Scarica economia e gestione della banca, IIº parziale, prof. Paltrinieri e più Dispense in PDF di Economia e gestione della banca solo su Docsity! 11/04 ATTIVITA’ BANCARIA E RISCHI Vediamo come si è evoluta l’attività bancaria, com’è la moderna banca e quali sono i rischi dell’attività bancaria, perché i rischi devono essere controllati e serve la regolamentazione assieme all’autorità di vigilanza. -Fino agli anni ’80, la Banca era completamente differente, il sistema bancario era un settore chiuso verso l’esterno e protetto, in cui non esisteva liberalizzazione, c’era molta discrezionalità da parte dell’autorità di vigilanza. Vi era inoltre, una forte specializzazione, banche specializzate nell’attività a breve termine (raccolta a breve termine ed erogazione di credito a breve) e banche che erano specializzate per erogare credito a medio lungo termine o assumere partecipazioni di società che hanno per definizione un orizzonte temporale di lungo periodo. Il sistema bancario era isolato al livello internazionale. Le autorità di vigilanza avevano un forte impatto sulle singole banche appartenenti al sistema bancario italiano. -Negli anni ’90, i sistemi finanziari iniziarono ad interconnettersi e ad espandersi. Vi fu una crescente liberalizzazione dell’attività bancaria e finanziaria e in Europa si è iniziata ad avere una regolamentazione armonizzata, quindi tutti gli Stati membri dell’UE tendevano ad avere dei principi guida (una banca non necessariamente deve essere chiusa al livello nazionale, ma può avere la concorrenza di altre banche, che da Stati membri dell’UE, entrano nel territorio italiano. Così come anche le banche italiane possono andare a fare concorrenza ad altre banche appartenenti ad altri Stati dell’UE). Questo periodo ha visto una formazione di contesti di mercato più competitivi e contenibili, internalizzazione delle economie e la liberazione dei movimenti capitali, crescente ruolo dell’innovazione finanziaria e tecnologica e il passaggio alla nozione di banca-impresa. -La banca moderna, è attiva nei circuiti diretti, ma anche nei circuiti indiretti (banca commerciale). Quella attiva nei circuiti indiretti è la vera e propria banca che opera attività bancaria, secondo il decreto legislativo (TUB). La banca non fa solo il servizio di raccolta del risparmio ed esercizio del credito, ma opera anche nel circuito diretto, è un intermediario multi-business quindi offre servizi di investimento (esecuzione di ordini per conto della clientela, gestione individuale di portafoglio, servizi di consulenza personalizzati), servizi di pagamento (carte di debito, bonifici), servizi di finanziamento nelle diverse forme tecniche e altri servizi (cassette di sicurezza, e-commerce). La banca è anche un intermediario multi-canale, usa diversi canali di distribuzioni fisici (agenzie bancarie, sportelli automatici) e remoti/digitali (home-banking). La banca fa molte cose, proprio per questo è soggetta ad elevati tardi di regolamentazione e vigilanza vigilanza. Man mano che l’attività bancaria diventa complessa, man mano l’autorità di vigilanza deve essere importante per verificare che la banca esegua bene ciò che debba fare, al fine anche di evitare i fallimenti di mercato. Il TUB dichiara che la vera e propria banca fa raccolta del risparmio ed esercizio di credito, queste due forme congiunte sono l’attività bancaria. La posta non è una banca perché ci può dare per es. un mutuo, ma quest’ultimo è gestito da una banca. La posta lo distribuisce, quindi è un’entità che fa raccolta del risparmio presso il pubblico ma non l’esercizio del credito (distribuisce un mutuo gestito da un’altra controparte). Nelle banche le due funzioni (raccolta del risparmio ed esercizio del credito) devono essere rispettate congiuntamente (questo contraddistingue la vera e propria banca). L’esercizio dell’attività bancaria è riservato alle banche, così come l’esercizio dell’attività assicurativa è riservato alle compagnie di assicurazione, così come l’esercizio della gestione collettiva del risparmio è riservato alle SGR e SICAV. Esistono società che concedono credito senza raccogliere risparmio e sono le società di factoring, ma anche le società di leasing finanziario, concedono credito senza raccogliere risparmio, così come le società di credito al consumo. Le società di factoring non sono banche e nemmeno il banco posta lo è. La raccolta di risparmio presso il pubblico prevede l’obbligo di rimborso. Ma la banca non è l’unica società che emette passività con obbligo di rimborso, per es: le obbligazioni emesse dalle imprese prevedono l’obbligo di rimborso, quindi sono raccolta di risparmio presso il pubblico. Dal lato dell’attivo la banca fa assieme alla raccolta del risparmio presso il pubblico, anche l’erogazione del credito, ma ci sono anche tante società che erogano il credito senza fare la raccolta del risparmio presso il pubblico (società di factoring). Queste ultime non si finanziano attraverso i conti correnti di corrispondenza passivi, ma si finanziano attraverso mutui, emissione di azioni o obbligazioni. La raccolta del risparmio fra il pubblico con obbligo di rimborso è in competizione con società non finanziarie, altri intermediari finanziari e Stati comunitari e terzi. Nel momento in cui dobbiamo decidere dove impiegare le nostre risorse finanziarie come unità in surplus, dobbiamo decidere se metterle in conto corrente, se finanziare Stati Sovrani o finanziare obbligazioni corporate emesse dall’impresa. Le banche possono svolgere anche servizi di investimento, quindi ci sarà competizione con le SIM (nate per svolgere servizi di investimento). Le banche offrono anche servizi di pagamento, quindi vi è la competizione con gli istituti di moneta elettronica. 1 AUTORIZZAZIONE DELL’ATTIVITA’ BANCARIA: L’esercizio è autorizzato dalla BCE su proposta della Banca d’Italia. Una volta era la Banca d’Italia che autorizzava l’esercizio dell’attività bancaria. La concessione della licenza bancaria deve rispettare 5 requisiti stringenti: -deve avere una precisa forma societaria obbligatoria
-deve avere una sede legale e una direzione sul territorio italiano
-dotazione patrimoniale minima, adesso aumentata sopra i 10 milioni €, ci deve essere un patrimonio, il capitale sociale è il primo che assorbe tutte le perdite.
-deve esserci un’idoneità degli amministratori, gli amministratori e dirigenti bancari devono essere competenti. Si parla proprio dei requisiti di onorabilità per gli azionisti e professionalità per gli amministratori.
-qualità e sostenibilità del programma di attività (business plan) presentato, il programma di attività bancaria è costituito da diverse parti. Si dovrà guardare, per es, la concorrenza, la domanda e si dovranno valutare correttamente gli investimenti. Vi sono tante ipotesi affinché la banca possa raggiungere il break even.
Una volta che una banca si è instaurata, spesso diventa un po’ più grande, con modelli di governance particolari, con modelli solitamente privati (in cui l’azionista è privato), con modelli di specializzazione del business che andremo a definire (una banca generalista come Intesa San Paolo fa tutto, una banca specializzata fa solo una parte). Una banca si rivolge ad una particolare tipologia di clientela: -banche retail, le quali si rivolgono a soggetti con un basso contenuto patrimoniale offrendo strumenti standardizzati (retail=investitori comuni). -banche che offrono servizi su misura ad una clientela con elevati patrimoni, quella sarà la banca private, private banking -banche attive nel servizio d’investimento, soprattutto al servizio dell’impresa, definite come corporate and investment banking I RISCHI BANCARI: I RIFLESSI STRATEGICI ED ORGANIZZATIVI Ci sono tante scelte che una banca può avere, di conseguenza la banca dovrà correre diversi rischi, a partire dal suo core, quindi dall’attività di raccolta del risparmio ed esercizio del credito, ma anche quando dovrà rivolgersi al mercato dei capitali o ad una specifica clientela. L’assunzione, trasformazione e gestione del rischio rappresenta l’essenza stessa dell’attività bancaria. Siccome ci sono tutte queste tipologie di banche, dobbiamo far riferimento ai vari rischi che esse corrono. Quando si instaura una banca, dopo aver seguito le varie procedure, si adotta un sistema di gestione dei rischio risk management che contemplano: strategie e politiche di gestire dei diversi rischi, nonché procedure per l’identificazione e la misura dei medesimi, adeguata organizzazione interna della banca, adeguati sistemi informativi e di controllo interno. A capo del risk management si trova il CRO, chief risk officier, ossia il capo dell’ufficio rischi. A capo c’è un pilastro, ma i rischi sono tantissimi, c’è la parte dei rischi di mercato, la parte dei rischi di credito, rischi di capitale e molti altri. Ognuno di questi pilastri può generare un rischio, che se non è gestito bene, può provocare dei “disastri”. La banca deve gestire i suoi rischi, sia puri che speculativi. Per gestirli innanzitutto, dobbiamo individuare i rischi, infatti, gestiamo un rischio solo se lo individuiamo. Bisogna quindi identificare, misurare e gestire i rischi, ma non è detto che la banca debba proteggersi da un rischio, questa è l’ultima parte. Es: Un rischio non gestito perché non individuato dalle imprese non finanziarie italiane, è il rischio energetico. Queste imprese non hanno individuato tale rischio, hanno pensato che il prezzo del gas e del petrolio rimanesse lo stesso e non sono state in grado di misurarlo, infatti, non hanno misurato l’impatto del rischio sull’attività. Inoltre, è difficile anche gestire un rischio del genere. Con riferimento a tale esempio, se so di essere esposto ad un rischio energetico e so anche misurarlo, posso prevedere che negli anni successivi il prezzo del gas tenderà ad abbassarsi, di conseguenza posso non attuare alcun tipo di “copertura”. Se la Banca per es, sa che l’anno successivo i prezzi delle azioni aumenteranno, può affermare che il suo portafoglio titoli azionario non debba essere “coperto”. La gestione, ed eventualmente la copertura dei rischi sono solo l’ultima parte di un processo molto ampio e diversificato. Ci devono essere anche degli adeguati sistemi di controllo, che aiutano nell’identificazione di questi rischi. 2 Le crisi sovrane del mondo Dal 1800 ci sono stati diversi default di paesi nel mondo , questo ha avuto forte ripercussioni anche su altri stati .
RISCHIO DI MERCATO (rischio finanziario)
Sono rischi speculativi quindi possono avere una variazione negativa o positiva. Originano da diversi fattori che possono causare perdite del valore di singole attività finanziarie o di portafogli di attività/passività finanziarie a seguito di variazioni inattese delle condizioni di mercato (tassi di interesse, tassi di cambio, prezzi degli strumenti finanziari, volatilità). Condizioni di mercato inattese: -rischio di tassi d’interesse, esempio variazione dei tassi d’interesse dopo lo scoppio della guerra
-rischio di tassi di cambio, esempio problema euro-dollaro, dollaro-yen -rischio di prezzi strumenti finanziari, anche le banche hanno partecipazioni si parla di rischio speculativo (prezzo di titoli azionari)
-rischio di volatilità, è di per sé il rischio quindi la classica misura di volatilità in finanzia è lo scarto quadratico medio RISCHIO DI TASSO D’INTERESSE
Rappresenta il modo in cui si sono mossi i rendimenti dei titoli (btp italiano, bund tedesco) , dopo il periodo della crisi dei multi supreme i rendimenti sono crollati, solo adesso si stanno rialzando. Quindi il problema è che da un lato questi rendimenti hanno un impatto sui titoli obbligazionari (impatto asset slide dal punto di vista delle attività), se i rendimenti scendono il prezzo del titolo obbligazionario sale Vi è una relazione inversa tra prezzo e rendimento : se il TIR o TRES (rendimento di un titolo obbligazionario) scendono il VAN sale, se il TIR sale il VAN scende.
