Scarica Elementi di economia e linguaggio economico e più Appunti in PDF di Economia solo su Docsity! 1. Basi dell’economia Cosa studia l’economia? 1. Analizza (modifica) l’influsso delle istituzioni e della tecnologia di una società sui prezzi e sull’allocazione delle risorse tra usi alternativi. 2. Indaga sul comportamento dei mercati finanziari, i prezzi delle azioni e tasse di interessi 3. Esamina la distribuzione del reddito e indica come aiutare i poveri senza compromettere l’efficienza* del sistema economico 4. Studia il ciclo economico* e la modalità di impiego della politica monetaria* per ottenere uscire l’azione di inflazione e disoccupazione 5. Studia i modelli degli scambi e commerci internazionali tra paesi, e analizza l’effetto della globalizzazione e delle barriere commerciali 6. Esamina la crescita dei paesi in via di sviluppo e incoraggia l’impegno efficiente delle risorse 7. Si chiede come si possono utilizzare le politiche pubbliche per perseguire obiettivi importanti, quali piena occupazione, stabilità dei prezzi, rapida crescita economica, equa distribuzione del reddito. *Ciclo economico: fluttuazione (ondeggiamento) prodotto nazionale, reddito e occupazione totali. In macroeconomia si dice che avvengono cicli economici quando il PIL effettivo aumenta (espansione) rispetto a quello potenziale o diminuisce (contrazione/recessione). *Politica monetaria: gli obiettivi della Banca centrale nell’esercitare il controllo sulla moneta, tassi e interessi e condizioni di credito. Gli strumenti sono le operazioni di mercato aperto, gli obblighi di riserva e tasso di sconto. L’economia è lo studio del modo in cui le società usano le risorse scarse per produrre beni utili, e di come tali beni vengono distribuiti tra i vari soggetti. L’essenza dell’economia è il riconoscimento della realtà della scarsità e dunque pensare come organizzare la società per usare risorse efficientemente. Scarsità: È la situazione in cui beni sono limitati rispetto ai desideri. La caratteristica distintiva di un bene economico, ossia un bene si dice scarso quando non è liberamente disponibile, quindi per ottenerlo bisogna produrre e offrire altri beni in cambio. Efficienza: è il miglior uso possibile delle risorse economiche al fine di soddisfare bisogni desideri. Un sistema economico produce in modo efficiente quando non è in grado di migliorare le condizioni economiche di un individuo senza peggiorare quelle di un altro. La logica economica Per comprendere la logica economica si usa il metodo scientifico: osservazione fenomeni economici e analisi dati stilistici storici. Inoltre un’altra tecnica particolare è l’econometria, ossia l’applicazione dei metodi statistici per risolvere problemi economici. Gli errori comuni del ragionamento economico 1. Post hoc: riguarda l’inferenza di causalità, si verifica quando supponiamo che, dal momento che un fenomeno si è sviluppato prima di un altro, il primo abbia provocato il secondo. 2. Secondo errore: ignorare l’ipotesi di parità delle altre condizioni (cetris paribus). Per non commettere tale errore bisogna ricordare che tutti i fattori, tranne quello considerato, vanno mantenuti uguali o costanti. 3. Errore di aggregazione: a volte supponiamo che ciò che vale per una parte del sistema sia valido anche per l’intero sistema, ma in economia spesso è tutto diverso dalla somma delle parti. (un contadino ha reddito maggiore: è ricco, ma magari anche gli altri hanno aumentato il proprio reddito). Microeconomia e macroeconomia L’analisi economica moderna è costituita da due diversi rami che convergono per formare il nucleo dell’economia: Microeconomia: si occupa del comportamento delle singole entità (famiglie, imprese, mercati) - il fondatore è Adam Smith “The Wealth of Nations” (1776). Macroeconomia: si occupa dell’andamento complessivo di un sistema economico (es. determinazione investimento, consumo totale, gestione moneta, tassi di interessi banche, crisi finanziarie) – ll fondatore è John M. Keynes “General Theory of Employement, Interest and Money” (1936). I 3 problemi dell’organizzazione economica: cosa (e quantità), come (divisione compiti) e per chi? Per rispondere alle domande ogni società deve effettuare delle scelte relative agli input e output. Input: fattori di produzione (beni e servizi usati nei processi produttivi). Terra: risorse naturali, energetiche, o la terra in senso stretto Lavoro: tempo impiegato dall’uomo nella produzione Capitale: costituiscono i beni durevoli, che sono prodotti al fine di produrre altri beni, ma sono anche i macchinari, strade, computer, edifici ... Output: diversi beni o servizi risultanti dai processi produttivi, che possono essere consumati o riutilizzati nella produzione successiva. Quindi una società deve decidere cosa e in che quantità di output, come produrre, ossia con quali tecniche combinare gli input per produrre output; infine per chi produrre gli output. Esistono modi diversi per rispondere alle 3 domande: Economia pianificata: lo stato prende la maggior parte delle decisioni economiche e coloro che si trovano al vertice dell’impresa impartiscono le direttive a chi si trova più in basso. Economia di mercato: le decisioni sono prese dai mercati sui quali individui ed imprese scambiano input e output, di solito attraverso pagamenti in denaro. Economia mista: usata dalla maggior parte delle società contemporanee. Economia positiva: descrive i fatti di un sistema e. Economia normativa: descrive i giudizi di un valore, riguarda princìpi di carattere etico e norme di equità. La frontiera delle possibilità produttive (FPP): indica le quantità massime di produzione ottenibili da un sistema economico, date la conoscenza tecnologica e le quantità di input di cui dispone. Essa rappresenta il menù di scelte a disposizione della società. (I paesi sono limitati dalle risorse e tecnologia di cui dispongono). La mano invisibile L’ordine del sistema di mercato fu individuato per la prima volta da Adam Smith, in uno dei brani più famosi dell’economia, dove esamina il problema dell’armonia tra profitto privato e interesse pubblico sostenendo che l’individuo agisce esclusivamente per la propria sicurezza e il proprio tornaconto, in questo è guidato da una mano invisibile che lo porta a perseguire un fine estraneo alle proprie intenzioni. Nel fare i propri interessi spesso promuove anche quelli della società in maniera molto più efficace di quando si propone di promuoverli realmente. Adam Smith scoprì un’importante proprietà di un’economia di mercato concorrenziale. In una situazione di concorrenza perfetta e in assenza di fallimenti del mercato, i mercati produrranno, con le risorse a loro disposizione, la massima quantità di beni e servizi utili. Ma quando prevalgono monopolio, esternalità o altre forme di fallimento del mercato, le notevoli caratteristiche di efficienza della mano invisibile possono venir meno. Scambi, specializzazione e divisione del lavoro Lo sviluppo dei sistemi economici determina una maggiore specializzazione degli stessi. La divisione del lavoro consente di suddividere un compito in numerosi sottocompiti, che possono essere eseguiti più rapidamente da un solo lavoratore. La specializzazione nasce dalla crescente tendenza all’utilizzo di metodi di produzione indiretti che richiedono vari tipi di capacità professionali. L’aumento della specializzazione di individui e Stati fa sì che esse si concentrino su particolari beni e scambino il loro surplus con i beni prodotti da altri. Gli scambi volontari basati sulla specializzazione rappresentano un vantaggio per tutti. (Economia estera, Globalizzazione) Globalizzazione: è un termine usato per indicare l’aumento dell’integrazione economica tra paesi che oggi si manifesta nell’enorme crescita dei flussi di beni, servizi e capitali oltre i confini nazionali. Un aspetto è l’aumento della quota di prodotto nazionale assorbito dalle importazioni e dalle esportazioni, una riduzione dei costi di trasporto, comunicazione, dazi e barriere accompagna una specializzazione del processo produttivo. Una seconda componente è la crescente integrazione dei mercati finanziari dovuta all’abolizione delle restrizioni ai flussi di capitali da un paese all’altro, alla riduzione dei costi e alle innovazioni nei mercati finanziari. Moneta: la linfa degli scambi Oggi gli scambi di beni servizi specializzati si basano sull’uso della moneta come linfa vitale degli scambi. La moneta è il mezzo di pagamento universalmente accettato e si usa per pagare qualsiasi tipo di bene. Accettando pagamenti in moneta gli individui gli Stati possono specializzarsi nella produzione di un numero limitato di beni e successivamente scambiarli per ottenerne altri. Se la moneta non esistesse, sarebbe necessario ricorrere costantemente al baratto di un bene con un altro, il che comporterebbe uno spreco di tempo. Lo Stato controlla l’offerta di moneta mediante la Banca Centrale, ma la moneta può deteriorarsi e danneggiare il sistema dell’economia sfuggendo al controllo e provocando l’iperinflazione: situazione in cui prezzi salgono molto rapidamente. Un’adeguata gestione dell’offerta di moneta è uno dei principali problemi di politica macroeconomica del governo in tutti paesi. Capitale Un’ economia industriale avanzata utilizza un’enorme quantità di fattori di produzione, capitale, ossia strumenti di produzione alloro volta prodotti, import durevoli che sono allo stesso tempo un output del sistema economico. Lavoro e terra sono fattori di produzione