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Economia e gestione della banca 2° parziale, Sbobinature di Economia e gestione della banca

Economia e gestione della banca 2° parziale: contiene le slide della prof Borroni con le sue spiegazioni a lezione + è integrato col libro Coursepack EGB

Tipologia: Sbobinature

2022/2023

Caricato il 14/06/2023

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Scarica Economia e gestione della banca 2° parziale e più Sbobinature in PDF di Economia e gestione della banca solo su Docsity! Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 1 ECONOMIA DELLA BANCA 2 1 I RISCHI DELL’ATTIVITA’ DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA CAP 2 RISCHIO = INCERTEZZA (MINACCIA ma anche OPPORTUNITA’) La gestione dei rischi costituisce la base del processo di intermediazione 1.1 COME GLI INTERMEDIARI RIDUCONO IL RISCHIO? Il rischio è ineliminabile. L’obiettivo è RIDURLO. Questo compito è svolto in collaborazione e competizione coi mercati. Essi incidono su: 1. informazioni: riduzione del gap informativo, con benefici sia a livello individuale che a livello sistemico 2. negoziabilità degli strumenti: possibilità di smobilizzo a prescindere dalla scadenza→ ruolo condiviso con i mercati 3. diversificazione: gestione professionale di portafogli di investimenti→ ruolo condiviso con i mercati 4. trasformazione delle scadenze: tempi differenti tra raccolta e impieghi 1.2 TASSONOMIE DEL RISCHIO • effetti dell’evento o rischi puri (o assicurativi): effetti negativi (la cui gestione è oggetto specifico dell’attività assicurativa); o rischi finanziari (o speculativi): effetti sia positivi sia negativi→ di norma di natura simmetrica: il risultato positivo da una parte coincide con quello negativo di un’altra. • natura del rischio o rischi sistematici: nascono da situazioni generali (catastrofi naturali, innovazione tecnologica, regolamentazione, tassi di interesse e di cambio, prezzi, ecc.)→ sono ineliminabili. o rischi non sistematici: nascono da fenomeni relativi ai singoli intermediari (credito e regolamento, business e reputazione)→ possono quindi essere eliminati. 1.3 IL RISCHIO D’IMPRESA Variabilità del valore del capitale economico (differenza tra valore economico delle attività e delle passività) o della sua redditività (return on equity). Vale per tutte le imprese, ma il confronto dev’essere sempre tra pari (banche con banche, ma anche qui non tutte svolgono la stessa attività). Da cosa dipende l’esposizione al rischio di un intermediario? • scelte di composizione del portafoglio di attività e passività→ se il rischio è contenuto lo è anche la redditività. • appetito per il rischio (risk appetite)→ Risk Appetite Framework (RAF) • normativa di vigilanza • struttura e presidi organizzativi adottati • quadro macro-economico Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 2 1.4 RISCHI BANCARI RISCHI FINANZIARI RISCHI PURI • rischio di perdite nello svolgimento dell’attività creditizia (banking book) per incapacità della controparte di far fronte alle obbligazioni assunte (interessi e quota capitale )→ rischio di credito • rischio di perdita sul portafoglio di negoziazione (trading book) per variazioni avverse di tassi d’interesse, tassi di cambio, prezzi degli strumenti finanziari→ rischio di mercato o rischio di tasso di interesse (i) o rischio di cambio (ἐ) o rischio di prezzo (P) rischio di liquidità: originato dai datori di fondi • rischio di perdite per disfunzioni di procedure, personale e sistemi interni, eventi esogeni. Include il rischio giuridico, ma non quello strategico e di reputazione→ rischio operativo • altri rischi (compliance, legale, reputazionale, ecc.) 1.4.1 I rischi bancari: i riflessi strategici ed organizzativi L’assunzione, trasformazione e la gestione del rischio rappresenta l’essenza stessa dell’attività bancaria La banca adotta sistemi di gestione dei rischi (risk management) che contemplano: ➢ strategie e politiche di gestione dei diversi rischi, nonché procedure per l'identificazione e la misurazione dei medesimi ➢ adeguata organizzazione interna della banca ➢ adeguati sistemi informativi e di controllo interno (internal audit) Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 5 quali parti compongono il tasso di interesse? ➢ i = irisk free + spread cosa è dunque lo spread? misura del rischio di credito di un’attività finanziaria→ maggiore è il rischio insito nell’AF, maggiore sarà lo spread Come valutare il rischio di credito? • utilizzo di diversi strumenti e metriche di valutazione • il ruolo del rating (≠ da scoring – cfr. più avanti) - giudizio (alfa)numerico (colore) su rischio di credito relativo a • strumento finanziario • debitore (emittente) • il ruolo delle ECAI (external credit assessment institutions) o rating agencies • le tre big: Moody’s, Standard and Poor’s, Fitch→ stimano la capacità delle imprese di pagare i debiti alle scadenze, e danno un giudizio sintetico 1.7 I RISCHI DI MERCATO I rischi di mercato originano da diversi fattori che possono causare variazioni del valore di singole attività finanziarie o di portafogli di attività/ passività finanziarie a seguito di variazioni inattese delle condizioni di mercato:→ tipici del trading book Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 6 • rischio di tasso di interesse • rischio di prezzo • rischio di cambio • rischio di volatilità 1.7.1 Il Rischio Di Tasso Di Interesse • origina da variazioni (sfavorevoli) dei tassi di interesse. • l’impatto sul bilancio della banca è legato o al processo di trasformazione delle scadenze o detenzione di contratti finanziari sensibili a variazioni dei tassi di interesse. • le fluttuazioni dei tassi di interesse determinano una variazione sia o dei risultati economici della banca o del valore di mercato delle attività e delle passività e quindi del valore economico del patrimonio netto Si riflettono su interessi attivi e passivi pagati ai datori di fondi. Impatta maggiormente sul margine d’interesse= interessi attivi – interessi passivi 1.7.2 Rischio Di Rifinanziamento (Impatto Sulla Redditività Bancaria) Rischio di rifinanziamento= rischio che rinnovo provvista avvenga a un tasso superiore al tasso attivo, quando durata PASS < durata ATT Aumenta di 25 punti base→ se la banca vuole rifinanziare il suo passivo, dovrà pagare il 2,25%. Non può però variare gli interessi sulla sua attività finanziaria. 1.7.3 Rischio di reinvestimento Rischio di reinvestimento= rischio che rinnovo impiego sia a tasso inferiore a quello della provvista, se durata ATT < durata PASS. Si manifesta con le medesime modalità, ma relativamente all’attivo Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 7 per due anni la banca dovrà pagare il 2% ai suoi obbligazionisti→ la banca dovrà trovare un altro soggetto a cui erogare. Se i tassi sono ridotti, anche il prenditore chiederà di avere un tasso in linea con l’andamento del mercato. La banca quindi applicherà il 2,75%. Si riduce il margine per la banca perché deve tener fermo il costo del suo passivo, ma è costretta a ridurre quanto applicato sul suo finanziamento. 1.7.4 Rischio di prezzo Cambiamenti nei tassi di interesse influenzano anche il valore di attività e passività, in quanto il valore attuale dei cash flow (ed in alcuni casi anche i cash flow stessi) cambia al variare dei tassi di interesse. Il rischio di prezzo: • deriva da variazioni dei prezzi dei titoli azionari • deriva da variazioni dei prezzi delle commodities (merci) a cui è collegato il rendimento di strumenti finanziari Il rischio di cambio→ deriva da variazioni avverse dei tassi di cambio delle valute in cui sono denominate le attività e passività detenute dalla banca. • Cambio: prezzo di una moneta espresso in quantità di un’altra moneta. Il sistema è sempre certo (1€) per incerto (moneta estera). Possono portare variazioni di attività e passività. • Il rischio di tasso d’interesse c’è sempre, mentre il rischio di cambio è evitabile perché se in bilancio non si mettono attività e passività in valuta estera, il rischio non c’è. Bisogna tener conto che impedisce le perdite, ma anche i guadagni legati al tasso di cambio Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 10 • difficoltà di misurazione ex-ante • atteggiamento speculativo del management (moral hazard) Modalità di gestione • adeguati presidi organizzativi • adeguati sistemi di controllo e governance o politiche di remunerazione ▪ non solo a breve termine ▪ non solo cash 1.11 CONFRONTO FRA RISCHI FINANZIARI E OPERATIVI Elementi di valutazione Rischio operativo (rischio puro) Rischi di credito e di mercato (rischi finanziari) Misurabilità Difficile da quantificare Misurabili Comprensibilità Bassa Alta Assunzione Inevitabile Consapevole Prezzabilità Bassa e altamente soggettiva Elevata e con buoni margini di approssimazione Allocazione del capitale Difficile Facilmente qualificabile Principio rischio-rendimento Sfuggente Coerenti 1.12 LA GESTIONE DEI RISCHI NELL’ATTIVITÀ DI INTERMEDIAZIONE FINANZIARIA • crescente rilievo e ampiezza dei processi gestionali di Risk Management • scelte da affrontare ex-ante: politiche di gestione, programmazione del matching e delle correlazioni tra rischi • articolazione essenziale di un processo formalizzato di gestione dei rischi: → RAF (risk appetite framework) o identificazione e classificazione o misurazione – monitoraggio o gestione e mitigazione o gestione del capitale economico per la sua più efficiente allocazione • ruolo del Comitato Rischi 1.13 RAF – RISK APPETITE FRAMEWORK • caratteristiche dimensionali & complessità operativa della banca • definisce il livello massimo di rischio assumibile • individua le tipologie di rischio che la banca intende assumere e per ciascun rischio: o obiettivi o soglie ▪ risk appetite (obiettivo di rischio min/max da raggiungere) ▪ risk tolerance (obiettivo di rischio min/max tollerato) ▪ risk capacity (livello minimo di “sicurezza”) o limiti operativi in condizioni ▪ di normalità ▪ di stress Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 11 • obiettivi, soglie di tolleranza e limiti sono declinati in termini di: o misure espressive del capitale a rischio o capitale economico o adeguatezza patrimoniale o liquidità o redditività 1.14 MA I RISCHI NON SONO FINITI… • altri rischi o nuove declinazioni di rischi già conosciuti o cyber risk o il peso del debito sovrano o il rispetto diritti umani (BankTrack) https://www.banktrack.org o le (nuove) pandemie o sostenibilità (ambientale, ma non solo…) ü........ • il ruolo degli ESG (Environment, Social, Governance) • climate change e rischio climatico • “cigni neri” e “cigni verdi”..... 1.14.1 Cyber risk: non solo per il sistema finanziario • forte interconnessione tra settori • effetti “a cascata” non prevedibili • attenzione anche alle ricadute sulle persone fisiche (± consapevoli ...)→ money muling 2024: stress test su cyber risk Ci son cigni e cigni…… I cigni neri I cigni verdi (cigni neri climatici) • inaspettati e rari • impatto di vasta portata • possono essere spiegati solo dopo che si è verificato il fatto analogie con i cigni neri MA: • alto grado di certezza che una combinazione si verificherà in un prossimo futuro • catastrofe climatica decisamente peggiore di crisi finanziaria sistemica • maggiore complessità del cambiamento climatico: riflessi ambientali, geopolitici, sociali, economici,…. I rischi climatici (climate- related financial risk) • rischio fisico: intensità e frequenza di fenomeni naturali e meteorologici estremi • rischio di transizione: riduzione significativa di valore degli asset delle imprese che operano nel settore dello sfruttamento, della trasformazione e del trasporto dei combustibili fossili Rischio economico legato a shock climatico: HxExV • H – Hazard : probabilità del verificarsi di o un fenomeno naturale estremo (rischio fisico) o introduzione di regolamentazione specifica (rischio di transizione) • E – Exposure: valore economico delle attività esposte all’evento (valore delle singole unità produttive) Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 12 • V- Vulnerability: perdita attesa per ogni unità esposta (considerando anche copertura assicurativa) 2 REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA 2.1 PERCHÉ L’ATTIVITÀ BANCARIA DEVE ESSERE REGOLAMENTATA? CAP. 4 La struttura del sistema finanziario italiano 2.1.1 Perché l’AF deve essere regolamentata? • ruolo degli intermediari finanziari nel prevenire situazioni di crisi, preservando le condizioni di stabilità dal p.to di vista della liquidità e solvibilità. o funzione allocativa o funzione monetaria (→moneta fiduciaria) • importanza macroeconomica degli intermediari finanziari • obiettivo: evitare i c.d. market failures • la “natura pubblica” della regolamentazione • regolamentazione adeguata, ma non assoluta 2.1.2 Gli obiettivi della regolamentazione • obiettivo finale: tutela della fiducia del pubblico e dei risparmiatori o come perseguirlo? evitare situazioni di dissesto • obiettivo intermedio: la stabilità degli intermediari - a livello micro (singolo intermediario) - a livello macro (sistema finanziario) ▪ come perseguirlo? • contenimento del rischio • capitale minimo (fondi propri) • regolamentazione & vigilanza Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 15 • intermediari too big to fail (SIFIs – Systemically Important Financial Institutions)→ Financial Stability Board • spesso l’intervento del fondo (primo livello) non è sufficiente→interventi di garanzia pubblica (secondo livello)→elementi di criticità o costi “sociali” o moral hazard del management • sinergia con la regolamentazione prudenziale (riduzione del grado di rischio) • limitazioni della copertura (natura del depositante, limiti di ammontare, tipologia passività, ecc.) • “correzione” del contributo in funzione del grado di rischio “effettivo” Regulatory failure= situazioni problematiche generate da un’inefficace e dannosa regolamentazione 2.4 OBIETTIVI DELLA REGOLAMENTAZIONE 1. Stabilità (obiettivo intermedio) a. A livello micro b. A livello macro 2. Efficienza a. Efficienza allocativa: capacità degli intermediari di finanziare progetti più meritevoli, e con rendimenti attesi più elevati b. Efficienza tecnico-operativa: capacità gestionale di offrire i propri prodotti al minor costo possibile, o massimizzare il livello di produzione c. Efficienza informativa: capacità dei prezzi di incorporare tutte le informazioni possibili (limitando quindi le asimmetrie informative), garantendo equità nella distribuzione delle risorse (informazioni)→ trasparenza delle informazioni e correttezza nel comportamento degli operatori ➔ attenzione!! esiste un trade off tra stabilità ed efficienza (nel breve periodo) 2.5 COME “ARTICOLARE” LA VIGILANZA? 2.5.1 Modello accentrato (single regulator) Il single regulator attiene al modello accentrato di vigilanza, e a lui compete quindi la regolamentazione e la vigilanza di tutti i comparti del sistema finanziario. • Vantaggi: o Efficienza per la visione unitaria o Economie di scala e di scopo (evita duplicazioni nei controlli) o Maggior chiarezza nell’individuazione delle responsabilità di controllo • Svantaggi: o Appesantimento burocratico o Conflitti tra diverse finalità 2.5.2 Modello decentrato Modello decentrato: divisione delle competenze di vigilanza su più autorità. Tipi di vigilanza decentrata: • Vigilanza istituzionale (per soggetti)= un’autorità normativa diversa per ogni categoria di operatore e attività da questo svolte - Vantaggi: agevola definizione impianto normativo, economie di specializzazione - Svantaggi: viene meno la riserva di attività Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 16 ▪ arbitraggio regolamentare: regole non uniformi per operazioni che hanno stessa natura ma svolte da soggetti diversi (es. discriminazione) ▪ “cattura del regolatore”: intermediari grandi possono influenzare attività del regolatore settoriale fino alla collusione (es. mafia e corruzione). • Vigilanza per attività: a ogni attività di intermediazione corrisponde un’autorità - Vantaggi: parità concorrenziale→Level the playing field - Svantaggi: sovrapposizione di più organismi, frammentazione attività di supervisione, duplicazione dei controlli • Vigilanza per finalità: a ogni autorità è affidato un obiettivo da perseguire in modo trasversale su tutti gli operatori (indipendentemente dalla loro attività) - Vantaggi: omogeneità regolamentare, efficacia nei controlli, coerenza tra obiettivo e strumenti - Svantaggi: duplicazione controlli e innalzamento costi, non chiara attribuzione delle competenze • Vigilanza per funzioni: le funzioni del sistema finanziario sono assoggettate a regolamentazione (ma difficile da fare in concreto) • modelli ibridi (caso Italia) 2.5.3 La vigilanza in Italia Modello ibrido decentrato • vigilanza per finalità ma non ha ancora impedito la “sopravvivenza” dei regulator tipici del modello per istituzioni (specie per quanto riguarda assicurazioni e fondi pensione) o stabilità→ BCE/Banca d’Italia o efficienza (≅ concorrenza)→ AGCM o trasparenza delle informazioni e correttezza nel comportamento degli operatori→ CONSOB • vigilanza per soggetti o IVASS: compagnie di assicurazione o COVIP: fondi pensione • il ruolo del CICR e del Ministro dell’Economia 2.6 COME “CLASSIFICARE” LA VIGILANZA? • finalità della norma di vigilanza o vigilanza strutturale: norme che delineano morfologia del SF, definendone estensione e numero di soggetti. Controlli che nel trade off tra stabilità ed efficienza possono causare problemi perché stringenti controlli strutturali assicurano stabilità, ma limitano concorrenza e quindi efficienza degli operatori. Delinea: ▪ condizioni di entrata nel mercato ▪ tipi di attività ▪ assetti organizzativi e proprietari ▪ interventi amministrativi su qualità e prezzi o vigilanza prudenziale: riguarda criteri di gestione cui gli operatori devono attenersi, volti a limitare e monitorare i rischi. I controlli sono oggettivi e neutrali: le regole sono definite ex ante e conosciute da tutti. I controlli si articolano in 3 fattispecie: ▪ norme in materia di riduzione del livello di rischio complessivo ▪ adeguatezza della struttura organizzativa e dei controlli interni ▪ rispetto dei requisiti in materia di onorabilità, professionalità ed esperienza o in caso di crisi ▪ early warning→ svolgono azione preventiva. Sono i flussi informativi (comprende indicatori gestionali) finalizzati a far emergere con anticipo condizioni di difficoltà degli intermediari, in modo che le autorità di vigilanza possano intervenire tempestivamente. Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 17 • amministrazione straordinaria: attraverso la sostituzione di organi decisionali, riporta l’intermediario in condizioni di normalità • credito di ultima istanza: linea di credito erogata da BCE per evitare che l’illiquidità degeneri in insolvenza (con potenziali conseguenze sistemiche) ▪ resolution→ in caso di irreversibilità della crisi, si procede con l’eliminazione definitiva dell’intermediario insolvente prima che le difficoltà si propaghino nel sistema nazionale e internazionale. • cronologia temporale (criterio cronologico) o ex ante= norme di vigilanza strutturale e prudenziale: più rilevanti, sono il complesso regolamentare che informa tutta l’attività degli intermediari o ex post= strumenti da usare in caso di crisi • attività svolta o vigilanza regolamentare: produzione di norme e regolamenti, principi a cui deve uniformarsi tutta la regolamentazione o vigilanza informativa: limita asimmetrie informative tramite strumenti di informazione e comunicazione o vigilanza ispettiva: controlli presso le sedi degli intermediari per acquisire informazioni difficilmente estrapolabili 2.6.1 Autorità nazionali e sovranazionali • evidenze dalla grande crisi finanziaria del 2008-9 (…ma la storia si ripete: USA 2023…) o assenza/carenza di regolamentazione o mancanza di coordinamento tra le Autorità o assenza di vigilanza macroprudenziale o assenza di vigilanza per SIFIs • nuova architettura a livello UE o Consiglio Europeo per il rischio sistemico (European Systemic Risk Board – ESRB o CERS)→ compito di controllare e valutare rischi per la stabilità del SF. Deve: ▪ Raccogliere e analizzare le info rilevanti per monitorare e valutare i potenziali rischi per la stabilità, identificarli e classificarli secondo priorità. ▪ Emanare allarmi (risk warnings) se i rischi possono originare conseguenze gravi + formulare raccomandazioni su provvedimenti da adottare e monitorare. ▪ Collaborare col Fondo Monetario Internazionale (Financial Stability Board) e paesi terzi o Sistema europeo delle autorità di vigilanza (European System of Financial Supervision – ESFS)→ per salvaguardia della solidità finanziaria dei singoli intermediari (vigilanza microprudenziale) e protezione degli utenti dei servizi finanziari (tre Autorità Europee di Vigilanza- AEV, ognuna con sua personalità giuridica). Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 20 3.2 COME FUNZIONA IL MECCANISMO UNICO DI VIGILANZA 3.2.1 Il ruolo delle Autorità europee di vigilanza • EBA: o definizione del Single Supervisory Rulebook (regole comuni) o responsabile degli stress test per valutare la «resilienza» del sistema bancario e il rischio sistemico del sistema finanziario dell’UE • EIOPA – ESMA: o coordinamento con EBA per questioni «interdisciplinari» o mantenimento delle funzioni originariamente assegnate 3.3 GLI ALTRI DUE PILASTRI • Meccanismo Unico di Risoluzione (SRM)→ ▪ SRA (Single Resolution Authority) ▪ ANR (Autorità Nazionale di Risoluzione – BdI) o creazione di un fondo alimentato dai contributi delle singole banche o a regime entro il 2023: 1% ca. dei depositi “protetti” nei paesi dell’Unione Bancaria Europea o luglio 2022: ca. € 66 miliardi https://www.srb.europa.eu/en • Disciplina armonizzata per i sistemi di garanzia dei depositi (Deposit Guarantee Schemes – DGS) 3.3.1 IL MECCANISMO UNICO DI RISOLUZIONE L’autorità è il Comitato di Risoluzione Unico (Single Resolution Board, SRB o SRM) e i suoi compiti sono: - decide sui programmi di risoluzione - Responsabile di fasi di pianificazione e risoluzione delle banche transfrontaliere (le cui unità operative stabilite in più di uno stato UE) e significative - Responsabile di tutti i casi di risoluzione - Responsabilità ultima per tutte le banche dell’Unione Bancaria Europea e può sempre decidere di - esercitare i propri poteri nei confronti di ogni banca Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 21 SRM prevede anche meccanismi di cooperazione con autorità nazionali di risoluzione (ANR) per consentire conoscenza approfondita di condizioni intermediari e preparazione in caso di crisi. • fonti normative o BRRD (bank recovery and resolution directive) giugno 2014 → in vigore dal 16 novembre 2015. Ha dato regole a tutti I paesi UE per prevenire e gestire crisi banche. o CRD IV (capital requirements directive) giugno 2013 o CRR (capital requirements regulation) giugno 2013 • obiettivi o evitare interventi di salvataggio degli enti creditizi con il denaro dei contribuenti o prevenire insolvenza e ridurne gli impatti sistemici. • interventi distinti a seconda che ci si riferisca a: o risanamento di una banca in difficoltà (recovery) o risoluzione di una situazione di crisi (resolution) a) recovery plans (risanamento di un ente in difficoltà): strumenti e azioni per la prevenzione della crisi (irreversibile)→ servono a stabilizzare la situazione finanziaria dell’ente b) resolution plans (risoluzione di una situazione di crisi): sono strumenti di intervento ex post→ correttivi da adottare in caso di dissesto (o qualora il dissesto risulti altamente probabile) a. quali strumenti a disposizione? i. vendita dell’attività d’impresa (attività, diritti, passività, ma anche azioni o altri titoli di proprietà) ii. ente-ponte (bridge bank): può essere cessionario di azioni o altri titoli di proprietà, attività, diritti, passività (in mancanza di soluzioni di mercato) iii. separazione delle attività (es. cessione a bad bank) iv. svalutazione o conversione in capitale delle passività (bail in) ➔ gli strumenti sono utilizzabili in via coattiva: non è necessario il consenso né degli azionisti né dei creditori (cioè dei depositanti) Bail in Bail in= strumento che consente ad ANR di disporre risoluzione del valore di azioni e alcuni crediti (o loro conversione in azioni) per assorbire le perdite e ricapitalizzare la banca per ripristinare un’adeguata capitalizzazione e mantenere la fiducia del mrkt. • partecipazione alle perdite da parte dei creditori (anche depositanti e obbligazionisti) • passività ammissibili e passività escluse (cfr. slide seguente) • conversione delle passività ammissibili in azioni della “nuova” banca In vigore dal 1 gennaio 2014 Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 22 3.4 DISCIPLINA ARMONIZZATA PER I SISTEMI DI GARANZIA DEI DEPOSITI (attualmente in fase di “lavorazione”….)