Se sono una banca e ho un BTP in portafoglio e il TRES scende la banca sarà contenta perché il prezzo sale. Se invece il TRES o TIR salgono il prezzo dei titoli scende, questo è il rischio di tasso d’interesse di un portafoglio titoli asset side (sta dalla parte dell’attivo di una banca)
Per una banca il rischio di tasso d’interesse in una fase di rialzo del tasso d’interesse comporta una aumento del margine d’interesse. Si ha un forte impatto non solo dal punto di vista asset side ma anche dal punto di vista del conto economico: tutto il bilancio è impattato. Nelle banche ci sono attività e passività finanziarie che sono molto sensibili al tasso d’interesse (es. il mutuo): le più sensibili sono quelle che hanno una scadenza bassa perché dovranno essere rinnovate. Ci sono contratti finanziari sensibili alle variazioni di tassi d’interesse, in relazione alla durata e sensibilità.
Il tasso d’interesse ha due sfaccettature : -obbligazioni (valore di mercato delle stesse, impatto sul patrimonio netto), impatto sul bilancio (SP)
-forbice dei tassi d’interesse (sensibilità alle variazioni dei tassi d’interesse, impatto sugli utili vale a dire sulla componente del margine d’interesse) impatto sul CE
Impatto degli utili e la questione della forbice La componente fondamentale di un conto economico di una banca commerciale è mutuo in attivo e c/c di corrispondenza passivo in passivo. La banca commerciale guadagna quindi sui tassi, se i tassi salgono la quota d’interesse del mutuo a tasso variabile viene pagata di più, i tassi di interesse attivi per una banca salgono molto di più rispetto a quelli passivi. Questa è la forbice: differenza tra interessi attivi (mutui) ed interessi passivi (conti correnti) si parla di margine d’interesse (che è la componente principale reddituale di una banca commerciale)
IMPATTO SULLA REDDITIVITÀ BANCARIA: RISCHIO DI RIFINANZIAMENTO
Rischio di rifinanziamento: il rifinanziamento riguarda il lato del passivo Es Iº caso: Lato passivo Ci sono delle passività bancarie 100 milioni di euro con scadenza 1 anno e sono a tasso fisso ( 2%) Lato attivo attività bancarie dello stesso ammontare con scadenza 2 anni e tasso fisso (3%)
5 A differenza del lato del passivo hanno diversa scadenza (questo è coerente con la trasformazione delle scadenze) e hanno un tasso d’interesse maggiore (i tassi attivi comunque sono maggiori dei tassi passivi) Margine d’interesse: 3% - 2 % = 1 % Se i tassi tra 1 anno aumentano?Aumentando il tasso d’interesse del 0.75% , aumenta dalla parte del passivo. 2 problemi: -il passivo scade tra un anno e bisogna quindi rinnovarlo vuol dire che il cliente deve essere d’accordo di rinnovare ma potrebbe anche scegliere di non farlo c’è quindi un rischio di rinnovo delle passività finanziarie ( che non è detto ci sia ).
-Ipotizzando di rinnovarle (le passività) , c’è un rischio di rifinanziamento ad un tasso più elevato
In questo caso il margine d’interesse = 3% - 2 ,25%= 0,75% → questo ha molte implicazioni Le banche strutturate nel seguente modo : • Passivo a tasso variabile a breve durata • Attivo a tasso fisso a lunga durata Sono banche molto esposte al rischio di rifinanziamento e alle variazione dei tassi d’interesse IMPATTO SULLA REDDITIVITÀ BANCARIA: RISCHIO DI REINVESTIMENTO
Rischio di reinvestimento: il reinvestimento riguarda il lato dell’attivo In questo caso: -le passività bancarie, durano due anni, sono sempre 100 milioni di euro e il tasso di interesse passivo è sempre il 2%
-le attività bancarie sono al 3% sempre e hanno una scadenza ad un anno.
Questo è un rischio di reinvestimento. Ipotesi peggiore: può succedere che i tassi possano diminuire, se ciò avviene, devo guardare l’attivo, se diminuiscono io avrò persone che vogliono rinnovare la componente dell’attivo, più i tassi diminuiscono più le persone tendono a indebitarsi. Quindi riesco, come banca, a rinnovare la mia attività: mentre prima della diminuzione dei tassi, il margine di interesse era 3%-2% quindi 1%, io riesco a rinnovare la mia attività ad un tasso di interesse più basso perché i tassi sono diminuiti dello 0,25%. Il tasso di interesse più basso è il 2,75% per le attività rispetto al 3%. Di conseguenza, anche qui, ho un margine di interesse che è ridotto. Nel rischio di reinvestimento ho una situazione più difficile per le banche, perché è contraria alla trasformazione delle scadenze. Essa ci può essere comunque: immaginate che le banche possano emettere un prestito obbligazionario per vent'anni e poi invece avere delle aperture di credito in conto corrente. Qui c'è una riduzione del margine di interesse perché i tassi di interesse diminuiscono e perché la scadenza del passivo è superiore rispetto alla scadenza dell'attivo. Nel rifinanziamento sono esposto negativamente ad una variazione positiva dei tassi di interesse mentre nel rischio di reinvestimento sono esposto, anche qui negativamente, ad una variazione negativa dei tassi di interesse perché devo rinnovare anche qui le attività ad un tasso di interesse inferiore. Sono due rischi che possono impattare l’attività. Prima di parlare del rischio di prezzo delle obbligazioni e quindi nella componente patrimoniale, ci sono dei modelli abbastanza importanti per poter identificare le attività sensibili ai tassi di interesse, perché non tutte lo sono e per poter identificare le passività sensibili ai tassi di interesse. Bisogna immaginare che una banca ha differenti strumenti finanziari, spesso si fa la media ponderata di tutte le attività e le passività per vedere cosa fare. Queste sono scelte fatte da chief executive di una banca, in ipotesi di forte rialzo dei tassi di interesse, l'amministratore consiglia di fare prestiti a tasso variabile. Dal lato del tasso fisso cercare di emettere a tasso fisso a più lunga scadenza possibile, in modo tale da non dover rinnovare le passività ad un tasso di interesse sempre più alto. Le implicazioni sono tantissime in termini di gestione dei tassi nella componente attivo e passivo per cercare di migliorare il margine di interesse. Da un lato ci sono privati o imprese che chiedono un mutuo, ma dall'altro lato c'è la banca che cerca di promuovere strutture di credito a più lunga durata e legata ai tassi di interesse. (se i tassi salgono andrebbe bene mantenere una struttura della mia componente dell'attivo legata alla variabilità rialzo dei tassi di interesse) Dall'altro lato cerco di raccogliere a più lunga scadenza, in modo tale da bloccare il mio tasso fisso che non mi venga poi rialzato in ipotesi di rialzi dei tassi interesse non previsti. Rischio di tasso di interesse: ISCHIO DI PREZZO (componente patrimoniale)
Il tasso di interesse impatta anche sul prezzo delle obbligazioni: ogni cambiamento dei tassi di interesse influenza ogni valore dell'attività perché qualsiasi attività finanziaria si valuta allo stesso modo del VAN, quindi con l'attualizzazione dei flussi di cassa. Ogni attività finanziaria si valuta con l'attualizzazione dei flussi di cassa (per le obbligazioni sono le cedole per le azioni sono i dividendi). 6 Anche i dividendi, quindi le azioni, hanno nel loro profilo di valutazione, al denominatore un costo particolare che si chiama costo del capitale azionario (tecnicamente si chiama cost of equity), la cui una delle principali componenti è proprio il tasso di interesse. In linea di massima, per tutti gli strumenti finanziari, quando i tassi di interesse salgono, il prezzo corrente (oppure il valore della attività stessa che può essere azionaria obbligazionaria) scende. Esempio: un'obbligazione che ha: • una durata di due anni • tasso fisso del 3% • una cedola annuale, ha un prezzo corrente di 100 milioni di euro
Se questo tasso di interesse aumenta dello 0,25%, non ho più il 3% come tasso, ma avrei il 3,25%; quindi io devo scontare tutti i flussi di cassa per un tasso più elevato. Con il Van, se io sconto diversi flussi con un tasso più elevato il mio prezzo scende. Trovo una perdita della banca 477.000 €. Se una banca ha una posizione in titoli obbligazionari piuttosto rilevanti e a lunga scadenza, se i tassi aumentano, le perdite sono molto rilevanti. Ci sono più ripercussioni con la variazione del tasso di interesse: 1) ripercussione relativa all'attivo 2) ripercussioni patrimoniali 3) ripercussione legata al conto economico che dipende dalla struttura di attivo passivo della banca stessa La componente gestionale della banca non è semplice: dall'alto consigliano di stare attento ai tassi di interesse si alzano e prendere le obbligazioni che scadono adesso, perché così i soldi che ho li reinvesto ad un tasso più alto. Dal lato del portafoglio crediti dicono “rupiani cerchi di erogare credito a lungo e parametrato a tasso variabile”. Il problema è che se poi sbagliano le attese e i tassi di interesse scendono, allora c'è qualche banca più furba che può dire: -se per me i tassi di interesse scendono, io cerco di fare più mutui a tasso fisso possibile, così li tengo per un lungo perodo -se tassi di interesse scendono, compro le obbligazioni che scadono fra cent'anni.
Es titolo di Stato austriaco, che ha una cedola del 2% stamattina valeva 54 scade fra cent'anni. La comprate a 56 mi viene rimborsato a 100 fra cent’anni ma più i tassi scendono, meglio è. Fra un anno mi varrà 68, fra due anni verrà 79, quindi io lo compro. Il rischio di tasso in una banca è il più importante perché impatta tutte le aree del bilancio: portafoglio crediti, portafoglio crediti, passivo, conto economico. Gli altri rischi sono: -Rischio di prezzo: riferibile anche ai titoli obbligazionari. Per i titoli azionari, il rischio è rappresentato dalle variazioni di prezzo. E’ spesso connesso alla variazioni dei prezzi delle materie prime. Il rischio di prezzo riguarda qualsiasi attività finanziaria o reale che può avere una variazione che ovviamente impatta sul bilancio della banca stessa. -Rischio di cambio: più le attività e le passività di una banca sono detenute in valuta, più viene esposta al rischio di cambio. Tanti esempi (lira turca, il dollaro, lo yen). Sono tutti i rischi speculativi.
