Scarica Emozioni e menzogna - Paul Ekman e più Tesine di Maturità in PDF di Psicologia solo su Docsity! 1 “Emozioni e menzogna” 1 Premessa 2 Introduzione 3 Menzogna e dissimulazione 4 Il caso di Eliot 5 Il sorriso 6 Incontro tra Chamberlain e Hitler 7 Considerazioni 2 Ho scelto di approfondire il tema della comunicazione non verbale a partire dal libro “I volti della menzogna” 1 di Paul Ekman perché è stato il mezzo che mi ha permesso di assumere un approccio più scientifico e metodico nella comprensione della gestualità umana. Paul Ekman (Washington D.C, 15 febbraio 1934) è uno psicologo statunitense divenuto, grazie alle sue ricerche scientifiche, un pioniere nel riconoscere le emozioni e le espressioni facciali; è considerato uno dei 100 psicologi più importanti del ventesimo secolo e il suo lavoro gli è valso l’ingresso nella lista (apparsa sul Times Magazine l’11 maggio del 2009) delle 100 persone più influenti del mondo. La vita del Dr. Paul Ekman è rappresentata anche in una serie televisiva, Lie To Me. Cal Lightman è il protagonista della serie ed è il fondatore del Lightmangroup; la serie è svolta sotto consulenza dello stesso Ekman, il quale afferma che nella serie le bugie si scoprono molto più velocemente e con molta più certezza rispetto alla realtà. Già in precedenza mi ero interessato alla comunicazione non verbale leggendo due libri 2 sulla gestualità e sulla persuasione. L'insieme di queste letture, integrate dalla visione in lingua originale del telefilm Lie To Me, mi ha portato a novembre a seguire un corso di due giorni sulla comunicazione non verbale tenuto dal dottor Igor Vitale. Questo corso mi ha mostrato degli esempi concreti della teoria di questo libro e delle applicazioni pratiche dei metodi per scoprire i segnali rivelatori di menzogna. 1 Paul Ekman, I volti della menzogna. Gli indizi dell’inganno nei rapporti interpersonali, Giunti, Firenze-Milano, 2011 [1985]. 2 Massimo Piattelli Palmarini, L’arte di persuadere. Come impararla, come esercitarla, come difendersene, Mondadori , Milano, 2007 e Allan Pease, Barbara Pease, Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi?, Rizzoli, Milano, 2011. 5 pronunciano le parole, ma si sforzano di attribuire parole alle immagini. Le persone prevalentemente uditive si mostrano invece più selettive circa le parole che usano. hanno voce più sonora, il loro eloquio è più lento, più ritmico, più misurato. Ancora più lenti risultano gli individui prevalentemente cinestesici, i quali reagiscono soprattutto a ciò che sentono tattilmente. La loro voce è di solito profonda, spesso le parole escono loro di bocca lente. Ciascuno di noi ha in sé elementi delle tre modalità, ma nella stragrande maggioranza degli individui un sistema predomina sugli tutti. 7 Il poligrafo, il cosiddetto “lie-detector”, ovvero “macchina della verità”, è uno strumento che misura appunto le alterazioni vegetative prodotte dal sistema nervoso autonomo, ovvero le alterazioni nella respirazione, nella frequenza cardiaca o nella sudorazione: questi sono infatti indizi di attivazione emotiva. Il poligrafo comunque non rivela la menzogna in sé, perché non esistono segnali univoci che indichino la menzogna. Per scoprire la menzogna, l’esaminatore confronta l’attività registrata dal grafico in risposta alla domanda cruciale, l’unica rilevante in ordine all’esame, con la reazione ad altre domande non attinenti al problema. Il sospettato viene individuato come colpevole se dimostra un’attività neurovegetativa maggiore in risposta alla domanda cruciale rispetto alle altre. Un esempio che sintetizza l’utilizzo della comunicazione non verbale nell’ambito della diplomazia internazionale lo analizza Ekman nel suo libro 8 . Il 15 Settembre del 1938 Adolf Hitler, cancelliere del Reich, e Neville Chamberlain, primo ministro inglese, si incontrano per la prima volta a Berchtesgaden, in Baviera, per discutere della questione dei Sudeti in Cecoslovacchia. Solo tre giorni prima infatti Hitler aveva avanzato la pretesa di annettere una parte della Cecoslovacchia attraverso un plebiscito nelle regioni a maggioranza di lingua tedesca, senza quindi aprire le ostilità. In realtà Hitler aveva già deciso la guerra: aveva già mobilitato l’esercito per attaccare la Cecoslovacchia il primo Ottobre, e i suoi piani di conquista non si fermavano lì. Cercando di guadagnare tempo, per avere la possibilità di un attacco a sorpresa, Hitler nasconde a Chamberlain i suoi piani di guerra, dando la