Scarica il cristiano nel mondo e più Sintesi del corso in PDF di Teologia II solo su Docsity! IL CRISTIANO NEL MONDO: INTRODUZIONE ALLA TEOLOGIA MORALE “Maestro, che cosa devo fare di buono…?” (Mt 19,16) Il dialogo tra il giovane ricco e Gesù può essere suddiviso in tre momenti, imperniati attorno a tre concetti: la vita eterna, i comandamenti di Dio e la sequela di Gesù. La forma dialogica comporta un discorso che scorre tra due interlocutori. La morale cristiana è dialogo interpersonale, relazione vitale di due persone. Il desiderio dell’uomo Il dialogo della scena evangelica comincia con la domanda di “un tale” che resterà anonimo. L’anonimato universalizza la sua identità: quel tale rappresenta ogni uomo che s’interroga sul bene e la felicità. La felicità è il desiderio di ogni uomo e ogni scelta è volta alla sua conquista. C’è una differenza nei modi di intendere la felicita: per la gente comune si tratta di qualche cosa di visibile, per i sapienti si tratta di qualcosa di più. Alla base della domanda c’è una convinzione universale insita nell’uomo: per conquistare la felicità si deve fare qualcosa e questo qualcosa è il bene. C’è nell’uomo un legame naturale tra la felicità e il fare bene: legame che si può chiamare coscienza. La legge di Dio Gesù gli risponde interrogandolo sui motivi della domanda e poi gli fa notare che solo Uno è il vero Bene, e lo invita a rispettare i comandamenti, suddivisi nei tre della prima tavola che riguardano Dio e nei sette della seconda tavola che riguardano il prossimo. Infatti Gesù li ha sintetizzati nei due comandamenti dell’amore. Ma il giovane risponde che già li rispetta e quindi la sua domanda rispecchia il desiderio di andare oltre. La sequela di Gesù La risposta di Gesù alla richiesta del giovane verte sulla vendita delle ricchezze a favore dei poveri. Il desiderio di perfezione del giovane viene calibrato sugli altri. La perfezione morale non consiste nell’inappuntabile pratica di precetti impersonali, ma nella dedizione personale agli altri, scegliendo di preferenza i poveri. Perciò: l’amore verso il prossimo in funzione del Signore: questa è la morale cristiana. Epilogo Nella difficoltà del giovane a cambiare vita si può vedere la difficoltà dei giovani d’oggi a fare scelte di vita radicali. Nella difficoltà a rinunciare ai propri beni si vede l’atteggiamento degli avari. In entrambi i casi, Gesù dice ai discepoli che difficilmente un ricco entrerà nel Regno dei Celi. Agli apostoli perplessi spiega che non intende con questo condannare all’impossibilità, perché se all’uomo la salvezza è impossibile, a Dio tutto è possibile: quindi occorre affidarsi a Dio. In ogni uomo c’è il desiderio di felicità eterna e però è difficile conquistarla rinunciando alla felicità terrena, perché i piaceri terreni possono allontanare dal desiderio di una felicità divina. È necessario tenere presente la nostra guida, Gesù, per incamminarsi verso Dio, in cui trova pace il desiderio che l’uomo ha nel cuore. 1 PARTE 1: FEDE CRISTIANA E AGIRE MORALE CAPITOLO 1: I LEGAMI DELLA LIBERTA’ “Io sono la vite, voi i tralci”→ in questa allegoria sta la morale cristiana, che consiste nel legame tra Gesù egli uomini Morale ed etica Il vocabolo morale, usato in italiano come sostantivo, deriva da un aggettivo latino che significa abitudinario, legato all’usanza (mos, moris). Il sostantivo etica deriva dal greco ed indica sia l’usanza che il carattere. In italiano si usano come sinonimi, mentre il concetto di etica morale indica ciò che caratterizza l’agire umano. La presunta libertà L’orizzonte postmoderno Per lungo tempo l’etica è stata concepita in stretta dipendenza dall’Essere divino. Con l’avvento dell’epoca moderna si è prodotta una profonda svolta. La questione che viene alla ribalta è la questione dell’uomo. Questa svolta verso il soggetto umano stimola il sorgere di un nuovo modo di argomentare: dall’interrogazione del mistero di Dio con lo scopo di dedurre le leggi dell’agire umano, si passa all’interrogazione diretta di quest’ultimo, nel tentativo di scoprire le leggi immanenti che lo regolano. Lo sforzo moderno di dare alla morale una fondazione autonoma raggiunge il suo vertice con Kant: la sua etica si qualifica come “autonoma” e svincolata da ogni forma di “eteronomia”. Con l’acquisizione dell’autonomia, la morale si è liberata dall’ancora divina che le impediva di navigare da sola, ma sembra anche aver smarrito la stella polare sulla quale stabilire la rotta. Tra i principali maestri che propiziano e caratterizzano la nascita dell’etica postmoderna, spicca Nietzsche. La metafora più adatta per indicare l’uomo postmoderno sembra essere quella del turista. Il turista gira il mondo sapendo che non prenderà dimora da nessuna parte. Il turista è extraterritoriale, è ovunque e da nessuna parte: libero di andare dove vuole. Un vincolo sussiste, ed è quello della sua disponibilità economica. Il grado della sua libertà è dato dal potere di acquisto. La metafora del turista che non conosce confini se non quelli dettati dal suo portafoglio si adatta alla condotta morale dell’uomo postmoderno, priva di regole che non siano quelle stabilite in proprio. Individualismo della libertà e relativismo della morale vanno a braccetto. Il miraggio della libertà La parola libertà rimanda al non dover far qualcosa. La libertà sembra essere il poter fare ciò che si vuole. Sapere ciò che si vuole è tutt’altro che facile come potrebbe sembrare. Ciò che si vuole non è solo ciò di cui si ha voglia. Ciò che si vuole, diventa ciò per cui siamo disposti