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appunti su immanuel kant ,critica della ragione pura e pratica

appunti che seguano il libro "filosofare" su immanuel kant, critica della ragion pura e pratica
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URGENTE!Mi serve entro stasera! Possibilmente anche prima(40 punti al migliore)

concetto di utopia nel filosofo Erasmo da Rotterdam​In breve perché devo inserirlo in una slide di Power point
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Potreste farmi il riassunto di questo testo?Fatelo bene perché è l'ultima interrogazione.Siccome ho pochissimo tempo per studiarlo,fatelo molto riassunto ma allo stesso tempo devo dire tutto(o almeno quasi tutto).5.3. IL SILLOGISMO. Secondo Aristotele, quando noi formuliamo proposizioni isolate, ovvero non connesse fra loro, non ragioniamo. Noi ragioniamo, invece, quando passiamo da proposizioni a proposizioni che abbiano fra di loro determinati nessi e che siano le une cause di altre, le une antecedenti, le altre conseguenti. Il sillogismo è precisamente il ragionamento per eccellenza, ovvero: «un discorso (=ragionamento) in cui poste talune cose (= le premesse) segue necessariamente qualcos'altro ( = la conclusione) per il semplice fatto che quelle sono state poste». La conclusione a cui si arriva è necessaria e segue il principio di non-contraddizione.Il sillogismo tipo, ossia quello di prima figura, risulta composta da tre proposizioni, due delle quali (premessa maggiore e premessa minore) fungono da antecedenti e la terza (conclusione) da conseguente. Inoltre nel sillogismo si hanno tre termini o elementi:•il termine maggiore o estremo maggiore: ha l'estensione maggiore e compare come predicato della premessa maggiore e della conclusione•il termine minore o estremo minore: ha l'estensione minore e compare come soggetto della premessa minore e della conclusione•il termine medio: compare come soggetto nella premessa maggiore e come predicato nella premessa minore.Il termine medio è l'unico che funge sia da soggetto che da predicato, questo perché il termine medio è l'elemento grazie a cui avviene l'unione: esso funge appunto da cerniera o elemento connettivo fra gli altri due. Cio accade perché il termine medio (animale) da un lato risulta incluso nel termine maggiore (mortale) e dall'altro include in sé il termine minore (uomo). Di conseguenza, la caratteristica espressa dal termine maggiore (la mortalità), appartenendo al termine medio, apparterrò anche al termine minore. Usando un linguaggio simbolico (dove A-mortale, B=animale, C=uomo) Aristotele riassume il sillogismo in questo modo: «Se A inerisce a ogni B, e se B inerisce a ogni C, allora è necessario che A inerisca a C» oppure «Ogni B è A, ogni C è B, ogni C è A».Le caratteristiche fondamentali del sillogismo aristotelico sono:a. carattere mediato: nel sillogismo il pensiero non congiunge due concetti direttamente, ma attraverso il termine medio;b. necessità: nella conclusione bisogna necessariamente predicare in quel modo per non entrare in contraddizione con le premesse. Infatti il termine medio rappresenta nel sillogismo la sostanza, o la causa o la ragione, che solo rende possibile la conclusione: l'uomo è mortale perché, e solo perché, è animale.In conclusione: la realtà costringe il pensiero che non può negare l'essenza di una cosa.5.4. IL PROBLEMA DELLE PREMESSE. Gli Analitici primi studiano la struttura del sillogismo in modo puramente formale, cioè badando esclusivamente alla coerenza interna dei suoi passaggi. Aristotele è consapevole del fatto che la validità di un sillogismo non si identifica con la sua "verità", in quanto un sillogismo, pur essendo logicamente corretto, può partire da premesse false e quindi condurre a conclusioni false. Negli Analitici secondi, invece, Aristotele si sofferma sul sillogismo, oltre che corretto, anche valido, ossia sul cosiddetto sillogismo scientifico o dimostrativo che, partendo da premesse vere, giunge necessariamente ad una conclusione vera.Ma come si ottengono le premesse del sillogismo scientifico?Le premesse sono definizioni le quali illustrano l'essenza di una cosa (concetto, esempio: uomo) mediante il genere prossimo (animale) e la differenza specifica, ovvero ciò che distingue una specie dall'altra (razionalità, la caratteristica che identifica l'uomo in rapporto alle altre specie animali). Ma come si ottengono le definizioni?Aristotele afferma che il sillogismo è un processo deduttivo che, da verità universali ricava verità particolari. Come si ricavano le verità universali? Le verità universali, espresse nelle premesse del sillogismo scientifico, si ricavano con due procedimenti complementari che procedono in modo opposto al sillogismo: l'induzione e l'intuizione. L'induzione è « la via che dagli oggetti singoli porta all'universale», cioè, è quel procedimento grazie a cui dal particolare si ricava l'universale. L'induzione però non riesce ad attingere il vero universale, masoltanto il cosiddetto «universale per lo più», ossia un tipo di universale di cui non si può mai essere completamente sicuri. Secondo Aristotele l'induzione risulta priva di autentico valore necessario o dimostrativo e il suo ambito di validità rimane quello della serie dei casi in cui sono state effettivamente riscontrate determinate caratteristiche.L'intuizione, al contrario della deduzione e dell'induzione, non è un procedimento ma coglie immediatamente:- i principi generali del ragionamento: il principio di non-contraddizione, il principio d'identità (secondo cui ogni cosa è uguale a se stessa: A=A) e il principio del terzo escluso (secondo cui tra due opposticontradditori non c'è una via di mezzo: A è B o non-B) - l'essenza delle cose, cioè l'intuizione valuta la verità a cui è giunta l'induzione, dicendo se la caratteristica riscontrata nei casi osservati è occidentale o essenziale.
