuole femminili almeno di livello inferiore, necessità di differenziare i programmi (maschi=università, femmine=lavori domestici). 3) Legge Coppino 1877 legge numero 3961 della sinistra storica porta la scuola elementare da 4 a 5 anni a allunga l’obbligo scolastico fino ai primi 3 anni delle elementari. Introduce sanzioni per i trasgressori. Solo chi ha adempiuto all’obbligo scolastico può votare ed essere eletto o avere la licenza di caccia/pesca. Nozioni dei doveri dell’uomo e del cittadino. 4) Programmi elementari Gabelli 1888 Positivismo Gabelli è un pedagogo positivista, i suoi programmi sono opere importanti. Il solo insegnamento significativo è quello basato sulle esperienze. Istruzioni generali: Il bambino deve svolgere lezioni di cose, non di parole: deve osservare, essere curioso, sperimentare. La scuola ha 3 fini: dar vigore al corpo (ed fisica, igiene, canto), all’intelligenza e all’animo morale. È importante il fare, non il sapere le cose, la scuola è esercizio e non abitudine. Istruzioni speciali: i programmi di religione sono a carico della chiesa e non dello stato. Lingua italiana per parlare e scrivere correttamente, correggere la pronuncia e la parlata dialettale, devono scrivere cose di cui hanno esperienza. 5) Legge Orlando 1904 giurista, si rende conto che la scuola comunale non funziona bene. La legge rende obbligatoria la V e VI elementare (predisposta per chi non andrà al liceo). Tentativo di sviluppare scuole serali per gli adulti. Forme di intervento statale per la scuola. 6) Legge Daneo Credaro 1911 il primo la propone, il secondo la porta a termine. Il nome della legge: Avvocazione allo stato delle scuole elementari. La scuola elementare viene resa un servizio statale, ponendo a capo dello stato il pagamento degli stipendi dei maestri. Applicazione problematica per il sopraggiungere della WWI. Importante riforma dell’età giolittiana alla quale si oppose la Chiesa (influenzare lo stato è più difficile di influenzare i comuni) 7) Programmi 1923 Gentile: Decreti regi, rafforza potere dirigenti, cancella rappresentanze elettive insegnanti, Esame di stato con certa libertà didattica (controllare cosa, non come). Liceo classico per accedere all’Uni. Obbligo istruzione 14esimo anno di età: elementari 5 anni, poi sceglie tra 5 anni di ginnasio, istituto tecnico (3+4 anni), istituto magistrale 7 anni, scuola complementare di avviamento professionale. Identificazione scuole statali, private e paritarie, Obbligo di religione cattolica alle elementari, creazione liceo scientifico e istituto magistrale. Scuola dell’infanzia= grado preparatorio 8) Programmi di Lombardo Radice Nel 1923 Gentile emanò anche i programmi per le scuole elementari, ispirati all'idealismo attualistico, con premessa, istruzione e avvertenze compilate da Lombardo Radice.Il criterio pedagogico fondamentale è quello umanistico, si dà importanza all'espressione artistica secondo la il principio che a maturità di espressione corrisponde maturità di personalità, fu abolita ogni ricerca metodologica, fu concessa la massima libertà all'insegnante e prevalse l'unità dell'insegnamento secondo il principio dell'unità dello spirito. Le discipline di studio previste da questi programmi erano gli insegnamenti artistici, comprendente canto, disegno e bella scrittura, lettura espressiva e recitazione, aritmetica, nozioni varie ,igiene nella prima, seconda e terza, geografia dalla terza, storia dalla terza, scienze fisiche e naturali dalla quarta, nozioni di diritto ed economia in quinta; seguivano lavori donneschi, occupazioni intellettuali - ricreative. 9) Patti lateranensi febbraio 1929: si dividono in trattato, concordato, convenzione finanziaria. Concordato 1929: condizioni della reliagione nello stato italiano e il matrimonio cattolico abbia anche valore civile. I Patti garantirono alla Chiesa il riconoscimento del cattolicesimo quale religione di Stato in Italia, con importanti conseguenze sul sistema scolastico pubblico, come l'istituzione dell'insegnamento della religione cattolica, già presente dal 1923 e tuttora esistente seppure con modalità diverse. Rientra nell’art.7 della Costituzione 10) Programmi 1934 Aperti dalla frase di Mussolini “la scuola italiana si ispiri all’ideologia fascista”, accentuazione dimensione nazionalistica, inclusione della scuola dei programmi Balilla e introduzione storia della WWI per accentuarne i caratteri. 11) Leggi razziali 1938: Ministero di Bottai, esclusione coatta degli ebrei e dei libri ebrei dalle scuole. 12) Carta della scuola 1939 Bottai+ Legge scuola media 1940: la prima raggruppa in 3 anni i primi anni del Ginnasio e delle scuole tecniche, mentre la seconda istituisce la scuola media triennale, unificando i corsi inferiori di licei, istituti tecnici e magistrali, escludendo la scuola di avviamento professionale che rimarrà a sè stante. Da ricordare Nazzareno Padellaro, funzionario ministero per la riforma della scuola media. Non ebbe molto successo. 13) Costituzione art. 34: la scuola è obbligatoria e gratuita per almeno 8 anni. La Cos. entra in vigore il 1/1/1948, incorpora il Concordato nell’art.7. 14) Art. 33: arte e scienza libero insegnamento (libertà di pensiero ed espressione), La Repubblica istituisce le scuole statali per tutti gli ordini e i gradi, + emendamento Corbino: gli enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituiti di educazione senza oneri per lo stato, comma 3 dell’art.33. (Emendamento= modifica ad un testo base). Gli alunni delle scuole paritarie hanno un trattamento scolastico equipollente alle statali. 15) Art. 34: la scuola è aperta a tutti, l’istruzione inferiore della durata di 8 anni è obbligatoria e gratuita, i privi di mezzi se capaci e meritevoli hanno diritto di proseguire gli studi, istituzione di borse di studio attribuite tramite concorso.
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