a impegnarci. La libertà, non potendo evitare di scegliere, cerca di non farlo definitivamente, di tenersi sempre aperta una via d’uscita per evitare una scelta che sia per sempre. Il fenomeno appare oggi piuttosto diffuso e talvolta mascherato dietro scelte che sembrerebbero solo di valore. Scegliere è rischioso. Decidere non è semplicemente scegliere qualcosa ma è tagliar via, privarsi di tutte le altre cose che non si sono scelte. Scegliere lei/lui è sacrificare tutti gli altri. E ciò che non si sceglie resta in qualche modo sempre presente come ciò che manca. Alla libertà manca la cosa più fondamentale, la scelta iniziale di esistere. La libertà legata 2 La Sacra Scrittura è testimonianza di Cristo e della fede in lui, prima come annuncio già dalla genesi (metterò inimicizia tra te e una donna, detto al serpente dopo il peccato originale), poi come presentazione (vangeli). Lo studio della SS è l’anima sacra della teologia. La lettura degli eventi pasquali (morte e resurrezione) è il nucleo della riflessione teologica. I dinamismi pasquali della morale cristiana Interessante è notare come nel vangelo di Giovanni non si dica che Gesù sulla croce “spirò” ma che “emise l’ultimo respiro”. Di solito i crocifissi morivano di asfissia, perché dopo alcune ore sulla croce non potevano più sollevare il torace per respirare. Ma questa emissione dell’ultimo respiro espressa in quel modo dà l’idea che Gesù emetta il suo Spirito a vantaggio dell’umanità, come preannuncio della Pentecoste (discesa dello SS per illuminare le menti). Ad esso, si aggiunge il perdono ai suoi carnefici, che non si sono pentiti, ma “non sanno quello che fanno”; perciò Gesù trova perfino giustificazione per perdonarli. Il perdono arriva a tutta l’umanità ed è invito ad affidarsi a Dio. Da parte dei suoi avversari invece c’è stata incredulità; Giovanni dice “venne fra i suoi e i suoi non l’hanno accolto”. L’hanno crocifisso per dimostrare la falsità della sua convinzione dell’essere figlio di Dio e hanno contribuito a perseguitare i discepoli. Di fronte al sepolcro vuoto, anziché aprire gli occhi e credere nella resurrezione, hanno diffuso una diceria (l’hanno rubato). Il centurione che si converte, come i suoi che lo seguono in tutte le fasi della condanna (le pie donne, Maria, Giovanni) si accorgono dello splendore che Gesù emana, derivante dal suo dono della vita a favore dell’umanità. Queste vicende evidenziano i dinamismi essenziali della morale cristiana: ATTRAZIONE DELLO SPIRITO: dono dello Spirito, creazione della libertà AZIONE DELLA LIBERTA: resistenza della libertà, resa della libertà In questi concetti sta il senso della libertà morale: Gesù emette lo Spirito a favore di tutti e ridona a tutti la possibilità di scegliere di seguirlo. La libertà non può resistere a quello Spirito e vi si arrende, per seguirlo. I racconti evangelici della Pasqua di Gesù lasciano trasparire i dinamismi essenziali della morale cristiana. A. L’attrazione dello spirito→ la Pasqua è un evento trinitario: morendo sulla croce egli si consegna nelle mani del Padre che lo attrae nella comunione dello SS. Il dono dello spirito : il figlio Gesù attira tutta l’umanità nell’amore trinitario, rendendola partecipe dello Spirito che offre gratuitamente agli uomini dalla croce La ricreazione della libertà : mediante il dono dello SS, il padre riplasma gli uomini peccatori immagine del figlio affinché scelgano in piena libertà di lasciarsi attirare nella comunione trinitaria B. L’azione della libertà→ lo SS effuso da Gesù include tutti La resistenza della libertà : la libertà umana, che non può non agire, può però resistere all’attrazione dello SS, rifiutando di essere ricreata in Cristo e indurendosi nel peccato La resa della liberta : la libertà umana, obbligata all’azione, può altrimenti affidarsi all’attrazione dello Spirito, lasciandosi riconciliare con Dio La gradualità della morale cristiana 5 Cristo attrae ogni cosa a sé e impone alla storia un movimento unitario: movimento verso l’altro, dato dalla collaborazione tra dono divino e risposta morale dell’uomo. Si tratta di un movimento graduale, in cui si possono identificare quattro stadi: 1. Dono della creazione : narrato nella Genesi (da qui deriva la responsabilità dell’uomo nei confronti di Dio che l’ha creato a sua immagine e degli altri uomini che sono immagine di Dio e la morale religiosa è possibile solo nell’alleanza con Dio) 2. Dono dell’alleanza col popolo di Israele , che culmina nel dono delle tavole sul monte Sinai (da qui deriva l’obbligo, per Israele e per tutta l’umanità, di osservare la legge, con l’idea di un cammino da compiere, come liberazione, come il cammino che il popolo sta facendo all’uscita dall’Egitto) 3. Il perdono della nuova alleanza in Cristo , narrato nei racconti della Pasqua (da qui deriva la nuova alleanza con Dio attraverso Cristo e la morale cristiana si trova in essa) 4. Dono escatologico della vita eterna in Lui (è un dono non ancora compiuto) Perciò la morale cristiana è dinamica, è rivolta alla vita eterna secondo il cammino della liberazione che ci viene proposto, un cammino che si basa sulle tavole dei comandamenti ed essenzialmente sui due comandamenti dell’amore, quindi l’amore per il prossimo è la parte evidente di questo cammino, esasperata fino al perdono che si deve donare settanta volte sette, a sostituire la vendetta. La legge nuova L’attrazione esercitata dallo SS sulla libertà invita ad una rinnovata interpretazione della legge morale, che trova appoggio nel trattato della Summa Theologiae