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Eneide libro IV di Virgilio - versi 238 - 295 - Traduzione letterale e analisi, Dispense di Letteratura latina

Traduzione letterale, analisi grammaticale e del periodo dettagliatissima con l'aggiunta di nozioni grammaticali e di sintassi per un ripasso durante lo studio.

Tipologia: Dispense

2019/2020

In vendita dal 25/08/2020

marcello_de_giorgi
marcello_de_giorgi 🇮🇹

4.5

(83)

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Scarica Eneide libro IV di Virgilio - versi 238 - 295 - Traduzione letterale e analisi e più Dispense in PDF di Letteratura latina solo su Docsity! MERCURIO PORTA AD ENEA GLI ORDINI DI GIOVE (238-295) Dixerat. Ille patris magni parere parabat imperio; et primum pedibus talaria nectit aurea, quae sublimem alis sive aequora supra seu terram rapido pariter cum flamine portant. Tum virgam capit: hac animas ille evocat Orco pallentis, alias sub Tartara tristia mittit, dat somnos adimitque, et lumina morte resignat. Illa fretus agit ventos et turbida tranat nubila. Iamque volans apicem et latera ardua cernit Atlantis duri caelum qui vertice fulcit, Atlantis, cinctum (est) adsidue cui nubibus atris piniferum caput et uento pulsatur et imbri, nix umeros infusa tegit, tum flumina mento praecipitant senis, et glacie riget horrida barba. Hic primum paribus nitens Cyllenius alis constitit; hinc toto praeceps se corpore ad undas misit aui similis, quae circum litora, circum piscosos scopulos humilis volat aequora iuxta. Haud aliter terras inter caelumque volabat litus harenosum ad Libyae, ventosque secabat materno veniens ab avo Cyllenia proles. Ut primum alatis tetigit magalia plantis, Aenean fundantem arces ac tecta novantem conspicit. Atque illi stellatus iaspide fulva ensis erat Tyrioque ardebat murice laena demissa ex umeris, dives quae munera Dido fecerat, et tenui telas discreverat auro. Continuo invadit: “tu nunc Karthaginis altae fundamenta locas pulchramque uxorius urbem exstruis? heu, regni rerumque oblite tuarum. Ipse deum tibi me claro demittit Olympo regnator, caelum et terras qui numine torquet, ipse haec ferre iubet celeris mandata per auras: quid struis? aut qua spe Libycis teris otia terris? Si te nulla movet tantarum gloria rerum nec super ipse tua moliris laude laborem, Ascanium surgentem et spes heredis Iuli respice, cui regnum Italiae Romanaque tellus debetur.” Tali Cyllenius ore locutus mortalis visus medio sermone reliquit et procul in tenuem ex oculis evanuit auram. At vero Aeneas aspectu obmutuit amens, arrectaeque horrore comae et vox faucibus haesit. Ardet abire fuga dulcisque relinquere terras, attonitus tanto monitu imperioque deorum. Heu quid agat? quo nunc reginam ambire furentem audeat adfatu? quae prima exordia sumat? Atque animum nunc huc celerem nunc dividit illuc in partisque rapit varias perque omnia versat. Haec alternanti potior sententia visa est: Mnesthea Sergestumque vocat fortemque Serestum, classem aptent taciti sociosque ad litora cogant, arma parent et quae rebus sit causa novandis dissimulent; sese interea, quando optima Dido nesciat et tantos rumpi non speret amores, temptaturum aditus et quae mollissima fandi tempora , quis rebus dexter modus. Ocius omnes imperio laeti parent et iussa facessunt. (Così) aveva detto. Quello si preparava ad obbedire agli ordini del grande padre; e per primo cosa allaccia ai piedi i calzari d’oro, che lo portano alto con le ali sia sopra i mari sia (sopra) la terra insieme con il rapido vento. Allora prende la verga: con questa egli chiama le anime pallide dall’Orco, altre invia sotto il triste Tartaro, da e toglie i sonni, e ripare gli occhi dalla morte. Fiducioso in quella conduce i venti e attraversa le torbide nubi. E già volando vede la cima e i fianchi scocesi del duro Atlante che con il capo regge il cielo, di Atlante, che è cinta costantemente la testa da nubi nere e da pini ed è battuta dal vento e dalla pioggia, la neve sparsa copre le spalle, inoltre i fiumi precipitano dal mento del vecchio, e l’ispida barba irrigidisce per il gelo. Qui dapprima si fermò splendente il Cillenio con le ali pari; da qui con tutto il corpo si gettò a precipizio verso le onde simile ad un uccello, il quale vola basso intorno le spiagge, intorno gli scogli pescosi vicino alle acque. Non diversamente tra il cielo e la terra volava verso il lido sabbioso della Libia, e tagliava i venti venendo dall’avo materno la prole Cillenia. Non appena toccò le capanne con i piedi alati, vede Enea che che fonda e che rinnova le rocche e i tetti. Ed egli aveva la spada scintillante con fulvo diaspro e splendeva il mantello con porpora Tira che