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epistola 47 - Seneca, Appunti di Latino

analisi dell'epistola 47 tratta dalle ''Epistulae ad Lucilium'' di Seneca

Tipologia: Appunti

2017/2018
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Caricato il 04/06/2018

adriana-marra
adriana-marra 🇮🇹

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(34)

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Scarica epistola 47 - Seneca e più Appunti in PDF di Latino solo su Docsity! SENECA, EPISTOLA 47 (TRATTA DALLE ‘’EPISTULAE MORALES AD LUCILIUM’’) Seneca è un autore latino nato nel 4 a.C. in Spagna. Si trasferì a Roma per compiere gli studi retorici e filosofici; in seguito intraprese la carriera politica. Nel 41 venne esiliato in Corsica dall’imperatore Claudio, per aver commesso adulterio con la sorella di Caligola. Dopo otto anni venne richiamato a Roma da Agrippina, nuova moglie di Claudio, che gli affidò l’educazione del figlio Nerone. Le ‘’Epistulae morales ad Lucilium’’ (Lettere morali a Lucilio) è una raccolta di 124 lettere rivolte all’amico e discepolo Lucilio Iuniore. Esse affrontano argomenti di filosofia morale e hanno lo scopo di fornire degli insegnamenti concreti. Tra queste celebre è l’epistola 47, la quale ha come tema dominante la schiavitù in tutte le sue forme. Nell’epistola 47, Seneca affronta in termini nuovi la questione dei rapporti tra schiavi e padroni. Prendendo spunto dalla notizia che Lucilio tratta i suoi schiavi con umanità, il filosofo sviluppa un’ampia riflessione etica nel tentativo di rovesciare il luogo comune relativo all’inferiorità degli schiavi. Secondo la dottrina stoica, tutti gli individui sono uguali e fratelli. Di conseguenza anche gli schiavi sono prima di tutto uomini. Tanto che Seneca afferma che gli schiavi: « sono esseri umani… compagni sotto uno stesso tetto… umili amici… condividono con te la schiavitù, se consideri che la Fortuna esercita eguali diritti su entrambe le categorie: su di te e su di loro». L’affermazione, ovvia per noi moderni, suonava rivoluzionaria alla mentalità romana, abituata a considerare gli schiavi alla stregua di animali o utensili da lavoro. Seneca, portavoce di una nuova sensibilità, condanna il trattamento disumano riservato agli schiavi domestici, sottolineandone la pericolosità (infatti gli schiavi maltrattati si vendicavano ‘’sparlando’’ o addirittura tradendo i segreti del proprio padrone) oltre che la profonda ingiustizia morale. Dopo aver descritto il trattamento indegno riservato agli schiavi, Seneca ribadisce il principio della loro uguaglianza ben espresso da queste parole: «Ogni qual volta ti verrà in mente quanto grande è il potere che ti è consentito di esercitare contro il tuo schiavo, pensa che anche il tuo padrone può fare altrettanto nei tuoi confronti». Il ragionamento si sposta poi dal piano sociale a quello più strettamente filosofico, affrontando la questione del rapporto tra schiavitù e libertà, intese entrambe soprattutto come dimensioni interiori e spirituali contrapposte. Seneca osserva che sul piano materiale schiavitù e libertà sono frutto del caso, in special caso nella difficile epoca neroniana in cui un giorno puoi essere libero e il giorno successivo diventare schiavo. Egli fa poi notare che in realtà la schiavitù peggiore non è quella materiale ma la mancanza di libertà interiore che deriva dall’asservimento alle passioni, di