→ “problema” del debito sovrano di alcuni paesi membri (Italia) - armonizzazione dei sistemi nazionali di garanzia depositi - fatta da Sistemi nazionali di garanzia dei depositi (DGS): in ogni Stato membro per assicurare rimborso ai depositanti in caso banca in dissesto e depositi divengano indisponibili. TUTTE le banche devono aderire, e devono versare contributi in base a loro profitti di rischio (e altri fattori), e che vengono accumulati in un Fondo o livello minimo di copertura garantita= 100mila € per depositante o termine di rimborso= da 20 a entro 7 gg lavorativi. - Per assicurare pronta disponibilità di risorse, direttiva ha previsto un metodo di finanziamento ex ante per i Fondi di garanzia dei depositi: o Dotazione finanziaria min= 0,8% dei depositi protetti→ in forma di contributi da parte di banche in modo progressivo (entro 2024) o DGS possono fare ricorso a ulteriori contributi a chiamata→ calcolo contribuzioni tiene conto del livello di rischio di ogni intermediario + periodici stress test. Italia • FITD – Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi https://www.fitd.it/ • FGD – Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo http://www.fgd.bcc.it/ o Fino a 100.000 € per depositante o Entro 7 gg da data liquidazione 4 L’ATTIVITÀ DI REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA IN ITALIA CAP. 5 4.1 LE PRINCIPALI FONTI NORMATIVE Normativa primaria Normativa secondaria Testo Unico Bancario (TUB – d.lgs. 385/1993): regolamenta l’attività di intermediazione svolta da banche e altri intermediari finanziari; http://www.bancaditalia.it/compiti/vigilanza/normativa/index.html Testo Unico della Finanza (TUF – d.lgs. 58/1998): detta disposizioni in materia di attività di intermediazione mobiliare, prestazione dei servizi di investimento e funzionamento dei mercati mobiliari; Categorie • circolari • disposizioni • comunicazioni • regolamenti • contrasto dell’usura • contrasto del riciclaggio e del finanziamento del terrorismo il Codice delle Assicurazioni Private (d.lgs. 209/2005): disciplina l’attività assicurativa sia nel ramo vita sia nel ramo danni; Intermediari • banche e gruppi bancari • SIM e gruppi di SIM • SGR, SICAV e SICAF • Intermediari finanziari art. 107 TUB • IMEL • Operatori microcredito • Istituti di pagamento • Conglomerati finanziari Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 25 o programma di attività (linee di sviluppo dell’attività, profili di adeguatezza e sostenibilità patrimoniale, struttura organizzativa e corporate governance, stress test, …) o possesso di partecipazioni qualificate (che comportano controllo o influenza notevole= danno quota di diritto di voto/ capitale del 10%) da parte dei titolari o requisiti di onorabilità, professionalità ed esperienza (fit & proper assessment) o insussistenza di stretti legami che ostacolano normale svolgimento di attività bancaria. Attività ammesse al mutuo riconoscimento (TUB- art. 1, lettera f) 5 L’ATTIVITÀ DI VIGILANZA PRUDENZIALE. IL RUOLO DEI FONDI PROPRI (PATRIMONIO) 1b. Vigilanza prudenziale fondi propri (patrimonio ai fini di vigilanza) • i coefficienti patrimoniali sui rischi→ accordi di Basilea • i limiti alla concentrazione dei rischi • l’assunzione di partecipazioni • i sistemi di controlli interni Il Comitato di Basilea ha emanato una serie di norme (Basilea 3) pe rafforzare la capacità delle banche di assorbire shock finanziari e migliorare la gestione del rischio. Queste norme sono di due tipi: - microprudenziali= riguardano la regolamentazione dei singoli intermediari - macroprudenziali= riguardano i rischi a livello del sistema 5.1.1 Gli accordi di Basilea Basilea 1 (1988) Basilea 2 (2004) Basilea 3 (2009) Basilea 4 (2023) Rischio di credito X X X Rischio di mercato X (1996) X Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 26 Rischio di liquidità X Rischio operativo X X Leverage X X Patrimonio X X • Basilea 1= rafforzata con definizione più armonizzata del capitale e più alti requisiti patrimoniali (per riflettere reale rischiosità di alcune attività incentrati sul common equity. Si impongono riserve aggiuntive per conservazione del capitale. • Basilea 2= richiede a banche di dotarsi di strategia e processi di controllo adeguatezza patrimoniale, attuale e prospettica→ autorità di vigilanza deve verificare affidabilità e coerenza dei risultati (e adottare misure correttive). Importanza ad assetti di governo societario e sistema di controlli interni. • Basilea 3= obblighi di informativa al pubblico su adeguatezza patrimoniale, esposizione a rischi e su caratteristiche dei sistemi di gestione e controllo + requisiti di trasparenza riguardo esposizioni verso cartolarizzazioni, + info su composizione capitale regolamentare e ratios. 5.2 IL PROCESSO DI CONTROLLO PRUDENZIALE 2 fasi: • ICAAP (Internal Capital Adequacy Assessment Process)= processo interno di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale & ILAAP (Internal Liquidity Adequacy Assessment Process)→ spetta alle banche o valutazione autonoma della propria adeguatezza patrimoniale in relazione a: ▪ rischi assunti (RAF – Risk Appetite Framework) ▪ strategie aziendali o presuppone adeguati sistemi di gestione dei rischi e di controllo interno e meccanismi di governance • SREP (Supervisory Review and Evalutation Process)→ spetta alle Autorità di Vigilanza (BCE/ANC) o Si fa riesame ICAAP & ILAAP o Si elabora Giudizio complessivo o Misure correttive se necessarie Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 27 5.2.1 ICAAP/ ILAAP E SREP 5.2.2 L’interazione tra ICAAP/ ILAAP e SREP • ICAAP & ILAAP sono imperniati su idonei sistemi aziendali di gestione dei rischi, e presuppongono adeguati meccanismi di governo societario. La responsabilità dei processi va agli organi societari (definiscono disegno e organizzazione). o I processi hanno cadenza annuale e illustrano esposizione a rischi + determinano il capitale e la liquidità adeguati per fronteggiarli, per mezzo di un resoconto strutturato. Questo contiene anche autovalutazione, indicando aree di miglioramento e carenze. • SREP (Supervisory Review and Evaluation Process)= processo con cui BCE e BCN riesaminano e valutano ICAAP e ILAAP. Analizzano i profili di rischio della banca singola e in modo aggregato (anche in stress), e il relativo contributo al rischio sistemico. o Se emergono anomalie, adottano misure correttive organizzative e patrimoniali. o Processo di controllo si conforma al principio di proporzionalità, in base a cui: ▪ Sistemi di governo societario, processi di gestione rischi, meccanismi di controllo interno e determinazione del capitale devono essere commisurati a caratteristiche, dimensioni e complessità dell’attività svolta dalla banca. ▪ Frequenza e intensità dello SREP dipendono da rilevanza sistemica, caratteristiche e grado di problematicità delle banche. o E’ un processo da compiere annualmente e riguarda: ▪ business model: si valuta sostenibilità del business svolto da singole banche (si esamina se offrono ampia gamma di attività o si concentrano solo su certi rami) ▪ governance e gestione del rischio: analizzata struttura organizzativa enti, valutando operato degli organi amministrativi e verificando se rischi gestiti in modo adeguato. ▪ capital adequacy: si appura se banca dispone di rete di sicurezza adeguata per assorbire perdite ▪ rischio di liquidità e di provvista: si verifica capacità banca di sopperire a esigenze di liquidità specifiche (tipo fasi di incertezza economica). Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 30 5.4.1 Esempio Minimi regolamentari Banca Alfa Situazione 0 Situazione 1 Situazione 2 Situazione 1 rimedio Situazione 2 rimedio CET1 6,5 4,5 7,0 8,0 8,5 8,5 T1 6,9 6,0 8,5 9,5 8,9 9,5 T2 1,6 1,6 2,5 TCR 8,5 8,0 10,5 11,5 10,5 12,0 • situazione 0: sono in vigore i minimi regolamentari • situazione 1: le autorità di vigilanza introducono un capital conservation buffer pari al 2,5% • situazione 2: le autorità di vigilanza introducono un capital conservation buffer pari al 2,5% e un countercyclical buffer pari all’1% Nelle situazioni 1 e 2, la Banca A non è più in grado di rispettare i minimi regolamentari; dovrà quindi procedere ad aumentare i suoi fondi propri. Ciò potrà avvenire ad esempio attraverso - un aumento di capitale sociale (CET1: + 2 punti%)) (situazione 1 – rimedio) oppure - un’emissione di titoli subordinati, i quali possono, in relazione alle caratteristiche, essere ricompresi o nel T1 aggiuntivo (+0,6 punti%) o nel T2 (+0,9 punti%) (situazione 2 – rimedio) Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 31 5.5 LA DEFINIZIONE DEI REQUISITI PATRIMONIALI NEL PROCESSO SREP • TSCR= Total SREP Capital Requirements • OCR= Overall Capital Requirements BCE e BCN possono imporre a banche di detenere mezzi patrimoniali superiori ai livelli regolamentari se: • carenze in sistema governo e controllo, gestione rischi • Debolezza patrimoniale • Carenze in funzionamento sistemi interni di misurazione rischi • Rischi sottostimati ➔ si definisce requisito patrimoniale complessivo previsto da SREP (TSCR) o TSCR + riserve aggiuntive = requisito patrimoniale complessivo (OCR) SI eseguono anche stress test periodici→ se non si superano si può usare la capital guidance 5.6 MREL Minimum Requirements for own funds and Eligible Liabilities • introdotto da BRRD (Direttiva europea sul risanamento e la risoluzione delle banche) per miglior funzionamento del meccanismo bail in, aumentando la capacità di assorbimento delle perdite della banca. L’obiettivo è assicurare che, in caso di risoluzione, una banca disponga di risorse patrimoniali e passività in grado di assorbire le perdite e ricostituire il CET1. o Bail in = “salvataggio interno”→ consente alle autorità di disporre la riduzione del valore delle azioni per assorbire le perdite e ripristinare il giusto livello di patrimonio per la banca. • fissato dalla SRA (autorità di risoluzione) e non reso noto al mercato • “sottoinsieme” delle passività coinvolte in caso di bail in • bond “cuscinetto” (senior non preferred) o legge di bilancio 2018 o durata minima 12 mesi o V.N. min 250mila € o solo a investitori istituzionali o no collegamento a derivati Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 32 5.6.1 La gerarchia dei creditori in caso di bail in 6 L’ATTIVITÀ DI VIGILANZA PRUDENZIALE. I PRINCIPALI COEFFICIENTI PATRIMONIALI CAP 5 6.1 I COEFFICIENTI PATRIMONIALI • rischio di credito o ponderazione dei crediti in relazione al grado di rischiosità ▪ metodo standard→ applicazione di coefficienti di ponderazione sulla base di parametri stabiliti da soggetti esterni, come Agenzie esterne di valutazione del merito creditizio (ECAI) o Agenzie di credito all’esportazione (ECA) ▪ metodo IRB (internal rate based)→ banche sviluppano autonomamente una propria procedura di valutazione e misurazione di rischio del credito. Stimano poi la probabilità Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 35 Esempio metodo standard Es. prestito= 100 € rating= da AAA ad AA [100 × 20%] × 8 = 1,6 20%= coefficiente di ponderazione→ in classi più rischiose la percentuale di coefficiente aumenta 1,6 = capitale Se il capitale è erogato a piccole-medie imprese, che sono prive di rating: - Coefficiente di ponderazione= 75% - Capitale= 6 6.4 RWA (RISK-WEIGHTED ASSETS). METODO STANDARD Si tratta di attività moltiplicate per il loro coefficiente di ponderazione Attività di bilancio Valutazione del rischio “peso” % del rischio cassa e attività equivalenti; attività verso la banca centrale generalmente risk free 0% (in realtà 0-100%)→ attività liquide attività interbancarie generalmente basso rischio 20% (in realtà 0-100%) prestiti a clientela ordinaria rischio “normale”, che dipende da: •tipologia prestito e presenza di garanzie •tipologia di clientela (imprese corporate, PMI, privati, settore pubblico...) 50-150% titoli rischio “normale”, che dipende dal tipo di valore mobiliare (titoli di Stato, obbligazioni, azioni, ecc.) 50-150% Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 36 Altro→ privo di rating dipende dal tipo di attività Generalmente 100% 6.5 REQUISITO PATRIMONIALE PER IL RISCHIO DI CREDITO una volta determinati gli RWA vengono calcolati i ratios patrimoniali= valori minimali richiesti dalla normativa di vigilanza. • CET1 ratio: 𝐶𝐸𝑇1 𝛴𝑅𝑊𝐴 min 4,5% • T1 ratio : 𝑇1 𝛴𝑅𝑊𝐴 min 6% T1= patrimonio di base • TCR: 𝑇𝐶 𝛴𝑅𝑊𝐴 min 8% TC= patrimonio totale TCR= 7,34%, al di sotto del minimo (8%) Rimedi: • Aumentare il patrimonio • Ridurre le RWA • Ridurre i prestiti chirografari e aumentare quelli alle imprese • Investire in titoli di Stato (ponderati a 0) 6.6 BASILEA 4 2022→ 2023 Revision Implementation date Revisions to standardised approach for credit risk • 1 gen 2022 Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 37 Revisions to IRB framework • 1 gen 2022 Revisions to CVA framework • 1 gen 2022 Revisions to operational risk framework • 1 gen 2022 Leverage ratio • Existing exposure definition: 1 gen 2018 • Revised exposure definition: 1 gen 2022 • G-SIB buffer: 1 gen 2022 Output floor→ le richieste di capitale generate con i modelli IRB non possono scendere sotto una data % (a lato) rispetto a quelle generate secondo il metodo standard. E’ un livello minimo di patrimonio che TUTTE le banche devono osservare (anche quelle che usano modelli interni di patrimonio). In IRB devono avere un patrimonio almeno pari a ½ del patrimonio richiesto col metodo standard. Es. standard= 500 IRB= 300 (almeno 250) • 1 gen 2022: 50% • 1 gen 2023: 55% • 1 gen 2024: 60% • 1 gen 2025: 65% • 1 gen 2026: 70% • 1 gen 2027: 72,5% Attenzione al phase in!