primaria, il capitale deve essere prodotto prima di poter essere utilizzato, e il suo utilizzo implica metodi di produzione indiretti, che richiedono molto tempo. Gran parte dell’attività economica consiste nel sacrificare il consumo presente per incrementare il capitale. Ogni volta che si effettuano degli investimenti si accresce la produttività futura del sistema economico e di conseguenza anche il consumo futuro. Capitale e proprietà privata Il capitalismo prende il nome dalla capacità degli individui di possedere sfruttare il capitale. Ciascun individuo è obbligato a rispettare le leggi nel rispetto delle quali opera un sistema economico. In un’economia di mercato i diritti di proprietà definiscono la capacità degli individui di possedere, acquistare, vendere e usare i beni capitali e altre proprietà. Per raggiungere un elevato grado di produttività, un’economia moderna deve avere determinate caratteristiche. La divisione del lavoro e i beni capitali specializzati consentono agli individui di diventare altamente specializzati in determinati settori. Ma i soggetti specializzati riescono a sopravvivere solo perché gli scambi basati sulla moneta consentono a individui e Paesi differenti di vendere acquistare agevolmente i propri beni della vita quotidiana. La specializzazione crea efficienza, l’aumento della produzione rende possibili gli scambi, la moneta consente di effettuare scambi con rapidità ed efficienza, ed infine è fondamentale un sistema finanziario sofisticato che trasformi risparmi di alcuni individui nel capitale di altri individui. Il ruolo economico dello Stato Non esistono Stati che si astengono completamente dall’ intervenire nel sistema economico. Nelle moderne economie lo Stato assume enorme varietà di ruoli per porre rimedio alle imperfezioni del meccanismo di mercato. Grazie al suo potere coercitivo lo Stato può svolgere le funzioni che non sarebbero possibili con uno scambio volontario. In un’economia di mercato lo Stato esercita tre funzioni economiche fondamentali: 1. Incrementare l’efficienza: favorendo la concorrenza, limitando esternalità come l’inquinamento e favorendo beni pubblici. 2. Promuovere l’equità: utilizzando le imposte i programmi di spesa per ridistribuire il reddito tra le determinate categoria di popolazione. 3. Favorire la stabilità e crescita macroeconomica: riducendo la disoccupazione e l’inflazione e incoraggiando contemporaneamente la crescita economica mediante la politica fiscale e la regolazione monetaria. 1.Efficienza Le virtù del meccanismo di mercato si realizzano completamente sono quando sono presenti impegni di equilibri imposti dalla concorrenza perfetta*. Vi sono diverse situazioni in cui non si verificano queste condizioni: 1. Concorrenza imperfetta (es. monopolio): si verifica quando un acquirente un venditore può influire sul prezzo di un bene, e ciò produce prezzi elevati e bassi livelli di output; per combattere questa situazione lo Stato regolamenta l’operato delle imprese o emana leggi antitrust. 2. Esternalità (es. inquinamento): sì hanno quando determinata attività comportano costi o benefici per altri soggetti al di fuori delle relazioni di mercato; lo Stato può decidere di intervenire per regolamentare tali effetti collaterali o fornire beni pubblici*. 3. Beni pubblici (es. autostrade). *Concorrenza perfetta: quando tutti beni e i servizi hanno un prezzo e vengono scambiati sul mercato e non esistono imprese o consumatori abbastanza grandi da influenzare il prezzo di mercato. *Beni pubblici: sono prodotti per i quali il costo sostenuto per estendere il servizio un individuo supplementare e zero ed è impossibile impedire agli individui di farne uso (es. la difesa). Imposte Lo stato si assicura le entrate per acquistare i beni pubblici e i programmi di redistribuzione del reddito attraverso le imposte. Dirette: in base al reddito personale (es. tasse universitarie) Indirette: uguali per tutti (es. iva) 2.Equità I mercati non producono necessariamente una distribuzione equa del reddito, anzi è possibile che determino I mercanti non producono necessariamente una distribuzione equa del reddito, anzi è possibile che determinino una disuguaglianza in accettabile del reddito e del consumo. E, quando si verificano situazioni di questo genere lo Stato può ridistribuire i redditi (il per chi) generati da salari, rendite, interessi e dividendi di mercato. Gli Stati moderni usano l’imposizione fiscale con l’obiettivo di incrementare le entrate necessarie per i trasferimenti o per i programmi di supporto del reddito, che creano una rete di sicurezza finanziaria per i più bisognosi. 3.Crescita e stabilità macroeconomiche Negli anni 30, con lo sviluppo della macroeconomia, lo stato ha assunto un terzo ruolo: l’uso di poteri fiscali (imposizione fiscale spesa) e della politica monetaria (interventi sul credito e sui tassi di interesse) per promuovere la crescita economica e la produttività nel lungo periodo e per attenuare gli eccessi di inflazione e disoccupazione dei cicli economici. Il dibattito sui successi e fallimenti dello Stato e sui confini fra Stato e mercato è ancora aperto. La crescita economica indica la crescita dell’output da tale di un paese, mentre la produttività rappresenta l’output ottenuto per unità di input, ossia l’efficienza nell’utilizzo delle risorse. 4. Le scelte del consumatore Utilità e scelte Gli economisti spiegano la domanda di beni di consumo servendosi del concetto di utilità, che indica il soddisfacimento relativo dei consumatori in seguito all’utilizzo di beni diversi. Il soddisfacimento aggiuntivo ottenuto dal consumo di un’unità addizionale di un bene viene definito utilità marginale, dove “marginale” indica l’utilità aggiuntiva o incrementale. La legge dell’utilità marginale decrescente afferma che: all’aumentare della quantità consumata di un bene, l’utilità marginale dell’ultima unità consumata tende a diminuire. Gli economisti ritengono che i consumatori distribuiscano i loro redditi limitati in modo tale da ottenere il maggior soddisfacimento o la massima utilità possibile. Per massimizzare l’utilità, un consumatore deve soddisfare la condizione di equilibrio, ossia deve eguagliare le utilità marginali dell’ultimo euro speso per ciascun bene. Soltanto quando l’utilità marginale di ciascun euro è uguale per qualsiasi altro bene, il consumatore ricava il massimo soddisfacimento del proprio reddito monetario. Equilibrio: E=UM1/P1=UM2/P2… L’uguaglianza dell’unità marginale per unità di risorsa è una regola logica fondamentale per effettuare le proprie scelte. Prendiamo la risorsa scarsa come il tempo: se si vuole massimizzare il valore all’unità bisogna essere certi che il vantaggio marginale per unità sia uguale in tutti gli utilizzi possibili. Equilibrio del consumatore: curva di indifferenza L’economista Alfredo Pareto scoprì che tutti gli elementi importanti della teoria domanda potevano essere analizzati senza ricorrere al concetto di utilità, bensì mediante le curve di indifferenza. (È esattamente la stessa condizione posta in precedenza nell’analisi della teoria dell’utilità). Una curva di indifferenza rappresenta le combinazioni di consumo ugualmente desiderabili. In genere la curva di indifferenza è convessa rispetto all’origine in base alla legge dell’utilità marginale relativa decrescente. La pendenza della curva di indifferenza è la misura dell’utilità marginale relativa dei beni, o del saggio marginale di sostituzione, al quale per variazioni molto limitate, il consumatore sarebbe disposto a scambiare un po’ di bene per ottenere un po’ di più dell’altro bene. Questo comportamento si porta definire un importante proprietà della curva di indifferenza: ossia il fatto che è decrescente. Quanto più un bene è scarso, tanto maggiore è il suo valore relativo di sostituzione; la sua utilità marginale cresce rispetto all’utilità marginale del bene che è diventato abbondante. Vincolo di bilancio Se un consumatore dispone di un dato reddito monetario che utilizza interamente per acquistare due beni dai prezzi di mercato dati, le sue scelte possibili sono rappresentate da una linea retta, definita retta di bilancio o vincolo di bilancio. La pendenza della retta di bene dal rapporto tra i due prezzi di mercato, mentre la sua disposizione più o meno esterna dipende dall’ammontare del reddito disponibile. Geometricamente il consumatore è in equilibrio nel punto in cui la pendenza della retta di bilancio (rapporto prezzi) è perfettamente uguale alla pendenza della curva di indifferenza (rapporto UM). Il consumatore si sposta sulla retta di bilancio fino a raggiungere la curva di indifferenza più elevata possibile. In tale punto la retta di bilancio sfiora ma non interseca la curva di indifferenza. L’equilibrio si trova quindi in questo punto di tangenza, dove la pendenza della retta di bilancio (rapporto prezzi) è esattamente uguale alla pendenza della curva di indifferenza (il rapporto di sostituzione o rapporto tra UM dei due beni). = questo fatto costituisce un ulteriore dimostrazione che in condizione di equilibrio l’utilità marginale è proporzionale al prezzo. Saggio marginale di sostituzione: pendenza curva di indifferenza. Le curve di indifferenza hanno due importanti applicazioni: 1. L’analisi degli effetti di una variazione del reddito monetario: una diminuzione del reddito provoca uno spostamento parallelo, verso l’interno, della retta di bilancio che generalmente determina una riduzione della quantità acquistata di entrambi