dedicato da Tommaso d’Aquino alla legge e culminante nella figura di legge nuova (nuova perché della nuova alleanza). Identificando la grazia dello SS con la legge nuova, Tommaso introduce una concezione inedita di legge che, pur giungendo all’uomo dall’esterno, agisce dal suo interno. Ciò impedisce di considerarla come codice esteriore di percetti ed esige di intenderla come un dinamismo interiore. La legge nuova è una legge infusa, secondariamente è una legge scritta. La traccia scritta è rinvenibile nel Nuovo Testamento, specie nel Discorso della montagna. Questo discorso illustra la vita graduale e ascendente sulla quale la libertà è attirata dallo Spirito sino a raggiungere la piena conformazione a Cristo, amando come lui ha amato. La gradualità ascendente della vita cristiana è scandita dalle 7 beatitudini e culminanti nell’8 che indica il vertice della morale cristiana e trova formulazione nel nuovo comandamento “vi do un comandamento nuovo: che vi amate gli uni gli altri, come io ho amato voi”. La legge naturale la legge nuova deve essere integrata considerando la legge naturale, quella propria della natura umana. La relazione tra le due leggi può essere stabilita rispetto alla loro intima presenza nell’uomo. La somiglianza è dovuta al fatto che entrambe sono leggi infuse. La dissomiglianza sta nel fatto che la legge nuova è infusa nell’uomo non solo come indicazioni di ciò che deve essere fatto, ma anche come aiuto a compierlo. La legge naturale trova espressione scritta nei comandamenti del decalogo. Questi, pur essendo molteplici, si riassumono nell’unico comandamento dell’amore al prossimo. Quale analogia ricorre tra il comandamento di amare il prossimo e il comandamento nuovo dell’amore di gesù? L’amore dei nemici eleva l’amore umano sino all’altezza dell’amore divino. Confrontato con questo amore, l’amore del prossimo risulta di grado inferiore. 6 Caratteristiche della legge morale Interpersonalità: in quanto amore, la legge morale è essenzialmente inter-personale, cioè tra almeno due persone. Questa concezione interpersonale critica e supera la concezione legalistica della morale, nella quale il legame in gioco è quello dell’individuo con un precetto impersonale Obbligatorietà: la forza imperativa dell’amore è l’appello di coloro che chiedono di essere amati. L’amore obbliga facendo appello alla propria responsabilità per l’altro. Universalità e immutabilità: esprimono in ogni circostanza spaziale e temporale la validità dell’amore Gradualità: la legge naturale traccia il limite al di sotto del quale l’amore scompare, la legge nuova ne indica il vertice supremo e insuperabile. L’estensione tra i due livelli amorosi rende l’idea di come l’amore possa essere conosciuto e vissuto a diversi gradi. CAPITOLO 3: I DINAMISMI DELLA LIBERTA’ Analitica dell’atto 7 2. La scelta del bene→ conversione Il peccato L’iniziativa dello SS obbliga la libertà a reagire, impedendo spazio di astensione rispetto all’amore di Cristo: “chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me, dispende”. L’unico peccato imperdonabile è quello contro lo SS. In analogia col rigor mortis che caratterizza la morte biologica, il peccato, in quanto indurimento della libertà, viene definito mortale. Considerando che lo Spirito instilli l’amore di Cristo nell’intimo dell’uomo, il peccato può essere definito come disamore: è la maligna opposizione all’amore. Il disamore peccaminoso è la distrazione dall’amore integrale di Cristo e la deviazione verso forme di pseudo-amore: commettere peccato significa omettere di amare integralmente. Le forme principali di disamore potrebbero essere descritte attingendo alla tradizione dei vizi capitali. Peccato mortale→ coincide con l’interruzione della relazione con Dio e il prossimo. Non i restringe ad un atto puntuale, ma comporta il protrarsi di una relazione interrotta Peccato veniale→ crea le premesse pe la rottura della relazione con Dio e il prossimo. Riconosciuto come la preistoria del peccato mortale. Deliberato consenso, piena avvertenza (fanno riferimento alla percezione del bene del prossimo e alla disposizione a realizzarlo) e materia grave (precisata dai comandamenti) sono tre elementi la cui compresenza comporta il peccato mortale e l’assenza di uno comporta il peccato veniale. La conversione Rispetto all’attrazione dello Spirito, la libertà può arrendersi e lasciarsi plasmare affinché ami come Cristo: ciò avviene nel corso del tempo. La meta è l’uomo perfetto, che raggiunga la misura della pienezza di Cristo. La storia della conversione non conosce solo il progresso lineare, ma anche arresti, cadute, regressi. La conversione ha il suo momento iniziale nell’atto di fede. Il momento sacramentale è quello del battesimo, il quale toglie il peccato ma lascia la concupiscenza (predominio della materia sullo spirito, segno del peccato originale). L’inizio della conversione morale si caratterizza come liberazione dal dominio della concupiscenza in modo tale che la libertà non assecondi la sua inclinazione al peccato. Strumento necessario è il sacramento della riconciliazione. Bisogna riconoscere e combattere il peccato fin dal suo comparire come tentazione, che come atto sulla libertà richiede di reagire. La tradizione cristiana distingue la tentazione tra diavolo, mondo e concupiscenza. -La tentazione diabolica agisce sulle altre due -la tentazione mondana (occasione di peccato): circostanza che costituisce occasione esteriore di tentazione, secondo la gravità del peccato si distingue in prossima o remota, secondo la possibilità di evitarla i distingue in occasione necessaria o occasione volontaria di peccato -la concupiscenza è la tentazione interiore e sorge come deformazione della coscienza Il racconto di Genesi 3 (serpente e mela) mette in evidenza come il peccato sia nato nella tentazione interiore, che mira a falsificare la realtà: l’immagine del mondo viene distorta. Bisogna quindi vigilare sulla propria immaginazione. PARTE 2: NATURA E ETICA CAPITOLO 1: BIOETICA: UNA NUOVA SCIENZA? 