= quando ci sono norme impattanti si prevede un periodo di adeguamento progressivo, per evitare la difficoltà delle banche. Problema: nonostante ciò, spesso i mercati stimano da subito la capacità della banca di essere idonea ai nuovi obblighi. 7 L’ATTIVITÀ DI VIGILANZA IN ITALIA: GLI ALTRI CONTROLLI CAP. 5 7.1 2 LA VIGILANZA CONOSCITIVA (INFORMATIVA) • a distanza→ flussi informativi che le banche devono fornire o segnalazioni di vigilanza: devono rispettare vincoli di vigilanza→ ATTESTAZIONI ▪ Banca d’Italia/ BCE ▪ Periodicità (proporzionale) alla proporzione della banca o Matrice dei conti: info contabili (da CE e SP) ed extra con cadenza annuale x giudizio su sana e prudente gestione ▪ Flusso di ritorno→ autorità assemblano dati e li ritrasmettono alle banche o Centrale dei rischi→ da segnalare: ▪ Prestiti ≥ 30mila € ▪ Sofferenze: qualunque importo o dal 2018 si aggiunge Anacredit, archivio europeo dei crediti e del rischio di credito che verrà gestito dalla BCE e utilizzato per soddisfare le esigenze informative di funzioni istituzionali del Sistema Europeo delle Banche Centrali • on site (ispettiva): i funzionari si recano presso la banca per verificare che le info siano corrette. Accerta che ci sia una sana e prudente gestione, che assicuri corretto funzionamento della banca. Si divide in: o Ordinaria: periodica: (ogni 4/5 anni) che dura 12/18 mesi o Straordinaria: si fa quando autorità dalle segnalazioni identifica situazioni di anomalia (mirata) ▪ Joint Supervisory Team (BdI/BCE)→ squadra di ispettori BCN e BCE (in inglese) per le banche significant • Ispezioni di natura: o Generale: andamento complessivo dell’ente o Settoriale: certi comparti Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 40 • Fissa ex ante obiettivi di rischio/ limiti operativi + rendimento che intermediario intende raggiungere. Responsabilità rimessa a organi aziendali. Per la propensioni al rischio si utilizza l’ICAAP + organizzazione e sistema controlli adeguato. • RAF • Si calibra in base a dimensione e complessità operativa • Indica tipi di rischio che banca intende assumere, obiettivi di rischio, soglie di tolleranza e limiti operativi + indica esiti di scenari di stress • Obiettivi di rischio declinati come: ▪ Misure espressive capitale di rischio ▪ Adeguatezza patrimoniale ▪ Liquidità • Si declinano elementi RAF in base a: • Rischi quantificabili= con parametri quantitativi e qualitativi, calibrati in proporzionalità (es. ICAAP e ILAAP) • Difficilmente quantificabili= RAF dà indicazioni qualitative in grado di orientare definizione e aggiornamento dei processi • Nel RAF ci sono procedure e interventi gestionali da attivare nel caso di necessità di ricondurre il livello di rischio entro obiettivo/ limiti prestabiliti • Tempistiche per aggiornamento RAF • RAF precisa compiti di organi e funzioni aziendali 7.5 BASILEA 2 E PROCICLICITÀ • nuovi requisiti patrimoniali • qualità del credito→ fondi propri (patrimonio ai fini di vigilanza) necessari o peggiore è la qualità del credito, maggiore sarà la quantità di fondi propri richiesta • Basilea 2 entra in vigore “pienamente” il 1 gennaio 2008 (dal 2004 phase in) • settembre 2008: “scoppia” la crisi finanziaria a livello globale • la crisi finanziaria si estende all’economia reale • le imprese entrano in crisi • mancata restituzione dei finanziamenti • crescita delle sofferenze bancarie (credito deteriorato) • peggiora la qualità dell’attivo • aumentano le RWA(le sofferenze hanno una ponderazione più elevata) e quindi occorre maggiore patrimonio per fronteggiare crescita del rischio • le AutVig chiedono ulteriori fondi propri per rafforzare le banche • difficoltà a reperirlo sul mercato • le banche entrano in crisi, talune “falliscono” • → rischio sistemico & bank runs= corsa agli sportelli Finalmente la ripresa (??) • Dopo il 2010 o Correzioni di Basilea • 2014-2019 o rafforzamento patrimoniale delle banche o “eliminazione” delle sofferenze dal bilancio (attraverso operazioni di cartolarizzazione o ripresa dell’economia→ nuovi flussi di credito (“sano”??)→ migliorano le condizioni economico- patrimoniali delle banche Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 41 • siamo ormai a fine 2019 ... e si riducono alcuni vincoli regolamentari per consentire alle banche di affrontare il periodo pandemico • possibilità di operare al di sotto del livello di taluni ratios/buffer • utilizzo di strumenti di “minore qualità” per soddisfare requisiti pillar 2 Requirements - P2R (di norma, utilizzabili solo strumenti di CET1) • riprogrammazione ispezioni on site e analisi sui modelli IRB • rinvio stress test al 2021 • revisione piani di continuità operativa (e RAF) 8 I MODELLI ORGANIZZATIVI DELLE BANCHE. ATTIVITÀ BANCARIA E BANKING CAP. 3 8.1 DA BANCA-ISTITUZIONE A BANCA-IMPRESA fino agli anni Ottanta... ...a partire dagli anni Novanta.. • la nozione di banca-istituzione (art. 47 Costituzione) • elevato grado di specializzazione dell’attività bancaria: temporale, funzionale/operativa, istituzionale • forte discrezionalità delle autorità nel governo della struttura del sistema bancario • crescente liberalizzazione dell’attività bancaria e finanziaria nelle economie sviluppate • formazione di contesti di mercato via via più competitivi e contendibili • internazionalizzazione delle economie e liberalizzazione dei movimenti dei capitali • crescente ruolo dell’innovazione finanziaria e tecnologica • passaggio alla nozione di banca-impresa (TUB – 1993 Legge Amato carli→ gruppo bancario: insieme di banche/imprese che possono prestare servizi che prima erano erogabili solo da soggetti non bancari Ampliamento operativo: attività diverse su ambiti geografici ampi + tecnologia (sportelli bancomat) 8.2 LA BANCA MODERNA ✓ è attiva nei circuiti di intermediazione finanziaria indiretti e in via crescente in quelli diretti ✓ è un intermediario finanziario multi-business che offre: o servizi di pagamento (ad es. carte di debito, bonifici, pagamenti utenze, ecc)→ tradizionale; o servizi di finanziamento (ad es. prestiti personali, mutui-casa, ecc.)→ NOVITA’: tipologie di finanziamenti; o servizi di investimento (ad es. obbligazioni bancarie, gestioni patrimoniali, ecc.); o altri servizi (ad es. cassette di sicurezza, e-commerce, ecc.) ✓ è un intermediario multi-canale che usa canali di distribuzione fisici (agenzie bancarie, sportelli automatici, consulenti) e remoti/digitali (home-banking, mobile-banking)→ gli effetti sono più impattanti nel sistema ✓ è un’impresa “speciale” perché soggetta ad elevati gradi di regolamentazione e vigilanza (evitare “fallimenti” di mercato) Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 42 8.3 L'ATTIVITÀ BANCARIA NEL QUADRO NORMATIVO ITALIANO “La raccolta di risparmio fra il pubblico e l’esercizio del credito costituiscono l’attività bancaria. Essa ha carattere di impresa. L’esercizio dell’attività bancaria è riservato alle banche” (art. 10 TUB). L’attività bancaria si caratterizza per la congiunzione fra le operazioni: • di raccolta del risparmio fra il pubblico con obbligo di rimborso→ in competizione con o società non finanziarie o altri intermediari finanziari (ad es. assicurazioni) o stati sovrani • di concessione di credito→ in competizione con: o società finanziarie o altri intermediari finanziari (ad es. assicurazioni, fondi di investimento) o peer-to-peer lending→ prestito tra pari (soggetti non intermediari)→ crowdfunding Le banche possono svolgere altre attività finanziarie consentite (ad es. servizi di investimento), attività connesse o strumentali, oltre che offrire servizi di pagamento→ in competizione con: • SIM • SGR • Assicurazioni • istituti di moneta elettronica (Imel) • istituti di pagamento • operatori non finanziari (Big Tech: Amazon, Apple, ecc.) rimangono salve alcune riserve di legge: • gestione collettiva del risparmio • attività assicurativa 8.4 MODELLI ISTITUZIONALI DI BANCA Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 45 • uso sempre più importante di strumenti e canali di remote banking (smartphone, pc, tablet,…) Corporate banking Private banking ➔ clientela IMPRESA= più stabile • logica sottostante analoga a quella vista per il private banking • clientela costituita da imprese di dimensioni medio/grandi (in relazione anche alla dimensione della banca), e dotate di forma societaria (corporate)→ servizi che vanno aldilà del semplice finanziamento • area di affari molto complessa ed estesa • efficiente ed efficace gestione della finanza ordinaria e straordinaria dell’impresa sotto tutte le diverse forme: o gestione della tesoreria o gestione della struttura di indebitamento o gestione delle operazioni sul capitale proprio o gestione dei rischi ➔ clientela privata con PATRIMONI da gestire di dimensioni importanti. prodotti e servizi per il soddisfacimento dei bisogni emergenti dalla gestione del “patrimonio” (finanziario e non) della clientela “privata” (essenzialmente persone fisiche individuali e famiglie), appartenenti a categorie di reddito e/o ricchezza finanziaria superiori alla media (5-10 mln €) • elevato contenuto del servizio offerto • forte personalizzazione sulle specificità della situazione del cliente (situazione familiare, profilo di rischio, fabbisogno di liquidità, esigenze successorie, ecc.) • interlocutori (private bankers) “dedicati” al rapporto con il cliente, con il quale instaurano un rapporto di forte fidelizzazione ➔ il patrimonio deve essere idoneo ad ammortizzare il costo 9 I MODELLI ORGANIZZATIVI DELLE BANCHE: BANCA UNIVERSALE E GRUPPO BANCARIO CAP. 3 9.1 IL MODELLO ORGANIZZATIVO DELLE BANCHE • fino a fine anni ’80 la scelta del modello organizzativo non era stato un problema per le banche operanti in Italia • a seguito del processo di armonizzazione europeo, e dell’introduzione delle attività ammesse al mutuo riconoscimento si inizia a discutere su quale sia il modello di banca appropriato per affrontare la globalizzazione dei mercati • inizialmente la legge Amato-Carli 1990 aveva spinto per il modello del gruppo polifunzionale, mentre il successivo Testo Unico Bancario sembrò indirizzare verso la Banca Universale Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 46 9.2 LA BANCA UNIVERSALE • è una banca che può operare sia nel breve che nel medio/lungo termine ed è in grado di offrire gamma completa di prodotti e servizi finanziari. • caratterizzata da: o estesa attività creditizia o operatività in titoli ampia o partecipazione al capitale di rischio delle imprese non finanziarie o organizzazione in forma divisionale (si internalizzano attività che potrebbero essere svolte da società esterne) o di grandi dimensioni • impresa unica • può svolgere tutte le attività consentite ad una banca (art. 1.2 lettera f) del TUB) ad eccezione delle attività che, per riserva di legge, competono ad altri intermediari finanziari • è un intermediario: o multibusiness o multiclient o multiprodotto in Italia la riserva di legge riguarda: • attività assicurativa→ compagnie di assicurazione • gestione collettiva del risparmio→ SGR/ SICAV Vantaggi Svantaggi ✓ possibilità di sfruttare economie di o diversificazione, sia globali sia di prodotto specifico→ minori costi operativi e maggiore efficienza operativa e allocativa. o costo, dal punto di vista informativo, per effetto dell’esercizio congiunto dell’attività creditizia e finanziaria ✓ offerta completa di prodotti e servizi alla clientela o relationship banking o maggiore grado di conoscenza della clientela ✓ stabilizzazione dei profitti della banca ✓ attività di controllo più agevole attenzione!! la banca universale è comunque organizzata in maniera divisionale ✓ costi di coordinamento e controllo comunque esistenti ✓ potenziali spinte centrifughe • potenziali conflitti di interesse che si possono ingenerare tra la banca e la sua clientela (finanziamento mobiliare & gestione di patrimoni; attività di prestito & finanziamento mobiliare; ecc)→ come limitarli? o presenza di efficaci meccanismi di controllo e governo a livello organizzativo o adeguamento alle migliori best practices internazionali e adozione di regole di governance (amministratori indipendenti); o inserimento nelle normative di specifiche norme sui conflitti di interesse, antitrust e insider trading. • “vischiosità” nella struttura organizzativa • aumento del grado di rischiosità complessiva 9.3 DALLA BANCA UNIVERSALE ALLA BANCA MISTA Differenze= Nella banca mista è meno netta la separazione tra banca e impresa, in quanto sono frequenti le partecipazioni di rilievo nell’impresa della banca. Vi è una commistione tra gestione bancaria e d’impresa. Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 47 o partecipazioni di rilievo nell’impresa da parte della banca o orientamento in termini di separatezza tra banca e impresa molto attenuato ➔ commistione vera e propria tra gestione bancaria e gestione dell’impresa o crisi bancarie anni Venti del secolo scorso ▪ Italia: nazionalizzazione ▪ Germania: disordini sociali (ascesa del Reich) Nella banca universale si può investire in partecipazioni, ma questo è funzionale a un ampliamento di servizi offerti alla clientela e consolidamento di relazioni. • caratteristica della banca universale ➔ rapporto con le imprese non finanziarie o marcata diversificazione nell’attività di finanziamento o possibilità di assumere partecipazioni nel capitale delle imprese ▪ marcata diversificazione nell’attività di finanziamento ▪ possibilità di assumere partecipazioni nel capitale delle imprese attenzione! la banca universale potrebbe diventare banca mista 9.4 IL GRUPPO BANCARIO • modello organizzativo che comprende o una capogruppo (holding pura o mista) o società che svolgono attività bancaria, finanziaria (e spesso anche assicurativa) • consente di abbinare: o un unico disegno strategico e imprenditoriale o economie di specializzazione che scaturiscono dagli elevati livelli di specializzazione che contraddistinguono i processi produttivi delle diverse società • modello adottato in prevalenza dalle banche italiane (a partire dagli anni ‘90) per realizzare la diversificazione produttiva: o vincoli normativi pre TUB o operazioni di M&A= merger & acquisition→ ▪ Merger: verso banca universale ▪ Acquisition: arricchire gruppi e crearne di nuovi o attività complementari MA: ▪ riserva di legge ▪ fortemente specializzate 9.4.1 Quali strutture societarie nel gruppo? • capogruppo: rappresenta la holding, e può essere o holding pura= quando non svolge attività operativa, ma si occupa solo della gestione strategica e del coordinamento del gruppo o holding mista= quando NON attua una separazione tra la gestione operativa e quella strategica. • società specializzate: svolgono singole attività finanziarie (➔ benefici derivanti dalle economie di specializzazione) • subholding: società finanziarie alle quali vengono imputate partecipazioni in società controllate appartenenti a raggruppamenti omogenei (non sempre presenti). deriva all’accresciuta dimensione dei gruppi, con necessità di maggior complessità organizzativa. Compiti: o limitarsi a semplici esecuzioni di decisioni della capogruppo Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 50 10 I MODELLI ORGANIZZATIVI DELLE BANCHE: I “NUOVI” MODELLI DI BANCA CAP. 3 10.1 LA BANCA SPECIALIZZATA • art. 1 TUB: elenco attività esercitabili da una banca • la specializzazione è una scelta strategica ben precisa, in vista di uno specifico orientamento che vogliono seguire. Comunemente si specializzano per: o prodotti/servizi o canali distributivi o zona geografica o segmento di clientela 10.1.1 ALTRE TIPOLOGIE DI BANCHE SPECIALIZZATE • Società finanziarie trasformate in banca: attuano una specializzazione produttiva come differenziazione che le distingua dalle altre competitor o in precedenza la società esercitava un’attività particolare, qual il credito al consumo (Banca Findomestic), il leasing (Banca Italease), la gestione di patrimoni mobiliari (Banca Mediolanum, Fideuram Banca, ecc.) • Nuove banche: optano per la specializzazione geografica. Si costituiscono ex novo e hanno una startup più difficile • Banche piccole: optano per la specializzazione geografica con uno spiccato spirito localistico (es. banche di credito cooperativo – BCC) 10.1.2 I SISTEMI A RETE (NETWORK) I sistemi a rete si fondano su accordi e relazioni. • Due prerequisiti: o Corretto e duraturo funzionamento del network o Evitare situazioni di conflitto • esigenza di distribuzione territoriale complementare delle banche consorziate In particolare sono forme di strategie collaborative attorno ad un organismo centrale, che cerca sinergie tra gli aderenti, insieme a benefici comuni e superamento dei propri limiti. Le componenti sono: • Organismo simile a una holding: definisce ruolo e apporto di ogni aderente e li integra con quello svolto dalle altre banche • progetti comuni tipici: ICT, sistema dei pagamenti, formazione, marketing, ecc. • il caso delle BCC e dei Gruppi Bancari Cooperativi 10.1.3 Qual è la riforma della BCC? • Banche locali: mantengono licenza e autonomia (gestionale e operativa) • Erogazione credito: maggiormente ai soci. Il 70% degli utili va a riserva indivisibile • N° min soci: 500 Le BCC sono banche locali cooperative e mutualistiche che si compongono di: • società capogruppo in forma di s.p.a. • Banche di credito cooperativo • Società bancarie I Gruppi Bancari Cooperativi svolgono direzione e coordinamento di tutte le banche aderenti Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 51 10.2 DUE SFIDE RILEVANTI PER IL PROSSIMO FUTURO: CANALI DISTRIBUTIVI & FINTECH 10.2.1 LA SCELTA DEI CANALI DISTRIBUTIVI DIPENDE DA: fattori principali fattori non secondari ✓ segmentazione del mercato attuale e potenziale ✓ identificazione dei servizi da offrire ✓ analisi della concorrenza ✓ vincoli di bilancio ✓ compatibilità delle scelte distributive con la rete esistente • potenzialità commerciali e operative dei singoli canali • costi di investimento e di gestione • flessibilità organizzativa • possibilità di coordinamento e di integrazione con il resto della struttura evitare fenomeni di cannibalizzazione (un canale si sviluppa a danno di un altro) tra canali distributivi!! La filiale “conta” meno… (anche pre-Covid19…) dopo la crisi dello scorso decennio, i modelli distributivi vengono ripensati.... • processi di riorganizzazione e ottimizzazione delle risorse (anche a seguito di M&A) • riduzione della redditività (e lo sportello “costa”...) • pressione competitiva tecnologica (Fintech & BigTech) • cambiamento nella domanda di prodotti e servizi finanziari (diversi da immobili) • sviluppo tecnologico 10.2.2 LA MULTICANALITÀ • filiali • ATMs • Reti di promotori • Internet banking • Mobile banking→ APP • Filiali “light”→ non presidiate da umani, dove ci sono terminali intelligenti in cui si possono fare operazioni più numerose e complesse • Social media→ difficoltà relazionali che non aiutano la banca, soprattutto per reputazione→ Banca innovativa Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 52 10.3 LA GRANDE SFIDA DEL FINTECH (FINANCIAL + TECHNOLOGY) 10.3.1 DOVE OPERANO LE FINTECH • sistema dei pagamenti→ maggiore numerosità • prestiti commerciali e al consumo (lending, crowdfunding, marketplace) • consulenza finanziaria (robo-advisory, wealth&asset management) • attività assicurativa (insurtech) 10.3.2 FINTECH & BANCHE TRADIZIONALI (INCUMBENT) ➢ cooperazione?? concorrenza?? ➢ integrazione Vantaggi per gli incumbent Vantaggi per le fintech • riduzione costi di gestione • modello di servizio più snello e adattabile a esigenze di mkt • reputazione consolidata delle banche→ godono del livello reputazionale della banca • esperienza nella regolamentazione (caso Banca N26) • sistemi di risk management→ le Fintech normalmente non li hanno 10.3.3 Come il fintech può incidere sui modelli organizzativi della banca? Le Fintech (financial Technology) offre servizi che si basano sulla tecnologia applicata alla fornitura di servizi bancari, finanziari e assicurativi. Come altri intermediari finanziari operano nei: • sistemi di pagamenti • Prestiti commerciali e di consumo • Consulenza finanziaria • Attività assicurativa. La fintech si sviluppa come extra- bancario, ma, dato il successo alle banche tradizionali conviene allearsi e integrarsi con loro, per garantire servizi tecnologici. Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 55 EQUILIBRIO FINANZIARIO (LIQUIDITÀ) allineare dinamica dei depositi a quella degli impegni + chiusura del circuito depositi- prestiti e dei pagamenti • sincronia DEP/IMP • chiusura del circuito dei pagamenti no problemi particolari perché asset broker non modifica struttura SP, né livello rischi, MA - competizione con raccolta diretta retail→ da monitorare effetto su capacità banca di reperire risorse finanziarie - costi di funding in caso di aumento di ricorso a mercato interbancario EQUILIBRIO PATRIMONIALE (SOLVIBILITÀ) • adeguatezza patrimoniale (di mezzi propri) rispetto alla rischiosità, e dal punto di vista o aziendale: capacità di immunizzare il bilancio o regolamentare (FondiPropri ≅ PatrVig) • minimizzazione del rischio • patrimonio proprio interessato da rischio operativo & rischio reputazionale→ si possono trasformare in perdite! • conflitti di interesse (se opera anche come asset transformer) 11.8.1 LE AREE GESTIONALI DELLA BANCA 12 LA GESTIONE DEI PRESTITI CAP. 8 12.1 LE FASI PRINCIPALI • strategie & politiche creditizie o tipologia di clientela Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 56 ▪ banche ▪ clientela ordinaria (famiglie & imprese) o forme tecniche o durata→ valutare gli scenari evolutivi è più facile nel breve termine, ma NON ci sono garanzie. Nel medio/lungo termine c’è più incertezza ma anche garanzie. • i processi di gestione del credito • lo screening della clientela→ scelta di clientela e definizione di condizioni. o il ruolo del rating • il pricing del credito • il monitoraggio delle posizioni 12.2 ARTICOLAZIONI DEL CONTRATTO DI DEBITO Fido= L’importo massimo del prestito che la banca concede al cliente. Fasi del contratto di debito: • Screening: raccolta di informazioni • Monitoring: controllo periodico del comportamento del debitore • Sanctioning: sanzioni in caso di comportamenti scorretti 12.2.1 Asimmetrie informative e soluzioni • Adverse selection: si verifica prima della conclusione del contratto→ i richiedenti fido hanno conoscenza della loro rischiosità maggiore della banca, quindi questa applica un tasso d’interesse medio che è più vantaggioso per i debitori più rischiosi e meno per i meno rischiosi, che non accetteranno le condizioni del contratto. Verranno quindi concessi prestiti ai debitori peggiori, peggiorando la qualità media del credito a causa della maggior probabilità di insolvenza. • Moral hazard: si verifica dopo la conclusione del contratto→ i debitori mettono in atto consapevolmente comportamenti opportunistici a danno della banca, modificando il proprio profilo di rischio. Soluzioni: • istruttoria di fido= screening che accerta le condizioni dei debitori • Signalling: indurre i debitori a segnalare la propria rischiosità per permettere condizioni di affidamento attraenti e convenienti per la banca 12.2.2 Bilateralità dei contratti di credito Bilateralità dei contratti di credito= E’ un rapporto bilaterale tra banca e clienti, che si fonda prevalentemente su informazioni private (non conosciute o conoscibili da terzi) e flessibilità contrattuale; e consente alla banca di stabilire una relazione duratura col cliente. L’unica pecca è che è un processo costoso. • Relationship banking= sottotipo che riguarda l’importanza della relazione a lungo termine con lo specifico cliente che dà un notevole valore aggiunto. Consente inoltre di conoscere più a fondo le sue esigenze e informazioni, permettendo di spalmare i costi informativi su un orizzonte multi periodale. 