Rischio di volatilità: connesso a variazioni nello scostamento del prezzo (o del rendimento) rispetto al suo valore medio di un certo periodo. Per una banca non fa bene avere attività che oscillano molto. E’ approssimata allo scarto quadratico medio (= quanto in media i diversi rendimenti, variano rispetto alla media aritmetica). Lo scarto quadratico medio è l’indicatore di volatilità degli strumenti finanziari. I titoli che hanno lo scostamento più alto sono i più volatili. I titoli azionari hanno scarto quadratico medio maggiore rispetto ai titoli obbligazionari. IMPATTO DEI RISCHI DI MERCATO
-Nel portafoglio di strumenti finanziari detenuto dalla banca per negoziazione(trading book)
-Nelle politiche di gestione attivo e passivo (asset and liability management)
Nel portafoglio titoli esistono delle modalità di gestione di questi rischi es si cerca di immunizzare la gestione attivo - passivo. Se io non ho un'idea di dove possano andare i tassi di interesse, posso cercare di fare in modo che la durata dell'attivo e la composizione dell'attivo sia il più possibile coerente con quella del passivo (immunizzazione/copertura). Cerco di raccogliere le risorse dal lato del passivo per 4, 5 o 6 anni e cerco di erogare crediti per 5, 6, 7 anni, in modo tale che la durata sia analoga ma soprattutto che i tassi siano i medesimi.Cerco di pagare tasso fisso nelle eventuali emissioni obbligazionarie che ho dal lato del passivo e cerco di incassare tasso fisso anche nella gestione dell'attivo. 7 Possiamo distinguere le banche con riferimento alla clientela a seconda di segmenti principali: • Retail banking (o mass market); • Affluent; • Private; • Corporate; • Istituzionali: elevati profili di clientela, non solo fisica ma anche imprese finanziarie, SIM, SGR, fondi pensione. La clientela viene trattata come un numero e a seconda della clientela ci sono differenti tipologie di banking. -retail banking vs wholesale banking: clientela al dettaglio vs clientela all’ingrosso; -private banking; -corporate banking: si occupano di tutta l’attività che riguarda le imprese quali strumenti derivati, consulenza sulla struttura finanziaria, quando devono emettere obbligazioni, se hanno bisogno di capitale di rischio; -investment banking: sono le banche che seguono l’attività di investimento, che ha a che fare con il mercato finanziario (JP Morgan, Goldman Suchs). Divisione RETAIL BANKING è la banca per tutti, contraddistinta da: - processi produttivi industrializzati e standardizzati; - canali distributivi diretti e capillari; - modalità di scambio orientate alle transazioni, definita anche transactional. La produzione e offerta di strumenti e servizi è: - di tipo standardizzato ed elementare; - con valore aggiunto unitario relativamente basso; - di dimensione media piuttosto contenuta. La banca offre il conto corrente, il pronti contro termine, alcuni BOT, obbligazioni bancarie. Il valore aggiunto è nullo. I criteri di efficienza basati prevalentemente sull’attuazione di processi ripetitivi a elevato contenuto tecnologico. L’uso di strumenti e canali di remote banking (smartphone, pc, tablet) ha assunto sempre maggiore importanza. 22/04 -Clientela residuale, clientela al dettaglio (patrimonio inferiore ai 150.000, affluent dai 150.000 ai 500.000). -Prodotti standardizzati, uguali per tutti -Processi ripetitivi, utilizzo tecnologia che va a sostituire il fattore umano e questo comporta la chiusura delle filiali e una grande riduzione dei costi (remote banking) -Canali distributivi diffusi, capillari, diretti -Scambio transazionale, con transazioni di importi esigui -Basso valore aggiunto
Divisione WHOLESALE BANKING (all’ingrosso) -Clientela di carattere istituzionale (banche, SIM, SGR…) -Soggetti del settore finanziario con rilevanti patrimoni -Servizi e strumenti sono integrati e complessi -Altissima personalizzazione rispetto allo specifico bisogno del cliente -Dimensione unitaria non piccola -Valore aggiunto unitario elevato -Consulenze personalizzate -Relazione duratura e consolidata sempre con lo stesso partner -Profitti di qualità elevata dovuti ai rilevanti patrimoni
Divisione PRIVATE BANKING -Si riferisce alle esigenze di una persona o un nucleo familiare, individuo con rilevanti patrimoni (dai 500.000 in su) -Prodotti e servizi ad elevato valore aggiunto, idonei per soddisfare i bisogni specifici del cliente. La banca gestisce il patrimonio individuale, non è solo più in ottica di gestione finanziaria ma anche di gestione assicurativa, gestione dei rischi individuali, pensionistica, di tipo fiscale, legata alla questione successoria e legata agli immobili ed alla propria azienda.
-Diversificazione dei bisogni anche a seconda dell’orizzonte temporale, della liquidità, del rischio
-Interlocutori dedicati al rapporto con i clienti, che devono avere elevate capacità tecniche e commerciali, rapporto one to one, fidelizzazione dei clienti. Divisione CORPORATE BANKING (imprese) -Clientela costituita da imprese di dimensioni medio/grandi (in relazione anche alla dimensione della banca) e dotate di forma societaria (corporate), imprese non finanziarie. -Area di affari complessa e estesa. -Imprese non finanziarie di grandi dimensioni e le attività che vengono proposte sono di ampio spettro (efficiente e efficace gestione della finanza ordinaria e straordinaria dell’impresa): 10 • Gestione della tesoreria, attività liquide delle imprese date in gestione alla banca • Gestione della struttura d’Indebitamento, struttura ottimale di leverage ed equity (debiti e capitale) • Operazioni sul capitale proprio, potenziali aumenti di capitale • Gestione dei rischi, rischi finanziari (tasso di interesse, tasso di cambio, materie prime) • Project financing, costituzione di grandi progetti attraverso i quali l’impresa verrebbe ripagata dai flussi di cassa in entrata
Divisione INVESTMENT BANKING -Imprese di dimensioni elevate (ma anche altri intermediari finanziari) connesse al mercato mobiliare -Principali e tipiche attività: • Intermediazione sul mercato primario, struttura dell’operazione dell’obbligazione, sottoscrizione e distribuzione e classamento dell’obbligazione presso la clientela e mercato secondario, brokers, dealers. • Operazione M&A, LBO operazioni in cui un’impresa acquista un’altra essendo in forte leva finanziaria ovvero molto indebitate e attraverso i flussi di cassa originati della attività servono per ripagare l’indebitamento (alto rischio, complessità elevata e indebitamento, MBO) • Financial engineering è lo stesso del project financing (alto rischi, complessità elevata e indebitamento) • Venture capital + private equity, sostegno nella fase di nascita e nella prima fase di crescita
Modelli organizzativi e dimensione bancaria Quando si parla di banche non si tratta solo di raccolta ed erogazione credito, ma ci sono numerose e diversificate attività. La grande banca, inizia ad essere nel focus delle autorità di vigilanza, minore rischio di liquidità, operatività frazionata in molte tipologie divisionali, economie di scala e scopo, utilizzata la stessa piattaforma d’investimento e le stesse informazioni e maggior numero di clienti, minore è il costo marginale che incide sulla banca. Nel sistema bancario convivono intermediari bancari aventi dimensioni significativamente molto diverse. La grande banca è caratterizzata da: -responsabilità di politica economica e rapporti privilegiati con le autorità di vigilanza -supporto miglio controllo dei rischi (minori rischi di liquidità e credito), operatività con la clientela istituzionale e corporate di grandi dimensioni, operatività a livello internazionale. -economie di scale e di scopo La banca piccola è: -volta alla gestione della clientela retail, diffusione capillare -conoscenza del territorio (processo di soft informations) e di un maggiore orientamento al relationship banking -presenta un più pronunciato localismo bancario Peraltro anche la banca grande si prefigge l’obiettivo di recuperare contatto con il territorio attraverso la rivisitazione di soluzioni organizzative e di marketing. Si devono distinguere tutti questi modelli organizzativi. Infatti, per poter esaminare bene questi due aspetti, abbiamo una classificazione importante dal punto di vista normativo: • banca universale • gruppo bancario, che è definita normativamente • banche specializzate e soluzioni di network Le 2 principali nozioni di modelli organizzativi bancari sono i primi 2 e spesso le grandi banche optano per uno dei primi due regimi quindi, banca universale e gruppo bancario; le piccole banche invece spesso si specializzano in qualcosa. BANCA UNIVERSALE Fino a fine anni 80, non era un problema la scelta il modello organizzativo, le banche facevano ciò che dovevano fare, raccolta del risparmio e esercizio del credito. A seguito del processo di armonizzazione europeo e dell’introduzione delle attività ammesse al mutuo riconoscimento si iniziò a discutere su quale fosse il modello di banca appropriato. (quando ci sono molte attività devo poter scegliere tra quali fare, o ne faccio una, o le faccio tutte). Negli anni 90 la legge Amato-Carli aveva spinto per quello che veniva definito gruppo polifunzionale, cioè che facesse diverse funzioni. Questo è stato un passaggio veloce perché il passaggio decisivo è stato il TUB (testo unico bancario) decreto legislativo 385, del 1993.In questo decreto legislativo c’è stata l’apertura alla banca universale. La banca unica può fare tutto. Può operare a breve termine, a medio-lungo termine, dando i crediti a 30 anni, raccogliendo risorse finanziarie a lungo termine allo tesso modo, può dare tutti i servizi e prodotti finanziari che sono disponibili e concessi dalla normativa. Una volta c’erano solo le società di factoring, adesso le banche possono fare leasing, factoring ed entrare in forte competizione con le società specializzate. Se allarghiamo lo sguardo ai mercati finanziari, possono fare l’operatività in titoli, possono fare l’attività di capital market, possono prendere partecipazioni al capitale di rischio delle imprese non finanziarie, quindi possono partecipare al capitale. 11 Es: proviamo a pensare se Unicredit prendesse il 90% di Fiat, ci sarebbe il problema del conflitto di interesse. Non è che non si possa fare, si potrebbe fare magari un po’ meno del 90%, quindi prendere le partecipazioni. Da qui nasce il problema: faccio tutto assieme o mi suddivido nelle divisioni che abbiamo appena visto? È per questo che sono nate infatti le divisioni. Le divisioni sono tutte all’interno di un’unica grande banca, ma riesco a specializzarmi in un segmento particolare, quindi all’interno della stessa banca invece che darlo a società esterne, internalizzo questo. La banca universale ha grandi dimensioni. Può rapportarsi a tutte le tipologie di clientela (private, corporate, retail). È un impresa unica, può fare tutte le attività consetite ad una banca, ad eccezione delle attività che, per riserva di legge, competono ad altri intermediari: la gestione collettiva del risparmio che è attribuita alle SGR e alle SICAV, e l’attività assicurativa attribuita alle compagnie di assicurazioni. È un intermediario che può operare in tanti business, operare con differenti tipologie di clientela e distribuire molti prodotti. Le specificità di questi termini sono: multibusiness, multiclient e multiprodotto. Ha un alto livello di diversificazione. Vantaggi della diversificazione all’interno di una banca universale: - possibilità di sfruttare economie di diversificazione, posso andare ad operare su diversi segmenti di clientela, andando a rifilare lo stesso prodotto specifico → efficienza operativa, se gestisco una clientela privata e ho un bel fondo comune di investimento da proporgli, posso proporlo anche ad una clientela retail, per un valore inferiore. - vastissima gamma di prodotti e servizi (una delle funzioni del sistema finanziario è l’efficienza allocativa).Avere una vasta gamma cosante di soddisfare tutti. -stabilizzazione dei profitti della banca, Il covid è stata una prova a riguardo, gli ultimi anni quando tutti eravamo a casa e l’erogazione di credito non è andata benissimo per ovvi motivi e la clientela ha fatto trading online, attività di capital market. Trading online → commissioni di brokerage → profitti. E’ andata male l’attività creditizia ma è bene l’attività di capital market. La banca è organizzata in modo multidivisionale (es unicredit). Ci sono diverse divisioni nella sua versione originale: Divisione corporate, divisione retail. Ciò significa