10 Ci si chiede se la biotica sia una nuova scienza oppure un modo diverso di considerare la morale. Ci si chiede anche quali regole si debbano considerare per agire nella bioetica. Le risposte sono difficili e bisogna considerare il processo culturale che ha portato alla bioetica. All’origine della bioetica Essa è nata dal rinnovamento sociale, culturale e scientifico che ha fatto seguito alla seconda guerra mondiale, da cui il pensiero comune è uscito con un’ottica più consapevole e più attenta ai bisogni dell’umanità e ai rapporti interpersonali. Tra il 1946/47 si è celebrato il processo di Norimberga, a ventisette medici e chirurghi del Reich che avevano condotto esperimenti medici senza il consenso dei pazienti, usando prigionieri militari e civili. Da tale processo emergono fatti atroci, ma scientifici. Si sente la necessità di codificare i criteri di sperimentazione sulle persone e si redige il Codice di Norimberga. Gli esperimenti sono autorizzati solo se veramente utili all’umanità, ma il codice rimane riservato all’ambito scientifico e non si apre al confronto sociale. La chiesa, si è pronunciata sulla necessità di mantenere il codice teologico-morale elaborato nei secoli, soprattutto nella sezione riservata all’ambito sessuale e procreativo. Dal processo di Norimberga emergono concetti come “crimini di guerra” (da combattere e punire) e “diritti dell’uomo” (da conservare e rispettare); da quel momento ci si rende conto che la bioetica non sarà più limitata ad alcuni individui e momenti, ma sta diventando un fenomeno universale. Gli anni ’50 del XX sec sono segnati da una serie di processi medici: -la scoperta del DNA -le tecniche di rianimazione -la pillola anticoncezionale -la fecondazione di animali ‘in vitro’ -terapie contro malattie pensate incurabili In America sorgono movimenti contro l’abuso di tali terapie e la sperimentazioni su soggetti non d’accordo e spesso non consapevoli, attraverso l’inganno. Teologi e filosofi si sono occupati del tema, la Chiesa ha parlato dopo il Concilio Vaticano II e con l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI. Si è stabilito che tutto nasce dalla crisi morale dell’uomo, il quale sente, a livello scientifico, la necessità di dare altre forme alla morale, più adatte al progresso dell’era moderna. Prima era il solo filosofo ad occuparsi della morale, ora ne trattano anche gli scienziati, per capire come intervenire sulla vita umana in conformità alla morale: da qui lo scienziato Potter introduce il termine “bioetica”, cioè comportamento morale applicato allo sviluppo della vita. Con la bioetica è avvenuto un cambiamento che ha mutato gli equilibri tra i vari aspetti della vita, in particolare tra gli aspetti morale e scientifico; si è introdotto un criterio tecnico di considerare la vita soprattutto nella sua fase riproduttiva: da qui l’arrivo dei farmaci anticoncezionali, della riproduzione eterosessuale assistita. L’identità della bioetica La natura è l’insieme delle leggi che governano l’universo. L’uomo ne risente, in quanto parte dell’universo. Per quanto riguarda la riproduzione, si parte dalla differenza sessuale, al desiderio, 11 all’atto sessuale nella sua natura, fino alla riproduzione: questo è naturale (e la teologia richiede che sia fatto secondo il discorso morale). La teologia morale non approva che si intervenga con la tecnica, perché significherebbe dare al processo riproduttivo un aspetto esclusivamente fisico, uno strumento funzionale alla riproduzione; questo atteggiamento è riduttivo, perché trascura l’affetto e l’intimità della coppia, previsti dal disegno di Dio al momento della creazione (cioè uomo-donna come contributo alla reazione e loro atto previsto e seguito da Dio). L’uomo agisce secondo la natura e la morale, tenendo conto del bene da fare e del male da evitare; questo vale anche per gli interventi tecnici nella riproduzione, cioè nella bioetica, in quanto la tecnica applicata è uno dei modi di agire dell’uomo. È un modo nuovo di agire dell’uomo, perché supera la natura, quindi si tratta di un’etica all’interno dell’etica generale: un’etica speciale, un intreccio tra natura e tecnica, che interviene nei momenti più significativi della vita dell’uomo, quali il concepimento, la nascita, la guarigione dalla malattia, la morte. CAPITOLO 2: UN NUOVO MODO DI GENERARE? Nel 1978 nasce Louise Brown, la prima bambina generata in provetta. Vi sono reazioni diverse: -alcuni sono perplessi di fronte alla manipolazione dei gameti da parte di scienziati e medici 12 L’uomo è stato invitato da Dio a procreare e deve tenere conto di questo dono e di questo incarico fondamentale, che non deve essere distinto dalla libertà, dal desiderio, dalla responsabilità e, come abbiamo detto, dal rispetto per l’embrione come individuo concepito. Perciò la chiesa condanna le pratiche esteriori all’atto coniugale, se non sono di carattere propriamente terapeutico, cioè finalizzate a superare la condizione di sterilità per una coppia davvero desiderosa di procreare. CAPITOLO 3: UN NUOVO MODO DI CURARE Con la formulazione del