12.3 POLITICA DEI PRESTITI: STRATEGIE & POLITICHE CREDITIZIE • diversi fattori di influenza o modello di business della banca→ 1° scelta o obiettivi generali→ scelta gestionale ▪ min rischio di credito ▪ max rapporti con la clientela ▪ rispetto vincoli regolamentari • limite individuale ≤ 25% fondi propri Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 57 • grandi rischi ( > 10% fondi propri): max 40% fondi propri • RWA (metodo standard e IRB): diversa ponderazione del rischio di credito • Credit risk management= gestione del rischio, che si compone di: o Portfolio management ▪ Minimizzazione del rischio tramite gestione, diversificazione e frazionamento o Pricing ▪ perdita attesa e costo del credito→ il tasso i è una delle componenti del prezzo applicato. o Selezione ▪ progetti con migliore rischio/rendimento ▪ livello di perdita attesa 12.3.1 Portfolio management • Dipende da variabili: o micro (tecnico-operative e strategiche)= all’interno della banca o macro (istituzionali)= contesto socio-economico in cui è inserita la banca • due elementi o volume dei prestiti→ volume ottimale di impieghi che la banca vuole detenere. Deriva da vincoli di bilancio e regolamentari. Significa scegliere l’impostazione dell’attività creditizia→ ▪ fattori endogeni ▪ fattori esogeni o composizione dei prestiti→ finalizzata alla minimizzazione delle perdite inattese. Obiettivi: Volume dei prestiti Composizione dei prestiti Fattori endogeni: - caratteristiche della raccolta stabile/ a vista - livello di patrimonializzazione - accesso al mkt dei capitali - competenze e know how delle HR - capacità commerciale & struttura distributiva - ruolo delle asimmetrie informative (selezione avversa) Diversificazione del ptf: - area geografica - settore produttivo - valuta di denominazione - forma tecnica/scadenza o dipende da ▪ fabbisogno richiedente ▪ caratteristiche strutturali & operative della banca Fattori esogeni: - ciclo economico (“il cavallo non beve”) - regolamentazione (linee guida EBA 2021) - decisioni di politica monetaria (QE & tapering) - struttura del mkt bancario & livello di concorrenza • concentrazione del ptf & frazionamento del rischio→ granularità (ripartizione) del ptf (in passato logica “assicurativa”) Orientamenti in materia di concessione e monitoraggio dei prestiti (EBA 2021)→ in vigore dal 30 giu. 2021 • cultura e governance del rischio di credito o responsabilità dell’organo di amministrazione o cultura del rischio • propensione al rischio di credito, strategia e limiti di rischio di credito (RAF) • politiche e procedure relative al rischio di credito o politiche e procedure di prevenzione e contrasto del riciclaggio e lotta la finanziamento del terrorismo o operazioni a leva Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 60 12.6 LA CENTRALE DEI RISCHI CR gestita da BdI per offrire a sistema creditizio un supporto alla gestione di politiche di prestito e di controllo dei rischi creditizi. • sistema informativo di supporto sull'indebitamento della clientela verso le banche e le società finanziarie (intermediari) + controllo dei rischi. • gli intermediari comunicano mensilmente alla Banca d'Italia la situazione dei fidi: La Centrale aggrega i dati di sistema per cliente trasmettendo la situa complessiva per ogni singolo affidato • Partecipazione a servizio CR obbligatoria per: o Banche italiane, e filiali comunitarie ed extra nel territorio italiano o Intermediari finanziari iscritti all’albo , che esercitano prevalentemente attività di finanziamento o Società per cartolarizzazione crediti (SPV) • Intermediari devono comunicare ogni mese l’intera esposizione verso un singoli cliente se o i crediti pari o superiori a 30.000 € o Garanzie ≥ 30.000 € o i crediti in sofferenza ≥ 250 €. o Crediti in sofferenza passati a perdita per ogni importo • CR trasmette a intermediari 3 info: o flusso di ritorno personalizzato mensile: la Banca d'Italia invia agli intermediari le informazioni sul debito totale verso il sistema creditizio di ciascun cliente segnalato. o Flusso di ritorno statistico: uguale per tutti gli intermediari e ha dati statistici aggregati o Flusso di prima informazione: trasmesso all’intermediario su richiesta per concedere fido (ha info su posizioni dei soggetti). • CR sancisce 4 tipi di crediti o Crediti per cassa= linee credito concesse e prestiti erogati e così classificati: ▪ Rischi autoliquidanti= ope con fonte di rimborso predeterminata ▪ Rischi a scadenza= ope con scadenza fissata contrattualmente (senza predeterminata) ▪ Rischi a revoca= dove confluiscono aperture di credito per cui intermediario si è riservato facoltà di recedere indipendentemente da giusta causa. ▪ Finanziamenti a procedura concorsuale e altri particolari ▪ Sofferenze= a cui ricondurre intera esposizione per cassa verso soggetti in stato di insolvenza (anche non accertato) • altre centrali rischi: o CRIF (crediti anche < 30.000€), Experian, CTC, Assilea….. Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 61 o CAI (centrale allarme interbancaria): protesti relativi ad assegni bancari/postali e segnalazioni su strumenti di pagamento in genere→ la CAI è interrogata dalla banca quando apre un c/c ad un soggetto. Obiettivi della CR La Centrale dei rischi è un sistema informativo sui rapporti di credito e di garanzia che il sistema finanziario (banche, intermediari finanziari, società veicolo di cartolarizzazione dei crediti di cui alla legge 30 aprile 1999, n. 130, OICR) intrattiene con la propria clientela e rappresenta uno strumento per il regolare funzionamento del mercato del credito. La finalità perseguita è quella di contribuire a: - migliorare la qualità degli impieghi degli intermediari partecipanti, offrendo uno strumento di ausilio per il contenimento del rischio di credito nelle sue diverse configurazioni; - accrescere la stabilità del sistema finanziario; - favorire l’accesso al credito; - contenere il sovra-indebitamento Gli intermediari partecipanti comunicano alla Banca d'Italia informazioni relative alle esposizioni verso la loro clientela (c.d. soggetti segnalati) e ricevono informazioni sull’esposizione complessiva verso il sistema finanziario (c.d. “posizione globale di rischio”) dei soggetti segnalati e dei loro collegati; essi ricevono anche informazioni aggregate riferite a categorie di clienti. La Centrale dei rischi fornisce agli intermediari partecipanti uno strumento informativo in grado di accrescere la capacità di valutazione del merito di credito della clientela e di gestione del rischio di credito. Gli intermediari possono utilizzare le informazioni disponibili in Centrale dei rischi sia nella fase di monitoraggio dell’esposizione nei confronti della propria clientela, sia nella fase di erogazione di finanziamenti o concessione di garanzia, anche pubbliche ex art. 47 e 110 del T.U.B. Resta, comunque, nella loro piena autonomia il compito di valutare tutti i dati oggettivi e soggettivi che concorrono alla formazione del giudizio sull’effettiva potenzialità economica degli affidati, secondo quanto stabilito dalle politiche aziendali di erogazione del credito. La Centrale dei rischi determina anche potenziali benefici per i soggetti segnalati: favorisce, per la clientela meritevole, l'accesso al credito e la riduzione dei relativi costi. 12.7 LA MISURAZIONE DEL RISCHIO DI CREDITO: RATING Rating= Valuta il rischio di credito: ogni classe di rating rappresenta un determinato livello di rischio→ questo permette un più adeguato pricing. Credit scoring= valutazione della qualità creditizia del debitore→ giudizio sintetico e puntuale. • rating esterno (metodo standard – ECAI: external credit assessment institution) • rating interno (metodo IRB) o due fasi nel processo interno ▪ rating assignment: si assegna a al debitore una specifica classe di rating e si analizza la qualità creditizia della singola operazione. • analisi della qualità creditizia. Due tipi di rating: o natura: rating del debitore (PD) = focalizzato sulla probabilità di insolvenza e di default. NON in grado di esprimere livello di perdita potenziale. o caratteristiche: rating dell’operazione (LGD, EAD, seniority, tasso di recupero, ecc.): considera anche il tasso di recupero associato a valore impresa. Incorpora anche valore garanzie e diritti di priorità sul credito (seniority) • metodologie di determinazione del rating Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 62 ▪ rating quantification: valutazione del tasso atteso di default→ si stima probabilità di insolvenza • stima PD per ogni classe di rating • rating “modello” e override→ possibilità che manualmente la banca modifichi la classe di rating data al cliente da IRB su elementi qualitativi probanti che non possono essere inseriti nel calcolo IRB. 12.8 RATING & SEGMENTI DI CLIENTELA categoria di rating (Basilea 2) elaborazione delle informazioni logica prevalente Tipologia cliente Judgement based= onerosità e rischi di valutazione soggettive • destrutturata • rating esterni Bottom up Large corporate= valutate su base di giudizi attribuiti da un team di analisti a caratteristiche Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 65 • Erogazione del denaro o Monetari (per cassa) ▪ Diretti→ prestito bancario, per i quali la banca sostiene un esborso certo ed immediato a favore del proprio affidato. ▪ Auto-liquidabili (commercial financing) o Di firma→ prestito con cui la banca si impegna ad assumere o a garantire l'obbligazione di un terzo soggetto. • Banca erogante o Individuali→ prestiti per singoli individui di piccoli importi o In pool→ prestiti per gruppi di istituti, per grandi importi 12.11 IL PRICING DEI PRESTITI • come può essere inteso? È la determinazione del prezzo di finanziamento e costituisce: o trasferimento del costo del rischio sul cliente o variabile del marketing mix a disposizione della banca: banca imposta la sua azione competitiva per il presidio della propria quota di mercato nell’acquisizione di nuova clientela o → o ↑ della quota di mkt o strumento di relationship banking→ prezzo influenzato dalla decisione della banca di mantenere o meno della clientela. o obiettivi di rischio/rendimento→ creazione di valore per gli azionisti • cosa è il “prezzo” di un prestito? o ≅ ricavo generato dall’attività svolta o ricavo = costo + π • è il frutto di una somma di fattori: + COSTO DEL FUNDING onerosità risorse finanziarie assorbite dal prestito. Usano il TIT (tasso interno di trasferimento) che approssima il costo medio ponderato della raccolta (TIT = CMP). Riguarda solo la componente di prestito coperta da capitale di debito (= raccolta). È diverso a seconda della forma tecnica della raccolta. • Tasso interno di trasferimento ≅ costo medio ponderato della raccolta + COSTI OPERATIVI (della banca per svolgere le attività) riguardano attività necessarie alla gestione complessiva dell’affidamento per tutta la durata. Sono componente fissa, ma variano in funzione della forma tecnica del finanziamento. o fissi e variabili + COSTO DELLA PERDITA ATTESA→ calcolare effetto economico e imputarlo come costo PD x LGD x EAD • PD= rischiosità del debitore • LGD= protezione del credito derivante da garanzie • EAD= esposizione debitoria al momento del default + COSTO DEL PATRIMONIO ASSORBITO ammontare di mezzi propri da possedere per assorbire le perdite potenziali (soglia minima di patrimonio prudenziale imposta da vincoli regolamentare). o Costo Perdita inattesa o Vincoli regolamentari o Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 66 +mark-up commerciale Rendimento obiettivo (RO) quale valore per l’azionista? Valore della reale redditività del prestito erogato 12.12 IL MONITORAGGIO DELLE POSIZIONI Il monitoring è la fase del controllo periodico sulla rischiosità e comportamenti opportunistici (moral hazard) del cliente. E’ a livello: • Aggregato • Individuale Serve a individuare tempestivamente situazioni di criticità→ sulla dinamica influiscono fattori sistemici (ciclo economico, tasso di inflazione...). Perciò il profilo dei clienti si modifica, così come il rating del cliente, che lo fa spostare da una classe di merito a un’altra (anche il valore del credito oscilla). Le variazioni del rating del credito ne determinano il fair value. • a livello aggregato o coerenza con politiche creditizie o diversificazione & frazionamento o entità complessiva ptf prestiti→ determinata dal rating • a livello di singola esposizione o dinamica del profilo di rischio o rispetto obblighi contrattuali o evitare comportamenti opportunistici da parte del debitore o variazioni del rating → determinazione fair value del credito (prestito ≅ obbligazione) • in cosa consiste? o aggiornamento dati (bilanci, relazioni periodiche, business plan, ecc.) o verifica flussi finanziari (main bank e hausbank)→ generati da impresa o controlli banche dati e Centrale Rischi o valore garanzie e LTV (loan to value)→ monitorare che resti costante o rispetto covenants • quale periodicità? o dimensione del prestito o rischiosità debitore o andamento ciclo economico/settore/area geografica 12.12.1.1 Tipi di crediti • Crediti performing (in bonis) • Tasso fisso • Tasso variabile + spread (*)→ misura la rischiosità attribuita alla clientela o Euribor o IRS • Tasso misto • Tasso di ingresso→ molto contenuto per attirare la clientela (per periodo limitato) • Prime rate→ applicato alla clientela primaria, migliore • Top rate→ tasso massimo applicato alla clientela e forme tecniche più rischiose ➔ Tasso soglia anti usura Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 67 • Crediti deteriorati o non performing (NPLs – non performing loans oppure NPEs – non performing exposures) o scaduti/sconfinati da oltre 90 gg (past due): diverse da quelle classificate tra le sofferenze o le inadempienze probabili, che sono scadute e/o sconfinanti da oltre 90 giorni→ crediti che dovevano essere rimborsati e non lo sono / sono andati oltre il termine. o inadempienze probabili (unlikely to pay): le esposizioni creditizie per le quali la banca giudichi improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente (in linea capitale e/o interessi) alle sue obbligazioni creditizie→ non c’è ancora insolvenza, ma difficoltà dei debitori. o sofferenze (bad loans): il complesso delle esposizioni per cassa e