beni. 2. Una variazione del prezzo di uno dei due beni: a parità di altri fattori, provoca una rotazione della retta di bilancio. In seguito a una variazione di prezzo o di reddito il consumatore raggiungerà un nuovo punto di tangenza corrispondente al punto di massimo soddisfacimento. In ogni punto di tangenza, l’utilità marginale per unità monetaria è uguale per ogni tipo di utilizzo. Confrontando il nuovo punto di equilibrio con il precedente è possibile tracciare la consueta curva di domanda con pendenza negativa. Per capire meglio fattori che determinano la pendenza negativa delle curve di domanda, occorre separare l’effetto provocato da un aumento di prezzo in 1. Effetto di sostituzione: sì a quando un incremento del prezzo di un bene farsi che gli individui lo sostituiscano con altri beni per soddisfare i propri bisogni; 2. Effetto reddito: significa che un aumento di prezzo riduce il reddito reale dei consumatori e di conseguenza anche il consumo desiderato della maggior parte dei beni. Per quasi tutti i beni gli effetti reddito e di sostituzione di un aumento di prezzo si rafforzano a vicenda e portano alla legge della domanda con pendenza negativa. La sensibilità della domanda rispetto a variazioni del reddito si misura mediante l’elasticità rispetto al reddito ossia la variazione percentuale della quantità domandata divisa per la variazione percentuale del reddito. Sensibilità D rispetto a variazioni di R=%Q/%R. La curva di domanda di mercato di tutti i consumatori si ottiene sommando orizzontalmente le curve di domanda individuali di ciascun consumatore. Una curva di domanda può subire uno spostamento per varie ragioni. Un aumento di reddito generalmente determina uno spostamento verso destra dunque si avrà un incremento della domanda; mentre un aumento di prezzo di beni sostitutivo (es. pollo al postosi manzo) provocherà un analogo spostamento verso l’alto della domanda. L’aumento di prezzo di un bene complementare (es. caffè e zucchero) causerà a sua volta uno spostamento della curva verso il basso e sinistra. Sulla domanda influiscono altri fattori come le variazioni dei costi personali il numero di abitanti e le aspettative. 5. Produzione e tecnologia Teoria della produzione e prodotti marginali La relazione esistente tra la quantità di output e la quantità degli input è definita funzione di produzione. (prodotto totale= output totale) Il concetto di funzione di produzione costituisce uno strumento per descrivere le capacità produttive di un’impresa. Il prodotto medio è pari all’output diviso per la quantità totale degli input. È possibile calcolare il prodotto marginale di un fattore quale output aggiunto da ciascuno unità addizionale di input, mantenendo costanti tutti gli altri fattori. PM= output/input La legge dei rendimenti decrescenti afferma che: aggiungendo quantità direzionali di input e mantenendo costanti tutti gli altri, si otterranno quantità aggiuntive di output sempre minori. I rendimenti di scala si riferiscono all’impatto sull’output di un aumento proporzionale di tutti gli input. Una tecnologia in cui raddoppiando tutti gli input si ottiene un esatto raddoppiamento degli output presenta rendimenti di scala costanti. Si distinguono 3 casi: 1. I rendimenti di scala costanti si hanno quando una variazione di tutti gli input determina una variazione proporzionale dell’output. 2. I rendimenti di scala crescenti (Economie di scala) sì hanno quando un aumento di tutti gli input produce un incremento più che proporzionale del livello di output. 3. I rendimenti di scala decrescenti si verificano quando un aumento proporzionale di tutti gli input produce un incremento meno che proporzionale dell’output totale. La produzione presenta rendimenti di scala crescenti, decrescenti o costanti quando: un aumento proporzionale di tutti gli input produce un aumento più che proporzionale, meno che proporzionale o proporzionale all’output. Dato che occorre tempo per attuare le decisioni prese, anche il capitale altri fattori sono spesso di lunga durata, la reazione della produzione può essere divisa in periodi di tempo diversi: 1. Lungo periodo: I beni capitali, macchinari e stabilimenti di un’impresa, possono deprezzarsi e essere sostituiti. È possibile modificare tutti gli input fissi e variabili. 2. Breve periodo: è quello in cui fattori variabili, come lavoro e materie prime, possono essere modificati facilmente. Progresso tecnologico Il progresso tecnologico si riferisce a una variazione delle tecniche produttive di base come quando viene inventato un nuovo prodotto o processo produttivo oppure si perfeziona un prodotto o un processo già esistente. In queste situazioni è possibile produrre il medesimo quantitativo di output utilizzando minori quantità di input, oppure produrre più output con gli stessi input. Il progresso tecnologico determina uno spostamento verso l’alto della funzione produttiva. Scelta dei fattori produttivi da parte dell’impresa: regola del costo minimo I concetti di costo e produzione possono essere utili per capire il modo in cui un’impresa sceglie la migliore combinazione dei fattori di produzione. Le imprese che desiderano massimizzare i profitti cercano di minimizzare il costo sostenuto per produrre un dato livello di output. In questo caso l’impresa segue la regola del costo minimo: vengono scelti fattori di produzione diversi affinché il prodotto marginale per euro di importo sia uguale per tutti gli input. Ciò significa che: PML/PL=PMT/PT La regola del costo minimo afferma che: per produrre un dato livello di output al costo minimo, un’impresa deve acquistare diversi input fino a quando il prodotto marginale per euro speso per ciascun input è uguale. Una conseguenza di questa regola è la regola di sostituzione: se il prezzo di un fattore diminuisce quelle di tutti gli altri fattori rimangono costanti, all’imprese con verrà a sostituire il fattore divenuto meno caro agli altri fattori. 7. Equilibrio dei mercati concorrenziali 1. In concorrenza perfetta operano numerose piccole imprese che offrono prodotti identici e le cui dimensioni sono troppo limitate per influenzare il prezzo di mercato; quindi il prezzo di ciascuna unità venduta costituisce il ricavo aggiuntivo, marginale, che l’impresa incasserà. 2. Per l’impresa concorrenziale la curva di domanda (dd) è perfettamente orizzontale; 3. Il ricavo aggiuntivo derivante dalla vendita di ciascuno unità supplementare è pertanto pari al prezzo di mercato. Offerta concorrenziale dove il costo marginale eguaglia il prezzo L’output che consente il massimo profitto si ha quando il costo marginale è uguale al prezzo poiché l’impresa può incrementare i profitti fino a quando il prezzo supera il costo marginale dell’ultima unità. Il profitto totale raggiunge il punto massimo, ossia viene massimizzato, quando vendendo quantità aggiuntive di output non si ottengono profitti aggiuntivi dunque in questo punto l’ultima unità prodotta garantisce un ricavo uguale al costo di quelle unità. Ricavo aggiuntivo: prezzo per unità Costo aggiuntivo: costo marginale Tale situazione è descritta dalla: Regola dell’offerta di un’impresa in concorrenza perfetta: un’impresa che mira a massimizzare i profitti stabilisce livello di produzione al quale il costo marginale è uguale al prezzo: CM=P In altre parole: un’impresa perfettamente concorrenziale in grado di vendere la quantità di output desiderata al prezzo di mercato corrente. Graficamente l’equilibrio dell’impresa concorrenziale sia nel punto in cui la curva del costo marginale crescente interseca la curva di domanda orizzontale. Condizione di chiusura Quando il prezzo diminuisce a tal punto che ricavi totali sono inferiore al costo variabile e il prezzo è inferiore al costo variabile unitario, l’impresa minimizza le perdite cessando l’attività. Per determinare il punto di chiusura di un’impresa nel breve periodo è necessario considerare i costi variabili (evitabili). Al di sotto del punto di chiusura la perdita subita dall’impresa supera i costi fissi: quando il prezzo scende al di sotto di tale punto l’impresa di conseguenza cesserà di produrre. -Nel breve periodo le imprese che massimizzano i profitti possono continuare a produrre anche se in perdita. Tale condizione è particolarmente valida per le imprese caratterizzate da forti debiti e che quindi presentano costi fissi elevati. Queste imprese, affinché le perdite sono inferiori ai costi fissi, massimizzano i profitti minimizzano le perdite solo se continuano a produrre a pagare i costi fissi. -La curva di offerta di lungo periodo di un’industria concorrenziale Ol, Ol, Deve necessariamente considerare l’ingresso nell’industria di nuove imprese dell’uscita di imprese già operanti. Nel lungo periodo un’impresa continuerà produrre soltanto se il prezzo e almeno uguale al costo medio unitario nel lungo periodo; tale costo include i pagamenti monetari ha dipendenti, finanziatori, fornitori e proprietari degli immobili e costi opportunità (es. rendimento dei beni immobili di proprietà dell’impresa). Casi particolari di mercati concorrenziali Regola della domanda: in generale se la domanda di un bene aumenta e la curva di offerta rimane invariata, il prezzo del bene subisce un incremento. Per gran parte dei beni, un aumento della domanda comporta un incremento della quantità domandata, e viceversa. Regola dell’offerta: se l’offerta di un bene aumenta e la curva di domanda rimane costante, in genere il prezzo diminuisce la quantità acquistata e venduta aumenta e viceversa. Queste regole sono essenziali e riassumono gli effetti qualitativi delle variazioni di domanda e offerta. Gli effetti quantità divise il prezzo sulla quantità dipendono invece dalla forma delle curve di domanda e offerta. Nei mercati concorrenziali si verificano casi particolari: costo costante costo crescente, offerta completamente anelastica, che produce rendite economiche, e curva di offerta rivolta all’indietro. Questi casi particolari spiegano molti fenomeni che caratterizzano i mercati. 