codice genetico, portato a compimento nel 2000, ciascun individuo può sapere tutto di sé grazie ad una sigla. La struttura genetica è coinvolta in tutti i campi della vita salute, ambiente, medicina, antropologia, teologia ecc… Subito si è previsto che il codice genetico e la scoperta della bioetica avrebbero influenzato tutte le scelte e azioni della nostra vita. 15 Alcuni dati essenziali Il nucleo di ogni cellula del nostro organismo contiene il codice che regola il tutto-individuale caratteristico della nostra specie. Tale patrimonio è contenuto in un acido chiamato DNA (acido desossiribonucleico) Da questo complesso sistema di lettura della composizione genetica umana deriva un nuovo modo di considerare l’uomo e il suo essere, quindi la scienza e la medicina si trovano implicate in un vasto processo sociale, per l’ampliamento delle possibilità di intervenire sull’individuo e sulla sua salute. Una rivoluzione medica? Lo scopritore del DNA parla di una rivoluzione medica, che ha permesso di capire che la vita umana non è altro che una serie di reazioni chimiche. Ci sono altri entusiasti di questa scoperta, mentre c’è chi la vede come qualche cosa di terribile e fantascientifico. Positivo o negativo, il giudizio riguarda sempre la possibilità di penetrate il nucleo del vivere: per qualcuno è la possibilità di superare i limiti fisici della vita; pe altri è la paura di manipolare qualche cosa di intimo dell’uomo, forse la sua anima. Il discorso scientifico prevede comunque un aspetto di ricerca e sperimentazione, che va fatto su individui. Questo comporta la necessità del consenso del paziente, ma la perplessità è su quanto il paziente conosca, sia informato della sperimentazione che è fatta a suo carico. Inoltre, spesso la pratica non soddisfa la teoria, nel senso che i risultati delle terapie applicate in seguito alle sperimentazioni sono molto inferiori alle attese. Perciò l’efficacia delle teorie sperimentali non giustifica tante sperimentazioni a danno degli eventuali pazienti. Il medico è da sempre anche un ricercatore, perché ogni caso gli può servire come esperienza e come esperimento, ma la differenza sta tra tentare di applicare una terapia efficace e invece tentare una terapia sconosciuta per vedere se sarà efficace. C’è da tenere presente che ogni caso clinico è diverso, perché risente dell’anamnesi generale del paziente, diversa per ciascuno. La compilazione di una casistica ha una valenza relativa e la teologia morale entra nel settore, dicendo che anche la sperimentazione va fatta a favore dell’uomo e non sull’uomo. L’ingegneria genetica include altre implicazioni: scoprire la situazione genetica di una persona vuol dire anche scoprire dati sulla sua famiglia è può incidere sulle scelte. Perciò nulla è più lasciato al caso, ma tutto preordinato e progettato. La mente umana interferisce con un progetto divino generale. Inoltre, l’ingegneria genetica ha costi elevati e si rischia di permettere la terapia ad un ambito sociale limitato. Ancora, si ha un’implicazione di carattere sociale quando la terapia ha l’obbiettivo di mantenere in vita una persona, perché c’è in tutti il senso di attaccamento alla vita, a dimostrazione che vivere è bello: apprezzamento del dono della vita che Dio ci ha fatto. Ma la continuità della vita dev’essere completa, non solo fisica-sperimentale. Questo discorso si ricollega alla necessità di uno sviluppo sociale che deve essere completo, non solo economico e 16 tecnologico, ma deve riguardare l’intero sviluppo della persona, quindi anche quello intellettuale e morale. L’UNESCO ha stabilito che il genoma, l’elemento del patrimonio genetico individuato e usato per la terapia, non può diventare patrimonio privato ed essere brevettato da chi l’ha scoperto o messo in circolazione ma deve essere patrimonio dell’umanità intera. Alcune problematiche specifiche Sempre più si fa ricorso ai test genetici, sia prenatali sia postnatali per scoprire la possibilità di malattie presenti o dell’insorgere di malattie in futuro. I test sono invasivi e possono provocare danni fino al 4% di probabilità. Per quanto riguarda eventuali malattie o malformazioni coperte dai test prenatali, non ci sono terapie possibili e l’unica terapia proposta è quella dell’aborto procurato, cosicché viene meno il discorso dell’amore e rispetto per l’altro, considerato che la creatura già in embrione è un essere vivente. Perciò la coppia è posta davanti ad un dilemma psicologico, senza nessun aiuto. Per quanto riguarda le terapie possibili sugli adulti, scoperte dai test postnatali, le terapie geniche consistono in una manipolazione del nastro del DNA, inserendo geni “sani” o modificando quelli malati, in modo che l’adulto quando vorrà procreare trasmetterà altri geni sani. Si tratta di interventi complessi e rischiosi, sulla cui efficacia senza danno non si hanno certezze. Le cellule staminali vengono usate come terapia. Sono cellule non ancora impiegate in una funzione precisa, che sono di scorta e possono essere indirizzate verso la formazione del tessuto necessario, là dove sia compromesso. Sono di solito sottratte ad un embrione e questo significa la sua distruzione, che si scontra con il pensiero etico, perché l’embrione è usato solo come strumento. Alla ricerca sulle cellule staminali, si collega la clonazione: da un embrione far nascere due individui perfettamente identici. Non si accetta la clonazione a scopo riproduttivo, ma si accetta quella terapeutica, bloccando lo sviluppo di uno degli embrioni a uno stadio iniziale, in modo da creare