che ci sono comunque costi di coordinamento che sono esistenti. Quando tutto è all’interno di un’unica banca ma ci sono divisioni differenti, devo coordinare tutte le divisioni. E dall’altro lato potenziali spinte centrifughe, in cui ognuno possa fare ciò che vuole. → Vantaggi: -Economie di costo dal punto di vista dell’informazione. Se noi eroghiamo un mutuo ad una persona e poi controlliamo la sua operatività in titoli, sappiamo come è questa persona, posso usare queste informazioni dal punto di vista creditizio e finanziario. -Potenziale maggior orientamento a una relazione duratura con la clientela e più approfondito grado di conoscenza. Si tende a stabilizzare la relazione con buoni effetti sui profitti complessivi. -Economie di scala a scop, più gente ho, meno il costo marginale incide sulla mia attività. -Superamento conflitti tra direzione unitaria della capogruppo e autonomia decisionale degli organi delle società partecipate.Quando una banca cerca di raggiungere lo stesso obiettivo di solito si tendono a superare questi conflitti; conflitti che però rimangono all’interno del problema dei conflitti di interesse. → Criticità: -Possibili conflitti di interesse es fra finanziamento mobiliare e gestione di patrimoni; fra attività di prestito e finanziamento mobiliare -Difficoltà organizzative ed elevati costi di integrazione I conflitti di interesse, ad oggi, possono essere limitati con la normativa. Non è che per esempio la questione Eni e gestione dei patrimoni sia vietata completamente, ma deve essere ben giustificata. Adesso si viene controllati, prima no. Al di la delle giustificazioni, ci dovrebbero essere meccanismi di controllo, i famosi Internal Audit che ci sono nelle banche. Queste sono considerazioni teoriche, ci si dovrebbe adeguare a quelle che dice il testo cioè alle best practices internazionali e il problema può essere risolto attraverso gli amministratori indipendenti. Questi sono tutti elementi per cui a volte l’operatività di inserimento titoli del portafogli è intrinseca in una banca che è così grande e quindi ci possono essere ulteriori norme di conflitti di interesse ma adesso è concesso fare questo rispetto a prima, ma si deve spiegare bene alla clientela che ci possono essere problematiche e cioè ci può essere un conflitto di interessi. Poi c’è la vischiosità complessiva nella struttura organizzativa e aumento del grado di rischiosità complessiva. Caratteristica specifica della banca universale (sfocia nel modello della banca mista tipico della Germania di anni fa) è quella di poter avere partecipazioni in imprese non finanziarie ad esempio Unicredit può avere partecipazioni in Stellantis; Da un lato può essere buono perché si può diversificare la propria attività di finanziamento (ho il capitale di una banca quindi ci può essere una diversificazione delle fonti di finanziamento). 12 Le banche specializzate hanno specializzazione operativa. Per operativa s’intende la gestione operativa, tipica della gestione caratteristica; quindi: • Una banca si può specializzare per segmento di clientela • Specializzazione per prodotto, banche che si special. solo nel dealer, broker o in gestione di risparmio individuale • Area geografica • Canale distributivo, banche specializzate online (esempio Monzo, Fineco) Le scelte possono discendere dalla precedente normativa che disciplinava gli intermediari in maniera più specifica (specializzazione ope legis)
La multicanalità Si deve sempre cercare di identificare quali possono essere gli sviluppi del mecarto di riferimento: la tecnologia ha sempre di più un impatto nel settore bancario. La banca tradizionale ha diverse sfaccettature (da banca tradizionale → a banca innovativa): •Filiale •ATMS •Reti di promotori •Internet banking •Mobile banking, APP •Filiali “light” •Social media: forma di pubblicità per nuova clientela
Si va verso una banca innovativa ma questo comporta dei nuovi rischi (esempio: fishing, clonazione carte di credito) Tendenza degli sportelli bancari nei paesi Italia: ne ha troppi, troppe filiali/personale. Questo va ad impattare sui costi. Gli sportelli bancari tenderanno sempre di più a diminuire. OBIETTIVI E ARCHETIPI DI REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA (cap 4) Finora abbiamo inquadrato le diverse tipologie di banca, gli assetti di carattere istituzionale (banca universale e gruppo bancario) e abbiamo delineato le caratteristiche delle banche specializzate che sfociano nella macroarea del fintech (a grande contenuto tecnologico, che caratterizzerà la nostra vita nei prossimi anni). Iniziamo a parlare di regolamentazione, che occuperà la maggior parte della fine del corso. Se parlassimo di regolamentazione, dovremmo sapere a memoria il TUB e il TUF, più la parte delle direttive. La regolamentazione nel sistema finanziario e bancario esiste perché: - il sistema finanziario, soprattutto le banche, svolgono una funzione monetaria che va bene, se le banche vanno bene. - per asimmetria informativa: devo avere autorità di vigilanza che controllino le unità in deficit e le stesse banche.
- per evitare le crisi sistemiche, la corsa agli sportelli. Se sta male un intermediario, la regolamentazione deve evitare l’espansione del problema ad altre banche.
Un elemento che rimane all’interno della componente di vigilanza sono i controlli di politica monetaria (visti all’interno dei meccanismi di trasmissione di politica monetaria). Le decisioni di politica monetaria vanno ad influenzare il comportamento degli intermediari. Es: decisione di potenziali aumenti dei tassi di interesse. I CONTROLLI SUL SISTEMA FINANZIARIO Il secondo punto, la tutela del risparmi0, è il più importante perché è previsto costituzionalmente. Ci deve essere un controllo perché non tutti sono in grado di tutelare il proprio risparmio. Esempio: non tutti sanno che tenere i soldi sotto il materasso comporta una perdita. 1. LA FUNZIONE MONETARIA Tutti vogliono che i sistemi di pagamento funzionino bene, che siano sicuri, anche se lo diamo per scontato. Per poterlo fare ci deve essere una banca a controllare tutto, ad esempio la BCE. 15 2. TUTELA DEL RISPARMIO Se venisse meno la fiducia di un risparmiatore all’interno del sistema, ci sarebbero problemi. Ci sono dei meccanismi per far si che il risparmiatore sia più fiducioso (esempio: meccanismi di rete da parte della BCE) Se guardiamo le unità in surplus, è chiaro che noi vogliamo essere certi dell’affidabilità del meccanismo. 3. LE ESTERNALITA’ NEGATIVE Se la crisi di una banca impatta altre banche c’è un rischio sistemico, corsa agli sportelli. Ora il rischio sistemico è meno sentito. A causa della guerra, c’è stata l’esclusione dal circuito swift di alcune banche ma è subito rientrato. Si cerca di limitare effetti di carattere sistemico, grazie alla regolamentazione. Esempio: Quando si cerca di controllare il sistema finanziario, ci sono due grande ambiti: • OBIETTIVI DI POLITICA MONETARIA: Tutto ciò che fa la BC per controllare l’offerta di moneta • OBIETTIVI DI REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA REGOLAMENTAZIONE VS VIGILANZA Regolamentazione: norme che hanno due intenti: 1) definire gli obiettivi 2) disciplinare i mercati e gli intermediari finanziari (noi ci concentreremo maggiormente su questi ultimi). Bisogna parlare anche di quello che avviene nei mercati finanziari perché la banca non fa solo raccolta del risparmio ed esercizio del credito ma lavora anche nei mercati finanziari. La banca aiuta a comprare strumenti finanziari nei mercati finanziari e quindi deve essere controllata in tutti questi processi. Vigilanza: controlli svolti dalle autorità per: 1) verificare il perseguimento degli obbiettivi 2) verificare il rispetto delle norme (di capitale, di rischi…) OBBIETTIVI DELLA REGOLAMENTAZIONE (tre grandi obiettivi) L’obiettivo ultimo della regolamentazione è la tutela del risparmiatore, dell’ignorante. Articolo 47 della costituzione “la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme disciplina coordina e controlla l'esercizio del credito” Il risparmiatore è il soggetto debole di ogni transazione, non solo perché può non sapere perché non informato (studiato), ma perché per definizione non sa a volte, data la condizione di asimmetria informativa intrinseca nei contratti finanziari nei mercati finanziari e tra gli intermediari finanziari. Esempio: io sottoscrivo una secondary security di una banca. Io so che i miei 100.000 € vengano utilizzati per…? Non lo so mai. Magari sono utilizzati per finanziare unità ad un passo dal default. La tutela del risparmiatore è garantita se si perseguono i seguenti obiettivi • stabilità: con un sistema stabile: la tutela del risparmiatore è perseguita quando c'è stabilità. Il risparmiatore sta bene quando non ci sono notizie. Quando si iniziano a diffondere su canali di massa informazioni terrificanti, il risparmiatore si preoccupa; quando tutto va bene e c'è stabilità e i mercati finanziari vanno bene, il risparmiatore si sente tutelato, sta bene. 16 La stabilità c’è se: -a livello macroeconomico, il sistema finanziario sta bene. Se il sistema finanziario sta bene, anche se succedesse qualcosa ad una banca, si può controllare facilmente e si può arginare il problema. In questo modo si evita il rischio sistemico. -a livello della singola banca (microeconomico): la stessa banca deve andare bene. Ci deve essere una sana e prudente gestione del buon padre di famiglia: la banca dovrebbe essere governata con la diligenza del buon padre di famiglia attuando una sana e prudente gestione.
Le banche adesso hanno una regolamentazione così asfissiante per evitare questi problemi, da comportare un minore focus alla redditività, un minore focus agli azionisti che sono lì e che dicono “perché dovrei investire in una banca se poi vado ad investire nel settore energetico e ho meglio?” • efficienza Da un lato c’è la stabilità, ma si cerca di perseguire l’efficienza: -efficienza allocativa, la classica efficienza del sistema finanziario; il sistema finanziario cerca di fare in modo che Andrea investa le risorse nel miglior modo possibile. -efficienza infomativa, riguarda essenzialmente la capacità del prezzo di incorporare tutta l'informazione disponibile ed è quindi quella che riguarda l'analista finanziario (a noi qui interessa meno). Debole, semi-forte, forte. -efficienza tecnica-operativa, quella che interessa a noi. E’ vero che da un lato riguarda i mercati finanziari, quindi quanti volumi ci possano essere; però dall'altro lato riguarda anche le banche.
L'efficienza tecnica operativa: se una banca va male viene “cacciata” dal mercato. Differenza tra efficacia ed efficienza: • efficacia: raggiungo gli obiettivi • efficienza: quanto impiego per poter raggiungere gli obiettivi. Se impiego troppi costi, vado fuori dal mercato.
• trasparenza e correttezza gli intermediari devono comportarsi bene nei confronti del cliente (abbiamo già visto il problema dei conflitti di interessi). Esempio: se io includo all'interno del tuo portafoglio ciò che è rimasto da un'attività di underwriting devo dirtelo, devo essere trasparente e corretto. trasparenza = fornire tutte le informazioni al cliente correttezza = diligenza e buona fede; la diligenza del buon padre di famiglia Se questi sono i tre grandi obiettivi, è ovvio che c’è un trade off tra stabilità ed efficienza, gli obiettivi di stabilità e efficienza sono interdipendenti: -trade off, massimizzare I risultati di stabilità comporta costi crescenti dal lato dell’efficienza (massima stabilità = diminuzione dell'intensità della concorrenza fino a che ne rimane uno). -complementarità, il rafforzamento dell’efficienza degli intermediari è condizione necessaria per accrescere la stabilità. Se ci sono questi due elementi nel corso dell'ultimo periodo, è chiaro che la regolamentazione deve scegliere (e lo vedremo in che modo con gli strumenti di vigilanza). Deve scegliere tra considerare questo trade off oppure questa complementarità. Nel corso dell'ultimo periodo la regolamentazione è andata verso l’efficienza. Esempio Trenitalia e Italo. -se non ci fosse Italo, si avrebbe la massima stabilità (un'unica rete, un'unica società che gestisce). Da un lato ho dei costi dal punto di vista della clientela, dall'altro spesso e volentieri si può scegliere e ci si può permettere di non essere efficienti. -se invece c'è una competizione, per esempio tra due società, magari la società più efficiente è la società che ha meno ritardi, quindi io preferisco andare alla società che ha meno ritardi.