9. Oligopolio e teoria dei giochi Comportamento delle imprese in concorrenza imperfetta L’analisi dell’oligopolio pone particolare attenzione al ruolo della concentrazione delle imprese nel mercato dell’interazione strategica. 1. Le misure della concentrazione consentono di individuare il grado di potere di mercato di un’industria in concorrenza imperfetta. Le industrie più concentrate nello ad avere livelli di spesa per R&S più elevate, ma la loro redditività in media non è più elevata. 2. Le barriere all’ingresso sono elevati ed esiste una totale collusione, sia l’obbligo collusivo. Tale struttura di mercato produce una relazione prezzo quantità simile a quella dell’industria monopolistica. 3. Un ultimo caso è caratterizzato dall’interazione strategica di poche imprese in un’industria. Se in un mercato sono presenti poche imprese in concorrenza reciproca, è necessario che riconoscano le loro interazioni strategiche. La concorrenza tra pochi introduce un aspetto del tutto nuovo della vita economica: costringe l’impresa considerare le reazioni dei rivali in seguito a variazioni del prezzo e dell’output. Concetto che introduce la *teoria dei giochi. Potere di mercato: indica il grado di controllo esercitato da una singola impresa o da un numero limitato di imprese sul prezzo e sulle decisioni relative alla produzione in un’industria. Rapporto di concentrazione di un’industria: è la misura più comune del potere di mercato ed è definito come la percentuale del prodotto totale dell’industria dovuta alle quattro maggiori imprese e, analogamente, il rapporto di concentrazione su otto impresa è la percentuale di prodotto fornita dalle otto imprese principali. Teorie dell’oligopolio “Oligopolio” significa pochi venditori (2-15 imprese), Il concetto importante è che il comportamento delle singole imprese può influire sul prezzo di mercato. Tre casi principali di oligopolio: 1. Oligopolio collusivo: le imprese cooperano attivamente, fissano di comune accordo I livelli di prezzo e di produzione, si suddividono il mercato e prendono congiuntamente altre decisioni. Quando gli oligopolisti possono colludere per massimizzare i profitti comuni, tenendo presente la loro interdipendenza, generano prezzi, quantità e profitti di monopolio. 2. Modello di Cournot: imprese che Interagiscono fra loro in competizione sulla quantità. 3. Modello di Bertrand: imprese che interagiscono fra loro in competizione sul prezzo. Rivalità tra pochi Scaturisce la teoria dei giochi che consiste nell’analisi di situazioni riguardanti i due o più giocatori che devono prendere decisioni hanno obiettivi contrastanti. Esempi: 1. All’aumentare del numero di oligopolisti non cooperativi il prezzo è la quantità delle industrie tendono ad avvicinarsi alla situazione di concorrenza pura. 2. Se le imprese decidono di colludere piuttosto che competere il prezzo è la quantità del mercato saranno simili a quelli del monopolio. 3. Spesso l’equilibrio non è stabile. L’interazione strategica buon condurre a risultati instabili quando le imprese minacciano, bluffano, scatenano guerre dei prezzi, si arrendono di fronte all’imprese più forti o escono dal mercato. *Teoria dei giochi La vita economica comprende numerosi casi di interazione strategica tra le imprese, famiglia, Stato o altre entità. La teoria dei giochi analizza il modo in cui due o più parti che interagiscono in un mercato scelgono azioni e strategie che influenzano congiuntamente le parti. La struttura di base di un gioco comprende i giocatori, che possono agire in modi diversi e adottare varie strategie, e le vincite, che descrivono i profitti o altri vantaggi ottenuti dai giocatori in ogni singolo caso. La novità importante è costituita dalla tabella delle decisioni di un gioco, che illustra le strategie, vincite o i profitti dei diversi giocatori Nella teoria dei giochi i giocatori, nello scegliere le strategie, devono considerare i loro obiettivi e quelli degli avversari senza dimenticare che questi ultimi agiscono in modo analogo. In un gioco bisogna supporre che l’avversario sceglierà la possibilità a lui più congeniale. A questo punto occorre adottare una propria strategia per massimizzare i vantaggi, sempre tenendo presente che anche rivale analizzare opinioni degli avversari. Il caso più semplice di strategia e la strategia dominante: questa situazione si verifica quando un giocatore dispone di una strategia migliore indipendentemente dalla strategia che sceglie l’altro. 10. Concorrenza monopolistica, rischi e incertezze Le più importanti strutture di mercato sono: 1. Monopolio: devono unica impresa produce tutto l’output di una data industria; 2. Oligopolio: dove operano pochi venditori di prodotti simili o differenziati; 3.*Concorrenza monopolistica: dove un grande numero di piccole imprese fornisce prodotti correlati anche se leggermente differenziati; 4. Concorrenza perfetta: dove un grande numero di piccole imprese fornisce prodotti identici. Nei primi tre casi la curva di domanda delle imprese nell’industria ha pendenza negativa. *La concorrenza monopolistica caratterizza numerose industrie al dettaglio. Si tratta di molte piccole imprese in cui prodotti sono leggermente differenziati rispetto alla qualità (es. sì vari tipi di benzina o i prodotti venduti nei negozi di alimentari). La differenziazione dei prodotti fa sì che la curva di domanda (dd) abbia pendenza negativa. Nel lungo periodo di libero ingresso elimina i profitti, poiché l’equilibrio si ha quando le curve del costo medio unitario delle imprese sono tangenti alle curve di domanda (dd). Nell’equilibrio di tangenza i prezzi sono superiori ai costi marginali, ma l’industria presenta una maggiore differenziazione di qualità e servizi offerti rispetto alla concorrenza perfetta. Costi e struttura di mercato Un metodo per approfondire l’analisi della struttura del mercato è quello di analizzare la struttura dei costi delle imprese. Monopolio naturale: dove il costo medio unitario il costo marginale dell’impresa sono sempre decrescenti, mentre i rendimenti di scala sono costantemente crescenti. mentre le differenze nella qualità del lavoro è costituito inoltre da innumerevoli gruppi non concorrenti e parzialmente concorrenti. Salario medio: rappresenta il potere d’acquisto di un’ora di lavoro, ossia il salario monetario divisa per il costo della vita. È l’unità di misura utilizzata per indicare il prezzo del lavoro dagli economisti. 14. Sistema fiscale e spesa pubblica Controllo del sistema economico da parte dello Stato Il ruolo economico dello Stato è notevolmente aumentato negli ultimi cento anni, influenzando e controllando l’attività economica privata mediante le imposte, la spesa e la regolamentazione diretta. Uno Stato moderno ha quattro funzioni economiche, due microeconomiche e due macroeconomiche: (a) pone rimedio ai fallimenti del mercato; (b) opera la ridistribuzione del reddito e delle risorse; (c) elabora politiche di stabilizzazione macroeconomica per equilibrare il ciclo economico e promuovere la crescita economica a lungo termine; (d) gestisce i rapporti economici internazionali. La teoria delle scelte pubbliche analizza il comportamento dei governi. Così come la mano invisibile può smettere di funzionare, i governi possono fallire, con interventi pubblici che determinano sprechi o ridistribuiscono il reddito in modo indesiderato. La spesa pubblica Il sistema americano della finanza pubblica è caratterizzato dal federalismo fiscale. Il governo federale si concentra su problemi di interesse nazionale, ovvero i beni pubblici nazionali come la Difesa e l’esplorazione dello spazio. Le amministrazioni statali e locali in genere si occupano dei beni pubblici locali, cioè quelli che garantiscono benefici solitamente limitati allo Stato o alla città in questione. In Italia il sistema è assai più centralizzato. Gli enti previdenziali e gli altri enti centrali dello Stato hanno vaste competenze, assai superiori a quelle degli enti locali (Regioni, Province e Comuni). Oggi la spesa pubblica e l’imposizione fiscale negli Stati Uniti riguardano circa un terzo dell’output nazionale totale, di cui il 60% viene speso a livello federale e il rimanente viene ripartito tra le amministrazioni statali e locali. Solo una percentuale minima della spesa pubblica è destinata alle funzioni tradizionali del governo, quali ordine pubblico e giustizia. In Italia la spesa pubblica è oggi intorno al 48,4% del PIL. Anche nel nostro Paese le spese tradizionali di amministra- zione e ordine pubblico sono limitate, mentre sempre maggiore importanza hanno assunto la spesa previdenziale e la spesa per interessi. L’imposizione fiscale Le nozioni di “beneficio” e “capacità contributiva” sono due teorie fondamentali dell’imposizione fiscale. Un’imposta è progressiva, proporzionale o regressiva se preleva una parte maggiore, uguale o minore di reddito dalle famiglie ricche rispetto a quelle povere. Alle imposte dirette e progressive sui redditi si contrappongono le