cellule staminali adatte a qualunque funzione, da usare pe l’altro individuo, quello che completa la sua formazione, se ne avesse bisogno. La manipolazione avviene nel nucleo della cellula. La valutazione teologico-morale si basa sul fatto che viene meno il rispetto dell’individuo, che è usato solo come strumento. Esso non avrà mai la libertà di scegliere d’essere trattato in questo modo. CAPITOLO 4: UN NUOVO MODO DI MORIRE? Anche il modo di morire è cambiato nel tempo: da un momento solenne e sereno col prete e coi parenti, è diventato un lungo processo con rianimazioni, terapie, intubazioni e altro; perché si vuole provare tutto per protrarre la vita anche di mezza giornata, torturando il malato. È difficile e faticoso curare un malato, ma si preferisce sottoporsi a tale sacrificio per di averlo in vita, in qualunque condizione. Non si accetta più la morte come condizione dell’essere umano. 17 La purezza dell’atto coniugale e la fedeltà dei coniugi erano prescritte dai comandamenti “non commettere atti impuri” e “non desiderare la donna d’altri” (ora modificato in “non commettere adulterio” per evitare l’aspetto maschilista, come se la donna fosse una proprietà e non potesse avere lei il desiderio di avere un altro uomo). Il matrimonio in generale era considerato come un sacramento. Si metteva in evidenza la sua funzione di fondamento della famiglia, per la procreazione e l’educazione dei figli. La morale relativa ad esso prevedeva che fosse usato come strumento per la procreazione e che il godimento che derivava dall’atto coniugale fosse considerato un premio per questa procreazione, che risultava gravosa. Il peccato derivava dal non rispetto per queste regole e si considerava il caso singolo, esaminato durante la confessione. Non si faceva un discorso generale sulla sessualità e sul matrimonio, introdotta solo col Concilio Vaticano II. Una scelta metodologica: ascoltare il contesto Nell’enciclica citata c’è l’invito deciso a considerare il tempo in cui si vive, le sue manifestazioni, le sue circostanze, per riuscire ad interpretare la realtà del momento e dare le giuste regole alla luce del Vangelo. Giovanni Paolo II ritorna su questi dettami, precisando questo invito in merito alle vicende dell’amore tra uomo e donna, precisando che è necessario studiare in quali contesti essi si muovono, per tenere conto della loro vita complessiva e esercitare l’opera di evangelizzazione in modo adeguato. Pe esercitare tale opera, l’evangelizzazione si serve di altre discipline, come la pedagogia e la sociologia. Si muove tenendo presenti tematiche attualmente centrali, come la felicità, il piacere, la comunicazione: valorizzando il linguaggio dell’uomo, scelto da Dio per comunicare con l’uomo. Dal punto di vista teologico, si tratta di accostarsi alla sessualità nella coppia con lo stesso amore di Dio che l’ha voluta. Occorre accostarsi con l’amore divino all’amore dell’uomo. La Chiesa, indirizzando il credente su queste basi, farà si che egli possa avere uno scorcio del disegno della Trinità sulla realtà coniugale e possa rispondere a tante domande, ansie e speranze dei giovani sposi e genitori. Gli odierni enigmi della sessualità e della vita di coppia Tra le domande sopravvale la dimensione sessuale. Fino agli anni Sessanta tutto ciò che riguardava il sesso era taciuto e relegato all’istituto matrimoniale; in quegli anni è avvenuta una rivoluzione che ha portato l’argomento ad essere espresso e vissuto senza regole, sfuggendo ad ogni contenimento. La nostra cultura sembra allergica alle relazioni, viste come legami, come vincoli. Prima queste parole erano usate per sottolineare la necessità di rispetto e di fedeltà; adesso sono viste in senso negativo, di costrizione alla fedeltà. Ecco alcuni trend che troviamo nella fenomenologia della relazione di coppia nella cultura occidentale: La creatura umana è maschio o femmina e quindi, nominandola, si fa richiamo alla sua sessualità, ogni contatto tra le persone ha una forte carica sessuale e nella nostra cultura è volto solo nella dimensione fisica. 20 Se il matrimonio era il binario su cui viere rettamente la funzione attuale, attualmente l’istituzione matrimoniale e la pratica sessuale seguono vie differenti; negli ultimi anni si è abbassata l’età del primo rapporto sessuale, senza bisogno di istituzione. Ogni rapporto maschio-femmina nasce da una decisione libera molto più che in altre epoche e culture, anche quando non è finalizzato al matrimonio. La convinzione che ognuno ha dovei verso sé stesso porta a credere che si debba amare qualcun altro a proprio vantaggio e non per quello che è lui, non con dei doveri nei suoi confronti. Da questo deriva che la continuità di una relazione affettiva dipende molto da quello che i due sentono, senza tener conto dell’impegno preso, senza tener conto del sentire dell’altro. In questo modo, viene meno anche il ruolo che una persona riveste a livello sociale, in quanto non c’è più la necessità del senso di appartenenza Se la decisione di amare una persona è libera e immediata, invece arrivare al matrimonio richiede un tempo di decisione molto lungo: fidanzamento, poi eventuale convivenza. Quando i due decidono di sposarsi ecco che ciascuno sa di essere significativo per l’alto e si aspetta molto dall’altro. Queste aspettative devono continuamente trovare una conferma: nel momento in cui la conferma viene meno, quando uno dei due cambia per motivi diversi, ecco che il rapporto viene meno. Perciò, da una parte si ha maggiore consapevolezza della qualità che deve