I MODELLI TEORICI DI VIGILANZA Si sceglie tra diversi modelli per poter ripartire i compiti e i poteri delle autorità di vigilanza che, in linea di massima, sono 4: • la vigilanza istituzionale (per soggetti) • la vigilanza per attività • la vigilanza per finalità (per obiettivi) • la vigilanza di carattere accentrato Dobbiamo guardare quello che succede nel mercato finanziario in merito alla stabilità, all'efficienza, alla trasparenza e correttezza. Lo possiamo fare cercando di vigilare le diverse istituzioni, secondo diversi criteri e questi sono i principali 4. • Vigilanza per soggetti C’è un’autorità di vigilanza che cerca di controllare una specifica categoria di intermediari con riferimento a tutte le attività da essi svolte. Ogni organo ha un proprio obiettivo. Es. la Banca d'Italia controlla solo le banche. In Italia inizia ad essere poco fattibile quando un soggetto svolge differenti attività, perché se un soggetto svolge differenti attività poi ci possono essere le autorità di vigilanza che magari si pestano i piedi. Le banche e società di intermediazione fanno le stesse attività perché le banche possono fare i servizi di investimento che abbiamo esaminato. Questo modello è difficilmente percorribile adesso, considerando come si è evoluto il sistema finanziario e allora un'altra ipotesi è che ci sia una vigilanza per attività. • Vigilanza per attività Non viene disciplinato un soggetto, ma viene disciplinata un’attività a prescindere dal fatto che il soggetto sia una banca, sia una compagnia di assicurazione, sia una sim, sia una società di gestione del risparmio. Ed è sottoposta aòòa vigilianza di una certa autorità a prescindere dalla natura giuridica del soggetto che la esercita. Questo potrebbe essere in linea con quello che accade adesso perché la banca fa la banca ma fa anche l'attività di intermediazione. In Italia non c’è esattamente questo. 17 1.Meccanismo unico di vigilanza: si deve porre attenzione alle banche sistematicamente rilevanti poiché possono creare danni di stabilità, generare esternalità negative. Siccome possono creare danni, si cerca di vigilarle in modo particolare. Per vigilarle non vengono interpellate solo autorità di controllo nazionale (Banca d’Italia), ma anche l’EBA e la BCE. Si fa riferimento alle banche più significative: totale attivo > 30 miliardi di euro o in attivo ha il 20% del Pil azionario. I compiti di vigilanza: -autorizzazione e revoca all’esercizio dell’attività bancaria; -assunzione di partecipazioni nelle banche; -processo di revisione e valutazione prudenziale; -processo di revisione e valutazione prudenziale, SREP: si esprimono anche sulla governance, la gestione del rischio, la capital adequacy e il rischio di liquidità e provvista. Devo guardare attentamente a questi elementi; -valutazione idoneità dei membri degli organi di gestione; -ispezioni in loco; -gestione delle crisi di banche, qualora ci sia una crisi analizzano la gestione delle crisi stesse. Autorità di vigilanza europee: EBA: -definizione del Single Supervisory Rulebook, ossia di regole comuni, ad es no distribuzione dei dividendi. Di recente ha detto che se l’invasione russa sfociasse in forte crisi economica, alle banche verrebbe impedita la distribuzione di dividendi; -responsabile degli stress test (circa ogni due anni) per valutare la «resilienza» del sistema bancario e il rischio sistemico del sistema finanziario dell’UE. Mette sotto stress la gestione bancaria, cioè si applicano condizioni restrittive per vedere se la banca sta bene anche in determinate condizioni. Un esempio potrebbe essere la riduzione del Pil del 10% per 3 anni consecutivi, oppure incremento dei rendimenti fino al 15% per due anni, default di diversi debitori. Le autorità vogliono vedere se una banca ha capitale sufficiente per fronteggiare e resistere alle diverse situazioni. EIOPA - ESMA: -mantenimento delle funzioni attuali 2.Meccanismo unico di risoluzione (SRM): consiste nella creazione di un fondo alimentato dai contributi di singole banche; (a regime entro il 2022), fondo di 55 miliardi di € per far eventualmente fronte alle crisi. Il fondo andrebbe ad alimentare garanzia dei depositi. Tutti chiaramente vorrebbero avere un fondo europeo per la garanzia dei depositi, soprattutto quelle che stanno peggio; (dapprima comparti nazionali e a seguire fondo unico). Il meccanismo unico è in vigore dal 2015, fonti normative: -direttiva BRRD (bank recovery and resolution directive), è la principale direttiva, da cui scaturisce il bail-in. Cerca di approfondire il meccanismo unico di risoluzione. -CRD IV (capital requirements directive) è la direttiva sui requisiti di capitale; -CRR (capital requirements regulation) è una regolamentazione sui requisiti di capitale. Il fine principale del meccanismo unico di risoluzione il cui percorso è stato intrapreso da BRRD è evitare interventi di salvataggio degli enti creditizi con il denaro dei contribuenti (evitare che noi spendiamo troppo) e prevenire insolvenza, riducendone gli impatti sistematici. Possono esserci sia interventi mirati al risanamento di una banca in difficoltà (recovery), si cerca di far si che la crisi sia temporanea (aumentando le banche nel periodo di crisi). Se la crisi diventa effettiva deve esserci una risoluzione della situazione (resolution). Interventi di vigilanza protettiva con cui si cerca di limitare i casi in cui le cose diventino davvero critiche. (Si può cedere una divisione per sventare la crisi) Le tipologie di interventi (meccanismo unico di risoluzione): a) recovery plans (risanamento di ente in difficoltà): comprende strumenti e azioni per prevenzione della crisi (irreversibile). Stavilizzano la situazione finanziaria dell’ente. Si ha a disposizione una serie di strumenti per far sì che la crisi non diventi irreversibile. Tali strumenti sono simili a quelli che si hanno con riferimento ad altre imprese, per stabilizzare la situazione finanziaria dell’ente. b) resolution plans (risoluzione di una situazione di crisi): sono strumenti di intervento ex post (quando le cose vanno male). Sono interventi correttivi da adottare in caso di dissesto (o qualora il dissesto risulti altamente probabile). Quando le cose vanno male sono difficilmente modificabili. Gli strumenti a disposizione sono: -vendita dell’attività d’impresa (attività, diritti, passività, ma anche azioni o altri titoli di proprietà). Es: in ipotesi di dissesto cedo la divisione private, mi focalizzo su un altro elemento; -bridge bank (ente ponte) può essere cessionario di azioni o altri titoli di proprietà, attività, diritti, passività (in mancanza di soluzioni di mercato) oppure costituisco banca che mi permette di affrontare la crisi nel modo migliore; -separazione delle attività: costituisco una bad bank, società in cui metto tutte attività che vanno male e tengo solo l’attività buona, good bank; -svalutazione o conversione in capitale delle passività (bail-in). Si svalutano o convertono in capitale determinate passività. Nel bail-in i sottoscrittori di determinati strumenti partecipano alla risoluzione di una banca. Sono utilizzabili in via coattiva, non è necessario il consenso né degli azionisti né dei creditori (cioè dei depositanti). 2/05 BAIL IN (svalutazione o conversione delle passività) è all’interno di un meccanismo molto complesso in cui ci sono diversi pilastri e disposizioni che cercano di salvare la banca da un evento catastrofico. È una fase successiva rispetto al bail out, che è invece il salvataggio governativo delle banche in situazioni di crisi irreversibili, all’interno della dinamica “too big to fail”. 20 Il bail in consiste in una partecipazione alle perdite da parte dei creditori, depositanti e obbligazionisti; esso funziona nel caso in cui le attività abbiano un valore inferiore rispetto alle passività e si possono quindi generare delle perdite. Comporta una conversione delle passività ammissibili in azioni della nuova banca. Immaginare una condizione in cui le attività siano minori delle passività e si dovranno utilizzare le passività per poter pagare determinati creditori. Chi partecipa per ripianare le perdite? -I primi sono gli azionisti, perché all’interno della gerarchia del rischio-rendimento delle attività finanziarie presentano un grado molto elevato (di rischio-rendimento). È chiaro che i primi a partecipare alle perdite sono loro, quindi accade che le azioni possono arrivare a valere zero. Viene utilizzato il valore delle azioni per ripianare le perdite. -Nel caso in cui non sia sufficiente, devono ricorrere i detentori di titoli subordinati: particolari titoli obbligazionari (distinti dai senior), dove il pagamento di cedole e il rimborso del capitale a scadenza, avvengono solo dopo che siano stati soddisfatti i creditori. -Se si devono ripianare ulteriori perdite, allora si vanno ad intaccare le obbligazioni e altre passività ammissibili -Se ciò non è sufficiente, possono contribuire i depositi superiori a 100.000€ di persone fisiche e PMI. I principali strumenti esclusi sono: depositi fino a 100.000€, passività garantite (come i covered bond) e debiti verso dipendenti, fisco, enti previdenziali, fornitori