imposte indirette e regressive sulle vendite e sui consumi. Più di metà delle entrate federali negli Stati Uniti derivano dalle imposte sul reddito delle società e dall’imposta sul reddito delle persone fisiche. Il rimanente proviene dalle imposte sul monte salari o sui beni di consumo. Le amministrazioni locali ricavano la maggior parte dei fondi dalle imposte fondiarie, mentre le imposte sulle vendite sono la principale fonte di ricavo fiscale a livello statale. In Italia le principali fonti di entrata per lo Stato sono costituite dalle imposte dirette, da quelle indirette e dai contri- buti sociali. Le amministrazioni locali hanno invece come principali fonti di entrata i trasferimenti pubblici. Le imposte a livello locale hanno finora giocato un ruolo ridotto nel sistema tributario italiano. L’imposta sul reddito delle persone fisiche si riscuote sul “reddito proveniente da qualsiasi fonte” dal quale vanno sottratte alcune esenzioni e detrazioni. L’aliquota d’imposta marginale, che indica la percentuale di imposte per ogni unità monetaria di reddito aggiuntivo, è fondamentale per determinare l’impatto delle imposte sugli incentivi al lavoro e al risparmio. Le aliquote d’imposta marginali furono drasticamente ridotte negli anni ’80, ma le aliquote massime furono successivamente aumentate nel pacchetto fiscale del presidente Clinton del 1993 e infine abbassate dal pacchetto fiscale del presidente Bush nel 2003. Le aliquote dell’imposta sul reddito in Italia sono state ne tamente più alte che negli Stati Uniti, fino alla riforma del 2002. L’imposta federale che presenta la crescita più rapida è l’i posta sul monte salari che serve a finanziare la previdenza sociale. Si tratta di un’imposta “per scopi speciali” che raccoglie fondi da destinare ai programmi pubblici a favore di pensionati, invalidi e malati. Dato che nella fase finale del flusso di pagamenti vi sono benefici visibili, l’imposta sul monte salari presenta elementi di un’imposta sul beneficio. In Italia un ruolo analogo è svolto dai contributi sociali, desti- nati a finanziare il sistema di sicurezza sociale. Gli economisti sono attratti dalla regola delle imposte di Ramsey, che sottolinea che l’efficienza viene stimolata tassando più pesantemente le attività relativamente anelasti- che rispetto al prezzo; un nuovo approccio è costituito dalle imposte verdi, che tassano le esternalità ambientali, riducendo le attività dannose e aumentando allo stesso tempo le entrate che altrimenti deriverebbero da beni o fattori produttivi. Tuttavia, per ogni imposta l’equità e l’accettabilità politica costituiscono vincoli rigorosi. L’incidenza di un’imposta si riferisce all’onere economico finale e al suo effetto globale sui prezzi e su altre grandezze economiche. Spesso, chi versa un’imposta può trasferire l’onere in avanti ai consumatori o all’indietro ai fattori di produzione. L’attuale sistema fiscale e dei trasferimenti negli Stati Uniti è moderatamente progressivo. 18. Introduzione alla macroeconomia e contabilità nazionale (Keynes “the ora ok Employment, Interest and Money”) La macroeconomia è lo studio del comportamento dell’economia nel suo insieme: analizza sia la crescita a lungo termine sia ai cambiamenti ciclici della produzione totale, della disoccupazione e dell’inflazione, la massa monetaria e il deficit di bilancio, il commercio e la finanza internazionale. Essa si contrappone alla microeconomia, che studia il comportamento dei singoli mercati, prezzi e prodotti. Le questioni macroeconomiche fondamentali sono: 1. Perché la produzione e l’occupazione a volte diminuiscono e come si può ridurre la disoccupazione, 2. Quali sono le origini dell’inflazione come si può tenerla sotto controllo, 3. Come può uno Stato aumentare il proprio tasso di crescita economica. Oltre a tali quesiti difficili, vi è la dura realtà degli inevitabili conflitti o compromessi tra questi obiettivi: la rapida crescita del tenore di vita futuro buon rendere necessaria la riduzione dei consumi attuali, mentre il contenimento dell’inflazione può comportare un periodo transitorio di elevata disoccupazione. Gli economisti valutano i risultati globali dell’economia in base al raggiungimento meno dei seguenti obiettivi: 1. Livelli elevati e rapida crescita della produzione del consumo. La produzione si misura di solito mediante il prodotto interno lordo (PIL), ossia il valore totale di tutti i beni e servizi finali prodotti in un dato anno. Inoltre il Pil reale dovrebbe essere elevato rispetto a quello potenziale, che è il livello di produzione massima sostenibile in condizioni di elevata occupazione; 2. Un tasso di disoccupazione basso e un’elevata occupazione, con grande disponibilità di buoni posti di lavoro; 3. Stabilità del livello dei prezzi, o bassa inflazione. Oggi ci sono molti strumenti con i quali governi possono regolare l’economia: 1. La politica fiscale o di bilancio consiste nel controllo della spesa pubblica e della tassazione; la prima influisce sulle dimensioni relative del consumo Collettivo rispetto a quello privato, mentre la seconda riduce i redditi e la spesa privata e incide sul risparmio privato, oltre ad avere un effetto sugli investimenti e sulla produzione potenziale. La politica di bilancio, che comprende la spesa pubblica e la tassazione, aiuta a determinare la distribuzione delle risorse tra enti pubblici e privati, influisce sui redditi e sui consumi dei cittadini e fornisce incentivi all’investimento e per altre decisioni economiche. 2. La politica monetaria, gestita dalla Banca centrale, determina l’offerta di moneta (soprattutto la regolamentazione della massa monetaria da parte della Banca centrale per agire sui tassi di interesse sulle condizioni creditizie) e incide sui settori dell’economia che sono sensibili ai tassi di Il PIL È la somma di tutti i prodotti finali; insieme ai beni di consumo e servizi bisogna includere anche gli investimenti lordi. Investimenti lordi e netti Gli investimenti netti sono positivi quando uno Stato produce più beni capitali di quelli che vengono consumati sotto forma di ammortamento. Dato che quest’ultima è difficile da stimare con precisione, gli statistici hanno maggior fiducia nelle proprie misure degli investimenti lordi che in quelle degli investimenti netti Gli investimenti netti sono positivi quando uno Stato produce più beni capitali di quelli che vengono consumati sotto forma di ammortamento. Dato che quest’ultima difficile da stimare con precisione, gli statistici hanno maggior fiducia nelle proprie misure degli investimenti lordi che in quelle degli investimenti netti. Gli investimenti netti sono pari agli investimenti lordi meno l’ammortamento. Prodotto interno lordo, prodotto interno netto e il prodotto nazionale lordo Il prodotto interno netto (PIN) è pari al prodotto totale realizzato all’interno di un paese nel corso di un anno, dove il prodotto comprende gli investimenti netti o gli investimenti lordi meno l’ammortamento: PIN=PIL-ammortamento Il prodotto nazionale lordo (PNL) è il prodotto totale ottenuto con fattori di produzione di proprietà dei residenti di un paese nel corso di un anno. Reddito nazionale Il reddito nazionale il reddito disponibile sono due ulteriori misure ufficiali di contabilità nazionale. Il reddito disponibile (RD) consiste in ciò che rimane effettivamente ai cittadini da spendere in consumi o da destinare al risparmio (dopo aver effettuato il pagamento di tutte le imposte, considerando i risparmi aziendale dei profitti non distribuiti e aggiustamenti dei trasferimenti). Utilizzando le regole di contabilità nazionale, il risparmio deve essere uguale agli investimenti. Questo si vede facilmente in un’economia ipotetica in cui esistono sono famiglie. In un’economia più realistica, i risparmi personali e il surplus dello Stato sono uguali agli investimenti interni più quelli esterni netti. L’identità tra risparmi investimenti vale indipendentemente dal fatto di un’economia stia attraversando una fase di espansione e recessione, guerra o pace: discende direttamente dalle definizioni di contabilità nazionale. Investimenti nazionali = investimenti nazionali + esportazioni nette Risparmio privato + risparmio pubblico = risparmio nazionale Ossia: Itot= I+X=Rp+Rg=Rtot Il risparmio nazionale è uguale agli investimenti nazionali per definizione. Le componenti degli investimenti nazionali sono gli investimenti interni privati e gli investimenti esteri (o esportazioni nette). Le fonti di risparmio sono il risparmio privato (famiglie), E il risparmio pubblico (avanzo di bilancio dello Stato). Gli investimenti privati più le esportazioni nette sono uguali al risparmio privato più l’avanzo di bilancio. Questa identità devono valere comunque, prescindere dall’andamento del ciclo economico. Attività “non market” omesse Il PIL e prodotto interno netto sono misure in perfette del reale benessere economico. Negli ultimi anni gli statistici hanno iniziato a introdurre alcune correzioni per tenere conto di misure “non market”, quali il lavoro domestico non retribuito e le esternalità ambientali. Indici dei prezzi e inflazione L’inflazione si verifica quando aumenta il livello generale dei prezzi, la deflazione quando scende. Il livello generale dei prezzi il tasso di inflazione si misura in utilizzando gli indici dei prezzi, medie ponderate dei prezzi di migliaia di singoli prodotti. L’indice dei prezzi più importante è l’indice dei prezzi al consumo (IPC), Che di solito misurava il costo di un paniere fisso di beni di consumo e di servizi rispetto al costo di quel paniere in un particolare anno base. Studi recenti indicano che l’IPC tende a essere notevolmente sovrastimato per il problema Dei numeri indice e l’omissione di beni nuovi e migliorati. Lo Stato ha preso misure per correggere questa distorsione. L’indice dei prezzi è una misura del livello medio dei prezzi, mentre l’inflazione è un aumento del livello generale dei prezzi e il tasso di inflazione è la velocità di variazione del livello generale dei prezzi che si misura: Tasso di inflazione (anno t)= Livello dei prezzi (anno t) - livello dei prezzi (anno t-1)/ livello dei prezzi (anno t-1) x100 Il livello dei prezzi si misura come media ponderata dei prezzi dei beni e dei servizi di un’economia (medie dei prezzi). 