fuori bilancio (garanzie rilasciate, impegni irrevocabili e revocabili a erogare fondi) nei confronti di un soggetto in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili, indipendentemente dalle eventuali previsioni di perdita formulate dalla banca→ molto difficili da incassare. • i crediti forborne: oggetto di azioni di forbearance, cioè di concessioni da parte della banca→ per consentire al debitore (che inizia a mostrare difficoltà) di rimborsare. Ad esempio o allungamento durata o riduzione tasso interesse • possono essere o performing: almeno due anni di permanenza (probation period) & valutazione positiva da parte della banca o non performing: almeno 1 anno di permanenza (cure period) per passare al performing forborne & valutazione positiva da parte della banca) • due elementi caratteristici del forborne o difficoltà finanziaria ad affrontare gli impegni in scadenza o in futuro o rinegoziazione/rifinanziamento del debito o → NO rinegoziazione per motivi commerciali 12.12.2La nuova definizione di default (1gen2021) • ai fini del calcolo dei requisiti patrimoniali minimi obbligatori per le banche e gli intermediari finanziari, i debitori sono classificati come deteriorati (default) al ricorrere di almeno una delle seguenti condizioni: a) il debitore è in arretrato da oltre 90 giorni (in alcuni casi, ad esempio per le amministrazioni pubbliche, 180) nel pagamento di un’obbligazione rilevante; b) la banca giudica improbabile che, senza il ricorso ad azioni quali l’escussione delle garanzie, il debitore adempia integralmente alla sua obbligazione. • la condizione b) è già in vigore e non cambia in alcun modo. • per quanto riguarda la condizione a), un debito scaduto va considerato rilevante quando l’ammontare dell’arretrato supera entrambe le seguenti soglie: ▪ 100 euro per le esposizioni al dettaglio e 500 euro per le esposizioni diverse da quelle al dettaglio (soglia assoluta); ▪ l’1% dell’esposizione complessiva verso una controparte (soglia relativa). ➔ Superate entrambe le soglie, prende avvio il conteggio dei 90 (o 180) giorni consecutivi di scaduto, oltre i quali il debitore è classificato in stato di default. Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 70 o TUF (Testo Unico della Finanza) o direttive MIFID 1 e MIFID 2→ regolamentano internazionalmente le attività sui mercati e strumenti finanziari, impattando sulla banca (modo di operare) o indicazioni ESMA= Autorità Europea sui mercati o ESG→ investimenti che rispettano condizioni ambientali Portafoglio titoli di proprietà→ la dimensione delle attività svolte dipende dal modello di business della banca • servizi agli emittenti (coloro che emettono gli strumenti finanziari): collocamento, consulenza→ tipico delle investment banks. • servizi agli investitori: negoziazione, gestione di patrimoni,(consulenza)→ tipiche di banche commerciali 13.4.1.1 Gran parte di queste attività rientrano tra i servizi di investimento Art. 1, comma 5 TUF: Per "servizi e attività di investimento" si intendono i seguenti, quando hanno per oggetto strumenti finanziari: a) negoziazione per conto proprio; b) esecuzione di ordini per conto dei clienti; c) sottoscrizione e/o collocamento con assunzione a fermo ovvero con assunzione di garanzia nei confronti dell'emittente; c-bis) collocamento senza assunzione a fermo né assunzione di garanzia nei confronti dell'emittente→ MIFID 2 (da 1 gen. 2018) d) gestione di portafoglio e) ricezione e trasmissione di ordini f) consulenza in materia di investimenti→ la banca può fare consulenza a prescindere dall’investimento che il cliente può fare, con remunerazione ad hoc. g) gestione di sistemi multilaterali di negoziazione Attività in forte sviluppo 13.5 LA GESTIONE DEL PORTAFOGLIO TITOLI 3 questioni fondamentali per la composizione quali/quantitativa: 1. quali obiettivi? 2. quale natura e quale destinazione (dei titoli)? 3. IN/OUT ptf titoli: quali motivazioni? 1 Quali obiettivi? • LIQUIDITÀ: attitudine di un titolo a trasformarsi in moneta senza ingenti costi. Riguarda la trasformazione delle scadenze e richiede la fiducia dei creditori. o mismatching “naturale” delle scadenze ATT/PASS La banca deve comunque essere in grado di rispondere alle proprie obbligazioni tempestivamente ed economicamente (e adempiere agli obblighi di riserva): ▪ Economicamente: deve saper procurarsi le risorse senza eccessivi costi o riserve di liquidità (1° e 2° linea)→ decise dalla banca (NO legge) ▪ Liquidità naturale: flussi distribuiti in termini di rendimento, di capitale con rimborso (dipende da caratteristiche tecniche dello strumento). ▪ Liquidità artificiale→ negoziabilità: si può smobilizzare lo strumento prima della scadenza (con)cedendolo in garanzia per ottenere credito. • REDDITIVITÀ: partecipazione alla produzione del reddito d’esercizio (metto in portafoglio titoli idonei a generarlo) o MINT= obiettivo cedola, che è la remunerazione del titoli o Conseguire capital gain (R > C) o costi/ricavi da servizi: somma algebrica R- C deve essere sempre > 0 ▪ negoziazione/gestione per conto della clientela Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 71 ▪ collocamento titoli o profitti/perdite da operazioni finanziarie (trading)→ compravendita di titoli che generano capital gain 13.5.1 Le riserve di liquidità servono per aiutare la banca a mantenersi in condizioni di equilibrio finanziario a) riserve di prima linea (liquidità primaria): per fabbisogno improvviso di liquidità→ elementi trasformabili in moneta legale immediatamente e senza costi. a. cassa b. attività esigibili presso la Banca Centrale c. crediti esigibili da altre banche d. mobilizzazione della riserva obbligatoria b) riserve di seconda linea (liquidità secondaria): attività idonee a generare liquidità in modo naturale (titoli in prossimità della scadenza) o artificiale (titolo vendibile sul mercato a costi contenuti – Titoli di Stato) (smobilizzo sul mercato) – tipicamente titoli in portafoglio. 13.5.1.1 Divisione del portafoglio titoli • attività finanziarie detenute per la negoziazione: attività del ptf. di negoziazione e sono titoli di debito e capitale • Attività finanziarie disponibili per la vendita: attività non diversamente classificate come crediti, detenute per negoziazione, sino a scadenza valutate al fair value. • Attività finanziarie detenute fino a scadenza: titoli quotati con pagamenti fissi e scadenza fissa 2 Quale natura e quale destinazione (dei titoli)? • natura (tipologia dei titoli): dipende da obiettivi o Titoli di Stato (IT, area €, altri Paesi, ecc.)→ rischio sovrano o Obbligazioni ▪ Bancarie ▪ Corporate o Azioni (più rischiosi) o Quote OICR o Derivati • Destinazione o portafoglio di negoziazione→ la banca può attingervi nel caso in cui il cliente voglia acquistare o vendere uno strumento finanziario: controparte diretta= Attività di trading per conto proprio o della clientela. o portafoglio titoli di proprietà in senso stretto→ titoli che la banca acquista per mantenerli in portafoglio= Titoli acquistati per certe finalità interne della banca. ▪ ptf tesoreria : finalità di liquidità ▪ ptf investimento: finalità di redditività • rappresentazione contabile 13.6 PORTAFOGLIO TITOLI E IFRS 9 • dal 1 genn 2018: principio contabile IFRS 9: classificazione e valutazione delle attività finanziarie (crediti e titoli di debito) • modello di valutazione combinato basato su due variabili: 1) finalità di gestione associata a ciascun portafoglio di attività finanziarie (il c.d. Business Model) ▪ HTC (Hold To Collect): viene tenuto in bilancio Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 72 ▪ HTCS (Hold To Collect and Sell): si tiene in bilancio e lo si vende ▪ Other 2) caratteristiche contrattuali dei cash flows derivanti dalle attività finanziarie (il c.d. test SPPI). • dalla combinazione di tali criteri derivano le nuove categorie contabili di classificazione delle attività finanziarie o attività finanziarie valutate al fair value con impatto a conto economico (voce 20) o attività finanziarie valutate al fair value con impatto sulla redditività complessiva (voce 30) o attività finanziarie valutate al costo ammortizzato (voce 40) 13.6.1.1 Il business model di BPER La Banca ha individuato i propri Business Model tenendo in debita considerazione i settori di attività “core” in cui la Banca opera, le strategie fino ad oggi adottate per la realizzazione dei flussi di cassa degli asset in portafoglio, nonché le previsioni strategiche di sviluppo del business. L’attività “core” della Banca è legata alla generazione e gestione dei rapporti di credito per i settori Retail e Corporate (inclusivo del Large Corporate) e, pertanto, segue una logica di detenzione degli stessi presumibilmente fino a scadenza al fine di collezionare i flussi di cassa contrattuali. Tale operatività, in ottica IFRS 9, è riconducibile ad un Business Model di tipo “Hold to Collect”. Altro settore di attività per la Banca, di supporto al perseguimento degli obiettivi dell’attività bancaria, è il settore Finanza che include le poste patrimoniali ed economiche della Banca derivanti da attività di tesoreria, di gestione dei portafogli di proprietà, di accesso ai mercati finanziari e di supporto operativo specialistico alla rete commerciale. Ai fini dell’individuazione del Business Model nel settore Finanza, l’analisi ha ricondotto le attività rilevanti svolte dalla finanza alla gestione dei portafogli di proprietà. E’, pertanto, possibile individuare i seguenti portafogli gestionali di proprietà: • Portafoglio Bancario d’investimento, costituito dall’insieme degli strumenti gestiti collettivamente al fine di ridurre la volatilità sul margine di interesse. Tale tipologia di portafoglio persegue prevalentemente la strategia di portare a scadenza gli strumenti finanziari sterilizzando, in tal modo, il rischio di mercato→ HTC. Pertanto, la strategia di tale portafoglio comporta la gestione dei rischi prevalenti quali il rischio di credito, di tasso di interesse e Sovrano. In applicazione dell’IFRS 9, il portafoglio descritto è stato ricondotto al Business Model “Hold to Collect”. • Portafoglio Bancario di liquidità, costituito dall’insieme degli strumenti finanziari la cui strategia è orientata alla loro detenzione con lo scopo di gestire la liquidità e di ottimizzare il profilo rischio-rendimento a livello di Gruppo. Tale tipologia di portafoglio persegue strategie di investimento con l’obiettivo di: o ottimizzare il margine di interesse; o incrementare l’ammontare degli asset prontamente liquidabili al fine di mitigare l’esposizione del Gruppo al rischio liquidità; o diversificare il rischio di credito. Pertanto, la strategia di tale portafoglio comporta la gestione dei rischi prevalenti quali il rischio di liquidità, di credito, di tasso di interesse, di mercato e Sovrano. In applicazione dell’IFRS 9, il portafoglio descritto è stato ricondotto al Business Model “Hold to Collect & Sell”. • Portafoglio di trading, costituito dall’insieme di strumenti finanziari con finalità di trading (titoli governativi, ETF, titoli strutturati, quote di O.I.C.R., ABS, ecc.), garantendo la gestione del rischio di mercato. L’obiettivo di profitto di tale portafoglio è perseguito principalmente attraverso l variazione del fair value degli strumenti. Pertanto, la strategia di tale portafoglio comporta la gestione dei rischi prevalenti quali il rischio di mercato, di credito, di tasso di interesse e Sovrano. In applicazione dell’IFRS 9, il portafoglio descritto è stato ricondotto al Business Model “Other”. • Portafoglio Negoziazione con la Clientela, costituito dalle attività finanziarie riacquistate dalla clientela, o detenute per offrire un servizio d’investimento alla stessa (portafoglio residuale). In applicazione dell’IFRS 9, il portafoglio descritto è stato ricondotto al Business Model “Other”. • Capital Market, costituito dagli strumenti finanziari detenuti con finalità di “market making” su titoli (Titoli di debito governativi, sovranazionali, corporate, covered bond e garantiti dallo Stato), garantendo la gestione del rischio di mercato. L’obiettivo di profitto di tale portafoglio è perseguito principalmente attraverso la variazione del fair value degli strumenti. Pertanto, la strategia di tale portafoglio comporta la gestione dei rischi prevalenti quali il rischio di mercato, il rischio di credito, il rischio di tasso di interesse. Ptf titoli Crediti v/ banche e clientela Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 75 o il cliente può essere “investitore” (soprattutto investitore istituzionale) o “emittente” ▪ Investitori= può essere a sua volta venditore o acquirente di titoli ▪ Emittenti= solo venditori 13.8.1 Investment banking: una definizione non univoca due definizioni estreme: • Pura (riduttiva): underwriting