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Economia e Politica negli USA e in Europa tra Ottocento e Novecento: USA e America Latina, Appunti di Storia Contemporanea

La prosperità economica degli stati uniti dal 1865 al 1913, con un aumento sette volte superiore rispetto al pil pro capite della gran bretagna. Vengono inoltre analizzate le politiche estere statunitensi, dall'isolazionismo di george washington al intervento militare a cuba nel 1898. Inoltre, vengono trattati i movimenti politici progressisti negli stati uniti e la caduta della monarchia in brasile e la creazione della repubblica. In europa, vengono descritti gli sviluppi politici in francia e inghilterra.

Tipologia: Appunti

2012/2013

Caricato il 10/09/2013

sara.iside
sara.iside 🇮🇹

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Scarica Economia e Politica negli USA e in Europa tra Ottocento e Novecento: USA e America Latina e più Appunti in PDF di Storia Contemporanea solo su Docsity! Economia e Politica tra Ottocento e Novecento: Gli Stati Uniti Dopo la conclusine della guerra di secessione ebbe inizio per gli Stati Uniti un periodo di grande prosperità, grazie alla ricchezza di materie prime (petrolio, ferro, oro) e all’intraprendenza degli abitanti. Dal 1865 al 1900 la produzione industriale degli Stati Uniti aumentò di sette volte e nel 1913 il loro prodotto interno lordo (PIL) pro capite fu superiore a quello della Gran Bretagna. Nelle esportazioni gli Stati Uniti erano ancora superati sia dalla Gran Bretagna, ma proprio le quantità relativamente modeste delle merci esportate erano un indice della crescita economica statunitense. Anche l’agricoltura progrediva, grazie alla diffusione delle aziende capitalistiche : gli stessi farmes, piccoli e medi agricoltori, disponevano di solito di capitali sufficienti. Lo sviluppo dell’economia fu favorito dalla creazione di veri e propri colossi industriali che disponevano d’ingentissimi capitali. Tra i maggiori vanno ricordati la Standard Oil Company, che estraeva e lavorava il petrolio e di cui era proprietario il multimiliardario John D. Rockefeller, e la United States Steel Corporation, che produceva ferro e acciaio. La Standard Oil Company era un trust, che deteneva il monopolio del trasporto e della raffinazione del petrolio. La nascita di cartelli e trust suscitò forti reazioni contrarie. Si fece portavoce dell’opposizione soprattutto John Shermann, un senatore del partito repubblicano, che promosse lo Shermann Anti-trust Act, la prima legge rivolta a colpire lo strapotere economico dei monopoli. Non si trattava di una legge anticapitalistica, perché aveva soltanto lo scopo di garantire la libera concorrenza, nell’ambito di una concezione capitalistica dell’economia. Era stata promossa da i repubblicani, che sostenevano con forza gli interessi degli ambienti industriali e affermavano il primato dell’iniziativa privata. In quel momento la maggior parte degli industriali era interessata soprattutto allo sviluppo del mercato interno. Il primo presidente degli Stati Uniti, Georg Washington, aveva affermato che il nuovo Stato non doveva stringere alleanze con le potenze straniere e in tutta la storia di quel paese furono sempre forti le tendenze isolazioniste. In realtà. L’isolazionismo riguardava solo il piano politico. E va anche ricordato che già agli inizi dell’Ottocento un altro presidente degli Stati Uniti, James Monroe, aveva rivendicato il diritto degli USA a esercitare la loro influenza su tutta l’America del Sud, tenendone lontane le grandi potenze europee. Il fatto di considerare le Americhe come terra di loro esclusiva influenza spinse gli Stati Uniti nel 1898 a intervenire a Cuba, dove da tempo la popolazione era insorta contro la dominazione spagnola. La guerra contro la Spagna si concluse rapidamente con la vittoria degli Stati Uniti, che ottennero l’indipendenza per Cuba e il predominio sulle Filippine, dietro pagamento di una ingente somma. Nonostante la scarsa propensione degli ambienti industriali a una politica estera aggressiva, fu proprio un repubblicano, Theodore Roosevelt, a fare uscire definitivamente gli Stati Uniti dall’isolazionismo. Divenuto presidente nel 1901 diede inizio a una politica favorevole alle riforme e a una politica estera di forte presenza sulla scena internazionale. Nel 1903 il governo degli Stati Uniti ottenne dalla Colombia una striscia di terra nell’istmo di Panama e vi fece nascere la Repubblica di Panama. Fu così possibile riprendere e portare a compimento, nel 1915, la costruzione del canale che metteva in comunicazione gli oceani Atlantico e Pacifico. Nel 1905 il governo statunitense intervenne anche nella repubblica di Santo Domingo e nel 1906 a Cuba: Theodore