scendeva dalle spalle, i ricchi doni che Didone gli aveva fatto, e aveva ricamato le stoffe con sottile oro. Subito lo assalta: “tu ora poni le fondamenta dell’alta Cartagine e costruisci una bella città sottomesso alla moglie? Ahimè, dimentico del regno e delle tue cose. Lo stesso re degli dei mi manda a te dal luminoso Olimpo, il quale volge con la volontà il cielo e la terra, lui stesso ordina di portare questi ordini veloci per il cielo: che cosa progetti? o con quale speranza consumi gli ozii in terra libica? Se nessuna gloria di tanto grandi imprese ti muove, nè inoltre tu stesso affronti la fatica per la tua lode guarda Ascanio che cresce e le speranze dell’erede Iulo, al quale spetta il regno d’Italia e la terra Romana.” Parlando con tali parole il Cillenio lasciò la vista del mortale a metà discorso e svanì lontano dagli occhi nel tenue cielo. Ma invero Enea sconvolto per la visione ammutolì, e si rizzarono i capelli per la paura e la voce si fermò nelle fauci. Arde di andare in fuga e lasciare le dolci terre, colpito da un tale monito e comando degli dei. Ah che cosa farà? Con quali parole oserà circuire adesso la regina furente? Quali inziative assumerà per prima? E divide la mente veloce ora qua ora là la strappa in varie parti e la volge per ogni cosa. Questa decisione sembrò preferibile a lui incerto: chiama Menesto e Sergesto e il forte Seresto, allesticano silenziosi la flotta e raccolgano i compagni verso i lidi, preparino le armi e dissimulino quale sia la causa dei cambiamenti; lui intanto, poiché l’ottima Didone non sa e non si aspetta che un amore tanto grande si rompa, tenterà approcci e quali tempi più propizi per parlare, quale il modo favorevole all’impresa. Presto tutti eseguono volentieri gli ordini ed obbediscono al comando. Dixerat: (così) aveva detto – indicativo piuccheperfetto attivo Ille patris magni parere parabat imperio: Quello si preparava ad obbedire agli ordini del grande padre parabat parere: si preparava ad obbedire - pareo, pares, parui, paritum, parēre (apparire, mostrarsi ma con dativo obbedire, essere agli ordini) et primum pedibus talaria nectit aurea: e per primo cosa allaccia i calzari d’oro ai piedi primum: per prima cosa, per primo - avverbio quae sublimem alis sive aequora supra seu terram rapido pariter cum flamine portant: che lo portano alto con le ali sia sopra i mari sia (sopra) la terra insieme con il rapido vento – relativa sublimis, sublime: alto – aggettivo II classe (2 uscite) sive… seu: sia… sia… (o, o) – congiuzioni coordinate disgiuntive pariter: insieme – avverbio rapido cum flumine: con il rapido vento – ablativo – rapidus, a, um (aggettivo) Tum virgam capit: hac animas ille evocat Orco pallentis, alias sub Tartara tristia mittit, dat somnos adimitque, et lumina morte resignat: Allora prende la verga: con questa egli chiama le anime pallide dall’Orco, altre invia sotto il triste Tartaro, da e toglie i sonni, e riapre gli occhi dalla morte. Hac: con questa – ablativo femminile del pronome dimostrativo hic, haec, hoc animas pallentis: le anime pallide – pallens, pallens, pallens – participo presente aggettivale di palleo (essere pallido) sub Tartara tristia: sotto il triste Tartaro – (sub + accusativo – compl di luogo) Iamque volans apicem et latera ardua cernit Atlantis duri: E già volando vede la cima e i fianchi scoscesi del duro Atlante apicem et latera ardua:le cime e i fianchi scoscesi – accusativo plurale – latus, lateris (lati, fianchi) sostantivo neutro di III decl caelum qui vertice fulcit: che con il capo regge il cielo – relativa fulcio, fulcis, fulsi, fultum, fulcire: sorreggere Atlantis: di Atlantide – genitivo singolare - Atlans, Atlantis (Atlante) catena montuosa della Mauritiana cinctum (est) adsidue cui nubibus atris piniferum caput: che è cinta costantemente la testa da nubi nere e da pini – relativa cinctum (est): è cinta – ind perfetto passivo di cingo, cingis, cinxi, cinctum, cingere adsidue: assiduamente, costantemente – avverbio nubibus atris: da nubi nere – ater, atra, atrum (nero) aggettivo I classe in -er et uento pulsatur et imbri: ed è battuta dal vento e dalla pioggia – relativa pulsatur: è battuta – ind presente passivo di pulsor, pulsas, pulsavi, pulsatum, pulsàre (battere frequentemente) frequentativo di pello, pellis, pepuli, pulsum, pellere (battere) nix umeros infusa tegit, tum flumina mento praecipitant senis, et glacie riget horrida barba: la neve sparsa copre le spalle, inoltre i fiumi precipitano dal mento del vecchio, e l’ispida barba irrigidisce per il gelo tum: allora ma anche inoltre (per introdurre un altro concetto) horrida barba: l’orrida barba – soggetto – barba, barbae sostantivo femminile di I decl Hic primum paribus nitens Cyllenius alis constitit: Qui dapprima si fermò splendente il Cillenio con le ali pari hic: qui – avverbio di stato in luogo primum: dapprima, per primo – avverbio constitit: si fermò – indicativo perfetto di consto, constas, constiti, constāre (fermarsi) nitens, nitens, nitens: splendente – aggettivo – participio presente aggettivale di niteo (splendere) hinc toto praeceps se corpore ad undas misit aui similis: da qui con tutto il corpo si gettò a precipizio verso le onde simile ad un uccello hinc: da qui – avverbio di moto da luogo toto corpore: con tutto il corpo – ablativo di modo praeceps, praeceps, praeceps: a precipizio – aggettivo II classe se misit: si gettò – ind perfetto di mitto, mittis, misi, missum, mittere (mandare, gettarsi) avi: ad un uccello - dativo di avis, avis (uccello) sostantivo di III decl (tema in -i) Atque animum nunc huc celerem nunc dividit illuc: E divide la mente veloce ora qua ora là nunc huc… nunc illuc: ora qua… ora là – loc avverbiale in partisque rapit varias perque omnia versat: la strappa in varie parti e la volge per ogni cosa in partes varias: in varie parti – moto a luogo (in + acc) rapio, rapis, rapui, raptum, rapere: strappare, rapire, prendere Haec alternanti potior sententia visa est: questa decisione sembrò preferibile a lui incerto - visa est: sembrò – qui senza l’infinito il deponente videor si comporta come un normale verbo “copulativo” potior, potius: preferibile – agg II classe alternanti: a lui alternante – alternans, alternans, alternans (aggettivo II classe) part presente di alterno Mnesthea Sergestumque vocat fortemque Serestum, classem aptent taciti sociosque ad litora cogant, arma parent et quae rebus sit causa novandis dissimulent: chiama Menesto e Sergesto e il forte Seresto, allesticano silenziosi la flotta e raccolgano i compagni verso i lidi, preparino le armi e dissimulino quale sia la causa dei cambiamenti aptent, cogant, parent, dissimulent: allestiscano, raccolgano, preparino, dissimulino – cong indipendenti esortativi apto, aptas, aptavi, aptatum, aptare: allestire, preparare è sinonimo di paro, paras, paravi, paratum, parare (preparare) cogo, cogis, coegi, coactum, cogēre: raccogliere taciti: silenziosi – participio perfetto di taceo quae rebus sit causa novandis: quale sia la causa dei cambiamenti – relativa impropria (consecutiva ?) rebus novandis: dei cambiamenti – locuzione in dativo – novandis è gerundivo sese interea, quando optima Dido nesciat et tantos rumpi non speret amores, temptaturum aditus et quae mollissima fandi tempora , quis rebus dexter modus: lui intanto, poiché l’ottima Didone non sa e non si aspetta che un amore tanto grande si rompa, tenterà approcci e quali tempi più propizi per parlare, quale il modo favorevole all’impresa Ci troviamo in un oratio obliqua la principale è sottintesa “pensa che...” sese interea… temptaturum (esse) aditus et quae mollissima fandi tempora: lui intanto… tenterà approcci e quali tempi più propizi per parlare – 1° infinitiva (verbo temptaurum esse – soggetto sese) sese: lui (sè)– pron riflessivo temptaturum esse: tenterà – infinito futuro attivo di tempto aditus, aditus: approccio – sostantivo di IV decl quae tempora mollissima: quali tempi più propizi – quae aggettivo interrogativo fandi: di parlare – gerundio genitivo del deponente for, faris, fatus sum, fari (parlare) quando optima Dido nesciat et... non speret: poiché l’ottima Didone non sa e non si aspetta – 2 sub causali (al congiuntivo) nesciat: non sa – congiuntivo presente nescio, nescis, nescii, nescitum, nescīre (non sapere, ignorare) spēro, spēras, speravi, speratum, spērāre: sperare (in senso favorevole) aspettarsi, temere (in senso sfavorevole) tantos rumpi… amores: che un così grande amore si rompa – 2° infinitiva però subordinata alla causale quis rebus dexter modus: quale (sia) il modo favorevole alle cose dexter, destra, destrum: favorevole, propizio, destro – aggettivo in -er Ocius omnes imperio laeti parent et iussa facessunt: Presto tutti eseguono volentieri gli ordini ed obbediscono al comando ocius: molto in fretta, più presto – comparativo dell’avverbio ociter laetus, a, um: volentieri, lieti – agettivo pārĕo, pāres, parui, paritum, pārēre: apparire - (con dativo) obbedire SUBORDINATE CAUSALI: Le causali sono introdotte da: - quod, quia, quoniam + indicativo: causa oggettiva, considerata come reale + congiuntivo: causa soggettiva, supposta - cum + congiuntivo tutti i tempi - quando, quandoquidem, siquidem + indicativo: causa soggettiva - ut qui, quippe qui, utpote qui + congiuntivo (relative causali)