sul mercato primario e trading sul secondario (escludendo le altre aree di attività) • allargata: riflette l’evoluzione del business svolto dagli operatori e include serie varia di servizi: underwriting, trading, merchant banking, asset management, advisory nelle operazioni M&A, risk management, lending … in realtà vi sono soluzioni intermedie molto diversificate Differenza tra investment bank e investment banking L’investment banking rappresenta una delle attività, quindi non esaurisce perimetro operativo di una investment bank • Investment bank= ci si riferisce agli operatori (istituti) • Investment banking= ci si riferisce alle attività 13.9 L’INVESTMENT BANKING CAPITAL MARKETS (underwriting)= mrkt primario Intervento sul mercato primario per agevolare accesso a quello dei capitali. Definito come underwriting, e ha serivizi di consulenza. Si scompone in fasi: • origination: avvio e progettazione dell’emissione • Advisory: organizzazione degli aspetti economici, legali e fiscali • Arranging - info su emittenti (lato offerta- sell side) -info su investimenti (lato domanda – buy side) • broking • dealing • market making CORPORATE FINANCE servizi vari finalizzati all’ottimizzazione delle scelte della clientela. Scomponibile in fasi: • origination • Advisory • Raccolta fondi: interventi da organizzazione dei prestiti alla raccolta Carattere consulenziale con interventi complessi: • merger & acquisition: concentrazioni e ridimensionamento • Corporate restructuring: ristrutturazione MERCHANT BANKING Partecipazioni nel capitale azionario di imprese non finanziarie • Investimento diretto: impiego di fondi dello stesso intermediario • Private equity: fondi raccolti da investitori gestiti dall’intermediario Conseguire profitto -assunzione di partecipazioni -private equity RISK MANAGEMENT prodotti/ servizi per misurare e coprire rischi - identificazione - misurazione - gestione - controllo dei rischi ASSET MANAGEMENT gestione liquidità aziendale e razionalizzazione gestione del patrimonio immobiliare - gestione patrimoni individuali Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 76 - gestione patrimoni istituzionali TRADING E BROKERAGE Mercato secondario Attività per permettere al mercato di raggiungere efficienza • trading: svolto con fondi propri dall’intermediario (dealer o market maker). Servizio indiretto • Brokerage: intermediario è negoziatore per conto della clientela, offrendo servizio diretto 13.9.1 Investment banking: le peculiarità dell’esperienza italiana • capitalismo prettamente famigliare • aspetti regolamentari su investimenti mobiliari e assunzione di partecipazioni • prevalente indebitamento bancario delle imprese • poche banche con vera presenza internazionale • il ruolo svolto da Mediobanca (libro) 14 LA GESTIONE DELLA RACCOLTA CAP. 10 E 11 (PAR. 1) • per un’impresa: acquisizione di fonti di finanziamento a titolo di o capitale di debito o capitale di rischio • tradizionalmente, nell’accezione bancaria→ acquisizione di risorse finanziarie da parte della clientela (ordinaria) esclusivamente a titolo di debito o no capitale proprio o no strumenti ibridi (??)→ reperimenti a metà tra debito vero e proprio e capitale 14.1 TASSONOMIA DELLA RACCOLTA BANCARIA • obblighi assunti dalla banca o diretta→ attività tradizionale “di deposito”= banca raccoglie risorse finanziarie emettendo le proprie passività, per cui avrà un obbligo di restituzione. o Indiretta→ negoziazione di passività emesse da unità economiche diverse. • negoziazione delle condizioni o personalizzata: : si possono negoziare condizioni con la banca, su base delle esigenze del cliente→ elevata personalizzazione dal p.to di vista commerciale e di relazione con la clientela→ permette al cliente, su base di sua forza contrattuale, di definire condizioni “su misura”. o di mercato: non si può negoziare e personalizzare con la banca • funzione assolta dagli strumenti (collegati) o servizi di pagamento (monetaria)→ consentono a cliente di accedere a intera gamma di servizi bancari: sistema di pagamenti, uso moneta bancaria o servizi di finanziamento (investimento)→ strumenti con funzione di investimento del risparmio, e che presentano a volte vincoli di durata e/o più alte remunerazioni. • scadenza originaria o breve termine ≤ 12 mesi o medio termine >12 mesi ≤ 60 mesi o lungo termine > 60mesi • dimensione unitaria Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 77 o dettaglio (tipicamente clientela ordinaria)→ raccolta presso pubblico retail per operazioni di importo contenuto, attraverso gli sportelli bancari. o ingrosso (altre banche, banca centrale, corporate)→ raccolta presso altre banche e investitori istituzionali per importi rilevanti. • valuta di denominazione o euro o altre valute (di conto valutario) 14.2 COS’È RACCOLTA? Raccolta diretta (di deposito) Raccolta indiretta • posizione debitoria della banca→ obbligo di restituzione • iscrizione nel PASSIVO della situazione patrimoniale della banca • rischio di liquidità per la banca (diverso in relazione alla forma tecnica) • remunerazione: costo per la banca • negoziazione passività emesse da unità economiche diverse • la banca è “custode”, “amministratore”, “distributore”, “gestore”, ecc. • iscrizione «sotto la linea» • NO rischio per la banca→ MA rischio operativo, reputazionale… o liquidità o mercato o credito • remunerazione: commissioni attive per la banca 14.3 LA RACCOLTA BANCARIA DIRETTA 14.4 LA RACCOLTA AL DETTAGLIO (RETAIL FUNDING) Gli obiettivi della politica di raccolta • Composizione Equilibrata→ La banca deve avere mix di raccolta che minimizzi i costi (attenzione a CMP) perché ha conseguenze sulla gestione, possibilità di impiego e liquidità. o trade off tra stabilità (riduzione volatilità dei volumi raccolti) e flessibilità (capacità dei volumi di adattarsi a mutamenti interni ed esterni): raggiungibile con frazionamento raccolta su numero ampio di clienti e diversificazione o controllo del rischio di tasso di interesse: Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 80 - il livello di educazione finanziaria della clientela 14.4.2 Le principali forme tecniche della raccolta diretta (al dettaglio) • Depositi o A risparmio ▪ Liberi ▪ Vincolati o In conto corrente o Conti di deposito o Certificati di deposito • Obbligazioni o senior o obbligazioni bancarie garantite (covered bonds) o obbligazioni subordinate (??) • altre forme tecniche (PCT,…) 14.5 LA RACCOLTA ALL’INGROSSO (WHOLESALE FUNDING) La specificità della raccolta all’ingrosso • complementare/sostitutiva alla raccolta al dettaglio (retail) • usata soprattutto da banche di grandi dimensioni e filiazioni di banche straniere • importo unitario elevato • controparti finanziariamente “sofisticate”: banche centrali, altre banche, intermediari finanziari (assicurazioni, fondi pensione, fondi di investimento, ecc.) e investitori professionali→ NO necessità di prospetto informativo (per raccolta in titoli), ma minor tutela rispetto ai risparmiatori • costo del funding più elevato e potenziale maggiore volatilità • contratti finanziari impiegati: bilaterali e di mercato • scadenze: da breve a medio-lungo termine • valuta di denominazione: euro e valute straniere • operazioni di taglio molto elevato 14.5.1 I diversi canali della raccolta all’ingrosso • mercato interbancario dei depositi: Banche Nazionali, BCE • mercati monetari: pronti contro termine (repurchase agreements – Repos) • mercati obbligazionari: emissioni obbligazionarie a m/l termine • rifinanziamento presso la banca centrale si ma ti amo tanto o operazioni convenzionali ▪ rifinanziamento marginale ▪ OMA o Operazioni non convenzionali 14.5.2 Il mercato interbancario dei depositi • mercato in cui banche scambiano depositi, ponendosi come datrici e prenditrici di fondi → si scambiano fondi e tassi in relazione a molteplicità di durate dei contratti. • durata standard delle operazioni: da overnight (il giorno lavorativo successivo) fino a 12 mesi (breve termine) Tutela del FITD/FGD Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 81 14.5.2.1 Le scadenze operative a livello giornaliero 14.5.2.2 Depositi con durate standard 14.5.2.2.1 Fuori da condizioni standard • Contratti differiti= scambio fondi avviene in una giornata successiva a quella di rilevazione con estinzione a data prefissata. • Term deposit= contratti di scambio con regolamento nel giorno di rilevazione stesso ed estinzione breve ma non prima del giorno dopo. scambi di fondi o unsecured (non garantite)→ prima della crisi del 2008. Le banche negoziano su base fiduciaria. o secured (garantiti o collateralizzati)→ dopo la crisi • per ciascuna scadenza si formano tassi di interesse derivanti dall’incontro fra domanda e offerta • organizzazione dei mercati interbancari: o over the counter (OTC)= regole non istituzionalizzate. Negoziazioni bilaterali e su base fiduciaria perché non c’è garanzia • fondi trasferiti nella stessa giornata di negoziazione (T) del contratto e restituiti nella giornata lavorativa immediatamente successiva (T+1) Overnight (O/N) • fondi trasferiti nella giornata lavorativa immediatamente successiva a quella di negoziazione (T+1) e restituiti nella seconda giornata lavorativa successiva a quella di negoziazione (T+2) Tomorrow next (T/N) • fondi trasferiti nella seconda giornata lavorativa successiva a quella in cui sono negoziati (T+2) e restituiti nella terza giornata lavorativa successiva a quella di negoziazione (T+3) Spot next (S/N) Depositi a tempo • fondi con scadenze determinate fino a 12 mesi Depositi broken date • i termini di trasferimento e rimborso dei fondi (“valuta iniziale” e “valuta finale”) sono liberamente concordati tra i partecipanti Economia e Gestione della Banca pt. 2 prof. Borroni 2022/2023 Francesca Sblendido pag. 82 o piattaforme telematiche per la negoziazione di depositi (in Italia MTS Depo e MTS Repo)→ con regole precise che tutti gli operatori devono rispettare 14.5.3 Il mercato dei depositi MTS DEPO • attivo da aprile 2020, gestione MTS Spa (mercato telematico all’ingrosso dei titoli di stato) • è una piattaforma elettronica di scambio depositi • ammessi alle negoziazioni di depositi: banche, banche centrali, intermediari finanziari non bancari (assicurazioni, sgr, sim, ecc.), Ministero dell’economia e delle finanze, Poste Italiane • requisiti minimi di capitale degli aderenti, adeguate competenze operative, organizzative e tecnologiche • importo minimo: 1 mln euro • ciascun partecipante può esporre proposte “in denaro” e/o “in lettera” • vigilanza: Banca d’Italia 14.5.4 Perché sono importanti i tassi interbancari benchmark • utilizzati per l’indicizzazione di contratti finanziari come mutui, finanziamenti alle imprese, derivati, ecc.. → rappresentano tassi di riferimento = prezzo negoziato. • utili se affidabili e non distorti, calcolati in maniera trasparente e resi facilmente accessibili al pubblico (“scandalo” Euribor....). • tassi di interesse aggiornati con frequenza giornaliera • intermediari finanziari e altri agenti economici (ad es. le imprese non finanziarie) si servono dei tassi benchmark per valutare le voci di bilancio a fair value • le banche centrali osservano i tassi benchmark (validi per tutto il SF) come fonte di informazione per rilevare le condizioni di liquidità sui mercati interbancari. Caratteristiche dei benchmark: o reattivi: percezione immediata della liquidità disponibile nel sistema o base per il calcolo dei tassi applicati alla clientela 14.5.4.1 La riforma dei tassi interbancari: €STR (euro short term rate) • in vigore a partire dal 2 ottobre 2019 • BCE determina €STR (considerato quale tasso free risk) = media ponderata dei tassi di interesse sui prestiti overnight interbancari non garantiti di importo superiore a 1 mln di euro o Media ponderata per il volume di depositi assunti da 50 banche. • panel delle 50 banche più importanti dell’area Euro (in Belgio, Germania, Irlanda, Grecia, Spagna, Francia, Italia, Olanda, Austria e Finlandia) • controparti di scambi overnight con banche: banche, fondi del mercato monetario, fondi di investimento o fondi pensione e altri operatori finanziari, comprese le banche centrali • pubblicato dalla BCE ogni giorno alle 8:00 massimo 9:00. https://www.ecb.europa.eu/stats/financial_markets_and_interest_rates/euro_short-term_rate/html/index.en.html 14.5.4.2 La riforma dei tassi interbancari: Euribor (Euro Interbank offered rate) • “tasso al quale i fondi all'ingrosso in euro possono essere ottenuti dagli enti creditizi dell'UE e Paesi dell'EFTA nel mercato monetario non garantito” (EMMI – European Money Markets Institute) • controparti: banche, altri intermediari finanziari, banche centrali • importo minimo delle transazioni: 20 mln euro • 5 tassi interbancari: 1 settimana, 1 mese, 3 mesi, 6 mesi e 12 mesi