19. Domanda e offerta aggregata e fluttuazioni economiche Domanda e offerta aggregata I concetti fondamentali atti a spiegare come si determinano il prodotto nazionale il livello dei prezzi sono la domanda aggregata (DA) e l’offerta aggregata (OA): 1. DA: consiste nella spesa totale delle famiglie, imprese, amministrazione statale e locale, operatori stranieri che fanno parte di un’economia; rappresenta la produzione totale che si sarebbe disposti ad acquistare a ciascun livello di prezzo da delle politiche di bilancio in monetarie e gli altri fattori che incidono sulla domanda stessa. 2. OA: descrive il prodotto che le aziende sono disposte a realizzare e a vendere da dei prezzi, costi e condizioni di mercato. Le curve della domanda e offerta aggregata hanno la stessa forma delle familiare curve della domanda e offerta analizzate in microeconomia. La curva DA aggregata indica la quantità Che i consumatori e altri settori comprerebbero a ciascun livello di prezzi a parità di altri fattori, mentre la curva OA indica la quantità che le aziende sarebbero disposte a produrre e a vendere a ciascun livello di prezzo a parità di altri fattori. L’equilibrio macroeconomico, che determina sia il prezzo sia la produzione aggregata, si ha nel punto di intersezione delle curve DA e OA. Al livello di equilibrio dei prezzi gli acquirenti sono disposti a comprare ciò che le imprese sono disposti a vendere. La produzione di equilibrio può discordarsi della piena occupazione o dal prodotto potenziale. La storia presenta un’alternanza di crisi della domanda e dell’offerta aggregata e gli interventi politici correttivi: la crisi petrolifera del 1973 e quella seguente del 79 e determinarono uno spostamento verso l’alto dell’offerta aggregata, e ciò portò alla stagnazione con un contemporaneo aumento della disoccupazione e dell’inflazione. Alla fine degli anni 60 i responsabili della politica economica reagirono alla crescente inflazione mediante una politica monetaria restrittiva e l’aumento dei tassi di interesse, che ebbero come conseguenza una spesa inferiore in aree della domanda sensibile ai tassi di interesse come le case, gli investimenti e le esportazioni nette. L’austerità dei primi anni 80 segnale inizio di un lungo periodo di stabilità macroeconomica. Nell’arco di tutto il XX secolo si è verificata una notevole crescita dell’offerta aggregata, che ha portato a un costante aumento della produzione e del tenore di vita. 20. La disoccupazione Misure della disoccupazione Occupati: hanno un lavoro Disoccupati: non hanno un lavoro Quelli che non hanno un lavoro e non lo cerca lo sono ritenuti al di fuori della forza lavoro. Vi è una chiara correlazione tra variazioni di prodotto e tasso di disoccupazione nel corso del ciclo economico. Secondo la legge di Okun A ogni diminuzione del 2% del Pil effettivo rispetto a quello potenziale, il tasso di disoccupazione sale di un punto percentuale. Questa regola è utile per tradurre le variazioni cicliche del Pil negli effetti sulla disoccupazione. Le recessioni all’elevata disoccupazione che ne deriva sono estremamente costose per l’economia. I principali periodi di stagnazione hanno avuto enormi costi economici e sociali; tuttavia, anche se la disoccupazione affligge il capitalismo dei tempi della rivoluzione industriale, è stato possibile comprendere adeguatamente le cause e i costi con la nascita della teoria macroeconomica moderna. Gli economisti suddividono la disoccupazione in 3 categorie: 1. Disoccupazione frizionare: che si ha quando i lavoratori sono in passaggio da un lavoro all’altro dentro nascono dalla forza lavoro; 2. Disoccupazione ciclica: relativa ai lavoratori licenziati quando l’economia attraverso una fase di recessione; 3. Disoccupazione strutturale: che si verifica quando molti lavoratori si trovano in regioni o industrie stagnanti. 21. L’inflazione Definizione ed effetto dell’inflazione L’inflazione si verifica quando il livello generale dei prezzi sale. Il tasso di inflazione e la variazione percentuale di un indice dei prezzi da un periodo all’altro. I principali indici dei prezzi sono l’indice dei prezzi al consumo e deflatore del Pil. Esistono diversi tipi di inflazione: in generale si assiste a una moderata infrazione; a volte l’inflazione galoppante determina aumenti dei prezzi del 50,100,200% all’anno; L’ iperinflazione subentra quando i prezzi aumentano con i tassi a due a tre cifre nel corso di ogni mese. Storicamente l’iperinflazione è stata quasi sempre associata guerre rivoluzioni. L’inflazione influisce sull’economia ridistribuendo il reddito e la ricchezza riducendo l’efficienza. L’inflazione imprevista di solito va a beneficio degli addebiti, degli arredi di variabili e di chi specula assumendosi dei rischi; penalizza invece i creditori, le classi a reddito fisso gli investitori meno audaci. L’inflazione porta distorsioni dei prezzi relativi, delle aliquote fiscali dei tassi di interesse reali; I cittadini si rivolgono più spessa le banche, le imposte possono aumentare il reddito può risultare distorto. Quando le banche centrali adottano misure per ridurre l’inflazione, i costi reali di tali interventi in termini di prodotto e occupazioni possono essere pesanti. 22. Il consumo e l’investimento Il consumo Il reddito disponibile è un fattore importante nella determinazione del consumo e del risparmio. La funzione di consumo è il diagramma che pone in relazione il consumo totale con il reddito totale: poiché ogni euro di reddito viene risparmiata ho consumato, la funzione di risparmio e l’altra faccia o l’immagine speculare della funzione di consumo. Le caratteristiche principali delle funzioni di consumo e di risparmio: 1. La funzione di consumo (o risparmio) mette in relazione il livello di consumo con il livello di reddito disponibile; 2. La propensione marginale al consumo (PMC) È l’importo aggiuntivo di un consumo determinato da un euro in più di reddito disponibile; 3. La propensione marginale al risparmio (PMC) è il risparmio aggiuntivo determinato da un euro in più di reddito disponibile; 4. Graficamente la PMC e la PMR sono rappresentate rispettivamente dalla pendenza della curva di consumo e di risparmio; 5. PMR=1- PMC. Sommando le singole funzioni di consumo si ottiene la funzione di consumo nazionale. Nella sua forma più semplice questa mostra le spese per consumi totali in funzione del reddito disponibile; il rapporto tra il livello delle spese per i beni di consumo e quello del reddito disponibile delle famiglie. Anche altre variabili, quali il reddito permanente e l’effetto del ciclo di vita, la ricchezza e l’età hanno un impatto significativo sui modelli di consumo. Funzione di consumo: si definisce come il rapporto tra consumo e reddito. Riassumendo: in qualsiasi punto della bisettrice degli assi uguale arredi della famiglia ha un risparmio pari a zero. Quando la funzione di consumo si trova al di sopra della bisettrice la famiglia ha un risparmio negativo; quando si trova al di sotto la bisettrice la famiglia ha un risparmio positivo. Il risparmio Il tasso di risparmio personale è precipitato negli ultimi vent’anni. Per spiegare questo crollo gli economisti indicano tra le cause i programmi di previdenza sociale e assistenza sanitaria del 23. Il modello del moltiplicatore Il modello del moltiplicatore fornisce un modo semplice per comprendere l’impatto della domanda aggregata sul livello di prodotto. Nell’approccio più semplice, il consumo delle famiglie una funzione del reddito disponibile mentre gli investimenti sono fissi; i desideri di consumo dei cittadini alla disponibilità dell’impresa investire sono bilanciati mediante variazioni del prodotto. Il livello di equilibrio del prodotto nazionale deve trovarsi all’intersezione delle curve del risparmio e degli investimenti RR e II oppure, per porre la questione in altri termini, il prodotto di equilibrio e all’intersezione della curva di consumo più investimenti C+I con la bisettrice degli assi. Se il prodotto si trova temporaneamente sopra il livello di equilibrio, le imprese riscontrano che il prodotto è superiore alle vendite, per cui le scorte si accumulano in volontariamente e i profitti diminuiscono; perciò le aziende riducono la produzione e l’occupazione per ritornare a livello di equilibrio. L’unico livello sostenibile di prodotto si ha quando le famiglie acquistano volontariamente proprio quando le imprese continueranno a essere disposte a produrre. Per il modello keynesiano Semplificato del moltiplicatore gli investimenti intonano il motivo il consumo danza alla loro musica: i primi determinano il prodotto, mentre il risparmio risponde passivamente alle variazioni di reddito. Il prodotto sale scende fino a quando il risparmio