caratterizzare il rapporto; dall’altra si ha il rischio che non si riesca a mantenere il rapporto sempre ad un livello elevato e pertanto si ricorre alla separazione. La possibilità di rompere un matrimonio, prospettata a priori, fa sentire meno impegnati al sacrificio, all’impegno, al cambiamento faticoso in caso di situazioni negative. Non si tiene più conto della rilevanza sociale del matrimonio, come base di un nucleo familiare, ancora meno si considera la rilevanza religiosa; più che altro, lo si intende come una relazione privata, un contratto che interessa solo i due e spesso ciascuno dei due pensa solo a sé stesso, senza rendersi conto di avere impegnato anche un’altra persona. Il matrimonio diventa un metodo concorrenziale al singolo, per ottenere il soddisfacimento di alcune attese; è visto come un giogo difficile da portare, nonostante ci sia la possibilità di interromperlo quando si vuole. Un vincolo anziché una risorsa. Spesso l’uomo e la donna si uniscono in una relazione pura, che dura solo per il periodo del soddisfacimento personale, senza prevedere un’unione duratura. Altrimenti, si opta per l’amore convergente, che punta al matrimonio come situazione in cui convergono gli interessi dei due soggetti: affettivo, sentimentale, economico. Secondo Chiara Mondello, che ha dedicato uno scritto all’aumento della fragilità matrimoniale, è sempre più difficile che tra i componenti della coppia si riconoscono due persone complete e indipendenti fra loro, capaci di essere innamorate, che scelgano di unire queste loro indipendenze per arrivare ad una collaborazione e unione salda e duratura. Spesso invece il legame nasce prima da esso, in seguito nascerà l’unione affettiva. Perciò il suo limite è di basarsi su un concetto di dare-avere, che viene meno quando non c’è più la parità dei conti. È anche necessario ridiscutere i ruoli della coppia, che è continuamente chiamata a rispondere a compiti ed esigenze quotidiane. Se prima i ruoli uomo-donna erano esattamente distinti, ora si è modificato anche il modo di condurre le decisioni più normali e necessarie. In una società che 21 chiede molti più impegni esterni, molti più dovei per essere al passo con i tempi e rispondere a tutte le necessità di benessere, di carriera, anche le faccende d’amore si scontrano con la quotidianità, che può portare a stanchezza e rifiuto. Di fronte a questi problemi le coppie attuali puntano a vincoli meno rigorosi, più fluttuanti; aumentano i casi di convivenza senza matrimonio, i casi di coppie che non vogliono figli. CAPITOLO 2: IL SACRAMENTO DELL’AMORE Gli enigmi dell’amore non si svelano da soli: occorre un apprendistato che comincia con l’ascolto L’evidenza ecclesiale: il matrimonio celebrato La Chiesa si propone ai fedeli con una serie di riti; tra questi c’è anche la celebrazione del matrimonio. Accanto al sacramento c’è il rito, momento di riflessione su come la forza dello SS penetra l’unione dei due sposi, la costituisce e la sostiene. Da questa riflessione la coppia deve lasciarsi plasmare e ascoltare la voce che ne deriva, per accogliere il dono dello SS come forza che spiega il valore dell’amore coniugale. Nell’enciclica Familiaris Constortio, Giovanni Paolo II spiega (soprattutto per la chiesa italiana che prevede il matrimonio concordatario, cioè il matrimonio celebrato in chiesa ha valore legale anche dal punto di vista laico), che durante il rito si devono ricordare gli aspetti del senso morale del 22 Come un diamante irradia luce da diverse angolazioni, Cristo irradia amore distinto in 4 tratti essenziali: AMORE TOTALE: Sacramento dell’amore totale: dal punto di vista fisico si può esprimere con l’amore sessuale; in ciascuna di tali unioni si rinnova il mistero della creazione, l’uomo e la donna riconoscono la propria diversità e unità: unione dei corpi che si mescolano in una nuova forma; unione degli animi, nella componente emotiva e psicologica; unione delle persone nella propria originalità, nel desiderio di raggiungere l’unità he le convoglia verso l’avvenire. AMORE FEDELE: Sacramento dell’amore fedele: l’unione di coppia presuppone l’esclusività, un amore esclusivo che i coniugi si possono permettere, perché si appartengono nella conoscenza di è per l’oggi e nella promessa di sé per il futuro. È il riflesso dell’amore esclusivo che Cristo ha per la Chiesa, come sua sposa. Se nella coppia non ci sono identità piene, libere e consapevoli è difficile raggiungere questa caratteristica di fedeltà. Perché ciascuno dei due accolga l’altro come coniuge e faccia con consapevolezza la promessa di fedeltà, occorre che conosca l’altro in tutte le sue dimensioni, fisiche e spirituali. Però ciascuno dei due deve farsi accettare dall’altro. Questa fedeltà va oltre il fatto di non avere un altro, significa la riscoperta quotidiana dell’altro come fonte inesauribile di vita e felicità. AMORE INDISSOLUBILE: sacramento dell’amore indissolubile: i due non diventano uno solo istantaneamente, ma nel tempo. Se i due vogliono unirsi totalmente, devono mettere in gioco la loro storia sotto più punti di vista. Raggiunto questo, l’unione non si scioglierà più. Il Diritto Canonico prevede l’unità e l’indissolubilità del matrimonio. La volontà di accettare questi principi è espressa nelle promesse sacramentali. Con queste promesse, si risponde ai dettami di Cristo, tenendo conto che la sua parola non è un codice di legge e neppure una richiesta; è un’esortazione vigorosa al rispetto di questa legge. AMORE FECONDO: sacramento dell’amore fecondo: donare la vita a una creatura è un gesto di partecipazione a perdere la vita; il rischio è per entrambi e mai come in questo momento la vita del bambino è fragile. Anche il figlio ha diritto di essere voluto e accettato nella sua identità, perciò da quel momento il matrimonio che diventa famiglia non si limiterà a due, ma le scelte devono essere fatte anche per il bene del figlio. Imboccato il sentiero Alla luce di quanto è stato spiegato, ecco che la grazia che lo SS diffonde e immette nei due coniugi non è un dono che viene dato in quel momento, ma è un dono che si sviluppa da quel momento in poi, che dà le basi per una vita futura che si accetta comune, con le quattro caratteristiche elencate. 