In futuro si auspica una disciplina armonizzata per i sistemi di garanzia dei depositi. La slide discute su ciò che potrà essere la disciplina armonizzata per i sistemi di garanzia di depositi, ossia il meccanismo di tutela dei depositanti. È un obiettivo da raggiungere al livello europeo, si sta discutendo su quale potrebbe essere la forma migliore (dibattito ancora aperto). Il sistema è in lavorazione perché le banche italiane vorrebbero istantaneamente aderire a questo meccanismo, ma le banche dei paesi del nord Europa che stanno bene e sono tripla AAA, si chiedono quale sia il motivo da parte di queste banche di voler entrare nel meccanismo del sistema di garanzia dei depositi, avendo un debito sovrano molto alto. Di conseguenza, se tali banche entrassero nel sistema in condizioni poco solide, dovrebbero far fronte ad eventuali perdite su depositi grazie al denaro dei paesi che stanno meglio (che quindi dovrebbero “finanziare” eventuali perdite sui depositi). Secondo il prof, alcune nostre banche italiane sono molto più solide rispetto ad alcune banche del nord Europa. Quindi si andrà a discutere per molti anni prima di trovare un accordo specifico. Questo è il profilo di regolamentazione dei beni. La disciplina è europea ed è coerente con il meccanismo unico di vigilanza al livello europeo. Attività di regolamentazione e vigilanza in Italia: Per definire il patrimonio di vigilanza, dobbiamo definire prima gli strumenti di vigilanza, quindi quelli applicati dalle autorità di vigilanza per poter raggiungere gli obiettivi, essi sono 4. • VIGILANZA STRUTTURALE Strumento molto usato alla fine degli anni ’90 e consiste nel controllo della struttura del mercato stesso. (Controllare la struttura permette di controllare quali attività possono essere svolte, se ci si può fondere o no; se si possono avere partecipazioni o meno; quanto credito puoi dare secondo il tuo attivo). Le autorità di vigilanza se adottano tale meccanismo, entrano molto nel dettaglio, poiché vanno quasi a gestire il sistema bancario. Qualche elemento è ancora rimasto, come ad es le condizioni per l’attività bancaria ( la definizione art. 10 del TUB), le condizioni dell’esercizio dell’attività bancaria, gli assetti proprietari, le partecipazioni e l’attività bancaria fuori sede. Tutto ciò era coerente con il frame work, quindi con il sistema di riferimento di fine secolo scorso, in cui il sistema bancario era chiuso e protetto verso l’esterno, con un forte focus sulle quantità da parte delle autorità di vigilanza. Struttura: le banche hanno una forma giuridica e un capitale minimo. (hai 4,9 milioni o un socio che ha ucciso una persona, non puoi essere una banca, stai fuori). Ma non c’è solo la struttura; ci sono anche tutte le attività ammesse al mutuo riconoscimento che possono fare le banche (oltre alla raccolta del risparmio e alla erogazione del credito): a partire dagli anni ‘90, la banca può esercitare attività di leasing, factoring e credito al consumo (parabancario), e a partire dal decreto legislativo 58-98 del TUF può offrire i servizi di investimento visti nella prima parte del corso (da un lato servizi sul capital market, mercato secondario à esecuzione ordini per 21 c/del cliente, negoziazione per conto proprio, ricezione e trasmissione di ordini. Dall’altro lato servizi sul mercato primario → sottoscrizione con o senza garanzia, partecipazione all’emissione di titoli, consulenza personalizzata in materia di investimento, gestione individuale di patrimonio). La banca può fare una o più di queste attività ammesse al mutuo riconoscimento (tranne gestione collettiva del risparmio e attività assicurativa, approccio molto invasivo), che poi sfociano nelle diverse divisioni bancarie: più io cerco di esercitare questa attività, più io posso essere in un assetto istituzionale, un gruppo bancario o banca universale e poter optare per un modello divisionale. Questo concetto c’è ancora, ma è teso alla diminuzione. Oggi per instaurare una banca bisogna adempiere a queste condizioni (non si può derogare), e se non vengono soddisfatte non si è una banca. Questo era coerente con il framework, quindi il contesto di riferimento di fine 1900, in cui il sistema bancario tendeva ad essere chiuso, protetto verso l'esterno, isolato a livello internazionale e con forte focus delle autorità di vigilanza (sulle quantità). Poi divennero sempre più importanti la vigilanza strutturale, prudenziale, informativa e protettiva. • VIGILANZA PRUDENZIALE (strumento più importante) Con questo strumento di vigilanza non vi è più l’attività invasiva delle banche, ma si definiscono le “regole del gioco”, se la banca ha capitale, allora può erogare credito. (Ora, invece, se la banca ha i soldi può fare ciò che vuole all’interno di quell’attività che può fare, più soldi ha, più vuole e può prendere rischi. La banca, volendo, può prendere tutti i rischi sulla Russia se ha patrimonio di vigilanza, dopo saranno affari suoi). Diventa importante il concetto di fondi propri. Il patrimonio ai fini di vigilanza è diverso dal patrimonio netto, inteso come voce di raccordo. È vero che anche quest’ultimo è un patrimonio ma, elaborato ai fini di vigilanza, è più grande, poiché include secondo determinate regole e le passività subordinate entro determinate condizioni. Anche le imprese non finanziarie possono detenere titoli subordinate (ENI). Le banche negli ultimi anni hanno emesso titoli subordinati poiché questi, entro determinati limiti, potevano far parte del patrimonio di vigilanza. Il meccanismo è il seguente: posso emettere titoli obbligazionari subordinati, questi entrano a far parte del patrimonio di vigilanza, posso evitare di fare un aumento di capitale e lo stesso avere un patrimonio idoneo per intraprendere attività rischiose. Ciò vuol dire andare a definire regole del gioco. Importante è definire, poi, i diversi accordi di Basilea e problema dei coefficienti patrimoniali di rischi. Prima ci soffermiamo su alcuni limiti: sottoforma di vigilanza prudenziale non c’è solo la base patrimoniale, ma sul patrimonio si calcola anche il fatto che posso erogare X a Stellantis e Y a ENEL, ma è commisurato al mio patrimonio (limiti alla concentrazione dei rischi). Posso assumere determinate partecipazione ma sempre parametrate al mio patrimonio e anche a quello della partecipata, sennò si entra nel modello di banca mista. All’ interno di ciò vi è anche la parte dei sistemi di controlli interni. Quindi i sistemi di vigilanza prudenziale sono molto più importanti attualmente rispetto a quelli di vigilanza strutturale. Accordi di Basilea: Il patrimonio è alla base di tutti i rischi. Più patrimonio ho, più rischi posso avere. Il Iº accordo Basilea 1 si focalizzava sul rischio di credito e sul patrimonio, e questo sfocerà nel coefficiente di solvibilità. In seguito è stato introdotto il rischio di mercato, che riguarda tutte le posizioni in titoli, poi nel Basilea 3 si focalizza sul rischio di liquidità e leverage, Basilea 4 invece su quello operativo. Importante all’interno del processo di controllo prudenziale (2 fasi): -ICAAP & ILAAP: Internal Capital Adequacy Assesment Process & Internal Liquity Adequacy Assesment Process. Non è necessario il patrimonio di vigilanza, a fronte del rischio di liquidità. Spetta alla singola banca valutare la propria adeguatezza patrimoniale ai fini di vigilanza, in relazione ai rischi che vuole assumere (RFA- risk appetite framework). Più rischi vuole assumere, più patrimonio deve detenere. Se voglio espandermi all’ estero devo avere patrimonio, all’ interno di ciò devo anche controllare che tutto vada bene, tramite appositi sistemi di gestione dei rischi. Spetta alle banche, quindi, farsi un auto check. -SREP: Supervisory Review and Evalutation Process. Spetta alle autorità di vigilanza riesaminare la capacità di valutazione interna di capitale, emettono giudizio complessivo sulla capacità di avere un patrimonio di capitale complessivo idoneo ai rischi da affrontare, in seguito adotta misure correttive nei confronti della banca con eventuale lettera per aumento di capitale.
Da un lato si ha la composizione del proprio patrimonio di vigilanza e, dall’altro, si ha il vero e proprio primo indicatore che coniuga il patrimonio di vigilanza con le attività ponderato per il rischio. Il quadrato nero è il coefficiente di solvibilità, uno degli indicatori più importanti all’ interno degli strumenti di vigilanza prudenziale RWA = risk-waiting- assets. Il coefficiente di solvibilità è almeno l’8% delle attività ponderate per il rischio. Es: sono Intesa San Paolo, (partendo dal’88 1° accordo di Basilea) e voglio dare un credito di 100 ad ENI. Per poterlo fare, devo avere un patrimonio di vigilanza di 8. Se ad ENI volessi dare un credito di 200, devo avere un patrimonio di vigilanza di 16, se volessi darle credito di 50 devo avere 4. 22 -Nel momento in cui si parlava di Basilea 1 il focus era sul rischio di credito, di patrimonio di vigilanza, coefficiente di solvibilità e approccio standardizzato. -Basilea 2: si va verso il rischio di mercato e verso un ulteriore approfondimento del patrimonio di vigilanza -Basilea 3: focus sul rischio di liquidità e il leverage COEFFICIENTI PATRIMONIALE • Rischio di credito Bisogna comprendere la differenza tra perdita attesa e perdita inattesa. Il patrimonio di vigilanza serve a fronte alla perdita inattesa perché se la perdita è attesa deve già essere spesata in conto economico. se so già che perdo soldi, seguendo il principio di prudenza, la speso a CE (so già che li perdo).
Ponderazione dei crediti in relazione al grado di rischiosità. Il patrimonio fa fronte alla perdita inatteso -metodo standard -metodo IRB (internal rate based): una banca può sviluppare metodi interni perché gli standard sono spessi troppo gravosi (servono molti soldi), in questo modo paga di meno e quindi può avere degli sconti dal punto di vista dei requisiti patrimoniali, per questa ragione pochissime banche usano il metodo standard • Rischio di mercato
Riguarda sia: • il portafoglio di negoziazione • l’intero bilancio • Rischio operativo • Rischio di liquidità Non serve il patrimonio di vigilanza, se devo rispettare il rischio di liquidità non m’interessa rispettare i requisiti patrimoniali (i requisiti patrimoniali riguardano il credito, il mercato e l’operativo)
Ci sono due indicatori del rischio di liquidità: -Liquidity coverage Ratio, mi da un’idea di tutte le attività liquide che si possono avere per far fronte a dei potenziali flussi di cassa nei prossimi 30 gg (introdotto da Basilea 3), serve ad avere una copertura in relazione ad una fase di forte stress.
-Net Stable funding Ratio, indicatore di struttura patrimoniale, bisogna avere un equilibrio tra attivo e passivo Devo ricordarmi che cos’è l’attività bancaria nel rischio di liquidità: raccolta del risparmio (focus a breve termine) e esercizio del credito (focus a lungo termine), trasformazione di rischi e scadenze vi è quindi un rischio di rifinanziamento e tasso d’interesse. -Leverage (grado di leva finanziaria). Può essere calcolato in diversi modi: T1/tot attivo minimo del 3% (vuol dire che devo considerare un capitale nella sua componente di TIR 1 rispetto al tot. Attivo); in bilancio l’abbiamo calcolato in altri due modi: patrimonio netto su tot attivo o patrimonio netto su debiti Il leverage è il grado di leva finanziaria, in un’impresa non finanziaria quando si hanno tanti più debiti rispetto al capitale si ha un forte grado di leva finanziaria, quindi se si hanno tanti debiti e le cose vanno bene dal punto di vista di redditività operativa (ROI): più debiti si hanno meglio è (ROI > costo del debito è una situazione ottima). Se si entra in recessione questo non vale e più debiti si hanno peggio è. Anche per le banche tenere un grado di leva finanziaria sotto controllo va bene.
