(Continuo)L'INTERVISTA: STRUTTURATA, SEMISTRUTTURATA... Anche nell'intervistaabbiamo una serie di domande poste a un campione, ma rispetto al questionario si tratta di una tecnica più flessibile. A seconda di quanto le domande sono predeterminate, è possibile distinguere tra intervista strutturata, semi-strutturata e non strutturata. Queste tre tipologie vanno pensate come fossero un continuum: non si escludono a vicenda e la scelta di una o dell'altra dipende dagli obiettivi della ricerca. In genere, si ricorre a un'intervista strutturata quan do il disegno della ricerca prevede un numero considerevole di interviste, men tre, a mano a mano che il numero di interviste diminuisce, si ricorre a interviste semi-strutturate o non strutturate.L'intervista strutturata presenta una sequenza prestabilita e ordinata di domande aperte sottoposte nella stessa formulazione e nello stesso ordine a tutti gli intervistati, che sono lasciati liberi di rispondere come credono. Rappresenta una sorta di mediazione tra l'approccio quantitativo e l'approccio qualitativo, una tecnica "ibrida" che organizza le informazioni da un lato in modo prestabilito (le domande), dall'altro in modo aperto e destrutturato (le risposte). Questa sua am bivalenza fa si che possa essere utilizzata quando si intende impostare la ricerca in maniera standardizzata, ma allo stesso tempo la conoscenza limitata del fenomeno non consente l'utilizzo di un questionario a risposte chiuse. L'intervista semi-strutturata prevede un elenco di argomenti o una serie di domande generali che devono essere affrontati. Nonostante questa traccia fissa, il colloquio può variare sulla base delle risposte dell'intervistato e del contesto specifico. L'intervistatore non può affrontare tematiche non previste dalla traccia, ma-a differenza che nell'intervista strutturata-può cercare di rilanciare alcuni argomenti che sorgono spontaneamente (se ritiene che siano utili). Per esempio, se l'intervistato anticipa alcune risposte, l'intervistatore può modificare l'ordine delle domande. La traccia, quindi, stabilisce una sorta di perimetro entro il quale intervistato e intervistatore hanno una certa libertà di movimento.E NON STRUTTURATA Infine, nell'intervista non strutturata (detta anche "in profondità" o "libera") il contenuto delle domande non è prestabilito e varia da soggetto a soggetto: l'unico elemento prefissato è il tema generale, gli altri emergono spontaneamente nel colloquio. Non si tratta però di una normale conversazione, perché i ruoli non sono equilibrati: l'intervistato viene scelto sulla base di caratteristiche specifiche (un suo vissuto personale o l'appartenenza a un determinato gruppo sociale). Inoltre, pur rispettando le opinionidell'intervistato, l'intervistatore guida e controlla l'intervista: ha il compito di introdurre il tema iniziale e di fare in modo che la conversazione non si orienti su argomenti irrilevanti o, al contrario, che vada in profondità su quelli interessanti per la ricerca. Ogni intervista libera è unica nei contenuti, nella durata e nel rapporto che si instaura tra intervistato e intervistatore.Una tipologia particolare di intervista non strutturata è quella biografica, che si focalizza sul raccogliere una storia di vita, ossia un insieme organizzato e trasmesso a una terza persona di eventi, esperienze, strategie relative alla vita di un soggetto, raccontati in forma cronologico-narrativa. In questo caso, il ri cercatore introduce una domanda di ingresso, indirizzando il colloquio verso un tema specifico. Questa domanda deve invitare a parlare liberamente dell'intero percorso di vita dell'intervistato, come per esempio: <Sto conducendo una ricerca su... vorrei che lei mi raccontasse...».Nelle interviste non strutturate utilizzate nella ricerca qualitativa è cruciale che l'intervistatore pratichi un ascolto attivo: deve prestare attenzione a quanto raccontato ma allo stesso tempo orientare la conversazione, stimolando l'inter vistato ad approfondire una questione o a cambiare argomento, introducendo nuovi temi. Dovrebbe inoltre porre molta attenzione alla relazione, cercando la giusta distanza tra un atteggiamento formale e informale. E importante, infine che l'intervistatore si soffermi non solo sul piano linguistico (ciò che dice) ma anche su quello paralinguistico (come lo dice, il timbro, il tono, l'intensità della voce, eventuali sovrapposizioni con l'intervistato) ed extra-linguistico (comunicazione intenzionale e non intenzionale, prossemica, manifestazioni delle emozioni, come riso, pianto o tosse, spesso un indice di nervosismo dell'interlocutore).I FOCUS GROUP Il focus group è un'intervista in cui uno o più moderatori stimolano la discussione tra un piccolo gruppo di persone su un argomentospecifico. E un metodo particolarmente utile per esplorare in modo approfon dito le opinioni, gli atteggiamenti o i comportamenti di una collettività. Anche se sono possibili disegni di ricerca basati esclusivamente su focus group, in gene re questa tecnica di rilevazione qualitativa è utilizzata in integrazione con altre, più o meno strutturate.Seguendo una traccia (griglia) più o meno strutturata, il moderatore propone ai partecipanti "stimoli" verbali (domande dirette, frasi, definizioni, associazio ni) o visivi (fotografie, disegni, vignette, filmati). Dalle risposte a questi stimoli scaturisce-o dovrebbe scaturire - la discussione tra i partecipanti. L'idea alla base del focus group è che, rispetto a una semplice intervista singola, l'interazione di diversi soggetti produca dati più consistenti, sia quantitativamente sia qualitativamente.I criteri di conduzione di un focus group non sono lasciati al caso. Il luogo in cui esso si svolge è molto importante: deve essere neutro (ma non asettico) e non avere elementi di distrazione (piacevole, ma non troppo interessante). La sua durata è di un'ora e mezzo circa. I partecipanti non dovrebbero conoscersi tra loro, poiché questo potrebbe far saltare la dinamica di gruppo, falsando l'an damento della conversazione.Il ruolo del moderatore è importantissimo: non è un interlocutore, ma colui che facilita il passaggio e la circolazione della parola, focalizzandosi su un argo mento ed evitando di forzare la discussione in una direzione, di esprimere opi nioni personali o di appoggiare una tesi piuttosto che un'altra. Per questo, il moderatore deve chiarire le diverse posizioni senza giudicarle, cercando di ar ginare le posizioni leaderistiche (qualcuno che assume un ruolo di guida del gruppo) e coinvolgendo chi tende a isolarsi; infine, deve limitare la formazione di sottogruppi, allentando le tensioni e i conflitti.( c'è il continuo nella prossima domanda)