Roosevelt riprese così la dottrina di James Monroe, secondo la quale l’America doveva appartenere agli americani. L’età progressista I due partiti più forti negli Stati Uniti erano il repubblicano e il democratico: il primo prevaleva negli stati industrializzati del Nord-est; il secondo tra gli immigrati di origine non anglosassone e negli stati del Sud, dove i repubblicani erano guardati con ostilità perché erano stati i principali sostenitori della liberazione degli schiavi. Nel 1892 gli agricoltori cercarono di ottenere una diretta rappresentanza politica dando vita al partito populista, fautore di una linea economica inflazionistica che facesse crescere i prezzi delle derrate e i redditi delle aziende agricole. Ma pochi anni più tardi il partito populista scomparve dalla scena politica. Vi rimase invece il partito socialista. La rappresentanza degli interessi dei lavoratori più che dai partiti era assunta dai sindacati: l’American Federation of Labor ( Federazione americana del Lavoro), fondata nel 1886 da Samuel Gompers, che era il sindacato più forte ed era su posizioni moderate, e l’organizzazione sindacale dei Cavalieri del Lavoro.alla fine dell’Ottocento negli Stati Uniti cominciò a diffondersi l’uso del termine progressista, per indicare i movimenti politici che si proponevano di accrescere il controllo del popolo sull’attività delle istituzioni e di rendere più forte il governo. I primi club progressisti nacquero all’interno del partito repubblicano. Theodore Roosevelt tentò di dare vita a una terza formazione politica. Ritenendo che il suo successore, William Howard Taft si whigs si divisero e la questione irlandese rimase irrisolta. Nel 1875 la Francia ebbe una nuova costituzione, con l’instaurazione di un regime parlamentare fondato sul bicameralismo e con un presidente dotato di ampi poteri che avrebbe dovuto garantire la governabilità del paese. Ma così non fu e si aprì un periodo d’instabilità politica, che provocò un vasto malcontento popolare. Su di esso fece leva il generale George Boulanger, che raccoglieva le simpatie di un vasto schieramento caratterizzato da un acceso nazionalismo e militarismo. Temendo che Boulanger si facesse promotore di un colpo di stato, il governo lo congedò dall’esercito e l’ex generale allora si trasformò in un uomo politico denunciando scandali e affari poco puliti. Il movimento boulangista ottenne nel 1889 una buona affermazione elettorale. Ma il governo reagì energicamente e lo costrinse a riparare all’estero. Subito dopo il tentativo di Boulanger la vita politica francese fu sconvolta dall’affare Dreyfus, un capitano dell’esercito francese di origine ebraica, che fu ingiustamente incolpato di alto tradimento. Il tribunale lo condannò, ma in suo favore si sviluppo un forte movimento d’opinione, che ebbe tra i più attivi promotori lo scrittore Emile Zola. Questi nel 1898 pubblicò un articolo, intitolato J’accuse, diretto contro il presidente della repubblica e contro lo stato maggiore. Le polemiche sull’innocenza o la colpevolezza di Dreyfus accentuarono la polarizzazione politica: ne beneficiarono infatti sia i nazionalisti sia i socialisti. Dreyfus, graziato nel 1899, fu riabilitato soltanto nel 1906. La Russia Nel 1881 salì sul trono di Russia Alessandro III. Il suo predecessore, Alessandro II, era stato ucciso in un attentato terroristico e il nuovo zar si era convinto di dovere stroncare a ogni costo i movimenti rivoluzionari. Per questa ragione, in politica estera promosse il panslavismo, cercando di << russificare >> i paesi che componevano l’impero, sia in Europa, sia nell’Asia centrale, con l’imposizione dell’uso della lingua russa e dell’adesione alla religione ortodossa. La russificazione suscitò opposizioni a carattere nazionalistico in Finlandia, in Armenia e in Georgia. Alessandro III discriminò fortemente gli ebrei e favorendo così l’esplosione di pogrom, ( in russo significa << distruzione >>). In risposta, gli ebrei diedero vita a un movimento socialdemocratico, il Bund, che però non riuscì a trovare collegamenti con altri movimenti di opposizione. Nel 1894 Alessandro III morì e gli succedette Nicola II, che intese continuare la politica di repressione attuata dal padre. La crescita dell’industria, che fu rilevante soprattutto a Pietroburgo, determinò un profondo mutamento nella situazione politica. La nascita di un proletariato urbano offrì infatti una solida base sociale al partito socialdemocratico russo, che potè rapidamente rafforzarsi, a causa del malcontento operaio per le difficili condizioni di vita. Gli interessi dei contadini erano difesi dal Partito socialista rivoluzionario. Rifacendosi al pensiero populista ( il populismo russo esercitò la sua influenza soprattutto