• Rischio di credito Lasciando perdere per il momento trading book e il banking book, Le due cose più importanti che sono gli ultimi tre punti. Il rischio di credito che viene assorbito dal patrimonio è il punto 2, cioè la perdita inattesa. Parlando di rettifiche su crediti. Esempio: io erogo un credito a 100, questo credito può essere difficilmente recuperabile quindi lo speso a conto economico. Questo può essere spesato a conto economico anche a 20. Delego una società di recupero crediti che “con la spranga” va a sfrangiare il tizio finché non gli dà il credito. Questo è il recupero crediti fatto internamente da una banca. Siccome alcune banche non lo fanno, lo possono cedere al mercato. Come Unicredit aveva i crediti a 20, li ha ceduti al mercato a 6, attraverso un'operazione di cartolarizzazione e via di seguito. Pertanto, tutte le perdite attese sui crediti vengono spesate in conto economico e la voce si chiama loan loss provisions. 25 PD (probability of default): da un'idea di quanto sia la probabilità di insolvenza della controparte (già visto in riferimento alle tabelle delle agenzie di rating). es. se voi scendete dalla AAA al C, la vostra probabilità di default aumenta. Non si guarda solo la probabilità in default, ma anche quello che riesco a recuperare, quindi loss given default. LGD (loss given default): garanzie; più ho garanzie, più io riesco a recuperare. EAD (exposition at default): devo capire quanto ho di esposizione, se ho un milione, se ho tre milioni, se ho sette milioni. (Meno importante)
La moltiplicazione di queste tre cose, mi calcola la perdita attesa, che va direttamente in conto economico e si chiama loss provisions. La perdita attesa non viene assorbita dal patrimonio di vigilanza. Quello che so già che si verificherà, va in conto economico e avrò una perdita di esercizio, non utile. M è la maturity = scadenza economica. Quindi, la sintesi dei tre elementi (maturity + EAD possono essere messi assieme) sono gli elementi della parità attesa. PD × LGD × EAD → quello che bisogna mettere nel CE Es: se si dà il credito alla Germania, al posto di 8 abbiamo 4, perché è come se lo pesassi meno, al 50%. Ma a volte è ancora peggio le attività risk free a volte sono anche pesate zero. Il peso zero vuol dire che se io sottoscrivo un bond della Germania, posso anche avere zero di patrimonio. La Germania può essere pesata al 50%, essendo a basso grado di rischio. Le altre attività a basso grado di rischio sono le attività interbancarie, cioè se io invece che dare un credito a un'impresa lo do ad una banca. Cosa vuol dire 20%? Se io do 100, nell'ipotesi normale (se fosse pesato al 100), io devo avere 8 di patrimonio. Se io do 100, ma il peso è il 20%, io devo avere 8x20/100=16 → 1,6 Quando le cose sono più rischiose e si va sopra il 100% o sopra il 150%, abbiamo il metodo standard. Applicazione del metodo standard Exposure default x coefficiente di ponderazione x 8% = requisito patrimoniale es. ho ipotizzato che l'esposizione complessiva fosse 100. il coefficiente di ponderazione fornito dalle agenzie di rating ◦100 per ENI ◦50 per la Germania ◦200 per la Turchia Il casino si fa nel momento in cui cerco di capire qual è la perdita attesa e qual è la perdita inattesa: 26 • la perdita attesa finisce subito in conto economico • la perdita inattesa viene assorbita dal punto di vista patrimoniale La perdita inattesa viene stimata attraverso i metodi interni ed è stimata come la massima perdita potenziale che si può avere con un determinato intervallo di confidenza, su una determinata posizione, all'interno di uno specifico arco temporale di riferimento. È un concetto di natura statistica, per stimarla mi serve la distribuzione gaussiana normale. Siccome la metto in conto economico, devo stimare che cosa posso perdere se una serie di elementi vanno male, attraverso la distribuzione gaussiana e la simulazione di Montecarlo. es. vuol dire che la perdita inattesa, che può essere 400.000 €, viene moltiplicata per 8% e c'è un requisito di natura patrimoniale. Con l’intervallo di confidenza vuol dire che non tengo tutto in considerazione anche l'evento deprecabile in cui perdo tutto (l'estrema coda sinistra della variabile normale). Ho una serie di elementi che cerco di spesare, cerco di assorbire patrimonialmente. Per calcolarli devo fare una serie di simulazioni. È una procedura difficile da settare, ma questi metodi interni poi vengono approvati dall'autorità di vigilanza; una volta che sono approvati dall'autorità di vigilanza, diventa un processo automatico, metto un input, esce un output e quelli sono i soldi che mettete in patrimonio di vigilanza Per settare i metodi interni IRB, si deve essere bravi dal punto di vista informatico. Nella maggior parte dei casi, le banche vogliono utilizzare i metodi interni, perché il metodo standard è costoso. Se ho un requisito patrimoniale più alto, devo chiedere più soldi; più alta è la perdita inattesa, più soldi io devo mettere. Requisito patrimoniale per il rischio di credito: devo fare la somma di tutte le singole posizioni che ho, se voglio applicare il metodo interno. Devo fare in modo che: il CET1 sia almeno il 4,5%, il T1 sia almeno 6% e il total capital ratio applichi quel coefficiente di solvibilità dell'8%
Devo sommare (sommatoria) tutto quel processo che ho fatto per ogni singola posizione per tutti. Che cosa ci dovrebbe essere in Basilea 4? Ci dovrebbe essere: •una revisione dell'approccio standardizzato, appena visto •una revisione del framework dei rating interni •una revisione del rischio operativo •una revisione anche del leverage ratio
Tutte queste richieste di capitale che non possono scendere sotto una certa data, sono lunghe dall'essere accettate (vanno fino al 2027). Siamo veramente agli inizi; non sappiamo ancora cosa possa succedere; siamo arrivati pienamente a Basilea 3, in cui il focus ultimo sono stati i due rischi, quindi sostanzialmente il rischio di liquidità, con le due componenti. Qui finisce la vigilanza prudenziale. • VIGILANZA CONOSCITIVA O INFORMATIVA All'interno degli strumenti di vigilanza informativa, l'autorità di vigilanza (Banca d'Italia, banca centrale europea) vuole conoscere cosa succede all’interno della gestione bancaria. Attraverso le segnalazioni di vigilanza: Banca d'Italia, banca centrale europea. Le segnalazioni di vigilanza dicono attenzione fai questo, attenzione stai sgarrando, attenzione cerca di essere più coerente nell'applicare le tue strategie” I due elementi importanti per poter conoscere l'andamento della gestione bancaria sono: -la matrice dei conti: un flusso continuativo di informazione (flussi di ritorno) che partono dalle singole banche e vanno ad informare la banca centrale su determinate posizioni che si hanno. -la centrale a rischi: dove si riescono ad avere idee sulle sofferenze, si riescono ad avere idee sui prestiti ≥ 30.000€.
Poi c’è anche, dal 2018, l’archivio Anacredit che viene utilizzato per poter avere delle info specifiche da parte delle banche centrali sui singoli crediti. La parte di conoscenza informativa deriva dai flussi informativi che vanno dalle singole banche verso la BCE. In più, a volte capita che ci sia l’ispezione, definita anche dal testo unico bancario, che può essere: 27 Attività di intermediazione mobiliare e gestione bancaria Tutta l’area di intermediazione mobiliare ha una forte interconnessione con le altre aree di gestione, quali politica di raccolta, impieghi, capitale e liquidità. È un’attività molto importante in quanto ha riflessi sul conto economico: se mi focalizzo sulla raccolta indiretta avrò un impatto sul margine di intermediazione, su costi e ricavi da servizi; se invece guardo il portafoglio titoli di proprietà della banca vedremo che la banca può perdere o guadagnare (sui profitti e le perdite da operazioni finanziarie). Titoli azionari e obbligazionari sono sottoposti a un rischio speculativo. L’attività in titoli non è a sé stante, ma va considerata in un’ottica di gestione integrata tra attivo e passivo; non ha senso esaminare in modo «isolato» l’attività in titoli: va considerata in un’ottica di asset-liability management (ALM). ALM: essere in grado di gestire una banca considerando tutto l’insieme, non solo i suoi frazionamenti (attivo ≠ passivo). Per finalità didattiche si esamina separatamente la gestione titoli, ma essa evidentemente va letta in termini di gestione integrata dell’attivo e del passivo perché è collegata a: -la quantità di prestiti che è possibile erogare (non solo la raccolta incide su di essa). Sulla base delle risorse finanziarie raccolte la banca dovrà decidere quanto erogare sotto forma di prestiti, oppure quanti titoli comprare; -la gestione della liquidità di una banca (molti titoli sono vere e proprie riserve di liquidità). Gestione liquidità: i titoli se a breve termine consentono di avere un rendimento basso, possono essere ceduti e quando li cedo avrò liquidità per far fonte a esigenze di liquidità relative a flussi di cassa inattesi; -il capitale che viene assorbito, tipicamente più contenuto nella gestione titoli (vedi esplosione del private banking); -la gestione delle partecipazioni (si creano o si partecipa in intermediari specializzati nell’operatività in servizi mobiliari). Dobbiamo dunque identificare aree di pertinenza dell’intermediazione mobiliare delle banche (si guarda il mercato mobiliare). La security industries è l’industria dei servizi agli emittenti con collocamento, consulenza, con diversi gradi di assistenza e che impatta l’area di intermediazione mobiliare delle banche (asset broker) insieme ai servizi agli investitori. Nel portafoglio titoli di proprietà entriamo nell’ambito del mercato finanziario La gestione del portafoglio titoli La destinazione titoli si compone di due portafogli: 1. il primo è il portafoglio di negoziazione, compro-vendo (trading); 2. il secondo è il portafoglio titoli di proprietà, che non sono sottoposti all’attività di trading continuativo, ma li tengo, per una durata che è chiamata in inglese maturity. Posso tenerli per breve tempo, quindi per esigenze di tesoreria, se invece li tengo per un lungo orizzonte temporale li tengo per esigenze di investimento. Per il portafoglio di tesoreria l’obiettivo principale è la gestione liquidità, se il portafoglio è di investimento l’obiettivo primario è la redditività. A seconda dei diversi obiettivi e delle diverse banche posso adottare stili e modalità di gestione del portafoglio titoli differenti. • Prima modalità di gestione del portafoglio titoli è la, tipica di una banca piccola e tradizionale, soprattutto di carattere commerciale. Si caratterizza per avere: -un rapporto impieghi/deposito elevato, raccolta depositi impiegata erogando credito; -un rapporto titoli/deposito basso, residuale. L’ampiezza del portafoglio titoli è funzione dell’oscillazione della domanda di prestiti. In altri termini si investe in titoli quanto «residua» della raccolta dopo aver concesso prestiti. Più soggetti richiedono prestiti, più ne concedo, meno titoli ho. Investo in titoli ciò che è residuo rispetto alla concessione dei prestiti. Questa politica è utilizzata oltre che da piccole banche, da tutte quando nate (anni 2000) perché privilegiavano la loro attività caratteristica, core, cioè la concessione del credito. Veniva utilizzata di più anche perché in un regime di tassi di interesse normale l’attività di erogazione del prestito è più remunerativa, pertanto i titoli hanno un ruolo residuale. Riassumendo si privilegia l’attività in prestiti perché tradizionale attività core della banca e in linea di principio più remunerativa. 