previsto si è adeguato al livello degli investimenti programmati. Gli investimenti producono un effetto di moltiplicatore sul prodotto. Quando variano, il prodotto inizialmente salirà dello stesso importo ma, A mano a mano che i percettori di reddito delle industrie produttrici di beni capitali incrementano le proprie entrate, mettono in moto un’intera catena di spesa aggiuntiva per il consumo. Sei cittadini spendono sempre circa due terzi ogni euro in più di reddito nel consumo, il totale della catena del moltiplicatore sarà: 1+2/3+(2/3)^2+1/1-2/3=3 Il modello semplificato del moltiplicatore è numericamente uguale al reciproco della PMR Il che è equivalente a 1/(1-PMC). Il moltiplicatore opera in entrambe le direzioni, amplificando gli aumenti o le riduzioni degli investimenti. Questo si verifica perché è sempre necessario più di un euro di reddito aggiuntivo per far crescere il risparmio di un euro. I punti fondamentali da ricordare sono che: 1. Il modello di base del moltiplicatore metti rilievo l’importanza delle variazioni della domanda aggregata nel influire sul prodotto e sul reddito; 2. Si applica principalmente a situazioni caratteristiche da risorse inutilizzate. La politica fiscale nel modello del moltiplicatore Nell’analisi della politica di bilancio viene elaborato il modello del moltiplicatore keynesiano Che mostra come un aumento della spesa pubblica, con imposte investimenti invariati, abbia un effetto espansionistico sul prodotto nazionale del tutto analogo a quello degli investimenti. La curva C+I+G si sposta verso l’alto per aggiungere un’intersezione di equilibrio più elevata con la bisettrice degli assi. Una riduzione delle imposte con investimenti e spesa pubblica invariati fa salire il livello di equilibrio del prodotto nazionale. La curva del consumo CC, tracciata rispetto al Pil, viene spostata verso l’alto e verso sinistra da una riduzione delle imposte ma, dato che gli euro aggiuntivi di reddito disponibile vengono in parte risparmiati, L’aumento del consumo in termini monetari non sarà grande quanto quello del nuovo reddito disponibile; il moltiplicatore delle imposte e quindi inferiore a quello della spesa pubblica. Usando le tecniche statistiche la teoria macroeconomica, gli economisti hanno sviluppato modelli realistici per stimare il moltiplicatore della spesa. Nei metodi classici e tendono a indicare moltiplicatori tra 1 e 1/2^1/2 Per periodi fino a 4 anni. 24. Il sistema finanziario e la moneta Il sistema finanziario moderno Finanza: si intende il processo attraverso il quale gli agenti economici richiedono gli concedono prestiti ad altri agenti per consumo o di investimento. Le attività che riguardano la finanza si svolgono all’interno del sistema finanziario, costituito dai mercati, imprese e altre situazioni che seguono le decisioni finanziarie assunte dalle famiglie, imprese e amministrazioni pubbliche a livello internazionale e nazionale. I mercati finanziari considerano come gli altri mercati, ma i loro prodotti e servizi consistono in strumenti finanziari quali le azioni e le obbligazioni. I più importanti sono i mercati azionari, obbligazionari e valutare. Le istituzioni che offrono servizi e prodotti finanziari prendono il nome di intermediari finanziari. I più importanti sono le banche commerciali, che prendono a deposito delle famiglie e di altri gruppi e li prestano alle imprese e ai soggetti che ne hanno bisogno. I sistemi finanziari di un moderno sistema economico trasferiscono risorse nello spazio, nel tempo e fra i diversi settori. Sono i mercati finanziari e gli intermediari finanziari a consentire il flusso di fondi nei sistemi finanziari. Lo scopo di un sistema finanziario efficiente è quello di garantire la migliore destinazione di investimento dei risparmi. Le principali funzioni di un sistema finanziario sono in trasferimento delle risorse, la gestione del rischio, la ripartizione e la raccolta di fondi e la compensazione delle operazioni. I principali tipi di attività patrimoniali sono: 1. Moneta 2. Conti di risparmio 3. Titoli di stato 4. Azioni 5. Derivati finanziari 6. Fondi pensione Tassi di interesse 25. Banca centrale e stabilizzazione L’attività delle banche centrali La banca centrale ha l’obiettivo di consentire una crescita economica sostenibile, mantenere un elevato livello di occupazione, assicurare l’ordine dei mercati finanziari e soprattutto conservare una ragionevole stabilità dei prezzi. La banca centrale possiede tre strumenti principali di politica monetaria: 1. Operazioni di mercato aperto, sono le operazioni più importanti, in quanto vendendo o acquistando titoli di Stato nel mercato aperto, la Banca centrale può aumentare o ridurre le riserve bancarie, 2. Tasso di sconto sui prestiti assunti dalle banche, 3. Obblighi di riserva per gli istituti di deposito. 4. Usando questi strumenti può influire sugli obiettivi intermedi, com’è il livello delle riserve bancarie, i tassi di interesse di mercato e l’offerta di moneta. Tutte queste operazioni mirano a migliorare i risultati economici relazione agli obiettivi finali della politica monetaria: raggiungimento della migliore combinazione possiede di bassa inflazione, bassa disoccupazione, rapida crescita del Pil, mercati finanziari ordinati. La banca centrale vigile inoltre sul sistema bancario e finanziario per evitare periodi di crisi. I deflussi di riserve internazionali possono ridurre le riserve la moneta se non sono compensati dalla sterilizzazione attraverso gli acquisti di obbligazioni sul mercato aperto. Gli afflussi, se non controbilanciati, hanno effetti opposti. Nelle economie aperte e con tassi di cambio fissi le politiche monetarie devono essere strettamente allineati a quelli di altri paesi. Quando un paese ha un tasso di cambio fisso deve allineare la politica monetaria quella del paese a cui ha agganciato la sua moneta. Processo di sterilizzazione: si riferisce alle azioni della banca centrale volta isolare l’offerta interna di moneta dai flussi di riserve internazionali. Il controllo della Banca centrale sulle riserve bancarie è soggetto ad interferenze dall’estero, che possono però essere compensate se la banca centrale sterilizza i flussi internazionali. In Italia la garanzia dei depositi in caso di insolvenza di un istituto di credito è affidata a un ente denominato fondo di assicurazione dei depositi. L’offerta di moneta è determinata dalle politiche della Banca centrale. Fissando gli obblighi di riserva, il tasso di sconto e soprattutto con operazioni di mercato aperto, la banca centrale veder mi al livello delle riserve e dell’offerta di moneta. Le banche e il pubblico collaborare in questo processo: le banche che hanno moneta moltiplicando le riserve, il pubblico acconsente A tenere il denaro in istituti di deposito. Mettendo insieme questi elementi la Banca centrale può determinare l’offerta di moneta. Gli effetti della moneta sul prodotto e sui prezzi Se la banca centrale desidera rallentare la crescita del prodotto, la sequenza è la seguente: 1. Riduce le riserve bancarie mediante le operazioni di mercato aperto, 2. Ogni riduzione di un euro delle riserve bancarie determina una contrazione moltiplicata della moneta bancaria e dell’offerta di moneta, 3. Nel mercato monetario una riduzione dell’offerta di moneta determina uno spostamento lungo la curva, invariata, della domanda di moneta, che fa aumentare i tassi di interesse e restringendo il credito e contraendo la quantità di moneta, 4. La moneta scarsa riduce gli investimenti e altre voci della spesa sensibili ai tassi di interesse quali i beni di consumo durevoli e le esportazioni nette, 5. La riduzione degli investimenti e di altre spese far scendere la domanda aggregata attraverso il nodo meccanismo del moltiplicatore. Il livello più basso di domanda aggregata fa diminuire il prodotto il livello dei prezzi o l’inflazione. Si può riassumere la sequenza come: R giù-> M giù-> i su-> I,C,X giù-> DA giù-> PIL reale giù-> P giù. L’analisi della domanda e dell’offerta aggregata a mostrato come una tale diminuzione degli investimenti e di altre spese auto non mi possa ridurre bruscamente il prodotto e l’occupazione. Inoltre, mentre il prodotto e l’occupazione scendono al di sotto dei livelli, i prezzi salgono meno rapidamente. Il calo del prodotto e la crescita dell’occupazione contribuiscono ad alleviare l’infrazione. Offerta e domanda di moneta L’offerta e la domanda di moneta insieme determinano i tassi di interesse di mercato, dado graficamente dall’intersezione delle curve. Tassi di interesse: sono il prezzo pagato per l’uso del denaro e vengono determinati nei mercati monetari, mercato in cui fondi a breve termine vengono prese in prestito. Benché il meccanismo monetario sia spesso spiegato in termini della moneta che influisce sugli investimenti, in effetti è un processo estremamente ricco e complesso mediante il quale variazioni dei tassi di interesse dei prezzi delle attività patrimoniali influiscono su una grande varietà di fattori di spesa. Questi settori comprendono: edilizia abitativa, influenzata dei tassi di interesse dei prezzi delle case, investimenti delle imprese, su cui incidono interessi e prezzi delle azioni, la spesa per i beni di consumo durevoli, influenzata dei tassi di interesse e dalla disponibilità del credito, la spesa pubblica locale stradale, su cui influiscono gli interessi, e le esportazioni nette, determinate dagli effetti dei tassi di interesse sui tassi di cambio. In un’economia aperta il