sul piano teorico e culturale. I populisti ritenevano che i contadini russi costituissero una classe rivoluzionaria, in grado di abbattere lo zarismo e di dare vita a una società socialista, che avrebbe avuto la sua cellula nella comunità agraria. I populisti invitavano gli intellettuali ad andare in mezzo al popolo e a lottare per la sua liberazione. La lotta doveva essere condotta nella clandestinità, servendosi anche del terrorismo. I maggiori rappresentanti del populismo russo furono Aleksandr Herzen e Nicolaj Cernysevskij. Il termine populismo è stato adoperato anche per indicare movimenti non socialisti che si rivolgono al popolo, facendone proprie alcune rivendicazioni.), questo partito pose nel suo programma la richiesta di una distribuzione delle terre ai contadini, i quali vivevano in una crescente miseria, alleviata solo in parte dall’immigrazione nella città. La Germania e l’Austria Nel 1888 in Germania salì al trono Guglielmo II. Il nuovo imperatore intendeva assumere un ruolo personale decisivo nella vita politica tedesca, sia nelle questioni interne sia nei rapporti con le altre potenze. Ma quando, due anni più tardi, Bismark diede le dimissioni, Guglielmo II non trovò subito un fedele esecutore della sua linea politica. Il nuovo cancelliere, Georg von Caprivi, intendeva infatti dare avvio a un nuovo corso d’indirizzo più liberale, al quale cercava di ottenere anche il consenso dei socialdemocratici. Von Caprivi non era favorevole nemmeno alla politica di potenza che Guglielmo II si prefiggeva invece di realizzare. L’imperatore potè dare una sua decisiva impronta alla vita politica tedesca solo quando Bernhard von Bulow, che era stato ministro degli esteri, sostituì von Caprivi al cancellierato. In realtà, anche tra Guglielmo II e il nuovo cancelliere non mancavano contrasti, sicchè anche von Bulow fu sostituito, con Theobald von Bethlamann-Hollweg. L’anno precedente l’imperatore aveva concesso un’intervista che conteneva dichiarazioni inesatte sulla politica estera. Si era trovato perciò in difficoltà di fronte al Reichstag.ma il parlamento non aveva saputa approfittare dell’occasione per limitare le iniziative di Guglielmo II, anche perché la maggioranza dei deputati apparteneva alla destra e al centro e il partito socialdemocratico era isolato. L’affermazione dei socialdemocratici tra gli operai era facilitata dall’atteggiamento degli industriali, che sembravano avere come modello il comportamento di Guglielmo II, tra paternalistico e autoritario (si definisce paternalismo l’atteggiamento degli organi di governo o anche degli industriali che fanno concessioni politiche o salariali intese a diminuire tensioni o a ottenere consenso, senza peraltro riconoscere i diritti dei sudditi e dei lavoratori. Le figure del capo del governo o del proprietario di una azienda sono considerate figure paterne. In cambio, si chiede ai sudditi e ai dipendenti riconoscenza e devozione. Il paternalismo non è compatibile con le società democratiche, fondate sulla libera manifestazione dei conflitti). Essi trattavano i loro dipendenti come soldati, intervenendo talvolta anche nella vita privata. Guglielmo II aveva come obiettivo una politica estera di respiro mondiale, in grado di fare della Germania una grande potenza. L’imperatore riteneva che, se avessero proceduto fianco a fianco, Germania e Gran Bretagna avrebbero potuto difendere gli interessi dell’intera Europa, che lui vedeva minacciati soprattutto dal << pericolo giallo >>, cioè da Cinesi e Giapponesi. Ma lo scontro con la Gran Bretagna era inevitabile. Mentre la potenza economica e politica della Germania cresceva, l’altro grande stato tedesco, l’Impero austriaco, conosceva un periodo di stagnazione. In realtà, dal 1867, quando l’imperatore Francesco Giuseppe aveva trasformato l’impero in una Duplice Monarchia, riconoscendo all’Ungheria gli stessi diritti dell’Austria, l’impero asburgico aveva accentuato i suoi caratteri multinazionali. Il Giappone e la Cina Dopo la forzata apertura al mondo esterno iniziò per il Giappone un periodo di riforme. Esse furono rivolte a rafforzare il paese sia sul piano economico sia su quello militare. Ebbe inizio così l’era Meiji ( illuminata ), ricca di riforme che ebbero il loro completamento nella Costituzione del 1889. la modernizzazione del Giappone assunse caratteri del tutto particolari, perché s'inserì nel solco della tradizione. Non fu concepita come un processo rivoluzionario, ma come lo strumento utilizzato dalla classe dirigente per trasformare il paese in una grande potenza. Per raggiungere questo obiettivo era necessaria una forte crescita dell’economia. Fu lo Stato a creare i più grandi stabilimenti industriali cedendoli poi a privati. Intanto il