Scarica Erodoto, Storie 1 parte e più Appunti in PDF di Letteratura Greca solo su Docsity! Storie 1, Erodoto: Creso, nel 1 libro, è un micro-romanzo che tocca il tema della condizione umana, la questione dell'effimero, il rapporto con l'oracolo e Apollo, la relazione con destino e l'ascesa di un personaggio da condizione di prosperità a una di sventura. Creso, re della Lidia, era molto orgoglioso del suo potere, e quando Solone, poeta e legislatore di Atene, giunge alla sua reggia, egli ordina che l'ospite venga accompagnato a vedere i tesori. Al termine della visita, il re gli chiese se avesse mai visto un uomo che fosse più felice di tutti, credendo di impersonare tale immagine. Ma Solone lo spiazzò affermando che l'uomo più felice fu l'ateniese Tello: più felice non è un sovrano o eroe, ma un semplice cittadino virtuoso, la cui esistenza resta segnata da beni ordinari e tradizionali (discendenza, benessere non eccessivo, appartenenza a una città prospera, morte e difesa della patria) → vita serena Creso ritenta: dopo di Tello, chi era l'uomo più felice? → Cleobi e Bitone, figli di Era → posto va a chi muore giovane dopo aver compiuto azione pia e aver ottenuto una unanime ammirazione. Morte nell'apice dell'impresa sottrae alla vulnerabilità futura: meglio durare in condizione di moderata felicità, ma se ciò non è possibile è preferibile la luce di una morte prematura. Davanti alla non rassegnazione di Creso, insoddisfatto di competere con dei privati, Solone fu indotto a illustrare la ragione dello strano responso, spiegando che 70 anni dovrebbero essere considerati il limite della vita di un uomo poiché di tutti questi giorni non ce n'è uno che porti qualcosa di simile all'altro. Ogni giorno è diverso e disposto al mutamento, in cui si vede accadere e soffrire cose che non si desiderano. L'uomo è mero ed integrale evento; la forma che il soggetto persegue e assegna alla propria vita, può in qualsiasi istante infrangersi sotto l'urto di ciò che accade, in modo imprevedibile. I mortali esperirebbero così un duplice tratto del divino che agisce sulla storia e sulle singole vite: divinità come prodursi dello sconvolgimento che si abbatte su giorni, e come divieto che gli dèi oppongono di fronte all'eccesso, a ciò che emerge sopra un limite mortale (troppa fortuna, ricchezza ecc). Per tali motivi, il giudizio sulla felicità non può essere pronunciata finchè un uomo è ancora in vita. L'uomo comune potrebbe dirsi superiore al ricco se è sano, immune da malattie, ha bravi figli, un bell'aspetto, e nessuna sorte interviene a mutare tale quadro. Di ogni cosa è necessario vederne la fine perchè il dio fece intravedere a molti la felicità e poi li abbattè completamente. Creso congedò Solone come un pazzo che trascurò il presente. Ma più tardi, proprio la forza degli eventi, lo costrinse a riconoscerne la saggezza. Creso ha due figli, uno muto, l'altro di nome Ati. E dopo la partenza di Solone un sogno gli apparve e lo avvertì di una minaccia: egli avrebbe perduto Ati colpito da una punta di ferro. Egli tentò quindi di prevenire la disgrazia, facendo scomparire le armi dagli appartamenti reali e impedì la sua partenza per spedizioni. Lo fece sposare, e nel mentre arrivò uno straniero, Adrasto, che un giorno uccise involontariamente il fratello. Creso invita lo straniero a rimanere, ma ciò comportò una vicenda svantaggiosa: un cinghiale comparve nel territorio vicino devastando le colture e gli abitanti del luogo sollecitarono l'intervento di Creso. Il re accordò ma rifiutò di mandare Ati, spiegandogli il sogno, ma egli obiettò, poiché secondo lui il padre non aveva ben inteso il sogno. → Nell'ingenuità di Ati, il desiderio acceca la ragione impedendo di cogliere la complessità della realtà nella sua interezza: l'animale non è pericoloso, ma gli uomini possiedono armi: ciò fa intendere solo ciò che è più favorevole alle proprie aspettative, ciò che impedisce agli uomini di cogliere i segnali degli dèi. Il re in contraccambio dell'ospitalità dello straniero, chiede lui di proteggere il figlio. Scovato l'animale Adrasto gli lanciò un giavellotto, mancandolo e colpendo Ati. → primo sconvolgimento si abbatte su Creso interrompendo la pretesa illusoria e arrogante di una felicità assoluta. La morte di Ati segna la fine anche di Adrasto stesso: la causa va rintracciata nel volere divino ma il destino sembrava inchiodarlo ella ripetizione di uno stesso gesto. Nel nome Adrasto: non può fuggire, sfuggire al fato; Adrastea: divinità che incarna la necessità senza scampo. → Creso fu quindi il più sventurato, uccidendosi sulla tomba del figlio. Egli rimase in lutto due anni per la morte del figlio, ma l'espansione della Persia lo ridestò ai suoi doveri del sovrano. Ma fu così smanioso di conoscere il futuro che si chiedeva se potesse frenare la potenza persiana, ed interrogò diversi oracoli, per vedere quali di questi fosse più attendibile e in grado di aiutare lui, il suo paese e la sua felicità. Il 100 giorno i delegati dovevano chiedere agli oracoli cosa stesse facendo Creso. Egli poi esaminò le risposte per vedere quale fonte fosse più attendibile, convincendosi che questo fosse quello di Delfi e Anfiarao Egli chiese se dovesse combattere contro i persiani, ma loro risposero che così facendo egli avrebbe distrutto un grande impero (convinto che tale impero fosse quello nemico). Inviò doni a Delfi e chiese anche se il suo regno sarebbe durato a lungo, concludendo che il suo trono sarebbe stato al sicuro. Ma gli eventi si svilupparono diversamente: l'esercito persiano infatti ebbe la meglio, la Lidia fu sottomessa e Creso fatto prigioniero → non era stato in grado di intendere l'oracolo, non chiedendosi nemmeno se il possibile mulo al governo, avesse un significato metaforico. Gli oracoli quindi sono interpretati secondo l'impulso del desiderio, secondo aspettative e speranze del consultante, le quali agiscono come accecanti, distorcendo la comprensione, con esito rovinoso.