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(CONTINUO)È URGENTE! Potreste aiutarmi?(40 punti al migliore)

Potreste farmi il riassunto di questo testo?Fatelo bene perché è l'ultima interrogazione.Siccome ho pochissimo tempo per studiarlo,fatelo molto riassunto ma allo stesso tempo devo dire tutto(o almeno quasi tutto).5. LA LOGICA DI ARISTOTELENella classificazione aristotelica delle scienze non trova posto la logica, poiché essa ha per oggetto la forma comune di tutte le scienze, cioè il procedimento dimostrativo, o le varie modalità di ragionamento, di cui esse si avvalgono. Inoltre il termine "logica" (dal greco logos, che significa "parola", "discorso", ma anche "pensiero" e che allude allo studio del pensiero espresso nei discorsi) non è aristotelico. Aristotele usava piuttosto il termine analitico (dal greco analysis, "risoluzione"), alludendo, con tale espressione, al metodo di risoluzione del ragionamento nei suoi elementi costruttivi.Anche il termine Organon non è aristotelico. Esso fu adoperato per la prima volta da Alessandra di Afrodisia (uno dei più grandi commentatori e interpreti di Aristotele vissuto tra il II e il III secolo d.C.) per designare la logica e, in seguito, a partire dal VI secolo d.C. per denominare l'insieme degli scritti aristotelici relativi a tale argomento.L'Organon aristotelico si articola in:•logica del concetto (sviluppata nel libro Cotegorie)•logica della proposizione (sviluppata nel libro Sull'interpretazione)•logica del ragionamento (trattata negli Analitici primi e negli Analitici secondi)•sillogismo dialettico (trattato nei Topici)•argomentazioni sofistiche (trattate nelle Confutazioni sofistiche).5.1. I CONCETTI. Secondo Aristotele gli oggetti del nostro discorso, cioè i concetti, possono essere ordinati a seconda della loro maggiore o minore universalità e classificati mediante un rapporto di genere e specie. Ogni concetto di un determinato settore è infatti specie (perciò il contenuto) di un concetto più universale (= che può essere riferito a più individui) e genere (perciò contenente) di un concetto meno universale (= che può essere riferito a meno individui).Esempio: essere - essere vivente - animale - vertebrato - mammifero - scimmia - orango- orango africano.Rispetto al genere, la specie è un concetto che ospita un maggior numero di caratteristiche, ma che può essere riferito a un minor numero di individui. Viceversa, rispetto alla specie, il genere è un concetto che ospita un minor numero di caratteristiche ma che può venir riferito a un maggior numero di individui. L'insieme delle note o qualità caratteristiche di un concetto è chiamato comprensione, mentre il numero degli esseri cui fa riferimento un concetto è detto estensione. Comprensione ed estensione stanno tra di loro in un rapporto inversamente proporzionale, in quanto, arricchendosi l'uno si impoverisce l'altro. Quindi: - rispetto al genere, la specie è più comprensiva, meno estesa -rispetto alla specie, il genere è meno comprensivo, più esteso.La scala complessiva dei concetti, percorsa in senso discendente (dal più al meno universale) offre un progressivo aumento di comprensione e una progressiva diminuzione di estensione, fino a giungere ad un concetto che è solo specie e non genere, chiamato concetto di specie infima e che presenta la massima comprensibilità e la minima estensione. Dal punto di vista ontologico, il concetto di specie infima corrisponde alla sostanza prima o individuo. Dal punto di vista logico, il concetto di specie infima è sempre soggetto di predicato. Percorsa in senso ascendente (dal meno al più universale) la scala dei concetti offre invece un graduale aumento di estensione e una graduale diminuzione di comprensione, sino ad arrivare ai genere sommi, che contengono ma non sono contenuti e che hanno il massimo di estensione e il minimo di comprensione. Tali sono le dieci categorie che, dal punto di vista logico, sono i modi generalissimi in cui l'essere si predica delle cose nelle proposizioni.5.2. LE PROPOSIZIONI. Aristotele prende in esame solo gli enunciati dichiarativi, ossia frasi che costituiscono asserzioni. Tali enunciati si identificano con le proposizioni, che costituiscono l'espressione verbale dei giudizi, cioè degli atti mentali con cui uniamo o disuniamo determinati concetti nella struttura di base soggetto-predicato.Rispetto alla qualità le