sua parola che la pace potesse essere salvata se i cechi avessero accettato le sue richieste. Il primo ministro inglese, a fronte della parola data da Hitler e della sua politica dell’appeasement, ovvero delle concessioni alla Germania, cerca di convincere il governo cecoslovacco che esiste ancora una possibilità di negoziato. Dopo questo incontro Chamberlain scrive alla sorella: ”[…] malgrado la durezza e la crudeltà che mi è sembrato di vedere nel suo viso, ho avuto l’impressione che davanti a me ci fosse un uomo di cui ci si potesse fidare, una volta che avesse dato la sua parola” 9 , e ancora, in un discorso in parlamento difendendo la sua politica spiega che il contatto personale avuto con Hitler gli permette di assicurare che: “dice la verità” 10 . L’altissima posta in gioco avrebbe potuto causare apprensione all’idea di essere smascherato, ma Hitler 7 Anthony Robbins, Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, Bompiani, Milano, 1993 8 Ekman, I volti della menzogna 9 Alexander Groth, «On the Intelligents Aspects of Personal Diplomacy», in Orbis, 7, 1964, pp. 833-849. 10 Discorso alla camera dei Comuni, 28 settembre 1938. Neville Chamberlain, In Search of Peace, new York, Putnam & Sons, 1939, p. 210, citato da Groth 6 aveva di fronte a se una vittima consenziente. Sapeva che se Chamberlain avesse scoperto che mentiva, la sua politica dell’appeasement sarebbe entrata in crisi, portando l’Europa in guerra. A difesa del primo ministro inglese si deve comunque dire che Hitler era abilissimo nel mentire: era un cosiddetto “attore nato”. “Gli attori nati conoscono questa loro capacità, come anche impara a conoscerla a sue spese chi li frequenta. Fin da bambini l’hanno sempre fatta franca, riuscendo a ingannare genitori, insegnanti e amici tutte le volte che lo volevano. Non provano nessuna ansia all’idea di essere scoperti: si fidano della loro abilità di ingannare il prossimo” 11 . Inoltre non deve aver avuto alcun senso di colpa a mentire a Chamberlain, e ancora la mediazione degli interpreti e le differenze di cultura e nazionalità resero ancora più difficile la comprensione della reale volontà di Hitler. Da questo esempio si può capire quanti fattori agiscano nella comprensione della verità e quanto sia difficile smascherare chi mente. Come ultima considerazione vorrei evidenziare che smascherare la menzogna non è sempre la scelta opportuna. Ritengo infatti che ci siano alcune situazioni nella vita in cui fingere sia necessario per salvaguardare le relazioni interpersonali. Esistono situazioni in cui la ricerca della verità è fuori discussione – investigazioni criminali, trattative commerciali, ecc. -,ma ce ne sono altre in cui le persone danno per scontato il diritto di tenersi per sé i propri sentimenti e pensieri. A volte è meglio se ci si lascia ingannare. Lo stesso Ekman scrive cosi: “Noi viviamo nella convinzione che esista un nocciolo di verità emotiva, che la maggior parte delle persone non possa e non voglia ingannarci sui propri sentimenti. […] E se non potessimo mai mentire, se il sorriso fosse un’espressione perfettamente attendibile, mai assente quando si prova piacere, mai presente se il piacere non c’è, la vita sarebbe più aspra e molti rapporti più difficili da mantenere. […] Non siamo né trasparenti come il lattante né perfettamente camuffati. Possiamo mentire o essere sinceri, riconoscere le bugie o non vederle, essere ingannati o riuscire a difenderci. Abbiamo possibilità di scelta, è questa la nostra natura.” 12 11 P. Ekman, I volti della menzogna, cit., p. 45 12 P. Ekman, pp. 328-329 7 Bibliografia: Paul Ekman, I volti della menzogna. Gli indizi dell’inganno nei rapporti interpersonali, Giunti, Firenze-Milano 2011 [1985]. Massimo Piattelli Palmarini, L’arte di persuadere. Come impararla, come esercitarla, come difendersene, Mondadori , Milano 2007 Allan Pease, Barbara Pease, Perché mentiamo con gli occhi e ci vergogniamo con i piedi?, Rizzoli, Milano 2011. Gianpiero Lugli, Neuroshopping, Apogeo, Trento 2011 Antonio Damasio , L’errore di Cartesio, Adelfi, Milano 1995 Anthony Robbins, Come ottenere il meglio da sé e dagli altri, Bompiani, Milano 1993 Discorso alla camera dei Comuni, 28 settembre 1938. Neville Chamberlain, In Search of Peace, New York, Putnam & Sons 1939 Alexander Groth, «On the Intelligents Aspects of Personal Diplomacy», in Orbis, 7, 1964 Giacomo Devoto e Giancarlo Oli, Il dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Varese 2002-2003