6/05 Il portafoglio titoli diventa un cuscinetto di liquidità (buffer), essendo residuale è visto com un cuscinetto di liquidità dal lato dell’attivo: - Si sgonfia quando sul mercato si possono concedere prestiti remunerativi con un buon grado di sicurezza. Nel momento di espansione economica, la banca tende a erogare molti presti (tassi elevati) e di conseguenza rimangono pochi titoli. Quando la domanda di prestiti è elevata (forte espansione economica, forte rialzi di tassi di interesse), la banca deve prendere liquidità dalla vendita dei titoli. Il prezzo dei titoli obbligazionari scende. La banca li dovrebbe vendere a sconto (perdita in conto capitale) - Si gonfia in caso contrario (momenti di crisi, sofferenze elevate, fase di recessione). Il portafoglio titoli diventa una vera riserva di liquidità, tendo a erogare credito (meno domanda di crediti), tendo ad avere più titoli. Si abbassa i tassi di interesse, dovrei comprare titoli ad alto prezzo 30 È meglio focalizzarsi sulle altre riserve di liquidità sia quella obbligatoria che la riserva libera, quest’ultima può essere sia costituita da denaro sia da titoli. Le riserve di liquidità. Servono per aiutare la banca a mantenersi in condizioni di equilibrio finanziario a) Riserve di prima linea (liquidità primaria) perché sono prontamente esigibili (hanno una componente monetaria maggiore): cassa, attività esigibili presso la Bc, crediti esigibili da altre banche e mobilizzazione della riserva obbligatoria b) Riserve di seconda linea (liquidità secondaria): attività idonee a generare liquidità in modo naturale o artificiale; se essi servissero per fronteggiare dei deflussi di cassa inattesi, possono essere istantaneamente veduti ed ottenere liquidità (smobilizzo sul mercato), tipicamente titoli in portafoglio. Si ci si focalizzasse unicamente sulle attività di erogazione prestiti si incorrere nella trappola (elementi di criticità),per cui bisogna porre attenzione a diminuire al minimo le possibili perdite derivanti dalla gestione residuale. •fasi recessive → tassi bassi → prezzi elevati •fasi espansive → tassi in rialzo → prezzi in discesa → perdita in conto capitale Ne consegue che non sempre si procede alla vendita dei titoli (magari per concedere prestiti) nei momenti di mercato più opportuni e convenienti (titoli a bt). Chi si occupa della gestione titoli ha le mani legate, cerca di minimizzare le perdite. La strategia Lock in effect: si basa sul fatto per cui gli operatori della gestione titoli cercheranno di tenere al massimo i titoli in portafoglio e di rimandare la vendita, per ridurre al minimo le perdite che comunque inevitabilmente con l’attuazione della gestione residuale avverrebbero. Tipicamente usata nelle fasi di ascesa dei tassi di interesse, in cui i prezzi dei titoli scendono. Vendere i titoli in questi momenti condurrebbe a sostenere perdite in conto capitale. Molti operatori propendono in questa situazione per non smobilizzare i titoli, ma optano per bloccarli (lock in) in portafoglio, rimandando la vendita a momenti più opportuni e favorevoli. Gestione residuale è di tipo ciclico in quanto essa segue i cicli del sistema economico (fase in espansione → alta erogazione crediti, fase restrittiva → bassa erogazione crediti). Con la gestione flessibile invece si cerca di risolvere la criticità riscontrata, per cui si cerca di acquistare le posizioni in portafoglio al termine della fase espansiva dell’economia dove i tassi sono alti ed i prezzi bassi e invece vendere le posizioni in portafoglio prima della fase recessiva, con tassi bassi e prezzi alti. •Gestione flessibile Si tratta di una gestione di tipo dinamico e anticiclico – IN al termine della fase espansiva dell’economia (tassi interesse alto, prezzi bassi ) – OUT prima della fine recessiva dell’economia (tassi interesse bassi, prezzi alti) Però esistono comunque criticità: creare analisi e previsioni adeguate, aspettative, ci sono problemi di carattere commerciale con la clientela nel momento in cui non esistesse liquidità in eccesso. I titoli da inserire in portafoglio sono (tematiche di gestione del portafoglio) di elevata qualità in termini di: natura dell’emittente e rischio di solvibilità; liquidità dei titoli; negoziabilità dei titoli; rendimento dei titoli. Quando si usa la politica flessibile si può anche basare sulle curve dei rendimenti per scadenze di una nazione Yield Curve. La curva dei rendimenti per scadenze sintetizza il fatto che per ogni ente emittente è associato un rendimento. Una curva normale è quella disegnata in blu, cioè con le scadenze a B che hanno tasso inferiore alla scadenze a L. Asse x: diverse scadenze delle obbligazioni Asse y: rendimenti (inversamente proporzionali al prezzo e che sono costituiti sia dalla componente cedolare si dalla differenza fra il valore di rimborso dei titoli e il prezzo di acquisto) La Yield Curve sintetizza il fatto che per ogni ente emittente a ogni scadenza è associato un rendimento, dice che nelle scadenze più brevi ci sono rendimenti inferiori (curva normale è ascendente). La seconda curva (curva peggiore in assoluto) curva invertita perché le scadenze a breve termine sono molto più alte rispetto a quelle a LT ed essa denota le condizioni precarie dell’emittente.(può capitare che la curva dei rendimenti anche di paesi lontani dal fallimento (USA) possa essere in alcune parti invertita, questo è dovuto al fatto che quando i mercati si aspettano forti politiche restrittive, tendono a reagire prima e quindi sul settore a breve termine portandolo molto in alto e se le banche centrali alzano molto i tassi di interesse avviene che consegue il rialzo dell’Euribor da qui la richiesta di prestiti diminuisce in quanto diviene molto onerosa e consegue la caduta di investimenti e consumi e no PIL). Ad oggi la curva USA sale molto e poi diviene piatta (flat curve) perché sono stati ipotizzati molti rialzi dei tassi di interesse. La curva pericolosa perché le scadenze a breve sono molto più alte rispetto a quelle a lungo (Italia nel 2012 durate la crisi del debito sovrano). (Ora Turchia, Libano, Russia, Venezuela) ci fa capire le caratteristiche precarie di un certo emittente. • Steepening (aumento rapidità della curva), quando si prevedono irripidimenti delle curve dei rendimenti bisogna subito lasciare le posizioni a lunga scadenza. • Flatting (curva diventa più piatta) 31 Gestione titoli dal punto di vista quantitativo: (entrambe le due politiche convivono, soprattutto nelle grandi banche, focus alla liquidità ma anche alla redditività) -gestione residuale e flessibile nella pratica tendono spesso a convivere -gestione crediti e gestione titoli: complementari, senza vincolo di subordinazione -ricerca dell’equilibrio economico-finanziario della banca – si tiene conto delle scelte di politica monetaria della BCE Ci sono decine e decine di approcci, due tra i principali e più diffusi dal punto di vista qualitativo: – laddered approach, consiste nella ripartizione su scadenze temporali per disponibilità flussi finanziari (da reinvestire o da impiegare). L’obiettivo è di ridurre i rischi economici e finanziari e ridurre i flussi finanziari. (frazionamento delle scadenze) – barbell approach: solo acquisto a brevissima e lunghissima scadenza ed utilizzando questa strategia si cerca di puntare sul flattening, curva piatta. Gli obiettivi sono trarre beneficio da condizioni di incertezza sull’andamento dei tassi, > grado di liquidità (fronteggiare le tensioni e riaggiustare il ptf; se si modifica la curva dei tassi). Inoltre le gestioni sia di titoli che ci di credito sono complementari e non esiste un vincolo di subordinazione fra le due. Ricerca dell’equilibrio economico-finanziario della banca e tener conto delle politiche monetarie della BCE. → Questo di oggi, non è proprio un contesto di mercato adeguato per applicare questo l’ultimo approccio. Poi ci sono tantissime altre strategie che giocano sulle curve dei rendimenti. Attività in titoli per conto della clientela Nelle diverse aree di intersezione non c’è solo il portafoglio titoli ma anche l’attività d’intermediazione mobiliare da parte della banca. Questa deve gestire titoli per conto della clientela perché retail e non retail (famiglie) possano investire le risorse finanziare in titoli. Il supporto che gli intermediari bancari possono offrire servizi che riguardano questi principali ambiti (impattano sul conto economico dell’intermediario stesso): •Attività di negoziazione su strumenti di risparmio amministrato •Soluzioni di risparmio gestito (fondi comuni di investimento, polizze assicurative, gestioni patrimoniali) •Attività di consulenza in materia di investimento Banche che hanno il cliente come focus (Allianz, Fineco, Fideuram). Ci sono certe banche, non commerciale, che gestiscono patrimoni di carattere individuale e fanno la gestione del portafoglio individuale. → Cliente al centro dell’attenzione (svolte analisi su di essi) Profilazione, serve per conoscere i flussi di cassa futuri, il grado e conoscenza del rischio, conoscenza in materia di investimento e degli strumenti finanziari (test di adeguatezza). Test fatto con due servizi di investimento: gestione individuale dei portafogli e consulenza in materia di investimenti. Se la banca ci fa questi due servizi di investimento deve per forza fare il test di adeguatezza. Riguarda gestione individuale di portafogli e consulenza personalizzata e il private banking. Altro test (test di appropriatezza) prevede due gradi di domande: conoscenza della strumento finanziario trattato e esperienze di operazioni con questo strumento. Riguarda servizi di investimento come esecuzioni ordini per conto della clientela e negoziazione per conto proprio. Questo test si fa se il soggetto vuole stradare uno strumento nuovo. Una volta firmate le carte, si analizzano i bisogni della clientela (analizzano anche il ciclo di vita delle famiglie), Quindi le banche non guardano solo il patrimonio in sé, ma anche i flussi di cassa in entrata e in uscita, il risparmio mensile e quanto risparmio possa essere usato per poter alimentare il patrimonio. Poi costruiscono il patrimonio, le cui classi di attività principali sono 4: cash, obbligazioni, azioni e alternative (dentro quest’ultima ci sta tutto, private equity, venture capiate, mentre prime). Se noi lo visualizziamo quindi vediamo la torta con i diversi spicchi. Una torta riguarda le classi di attività; una torta vicina comprende le valute di riferimento perché non necessariamente compriamo tutto in euro. Questa è la pianificazione del patrimonio, questo è il ciclo continuativo che ha un cliente nel momento in cui la banca decide di gestirlo sotto questa visione. PROCESSO DI ASSET ALLOCATION (Diventa fondamentale l’allocazione del patrimonio in classi di attività, asset allocation) In questa slide c’è un lato tecnico (come vanno i mercati finanziari, previsioni di mercato specifiche del settore di riferimento) quindi chi vuole lavorare in questo settore, deve guardare il lato dei mercati e il lato della clientela, cosa ha la clientela nel conto patrimoniale, ricchezza netta, flussi di cassa in entrata e uscita, risparmio, esigenze del cliente a LT, capacità di accumulare risparmio perché quando lo si accumula c’è la variazione di attività finanziarie e poi tolleranza al rischio perché se io non voglio rischio devo comprare solo obbligazioni a BT e infine ottimizzazione del portafoglio che fa riferimento alla teoria del portafoglio di Markowitz: rischio, rendimento atteso, coefficiente di correlazione e si costruisce un portafoglio efficiente. -Tattica: di breve periodo, (3 mesi, 1 anno, giornalmente) si possono fare delle modifiche all’asset allocation strategica -Strategica: di lungo periodo (torta che abbiamo viso prima) soprattutto la clientela con certe esigenze quindi con tante risorse finanziarie, ha una torta che tende a rimanere con quelle percentuali nel lungo periodo. 32 Alcuni indicatori di redditività *ROE, nelle banche ha fatto schifo negli ultimi 15 anni, sempre < alla doppia cifra *ROA = ROI, non si indica direttamente il patrimonio netto (il socio), ma il rendimento del capitale investito *RoTE utile netto / parte tangibile (meno importante) *MINT/MINTM quanto pesa l’attività tradizione su quella complessiva Gli indicatori di bilancio, molteplici e diversi in relazione alle esigenze conoscitive: – immediata percezione del fenomeno indagato (non è possibile attraverso dati bilancio in valore) – confronto nel tempo e nello spazio (concorrenti) – fenomeni “complessi” (utilizzo dati extra-contabili) In genere, divisi per aree tematiche: struttura, liquidità, patrimonializzazione, redditività, produttività, qualità dell’attivo (rischiosità) - Indicatori gestionali e coefficienti di vigilanza: • patrimonializzazione (patrimonio di vigilanza) CET1, T1, TCR • liquidità: LCR, NSFR (Basilea 3) • rischiosità: rischio di credito (standard, IRB); rischio di mercato; rischio operativo; leva finanziaria LCR: la banca deve avere asset liquidi di qualità es, bund tedesco che scade tra 3 mesi. Il più grande è il cash, il problema è che più ne detengo più ho un “trade off” in termini di rendimento. Non dà remunerazione, va bene detenere un po’ di cash e investire una parte in attività prontamente liquidabili che abbiano una remunerazione. Se guardo LCR ho queste attività liquide che devono essere almeno pari ai deflussi di cassa entro i 30 gg successivi. In questo indicatore ho una componente di stock, quindi parte dell’attivo di bilancio, e una di cash flow che derivo dal CE. NSFR: sia un indicatore di liquidità che un indicatore di “matching temporale” di scadenze. Qui parliamo di attività e passività a medio- lungo termine, infatti è un indicatore di liquidità strutturale. Mi dice che l’ammontare disponibile di provvista stabile (tutte le obbligazioni a medio lungo), devono essere comparabili in qualche modo con l’attività a M/L T. Indici di liquidità erano il focus degli analisti nel 2011/2014, attualmente non frega nulla della liquidità, ma ora nemmeno della qualità del credito Sofferenze o NPL (= non performing loans) sono la stessa cosa. 35 al suo interno possiamo includere anche il Next Stable Funding Ratio ( NSFR) , un mix tra struttura e liquidità. → INDICI DI REDDITIVÀ (indicatori visti sopra) Si parla di produttività se andiamo a declinare anche il problema del cost to income ratio Indicatori relativi o comparabili •Dividend yield: rapporto tra dividendo e prezzo di un’azione, a parità di dividendo, se il prezzo sale scende il dividendo yield sale. Se gli utili salgono, a parità di prezzo, l’indicatore diminuisce e viceversa. Il titolo tende ad essere sopravvalutato. Se il price earning di Unicredit è 9 e quello di ISP è 11, compro ISP e disinvesto Unicredit. Per un’ azione in cui si ha una forte crescita degli utili, si hanno price earnings altissimi. Più banche omogenee sono, più il price earning si può usare come indicatore di comparazione. Indicatore price/book value delle banche italiane attualmente di 0.35 (sono in default da anni) Questi tre indicatori di mercato seguono il seguente metodo per essere valutati: si prendono i dividendi futuri, proiettandoli fino alla fine e poi si scontano per un tasso particolare (costo del capitale azionario). Risulta un valore intrinseco, comparabile con il prezzo di mercato e, infine, valuto se comprare o vendere. Questi sono modelli assoluti, poiché valuto la singola banca caso per caso. La parte del bilancio di questi modelli si chiama analisi fondamentale. 13/05 36