proposizioni possono essere affermative o negative. Rispetto alla quantità, le proposizioni possono essere universali (quando il giudizio si riferisce a tutti gli individui compresi nel concetto, cioè quando il soggetto è universale) e particolari (quando il giudizio si riferisce solo ad una parte degli individui a cui possa riferire un concetto, cioè quando il soggetto si riferisce ad una classe particolare). A queste due proposizioni, che sono quelle su ci si basa la sillogistica aristotelica, si possono aggiungere le proposizioni singolari (quando il soggetto è un ente singolo). Aristotele ha dedicato particolare attenzione al rapporto esistente tra le proposizioni universali (affermative o negative) e le proposizioni particolari (affermative o negative). Questi rapporti furono riassunti dai logici medievali in un quadrato, chiamato Quadrato degli opposti, ai cui vertici ci sono quattro lettere: A, E, I ed O. Alla lettera A (prima vocale della parola latina adfirmo) corrisponde la proposizione universale affermativa. Alla lettera E (prima vocale della parola latina nego) corrisponde la proposizione universale negativa.Alla lettera I (seconda vocale della parola latina adfirmo) corrisponde la proposizione particolare affermativa. Alla lettera O (seconda vocale della parola latina nego) corrisponde la proposizione particolare negativa.È detta contraria l'opposizione fra l'universale affermativa e l'universale negativa. Due proposizioni contrarie possono essere entrambe false ma non entrambe vere. È detta contraddittoria l'opposizione fra l'universale affermativa e la particolare negativa e fra l'universale negativa e la particolare positiva. Due proposizioni contraddittorie, escludendosi a vicenda, devono essere necessariamente una vera e l'altra falsa. È detta sub-contraria l'opposizione tra la particolare affermativa e la particolare negativa. Due proposizioni sub-contrarie possono essere entrambe vere, ma non entrambe false. È detta sub-alterna la relazione tra l'universale affermativa e la particolare affermativa e fra l'universale negativa e la particolare negativa. In questo tipo di proposizioni, dalla verità dell'universale si inferisce la verità della particolare, mentre dalla verità della particolare non si inferisce la verità dell'universale. Al contrario, dalla falsità dell'universale non si inferisce la falsità della particolare, mentre dalla falsità della particolare si può inferire la falsità dell'universale. Usando un linguaggio simbolico, Aristotele considera anche il modo in cui avviene l'attribuzione di un predicato a un soggetto, distinguendo:•asserzione: A è B•possibilità:A è possibile che sia B•necessità: A è necessario che sia B. A proposito di concetti e proposizioni,Aristotele fa considerazioni di tipo logico e filosofico, affermando chesingoli termini, cioè i singoli concetti, non sono né veri né falsi: vero o falso è il giudizio, cioè la congiunzione a disgiunzione di concetti. Da ciò derivano i due teoremi fondamentali di Aristotele a proposito della verità:1. La verità è nel pensiero o nel discorso, non nell'essere o nella cosa2. La misura della verità del pensiero e del discorso è l'essere. Quindi il giudizio è vero se congiunge cio che è congiunto nella realtà, ed è falso se congiunge ciò che nella realtà è disgiunto oppure se disgiungeciò che nella realtà è congiunto. Questo teorema testimonia l'empirismo di Aristotele, una dottrina della conoscenza secondo la quale i criteri di conoscenza derivano dall'esperienza.
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appunti su immanuel kant ,critica della ragione pura e pratica

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Collegamenti Heidegger per maturità?

Mi servono dei collegamenti per la maturità con Heidegger (qualsiasi tematica tratta da lui va bene)!
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Consiglio collegamento interrogazione

(5 anno) Devo svolgere l'interrogazione di filosofia; devo portare tre filosofi collegati tra loro. mi piacerebbe portare i due filosofi che più mi sono piaciuti: feuerbach, arendt e trovare un terzo filosofo che si colleghi a loro? L'idea è di collegare feuerbach e arendt sul tema dell'alienazione umana e della condizione sociale. Entrambi affrontano la questione della relazione tra individuo e società, anche se da prospettive diverse. Credete sia un buon collegamento?