25 CAPITOLO 4: I SENTIERI DELL’AMORE Parlare di morale può far pensare a regole rigide alle quali conformare il proprio comportamento. È necessario riscoprire il significato della morale cristiana, che non deve essere confusa col moralismo o l’osservanza di una legge. Va vista come impegno della propria libertà e della propria coscienza a ricercare il bene e dargli attenzione. In questo senso le norme e le regole sono da interpretare come un dono che vi viene fatta da Dio. Per aiutarci a conoscere meglio noi stessi e agire di conseguenza, in piena libertà Sentieri che si aprono La via dell’amore comincia dal grembo materno e procede fino a farci riconoscere e accettare la persona con cui intraprendere un legame coniugale. Per arrivare a questo, occorre un coinvolgimento completo della personalità: prima di tutto la costruzione di una solida identità personale e quindi la conoscenza della diversità dell’altro. Inoltre occorre sviluppare il desiderio di fare una scelta di fede. Bisogna cominciare lasciandosi amare da Cristo e il contesto adatto è quello della Chiesa. Il primo compito dei fidanzati è di prendersi cura l’uno dell’altro: questo è il passo fondamentale per considerarsi soggetti attivi del proprio matrimonio. Hanno una loro storia distinta, un cammino dopo il battesimo. L’impegno della conoscenza reciproca deve partire da loro, ma è importante che abbiano anche una guida spirituale a cui affidarsi, che insegni loro come aprire il loro amore di coppia verso i più 26 prossimi e quindi estendersi a livello sociale come testimonianza dello SS e dell’amore di Cristo che opera in loro. La comunità cristiana ha come compito morale quello di formare i credenti e anche le coppie. Durante il fidanzamento sviluppa e cresce il rapporto affettivo, c’è una maturazione spirituale che porta a decidere se sposare o no quella persona. I fidanzanti devono essere preparati alla vita di coppia, ma anche alla famiglia: preparare bene il matrimonio significa dare le fondamenta perché sia saldo e indissolubile. Sentieri quotidiani Dopo la celebrazione delle nozze, si da avvio alla vita coniugale. Col sacramento del matrimonio si riceve il dono di amare il proprio coniuge e i seguenti figli come Gesù ha amato noi e la Chiesa. Per riuscire in questo intento, è necessario che gli sposi conducano una vita cristiana, sulla quale fondare la loro quotidianità. Su queste basi si garantiscono le 4 caratteristiche dell’amore coniugale, basato su quello di Cristo. La spiritualità coniugale Spiritualità qui significa presenza dello SS, trasmesso attraverso il sacramento. La vita cristiana non deve basarsi sulla semplice obbedienza alle leggi, ma deve derivare dall’agire autonomo dello SS, attraverso il quale l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori. Proprio lo SS è il propulsore, perché ogni giorno accrescano la Grazia che è in loro e progrediscano verso una sempre più profonda unione tra loro a tutti i livelli. Gli atti con cui si uniscono in casta intimità sono onesti e degni; compiuti in modo umano, favoriscono la reciproca donazione che arricchisce nella gioia e nella gratitudine gli sposi stessi. Dal Concilio Vaticano II è emersa la convinzione che il matrimonio può essere considerato alla stregua di una vocazione sacerdotale: amandosi l’un l’altro gli sposi amano Dio. Le regole dell’etica matrimoniale non sono vincoli, ma percorsi lungo i quali l’amore sessuale diviene comunione integrale; esse intendono salvaguardare i comportamenti della coppia, perché rispondano al desiderio di divenire una cosa sola; riguardano l’intimità sessuale, in quanto distintiva dell’unione matrimoniale. Ciascuno dei due deve donarsi all’altro nella propria totalità e nel contempo deve accettare l’altro, disponendosi in modo da stabilire con l’altro un unione amorosa. La regola della castità matrimoniale esprime la necessità che si accolga l’altro in tutte le sue dimensioni, senza che l’imposizione maschile o la seduzione femminile abbiano la prevalenza. L’atto non deve ridursi a solo rapporto fisico, senza amore o sentimento, o alla sola ricerca del piacer erotico o alla procreazione. La castità è l’arte di parlare l’amore personale attraverso il linguaggio dell’eros. La poligamia o l’adulterio impediscono la fedeltà, in quanto impediscono ai coniugi di appartenersi l’un l’altro in modo totale ed esclusivo. L’atto coniugale porta alla procreazione. Per una procreazione responsabile, i metodi naturali che rispettano la fecondità della donna sono accettati, in quanto mantengono l’integrità corporale dei due. I metodi contraccettivi sono invece la negazione dell’atto che permette la completa comunione interpersonale. Sentieri tortuosi Ci sono delle possibili deviazioni che oscurano la relazione d’amore con Cristo. La via del matrimonio è difficile da percorrere, perché sono due che devono portarla insieme. 27