legame con il commercio internazionale rafforza l’influsso interno della politica monetaria. In un regime di cambi flessibili le variazioni della politica monetaria influiscono sul tasso di cambio e sulle esportazioni nette, aggiungendo un’altra sfaccettatura il meccanismo monetario. Il legame rappresentato dal commercio ad andare andare più forte l’impatto della politica monetaria operando sulle esportazioni nette in modo analogo e nella stessa direzione in cui agisce sugli investimenti interni. La politica monetaria può avere effetti diversi nel breve e nel lungo periodo: a breve termine, con una curva OA Relativamente piatta, la variazione di DA inciderà prevalentemente sul prodotto o solo minimamente sui prezzi; a lungo termine, mentre la curva OA Si avvicina maggiormente alla verticalità, le variazioni monetarie portano principalmente a modificare del livello dei prezzi è molto meno a cambiamenti del prodotto. Nel caso estremo in cui le variazioni dell’offerta di moneta incidano solo sulle variabili nominali e non abbiano effetti su quelle reali si dice che la moneta è neutrale. La maggior parte delle variazioni monetarie del mondo reale ha avuto conseguenze anche sul prodotto. L’impatto della politica monetaria sul commercio internazionale rafforza l’incidenza sull’economia interna. L’espansione della moneta far scendere i tassi di interesse di mercato, stimolando la spesa Per i beni sensibili ai tassi di interesse e due. Gli investimenti delle imprese, l’edilizia, le esportazioni nette e simili. Mediante il meccanismo del moltiplicatore, la domanda aggregata aumenta facendo salire il prodotto i prezzi oltre livelli che raggiungerebbero altrimenti. Quindi la sequenza è: M su-> i giù-> I,C,X su-> DA su-> PIL su e P giù. Nel lungo periodo, quando i prezzi e salari diventano più flessibili, l’effetto di una variazione di offerta di moneta si esplica sempre più sui prezzi e sempre meno sul prodotto. Una diminuzione del prezzo di mercato di una moneta rappresenta un deprezzamento; aumento del valore di una moneta viene definito apprezzamento. In un sistema in cui lo Stato fissa i tassi di cambio ufficiali, una diminuzione del tasso ufficiale viene definita una svalutazione, mentre un amento è una rivalutazione. Secondo la teoria della parità di potere d’acquisto (PPA) Dei tassi di cambio, nel lungo periodo i tassi di cambio tendono a variare insieme ai prezzi relativi dei diversi paesi. Il sistema monetario internazionale Un’economia bene organizzata richiede un sistema di cambi che funzioni in modo efficiente e le istituzioni che presiedono alle transazioni tra gli Stati. Tre importanti sistemi di cambio sono: 1. Il sistema di cambi fluttuanti Buri, in cui il tasso di cambio di uno Stato è determinato interamente dalle forze di mercato della domanda e dell’offerta; 2. Il sistema di cambi fissi, in cui i paesi stabiliscono e difendono una data struttura di tassi di cambio; 3. Il sistema di cambi amministrati, in cui gli interventi pubblici e le forze di mercato interagiscono per determinare il livello dei cambi. Economisti classici come Hume spiegarono gli adeguamenti agli squilibri commerciali mediante il meccanismo del flusso aureo. In base a questo processo, le variazioni dell’oro modificavano l’offerta di moneta e livello dei prezzi. Il disavanzo della bilancia commerciale, per esempio, portava un deflusso dell’oro e a una diminuzione dei prezzi nazionali che avrebbero aumentato le esportazioni, ridotto le importazioni dei paesi che Perdevano loro, mentre avrebbero ridotto le esportazioni e aumentato le importazioni del paese che riceveva loro. Questo meccanismo mostra che con i tassi di cambio fissi, i paesi devono adeguarsi mediante variazioni dei prezzi e dei livelli di reddito nazionali. Dopo la seconda guerra mondiale venne creato un insieme di istituzioni economiche per organizzare il commercio e la finanza internazionale. In base al sistema di Bretton woods I paesi agganciavano le proprie monete al dollaro e al loro definendo cambi fissi ma aggiustabili. Quando le parità ufficiale divergevano troppo dai tassi fondamentali, i paesi potevano adeguare le parità e raggiungere un nuovo equilibrio senza incorrere nelle difficoltà tipiche dell’infrazione della recessione. Nel 1971 il sistema di Woods crollò e si sostituì con l’attuale sistema misto. Oggi le principali regioni economiche sono stati uniti, Eurolandia e Giappone presentano valute che fruttano l’una rispetto all’altra. La maggior parte dei paesi di piccole dimensioni aggancia la propria moneta è il dollaro o ad altre valute. 31. Politiche di stabilizzazione I governi usano il bilancio pubblico per pianificare controllare i propri affari fiscali. Il bilancio pubblico mostra, per un dato anno, le spese pianificate nei programmi statali e le entrate previste derivanti dal sistema fiscale. L’avanzo di bilancio si verifica quando tutte le imposte e altri introiti erariali superano la spesa pubblica dell’anno, si incorre in un disavanzo di bilancio quando le spese superano le imposte; quando gli introiti e le spese sono uguali durante un dato periodo lo Stato registra un bilancio in pareggio. Fuori non deficit di bilancio deve assumere prezzi dal pubblico per pagare i conti. Per fare ciò e metti obbligazioni, con cui si impegna a versare una somma di denaro e non certo momento. Il debito pubblico consiste nel totale dei prezzi di accomunati dallo Stato ed è il valore monetario totale delle obbligazioni di proprietà del pubblico. È utile distinguere tra debito totale (lordo): ossia pari al debito netto io le obbligazioni detenute dallo Stato; e debito netto: esclude quello detenuto dallo Stato stesso del detenuto dalle famiglie, istituti di credito, imprese e stranieri. Le conseguenze economiche del debito pubblico I bilanci pubblici sono sistemi usati dai governi per programmare e controllare le spese e le entrate; presentano un avanzo (o disavanzo) quando lo Stato ha entrate superiori (o inferiori) alle spese. La politica macroeconomica dipende dalla politica fiscale che comprende la posizione globale in termini di spesa e imposte. Gli economisti distinguono il bilancio effettivo nelle due componenti strutturali e ciclica. -Il bilancio strutturale calcola le entrate e le spese dello Stato come se l’economia operasse al prodotto potenziale. -Il bilancio ciclico tiene conto dell’effetto del ciclo economico sulle entrate fiscali, sulle spese e sul disavanzo. -Per valutare l’effetto della politica fiscale sull’economia si dovrebbe fare molta attenzione al disavanzo strutturale; le variazioni del disavanzo ciclico sono un risultato, non la causa, dei cambiamenti dell’economia. Il debito pubblico rappresenta i prestiti contratti con i cittadini dallo Stato, ed è pari alla somma dei disavanzi passati. Una misura utile dell’entità del debito e il rapporto debito/ PIL. Per comprendere l’effetto di disavanzo e del debito pubblico è fondamentale distinguere il breve da lungo periodo. (Un aumento del deficit può far aumentare la produzione nel breve periodo e farla diminuire nel lungo). È utile distinguere l’impatto della politica fiscale a breve a lungo termine. La non piena occupazione, ossia quando la produzione reale può discostarsi da quella potenziale è la situazione che può prevalere nel breve periodo. Per lungo periodo si intende una situazione di piena occupazione, nella quale la produzione reale corrisponde a quella potenziale. La politica fiscale tende a espandere l’economia nel breve periodo, ovvero in condizioni di non piena occupazione. Una spesa superiore e un carico fiscale inferiore tendono ad accrescere la domanda aggregata, la produzione, l’occupazione e l’infrazione. A causa della reazione finanziaria dei tassi di interesse e di cambio, l’impatto di tipo espansionistico si riduce e poi in seguito svanire. Nella misura in cui assumiamo prestiti con l’estero per il consumo e quando andiamo alle generazioni future a restituire interessi e capitale, i nostri discendenti si gioveranno realmente a sacrificare il consumo per il servizio di questo debito. Nella misura in cui lasciamo alle generazioni future un debito interno avviseranno comunque degli effetti interni. La crescita economica può inoltre rallentare se il debito pubblico spiazza il capitale privato. Questo effetto si verifica perché il capitale delle imprese, finanziato da obbligazioni e azioni ordinarie, è un buon sostituto dei titoli di Stato per i risparmiatori; quindi un aumento del debito pubblico può ridurre le riserve di capitale privato dell’economia. Nel lungo periodo un maggior debito pubblico può rallentare la crescita del prodotto potenziale e del consumo a causa dei costi di servizio del debito estero, delle inefficienze che derivano dalla tassazione per pagare gli interessi sul debito e della minore accumulazione di capitale provocata dallo spiazzamento. Debito interno: ciò che uno Stato deve ai suoi cittadini. Il debito pubblico ha il seguente effetto: quando sale, cittadini accumuleranno debito pubblico anziché capitale privato e le riserve di capitale privato dello Stato verranno spiazzati dal debito pubblico. Il punto principale relativa all’effetto di lungo periodo di un grande debito pubblico sulla crescita economica consiste nel fatto che è un grande debito pubblico tende a ridurre la crescita del prodotto potenziale di uno Stato, in quanto riduce il capitale privato, aumenta l’inefficienza della tassazione costringe lo Stato a pagare gli interessi sulla porzione estera del debito.