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La conclusione a cui si arriva è necessaria e segue il principio di non-contraddizione.Il sillogismo tipo, ossia quello di prima figura, risulta composta da tre proposizioni, due delle quali (premessa maggiore e premessa minore) fungono da antecedenti e la terza (conclusione) da conseguente. Inoltre nel sillogismo si hanno tre termini o elementi:•il termine maggiore o estremo maggiore: ha l'estensione maggiore e compare come predicato della premessa maggiore e della conclusione•il termine minore o estremo minore: ha l'estensione minore e compare come soggetto della premessa minore e della conclusione•il termine medio: compare come soggetto nella premessa maggiore e come predicato nella premessa minore.Il termine medio è l'unico che funge sia da soggetto che da predicato, questo perché il termine medio è l'elemento grazie a cui avviene l'unione: esso funge appunto da cerniera o elemento connettivo fra gli altri due. Cio accade perché il termine medio (animale) da un lato risulta incluso nel termine maggiore (mortale) e dall'altro include in sé il termine minore (uomo). Di conseguenza, la caratteristica espressa dal termine maggiore (la mortalità), appartenendo al termine medio, apparterrò anche al termine minore. Usando un linguaggio simbolico (dove A-mortale, B=animale, C=uomo) Aristotele riassume il sillogismo in questo modo: «Se A inerisce a ogni B, e se B inerisce a ogni C, allora è necessario che A inerisca a C» oppure «Ogni B è A, ogni C è B, ogni C è A».Le caratteristiche fondamentali del sillogismo aristotelico sono:a. carattere mediato: nel sillogismo il pensiero non congiunge due concetti direttamente, ma attraverso il termine medio;b. necessità: nella conclusione bisogna necessariamente predicare in quel modo per non entrare in contraddizione con le premesse. Infatti il termine medio rappresenta nel sillogismo la sostanza, o la causa o la ragione, che solo rende possibile la conclusione: l'uomo è mortale perché, e solo perché, è animale.In conclusione: la realtà costringe il pensiero che non può negare l'essenza di una cosa.5.4. IL PROBLEMA DELLE PREMESSE. Gli Analitici primi studiano la struttura del sillogismo in modo puramente formale, cioè badando esclusivamente alla coerenza interna dei suoi passaggi. Aristotele è consapevole del fatto che la validità di un sillogismo non si identifica con la sua "verità", in quanto un sillogismo, pur essendo logicamente corretto, può partire da premesse false e quindi condurre a conclusioni false. Negli Analitici secondi, invece, Aristotele si sofferma sul sillogismo, oltre che corretto, anche valido, ossia sul cosiddetto sillogismo scientifico o dimostrativo che, partendo da premesse vere, giunge necessariamente ad una conclusione vera.Ma come si ottengono le premesse del sillogismo scientifico?Le premesse sono definizioni le quali illustrano l'essenza di una cosa (concetto, esempio: uomo) mediante il genere prossimo (animale) e la differenza specifica, ovvero ciò che distingue una specie dall'altra (razionalità, la caratteristica che identifica l'uomo in rapporto alle altre specie animali). Ma come si ottengono le definizioni?Aristotele afferma che il sillogismo è un processo deduttivo che, da verità universali ricava verità particolari. Come si ricavano le verità universali? Le verità universali, espresse nelle premesse del sillogismo scientifico, si ricavano con due procedimenti complementari che procedono in modo opposto al sillogismo: l'induzione e l'intuizione. L'induzione è « la via che dagli oggetti singoli porta all'universale», cioè, è quel procedimento grazie a cui dal particolare si ricava l'universale. L'induzione però non riesce ad attingere il vero universale, masoltanto il cosiddetto «universale per lo più», ossia un tipo di universale di cui non si può mai essere completamente sicuri. Secondo Aristotele l'induzione risulta priva di autentico valore necessario o dimostrativo e il suo ambito di validità rimane quello della serie dei casi in cui sono state effettivamente riscontrate determinate caratteristiche.L'intuizione, al contrario della deduzione e dell'induzione, non è un procedimento ma coglie immediatamente:- i principi generali del ragionamento: il principio di non-contraddizione, il principio d'identità (secondo cui ogni cosa è uguale a se stessa: A=A) e il principio del terzo escluso (secondo cui tra due opposticontradditori non c'è una via di mezzo: A è B o non-B) - l'essenza delle cose, cioè l'intuizione valuta la verità a cui è giunta l'induzione, dicendo se la caratteristica riscontrata nei casi osservati è occidentale o essenziale.
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